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Scappo a Casa

Il politically correct produce sbadigli

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di Enrico Lando. Con Aldo BaglioJacky IdoBenjamin StenderAngela FinocchiaroDino Longo

Michele (Baglio) è un meccanico bravissimo nel suo lavoro, scapolo, donnaiolo e razzista. Un giorno il suo collega Pasquale (Rocco Barbaro), che doveva partire per una fantastica vacanza sessuale a Budapest, ha un incidente e lui gli prende biglietto e prenotazioni e, a bordo della rombante Porsche rossa di un cliente, parte gasatissimo. Dopo una notte brava con tre bellissime escort (Mariia Pogrebiank, Claudia Motta, Flora Garai), mentre torna in albergo, viene derubato di macchina, telefono, soldi e documenti e quando, sconvolto, chiede aiuto è scambiato per un tunisino e portato ad un centro di accoglienza per migranti irregolari. Qui l’assistente sociale Agota (Lana Vlady), che non crede al suo proclamarsi italiano ma lo vuole aiutare, gli consiglia di far amicizia con il medico nigeriano Mugambi (Ido) che vuole scappare in Italia. Questi lo respinge ma Michele assiste al suo colloquio con il malconcio Umar (Hassani Shapi) che sta dandogli l’indirizzo di una stanza d’albergo in Slovenia, nella cui cassaforte sono custoditi i documenti necessari per espatriare; mentre Mugambi si allontana per prendere dell’acqua, lui riesce ad avere la combinazione prima che Umar esali l’ultimo respiro. Ora Mugambi lo deve portare con se e di notte fuggono insieme a Jamilah (Awa Ly), suo marito (Thierno Thiam) e allo zoppo Jamba (Mapunzo Betani); durante la fuga, vengono presi a fucilate dal contadino cieco Pavelic (Mario Pupella) e dal figlio Bojan (Stender) e il padre – pur non vedente – lo becca al sedere. Curandolo, il nigeriano gli dà un infuso che, oltre a guarirlo, gli fa rivelare la combinazione, dandogli inoltre la permanente impressione di essere nero di pelle. Mugambi, ottenuto quello che voleva, se ne va nella notte e gli altri tre trovano un passaggio per la Svezia. Rimasto solo, Michele ottiene un passaggio da Ursula (Finocchiaro) che sembra concupirlo; in realtà lei è il dirigente di un piccolo commissariato di paese e lo arresta; in cella trova Mugambi e gli rivela che la “combinazione” che l’altro pensava di avergli estorto era solo il suo codice fiscale. Ursula è in combutta con una fattoria alla quale fornisce i migranti irregolari che arresta e la stessa sorte tocca a loro due. Qui Michele conosce la bella Babelle (Fatou N’Diaye) e se ne innamora; lei è sempre sul chi vive e lo tiene a distanza ma una sera lui, dopo aver rimesso in sesto un vecchio camioncino abbandonato, la salva dalle pesanti avances di Seidovic (Longo) – il figlio di Ursula – e scappa con lei e Mugambi. Dopo varie peripezie, arrivano separatamente all’albergo gestito da Mrs. Wang (Jonathan Guerrero) e sarà Babelle, vestita da uomo, a scappare con i documenti. Un tafferuglio alla frontiera …

Scappo a casa avrebbe dovuto essere il film di lancio di Aldo come comico solista (anche se sembra che il trio – dopo un periodo di crisi e di minor successo – riprenderà a collaborare). L’operazione era complicata già sulla carta: in genere i componenti delle coppie o terzetti comici da soli non hanno lo stesso seguito; chiedendo scusa per l’abissale dislivello ma, ad esempio, anche l’immenso Groucho Marx e il bravissimo Oliver Hardy hanno avuto una sorte simile. Questo film ha poi altri handicap: nonostante la regia di Enrico Lando – che aveva portato ad un successo non scontato in partenza I Soliti Idioti (Mandelli e Biggio), Pio e Amedeo (Amici come noi) e Herbert Ballerina (Quel bravo ragazzo) – la sceneggiatura, per la quale lo stesso Baglio è accompagnato dai collaudati Bariletti e Bertacca, fa acqua da tutte le parti, con vari buchi di racconto coperti da frettolosi dialoghi (vedi la scena al fiume); il solo Baglio porta il peso della parte comica, contornato da attori anche bravi ma serissimi. Il vero, pesantissimo problema del film è poi la maledizione del politically correct: non si può immaginare di costruire una commedia sulle già non larghissime spalle di Aldo, soffocandola con luoghi comuni, birignao buonistici e discorsetti edificanti. Anche il più esilarante dei comici schianterebbe al suolo. E il pubblico con lui. Aleggia, minaccioso e tremendo, lo spirito del meraviglioso Alberto Sordi de Il moralista: “Scusi commissario ma che dice la legge? Tratta delle bianche! Queste so’ negre: o cambiate la legge o me rilasciate!” Scusaci Alberto, aveva ragione Moretti: non ti meritiamo!

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