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Nymphomaniac – Volume 1

Lmanyadi Lars von Trier. Con Charlotte GainsbourgStellan SkarsgårdStacy MartinShia LaBeoufChristian Slater Danimarca 2013

Seligman (Skarsgard), di sera trova una ragazza, Joe (Gainsburg), svenuta ed insanguinata nel suo cortile; la porta a casa, la rifocilla e alle sue domande, lei risponde raccontando la propria vita: suo padre (Slater) era un medico e la ricopriva di affetto, raccontandole storie di alberi, mentre la madre (Connie Nielsen) era dura ed assente. La decenne Joe (Ananya Berg) stringe una grande amicizia con B. (Sophie Kasten), una sua coetanea sempre pronta ad inventare giochi fantasiosi e trasgressivi. Cresciuta, Joe (Stacy Martin) va dal giovane Jerome (LaBeouf) per perdere la verginità e lui la accontenta brutalmente. B. (Sophie Kennedy Clark) la sfida ad una gara a chi tra loro due si farà più viaggiatori sconosciuti in un breve viaggio in treno. Le due ragazze, insieme ad altre loro amiche, si giurano di non fare mai  sesso più di una volta con lo stesso uomo ma B., innamoratasi, rompe il patto e spiega alla delusa Joe che “L’amore è l’ingrediente segreto del sesso”. Joe invece continua a collezionare amanti. Un giorno, in cerca di lavoro, si presenta in una tipografia e, pur assolutamente inesperta, viene assunta; in realtà, l’azienda è momentaneamente gestita da Jerome che l’ha riconosciuta e le chiede subito di far l’amore su di un montacarichi, Joe rifiuta ma, in qualche modo, si innamora di lui, che, invece, non fa più avances. Jerome si sposa e lascia la tipografia e Joe, perso il lavoro, riprende la frenetica attività sessuale di sempre. Un giorno, solo per liberarsene perché sta per arrivare un altro, dice a uno di loro, H. (Hugo Speer), che lo lascia perché lui non abbandonerà mai la famiglia; dopo pochi minuti H. ritorna, comunicandole che ha appena lasciato la moglie (Uma Thurman); quest’ultima si presenta con i loro tre bambini e fa una tremenda scenata all’esterrefatta Joe. Il padre di Joe muore e lei , che lo ha accudito con amore pur accoppiandosi con chi le capita del personale ospedaliero per alleviare l’angoscia, sente in pieno la propria solitudine. Un giorno rincontra per caso Jerome e inizia con lui una vera relazione d’amore ma, perché la sua vita sessuale sia completa, alterna il sesso amoroso con Jerome, con quello infantile con il tenero F.(Nicolas Bro) e quello animalesco con il ferino G. (Chistian Gade Bjerrum).

“Nymphomaniac” è la terza parte della cosiddetta trilogia della depressione (gli atri due sono “Antichrist” e “Melancholia”) ed è diviso in due volumi (il secondo uscirà da noi il 24 aprile), della durata complessiva di circa 5 ore ma per ora ne sta uscendo una versione ridotta di circa 4 ore – sono stati tolti parecchi particolari di sesso esplicito ma non solo .Von Trier è sempre un autore controverso: ha creato ed imposto il dogma (un insieme di regole per un cinema essenziale e pauperistico) ed è il primo a disattenderlo, si è fatto cacciare da Cannes per dichiarazioni apparentemente filo-naziste ( ma in questo film fa dire a Seligman: “Sono anti-sionista , che non vuole affatto dire anti-semita!”), ha accettato che “Nymphomaniac” fosse circondato da un alone di morbosità ma – pur avendo tutte le scene di sesso che necessitano al racconto – in realtà ha composto l’opera più meravigliosamente disperata della trilogia (Joe dice “La vita è un’attesa di avere il permesso di morire”). E’ vero, inoltre, che, parallelamente al dogma, von Trier aveva dichiarato il suo interesse per una nuova pornografia ma considerare questo film, in qualche modo, apparentato con quel genere è come definire “Melancholia” un film di fantascienza (il titolo è il nome di un pianeta che sta per schiantarsi sulla Terra ma il significato è, ovviamente, tutt’altro). Non date retta a detrattori privi di libertà intellettuale, “Nimohomaniac” è un gran film , pari alle cose migliori del regista,  quali “Le onde del destino” e “Dancing in the dark”.

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Captain America – The Winter Soldier

americadi Anthony RussoJoe Russo. Con Chris EvansSebastian StanScarlett JohanssonSamuel L. JacksonAnthony Mackie.  USA 2014

Steve Rogers (Evans) combatte, come Capitan America, i nemici dell’America agli ordini di Nick Fury (Jakson), il capo dello S.H.I.E.L.D. ed ha al suo fianco Natasha Romanoff (Johansson), la temibile Vedova Nera. Fury, che in accordo con il capo dei servizi segreti americani Alexander Pierce (Robert Refdord) sta lavorando al progetto di piattaforme satellitari potentissime, si accorge che qualcuno sta sabotando i file criptati che portano al progetto e che solo lui e Pierce possono attivare; in accordo con quest’ultimo ottiene un rinvio della messa in opera delle piattaforme per poter indagare sulle misteriose interferenze ma cade sotto i colpi di Winter Soldier (Stan), il potente superuomo che milita nel commando guidato da Brock Rumlow (Frank Gallo). Steve e Natasha vedono Fury morire sotto i loro occhi all’ospedale nel quale era stato ricoverato e loro stessi sono aggrediti da Brock e dai suoi; si salvano anche grazie all’aiuto  di un’infermiera (Emily Van Camp), vicina di casa di Steve ed in realtà agente 13 dello S.H.I.E.L.D.. Aiutati da Sam Wilson/Falcon (Mackie), scoprono che in un rifugio segreto opera il complesso sistema operativo, messo a punto dallo scienziato della nazista Hydra, Zola (Toby Jones), che può mettere chi se  ne avvalga in condizione di governare il mondo attraverso i nuovi armamenti. Scopriamo così che dietro il complotto c’è proprio Pierce, che grazie all’aiuto di un politico corrotto, il sen. Stern (Corry Shandling), ha fatto ripartire il progetto e si prepara a distruggere intere città per ricattare il mondo e che il Soldato d’Inverno altri non è che Bucky Barnes , il vecchio amico di Steve, dato per morto che i nazisti avevano programmato come una perfetta macchina da combattimento ed ibernato. I tre supereroi, aiutati dalle agenti 13 e Maria Hill (Cobie Smulders), sconfiggeranno Pierce, saranno però costretti a distruggere lo S.H.I.E.L.D. , che il redivivo Fury dovrà ricostruire.

I superoi della Marvel sono da qualche anno un’ appuntamento fisso sugli schermi e, quasi sempre garanzia di grandi numeri negli incassi; le caratteristiche principali dei personaggi creati da Stan Lee sono, da un lato, la  loro parziale fragilità dei e, dall’altro, la chiave ironica dei loro commenti. Il film le accentua entrambe,  non a caso la regia è stata affidata ai fratelli Russo, specialisti in comedy  e il granitico superoe scudato, dichiara il disagio di combattere in un mondo nel quale  i nemici non sono così facilmente identificabili come, ai tempi, i nazisti o i comunisti. A palpabile  dimostrazione di questo assunto il ruolo del cattivo è affidato all’ex Condor, Robert Redford. Il film è comunque divertente, anche se , dopo “The avengers”, tutti i film Marvel, anche se fatti benissimo, rischiano di apparire pallide copie.

 




Amici come noi

Amici-come-Noi-Pio-e-Amedeo-5di Enrico Lando. Con Pio D’AntiniAmedeo GriecoAlessandra MastronardiMaria Di Biase.  Italia 2014

 Pio (D’Antini) e Amedeo (Grieco) sono due amici e a Foggia gestiscono una strampalata impresa di pompe funebri ; Amedeo è un solitario Peter Pan che si è pure messo nelle mani degli strozzini, mentre Pio sta per sposarsi con l’assennata Rosa (Mastronardi), la cui unica debolezza sono le canzoni dei Modà. Durante la festa d’addio al celibato Pio scopre un video porno, la cui protagonista sembra essere proprio Rosa (ha sulla base della schiena un tatuaggio inconfondibile). Distrutto, rompe il fidanzamento e, con la Cadillac rosa che la famiglia di lei aveva affittato per la cerimonia, scappa a Roma con Amedeo. Questi ha nella capitale uno zio, Ettore (Massimo Popolizio), stravagante e ricchissimo che stravede per il suo pappagallo. Amedeo , che sperava di ottenere dei soldi dal parente , di fronte al suo rifiuto, decide di rapire la bestiola insieme a Pio; inavvertitamente i due pasticcioni uccidono il volatile ma lo zio, commosso dal loro (finto) dolore promette ad Amedeo di intervenire sul suo amico Galliani per farlo ingaggiare  dal Milan. I due vanno a Milano ma Pio scopre che una barista, Laura ( Mariela Garriga), ex fiamma di Amedeo, ha un tatuaggio identico a quello di Rosa. Nel frattempo Rosa viene convinta dall’amica Marika (Di Biase) a fare con lei il viaggio ad Amsterdam che doveva essere la meta della sua luna di miele. Amedeo, dopo aver confessato a Pio che il video era stata una sua idea perchè temeva di  perdere l’unico amico  che gli era rimasto, gli dice di  aver saputo che Rosa è ad Amsterdam e lo convince a partire con lui per ritrovarla. Nella capitale olandese Pio, dopo un incidente con un pusher (Mohamed Zouaoui) – ha mangiato i suoi peyote credendoli champignon – chiarisce tutto con Rosa. A Foggia si celebreranno doppie nozze, Pio con Rosa e Amedeo con Laura, rallegrate dalla musica dal vivo dei Modà.

Pietro Valsecchi continua, dopo Zalone e I soliti idioti, a mettere a segno progetti intelligentemente commerciali, sfruttando al meglio i talenti comici televisivi emergenti. Qui recluta ancora Lando, il regista dei due “Soliti idioti” , fa comporre una canzoncina-tormentone, Fugge, fugge da Foggia, da Zalone ma, soprattutto costruisce sui due mini,mini-divi de Le iene, una storiella banale e un bel po’ scontata ma in grado di far risaltare al meglio le loro – soprattutto di Amedeo- caratteristiche comiche. Completa  il quadro la Di Biase che, senza il marito e partner Corrado Nuzzo, sta costruendosi un personaggio di Melissa McCarthy nostrana.




Non buttiamoci giù (A Long Way Down) – Noi 4

timthumbdi Pascal Chaumeil. Con Pierce BrosnanToni ColletteAaron Paul,  Imogen PootsRosamund Pike  Gran Bretagna 2013

E’ la notte di capodanno e Martin Sharp (Brosnan) è sul tetto di un palazzo con una scala a pioli: si vuole buttare giù e la scala gli serve per scavalcare il parapetto; lui è stato un anchorman di successo ma una brutta storia con una minorenne gli ha fatto perdere tutto. Mentre sta in bilico sul vuoto, arriva Maureen (Collette) che, timida ed educata, gli chiede di poter utilizzare la scala quando lui avrà fatto; arrivano poi Jess (Poots) e J.J. (Paul) con la stessa intenzione . A quel punto,  disarmati, i quattro scendono e, presentandosi, si raccontano i rispettivi guai : Maureen è la madre single di Matty (Josef Altin), un ragazzo paraplegico e, pur amandolo teneramente, spera che senza di lei i servizi sociali lo possano aiutare meglio, Jess è figlia di Chris Crichton (Sam Neill), un tronfio politico sempre assente ed è stata appena lasciata dal fidanzato Chas (Joe Cole), J.J., infine, dichiara di avere un tumore alla testa. Jess va a cercare Chas minacciando di ucciderlo; gli altri tre la seguono e, nella colluttazione che segue, la ragazza finisce in ospedale. I giornali si impadroniscono della storia (in realtà è stato Martin a spifferare la notizia, sperando in ritorno di notorietà) e , quando un’odiosa presentatrice televisiva (Pike) cerca di tirar fuori i lati più sgradevoli delle loro vite , loro ( che hanno sottoscritto il patto di non suicidarsi prima di san Valentino) decidono di andarsene insieme in vacanza al mare. La cosa sembra funzionare ma J.J. – che non ha alcun tumore: è solo un musicista rock in crisi-  va a letto Hope (Diana Kent) e, solo la mattina dopo scopre che è una giornalista che li ha pedinati. Crisi tra i quattro ma quanto Matty ha una grave crisi si ritrovano in ospedale, pronti a rabberciarsi una vita. Nick Hornby, l’autore del romanzo dal quale è stato tratto il film, è alla settima trasposizione sullo schermo di un suo scritto (compreso l’italiano “E’ nata una star”) e questa  e’ forse una delle piu’ deludenti : i suoi romanzi sono sempre attraversati da  profonda ironia ma il motivo di fondo e’ una soffusa amarezza, in un mondo di semi-emarginati (spesso, vedi “Alta fedelta’” o “Febbre a 90”, volontari). Il francese Chaumeil (“Il truffacuori”) si accontenta di mettere giu’ la storia, lasciando ai personaggi uno stridente buonumore, che nonostante l’ottimo cast (Tony Colette, in particolare, e’ strepitosa), rende tutto un po’ incongruente e superficiale. Curioso: Aaron Paul e Imogene Poots rifanno coppia dopo “Need for speed”.

 

 NOI 4

noi-4_coverdi Francesco Bruni. Con Ksenia RappoportFabrizio GifuniLucrezia GuidoneFrancesco BracciRaffaella Lebboroni.  Italia 2014

 Lara (Rappaport) è un ingegnere,   presiede agli scavi per le nuove linee della  metropolitana a Roma ed è sempre in ansia; sveglia il figlio Giacomo (Bracci) che ha gli esami di terza media e chiama al telefono il marito Ettore (Gifuni), dal quale è separata, perché lo accompagni. Ettore, che è un artista più bohemien che realmente creativo, non è ancora pronto e Lara, irritatissima, porta il ragazzo dalla figlia grande Emma (Guidone), che vive ed opera nella comunità che occupa il teatro Valle e con la quale i rapporti sono molto tesi. Giacomo  apprende che gli esami sono stati spostati al pomeriggio e ne approfitta per accompagnare la compagna di scuola Xiaolin (Giulia Li Zhu Ye), della quale è segretamente innamorato, al ristorante cinese di famiglia. Lara , sempre più nel pallone, trova che i lavori sono nuovamente interrotti da ritrovamenti archeologici. Nel frattempo Ettore raggiunge Emma e la accompagna alla stazione da cui lei spera di partire con un regista del quale si è innamorata ma l’uomo la lascia, triste e delusa, sulla pensilina.  Il padre va a prendere Ettore e il ragazzo lo porta a pranzo nel ristorante della sua amata ma, al momento di pagare, Ettore, sempre squattrinato, non ha soldi sufficienti e , quando i genitori di Xiaolin offrono loro il pranzo, Giacomo si vergogna e si infuria con il padre – provvederà la zia Nicoletta(Lebboroni) a saldare il conto. Lara, intanto, si è fatta convincere da Alberta (Milena Vukotich) a farsi vedere il seno da un chirurgo estetico e la dichiarazione di quest’ultimo che non le serve alcun intervento  la rasserena per un po’; giusto il tempo di ricevere una telefonata allarmata da Emma che teme (a torto) di essere incinta. E’ arrivato il momento dell’esame di Giacomo e tutta la famiglia è schierata ad assistere al suo trionfo (lui è un po’ secchione).Padre, madre e i due ragazzi vanno al mare e, al ritorno, Ettore e Lara fanno l’amore ma,  probabilmente, non torneranno insieme. Bruni è, come ai tempi Scola e Magni, un ottimo sceneggiatore passato alla regia. Il suo primo film, “Scialla!” , era stato un buon successo, in particolare per la scoperta del sorprendente Filippo Scicchitano




Lei (Her)

herdi Spike Jonze. Con Joaquin PhoenixScarlett JohanssonAmy AdamsRooney MaraOlivia Wilde   USA 2013.

Theodore (Phoenix) lavora in un network che offre vari servizi ad una clientela sempre meno capace di vivere una vita di normali relazioni, lui scrive lettere d’amore (o comunque affettuose) cui il computer provvederà a fornire una grafia personalizzata. Theodore è stato lasciato dalla moglie Catherine (Mara), alla quale è riluttante a concedere il divorzio e, quando torna a casa si collega con il suo OS (sistema operativo) dal quale trae notizie, svago e , talora, sesso. Un giorno il suo server gli  propone di collegarsi con  un nuovo sistema  più progredito  Lui accetta ed ecco il  nuovo efficientissimo server, Samantha (Johansson): lei gli organizza la vita, lo incoraggia, gli migliora le lettere che scrive per lavoro e, soprattutto, è una piacevolissima compagnia. Lui ha un’amica , Amy (Adams), che sta attraversando un periodo di crisi con il marito Charles (Matt Lescher) ; Amy ha varie volte provato a farlo uscire con una sua amica (Wilde) ma lui, ancora preso dalla moglie si è sempre sottratto. Sarà Samantha a convincerlo ad andarci a cena ma la ragazza – anche lei segnata da varie delusioni – pretende da lui un impegno immediato. Thedore scappa e quella notte fa sesso virtuale con Samantha, che sembra rispondere con una partecipazione pari alla sua . Ormai Theodore è totalmente preso da Samantha : va a cena con Catherine e le firma le carte del divorzio e dice a tutti di avere una nuova ragazza. Un giorno Samantha lo convince ad uscire con Isabella (Portia Doubleday), una ragazza che , in qualche modo, dovrebbe essere il suo clone umano. Theodore, riluttante, accetta ma l’incontro va malissimo. A questo punto Theodore dichiara apertamente di avere un relazione con un software , tanto da convincere Amy a  fare lo stesso ma, un giorno Samantha scompare temporaneamente:  si sta resettando sulla base delle indicazioni del filosofo informatico Alan Watts (Brian Cox);  Theodore, geloso, le chiede se c’è qualcun altro e, inorridito, scopre che, contemporaneamente  a lui, lei è in contatto con 8.316 clienti e che ne ama 641. Spike Jonze sin dal primo film , “Essere John Malkovich” , ha composte storie nelle quali l’evasione nell’irrealtà è la chiave narrativa centrale. Ora, verrebbe da dire, ha fatto il film perfetto: “Lei” è tutto pervaso da una poetica  fuga dall’”umano”, anche la scelta di non dare indicazioni di luogo (le riprese sono state fatte a Los Angeles ed a Shangai) e di tempo (nei pochi esterni nessun oggetto individua un’ epoca)  dà al bellissimo racconto uno straniamento efficacissimo. Gli attori, a partire dal grandissimo Joaquin Phoenix, sono bravissimi. Il film ha avutoil Golden Globe e l’Oscar per la sceneggiatura  e forse, meritava di più. A Roma è stata premiatala Johansson ( probabilmente per riconoscenza da red carpet).




Allacciate le cinture

Kasia Smutniak, Pila Polonia (34)

Kasia Smutniak, Pila Polonia (34)

di Ferzan Ozpetek. Con Kasia SmutniakFrancesco ArcaFilippo ScicchitanoFrancesco SciannaCarolina Crescentini Italia 2013

Elena (Smutniak) fa la  cameriera in un bar al centro di Lecce ma sogna, insieme all’amico e collega Fabio (Scicchitano) di aprire un locale alla moda. Un giorno incontra per caso Antonio (Arca), un meccanico coatto e  razzista e ci litiga. Poco dopo la sua amica Silvia (Crescentini) si presenta ad una festa con il nuovo fidanzato , del quale aveva magnificato le doti virili: è proprio Antonio.  Lui ed Elena – che è fidanzata con il benestante ed affettuoso Giorgio (Scianna) – sulle prime si ignorano ma poi, complice la rivelazione della di lui dislessia, finiscono nudi sulla spiaggia a fare l’amore ed a scoprire di amarsi. Conosciamo nel frattempo Anna (Carla Signoris), la madre di Anna e Dora (Elena Sofia Ricci), che Anna chiama zia (ma scopriremo che è l’amante di Anna) e che va e viene da viaggi e pratiche di vario esoterismo , cambiandosi ogni volta nome. Tredici anni dopo Elena ha aperto con successo il locale insieme a Fabio ed è sposata con Antonio – che è   rimasto machista e superficiale –  e madre di due figli. Un giorno per caso scopre di avere un tumore al seno e, dopo averlo comunicato ai suoi cari, va da Marcia (Luisa Ranieri), prosperosa parrucchiera amante del marito e la convince a lasciarlo. In ospedale trova la dottoressa Diana (Giulia Michelini) che aveva conosciuto ed incoraggiato da studentessa e si trova in stanza con Egle (Paola Minaccioni) , una malata terminale che si fa forza raccontandosi di una imminente guarigione. Una notte Antonio va a trovarla in clinica e, superando le di lei ritrosie, fa l’unica cosa che sa fare per comunicarle amore e protezione: ci fa sesso, con grande divertimento di Egle che , nel letto accanto, fingeva di dormire. La morte di quest’ultima determina in Elena una reazione di sfiducia ma sarà il rozzo ed inaffidabile Antonio a riportarla amorevolmente a guarire nella clinica dalla quale era fuggita.

Ozpetek è, dobbiamo rassegnarcene, un autore prolifico e discontinuo : ci ha dato degli ottimi film come questo, ma è caduto in curiose trappole narrative, ad esempio con gli appesantiti “Magnifica presenza” e “Cuore sacro”. Si  può a questo punto dire che l’Ozpetek migliore – ed anche quello con migliore presa sul pubblico – è quello che, senza sovrastrutture ideologizzanti, si tuffa sfacciatamente ed elegantemente nel melò. Questo film , più di altri suoi, ha un legame con il Sirk di “Magnica ossessione” e di “ Come le foglie al vento” e non è certo un paragone da poco!




12 anni schiavo

 12-anni-schiavo-polemica-bimdi Steve McQueen. Con Chiwetel EjioforMichael FassbenderBenedict CumberbatchPaul DanoPaul Giamatti. USA 2013

Solomon Northup (Elijiofor) è un violinista nero e vive libero nella città di Saratoga con la moglie cuoca Anne (Kensey Scott) ed i figli Margareth (Quvenzhanè Wallis, la bambina di “Re della terra  selvaggia”) e Alonzo (Cameron Ziegler) ; un giorno  del 1841 Anne parte coi figli per un periodo di lavoro e Solomon accetta da due artisti di circo un ingaggio come musicista; i due lo fanno ubriacare e lo vendono ad mercante di schiavi, Theophilus Freeman (Giamatti). Giunto in Georgia, gli viene assegnato il  nome Platts e viene venduto al proprietario terriero Ford (Cumberbatch); lui è , in fondo, un brav’uomo e lo tiene in considerazione ma il suo sorvegliante Tibeats (Dano), invidioso, prima cerca di impiccarlo e poi minaccia di ucciderlo. Il pavido Ford   per non avere guai lo vende ad Edwin Epps (Fassbender), padrone sadico e maniaco che usa spesso e con violenza la frusta e che ha una relazione morbosa con la schiava Patsey (Lupita Ngoyo) . La moglie di Epps, Mary (Sarah Paulson) è gelosa e maltratta continuamente Patsey, la quale una notta supplica invano Solomon di ucciderla. Dopo un breve periodo con un padrone più umano, il giudice Turner (Bryan Batt), Solomon, tornato da Epps , cerca di far recapitare una lettera ai suoi amici di Saratoga ma l’ex-sovrintendente Armsby (Garrett Dilahunt ) a cui aveva chiesto di farlo lo denuncia e Solomon si salva per il rotto della cuffia dall’impiccagione. Solo il capomastro Bass (Brad Pitt), un canadese abolizionista, accetta di aiutarlo e, dopo 12 anni , Solomon può tornare dalla propria famiglia ma le leggi dell’epoca non gli consentivano di testimoniare contro i bianchi ed i suoi aguzzini finirono impuniti.

Mcqueen nasce come video-artista e nei suoi precedenti film (“Shame” e “Hunger”) questa sua matrice è molto, forse troppo, presente : la tensione viene spesso come raggelata da rarefatte atmosfere che sono, talora, dispersive. Qui – forse anche per la partecipazione dell’afro-britannico regista alla vicenda tratta  da un libro autobiografico – invece solo le sequenze dedicate alla splendida natura della Georgia sono intrise di una qualche, peraltro avvincente e pertinente, pittoricità. Per il resto McQueen firma il suo lavoro più completo e riuscito con un cast eccezionale ed una capacità di sintesi, narrativa ed emotiva, notevolissima. Oltre a Brad Pitt, produce il mitico Arnon Milchan, cui dobbiamo, tra gli altri,  “Pretty woman”.

 




Video > La grande Bellezza

Sabrina Ferilli, esclusa dal red carpet Di Los Angeles, ha dichiarato di puntare all'oscar 2015. Gran carattere!

Gran carattere Sabrina Ferilli, esclusa dal red carpet di Los Angeles, ha dichiarato di puntare all’Oscar 2015…vai all’intervista

Un film di Paolo Sorrentino. Con Toni ServilloCarlo Verdone,Carlo BuccirossoSabrina FerilliPamela Villoresi

Jep Gambardella (Servillo) è un giornalista di costume di 65 anni ; arrivato a Roma sull’onda del successo di un suo unico romanzo giovanile , ci è rimasto e si è ritrovato al centro della vita mondana della città : ha un solo vero amico, lo scrittore fallito Romano (Verdone) e vive un rapporto affettuosamente (quasi) filiale con la direttrice del suo giornale , Dadina (Giovanna Vignola ) nana e tosta che gli prepara risotti e minestroni e lo rassicura sulla sua capacità professionale ; il giro, che, distante e un po’ brillo, frequenta comprende un commerciante erotomane ( Buccirosso) con moglie disperatamente allegra ( Iaia Forte), una intellettuale femminista che scrive robaccia per la televisione (Galatea Ranzi), una mondana ( Villoresi) che cerca nelle feste conforto dall’angoscia di un figlio malato di mente , una ex-diva televisiva (Serena Grandi) compulsivamente cocainomane , un commerciante d’arte (Lillo Petrolo) che non si perita di sfruttare una bambina-pittrice prodigio, un chiurgo estetico (Massimo Popolizio) che riceve centinaia di clienti al giorno, un cardinale ( Roberto Herlitzka) prodigo di costose ricette di cucina e di superficiali insegnamenti morali, un gestore di night (Massimo De Francovich ) addicted di eroina, la cui figlia, Ramona ( Ferilli) , ormai più che quarantenne fa , per disperato bisogno di danaro , ancora la spogliarellista. Proprio con Ramona , dopo tante brevi, insulse relazioni- vedi l’incontro con la noiosa Ornella ( Isabella Ferrari )- Jep ha un sussulto di quell’affetto che sembrava sopito dalla prima giovinezza e che riaffiora quando il marito (Luciano Virgilio )della sua prima fidanzatina gli comunica che alla sua morte ha scoperto che lui, Jep, è stato per lei l’unico amore. La morte di Ramona, la partenza del deluso Romano e l’incontro con una sorta di Madre Teresa centoquattrenne inducono Gambardella a ricercare i luoghi del suo primo amore e della sua perduta ispirazione artistica.

Il film , presentato pochi giorni fa a Cannes, ha fatto molto discutere : a molti nostri critici non è piaciuto – lo hanno visto come una sorta di “Dolce vita” senz’anima e , soprattutto (male dei mali!) senza una riconoscibile critica sociale ; altri (per lo più stranieri) ,invece, lo hanno trovato bellissimo e doloroso come tutta la filmografia di Sorrentino . Le sue storie sono , infatti, pervase da un profondo senso di solitudine , che rende umani e vicini a noi i personaggi che le vivono , i quali , guarda caso, sono sempre , in qualche modo, dei “mostri” : il contabile di malavita de “Le conseguenze dell’amore”, lo squallido usurario de “L’amico di famiglia”, l’Andreotti de “Il divo” ,l’egocentrica pop-star di “This must be the place” sono , come Jep, angosciosamente soli e non possono trovare riscatto in un amore che non è dato loro di conoscere, se non perdendovisi definitivamente e il vero, unico amore di Gambardella è la splendida  (e splendidamente fotografata da Luca Bigazzi) e voracemente distruttiva Roma dei terrazzi abusivi, dei palazzi in decadimento e della promiscuità senza valori comuni . Il cast è stellarmente teatrale e a tutti i personaggi la costumista Daniela Ciancio dà un tocco di riconoscibilità . Se c’è un paragone possibile con il capolavoro di Fellini (ma in realtà non serve) è nella capacità de “La grande bellezza” di raccontare il nulla nel quale siamo dolorosamente immersi.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=hpPz0Umsff4




FILM DELLA SETTIMANA: The Counselor, Nebraska, The Wolf of Wall Street, Tutta colpa di Freud. Recensioni, link e VD

The Consuelor - Il procuratore

The Counselor – Il procuratore

Un film di Ridley Scott con Michael FassbenderPenelope CruzCameron DiazJavier BardemBrad Pitt

A Juarez, un avvocato di buon successo( Fassbender) è perdutamente innamorato della bella Laure (Cruz) e va in Olanda dal miglior mercante di preziosi (Bruno Ganz) a comprarle uno splendido diamante per l’anello di fidanzamento; per quanto agiato, non può permettersi una vita così dispendiosa chiede così al suo amico e cliente Reiner (Bardem) , un proprietario di locali alla moda ammanicato con il cartello della droga – anche grazie alla sua donna, la sconvolgente Malkina (Diaz) – di farlo entrare, per una volta , nel giro della droga ; Reiner lo introduce a Westray(Pitt), un middleman indipendente del cartello che , dopo averlo sconsigliato, accetta di fargli finanziare una grossa  spedizione dalla quale l’avvocato ricaverà un fiume di denaro . L’avvocato, intanto, viene convocato in carcere da una sua cliente d’ufficio, Ruth (Rosie Perez), che gli chiede di pagare la cauzione per il figlio (Richard Cabral) che è stato arrestato per eccesso di velocità con la moto; il ragazzo esce ma  il carico di droga scompare e il suo corpo decapitato lo collega al trafugamento della partita ; il cartello pensa così che l’avvocato sia implicato nel furto . Reiner viene ucciso e l’avvocato riesce a scappare ma  Laura  viene rapita e lui tenta di salvarla  parlando con un losco avvocato messicano (Fernando Gayo) ma il Boss (Ruben Blades) gli comunica per telefono che Laura è morta.

“The counselor” non è certo il miglior  film di Ridley Scott : statico, verboso , pieno di personaggi – marionetta, non riesce a decollare. Uno dei suoi demeriti è proprio la sceneggiatura del celebrato (dopo “Non è un pase per vecchi”) Cormac McCarthy  che disegna personaggi apodittici e senza spessore umano (in fondo era così anche il romanzo del film dei Coen ma loro lo hanno adattato alla propria travolgente ed affettuosa ironia). A parte la ridicola tendenza a far fare digressioni filosofiche anche ai più efferati killer, il film nel suo impianto di base ( uomo un po’ stupido  si rovina per amore) perde nel confronto con due grandi precedenti : “La fiamma del peccato” (B. Wilder, 1944) e “Brivido caldo” (L. Kasdan, 1981).

Dopo il deludente “Prometheus”, di nuovo Scott mette insieme un film senza la forza che era il suo più significativo segno autoriale ( sembrerebbe che il suicidio del fratello Tony lo abbia segnato anche creativamente).

Nebraska

Un film di Alexander Payne. Con Bruce DernWill ForteJune SquibbBob OdenkirkStacy Keach

Il vecchio Woody (Dern) viene più volte fermato dalla polizia locale del paese del Montana nel quale abita mentre si avvia a piedi a Lincoln nel Nebraska. Lui ha ricevuto una delle tante lettere pubblicitarie , un po’ truffaldine, che comunicano la una grossa vincita (in questo caso, 1.000.000 di dollari) per poi vendere qualcosa (qui sono abbonamenti a riviste). Invano il figlio David (Forte) e la moglie ,Kate (Squibb), cercano di farlo ragionare. Alla fine David decide prendersi qualche giorno di vacanza e di accompagnare il padre a Lincoln. Nel viaggio Woody, che è semi-alcolizzato, fa una brutta caduta e si ferisce alla testa . I due finiscono nella città natale del vecchio a casa del fratello di lui Ray (Rance Howard) che vive con la moglie Martha (Marie Louise Wilson) ed i figli Bart (Tim Driscoll) e Cole (David Ratray), due scioperati subumani. Woody non regge alla tentazione di vantarsi con il vecchio amico e rivale Ed (Keach) della vincita , scatenandone la avidità . Il giornale locale si prepara a farne un eroe e David va a spiegare alla anziana direttrice della testata Peg (Angela McEwan) la situazione ; sarà proprio l’incontro con la donna che rivelerà a David le sfaccettature di dolore e generosità del padre, che a lui ed al fratello Ross (Odenkirk) era apparso come un egoista. Woody potrà, alla fine, farsi vedere dai vecchi compaesani con un furgoncino nuovo – che il figlio gli ha comprato , fingendo che sia un premio di consolazione della lotteria e David avrà ritrovato il padre.

Payne ha molto al centro della sua narrazione il viaggio  come ritrovamento di sé (“A proposito di Schmidt”, “Sideways”) e in questo film , anche grazie allo splendido bianco e nero di Phedon Papamichael, il rapporto tra la solitudine – ma anche la rabbiosa vitalità – dei personaggi e la decadente mestizia dei piccoli agglomerati urbani è resa con grande efficacia. Per non dire del cast : sono tutti perfetti   ; Dern (attore mito del cinema indipendente degli anni ’70) ha vinto a Cannes ma anche la meno nota June Squibb dà alla sarcastica  grevità di Kate un’ umanità toccante ed indimenticabile; parteggiamo per lei agli Oscar.

The Wolf of Wall Street 

Un film di Martin Scorsese. Con Leonardo DiCaprioJonah HillMargot RobbieMatthew McConaugheyKyle Chandler.  USA 2013

Jordan Belfort (DiCaprio) ,ragazzo di  pieno di ambizioni, nel 1987 a New York  trova lavoro in una grossa società di brockeraggio finanziario . in attesa di ottenere la licenza di brocker si accontenta di fare il galoppino ma il maggior azionista della società, Mark Hanna(McConaughey), – che ha intuito in lui un vero talento – lo invita a pranzo e gli spiega i rudimenti spietati e adrenalinici di quel lavoro. Proprio il giorno nel quale ha ottenuto la licenza è però il famoso Lunedì Nero e i suoi sogni sembrano infrangersi ma la moglie Teresa (Cristin Miloti) lo invita a non arrendersi. Entra,così, in una finanziaria sfigatissima che vende titoli improbabili ad ingenui piccoli risparmiatori. Jordan , in breve tempo, fa impennare gli affari della società ,guadagnando un bel pò di soldi di commissioni. Dopo un poco, arruola il suo nuovo amico Donnie (Hill) – un piccolo assicuratore che gli si mette a fianco, abbagliato dalla  sua ostentata  ricchezza  – e un manipolo di amici spacciatori occasionali e apre una sua società, alla quale dà il roboante nome di Stratton Oakmont . Seguendo i consigli di Hanna, i nostri eroi vendono di tutto a tutti , strafacendosi di cocaina ed altre droghe per reggere il ritmo e di sesso orgiastico (ma anche solitario) per rilassarsi.

La Stratton passa dalla vendita di azioni legate a società farlocche all’empireo delle costose Blue Chips . Ovviamente, la maggior parte dei guadagni è assolutamente illegale e poco può fare Max (Rob Reiner) , il padre di Jordan , contabile, assunto per mettere  ordine nel caos amministrativo della società. Jordan incontra la top model Naomi (Robbie) , se ne innamora , lascia Teresa e la sposa. Intanto l’F.B.I. gli mette alle costole l’agente Patrick Denham (Chandler) e Jordan apre un conto in Svizzera nella banca diretta da Jean-Jaque Saurel (Jean Dujardin) ,intestandolo alla zia inglese di Naomi, Emma (Joanna Lumley) . I soldi vengono spediti attraverso il suo corriere (e pusher) di fiducia , Brad (Jon Bernthal) ma Donnie ,  strafatto, lo fa beccare con l’ultimo carico. Zia Emma muore , Saurel si fa beccare in America e Jordan rischia una condanna a  vent’anni. Per salvarsi denuncia i suoi complici e dopo una lieve condanna in un carcere di tutto riposo, il nostro eroe si ricicla come guru  delle  tecniche di vendita.

Scorsese e DiCaprio hanno avuto per  anni i diritti dell’autobiografia di Belfort ma il puritanesimo americano ha loro consentito di girarlo solo un anno fa . Ne hanno affidato la scrittura all’autore de “I Soprano” e di “Broadwalk Empire”, Terence Winter ( non a caso due grandi gangster story) e ne hanno tratto  questo grande affresco sulla corruttela finanziaria degli anni ottanta, epico e miserabile ad un tempo , con un cast eccelso , a partire da DiCaprio stesso ( ma quando recita con Jonah Hill o con Matthew McConaughey entrambi gli rubano grandiosamente la scena). Epico, dicevo, perché il Belfort del fim richiama la  grandezza  , la brutalità, gli eccessi  degli eroi omerici ,  prigionieri del volere di dèi capricciosi così come i protagonisti del film sono guidati alla catastrofe da droghe sempre più padrone del loro volere.

Tutta Colpa di Freud

Un film di Paolo Genovese. Con Marco GialliniAnna FogliettaVittoria PucciniVinicio MarchioniLaura Adriani. Italia 2014

Genovese è ormai un autore consolidatissimo della commedia italiana sofisticata (“Immaturi” 1 e 2, “Una famiglia perfetta”) e questo film ne è un’ulteriore conferma : ben scritto ,ben diretto , ben interpretato, con location sempre appropriate e le battute giuste a sciogliere ogni sequenza è una prova in più che il  nostro cinema sa trovare la  strada per ritrovare un pubblico che, talora , sembra perduto. Non è un caso   che attori noti – che non disdegnano di apparire in un’operazione di prevedibile successo – diano volto a piccoli camei: oltre a Maurizio Mattioli nel ruolo del portiere, ci sono Dario Bandiera, Lucia Ocone, Francesco Apolloni e Michela Andreozzi. Al soggetto ha partecipato anche Pieraccioni (con il quale Genovese aveva scritto il recente “Un fantastico viavai”).Francesco (Giallini) è uno psicanalista ed ha cresciuto da solo (la moglie era partita anni prima per l’Africa quale medico volontario) tre figlie, due intorno ai 30 anni – Sara (Foglietta) e Marta (Puccini)  -e la terza, Emma (Adriani) diciottenne. Le ragazze passano , tutte e tre, un difficile momento sentimentale: Sara, che viveva in America, è omosessuale ma dopo l’ennesima delusione d’amore torna a casa e decide di provare con l’eterosessualità ; Marta è libraria snob e si innamora di uomini improbabili : l’ultimo è uno scrittore (Antonio Manzini) del quale aveva frainteso le attenzioni; Emma , infine, presenta al padre il suo fidanzato Alessandro (Alessandro Gassman),cinquantenne e sposato. Francesco , dopo aver cercato di dissuadere Sara dai suoi propositi, l’aiuta come può a capire gli uomini, cerca di consolare la povera Marta e, soprattutto, impone ad Alessandro una terapia, apparentemente per facilitargli la separazione in realtà per cercare di farlo tornare dalla moglie Claudia (Claudia Gerini) – non sa che lei è proprio la donna che incontra al bar e della quale si è innamorato. Marta si innamora di Fabio (Marchioni), un cleptomane sordomuto che ruba libretti d’opera nella sua libreria e comincia con lui una relazione complicata dalla allarmata sensibilità dell’uomo. Sara , dopo vari appuntamenti deludenti  – un geometra tirchio (Giammarco Tognazzi), un poeta tronfio (Paolo Calabresi) e un bravo ragazzo (Edoardo Leo) che lei, ubriaca, fa scappare raccontando , con varie confusioni sessuali, le sue delusioni amorose – incontra Marco (Daniele Liotti) e , per la prima volta, ci fa l’amore . Quando tutto sembra perduto- Fabio rompe con Marta, temendo che lei lo tratti con pietà, Sara ha una  forte pulsione per la cugina (Giulia Bevilacqua) di Marco , resiste  ma  il mattino successivo viene a sapere che i due cugini sono andati a letto insieme ed Emma scopre il doppio gioco del padre – la saggezza e l’amore paterno di Francesco rimettono a posto ogni cosa.

 

 

 




Un boss in salotto

Un-Boss-In-SalottoUn film di Luca Miniero. Con Paola CortellesiRocco PapaleoLuca ArgenteroAngela FinocchiaroAlessandro Besentini.

Cristina Coso (Cortellesi) vive in un lindo ed ecologico chalet in Trentino con il marito Michele (Argentero) ed i figli Fortuna (Lavinia de’ Cocci) e Vittorio (Saul Nanni); lei è la tipica moglie del nord: efficiente e ambiziosa è sempre pronta a sollecitare il mite marito a farsi avanti nel lavoro ed i figli ad eccellere negli studi e nel cogliere le occasioni di promozione sociale che l’ambiente scolastico – o, nel caso di Fortuna, una scuola di danza – possono offrire. Tutto  bene quindi; non esattamente perché Cristina non è proprio una trentina doc : viene dalla Campania e si chiama Carmela  e ha cancellato il proprio passato;  un brutto giorno, però, viene convocata   in commissariato  e lì due poliziotti (Marco Marzocca e Massimo De Lorenzo) le comunicano che il fratello Carmine (Papaleo) , accusato di essere un boss della camorra, ha indicato la casa della sorella quale domicilio , in attesa del processo che lo vede imputato .Cristina/Carmela è costretta ad introdurre nella sbigottita famiglie il fratello in perfetta mìse cafona , con tanto di catene d’oro e stuzzicadenti. Michele, in particolare, vede vicina la propria fine quando il suo datore di lavoro, Carlo Manetti (“Ale” Besentini) si presenta a cena con la spocchiosa moglie Doriana (Finocchiaro) e i due vengono messi in fuga da Carmine che si finge maggiordomo rumeno ma vuole far loro pagare i soprusi con cui il loro figlio martirizza Vittorio. Quando , però, la  verità viene fuori tutto cambia : Manetti , sperando in un intervento di denaro riciclato della camorra, fa fare un carrierone a Michele e la porta della loro casa si spalanca per i Coso , lo strozzino che prestava soldi a Michele (è così che lui zittiva le pretese di Cristina) dichiara soddisfatto ogni suo credito e persino la scorbutica vicina (Giselda Volodi,  bravissima) si concede sfacciatamente a Carmine . Al processo , però, tutti i testimoni ( i Ditelo Voi in vari travestimenti) scagionano Carmine ,piccolo delinquente che voleva solo essere un po’considerato.

Il napoletano Miniero, dopo varie incursioni nel grottesco – da solo o in coppia con Paolo Genovese – ha incontrato il successo con “Benvenuti al sud” e lo ha confermato con “Benvenuti al nord” , entrambi prodotti da Cattleya ; ora la produzione e il regista ripropongono  la stessa formula : il sud cialtrone e un po’ miserabile ma di cuore sincero che incontra ed affascina il nord malato di un efficientismo di maniera. Se a questo si aggiunge la riproposizione del duo di successo di “Nessuno mi può giudicare”: Cortellesi-Papaleo , l’utilizzo , anche parecchio forzato, dei due caratteristi lanciati dai due “Benvenuto..”: Salvatore Misticone e Nunzia Schiano , addirittura avendo scelto Ale per il ruolo dell’imprenditore,  il dare a Franz un minuscolo cameo per dichiarare la coppia nei titoli, ci troviamo di fronte ad una operazione produttiva assai astuta e funzionale. I primi risultati al botteghino danno ragione ai prodotturi, perciò onore al merito: in fondo  – e per una commedia è un vero complimento – è come passare due orette in compagnia di vecchi compagni di goliardia, un po’ prevedibili ma simpatici .