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Versus. Il dibattito fra centro e periferia

Torna la rubrica “Versus” con un nuovo dialogo dedicato alle dinamiche tra centro e periferia. Vincenzo Trione e Andrea Bruciati tentano un’analisi dei limiti e delle opportunità che caratterizzano la vita culturale nelle grandi metropoli e nelle piccole realtà di provincia.

Per gran parte della storia dell’uomo il paradigma della “capitale culturale”, come laboratorio di idee e culla della creatività, ha conservato la sua validità: l’Atene di Pericle, la Roma imperiale, la Firenze dei Medici e del Rinascimento, la Parigi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento sono solo alcuni tra gli esempi più noti. Poi, con la modernità, si è affacciata una tendenza alla svalutazione dello spazio, che la recente impennata tecnologica non ha fatto che accentuare. La rapidità dei trasporti, le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione, la facilità con cui possono instaurarsi rapporti tra persone distanti hanno come ovvia conseguenza un profondo cambiamento di prospettiva, basato sulla stretta interconnessione tra locale e globale. Nonostante tutto, alcune città conservano un fascino magnetico e continuano a offrire, più di ogni altro luogo, spunti creativi e occasioni di crescita intellettuale. Per il terzo capitolo di Versus, dedicato al rapporto tra gli artisti e il territorio, intervengono Vincenzo Trione e Andrea Bruciati.

Per quanto nel mondo contemporaneo i confini tra i grandi centri e le periferie possano apparire sfumati, esistono ancora cifre identitarie connesse ai luoghi di appartenenza? In che modo esse condizionano, in positivo o in negativo, lo sviluppo culturale delle comunità?
Vincenzo Trione: Ritengo che l’antitesi tra centro e periferia vada ripensata e riarticolata. Oggi le grandi città si presentano come cantieri sempre aperti e in divenire. Sono cosmi che, al loro interno, ospitano microcosmi marginali di straordinaria vivacità. Ogni metropoli ha al suo interno sacche di “periferia”. Penso al mondo underground e agli spazi di aggregazione giovanile, che si muovono accanto e al di sotto delle realtà consolidate del mainstream, contrapponendosi talvolta ai sistemi di potere. In fondo è come se il corpo delle grandi città generasse al suo interno autentici anticorpi: è qui la ricchezza delle “cosmopoli”. Una simile molteplicità di sfaccettature non è riscontrabile nelle periferie.
Andrea Bruciati: Nella vulgata è solo il termine centro quello che assume una valenza positiva, ma già Alois Riegl ravvisava nell’arte tardoantica delle periferie un’azione proattiva e non derivativa rispetto ai canoni classici. In Italia non sussiste questo dualismo (non esistono reali sacche metropolitane) e parlerei piuttosto di Provincia (non a caso ci chiamiamo Paese). La storia della Penisola vive su questo network orizzontale diffuso, multipolare e articolato che si traduce in dinamismo creativo per sua natura “laterale” (il Made in Italy viene elaborato nei famosi distretti). Inoltre la interconnessione con il globale azzera le “difficoltà” logistiche e la Provincia può conformarsi quale laboratorio sociale per dei cambiamenti concreti e capillari sul tessuto delle comunità.
Giorgio Morandi e Vincenzo Agnetti, Differenza e ripetizione, Arteincentro, Castelbasso di Castellalto 2016
Giorgio Morandi e Vincenzo Agnetti, Differenza e ripetizione, Arteincentro, Castelbasso di Castellalto 2016

Cosa significa oggi, per chi si occupa di arte contemporanea, operare in un grande centro oppure in una zona periferica? In che misura sussistono i rischi della standardizzazione da un lato e dell’isolamento dall’altro?
V.T.: Ogni grande città è un sistema ramificato che consente di entrare in relazione con una pluralità di soggetti e istituzioni: dalle gallerie alle accademie, dai musei alle fondazioni. Le metropoli offrono una vasta rete di esperienze, che coniugano mainstream e ricerca. Non vedo rischi di omologazione, ma ampi spazi di libertà: ci si può adeguare al sistema dominante o sperimentare modelli alternativi. Le periferie? Rischiano di essere ambienti ristretti, pur se talvolta vivaci. Certo, esistono eccezioni, ma penso che nei grandi centri possano ritrovarsi gli stimoli giusti per chi si occupa di arte contemporanea. Al massimo, si può scegliere di lavorare in periferia dopo aver vissuto intensamente il rapporto con una grande città, per trovare occasioni di solitudine e di riflessione. Ma la provincia è troppo lontana dall’impero.
A.B.: Libertà di progettazione e ricerca sono alla base del mio lavoro e credo che la qualità risieda dove si ha cura e tempo da dedicare alla nostra visione. Nei grandi centri le aspettative sono sempre più pressanti perché l’importanza risiede nel soddisfare esigenze quasi essenzialmente quantitative, mentre a me piacciono le iniziative in dialogo e pertanto realizzate con passione e abnegazione. Trovo intellettualmente svilente rincorrere una filiera internazionale, di cui saremo pur sempre fotocopia o replica sbiadita, per assecondare appetiti di cassetta o il nostro narcisismo. Ritengo invece che l’isolamento si verifichi solo se non si è predisposto un terreno poroso e permeabile, centro o periferia che sia, dove preferisco al contrario costruire qualcosa di vivo, prezioso per la crescita culturale della comunità.
Jenny Holzer, New York 2005, 2005
Jenny Holzer, New York 2005, 2005

Il percorso di ricerca di alcuni artisti è strettamente legato ai luoghi in cui hanno scelto di vivere e operare. Ci sono lavori che testimoniano la storia e l’evoluzione di un territorio, che si nutrono delle sue atmosfere e riescono a coglierne l’essenza. In altri casi un intervento artistico può essere talmente efficace e d’impatto da produrre concreti cambiamenti nel tessuto dei centri urbani o delle periferie. Se vi chiedessi di sviluppare l’argomentazione per immagini, quali scegliereste e perché?
A.B.: Come operatore culturale credo nei progetti articolati, tanto più se reificati nel tempo come format, perché rappresentano uno stimolo concreto per il territorio. Io opero solo in questa prospettiva: manifestazione fieristica, museo, associazione culturale o azienda privata, fondamentale è la comunità come interlocutore, senza sottostare a facili populismi o pressioni di sorta. Alcuni episodi che ritengo particolarmente significativi vedono il coinvolgimento di un pubblico eterogeneo per una notte come in Painting as Performance, dove mi piace il relazionarsi con i giovani autori in tempo reale; un’esigenza che ad ArtVerona ho riproposto nel format atupertu, volto a un confronto diretto e informale con gli artisti negli stand. Trovo estremamente interessante poi quando si innesca una progettualità solida: quando ad esempio l’artista deve definire continuamente il suo linguaggio come in Moroso Concept, per un confronto del “prodotto arte” in evidente agonismo con il design, o in molte delle attività svolte per Monfalcone durante la mia direzione. Non da ultimo trovo un senso profondo del mio operare quando si tracciano nuove strade e così si ribaltano certi pregiudizi qualitativi, come quello fra centro e periferia. Quanto è avvenuto recentemente per arteincentro o nei collateral di ArtVerona va in questa direzione: ipotizzo una rilettura della storia dell’arte contemporanea secondo una prospettiva che dal presente si riflette sul passato, vivificandolo.
V.T.: Il rapporto tra gli artisti e lo spazio urbano può essere declinato sostanzialmente attraverso tre strategie. La prima è quella dell’idealizzazione: la città si fa spazio metafisico, disabitato e silente. In questo senso, esemplare il lavoro portato avanti dalla tradizione della fotografia oggettiva tedesca e ripreso in Italia, tra gli altri, da Gabriele Basilico. La seconda strategia coincide con un atteggiamento teso a recuperare frammenti, rovine e relitti dello spazio urbano, che vengono assemblati, quasi accatastati, all’interno di installazioni concepite come architetture instabili ed evocative. Il Merzbau di Kurt Schwitters è la matrice storica fondamentale di questo approccio, che accomuna artisti come Thomas Hirschhorn (penso a un’opera come Plan B), Jimmie Durham o Cildo Meireles. La terza strategia, infine, interpreta la città come una pelle sulla quale intervenire: simili a quinte, le facciate degli edifici accolgono lavori capaci di determinare radicali trasformazioni del territorio. Rientrano in questa categoria le proiezioni e le poesie luminose di Jenny Holzer, ma anche le iniziative ideate dall’attuale premier albanese Edi Rama, quando era sindaco di Tirana, che hanno completamente ridefinito l’immagine della capitale albanese. Nel medesimo orizzonte iscriverei le esperienze della Street Art: spesso i writer vengono demonizzati, mentre ritengo che abbiano una funzione civile ed estetica di straordinario rilievo.

L’Italia, nel panorama artistico contemporaneo, si può considerare centro o periferia?
A.B.: Siamo un Paese derivativo per responsabilità politiche che non avvalorano la nostra identità culturale. Solo costruendo progetti condivisi, con visione e coraggio, possiamo ritornare al centro del dibattito.
V.T.: Un Paese che non riesce a essere forte del suo stile unico e inconfondibile, inteso come combinazione tra senso inquieto della storia e capacità di inventare il nuovo. E, insieme, un Paese afflitto dal virus della replica di modelli estetici internazionali assimilati passivamente.

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Il programma futuro del Comitato delle Fondazioni: bandi per la promozione degli artisti italiani, e progetti per le periferie

Il terzo anno del Comitato Fondazioni si festeggia da Sandretto con una serie di annunci che lanciano una buona luce sul futuro del contemporaneo in Italia.
La Presidente Patrizia Sandretto, con Andrea Cancellato di Federculture e Federica Galloni della Direzione Generale per l’Arte Contemporanee e Periferie, in rappresentanza del MIBACT, sono qui con l’intento di condividere una “rete di relazioni e arricchire i contenuti, raccogliendo spunti e suggerimenti per le prossime attività”.
Andiamo subito al sodo: cosa farà nel futuro il Comitato che annuncia non solo la partnership con Federculture ma anche l’ingresso futuro di HangarBicocca tra gli attori? Per prima cosa guarderà in casa propria, ovvero alle collezioni degli aderenti al gruppo, per fare quella che Sandretto definisce una “collezione di collezioni” che possano essere esposte in musei italiani che non hanno raccolte permanenti, per esempio.
E ancora, c’è la volontà di un’apertura a collezionisti privati stranieri che vorranno mettere a disposizione dell’Italia le proprie raccolte.
Cancellato cita l’ultimo rapporto di Federculture, ribadendone l’importanza che il settore, nel nostro Paese, porta anche all’economia . «Basta con il sentimento negativo per il futuro della nostra nazione; nonostante la spesa per la cultura non sia in cima alle spese, è in crescita, e questa tendenza va incoraggiata dice Cancellato.
E allora via, con la volontà di confederarsi (con AGIS per esempio), per avere una voce unica e forte, e per creare un pezzo importante anche nella reputazione dell’Italia.
«Se dimostriamo che il contributo che diamo è importante verranno nuove iniziative e nuove risorse; bisogna continuare a girare i numeri, un tempo negativi del Paese, e defiscalizzare il consumo culturale è necessario per il futuro», chiude Cancellato.
Galloni annuncia invece i progetti sul tema delle periferie urbane, e ribadisce che l’aver associato questo tema all’arte è strategico. «Abbiamo l’obiettivo di andare a lavorare sulle periferie con parametri nuovi, e si è parlato molto anche con il Miur, facendo nascere progetti come “Sperimento l’arte”, che porterà nelle scuole artisti affermati, per dimostrare che la cultura può cambiare anche la vita». Ma c’è anche un secondo progetto, che ha un plafond notevole: 3 milioni di euro che andranno ad eventi sempre realizzati nelle scuole ma aperti al pubblico, per creare collettività.
Galloni ricorda come la Direzione Generale non dia sovvenzioni, ma lavori in sinergia con le istituzioni per avvicinare i cittadini italiani al mondo dell’arte contemporanea: «oggi è fondamentale una mediazione culturale, per mettere in relazione artisti e fruitori. C’è la voglia di avere l’arte come patrimonio diffuso e condiviso, soprattutto nei piccoli centri e in questo l’aiuto delle fondazioni sarà esemplare».
E tra gli enti a cui il Comitato delle Fondazioni si rivolge c’è anche l’Italian Council, che per ora ha una base di 980mila euro annui. Soldi che serviranno ad un altro progetto: quello della produzione di un’opera, con un artista che la lascerà ad un museo italiano o straniero, per proseguire sulla strada della promozione dell’arte oltre i confini. A proposito, spiega Galloni, vi saranno due bandi annui, e i partecipanti saranno selezionati da una commissione appositamente creata, per evitare conflitti di interessi. Primo bando in uscita? Nel primo semestre 2017.
Last but not least, anzi, il Progetto Periferie, con 50mila euro per ogni iniziativa, mentre nel contempo si cercherà di trovare una strategia per dare la possibilità concreta di usare l’artbonus per i privati che vorranno. 50 per cento di fondi, per queste iniziative, verranno stanziati dal Mibact, mentre la restante parte sarà a carico delle Fondazioni. Sul piatto? Dentro il macrotema delle periferie, anche una serie di programmi didattici e dedicati ai più giovani. Ecco chi sono, tra progetti con scuole, territorio o cittadini, i primi nove a partire:
Cittadellarte Pistoletto, con il progetto Re-birth
Fondazione Giuliani coinvolgendo Luigi Coppola e il progetto “Menti Locali”
Fondazione VOLUME! “Città inseparabili e buoni incontri con Francesco Arena
Nomas Foundation: “Come vivere insieme. La scuola comune”, di Sresha Rit Premnath
Pastificio Cerere coinvolge Pietro Ruffo, con “Curare l’educazione”
Fondazione Merz, con Ludovica Carbotta e i fratelli De Serio sul progetto “Chiribiri. Fare città tra museo e giardino”
Fondazione Spinola Banna, con Giuseppe Caccavale e “La via delle parole”
Fondazione Antonio Ratti, con Matteo Rubbi e “Città in residenza”
Fondazione Sandretto, “Segnali da un paesaggio aumentato” con Alessandro Quaranta

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Fed.It.Art. (Federazione Italiana Artisti)

La Fed.It.Art. (Federazione Italiana Artisti) è una federazione composta da “compagnie teatrali, musicali e di danza” e ha il fine di tutelare gli interessi collettivi della categoria dello spettacolo dal vivo e di rappresentarli nei confronti delle Istituzioni. La Federazione ha come specificità il presidio culturale delle periferie e delle zone svantaggiate con iniziative di base, soprattutto nella Città di Roma. L’unicità di FED.IT ART. nel panorama artistico-culturale della Capitale è data dal gran numero degli aderenti unitamente alla molteplicità delle loro esperienze e competenze applicate a gran parte dei territori urbani

FED.IT.ART. è infatti impegnata nello sviluppo dell’arte e della cultura in un’ottica di espansione territoriale e di decentramento, perseguendo una linea d’intervento che si avvale delle consolidate esperienze nelle province del Lazio di un nutrito gruppo di associazioni che operano nel territorio regionale.

L’ANALISI GENERALE

Il settore culturale a Roma ha subìto negli anni un evidente immiserimento, sia nel’ambito delle risorse messe a disposizione, sia nel deterioramento degli equilibri interni alla sua stessa governance. I modelli teorici perseguiti negli ultimi decenni, che avrebbero dovuto assicurare un virtuoso ripensamento della vita culturale in Città, si sono rilevati inadatti, intermittenti, irrealizzabili quando non dannosi. Questo balbettio istituzionale ha avuto come risultato un evidente depressione degli assetti produttivi interni alle filiere culturali, e l’indebolimento di quel complesso sistema sociale che può e deve trovare nella cultura la sua linfa vitale.

Ne è derivato un deficit culturale gravissimo in tutti gli ambiti della vita sociale della Città che più al mondo contiene Arte e Cultura. Un formidabile passo indietro rispetto a un passato nemmeno troppo lontano.

Roma deve rimettersi in gioco, riattivare la sua capacità attrattiva e la sua bellezza. Occorrono in tal senso strumenti di rapido intervento per ridare slancio alla cultura e restituirle un ruolo cardine nello sviluppo e nella sostenibilità della città.

LE DIFFICOLTÀ

Lo scenario nel quale si muovono gli operatori culturali e le numerose associazioni impegnate nella organizzazione delle iniziative presenta criticità e limitazioni che mal si coniugano con le infinite opportunità che la città offre.

Sproporzioni e mancanza di programmazione nell’attribuzione delle risorse hanno impedito di assicurare continuità e prospettiva ai progetti culturali, relegati in ambiti di sporadica casualità, condannati all’emergenza organizzativa e privi molto spesso di un autentico collegamento col territorio e con le dinamiche sociali in atto.

La frammentazione delle proposte culturali, che progressivamente si è andata accentuando, ha innescato una serie di disequilibri che hanno investito alcuni importanti assetti di riferimento (musei, siti archeologici, teatri, luoghi di produzione, ecc… ) e hanno reso caotico e disorganico il lavoro di quanti operano nel territorio, soprattutto periferico.

La promozione delle attività realizzate nelle sedi centrali più influenti ha sviluppato dinamiche contraddittorie rispetto alle dimensioni metropolitane di Roma, lasciando indietro enormi zone periferiche.

Il depotenziamento della spinta creativa e organizzativa degli operatori ha impedito lo sviluppo di percorsi formativi efficaci e l’esperienza culturale è stata perciò privata di una sua funzione prioritaria, senza la quale non c’è inclusione, non c’è incremento della conoscenza, non c’è crescita sociale.

Anche le grandi kermesse cittadine, che hanno costituito un esempio straordinario di vivacità culturale, sono ormai svuotate di senso e rispondono più a problematiche afferenti alla burocrazia amministrativa, che a esigenze artistico/ culturali. Il rapporto con la cittadinanza si è sfilacciato per ricomporsi in modo occasionale e disorganico solo in occasione di questi grandi eventi e senza un’autentica ricaduta sul territorio.

Il sostegno pubblico, principale fonte di finanziamento per le attività culturali, risente di continue riduzioni; le Istituzioni sono costrette a inseguire le risorse disponibili attraverso lo strumento del bando, quasi sempre presentato nella prossimità delle attività. Questo provoca per i soggetti proponenti una compressione dannosa all’elaborazione dei progetti e limita fortemente gli spazi per la comunicazione e quindi per la condivisione delle iniziative in seno alla comunità.

Ne consegue un panorama quasi mai sinergico rispetto alle finalità e alle modalità di offerta culturale legate ai bandi stessi e la ricaduta sul territorio risulta debole e imprecisa, priva di continuità e senza consolidamento nel tempo delle attività intraprese. La riforma di questi processi, che noi tanto auspichiamo, certamente consentirebbe di evitare sprechi e promuoverebbe un ristabilito rapporto tra amministrazione pubblica e gli operatori del comparto culturale e creativo.

I segnali che giungono da Istituzioni e politica, sia a livello nazionale che locale, testimoniano una crescente tendenza ai tagli in campo culturale; è prevedibile che le risorse destinate al settore vengano progressivamente attribuite ai soggetti più influenti che presentano una capacità più spiccatamente imprenditoriale e una disponibilità economica autonoma e immediata.

Tutte le realtà che operano sui modelli tradizionali, che lavorano sul sociale, sul territorio, che “formano” pubblico e sensibilità, che operano capillarmente scuola per scuola, quartiere per quartiere, vivono questa ulteriore contrazione come una minaccia alla stessa sopravvivenza; gli squilibri prodotti dai criteri, comunque legittimi, che favoriscono le entità più solide e strutturate, porterà fatalmente a concentrazioni produttive e distributive che avranno riflessi negativi anche sulla creatività con pesanti ricadute in termini di occupazione e sui territori più depressi.

Occorre poi sottolineare il pesante carico di adempimenti burocratici e la tortuosa regolamentazione fiscale che gradualmente stanno sovraccaricando le procedure di partecipazione ai bandi e le rendicontazioni finali rendendo in molti casi insostenibile il compito delle realtà operanti.




Il Mitreo presenta tre Bandi per artisti, street artist, gruppi e singoli cittadini

Il Mitreo in collaborazione con il Municipio XI presenta:

Tre Bandi aperti e gratuiti destinati ad artisti, street artist, gruppi e singoli cittadini
con PREMI PER I VINCITORI e visibilità durante un evento dedicato per tutti i selezionati!!!

-Bando per artisti: nato con l’intento di documentare e amplificare la percezione del Municipio XI con l’aiuto di osservatori originali, mai omologati e spesso anticipatori di nuove strade e percorsi inimmaginabili ai più: gli artisti!

SCADENZA 15 MAGGIO 2016

– Bando per gruppi (famiglie, classi di studenti, scuole, associazioni, amici, ecc.) e singoli cittadini: che si prefigge di raccontare il territorio del Municipio XI e le sue ricchezze, attraverso piccoli filmati autoprodotti anche con smartphone (di durata dai 30” ad un max di 5’)

SCADENZA 16 MAGGIO 2016

– Bando per street artist: con la finalità di dare spazio alla creatività e valorizzare l’opera degli street artist nei processi di rigenerazione urbana, ed in particolare nelle aree e strutture architettoniche maggiormente degradate, riconoscendo nella loro forma comunicativa, un privilegiato canale verso le nuove generazioni ed una funzione di crescita culturale dei cittadini, attraverso il recupero della funzione più alta del valore estetico degli ambienti in cui vivere.

SCADENZA 17 MAGGIO 2016

BANDO x ARTISTI – ARVALIA IN MOSTRA

BANDO x CITTADINI E GRUPPI – ARVALIA IN MOSTRA

BANDO x STREET ART- ARVALIA IN MOSTRA




Così trasformiamo in sogni gli incubi delle periferie

Botto&Bruno: a Torino i due artisti ridisegnano lo spazio della Fondazione Merz con installazioni di forte impatto emozionale tra macerie, silos e vecchi film.
I torinesi Gianfranco Botto e Roberta Bruno, che formano l’ormai inscindibile marchio artistico Botto&Bruno, hanno incominciato a lavorare insieme nel 1992 sviluppando nel tempo (con lineare coerenza, duro realismo e poetica visionarietà) una ricerca incentrata sulle periferie delle grandi città. È l’esplorazione di un mondo travolto dalle contraddizioni e dai problemi più gravi dello sviluppo economico e urbanistico della società contemporanea; una costellazione di luoghi marginali degradati, di rovine architettoniche abbandonate, di macerie e spazi vuoti, ma anche un’affascinante e melanconica realtà impregnata dalla memoria di esperienze lavorative e esistenziali, collettive e individuali, suggestivamente rivitalizzata dal progressivo dilagare della natura selvatica.

Tutto questo è stato magistralmente messo in scena anche nello spettacolare progetto ambientale, «Society you are a crazy breed» (Società, sei una razza folle) una sorta di paesaggio fotografico che coinvolge in modo totale tutto il vasto spazio interno della Fondazione Merz. «La fondazione – dice Gianfranco Botto – è un luogo ideale per il nostro lavoro. Siamo stati affascinati dal fatto che si trattasse di un edificio industriale, un’ex-centrale termica. Abbiamo subito pensato di far rinascere in qualche modo la visione di quello che poteva essere qualche elemento essenziale dell’identità passata. La prima idea è stata quella di riportare in vita una cisterna di cui si vedono le tracce nel cortile esterno. E questa è la prima grande installazione, un silos, con le sue pareti interne circolari ricoperte di immagini fotografiche che riproducono dei vecchi muri in rovina invasi da una vegetazione anarchica, un luogo di immaginazione onirica».

Le altre due strutture ambientali, pensate anch’esse come «ristori dell’anima», sono da un lato un massiccio pezzo di muro aggettante da cui fuoriescono fogli di carta e scritte che fluttuano sulle pareti come tracce di anonime esistenze; e dall’altro, una bassa costruzione, estensione dell’architettura esistente, che accoglie il Cinema Lancia, in omaggio al vecchio stabilimento automobilistico, di cui la centrale termica faceva parte. Nella saletta interna c’è la proiezione in loop del video Kid World. «Nei territori periferici all’esterno non ci sono presenze umane – dice Roberta Bruno – e per questo abbiamo voluto proporre questo video che è un collage di spezzoni di film dove sono protagonisti dei bambini. Sono tratti da I 400 colpi di Truffaut, da Kes di Ken Loach, e da Il pane e il vicolo di Kiarostami, tre registi che amiamo moltissimo. La presenza dei bambini nella solitudine di questi luoghi desolati e inquietanti sono anche un segno di speranza nel futuro. La tecnica del cut-up è analoga a quella che usiamo anche per realizzare i bozzetti dei nostri paesaggi urbani, che sono un montaggio di moltissime foto prese in luoghi diversi e combinate insieme per formare delle scene apparentemente realistiche, ma con prospettive un po’ falsate e destabilizzanti, che producono nelle immagini ingigantite, con tutti i particolari a fuoco, delle visioni sospese con effetti stranianti».
Il titolo della mostra (che è anche quello del paesaggio virtuale sulle pareti e i pavimenti) è una citazione dal brano musicale di Eddie Vedder, colonna sonora del film Into the Wild, è un appassionato monito contro le possibili folli derive della società, contro i rischi purtroppo molto concreti di disastri sociali e ecologici.
Nel lavoro di Botto&Bruno ci sono vari significativi riferimenti , tra cui in particolare all’antropologia delle rovine esplorata da Marc Augé (Rovine e macerie. Il senso del tempo) e alle considerazioni sul «terzo paesaggio» di Gilles Clement. «Con Clement – conclude Botto – condividiamo la fascinazione per i processi di riappropriazione di luoghi, angoli e interstizi urbani da parte di erbe e piante che crescono spontaneamente. Ci ha interessato un suo articolo su Cernobil, che parla della rigogliosa esplosione vegetale nei terreni devastati dalla contaminazione radioattiva».

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Art Arvalia Onlus

2006-2016
10 Anni di Arte e Cultura sul Territorio
18 – 23 marzo 2016, c/o Il Mitreo-ArteContemporanea
con il patrocinio del Municipio XI Arvalia Portuense

Espongono gli artisti: Maria Grazia Addari – Maurizio Bruziches – Giselda Cacciani – Elvira Calabrese – Stefania Chiucchiù – Mari Clemente – Maria Ferrara – Aldo Ferrotti – Primo Gambini – Seban Guizzo – Loredana Giannotti – Stefania Limatola – Carla Pietrasanta – Anna Grazia Pozzi – Aurora Resta – Ada Risi – Tiziana Rossi – Katia Seri – Maria Sole Sollazzi – Stefania Tanca – Anna Maria Trinchieri – Sonia Tubaro – Vittorino Ugolini

VERNISSAGE: VENERDI’ 18 MARZO 2016, ORE 16.30

Presentano Monica Melani e Anna Maria Trinchieri
alla presenza di rappresentanti istituzionali del territorio, con la straordinaria partecipazione del

CORO DELLA “SCUOLA DI MUSICA ARVALIA”

Breve intermezzo recitato di Stefania Tanca

Ore 19.00: aperitivo e brindisi

Ingresso libero e gratuito

Informazioni: annamaria@volpini.com – 3471709965
capietrasanta@hotmail.it – 3336275033
www.artarvalia.it




Bando aperto per artisti

“Lo spirito dell’eros“
Martedì 2 Febbraio 2016 è l’ultimo giorno per partecipare alla selezione per la mostra/evento “Lo Spirito dell’Eros”
le opere selezionate saranno esposte nel suggestivo spazio espositivo del Mitreo nel periodo
12 febbraio- 12 marzo 2016 (inaugurazione 12 Febbraio)
Gli Artisti concorrenti potranno inviare, entro la scadenza prevista, un massimo di n.3 foto delle opere con le quali intendono partecipare, rispettando quanto richiesto dal Regolamento :

BANDO SPIRITO EROS




Mercato dell’arte nel parco

Villa Doria Pamphilj

C/O Centro Anziani Bel Respiro Via Vitellia 102 – 00152 Roma

Domenica 27 settembre 2015 e18 ottobre 2015

Dalle ore 9.30 alle ore 13.30

Domenica 27 settembre 2015, all’interno dell’incantevole atmosfera di Villa Doria Pamphili, l’associazione spazioALLarte, in collaborazione con l’associazione NEA Polis e con il patrocinio del XII Municipio, presenta Il MERCATO DELL’ARTE NEL PARCO, per dare a tutti la possibilità di scambiare direttamente opere d’arte di qualsiasi epoca.
L’iniziativa dà l’avvio per la prima volta a Roma alle domeniche dello scambio dell’arte: chiunque abbia apaticamente appeso alle pareti della propria abitazione o riposto in una polverosa soffitta un quadro o una o più opere non gradite, finalmente ha l’occasione di disfarsene, eventualmente sostituendo il proprio pezzo non desiderato con qualcos’altro che invece si avvicina di più ai propri gusti o ad un nuovo arredamento.
Nelle giornate di Mercato presso il Centro Anziani Bel Respiro è possibile mettere in mostra i propri quadri e visionarne altri, in modo che possa avvenire lo scambio voluto. Tutti potranno entrare e partecipare agli eventi anche se sprovvisti di pezzi da scambiare e potranno liberamente scegliere un’opera di un artista emergente, un pezzo portato da un privato o semplicemente godere dell’esposizione artistica.
Infatti, come cornice agli scambi, il Mercato dell’Arte nel Parco offre la possibilità ad artisti emergenti – selezionati da spazioALLarte – del quartiere e non solo, di mostrare le proprie opere in uno spazio che vedrà la presenza di un pubblico sempre più eterogeneo.
In particolare durante la prima giornata del 27 settembre è allestita una mostra Bi-Personale di Stefano Tedeschi e Andrea Zauli, giovani artisti di grande talento. Approccio materico, biologico e fantascientifico l’uno, quanto estremamente incisivo, pop ma di una traslucenza concettuale l’altro, sono i perfetti archetipi e pionieri di un arte del futuro che si rapporta ad un’arte del passato, già presente nelle nostre case.
Nel corso della mattinata l’associazione NEA Polis presenta un altro elemento che arricchisce le domeniche dello scambio dell’arte, che consiste nelle l’opportunità di partecipare alle visite guidate nel parco di villa Pamphili, a cura dell’associazione stessa.

Programma in dettaglio del 27 Settembre:

ore 9.30: apertura della sede e della Mostra Bipersonale

ore 10.30: presentazione delle iniziative e avvio del Mercato

ore 13.30: chiusura della giornata e appuntamento alle domeniche successive.

Location: Centro anziani del Bel Respiro, Villa Doria Pamphilj – Via Vitellia 102 – 00152 Roma

Periodo: 27 Settembre 2015, 18 ottobre 2015 ed a seguire nelle domeniche attualmente in programmazione fino a settembre 2016.

Orari d’apertura: dalle 09.30 alle 13.30.

Gli artisti della prima domenica:

Andrea Zauli

Stefano Tedeschi




Siderare: e tu cosa desideri?

13 – 14 – 15 Settembre 2015
Forte Portuense
Via Portuense 547, Roma
La Fondazione VOLUME!, per il secondo anno successivo, apre le porte del complesso monumentale Forte Portuense di Roma in occasione della manifestazione Siderare, all’interno della sezione CROSSWISE!
Siderare è realizzato con il sostegno di Roma Capitale ed è inserito nella programmazione dell’ESTATE ROMANA 2015 in collaborazione con la Siae.

Dopo il successo dello scorso anno, anche per questa edizione il progetto Siderare, trae ispirazione dalla pellicola Stalker del noto regista russo Andrej Tarkovskij.
Ad interagire all’interno degli spazi del Forte saranno performer, artisti, fotografi, videoartisti e musicisti. In ogni categoria giovani under 35, saranno guidati da un artista più esperto, come lo Stalker del film guida i due protagonisti.
Ingresso solo su prenotazione
Prenotati ora

PROGRAMMA:
13/09/2015

H 19:00 Installazioni_ GREGORIO BOTTA ||| JOSE’ ANGELINO

Area Video _ ALICE SCHIVARDI ||| CALIXTO RAMIREZ ||| JACOPO MILIANI

Performance _DANIELE VILLA ||| LUCIA BRICCO/FEDERICA PEYROLO

Fotografia_COLLETTIVO LUCE

Presentazione del progetto “La bellezza inconsumabile” di Nuove Officine a cura di Marianna Di Mauro e Lou Duca

H 22:00 Live set _MUVIC

14/09/2015

H 19:00
Installazioni_GREGORIO BOTTA ||| JOSE’ ANGELINO

Area Video_RUTH PROCTOR ||| DRIANT ZENELI ||| FILIPPO BERTA

Performance_LUCIA BRICCO / FEDERICA PEYROLO ||| FILIPPO RINIOLO

Fotografia_COLLETTIVO LUCE

Presentazione del progetto “La bellezza inconsumabile” di Nuove Officine a cura di Marianna Di Mauro e Lou Duca

H 22:00 Live set_QUIET ENSEMBLE_NATURA MORTA TROPICAL VERSION

15/09/2015

H 19:00
Installazioni_GREGORIO BOTTA ||| JOSE’ ANGELINO

Area Video_AVISH KHEBREHZADEH ||| GUIDO VAN DER WERVE ||| LIDA ABDUL

Performance_MYRIAM LAPLANTE ||| FILIPPO RINIOLO

Fotografia_COLLETTIVO LUCE

Presentazione del progetto “La bellezza inconsumabile” di Nuove Officine a cura di Marianna Di Mauro e Lou Duca

H 22:00 Live set_LAGASH_(Marlene Kuntz)

LIGHT DESIGN _ GIANNI BRUGNOLI / PIERO SEGESTA

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La manifestazione, promossa dalla Fondazione VOLUME!, si avvarrà del supporto dell’XI Municipio, del patrocinio dell’Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij, della collaborazione di Panalight, Eurogarden e del sostegno di Gioco del Lotto.
In media partnership con Zero.

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Street art in 3d, la prima opera al mondo presentata ad Ostia

Le figure umane sembrano volteggiare nel vuoto, gli schizzi di pittura provano a colpire il passante distratto che, incuriosito, indossa gli appositi occhiali e resta a bocca aperta, per poi cercare qualcosa dietro il muro, una profondità che è solo illusione ottica. La street art conquista la terza dimensione nelle opere dell’artista Alice Pasquini e del fotografo Stefano Montesi, apparse nelle ultime ore sul Lungomare Paolo Toscanelli di Ostia (altezza civico 186), dove i bagnanti si sono già lasciati affascinare da “Under Layers”, il progetto che da qui ad ottobre vedrà altri tre interventi a Ostia e una grande opera in 3D sulla via Ostiense. “Per la prima volta delle opere murali sono fruibili in tre dimensioni”, spiega Pasquini, che ha scelto un soggetto ricorrente nella sua produzione: “Gli abitanti di un’ipotetica città volante, su cui le nicchie di questo muro sono delle finestre aperte per l’immaginazione dei passanti”. Quattro mesi di lavoro per realizzare un’idea del tutto inedita, in cui l’arte di Pasquini ha incontrato la tecnica di Montesi, da anni al lavoro sulla fotografia in tre dimensioni: “Alice ha dipinto lo stesso soggetto quattro volte – spiega il fotografo – su dei vetri di piccole dimensioni”. Fotografati da più punti, i vetri sovrapposti sono poi diventati i poster ora visibili sul lungomare, e in autunno i bozzetti saranno anche parte di una mostra al Teatro del Lido di Ostia, struttura adiacente all’intervento, dove sono disponibili gli occhialetti per fruire dell’opera. “Ostia riparte dalla bellezza, dalla cultura e dalla street art – commentano in una nota congiunta gli assessori Marinelli (Cultura) e Sabella (Legalità) – siamo convinti che anche attraverso l’arte e la bellezza si possa risanare un territorio dalla corruzione”. (di Stefano Petrella)

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