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Periferie, una rinascita senza ghetti

Una nuova concezione del territorio contro ogni specializzazione ingiustificata, contro ogni idea di «gated community» di poveri, di ricchi o di diversi in senso lato.

Gli scontri nelle periferie delle città italiane hanno fatto riemergere alla fine del 2014 la questione sociale generale della vita nelle periferie. È certo una questione che nelle forme che conosciamo ha inizio soltanto duecento anni or sono. Prima dell’età della meccanizzazione, non senza ragione, esse si definivano borghi o sobborghi o banlieues; e dopo invece slums, o bidonvilles nei Paesi in via di sviluppo. La questione delle periferie è stata oggetto (nelle vicende della società europea) di dibattiti, studi e proposte molto articolate e, da parte dell’architettura, di molte proposte strutturali, come le garden cities e le new towns. E, prima ancora, delle utopie di Fourier oppure in quanto «ripresa» del modello insediativo rurale (come nel Movimento Moderno) o ancora in quanto «risposta» razionale e moralmente doverosa dell’abitazione operaia: il tutto secondo diverse interpretazioni degli ideali socialdemocratici del welfare state, ma pur sempre in quanto «risposta» di soccorso urgente di un problema abitativo a basso costo di costruzione, di terreno e di servizi.

Tutto questo anche con progressivi interventi di miglioramento delle loro connessioni con le parti centrali e storiche della città accanto alla quale erano collocate e la cui espansione le avrebbe poi travolte e riassorbite in quanto categoria insediativa e sociale diversa e separata. Nello stato di incertezze culturali, di forte scarsità economica e di richiesta di attenzione nell’aumento della povertà e delle emergenze sociali dei nostri ultimi anni, mi rendo conto, forse è possibile rispondere solo con l’idea di «rammendo» e di «aggiustamento»; tuttavia questo non dovrebbe far dimenticare la necessità di indirizzare le opere nuove o di modificazione verso una concezione strutturale che deve proporre una discussione di fondo sulla nozione stessa di periferia, anche in relazione alla tensione in aumento verso l’abitare urbano e, quindi, verso un’organizzazione nuova dell’espansione delle città. Le città, almeno quelle europee, grandi e piccole, di fondazione, o come ingrandimento di un villaggio, come polis o come «città coloniale», con tutte le loro stratificazioni hanno conservato nella storia (pur con le loro modificazioni, rifacimenti, ristrutturazioni, aumenti e diminuzioni di popolazione) il carattere irrinunciabile della loro mescolanza sociale e funzionale e della presenza di servizi essenziali. Ma anche di monumenti di riferimento all’identità della città stessa e della sua cultura delle sue parti.

Nonostante le rilevanti differenze della vita collettiva e singolare dei nostri anni, l’espansione delle tecnologie e delle comunicazioni (e nonostante la presa di coscienza della globalità e delle differenze culturali dell’abitare del nostro intero pianeta) il fatto urbano deve offrire ovunque il proprio carattere fondamentale di mescolanza sociale, di lavoro, di cultura e di servizi che caratterizza da sempre l’idea di città: contro ogni specializzazione ingiustificata, contro ogni idea di gated community di poveri, di ricchi o di diversi. Questo non significa negare il carattere dei quartieri che costituiscono l’insieme urbano ognuno dei quali nasce in una particolare occasione economica e di costume storico, con regole insediative, densità, eccezioni e principi diversi di costruzione delle forme architettoniche, e degli spazi aperti. Quindi anche il «rammendo», l’emergenza, il soccorso dovuto, non dovrebbero mai dimenticare l’obbiettivo di modificazione strutturale di qualunque parte urbana costituito dalla coltivazione progressiva della mescolanza funzionale, sociale, di lavoro. Ma anche della presenza di elementi eccezionali (un’università, un teatro, un museo, ecc.) a servizio dell’intera città che favoriscano l’interscambio necessario delle parti alla costituzione dell’identità urbana.

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Legge di Stabilità 2015: una spinta per riqualificare le periferie

La Legge di Stabilità approvata in extremis pochi giorni prima di Natale contiene al suo interno una importante misura per riqualificare le periferie delle nostre città. Andiamo ad analizzarne rapidamente gli aspetti principali.
All’interno della manovra 2015 viene predisposto un Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate: è infatti previsto che i Comuni elaborino progetti di riqualificazione costituiti da un insieme coordinato di interventi diretti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, e entro il 30 giugno 2015 li trasmettano alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel testo di legge viene disciplinata la procedura per la selezione dei progetti comunali da inserire nel Piano, la stipula di convenzioni o accordi di programma con i Comuni promotori dei progetti medesimi, la trasmissione di dati e informazioni finalizzate al monitoraggio degli interventi. L’insieme delle convenzioni e degli accordi stipulati costituisce il Piano.

I Comuni che intenderanno presentare progetti di riqualificazione delle aree periferiche dovranno fornire, secondo quanto esposto nell’emendamento, la seguente documentazione:
– relazione degli interventi con tavole illustrative ed elaborati tecnici;
– documentazione comprovante lo stato di progettazione e il cronoprogramma attuativo;
– quadro tecnico-economico e piano economico contenente le risorse economiche pubbliche e quelle cofinanziate;
– schede relative agli interventi privati con definizione delle risorse impiegate e le modalità di affidamento lavori.
Per quanto riguarda i criteri di valutazione dei progetti si terrà conto dei seguenti elementi: capacità di ridurre il disagio abitativo e il degrado sociale, miglioramento del decoro urbano, in particolar modo per ciò che concerne il riuso e la rigenerazione dell’edificato, tempestività cantierabilità dell’intervento ed in ultima istanza e coinvolgimento di capitali privati oltre che pubblici.

In ultima istanza, all’interno della Legge di Stabilità, viene istituito il Fondo per l’attuazione del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, a decorrere dall’esercizio finanziario 2015 e fino al 31 dicembre 2017, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze. Questo contiene le somme da trasferire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A tal fine è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2015 e 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017.

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“Così demoliremo via dei Fori imperiali”

Dopo il parere del tavolo degli esperti l’assessore Caudo pronto a abbattere la strada del Ventennio

Qual è il piano del Campidoglio, assessore Caudo?
“Nel disegno urbano, i Fori devono diventare un’area aperta, proprio come afferma l’ex soprintendente La Regina, da vivere prima ancora come cittadini che come turisti. Si deve consentire di realizzare singoli interventi ma dentro un quadro unitario e, infine, si deve stabilire una modalità di coordinamento tra tutti i soggetti interessati, in primis lo Stato e Roma Capitale”.

Ma il Campidoglio è per lo smantellamento della via e la riunificazione degli antichi Fori?
“Certamente. La commissione di esperti ha rimesso in discussione il vincolo monumentale su via dei Fori Imperiali, anche se sulla rimozione della strada mantiene una posizione contraddittoria e restituisce posizioni diverse. Per noi la rimozione dello stradone tra piazza Venezia e largo Corrado Ricci per liberare e dare continuità ai Fori Imperiali non può e non deve più continuare ad essere un tabù. Chiunque, dopo aver visto la bellissima ricostruzione virtuale del Foro di Augusto di Piero Angela, ha maturato la convinzione che non può esserci un nastro di asfalto sopra i Fori. Ed è quanto prevedeva già il Progetto di Leonardo Benevolo e di Francesco Scoppola nel 1988, bisogna ripartire da lì”.

Dunque la via è questa?
“La Commissione scrive che l’area archeologica “va resa più frequentabile e più vissuta dai cittadini, anche solo per la lettura di un giornale o di un libro, per una chiacchierata o per una semplice passeggiata o per il normale attraversamento, accompagnando i bambini a scuola o con le buste della spesa, valorizzando i tracciati esistenti”. E io sottoscrivo in pieno questa tesi, come quella per cui bisogna “evitare ogni forma di separatezza tra la città moderna di Roma, con i suoi bisogni e i suoi problemi, e quella antica””.

Ora serve un progetto definitivo.
“I prossimi mesi, come chiede il sindaco Marino, ci vedranno impegnati a mettere a frutto questo lavoro e ad aggiornare il piano urbanistico complessivo del Progetto Fori, lo faremo e lo discuteremo con il ministero Beni culturali. Bisogna avere il coraggio di un progetto unitario di grande respiro. Sul Colosseo e sulla proposta di ricostruire l’arena non ho elementi per potermi esprimere, mi fido di quanto ha detto La Regina e mi richiamo alla sua prudenza nel valutare le modalità con cui si possono portare avanti interventi in complessi monumentali così delicati. Oltre, ovviamente, all’opportunità di farli”.

Veniamo allo smantellamento di via dei Fori.
“Bisogna rimuovere via dei Fori imperiali fino a largo Corrado Ricci. Un progetto che sono convinto riuscirà a dare ancora corpo alle diverse stratificazioni che l’area ha avuto, compresa quella degli anni ’30, ma che sceglie di ricostituire l’integrità degli spazi dei Fori, assicurando la continuità fra Mercati Traianei, Foro di Traiano, Foro di Augusto, Foro di Nerva, fino al Foro della Pace voluto da Vespasiano. Un progetto che accetta la sfida dell’innovazione e della sperimentazione per disegnare i percorsi, anche a quote archeologiche, tra piazza Venezia e largo Corrado Ricci”.

E poi?
“Bisogna ripristinare le trasversali tra l’area archeologica e la città moderna che gli è cresciuta sopra e intorno. Ad esempio quella che, da piazza Monti, alla Suburra, attraverso via Baccina arriva al Foro di Augusto, lo attraversa e passando dietro il Campidoglio e dopo aver intersecato la via Sacra procede verso il Velabro, il tempio di Vesta e quindi il Tevere e si prolunga fin verso il basamento dell’Aventino con la risalita fino al giardino degli Aranci, per altro da poco ultimata. Una passeggiata unica al mondo, una esperienza urbana senza pari che restituirebbe un senso di cittadinanza a chiunque l’attraversi”.

Come si trasformerà piazza del Colosseo?
“Con la sistemazione di uno spazio pedonale che restituisca il rapporto con le preesistenze archeologiche ridando dignità ad esempio alla Meta sudans dalla quale si misuravano tutte le distanze ai tempi dell’antica Roma. Una sistemazione che superi l’attuale aiuola che “arreda” la piazza, che risolva l’uscita dalla stazione metro Colosseo e indirizzi i flussi pedonali verso l’inizio della via Sacra e, oltre l’arco di Costantino, verso l’ingresso al Palatino”.

E via dei Cerchi?
“Sarà pedonalizzata e si aprirà un accesso al Palatino. Palazzo Rivaldi sarà temporaneamente centro servizi e spazio espositivo in attesa della realizzazione della stazione della Metro C che potrà ospitarne uno più funzionale. Mentre a piazza Venezia, venuto meno il collegamento stradale con via dei Fori Imperiali, si può superare l’attuale sistemazione a rotatoria, che la fa sembrare uno spartitraffico. Ora, dopo i lavori della commissione, possiamo dare corpo al Progetto Fori come previsto dal Prg del 2008 e dare vita all’area archeologica più importante del mondo che sarà il cuore vivo e pulsante di una città millennaria ora estesa su un territorio metropolitano di cui sarà possibile comprendere e apprezzare la modernità e declinarla al futuro”.

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I 10 canoni per la progettazione secondo il Principe Carlo

1. Gli sviluppi devono rispettare la terra: non dovrebbero essere invadenti e dovrebbero integrarsi al paesaggio circostante
2. L’architettura è un linguaggio: i nuovi progetti dovrebbero rispettare precise regole grammaticali per evitare dissonanze con le strutture esistenti.
3. La scala è la regola: i nuovi edifici dovrebbero rispettare sia la dimensione umana che quella degli edifici circostanti.
4. Armonia: la ricchezza deriva dalla diversità, ma edifici dovrebbe essere in sintonia con le costruzioni vicine
5. Evitare costruzioni diverse, ma preferire agglomerati ben progettati e che incoraggiano gli spostamenti a piedi.
6. Prediligere l’uso di materiali naturali e locale, preferendo stili architettonici tradizionali
7. Non abusare dell’utilizzo di segnaletica e illuminazione stradale
8. Il pedone deve essere al centro del processo di progettazione : più percorsi pedonali e meno strade per veicoli
9. Densità: evitare la realizzazione di grandi grattacieli che isolano i cittadini
10. Flessibilità: la pianificazione non dovrebbe essere rigida e convenzionale ma flessibile e innovativa




Ex residence Roma: giù l’ecomostro al via riqualificazione del quartiere

Il progetto di recupero che entro marzo prenderà il via, è denominato «Corti Romane» e prevede oltre agli appartamenti, una palestra, un centro anziani, un polo culturale e un asilo nido. La Valle dei Casali sarà restituita ai residenti della zona

Ormai manca poco e con il nuovo anno, i residenti di Bravetta potranno finalmente assistere alla demolizione dei cinque palazzi dell’ex «residence della vergogna» al civico 415. Un progetto chiaro che punta a riqualificare non solo l’ecomostro abbandonato da anni, ma tutto il quartiere a partire proprio dagli spazi verdi della vicina Valle dei Casali, sulla quale si affacciano i cinque scheletri in cemento. Novanta mila metri cubi di area del costruttore Mezzaroma che, almeno sulla carta, saranno restituite alla cittadinanza con appartamenti ecosostenibili e servizi pubblici che oggi mancano nel quartiere.

L’ex residence Bravetta
L’ex residence Bravetta fu costruito negli anni settanta dal gruppo Mezzaroma e nel 1982 divenne sito da dedicare all’accoglienza temporanea per far fronte al problema del disagio abitativo dal Comune di Roma. Passata l’emergenza casa, molte delle famiglie furono poi trasferite negli alloggi popolari definitivi e il residence Bravetta divenne luogo di occupazioni abusive da parte di immigrati, rom e senza tetto che si organizzarono in vere e proprie comunità, spesso in conflitto tra loro. Nel 2007 con l’ordinanza n°59 si decretò lo sgombero del «Residence Roma» e si decise con la delibera 47/2007 firmata in accordo con la proprietà, di destinare parte della struttura a carattere residenziale e utile alla realizzazione di servizi essenziali per il quartiere.

«Corti romane»
Il progetto di recupero che entro marzo prenderà il via, è denominato «Corti Romane» e prevede oltre agli appartamenti, una palestra, un centro anziani, un polo culturale e un asilo nido, spazi comuni collocati in un progetto di massima che ridisegna l’intera zona e che ospiterà forse uffici del municipio e servizi che «non devono morire». Lo spiega in un’intervista a Corriere.it Barbara Mezzaroma che parla di «rigenerazione urbana che deve rivivere» e che purtroppo nella Capitale difficilmente trova spazio. «Negli anni non c’è stato nessuno stop al progetto» spiega Mezzaroma e ribadisce che la responsabilità sull’abbandono dei cinque scheletri in cemento è da attribuire soltanto alla burocrazia lenta che blocca l’attuazione delle convenzioni a Roma. «Ci vogliono cinque anni per una convenzione» continua Barbara Mezzaroma che in ogni caso, si complimenta con la politica locale che oggi, in maniera intelligente, ha deciso di aprire i rapporti con i privati per avviare dialoghi costruttivi.
Piano Valle dei Casali
«In Regione si sta votando il Piano d’assetto di Valle dei Casali» spiega Elio Tomassetti, consigliere del municipio XII, proprio perché parte dei servizi che rientrano nel piano di riqualificazione «Corti Romane» dovrebbero sorgere in un’area che si trova all’interno del perimetro di Valle dei Casali. Solo con l’approvazione del piano d’assetto di competenza della Regione Lazio, la proprietà e il municipio potranno avviare l’iter di recupero dell’intera area, che consentirà l’accesso alla Valle e restituirà quel verde pubblico occultato per anni dietro gli enormi scheletri grigi di cemento.

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Concorso internazionale di progettazione per il quartiere della città della scienza

CDP Investimenti Sgr bandisce un concorso di progettazione urbana per l’area che ospiterà la futura Città della Scienza, spazi pubblici e funzioni private prevalentemente residenziali. Il progetto nasce dalla acquisizione da parte del Committente dell’ex Stabilimento Macchine Elettriche di Precisione dell’Agenzia del Demanio collocato tra via Guido Reni e Viale del Vignola a Roma. Con un accordo raggiunto con l’Amministrazione Comunale si è avviato un importante processo di trasformazione che ha come obiettivi una struttura urbana innovativa e una forte autosufficienza energetica, emersi dalla consultazione di cittadini e organizzazioni residenti. L’area si trova a un chilometro da Porta del Popolo e dal centro storico della città, ed è circondata da importanti strutture architettoniche del XX secolo: dal Foro Italico e dal Villaggio Olimpico del 1960, al Parco della Musica di Renzo Piano, fino al Museo MAXXI di Zaha Hadid che sorge sul fronte opposto della strada. Il concorso richiede la progettazione urbana di un’area di 5,1 ettari il cui incarico di dettaglio sarà affidato al vincitore. Obiettivo del concorso è porre la premessa per la costruzione di una parte di città capace di integrarsi con le sue funzioni nel contesto di Roma contemporanea. Al suo interno dovranno convivere, sia la Città della Scienza rivolta ad un pubblico molto vasto, che residenze, servizi commerciali, spazi ricettivi e pubblici da aprire alla città, per un insediamento stimato di circa 2.000 abitanti. Il programma prevede di collocare residenze per 35.000 mq e strutture ricettive e commerciali per 10.000 mq, un insieme di spazi e strutture pubbliche distribuite su 14.000 mq e la Città della Scienza, su cui sarà bandito un successivo concorso, alla quale è riservata un’area di 10.000 mq. Il concorso è strutturato in due fasi. Nella prima, i progettisti che intendono partecipare dovranno inviare un curriculum vitae dedicato a progetti che suggeriscano la loro attitudine verso la città e lo spazio pubblico. Inoltre è richiesta la presentazione di 3 fogli in formato A3 contenenti una proposta puramente indicativa. Tra le candidature saranno selezionati sei gruppi che parteciperanno alla seconda fase progettuale con tre incontri successivi di discussione con la Giuria. A ciascuno dei sei finalisti sarà riconosciuto un rimborso spese di 24.000 Euro.

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bando di concorso




Edilizia popolare

L’area di Ponticelli è un territorio difficile, come spesso lo sono quelli dei comuni che formano la cintura suburbana delle grandi città e che stentano a ritrovare una loro identità storica e un tessuto sociale che li allontani dal destino di anonime periferie dormitorio.

Un tema di grande attualità (non a caso è stato scelto tra le tracce assegnate agli studenti che hanno affrontato gli esami di maturità quest’anno) che per il Senatore a vita e architetto Renzo Piano rappresenta la vera sfida urbanistica e architettonica dei prossimi anni:“
é fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Spesso alla parola “periferia” si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?”.
Una importante opera di “rammendo” è stata completata a Ponticelli dall’Istituto Autonomo Case Popolari di Napoli che ha portato a termine i lavori del complesso di alloggi popolari in via De Meis, un intervento programmato nel lontano 2002 e avviato, con lo stanziamento dei fondi necessari nel 2010.I 158 alloggi realizzati rappresentano solo una boccata di ossigeno per uno dei territori dove la fame di case è più disperata: nella zona di Napoli i senza tetto censiti sono più di 1500 e oltre 17.000 persone hanno partecipato al bando indetto nel 2011 per l’assegnazione di alloggi popolari.Qualità degli alloggi ed efficienza energetica
Il nuovo nucleo residenziale di Via De Meis è stato progettato con attenzione alla qualità globale del complesso: gradevoli gli affacci su aree verdi, ampi gli spazi delle unità abitative, con una razionale suddivisione tra zone giorno e nottee la presenza di doppi servizi.
Grande attenzione anche all’efficienza energetica degli edifici con l’adozione di strutture opache efficacemente isolate. Per i circa 25.000 metri quadrati di facciate è stata adottata la tecnica dell’isolamento a cappotto applicato direttamente alle murature in laterizio che compongono le pareti perimetrali. I vantaggi di questa tecnica applicativa, sempre più diffusa sia nelle nuove costruzione e sia nelle opere di ristrutturazione, consentono di:- dimensionare correttamente lo spessore del materiale isolante in assenza di vincoli determinati dalla necessità di limitare la riduzione dei volumi abitativi tipici degli isolamenti applicati dall’interno,
– migliorare il comfort abitativo sia in estate che in inverno; la massa delle strutture, concentrata verso il lato interno, offre i maggiori benefici di inerzia termica e le pareti si raffreddano e si riscaldano più lentamente,
– eliminare le dispersioni determinate dai ponti termici in corrispondenza di pilastri e solai,
– evitare i fenomeni di muffe e condense all’interno degli ambienti,
– proteggere le strutture dell’edificio dagli sbalzi termici garantendone una maggiore durata,
– adottare tipologie di pareti a muratura singola economicamente molto vantaggiose rispetto a soluzioni in doppia muratura con isolamento posto in intercapedine.

Tra i materiali isolanti di possibile impiego in un sistema a cappotto la scelta progettuale ha selezionato i pannelli in poliuretano espanso STIFERITE Class SK specificatamente sviluppati per gli isolamenti in sistema ETICS (External Thermal Insulation Composite System) ed impiegati all’interno di numerosi sistemi certificati ETA (European Technical Approval – Benestare tecnico europeo) sulla base delle prescrizioni prevista dalla Guida EOTA – ETAG 04. L’utilizzo dei pannelli STIFERITE Class SK ha permesso, rispetto a soluzioni alternative, di ottenere elevate prestazioni ed interessanti economie di sistema grazie a:

– riduzione degli spessori di materiale isolante necessario ad ottenere le prestazioni prefissate e conseguente riduzione dei tempi e degli oneri relativi alla movimentazione in cantiere e alla messa in opera
– limitazione del peso dell’intero sistema grazie alla massa contenuta dei pannelli in schiuma poliuretanica (35 kg/m3)
– minore incidenza del costo degli accessori necessari al montaggio e alla finitura del sistema (tasselli più corti, profili di contenimento di minore spessore, soglie e davanzali delle aperture meno profondi
– stabilità nel tempo delle prestazioni di isolamento termico, stabilità dimensionale e resistenza meccanica
– maggiore resistenza alle alte temperature determinate dall’irraggiamento
– ottime prestazioni di reazione al fuoco del sistema (ottenibile l’Euroclasse B s1 d0)
– limitato impatto ambientale grazie alla riduzione dei volumi e dei pesi dei materiali coinvolti e alla limitazione degli impatti determinati dai trasporti.

Le fasi di realizzazione del sistema a cappotto con STIFERITE SK negli edifici del comparto di Via De Meis hanno rispettato le linee guida definite dall’associazione europea EAE (European Association for External Thermal Insulation Composite Systems) e dal consorzio CORTEXA, il consorzio italiano per la cultura del Sistema a Cappotto a cui aderisce STIFERITE in qualità di Main Partner.

I pannelli termoisolanti STIFERITE Class SK sono stati posti in opera, a giunti sfalsati, con malta adesiva cementizia distribuita lungo il perimetro del pannello e per punti centrali e successivofissaggio meccanico mediante tasselli plastici in corrispondenza di tutti gli spigoli di ogni pannello e di due punti centrali. Nelle fasi successive si è proceduto all’applicazione di rasatura sottile con malta cementizia rinforzata in cui è stata annegatauna rete di armatura in fibra di vetro con appretto antialcalino. Lo strato armato è stato completato con una successiva rasatura e con l’applicazione di uno strato continuo di rivestimento granulato.

Le caratteristiche prestazionali delle schiume poliuretaniche sono state valorizzate anche nella fasi di isolamento degli 8000 metri quadrati di coperture piane che hanno previsto l’impiego del pannello STIFERITE Class B, destinato principalmente alle opere di coibentazione delle coperture sotto manti impermeabili bituminosi.

Nella prima fase dei lavori le coperture erano state realizzate con solai in laterocemento, strato di pendenza ed una prima impermeabilizzazione destinata a proteggere dalle precipitazioni le coperture fino al completamento delle opere. Si è quindi optato per il mantenimento in sede della membrana di sicurezza su cui è stata applicata:

– una barriera al vapore, con trattamento al textene per consentire sia l’adesione verso il piano di posa sia l’incollaggio dei pannelli isolanti mediante sfiammatura
– lo strato isolante in pannelli STIFERITE Class B
– un manto impermeabile in membrane bituminose con strato a finire in saglie di ardesia.

Oltre alle eccellenti prestazioni isolanti anche altre caratteristiche del pannello STIFERITE Class B hanno svolto una funzione determinate per la qualità dell’intera applicazione, tra queste soprattutto la resistenza alla alte temperature, sia in fase applicativa sia in fase di esercizio, ed il rivestimento in vetro bitumato che agevola una perfetta e stabile adesione dei pannelli all’elemento di tenuta.

Dati Cantiere
158 alloggi in edilizia residenziale pubblicaPonticelli – comparto Via De Meis (NA)

Tipo di intervento: Adeguamento sismico e completamento
Ente Appaltante: Istituto Autonomo Case Popolari di Napoli
Progettista: T.ec.a – Promoproject srl – Ing. Stefano Senes Napoli
Responsabile del procedimento: Dirigente settore tecnicoIng. Francesco Bellinetti
Direttore dei Lavori: Ing. Guido Peduto
Direttore Operativo: Geom. Giuseppe Orefice
Collaudatori in corso d’opera Ing. L. Ghezzi e Ing. A. Valeriani
Impresa Appaltatrice: A.T.I. Fin Consorzio – Roma
Impresa Specializzata: MV EDIL ASFALTI – Massa di Somma NA

Isolamento termico facciate con soluzione a cappotto
Stiferite Class SK spessore mm 40 e 50
Metri quadrati complessivi: 25.000

Isolamento termico copertura
Stiferite Class B spessore 60 mm
Metri quadrati complessivi: 8.000

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La Roma che verrà

1-Homepage_1slideDue iniziative di ricerca per definire il territorio urbano in maniera innovativa. Il Comune coinvolge i Municipi, 24 Università italiane e il Maxxi

Doppia iniziativa dell’assessorato alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale in questo fine d’anno.
Il 19 dicembre si è tenuto presso la Casa della Città di Roma un incontro pubblico con l’assessore alla Trasformazione Urbana Giovanni Caudo, il vice Sindaco Luigi Nieri e il coordinatore dei presidenti di Municipio Maurizio Veloccia per anticipare i temi della prossima Conferenza Urbanistica Cittadina della capitale, prevista per i primi mesi del 2015. Negli spazi della Casa della Città sono state presentate, anche attraverso un’esposizione, le Carte dei Valori Municipali che raccontano le peculiarità territoriali da sviluppare e tutelare, le priorità e gli obiettivi relativi agli interventi da realizzare in ogni Municipio, sulla base dei laboratori pubblici aperti all’intervento dei cittadini, delle associazioni e dei comitati che si sono tenuti di recente.

Prende invece spunto dalla storica mostra Roma Interrotta (1978), il progetto Roma 20-25. Nuovi cicli di vita per la metropoli, promosso dall’assessorato alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale e dal Maxxi – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, con il sostegno di BNP Paribas Real Estate. Il programma prevede un anno di studio e ricerca per contribuire alla definizione del territorio urbano in maniera innovativa, coinvolgendo 24 Università italiane e internazionali chiamate a produrre idee, interpretazioni e progetti sul futuro della capitale da qui al 2025. A ciascuna università sarà affidato un tassello di una griglia geometrica che ripartisce idealmente l’estesa e diversificata area cittadina, abitata da più di quattro milioni di persone.

«Il workshop Roma 20-25 potrà diventare un luogo privilegiato di produzione di nuovi sguardi, con cui interpretare e progettare i territori contemporanei», come afferma l’Assessore Giovanni Caudo.

Sarà possibile seguire l’evoluzione del programma attraverso il sito www.roma20-25.it, una piattaforma pensata per i gruppi di ricerca coinvolti e per il pubblico più vasto che potrà interagire anche tramite Twitter con l’hashtag #Roma2025.

Nell’autunno del 2015, i progetti saranno raccolti in una pubblicazione ed esposti al Maxxi, in modo da ricomporre il mosaico della città

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