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I nostri ragazzi

ragazzidi Ivano De Matteo. Con Alessandro GassmanGiovanna MezzogiornoLuigi Lo CascioBarbora BobulovaRosabell Laurenti Sellers Italia 2014

Due automobilisti litigano nel traffico, uno dei due scende dall’auto e, armato di una mazza da baseball, sfonda il finestrino dell’altro che estrae una pistola e spara uccidendo l’aggressore e ferendone, con lo stesso proiettile, il figlioletto rimasto in macchina; quindi, spaventato, si qualifica come poliziotto. Poco tempo dopo troviamo il bambino in ospedale accudito dalla mamma Giovanna (Lidia Vitale); lo ha in cura il pediatra Paolo (Lo Cascio) che fa di tutto per farlo guarire e per rasserenare la madre. Paolo torna a casa e, dopo aver salutato il figlio sedicenne Michele (Jacopo Olmo Antinori) che sta guardando con la cugina Benedetta (Laurenti Sellers) un reality violento,  va con la moglie Clara (Mezzogiorno) alla cena in un ristorante di lusso che ogni mese suo fratello Massimo (Gassman), penalista di successo e padre di Benedetta, insieme alla seconda moglie Sofia (Bobulova)  offre con un po’ di ostentazione. I due fratelli come sempre battibeccano – adesso hanno un argomento in più perché Massimo è il difensore del poliziotto. Qualche sera  dopo i due ragazzi vanno ad una festa e Benedetta si apparta con un ragazzo mentre Michele, forse geloso, beve smodatamente e comunica alla cugina che vuole tornare a casa e lei, seccata, lo accompagna. Poco dopo Giovanna lo vede tornare ubriaco e si ripromette di fargli un discorso il giorno dopo, soprattutto a seguito del recente colloquio con l’insegnante di matematica (Roberto Accornero) che lamenta la totale mancanza d’impegno del ragazzo. La sera dopo, Clara, guardando Chi l’ha visto, crede di riconoscere Michele e Benedetta in due ragazzi, ripresi da una telecamera di servizio, che hanno picchiato una barbona lasciandola in coma (poco dopo morirà). Michele nega e Clara ,credendogli, non dice nulla al marito  intanto, Benedetta, racconta al padre, chiedendogli consigli legali, di due suoi compagni di scuola che si sono resi responsabili dell’aggressione. Massimo invita a pranzo il fratello e gli dice di avere il forte sospetto che il racconto di Benedetta riguardi i loro figli. Paolo va a casa, interroga duramente il figlio e questi confessa. Le due famiglie si incontrano per decidere il da farsi ma finiscono per litigare. Sofia, che di Benedetta è la matrigna ma la ha cresciuta come una figlia, dichiara al marito di essere disposta a fornirle un falso alibi, mentre Clara è in violenta tensione con Paolo, perché teme che voglia denunciare il figlio. In una drammatica cena nel solito ristorante, Massimo, che ha sentito i ragazzi parlare tra loro ed ha capito che non hanno alcuna idea della gravità dell’accaduto, comunica che ha deciso di far costituire Benedetta, garantendo a lei ed al cugino il massimo di assistenza legale (i due, in quanto adolescenti ed incensurati, hanno buone possibilità di ottenere pene alternative al carcere), Paolo rifiuta di condividere questa scelta e minaccia di morte il fratello. Poco dopo…

De Matteo è uomo di spettacolo versatile: attore (è stato il Bufalo del Romanzo criminale televisivo), sceneggiatore, regista; nei suoi film appaiono sempre temi di forte attualità come l’immigrazione (La bella gente) o le nuove povertà (Gli equilibristi). I nostri ragazzi, presentato di recente a Venezia ne Le giornate degli autori, è il suo film più riuscito ma gli manca, come molto spesso capita al nostro odierno cinema d’impegno, una compiutezza narrativa, come se l’attualità del tema  bastasse da sola a fare il film, senza bisogno di personaggi che diano anima e vita al racconto (che non sia così ce lo dimostrano il Rosi de Le mani sulla città, il Lumet de La parola ai giurati , il Cayatte di Giustizia è fatta o il Loach di Ladybird, ladybird). L’argomento è certamente foriero di discussioni (lo dimostrano le tre carampane che ieri al cinema, durante la proiezione, non smettevano di blaterare) ma è sviluppato attraverso situazioni e figure ad una sola dimensione, più emblematiche che umane. Tutto è messo insieme con cura ma un film è un’altra cosa.

 




Apes Revolution, il pianeta delle scimmie (Dawn of the Planet of the Apes)

scimmiedi Matt Reeves. Con Andy SerkisJason ClarkeGary OldmanKeri RussellToby Kebbell  USA 2014

Dopo alcuni anni dalla fuga delle scimmie e dagli scontri con gli umani, a seguito di un virus elaborato nel laboratorio che faceva esperimenti sui primati, l’umanità è stata decimata e un gruppo di superstiti naturalmente immuni vive nelle rovine di San Francisco, sotto la guida del dott. Dreyfus (Oldman). Le scimmie invece hanno fondato una colonia nella vicina foresta di Muir Woods e vivono di caccia e, seguendo i dettami di Cesare (Serkis), rispettano principi di tolleranza (il primo dei comandamenti è “Scimmia non uccide scimmia”). Le due comunità sono in costante reciproco allarme ma un giorno, venuta a mancare l’energia a San Francisco, Dreyfus chiede a Malcom (Clarke) di cercare riattivare la diga che è dentro la foresta. Malcom va con la moglie medico Ellie (Russell), il figlio Alexander (Kobi Smit-McPhee) e un piccolo gruppo di tecnici, tra i quali Carver (Kirk Acevedo) particolarmente ostile alle scimmie ma indispensabile alla missione. Catturati e portati al cospetto di Cesare, gli umani ottengono di poter accedere alla diga; su questa scelta alcune scimmie non sono d’accordo, in particolare il bonobo Koba (Kebbell) che era stato torturato in prigionia e Occhiblù (Nick Turston), il figlio di Cesare, un po’ testa calda. La convivenza sembra andare bene – in particolare Alexander ha fatto amicizia con l’orango maestro di scuola Maurice (Karin Konoval) – ma un movimento brusco del figlio neonato di Cesare fa spaventare Carver che tira fuori una pistola; tutto sembra perduto senonchè Ellie riesce a guarire la moglie di Cesare Cornelia (Judy Geer), in fin di vita per il recente parto difficile. La diga torna in funzione ma la sera dei festeggiamenti Koba, nascosto, spara a Cesare, apparentemente uccidendolo, e con l’accendino di Malcom dà fuoco al villaggio. Gli umani, ritenuti responsabili dell’accaduto, riescono, grazie a Maurice a fuggire e a portare con loro Cesare gravemente ferito ma le scimmie, agli ordini di Koba, assalgono la città ed ha così inizio una sanguinosa guerra. Occhiblù, che era con i ribelli, ritrova il padre che. grazie alle cure di Ellie, è in via di guarigione e con un gruppo di scimmie contrarie al conflitto aiuta Malcom intenzionato ad entrare a San Francisco per cercare di porre fine al conflitto. Dreyfus ha minato tutta la zona nella quale sono accampate le scimmie e Malcom non fa in tempo a fermare la prima, devastante esplosione. Cesare, intanto, si è battuto con Koba e lo ha ucciso ma ormai nulla sembra poter fermare la guerra.

La saga de Il pianeta delle scimmie (nata dal romanzo di Pierre Boulle  del 1963) è cominciata nel 1968 con il film omonimo per la  regia da Franklin J. Shaffner ed ha avuto 4 sequel più una serie TV con attori ed una in animazione; nel 2001 Tim Burton ne ha diretto un discusso remake e nel 2011, con L’alba del pianeta delle scimmie, Robert Wyatt ha dato inizio ad un nuova capitolo , della quale Apes revolution è il sequel. Dal punto di vista narrativo, è rimasto ben poco della serie originale (in parte, è come se si fosse partiti dal terzo film, Fuga dal pianeta delle scimmie, di Don Taylor del ’71 ma il plot è assai diverso). Come spesso succede con prodotti di questa complessità narrativa, è la tecnica a farla da padrona e, mentre nella prima serie le scimmie protagoniste erano Roddy McDowall e Kim Hunter a recitare truccati (così come, fatte salve alcune innovative tecniche, nel remake di Burton facevano Tim Roth ed Helena Bonham Carter) qui impera il motion capture che regala i movimenti e le espressioni di attori a vere scimmie e, questo, dà alla nuova serie una dimensione di scontro tra la scienza, usata anche irragionevolmente dall’uomo,  e la natura, spesso ferocemente ostile. Il passaggio di regia tra Wyatt ed il gotico Reeves (Blood story) accentua con grande efficacia il senso di un cupo, forse  ineludibile, destino di distruzione che è la chiave di seconda lettura di questo bel fantasy.




Io rom romantica – La prima regista rom italiana

 

io romdi Laura Halilovic. Con Marco BocciClaudia Ruza DjordjevicAntun BlazevicDijana PavlovicGiuseppe Gandini  Italia 2014

Gioia (Djordjevic) è una rom diciottenne e vive con la famiglia in una casa popolare a Falchera nella periferia di Torino; il padre Armando ( Blazevic) cerca di combinarle un matrimonio (pe la comunità rom lei è già troppo grande per non essere sposata) ma lei non vuole accettare il destino che la famiglia vorrebbe imporle e rifiuta tutti gli aspiranti fidanzati. Gioia ha un’amica gagè (non-rom), Morena (Sara Savoca) con la quale fa provini e piccole comparsate e sogna di entrare nel mondo del cinema; Morena è innamorata di Alessandro (Bocci), un meccanico trentenne che ha molto viaggiato. Venuta a sapere che Alessandro conosce un regista, lei sabota il furgoncino del padre per incontrare il meccanico ed ottenere un appuntamento con il cineasta Enrico (Gandini), che è un documentarista sfigato ma grazie a lui, Gioia fa qualche lavoretto di set e, soprattutto,  vede Manhattan di Woody Allen e decide che farà la regista come lui e che lo incontrerà. Sua madre Veronica (Pavlovic) la pensa come il marito ma lo convince, anziché cercare di  combinare un matrimonio secondo tradizione, di farla corteggiare dal prossimo candidato come “fanno i gagè”. La scelta cade su Elvis (Simone Coppo), anche lui incompreso dalla famiglia perché vuole fare il musicista e suona con ragazzi non rom. Il primo incontro tra i due non funziona – Gioia si è un po’ innamorata di Alessandro – ma un giorno in cui i due sono ad un matrimonio Elvis la aiuta a scappare (lei ha il suo primo impegno come aiuto–regista di Enrico)  Saputo che Woody Allen è a Roma, lei si fa dare un passaggio da una automobilista (Lorenza Indovina) che la riempie di luoghi comuni sugli “zingari”. Arriva a Roma giusto in tempo per intravedere Allen che si allontana in una macchina. Tornata a casa, trova la famiglia arrabbiata ma, anche grazie alla nonna (Zema Amidovic), tradizionalissima ma intelligente e sensibile, i suoi le lasceranno seguire la sua vocazione.

La Hailovic è una giovane cineasta di origine bosniaca e racconta, quasi fedelmente, la propria storia, come già aveva fatto nel documentario Io, la mia famiglia rom e Woody Allen;per questo suoprimo lungometraggio si è fatta aiutare da due sceneggiatrici di livello, Silvia Ranfagni e Velia Santella, ed ha messo insieme un film di grande piacevolezza, anche grazie alla giovanissima e credibilissima protagonista – ma la parte rom del cast, a partire dalla nonna, è perfetta, assai più efficace degli attori professionisti che vi partecipano. Insomma, una piccola, gradevole sorpresa, nella falsariga anglosassone di East is East e di Sognando Bekham, all’interno della  quasi generale desolazione della programmazione estiva di film italiani.




Tutte contro lui (The Other Woman)

Tutte-contro-lui-The-Other-Woman-trailer-italiano-clip-e-locandine-della-commedia-con-Cameron-Diaz-3di Nick Cassavetes. Con Cameron DiazLeslie MannKate UptonNikolaj Coster-WaldauNicki Minaj USA 2014

Carly (Diaz) è un avvocato newyorchese di successo ed ha una appassionata  relazione con l’affascinante uomo d’affari Mark (Coster-Waldau); una sera lui disdice all’improvviso la cena organizzata per conoscere il padre lei, Frank (Don Johnson) e  questi ,consumato dongiovanni, le consiglia di andargli a fare una sorpresina erotica. Abbigliata da idraulico sexy, Carly suona alla sua porta e le apre Kate (Mann), la moglie casalinga ed ingenuotta di Mark. Dopo qualche tira e molla le due diventano amiche ma una sera , dopo mesi di astinenza coniugale,  lui le chiede di far l’amore; Kate si precipita in bagno per depilarsi e farsi bella ma lo sente parlare al telefono con un’amante; sicura che questa sia Carly, si precipita da lei  ma insieme scoprono che c’è una terza donna, la giovane e prosperosa Amber (Upton). Le tre decidono di vendicarsi e, dopo qualche scherzaccio con ormoni e lassativi, Carly capisce che Mark sta truffando il suo socio Nick (David Thorton) e che ha creato allo scopo una società con sede alle Bahamas, della quale l’ignara Kate appare amministratore unico. Le ragazze prosciugano i conti di Mike, restituiscono il maltolto a Nick e Kate, assistita da Carlly, entra brillantemente in affari.

Il regista è figlio di John Cassavetes e di Gena Rowlands e fin qui ha fatto film di qualche interesse, vedi Alpha dog, lasciando la sensazione che ci fosse in lui un po’ della creatività di famiglia. Questo film, però, è la cartina di tornasole di un onesto e limitato mestiere: sembra proprio un film buttato lì per sfruttare la popolarità televisiva di Coster-Waldau (Il trono di spade),puntellato di battutine post-femministe, risapute gag goliardiche su cacca e vomito e le solite faccette della Diaz.

 




Le meraviglie

bellucci_alba_alicedi Alice Rohrwacher. Con Maria Alexandra LunguSam LouwyckAlba RohrwacherSabine TimoteoAgnese Graziani. – Italia 2014

Gelsomina (Lungu) è un’adolescente e vive con il padre Wolfgang (Louwyck), la madre Angelica (Rohrwacher),la sorella più piccola Marinella (Graziani), le gemelline Caterina (Eva Morrow) e Luna (Maristella Morrow) eCocò (Timoteo), una ragazza che si è aggregata alla famiglia; loro sono apicultori e fanno un ottimo miele naturale. Wolfango guida il lavoro di tutta la famiglia con un piglio da padre-padrone ma non scevro da brusca affettuosità e Gelsomina vive il trapasso adolescenziale con tutte le contraddizioni tipiche dell’età: è infantilmente gelosa di Marinella ma le fa anche da guida, è in adorazione del padre ma comincia a contestarlo, è sfiorata dai miti televisivi della sua epoca (“Ti pretendo” di Ambra) ,siamo nei primi anni ’90  ma un po’ se ne vergogna. Quando  incontra la divetta di una televisione locale, Milly Catena (Monica Bellucci) che, con un improbabile costume da fatina, pubblicizza un concorso che promette un ricco premio denaro alle meraviglie (cioè i prodotti locali tipici) cerca di convincere il padre a partecipare (la famiglia ha il problema di dover adeguare la struttura della loro attività alle nuove norme, non avendo i soldi per farlo). Wolfango, invece, aderisce al programma SecondLife, un’iniziativa per il recupero attraverso il lavoro di giovani detenuti; arriva, accompagnato da un’assistente sociale (Margerete Tiesel), Martin (Luis Huilca ), un quattordicenne che ha subìto una condanna per piccoli furti, Il ragazzo che non parla mai ma fischia benissimo viene affidato a Gelsomina. La visita alla fattoria di un vecchio amico e compagno di lotte politiche di Wolfgang, Adrian (Andrè Hennike), fa capire che Cocò era stata in passato legata sentimentalmente ad entrambi. Con i primi soldi dell’affidamento di Martin, Wolfgang compra, facendo infuriare Angelica, un cammello (era un desiderio di Gelsomina bambina e lui, inconsciamente spera di tenerla legata all’infanzia con quell’assurdo regalo). La famiglia partecipa al concorso televisivo, non vince ma Gelsomina diventa donna, accolta con affetto da tutti i suoi cari. Il film ha avuto il Gran Premio della Giuria al recente Festival di Cannes e, se è vero che, in genere, questo è un riconoscimento attribuito ad opere considerate fuori dagli schemi, Le meraviglie lo ha certamente meritato. Come nel precedente lungometraggio, Corpo celeste, anche in questo film la Rohrwacher mette al centro della storia il difficile percorso di crescita di un’adolescente ma qui c’è una ben maggiore capacità poetica ed una sicura direzione degli attori (quasi recita anche la Bellucci!). Rimane un che di irrisolto nel dipanarsi di una vicenda un po’ troppo sospesa nel limbo di motivazioni un po’ astratte e di tensioni risolte solo in parte (il cinema, anche quello più autoriale, non sopporta sospensioni). Viene comunque voglia di vedere la regista alle prese con un film meno totalmente personale (e familiare) ma più compiuto: potrebbe sorprenderci come, in passato, ha fatto la Campion (autrice assai amata dalla Rohrwacher).

https://www.youtube.com/watch?v=-AIHVBjHP_Y




GODZILLA

godzilla-2014-posterdi Gareth Edwards. Con Aaron JohnsonKen WatanabeElizabeth OlsenJuliette BinocheSally Hawkins  USA 2014

 Nel 1999 una centrale nucleare di Tokyo va distrutta per effetto di un inesplicabile terremoto nucleare. Il direttore della centrale, Joe Brody (Bryan Cranston), nell’incidente perde la moglie Sandra (Binoche), non se ne dà pace e spedisce il figlioletto Ford (CJ Adams) in America. 15 anni dopo  Ford (Johnson), esperto di esplosivi dei marines, torna a san Francisco dalla moglie Elle (Olsen), dopo una lunga missione ma una telefonata dal Giappone lo costringe a ripartire: il padre è stato arrestato perché si aggirava nella vecchia centrale chiusa per ragioni di sicurezza. Arrivato a Tokyo, fa rilasciare il padre e si fa convincere da lui ad accompagnarlo nel luogo  del disastro. Qui un’altra scossa di terremoto fa venire alla luce una gigantesca creatura che si allontana in volo. La marina americana di stanza colà è guidata dall’ammiraglio Stenz (David Strathaim) e con lui ci sono lo scienziato giapponese Ishiro Serizawa (Watanabe) e la sua assistente Vivienne Graham (Hawkins), che spiegano ai Brody che quello che hanno visto- e che ha provocato i sismi – è un M.U.T.O. (Organismo massivo non identificato) e che si sta dirigendo verso San Francisco per fecondare la femmina della specie. Entrambe le creature si nutrono di energia nucleare e se dovessero riprodursi la Terra sarebbe distrutta. L’ammiraglio comanda una piccola flotta che va in America ma ecco che dal mare appare il gigantesco Godzilla, che ha captato i segnali dei due M.U.T.O. e va a combatterli. Stenz, contro il parere di Serizawa, ha con sè una potentissima bomba nucleare per distruggere i mostri (lo scienziato teme, però, che l’ordigno rischi di moltiplicare la potenza dei M.U.T.O.). Ford, che vuole raggiungere la moglie ed il figlioletto, si fa arruolare come esperto artificiere . Le navi arrivano a San Francisco appena in tempo per vedere l’accoppiamento delle due creature, con conseguenti disastri e tsunami, e Stenz dà ordine di innescare la bomba ma Godzilla…

Il primo Godzilla (Gippone, 1954) era diretto dal maestro di effetti Ishiro Honda ed era stato  un tale successo in patria che ne fu fatta circolare nel mondo una versione nella quale erano inserite nuove scene con Raymond Burr (il Perry Mason televisivo), per aumentarne la vendibilità. Dopo di allora sono stati prodotti altri 29 sequel, compresi il colossal-flop di Emmerich del ’98 e questo. In molti degli episodi successivi, il perfido tirannosauro dell’esordio diventa una specie di drago buono che combatte contro tartarugone, pterodattili e creature mostruose varie. Si disse allora che Godzilla era una metafora dell’orrore di Hiroshima e qui siamo sulla stessa linea ma, se il film di Emmerich è stato considerato un incidente di percorso, cosa dobbiamo dire di questo? Ha un cast di tutto rispetto, lo sforzo produttivo è evidente ma l’insieme è di tale ingenuità narrativa (Godzilla, per dirne una, uccide i M.U.T.O. sputando fuoco) da far apparire il cartone Disney del ’77 Elliott e il drago invisibile un capolavoro del gotico. Ridateci la geniale cartapesta del grande Ishiro !




Song ‘e Napule

Song-e-Napuledi Marco ManettiAntonio Manetti. Con Alessandro RojaGiampaolo MorelliSerena RossiPaolo SassanelliCarlo Buccirosso  Italia 2013

 Paco Stillo (Roja) è un pianista jazz e  campa di sogni e piccole esibizioni. Raccomandato dalla madre, dopo un colloquio disastroso con il Questore Vitali (Buccirosso) viene assunto in Polizia ed assegnato all’archivio giudiziario. Qui il durissimo commissario Cammarota ,che da tempo è sulle tracce dell’imprendibile killer Serracane ( di lui non si conosce nemmeno il volto),  venuto a conoscenza del talento musicale di Paco, lo costringe ad entrare nella band del cantante neo-melodico Lollo Love (Morelli), che è stato ingaggiato per  il matrimonio della figlia del camorrista Scornaienco (Franco Ricciardi), al quale sarà presente anche Serracane. Paco, con il nome d’arte di Pino Dinamite viene scritturato da Lollo e, dopo un primo impatto difficile con un genere musicale ed un mondo che detesta, impara ad apprezzare la sincerità e l’ingenuità di Lollo, ne diventa amico e, soprattutto, si innamora, ricambiato, della sorella di lui Marianna (Rossi). Un piccolo corriere della camorra, Sanguinella (Antonio Pennarella), che lo ha riconosciuto, mette in pericolo la sua copertura ma Cammarota lo costringe a proseguire nel piano e il povero Paco/Pino, in collegamento con l’agente Giulietta (Juliet Esey Joseph), va con la band al ricevimento di Scornienco (detto Mazza di Ferro dallo strumento con cui punisce chi sgarra). Qui conosce un gentile invitato, Ciro (Peppe Serillo) e scopre che è proprio lui il feroce Serracane. Inseguimento, fuga, lieto fine coloratissimo.

I Manetti bros. e Luciano Martino (scomparso poco meno di un anno fa) avevano già fatto altri due film insieme (L’arrivo di Wang e Paura3D) e la loro collaborazione era assai efficace: pur diversissimi, li univa l’amore per il cinema di genere e per le sfide di budget ed i Manetti avevano (come altri – ed io sono tra questi) un laico culto per la cinematografia di Martino. Questo film è però il migliore dei tre (direi, anche, il migliore dei due interessantissimi registi): divertente, irridente e tenero, con cast di perfetta resa, pare già destinato ad essere un piccolo cult. E’ bello che l’ultima fatica del Produttore Gentiluomo (come lo chiamava una esauriente biografia a lui dedicata), portata a termine in condizioni di salute già precarie, sia una così riuscita  rivisitazione del genere poliziottesco – che Martino aveva frequentato con successo- arricchita dall’ironia che era  il segno più riconoscibile della sua  intelligenza.

 




Video > FUORISTRADA: appuntamento il 20 aprile al Nuovo cinema Aquila di Roma alle ore 21,15

fuoristrada

Parteciperanno regista, staff e ospiti d’onore le straordinarie Beatrice Dadiloveanu e Marianna Della Pelle

Vincitore della menzione speciale nella sezione Prospettive Doc Italia all’ultimo Festival di Roma e candidato al Nastro d’argento per il miglior documentario, Fuoristrada continua la corsa con pneumatici da cross al botteghino del Pigneto.

Regia e sceneggiatura di Elisa Amoruso, musiche Ratchev & Carratello, fotografia Giorgio

il primo red carpet di Elisa Amoruso

Il primo red carpet di Elisa Amoruso

Horn e Martina Cocco, montaggio Chiara Griziotti, scenografia Roberta Iaci, Italia 2013.

Pino/Beatrice è meccanico, campione di rally, transessuale. Nel suo percorso di trasformazione, incontra Marianna, una donna rumena che fa da badante a sua madre, se ne innamora e decide di sposarla. Marianna lo accetta così com’è, con la sua diversità e fragilità, tanto che vanno a nozze tutte e due vestite da sposa. Pino/Beatrice è  moglie e marito di Marianna ma anche padre per suo figlio, parte fondamentale della loro unione. Fuoristrada è la storia di un amore che unisce una famiglia non convenzionale, in un Paese spesso troppo convenzionale.

 intervista alla regista 

 




Un matrimonio da favola

solfrizzi-torna-in-puglia-per-presentare-un-matrimonio-da-favola--1397651636-media (1)di Carlo Vanzina. Con Ricky MemphisAdriano GianniniEmilio SolfrizziGiorgio PasottiStefania Rocca  Italia 2014

Daniele (Memphis) sta per sposarsi a Zurigo con Barbara (Andrea Osvart), la figlia del  banchiere con il quale lui lavora; invita i suoi, un tempo inseparabili,  ex compagni di liceo, un po’ per nostalgia, un po’ per avere accanto qualche viso amico – i futuri suoceri (Teco Celio e Pia Engleberth) lo detestano – ma parecchio anche per godersi la loro invidia: da ragazzo lui era lo sfigato del gruppo ed ora è l’unico ad avercela fatta. Gli altri, infatti, non se la passano un granchè bene : Luca (Giannini), impenitente donnaiolo fa la guida turistica al Colosseo, Alessandro (Pasotti) è diventato ufficiale dei parà per volere del padre generale e deve nascondere la propria omosessualità e la convivenza  con Roberto (Luca Angeletti), Luciana (Rocca), già promettente calciatrice, ha dovuto interrompere la carriera per un incidente ed ha sposato il petulante assicuratore Fabio (Riccardo Rossi), Giovanni (Solfrizzi), che sognava di diventare un mago della finanza, ha un negozio di pellami, è spostato  con la feroce avvocato divorzista Paola (Paola Minaccioni) ed ha una relazione con la commessa Sara (Ilaria Spada), con la quale decide di andare a Zurigo. Gli altri due invitati di Daniele sono la madre (Roberta Fiorentini) e lo zio Remo (Max Tortora), di professione ladro. Arrivati a Zurigo ai nostri succede di tutto : Luca, senza sapere chi lei sia, va a letto con Barbara, Paola raggiunge, imprevista, Giovanni che deve confessare a Sara di essere sposato e la deposita dal recalcitrante Alessandro, il quale – oltre ad essere raggiunto dal gelosissimo Roberto – deve difendersi dalla serrata corte di Luciana, da sempre innamorata di lui. Anche Daniele ha il suo daffare a tentare di dirozzare madre e zio e ad impedire che questi rubi un preziosissimo dipinto nella casa dei suoceri. Un infausto addio al celibato in un bordello farà precipitare la situazione: Daniele viene casualmente a sapere di Giovanni e Barbara, Alessandro, ubriaco, finisce con il far l’amore con Luciana. Il giorno dopo saltano le nozze ma anche gli altri matrimoni.

I Vanzina, come sappiamo, sono molto intermittenti: alternano film carini a opere tirate un po’ via; questo (come il recente “Mai stati uniti”) è decisamente del primo tipo: ben scritto, divertente, girato con accuratezza ma soprattutto con un cast oliatissimo e qui vale la pena di ricordare una delle figure professionali poco riconosciute(spesso le produzioni ritengono, a torto ,di non averne bisogno)    – ma preziose- nel mestiere di cinema : quella del casting. Barbara Giordani, che ha questo ruolo nel film, è da sempre al fianco dei Vanzina ed è parte importante della spesso  ottima confezione delle loro opere.




Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)

the-grand-budapest-hotel-lobby-boy-1024x762di Wes Anderson. Con Ralph FiennesF. Murray AbrahamMathieu AmalricAdrien BrodyWillem Dafoe   USA 2014

Uno scrittore (Tom Wilkinson) che ha avuto gran  fama grazie al romanzo “Grand Hotel Budapest”, racconta di aver semplicemente raccontato quanto gli era stato narrato, quando da giovane (Jude Law) era sceso, nel 1968,in quello che era stato il più bell’albergo dello stato di Zubrowka, ormai lasciato in stato di semi-abbandono dal regime comunista. Lì conosce Mustafà (Murray Abraham), il vecchio proprietario dell’hotel, che gli racconta la storia : nel 1932 l’albergo e la sua elegantissima clientela erano affidati alle cure di Gustave (Finnies), consierge raffinato ed espertissimo ed appassionato consolatore di anziane clienti. Gustave prende sotto la sua tutela il giovanissimo fattorino Zero (Tony Revolori) e, quando la sua più cara amante, l’ottantaquattrenne Madam D. (Tilda Swinton),  muore, lo porta con se nel castello nel quale la nobildonna aveva vissuto. Qui l’avvocato Kovacs (Jeff Goldblum), nel leggere il testamento, rivela che a Gustave spetterebbe il  prezioso dipinto “Ragazzo con mela”. Il  figlio di Mdam D, Dmitri (Brody), va su tutte le furie e si prepara a scatenare il feroce Jopling (Dafoe) contro di lui. Con l’aiuto del maggiordomo Serge (Amalric) e della cameriera Teodora (Lea Seydoux), Gustave e Zero riescono a scappare con il quadro. Gustave però viene arrestato dal capo della Polizia, Henckels (Edward Norton)  con l’accusa di aver ucciso la nobildonna. Zero, che si è fidanzato con la giovane pasticcera Agatha (Souarise Ronan), gli fa arrivare dentro delle torte gli attrezzi per scavare con i quali, Gustave, insieme al galeotto Ludwig (Harvey Keitel)  potrà evadere. Zero e Gustave si precipitano sulle tracce di Serge, che è fuggito dal castello. Anche Jopling lo sta cercando ed ha già ucciso Kovacs e la sorella zoppa (Giselda Volodi) di Serge. Aiutati da Ivan (Bill Murray), adepto della Confraternita delle Chiavi ( setta che raccoglie tutti i consierge dei grandi alberghi), i due arrivano nel convento nel quale il maggiordomo si è rifugiato giusto in tempo – prima che questi venga ucciso da Jopling – per apprendere che la nobildonna aveva destinato, qualora fosse stata assassinata dal crudele Dmitri,, ogni suo avere, compreso l’Hotel, a Gustave. Zero uccide il killer ma, tornati al Budapest, lo trovano occupato dai nazisti, tra i quali c’è anche Dmitri. Dopo una selvaggia sparatoria, Gustave riesce a convincere Henckles della propria innocenza e, divenuto ricchissimo, lascia la cura dell’hotel a Zero (che altri non è che Mustafà), che ha sposato Agatha e si fa aiutare del nuovo consierge Chuck (Owen Wilson).

Wes Anderson ha sempre fatto film molto snob con cast di grandissimo livello, alcuni – come Bill Murray e Owen Wilson – sono presenze costanti nelle sue opere ma mai ha raggiunto questo livello di presenze di così tanti superdivi. Se si aggiungono a questi l’ottima capacità tecnica di regia e di scrittura dell’autore, le fantastiche scenografie di Anna Pinnock, i rutilanti costumi di Milena Cannonero, la dichiarata ispirazione dallo scrittore austriaco Stephen Zweig (in particolare dall’ultimo romanzo, “Estasi di libertà”) ed un budget di tutto rispetto (produce lo stesso Anderson) dovremmo assistere ad un capolavoro. Invece no : è il solito Anderson (“I Tenebaum”, “Moonrise Kingdom”), con il consueto, insopportabile, birignao radical-chic, inutilmente sfarzoso, irritante come le risatine che, nei salotti, sottolineano la vuotezza di signore impegnatissime, che ritengono divertentissimo far sapere a tutti come si tengano costantemente aggiornate su “The Newyorker”.