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Alma Tadema e i pittori dell’800 inglese

Chiostro del Bramante

Alma Tadema e i pittore dell’800 inglese

Collezione Perez Simòn

16 febbraio – 5 giugno 2014

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Femminilità, estetica sensuale e bellezza assoluta. Muse o donne del popolo le protagoniste di questa personalissima esposizione sono sempre le donne.

Le 50 tele esposte riflettono il gusto personale di Pèrez Simòn, il collezionista, che si frappone tra eleganza e sensualità. “Io ritrovo nelle opere di questi pittori inglesi qualcuno dei temi che tocca le mie emozioni più profonde e i miei interessi fondamentali: la Donna, la Bellezza, la Famiglia e l’Amore. ” afferma.

In un turbinio di rosa, toni pastello e contrasti chiaroscurali, ritroviamo sui pannelli petali di fiori applicati e un percorso che distingue le varie stanze: il confronto è basato attraverso la simbologia di determinate specie di fiori. I fiori, in questa iconografia, rappresentano la quinta essenza dei piaceri, un mondo di raffinatezza.

Quello ritratto da Alma Tadema ma anche dai suoi contemporanei, tra cui Frederich Leighton, Albert Joseph Moore ed Edward John Poynter, è il mondo delle femme fatale, delle donne seducenti, femminilissime e spesso crudeli.

Lawrence Alma – Tadema studia presso i pittori belgi specializzati nella pittura storica, i cui soggetti di ambientazione medievale riprendevano l’antichità come reperto tematico.

Il periodo artistico, che nasce nella seconda metà dell’Ottocento e arriva fino ai primi due decenni del Novecento, accoglie, in Inghilterra, il vivacissimo Movimento Estetico, frivolo ma non scomposto, attento ai dettagli naturalistici, alla raffigurazione del Bello Ideale. L’art pour l’art, insomma.

Il disegno perfetto, curato, basato sui modelli rinascimentali e nasce dal gruppo dei preraffaelliti, in auge nel periodo vittoriano, ascrivibile alla corrente del simbolismo novecentesco.

La critica d’epoca considerava le opere di Laurence Alma – Tadema dei veri e propri “musei”: l’ambientazione conteneva in sè moltissimi oggetti d’arredamento, dai marmi pregiati in Una Domanda studiati sul lungomare di Pompei, alla panca dell’atelier personale in Paradiso Terrestre.
L’antico è per Alma Tadema la realtà sognata dei piaceri, dei divertimenti e delle emozioni: “Un raro pezzo di argenteria, un qualcosa completo di cesellature, un avorio scolpito e inciso, un alabastro meticolosamente lavorato”. E’ questo il commento di D’annunzio al mitologico e monumentale “Le rose di Eliogabalo”, del 1888. L’armonia delle forme e il disegno puntuale raccontano la leggenda di cui il re Eliogabalo è protagonista: egli, durante i banchetti, accoglieva i propri ospiti con una cascata di petali fiorati.

Le Rose di Eliogabalo, Lawrence Alma Tadema

Le Rose di Eliogabalo, Lawrence Alma Tadema

I temi. Mitologici: dalla tragedia che vede l’Antigone di Leighton in un intenso mezzo busto, la grande tela raffigurante Ester di Long e la nuda Andromeda avvolta dal vorticoso manto blu, di Poynter.

Leighton, Antigone

Leighton, Antigone

 

Malinconia in Il tocco di una mano scomparsa di Perugini esposto per la morte di Leighton nel 1896 nel Royal Palace di Londra, con allusione al lutto del pittore.

Simbolismo come nella Venus Verticordia, la dea di tutte le donne, che guida la loro vita secondo virtù, raffigurata con il pomo donato da Paride e la freccia, simbolo di Amore.

D.G.Rossetti, Venus Verticordia

D.G.Rossetti, Venus Verticordia

Affetto in Paradiso terrestre di Lawrence Alma Tadema, che ha come soggetto una dolcissima conversazione tra madre e figlio e in Una domanda in cui la conversazione è tra due giovani innamorati.

L.Alma-Tadema, Paradiso Terreste

L.Alma-Tadema, Paradiso Terreste

 

 

 

 

Ed è proprio l’edonismo e la vanità effimera di Alma Tadema e del periodo vittoriano, di cui sarà seguace il nostro D’Annunzio, a prendere il posto dell’irrequieto decadentismo.

“Spero che il pubblico parteciperà allo stesso piacere che io provo davanti alla sensiblità indiscutibile di queste opere” sentenzia Perez Simòn.

Citando un classic cult americano “è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo ” (American Beauty): è questo l’invito che riceviamo alla fine di questo percorso, uscendo da due pareti nere che lasciano alle proprie spalle un dolce ricordo.

 

Elisa Longo




In evidenza > Zero Waste e Corviale Domani: un progetto che si completa > video

 

Seminario 22 Febbraio 2014 c/o Biblioteca Renato Nicolini

Seminario 22 Febbraio 2014 c/o Biblioteca Renato Nicolini

Si è svolto sabato 22 febbraio il seminario di formazione di Zero Waste Lazio, presso la Biblioteca comunale Renato Nicolini.

Il seminario ha visto la trattazione dei seguenti argomenti:

 Introduzione alla strategia Rifiuti Zero (inquadramento normativo – tecnologico – ambientale) a cura di Massimo Piras, Presidente associazione Zero Waste Lazio.

Il primo passo è sicuramente la raccolta differenziata porta a porta, dappertutto. Attualmente, Roma ha sei tipi diversi di raccolta differenziata che portano al solo 30% dell’intero potenziale.

Secondo passo importante è la partecipazione dei cittadini, che deve essere coadiuvata dall’informazione capillare, con l’obiettivo di portare al 50% entro il 2014 e al 70% entro il 2016.

Salvatore Genova di ESPER hapoi affrontato il tema della riduzione dei rifiuti e dei sistemi di Raccolta, in particolare il porta a porta, con Tariffa Puntuale.

Esperimento funzionale riguardo il riutilizzo e riuso (con la descrizione dei Centri di riuso e la gestione economica è l’esperienza -videoriportata- di Camilla Piccinini del Centron di Riuso di Capannori (LU). Sistemi di trattamento della Frazione Secca (impiantistica TMB – Inceneritori – Centri riciclo) – Giuseppe Girardi/ ENEA

Il trattamento aerobico della Frazione Umida (impianti compostaggio industriali e di comunità) – Fabio Musmeci/ ENEA

 Il trattamento anaerobico della Frazione Umida (digestori anaerobici con compostaggio aerobico) – Giulio Izzo/ ENEA

Il seminario ha esaminato tutto il ciclo di gestione dei rifiuti alla luce della Legge Rifiuti Zero e delle migliori tecnologie di trattamento ammesse da Rifiuti Zero – Zero Waste, partendo da una esposizione generale con approfondimenti specifici sugli aspetti relativi alla sostenibilità ambientale ed economica.

I dieci punti che caratterizzano la strategia zero rifiuti sono:

  • Separazione alla fonte
  • Raccolta differenziata porta a porta
  • riciclaggio
  • compostaggio
  • riduzione dei rifiuti
  • centro di riparazione e di uso
  • tariffazione puntuale
  • recupero e separazione dei residui
  • centro di ricerca e progettazione
  • azzeramento rifiuti

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Sono stati previsti pertanto spazi di confronto e chiarimento su domande specifiche con i partecipanti sia durante che alla fine di ogni singola relazione.

 

 

 

 

 

PLAYLIST SEMINARIO

Video completo del seminario

Video completo del seminario

Per ulteriori informazioni http://www.rifiutizerocapannori.it/rifiutizero/dieci-passi-verso-rifiuti-zero/




Letterpress? NO! BETTERpress!

Un piccolo posto. Un’ex macelleria. Uno spazio di ricerca e produzione artistica.

borse di stoffa stampate in loco

borse di stoffa stampate in loco

 

 

BetterPress, che ha inaugurato lo scorso 15 Febbraio, è un laboratorio di stampa a caratteri mobili, calcografia, xilografia e rilegatura classica nato dalla collaborazione di tre giovani artiste: Francesca Colonia, Giorgia Pilozzi e Giulia Nicolai.
Il fulcro del loro progetto, mi racconta Francesca Colonia,  ruota attorno all’idea di restituire valore a un “fare arte” che si sta progressivamente modificando, non solo per recuperare una dimensione estetica fondata sulla manualità, accorciando cosí la distanza fra arte e artigianato, ma anche con il proposito di riaffermare l’utilizzo di tecniche tradizionali rielaborandole in chiave contemporanea. L’intenzione è quella di valorizzare procedimenti, strumenti e metodologie antiche che aggiungano pregio ed efficacia al messaggio di comunicazione visiva e al manufatto artistico.

 

 

 

Caratteri

Caratteri

 

“Perchè questo nome: Betterpress?”
Mi risponde Giorgia Pilozzi : “E’ stato un happy accident: da un po’ di tempo cercavamo un nome adatto, un nome che esprimesse il carattere particolare di questo luogo e del nostro progetto… poi, durante una ricerca su internet abbiamo letto “Betterpress” invece di “Letterpress” perché il monitor era sporco di inchiostro… ci è sembrato perfetto!

 

 

 

 

 

 

 

 

“Da dove vengono queste macchine?

“Abbiamo recuperato questi torchi tipografici (e la maggior parte dei caratteri mobili) principalmente nel Lazio e a Roma. Sono macchinari rari e antichi, la Maniglia tipografica tipo Boston, ad esempio, è di fine ottocento. Il Korrex e il Saroglia 70×100 sono più recenti. Il più delle volte non è stato semplice il trasporto date le loro dimensioni, ma la cosa più sorprendente che ci ha fatto quasi dimenticare le difficoltà sono state le persone, incontrare tipografi storici che insieme alle loro macchine ci hanno dato anche un po’ della loro storia”

Ingranditore e Pressa per la rilegatura

Ingranditore e Pressa per la rilegatura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Betterpress ha in programma tre appuntamenti per tre venerdì consecutivi: 21 e 28 febbraio e 7 marzo. Tre OpenStudio gratuiti in cui è offerta una presentazione delle diverse tecniche di stampa a caratteri mobili (Letterpress),  di incisione e di rilegatura. Successivamente seminari, incontri, workshops e mostre su letterpress, calcografia, tipografia, grafica e rilegatura.

 

Articolo e fotografie: Elisa Longo

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Più Libri più Liberi, Fiera Nazionale della piccola e media editoria: XII edizione

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Roma. Si è conclusa ieri, 8 dicembre la dodicesima edizione di Più libri, più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria, a Roma, dal 5 Dicembre al palazzo dei Congressi, all’Eur.

 Oltre 54 mila presenze, quest anno alla Fiera del Libro, Più libri più liberi, Parti da un libro, lo slogan che invita a conoscere, ad affrontare una giornata, con un libro in mano, a frequentare le biblioteche, a guardare oltre, a non avere limiti.

Nasce tutto da Più libri più luoghi: l’iniziativa si amplia in più territori abbracciando una comunità intera che non comprende più il solo e medio visitatore al Palazzo dei Congressi ma che coinvolge 3 Municipi (Municipio I, II e XII), 41 editori, 30 librerie, e decine di altri spazi pubblici (la catena alimentare di Eataly, i musei MACRO e MAXXI)

La novità. L’esperienza della piccola e media impresa nazionale abbraccia, quest anno, la presenza di tre editori provenienti dalla Turchia, interessati non solo alla produzione editoriale italiana di fiction ma anche di editoria per ragazzi, arte, storia, architettura e design.

In questo clima festoso ed allegro, la crisi non sembra sentirsi: i lettori si affannano alla ricerca di libri, di titoli esclusivi, o di un titolo appena presentato dall’autore, o forse alla ricerca di un regalo di Natale con uno sconto in più!

Moltissimi gli ospiti presenti, dalle stelle del cinema, gli autori più riconosciuti, ospiti della società civile, dei media e dello spettacolo: nei 3 giorni di Fiera presenti Carolina Crescentini, Massimo Ghini, Giuliano Montaldo, Max Pezzali, Walter Veltroni, Paolo Virzì, Andrea Camilleri, Francesca Comencini, Jean Baptiste Malet, Eric Emmanuel Schmitt, Elena Stancarelli, Sandro Veronesi e ZeroCalcare.

Più libri più grandi. Tanti gli appuntamenti anche per la fiera dei piccoli, organizzata per bambini e ragazzi. L’iniziativa si presenta come un contenitore di eventi con un triplice obiettivo: stimolare i ragazzi a conoscere meglio i libri attraverso il contatto e il confronto con chi li realizza (conoscendo anche le figure professionali quali scrittori, illustratori, tipografi), trasformare la scuola in un luogo del libro; offrire agli insegnanti e agli educatori strumenti di collaborazione e condivisione di conoscenze con il mondo dell’editoria indipendente.

Tra le aziende partecipanti: la Camera di Commercio di Roma, l’Assessorato alla Cultura, le Biblioteche di Roma, il Centro per il libro e la lettura, Atac, ITALIA, Ice Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, la provincia di Roma e la Regione Lazione.

 

Un tuffo nel grande mondo del libro, dove parole come cultura, dialogo e confronto sono alla portata di tutti per un rilancio ed un approccio “dal basso” ad un settore, eterno, che affascina tutti, grandi e piccoli, da secoli. 

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Articolo di Elisa Longo




Premio Fabrizio de Andrè: XII EDIZIONE

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 Al via la XII edizione del Premio Fabrizio de Andrè: poesia, musica e parole si intrecciano per la sempre unica rassegna “Parlare Musica” , un premio per i giovani talenti italiani che si sfidano nelle loro arti. Il premio aspira a ricercare originalità e buon gusto in un settore, per fortuna, non ancora del tutto contaminato dal commerciale, in cui gli artisti in gara possano esprimersi liberamente e senza legami ideologici.
Il fine. Dare visibilità e far entrare a contatto del mondo musicale giovani artisti che, con passione, amore e coraggio affrontano il grande palco e si mettono in gioco.
Organizzato nell’auditorium SGM di Via Portuense, uno spazio dotato di una discreta acustica ma di ottima accoglienza, è diretto dal giornalista Massimo Cotto e da Luisa Melis. Sul palco interviene anche Andrea Rivera.
Ma c’è dell’altro: nella sala attigua all’auditorium Miki Inverno, fedele collezionista, ha realizzato ed espone una mostra antologica sulla produzione di Fabrizio de Andrè.

 

A spolverare le vecchie edizioni, ci hanno pensato Peppe Barra, ospite della prima serata, che ha ricevuto il riconoscimento per la migliore reinterpretazione dell’opera di De Andrè e Alessandra Parisi, vincitrice della scorsa, con Creuza de ma, in chiave del tutto personale.

Ad aprire le “orchestre” Dori Ghezzi e Maurizio Veloccia, presidente del Municipio Roma XI, orgoglioso del premio, che ha promesso che le prossime edizioni saranno previste in piazza, l’omonima, nel quartiere Magliana, in estate.

 

Seconda serata, la finale. “La ballata dell’amore perduto” è l’intro del premio per il pubblico, che, in un commuovente silenzio, ascolta. Poi, sempre sul palco, Massimo Cotto che annuncia le ultime 8 canzoni finaliste. Apprezzabili tutti i brani, che con versatilità affrontano temi complessi ed articolati, attuali, raccontano storie di oggi e della difficoltà storica con cui conviviamo, dai moti dell’animo alle gioie collettive del fare quotidiano. Ci credono perché ci sperano.

Notevoli anche le poesie, lette da Andrea Rivera e da Paola d’Agnese. Il Vincitore “novello poeta” è Alessandro Colpani con “Gli scuri”, sezione poesia: una travolgente storia di un ragazzo ubriaco e delle sue visioni notturne, in una piazza di Bologna.

Alessandro Colpani  legge la sua poesia, vincitrice

Alessandro Colpani legge la sua poesia, vincitrice

 

 

Ospiti d’onore: Emanuele Belloni con Ascolese, Falzone e Pietropaoli e Santadrea e la Camerata Veneziana che hanno omaggiato De Andrè con i loro brani.

Vincitore della sezione musica, come migliore interprete Alessio Bondì con “In funnu ‘u mare”, in dialetto in un misto tra folk e la ballata.

Alessio Bondì

Alessio Bondì

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Maldestro, con “un Operaio” vincitore della XII edizione del premio Fabrizio de Andrè

 

Consegnata la targa da Dori Ghezzi ad Eugenio Finardi, con il quale ha vissuto una lunga fase della sua vita. Un premio alla carriera, quello per l’artista milanese, “per un uomo sempre alla ricerca di un nuovo umanesimo”.
Chiude proprio Eugenio Finardi la rassegna con “Verranno a chiederti del nostro amore” ed altri due brani scritti insieme al suo chitarrista.                                                               

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da sinistra: Massimo Cotto, presentatore del premio, Dori Ghezzi, ed Eugenio Finard 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una serata calda, piena e partecipata, ricca di interventi tra le risate con Andrea Rivera e i suoi monologhi, dai premi di Repubblica.it (sul sito era possibile votare,tramite sondaggi, per la sezione musica), al premio per la poesia.
Un’iniziativa frizzante e malinconica, sentita, in cui il “piccolo” territorio del Municipio XI abbraccia tante altre realtà, tante città e tanti giovani. E cresce con loro.

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Artisti in gara _ 6/12/2013
Alice Clarini, Sabba e gli Incensurabili , Alessio Bondì, Angelica Lubian, Francesco Spaggiari,Secondo Appartamento.
7/12/2013
Cassandra Raffaele,Pietro Verna, Giacomo Lariccia,Fitz Sang,Marco Greco,Maldestro, Una,Riky Anelli.

foto ed articolo: Elisa Longo




In evidenza > Collaborare per il bene comune: reportage conferenza

 

Tavola Rotonda "Collaborare per il bene Comune"

Tavola Rotonda “Collaborare per il bene Comune”

Onlus, imprese, pubbliche amministrazioni: questi i protagonisti della la conferenza tenutasi oggi alla Camera di Commercio di Roma. “Collaborare per il bene comune” non è un vuoto simulacro, uno slogan populistico e oggi testimonia il lavoro quotidiano di migliaia di operatori che producono capitali e desiderano mettersi in rete. La sala del Tempio di Adriano (foto) ha accolto stamattina una Tavola Rotonda con numerosi operatori profit, non profit e Pubblica Amministrazione,  relatori e partecipanti tutti concentrati sul futuro del terzo settore, delle imprese e delle istituzioni capaci produrre valore.

 L’osservatorio non profit della Camera di commercio di Roma ha così proposto di offrire spazio e un coordinamento per tutte quelle realtà che già hanno operato e operano sul territorio, esperienze significative per le politiche pubbliche di sviluppo. Presentate due importanti pubblicazioni:

Quest’ultimo è un libretto ideologico e operativo per un buon governo del territorio. Una ricerca di senso e di nuovi stili di vita.

Scopo dell’incontro è l’idea, tutt’altro che astratta e utopica, che P.A., profit e non profit, collaborando, possano dar luogo a percorsi innovativi di sviluppo locale,  rinascita sociale, emersione del lavoro nero o sottopagato e rilancio della mobilità come diritto e opportunità. Costruire regole condivise per l’uso dei beni comuni che attengono alle comunità locali e, dunque, direttamente ai cittadini. Prima dello Stato e del mercato c’è la società civile che si autorganizza liberamente per svolgere funzioni di interesse generale, gestendo i beni comuni e garantendo i diritti collettivi. La pubblica amministrazione deve solo favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle comunità locali, sulla base del principio di sussidiarietà. Gestendo direttamente e in modo sostenibile i beni comuni, i cittadini potranno accrescere il senso di responsabilità e i valori di reciprocità, mutuo aiuto e fraternità civile, che sono gli ingredienti indispensabili per uscire dalla crisi.

presentazione associazioni nella Sala del Tempio di Adriano

presentazione associazioni nella Sala del Tempio di Adriano

Elementi chiave del dibattito e fondanti del patto che emerge al convegno sono:

1) rilanciare l’economia sociale e il ruolo sul territorio da parte di imprese ed organismi di terzo settore

2) valorizzare il ruolo primario delle PA come motori di riequilibrio sociale, ambientale, occupazionale

3) un sistema di informazione che i giornali autogestiti e partecipati possono promuovere se si organizzano in sistemi editoriali connessi tra loro. In rete possiamo oggi raggiungere facilmente tanti lettori che possono diventare scrittori del loro giornale e mettersi in competizione con una stampa egemone degli editori dominanti che emargina le periferie.

Il coordinamento,  afferma  Pino Galeota, lotta per “un distretto tecnologico dell’arte, della cultura, dell’ambiente e dello sport a Corviale: non è un progetto troppo ambizioso”. “Ambizioso? È un progetto portato dal basso, per arrivare in alto, certo è meglio cadere dall’alto… Bisogna metterci la faccia, cercare le persone disponibili per il dialogo, ‘chiedere tu chi sei? Ne vuoi far parte?’. Corviale è già un modello per tutte le periferie”.

I desk dei partecipanti in sala

I desk dei partecipanti in sala

Corviale Domani  e altre 6 imprese hanno offerto la loro esperienza  in un dibattito che apre la strada a un percorso di consapevolezza e scelte di vera collaborazione. Le associazioni sono: Banco Editoriale (ACLI) con l’obiettivo di sviluppare sei biblioteche in sei carceri italiani; Sociale.it (Coinsorzio sociale COIN)che punta a creare una partecipazione cittadina su un portale online di servizi; Binario 95 (Europeconsulting)  un centro polivalente diurno e notturno per persone senza dimora, con i rappresentati Alessandro Radicchi, e Gianni Petiti;  Il Forum del Terzo settore Lazio, che, con una rete di oltre 350 mila soci e lavoratori unisce Cooperazione Sociale, Volontariato, associazionismo altraeconomia e finanza etica; Fattoria Sociale della Mistica (Agricoltura Capodarco) che comprende 30 ettari coltivati biologicamente, in un esperimento di agricoltura sociale; Programma Retis (Fondazione Roma solidale), in collaborazione e per volontà di Roma Capitale, un progetto volto alla valorizzazione degli attori, degli strumenti e delle esperienze finalizzate allo sviluppo di percorsi di autonomia delle “persone svantaggiate”.

 

Foto e Articolo:  Elisa Longo

Ringraziamenti: Silvana Forte (CCIAA Roma responsabile P.O. Gestione Osservatori), Flavia Trupia (relazioni pubbliche)




C Factor*: la parola al presidente Veloccia

*fattore Corviale




RETE SCUOLE ALFAMEDIALI. La scuola nell’era dell’audiovisivo. La proposta alfamediale di Erice

I Maestri alfamediali di Erice

I Maestri alfamediali di Erice

La Scuola Alfamediale considera l’Audiovisivo come un “secondo alfabeto”.

Il primo, quello fonico, è il più importante linguaggio monomediale della carta, Il secondo,

quello audiovisivo, il più importante linguaggio multimediale dello schermo. Il primo

traghetta l’umanità dalla civiltà del rito e del mito alla civiltà del logos o della “ragione

chiusa del testo scritto”, lineare e formale, letteraria e disciplinare; il secondo dalla

civiltà del logos a quella dell’olos o della “ragione aperta del testo spettacolare”, dinamica

e complessa, organica e simulativa. La Scuola Alfamediale sviluppa ed integra

entrambe le forme di pensiero.

Il secolo audiovisivo

Il ‘900 è stato chiamato in tanti modi, ma mai “il secolo dell’audiovisivo o dello

schermo”. Dopo circa un secolo d’incubazione e di riproduzione tecnica dei linguaggi

analogici – immagine , suono, movimento (cinema muto1895) – nel 1927 con la proiezione del primo film sonoro nasce l’audiovisivo.

Passa meno di un decennio e l’audiovisivo-cinema diventa audiovisivo-televisione in

bianco e nero nel 1936 e a colori negli anni ‘60. L’audiovisivo TV entra direttamente

nelle case offrendo alle masse spettacoli di ogni tipo e producendo effetti inediti nel

paesaggio interiore ed esteriore: un profondo rispecchiamento culturale e sociale, la

contestazione studentesca nel 1968, la forte spinta consumistica, la liberalizzazione dei

costumi. I primi personal computer del 1975 sembrano bloccare l’invasione della televisione

e sviluppare un diverso uso dello schermo, ma solo apparentemente, perché

appena dieci anni dopo, nel 1985, il linguaggio audiovisivo ricompare nella forma digitale

di multimedialità. Pochi anni ancora e nel 1989, mentre cade il muro di Berlino per

effetto, appunto, delle armi improprie della televisione e del computer, si diffonde nel

mondo internet. Il web impiega un altro decennio per veicolare video on line e già nel

2000 con il videofonino e nel 2005 con Youtube anche internet diventa audiovisivo. Ora

il video dilaga sulla rete e teoricamente tutti possono mandare messaggi video a tutto

il mondo. Il futuro sarà sicuramente audiovisivo: sequenziale, interattivo, interpersonale,

HD, 3D, da occhiali, da polso…

Intanto, in meno di cento anni, l’audiovisivo sconvolge il sistema simbolico-culturale

dell’alfabeto e della stampa, l’ingloba nel suo sistema multimediale di spettacolo,

moltiplica la stessa produzione letteraria e scientifica. Collateralmente, mette in crisi

famiglia, chiesa, scuola, politica, mondo della produzione, del lavoro ed impone un

nuovo ordine storico e geografico, chiamato, con una parola ormai conclamata, “globalizzazione”.

L’emergenza rifondativa della scuola

L’avvento e l’affermazione dell’audiovisivo cambia l’ambiente fisico e mentale

degli uomini dopo circa tre millenni di egemonia culturale dell’alfabeto, stampa compresa.

Ecco le nuove emergenze culturali.

1. Tutti gli alfabetizzati, circa 6 miliardi (altri 800 milioni non conoscono la scuola),

senza accorgersene, diventano semianalfabeti audiovisivi: sanno stare con il corpo

e la mente davanti allo schermo, ma non sono capaci di starci dentro.

2. Il pensiero umanistico delle lettere e dei numeri e il pensiero scientifico delle conoscenze

disciplinari, anche se rimangano gli strumenti basilari dello sviluppo civile,

culturale e sociale dei popoli, non sono più sufficienti a vivere e governare gli imprevedibili

e complessi processi del mondo globalizzato.

3. Il pensiero multimediale dell’audiovisivo, proprio perché causa-effetto della nuova

storia e del nuovo mondo, si rivela, invece, adatto ad interpretare e capire la molteplicità,

la complessità, la flessibilità, l’ordine sistemico, organico, comunicativo,

creativo della civiltà dello spettacolo.

4. La formazione del nuovo pensiero può essere davvero efficace solo se passa dalla

mediazione della scuola. La Cultura Multimediale dell’audiovisivo, la Terza Cultura,

deve, pertanto, entrare correttamente nel curricolo ed operare la mirata riconversione

istituzionale della Scuola Alfabetica o delle Due Culture (Umanistica e Scientifica)

in Scuola Alfamediale o delle Tre Culture (Umanistica, Scientifica, Multimediale).

5. Ma che cos’é la Cultura Multimediale? E’ tutto ciò che ruota attorno al sistema telecamera

– schermo (penna e carta multimediali): strumenti analogici e digitali, tecniche

d’uso, reti multimediali on line e off line, informazioni veicolate, linguaggi integrati,

forme testuali, sistemi simbolici, ambienti antropologici di vita e di lavoro.

La disattenzione verso queste cinque emergenze, indotte dall’audiovisivo, ha già

prodotto profondi effetti discriminatori sulla popolazione mondiale, suddivisa di fatto in

tre grandi categorie antropologiche: gli inclusi, i reclusi, gli esclusi.

Gli inclusi, stimabili attorno a un miliardo e distribuiti nei Paesi più avanzati,

hanno la padronanza del pensiero alfabetico-numerico (umanistico-scientifico) della

carta e del pensiero audiovisivo-multimediale dello schermo; i reclusi, variamente graduati,

sono circa 5 miliardi ed hanno la padronanza solo del pensiero alfabetico; gli

esclusi, circa 800 milioni di analfabeti, sono totalmente privi dell’uno e dell’altro.

In questo contesto tripartito va considerata la strana posizione dei reclusi. Per gli

inclusi essi rappresentano un inesauribile mercato di consumatori, a cui vendere i loro

beni immateriali (il sistema dello spettacolo, innanzitutto); per gli esclusi il territorio da

invadere e occupare, perché là si producono e si consumano i beni materiali.

La strategia di Lisbona

In questo contesto di rivoluzione culturale, silente e non intenzionale, indotta dall’azione

riambientativa dell’audiovisivo, l’Europa si vive come “reclusa”. Vede svanire il

suo primato storico, culturale e produttivo conquistato secoli fa con la stampa e la cultura

del libro e sente di non controllare le strane forze della globalizzazione, che tenta di

spiegare solo dal punto di vista economico, ma non pedagogico ed antropologico.

Reagisce nel 2000 con la strategia di Lisbona, fissando nel 2006 le 8 competenze chiave

che ogni cittadino europeo deve possedere per vivere nell’Unione e demanda agli Stati

nazionali la messa a punto degli strumenti formativi necessari. Ecco le 8 competenze:

1) Comunicazione nella madrelingua; 2) Comunicazione nelle lingue straniere; 3)

Comunicazione matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; 4) Competenza

digitale; 5) Imparare a imparare; 6) Competenze sociali e civiche; 7) Spirito d’iniziativa

e d’imprenditorialità; 8) Consapevolezza ed espressione culturale.

Le prime tre competenze sono storicamente presenti nel curricolo della Scuola

Alfabetica o delle Due Culture e richiedono solo nuove messa a punto formative. La

quarta è appena entrata e va sicuramente consolidata. La quinta, la sesta e la settima

sono, invece, totalmente nuove nella forma e nella sostanza ed appaiono come inse3

gnamenti trasversali che non rimandano a precise materie di studio. L’ottava spazia tra

formazione artistica e letteraria e riflessione critica e scientifica.

Come è facile notare, le 8 competenze chiave della strategia di Lisbona non indicano

né una chiara pedagogia, né un preciso curricolo, né specifiche materie, né una

metodologia. Non rimandano neanche a precisi linguaggi e a precisi contenuti. Per questo

motivo non si sa bene cosa fare. Finora si é fatto davvero poco per attuare il programma

UE. Intanto, il clima d’avvento millenario di Lisbona sembra del tutto scomparso

per effetto della improvvisa recessione e della imprevedibilità storica. Manca la

visione satellitare e la visionarietà profetica. La scuola sembra affondare nelle sue stesse

innovazioni di sopravvivenza. Le 8 competenze chiave UE possono aspettare.

La strategia alfamediale

Diversamente dalla strategia di Lisbona la Scuola Alfamediale o delle Tre Culture,

Umanistica, Scientifica, Multimediale ha già un corpo organico – antropologico-linguistico,

pedagogico-curricolare, organizzativo-metodologico – sufficientemente sperimentato

ed istituzionalizzato.

La strategia alfamediale poggia su quattro principi pedagogici tra loro in stretta

relazione: La spettacolarità audiovisiva, l’integrazione linguistica, la sintesi culturale, la

presentazione video.

1. L’audiovisivo é il più completo linguaggio dello spettacolo su schermo (cinema, televisione,

computer, internet, videofonino…), evoluzione storica dello spettacolo diretto

su scena e dello spettacolo illustrato su carta.

2. Il valore culturale e formativo dell’audiovisivo non sta soltanto nella quantità e qualità

degli spettacoli trasmessi, ma principalmente nell’integrazione linguistica di testi

audio (suono, parola parlata) e testi video (movimento, immagine, scrittura, stampa)

ovvero di tutti i linguaggi del Corpo (movimento, suono, immagine) e della

Parola (parlata, scritta, stampata), finalmente riunificati.

3. Il curricolo porta a sintesi cultura alfabetica (monomedialità su carta) e cultura

audiovisiva (multimedialità su schermo) ovvero i due momenti si pongono in continuità,

ampliamento ed alternativa.

4. La presentazione video è il principale esercizio didattico attraverso cui lo studente

impara a stare davanti e dietro alla telecamera (e dunque dentro lo schermo) e a

pensare e a comunicare in modo spettacolare con il Corpo e la Parola.

La presentazione video

Nella Scuola Alfamediale o delle Tre Culture tutti gli studenti fanno periodicamente

la presentazione video. Si tratta di un esercizio di scrittura del Corpo – Parola fatta

davanti e dietro alla telecamera e dunque “dentro lo schermo” per il pubblico di telespettatori

della classe. Essa produce tre grandi effetti innovativi:

si aggiunge, rafforza ed integra, nell’unità semantica dello spettacolo, tutti gli

esercizi tradizionali di scrittura monomediale: disegno, tema, riassunto, problema,

ricerca, interrogazione.

Aggiunge al tradizionale lavoro testuale di lettura, scrittura e traduzione monomediali,

tre nuove forme di testualità multimediale: l’integrazione di testi di linguaggi

diversi, la loro trasposizione dalla carta alla scena e poi allo schermo e la redazioneedizione

di materiali didattico-culturali in stampa illustrata e in video.

Rinnova l’ordine curricolare della scuola, dell’insegnamento e della professionalità

docente, centrandolo, decisamente, non più su un solo linguaggio universale, ma su

due: quello monomediale dell’alfabeto e quello multimediale dell’audiovisivo.

Tecnicamente, la presentazione video si fa nello studio televisivo della scuola o, in

mancanza, direttamente in classe, come si vede nelle due immagini.

In questa prima foto si vede un’alunna seduta davanti ad una telecamera pronta

a fare la lettura comunicativa di una pagina illustrata (titolo, disegno colorato e testo

scritto) da lei elaborata per trasposizione da un tema, da una ricerca o da qualche altro

compito. La trasposizione è di fatto una riscrittura comunicativa del testo con l’aggiunta

di un disegno in bianco e nero o colorato, che arricchisce semanticamente l’intera

composizione. Alle sue spalle c’è un telo monocromatico (azzurro) che permette di

decontestualizzare o contestualizzare la lettura con un’immagine in chromakey.

Dalla parte opposta alla telecamera c’è un compagno che ascolta dalla maestra le

indicazioni di funzionamento tecnico e linguistico della telecamera, lo strumento di registrazione

che “scrive” tutto quello che succede nel campo di ripresa: suoni, parole,

forme, gesti, colori, movimenti, errori, emozioni, incertezze, disinvoltura, padronanza,

convinzione di quello che si legge per offrirlo come servizio culturale ad un pubblico di

telespettatori. Sullo sfondo si vede lateralmente un televisore (potrebbe essere la LIM)

poggiato su un carrello e rivolto alla classe. L’intera apparecchiatura (televisore-telecamera)

é chiamata “unità mobile TV”. Ce n’é una per tutte le classi che si affacciano sullo

stesso corridoio della scuola. In fondo c’è la lavagna che dal suo posto fisso trasmette

alla classe i suoi messaggi scritti col gesso. L’alunna lettrice, al segnale convenuto,

legge la pagina scandendo bene le parole, dando espressività alla voce, ma soprattutto

guardando, ad ogni passaggio significativo della lettura, nell’obiettivo della telecamera.

Guardare nella telecamera è molto importante perché rafforza il contatto comunicativo

con il pubblico di telespettatori, in cui il lettore deve immedesimarsi.

La prova è seguita in diretta dalla classe e ripetuta più volte sulla base delle valutazioni

di resa comunicativa fatte da tutti: insegnante, compagni, compagno operatore,

a cui vanno naturalmente addebitati gli errori di ripresa (inquadratura, zoom,

tempi). Il più critico di tutti è sempre lo stesso lettore, sempre pronto a rifare la lettura

comunicativa. Questa é il primo e determinante passaggio mediatico dalla carta allo

schermo e risolve alla base i drammatici e più volte denunciati problemi dell’abbassamento

di competenza nella lettura strumentale a voce alta e nella lettura semantica

fatta con gli occhi. È questo di per sé un ottimo risultato scolastico.

In questa seconda foto si vedono, invece, i due compagni che hanno scambiato i

ruoli. Il compagno della ripresa è in piedi davanti alla telecamera e la compagna dietro

al mezzo di ripresa. Dopo avere inquadrato il compagno presentatore a mezzo busto gli

dà il tempo per iniziare la presentazione. L’alunno ha già fatto la lettura comunicativa

ed ora deve trasporla a parole proprie in base ad una scaletta mentale individuata

segnando le parole calde della pagina illustrata, precedentemente letta. Si tratta di un

lavoro facile e difficile al tempo stesso. È facile perché l’argomento o il sottoargomento

è già stato trattato e concordato con l’insegnante; perché su di esso è stata costruita la

pagina illustrata, prima manualmente e poi al computer; perché sullo stesso argomento

è stata fatta l’esperienza della presentazione su scena cioè una “minilezione” di pochi

minuti ai compagni della classe, utilizzando altri disegni colorati formato A3 ed oggetti

utili alla spiegazione. È difficile, invece, perché lo studente, grande o piccolo che sia, è

totalmente solo davanti alla telecamera, mentre l’insegnante e i compagni lo guardano

e lo giudicano; perché deve trovare solo in se stesso la forza per controllare l’emozione

e la concentrazione; perché deve fare tutto con naturalezza e disinvoltura, con espressività

comunicativa del corpo e della parola. Quasi sempre, dopo qualche prova meccanica

e mnemonica, si scopre il segreto di questo potente, spettacolare e “naturale” esercizio

di scrittura, impegnativo per tutti e molto amato da giovani e bambini.

La riscoperta dei linguaggi

Dopo circa quarant’anni di curricula ispirati alla scientificizzazione dei metodi e dei

contenuti (psicologie dell’apprendimento – insegnamento, teorie dell’informazione e

della comunicazione, semiologia e linguistica, studio di nuovi saperi, anticipazioni ed

approfondimenti disciplinari, analisi testuali e mappe concettuali), finalmente si cambia

registro e si torna ai linguaggi, gli incorruttibili strumenti del pensiero, della cultura

e della comunicazione. E’ già qualcosa. Ma per andare avanti nella strada della riscoperta

di tutti i linguaggi, bisogna fare ancora diversi passi avanti. Eccone alcuni.

1. Dare priorità allo studio dei linguaggi sui contenuti, sapendo che i linguaggi

educano e i contenuti istruiscono, i linguaggi restano e i contenuti cambiano, che lo studio

dei linguaggi sottintende sempre lo studio dei contenuti, ma non viceversa.

2. Ritornare a parlare di lettura e scrittura, piuttosto che delle famose tre “C”:

Conoscenze, Capacità, Competenze, riconducibili, alla fine, alle attività di lettura e di

scrittura.

3. Distinguere tra materie (insegnamenti linguistici) e discipline (insegnamenti

contenutistici) sia nei campi di esperienza della Scuola dell’Infanzia, nelle aree disciplinari

(un tempo ambiti) della Scuola Primaria e Secondaria di 1° grado, negli assi culturali

della Scuola Secondaria di 2° grado, uniformando, se possibile, la terminologia.

4. Indicare e specificare meglio la differenza tra lingue e linguaggi ed in particolare

tra Lingue (parlate, scritte, stampate) e Linguaggi Non Verbali e Multimediali, indicati

in sigla LNVMM.

5. Evitare di indicare i Linguaggi Non Verbali del Movimento, Suono, Immagine in

negativo e chiamarli in positivo “linguaggi dell’azione o dell’agire comunicativo del

corpo o della corporeità o più semplicemente del Corpo”.

6. Specificare quali sono i Linguaggi Multimediali: se solo quelli integrati dello

schermo come il cinema, la televisione, l’ipermedia o anche quelli della scena come, ad

esempio, i giochi, la cerimonia, il teatro e della carta come il manifesto, il fumetto e la

pagina illustrata.

7. Insegnare l’integrazione di testi di linguaggi diversi, la trasposizione da un

sistema d’integrazione testuale ad un altro (scena, carta, schermo), la redazione-edizione

di un prodotto culturale destinato ad un pubblico, interno od esterno alla scuola.

8. Riconoscere che il lavoro testuale, in tutte le sue forme, ha un altissimo potere

di transfert e che dipende da esso la formazione delle competenze specifiche di qualsiasi

altra attività umana. il testo fa la testa e la testa fa il testo e qualunque altro lavoro

materiale e immateriale.

La Scuola Alfamediale ha compiuto questi passi nella riscoperta e valorizzazione

dello studio di tutti i linguaggi del Corpo e della Parola, ridefinendo e centrando il curricolo

sul linguaggio monomediale su carta dell’alfabeto e sul linguaggio multimediale

su schermo dell’audiovisivo. Analizziamo più da vicino questa possibile, necessaria,

organica e semplificata strategia di rifondazione della scuola.

Il lavoro testuale con la telecamera

La presentazione video o televisiva è la fase finale di un lungo lavoro testuale programmato

dall’insegnante alfamediale o dal team di insegnanti alfamediali della classe

e che ogni alunno è chiamato a fare periodicamente. Essa gli insegna operativamente

e in forma graduale a passare dalla scrittura alfabetico-monomediale della carta alla

scrittura audiovisivo-multimediale dello schermo. La presentazione video è una pratica

didattica forte ed innovativa per la scuola, impegnativa e automotivante per gli studenti.

Essa prende di peso i ragazzi seduti “davanti allo schermo” della televisione, della

playstation e del computer, come succede per tante ore a casa, e li mette con il corpo

e la mente davanti e dietro alla telecamera, una volta per fare l’operatore di ripresa e

un’altra per fare il presentatore che comunica da “dentro lo schermo” ad un pubblico

invisibile. Quest’esperienza formativa, difficilmente può essere programmata dalla

famiglia ed è tuttora inesistente nella vita della scuola. I giovani, dalla Scuola

dell’Infanzia all’Università, la vogliono senza saperlo dire. Alcuni, pur di farla, inventano

spettacoli inguardabili con il videofonino, che poi scaricano su Youtube. La scuola

non riesce ancora a capire, a fare proprio e proporre il lavoro testuale della presentazione

video. Sa pensare solo al computer e alla LIM. Quando la telecamera entra in

classe, come avviene in modo ordinario nelle scuole della Rete Scuole Alfamediali

(RSA), gli studenti avvertono un profondo senso di liberazione e di rigenerazione. Fare

la presentazione video é come imparare a leggere e scrivere una seconda volta, ma in

forma più naturale ed efficace, con tutti i linguaggi del Corpo e della Parola. “Fare spettacolo”

per loro è rispondere ad un’originaria ed eterna esigenza umana di cultura, pensiero,

comunicazione. Perché lo spettacolo riesca bene essi devono però lavorare molto

ed imparare a correggere i tanti errori di grammatica, sintassi e punteggiatura che

fanno quando stanno davanti e dietro alla telecamera: esitazioni, parole non dette,

vuoti di memoria, passaggi sbagliati, ripetizioni inutili, sguardi fuori campo, tono piatto

della voce, inespressività del volto, gestualità assente o rigida, errori di postura e

d’inquadratura, insignificanza delle zoommate, scenografie non curate, luminosità sbagliata,

sobbalzi della telecamera ed altro ancora. Quando, infine, diventano bravi a controllare

ed armonizzare il Corpo e la Parola, sentono di stare bene e di pensare in modo

“leggero, rapido, esatto, visibile, molteplice”, per usare le categorie letterarie teorizzate

da Calvino, scrittore davvero alfamediale. Con questo nuovo ed immenso patrimonio

intellettuale di docenti e discenti ora è possibile trasformare le scuole anche in centri

di redazione-edizione di materiali didattico-culturali a stampa e in video per uso

interno o esterno alla scuola.

Diecimila scuole, di ogni ordine e grado, che fanno servizi a stampa e in video a

getto continuo per diffonderli dentro e fuori la scuola a fini informativo-formativi, costituiscono

sicuramente la più bella e potente rivoluzione culturale che possiamo augurare

alle giovani generazioni ed indirettamente a noi stessi, visto che devono essere i giovani

a pagare la nostra pensione e che la qualità di vita dell’intero sistema sociale

dipende alla fine dal capitale umano che abbiamo saputo creare.

Le competenze alfamediali

Ed ecco ora le 10 competenze attivate dalla Scuola Alfamediale con lo studio sistematico

dell’audiovisivo e la metodologia della presentazione video.

Per stare davanti e dietro alla telecamera ogni alunno:

1) deve saper usare bene il codice parlato, alfabetico, grafico, sonoro, motorio; 2) deve

saper integrare testi di linguaggi diversi: del Corpo (movimento, suono, immagine) e

della Parola (parlata, scritta, stampata); 3) deve saper usare le tecnologie analogiche

e digitali della scena, della carta e dello schermo; 4) deve saper trasporre lo spettacolo

illustrato su carta in spettacolo scenico e poi audiovisivo; 5) deve saper ricercare e

riportare ad unità tematica conoscenze scolastiche, personali e sociali; 6) deve saper

comunicare in modo diretto e indiretto con un pubblico; 7) deve saper valutare la performace

spettacolare sua e dei compagni; 8) deve saper collaborare con gli insegnanti

e con i compagni per la realizzazione della prova e del progetto; 9) deve saper rapportarsi

ai problemi reali della società, della cultura, del territorio, del passato, dell’attualità;

10) deve saper fare redazione-edizione di materiali a stampa e in video.

La prima differenza che salta agli occhi, confrontando le 8 competenze chiave

della proposta di Lisbona e le 10 competenze alfamediali, sta nel fatto che le prime

mirano a fronteggiare nel breve periodo i problemi dello sviluppo economico globalizzato,

mentre le seconde rispondono ad esigenze culturali e formative di lungo periodo

da curricolarizzare in un sistema istituzionale di facile comprensione e gestione.

L’insegnante alfamediale

L’insegnante alfamediale, prima di essere un insegnante di una particolare materia

o disciplina é un’intelligenza alfabetica ed audiovisiva, monomediale e multimediale,

della carta e dello schermo, della lettura e della scrittura con entrambi i linguaggi.

Egli sa dire e sa far dire ai suoi studenti la stessa cosa sia con il codice alfabetico sia

con quello audiovisivo. Tutti gli insegnanti devono avere, nel tempo, questa doppia

Coordinatore pedagogico della RSA • P.za S. Agostino, 2 – 91100 Trapani • tel. 0923.21500 cell. 338.9137150 • E-mail: tulliosirchia@virgilio.it

competenza professionale, riconducibile ad una competenza unica e generale, quella

alfamediale. Da questo punto di vista l’insegnante alfamediale non è un “docente dei

media” in aggiunta agli altri docenti, né un esperto esterno od interno che lavora in

compresenza con l’insegnante di classe, ma una nuova figura docente, più evoluta e

polivalente, la cellula rigenerativa della nuova scuola. Egli orchestra le attività di studio

scegliendo autonomamente l’approccio monomediale o multimediale. Fa fare periodicamente

(ad esempio, ogni quadrimestre) a tutti i suoi studenti la presentazione

spettacolare su scena, su carta, su schermo e la redazione-edizione di spettacoli scenici,

illustrati, audiovisivi, operando da solo o in team con gli altri docenti. Egli si sente

più maestro di lavoro testuale di lettura, scrittura, traduzione, integrazione, trasposizione

e redazione-edizione, che professore di contenuti disciplinari; più animatore e

comunicatore culturale che esperto di saperi specifici, comunque necessari.

La Scuola di Alta Formazione di Erice

La figura dell’insegnante alfamediale non esiste ancora nell’attuale ordinamento

scolastico, nazionale ed internazionale. La sua formazione professionale cammina di

pari passo con l’affermazione del modello alfamediale e con un convinto ed allargato

processo di riconversione istituzionale del sistema scolastico complessivo.

Ad Erice per una felice coincidenza di fattori positivi esistono tutte e tre le condizioni.

Innanzitutto, vi è nata la Scuola Alfamediale, un modello di scuola ad alto potere

formativo, che non sconvolge le strutture esistenti ed é a basso costo di gestione;

c’é la sede della Scuola Polo della Rete Scuole Alfamediale (22 scuole in tre regioni) in

fase di espansione nazionale; c’é un nucleo storico di insegnanti alfamediali capaci di

fare i formatori dei propri colleghi; c’é uniformità d’indirizzo alfamediale in tutte le

scuole del Comune di Erice; c’è nel circondario provinciale una corona di scuole alfamediali

che tende ad infittirsi; c’é la disponibilità dichiarata di diversi Sindaci a farsi

carico di questa sorta di riforma dal basso, uniformando l’indirizzo pedagogico di tutte

le scuole del territorio; c’è una lunga esperienza di convegni e corsi di formazione interni

ed esterni alle singole scuole; ad Erice Vetta c’è la struttura polivalente ed attrezzata

dove fare formazione ed incontri seminariali e convegnistici; c’è il progetto politico

del Comune di Erice di avviare un programma di alta formazione in vista anche dell’allargamento

del mercato europeo ai Paesi del Magrheb. Appena tutto andrà in sinergia

si può, a ragione, parlare di proposta alfamediale di Erice in risonanza storica con la

strategia di Lisbona e dei processi di riassetto curricolare dello studio e della pratica di

tutti i linguaggi, integrati o meno, in atto in Italia e nel mondo.

A questo punto é possibile fare entrare “dentro le schermo”, a fini formativi, tutti

i ragazzi del mondo perché possano scoprire ed abitare, appunto, il loro mondo. Come

l’Alice di Lewis Carroll, essi non devono più accontentarsi di quello che riflette lo specchio

elettronico dello schermo, davanti a cui si mettono ogni giorno, ma possono agevolmente

attraversarlo per conquistare l’infinito spazio di segni audiovisivi che nasconde.

“Oh, Kitty, come sarebbe bello potere entrare nella Casa dello Specchio!” disse

Alice alla gattina, “Sono sicura che ci sono delle cose meravigliose! Facciamo finta che

ci sia un modo per entrare… Ecco, guarda: sta diventando una specie di brina, proprio

in questo momento, te lo dico io! Andare di là sarà facilissimo…”

Tullio Sirchia

 




Montagne in biblioteca: mostra fotografica “Montagne di Luce”

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Il motivo che unisce le fotografie di Gianluca Laurentini è una passione antica.

Fin da piccolo mi sono piaciute le montagne, percorrerle, visitarle e fotografarle, ma con il tempo e con la crescita son riuscito a far diventare una passione, un hobby, un vero e proprio lavoro”, racconta.
Il lavoro che Gianluca porta avanti da anni è portato a compimento in questa esposizione “Montagne di Luce” inaugurata il 25 ottobre e visitabile fino all’ 8 di Novembre, presso la Biblioteca Renato Nicolini (ex Corviale).
Il percorso, nato come libero, si snoda in pannelli tematici raggruppati per elementi naturali: le rocce, l’acqua, la terra, il cielo. Qui, le luci e le ombre fanno da protagoniste, facendo scivolare l’occhio in una sorpresa continua.

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Il fotografo racconta come è stata elaborata la fotografia panoramica del Monte Bianco dove, a differenza di altri grandangoli non perdiamo i dettagli: “La differenza è il programma utilizzato per creare la foto. Utilizzando photostich, un programma meraviglioso, ho unito 42 immagini ognuna fotografata con un obiettivo zoom a 150mm circa, in cui i dettagli non si perdono. E’ certamente necessario un cavalletto e bisogna lasciare il 20-30% di margine di sovrapposizione per poi incollare le diverse parti. E’ divertente: è la stessa teoria del puzzle!”

Ad ogni fotografia, quindi, una collocazione tematica legata in base al contenuto ritratto; ma anche un accostamento di frasi, soprattutto di alpinisti e personaggi legati al tema, come Walter Bonatti, autore di molte libri oltre alpinista e guida alpina.  “Al monte Bianco sono sempre ritornato, anche dopo tanti anni, come si torna ad un padre per dialogare con tutto l’affetto e i ricordi che un figlio cerca nei propri genitori” 

E il visitatore, curioso, sogna con la mente e con l’occhio attraverso un viaggio che filtra innumerevoli luci: dalle albe ai tramonti, ai crepuscoli rossicci alla passione di chi ci mette l’obiettivo.

Mostra: Biblioteca Renato Nicolini
V. M. Mazzacurati  76 – Roma

Elisa Longo




Costruiamo il cambiamento: incontro in preparazione del Forum di Corviale

Legalità, sviluppo e progettualità. Queste le tre parole chiave del partecipato incontro che si è tenuto mercoledì 16 ottobre nella sala dei convegni del Mitreo Arte Contemporanea, a Corviale. Numerosi gli interventi dei relatori e le domande del pubblico: i cittadini, le istituzioni e le associazioni hanno approfittato di questo evento per partecipare attivamente e sollevare nuovi e interessanti spunti di dibattito.

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Sala Convegni del Mitreo Arte Contemporanea

 A dirigere i lavori Pino Galeota, coordinatore di Corviale Domani, sul palco Daniel Modigliani, commissario dell’Ater; Maurizio Veloccia, presidente del Municipio XI Arvalia Portuense. Si è parlato di posti di lavoro, di inserimento sociale e di smart community, di progetti e di utopie. Sì, perché a volte, e in questo caso Corviale ne è l’emblema, i progetti più fondati nascono proprio da sogni apparentemente irrealizzabili.

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Da sinistra: Daniel Modigliani, Maurizio Veloccia e Pino Galeota, in apertura all’incontro.

Ebbene, la comunità scientifica di Corviale Domani, progetto che propone un piano strategico condiviso in base ai principi della Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili, insieme alle istituzioni, alle associazioni, ai privati cittadini ancora crede in questi sogni. E ci ha messo la faccia, le idee, e il cuore.

Sì, perché Corviale, il mostro di cemento, il kilometro che si staglia sulla periferia sud-ovest della capitale, nasce dal sogno dell’architetto Fiorentino di voler creare una struttura autonoma e ed economicamente sviluppata.

Nel 1872 Engels segnalava che, soltanto eliminando l’antitesi tra città e campagna e con l’appropriazione dei mezzi di sussistenza, si sarebbero risolti i problemi delle abitazioni. Ma forse Engels sognava perché era un filosofo, un teorico, un rivoluzionario. Le sue idee, seppur utopistiche, sono andate lontane e mai come ora sono apprezzabili e realizzabili.

Questi, i temi affrontati nel pre-forum: campagne urbanistiche, legalità e rispetto delle esigenze dei cittadini, processi sociali costruiti con la presenza costante di attività culturali, superando le barriere, oltrepassando il proprio recinto e scavalcando l’idea che guardare solo i nostri piedi non basta più.

«Corviale non può essere considerato per parti, è nato come una struttura unitaria che ha una qualità e un senso urbanistico nel rapporto con il territorio circostante. Ha bisogno di una visione unitaria», le parole di Daniel Modigliani. Un progetto nato tre anni fa, come ha ricordato Pino Galeota, pronto per essere proposto alla Biennale di Venezia 2014 e all’Expo 2015 di Milano.

Economia sostenibile, orti urbani, o meglio, tetti giardino, che ricopriranno l’intero “Serpentone”, ma anche sport e cultura. Elementi importanti e rappresentativi di un territorio che unitamente sta richiedendo la svolta.

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Da sinistra: Stefano Panunzi, riquadro in alto, da sinistra Maria Grazia Bellisario, Pino Galeota e Monica Melani. In basso, Alfonso Pascale.

Sono intervenuti Maria Grazia Bellisario, direttore “Architettura e Arte Contemporanea” del Ministero dei Beni Culturali, Stefano Panunzi, professore di ingegneria all’Università degli Studi del Molise, Alfonso Pascale, Paolo Masini Assessore addetto ai lavori pubblici di Roma Capitale. Per ultima, ma non per importanza, Monica Melani, direttrice artistica del Mitreo Arte Contemporanea che ha sottolineato quanto i beni relazionali e le condivisioni dei patrimoni siano base per un approccio qualitativo alla vita.
L’incontro è finito con l’invito, rivolto a tutta la comunità ma anche a Roma, e a chiunque voglia partecipare al Forum “Costruiamo il cambiamento” che si terrà a Corviale dal 21 al 23 Novembre

Durante il convegno una diretta Facebook ha reso condivisibile e fruibile a tutti la partecipazione. Giusto perché noi, nel futuro, nelle reti e nella tecnologia per il progresso dell’individuo ma anche dei territori e delle periferie, ci crediamo.

Elisa Longo

https://www.facebook.com/corviale?fref=ts

https://www.facebook.com/pages/Il-Mitreo-ArteContemporanea/227973020598238?fref=ts