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Estate Romana a Corviale

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CORVIALE CULT

ESTATE ROMANA A COSTO ZERO

Concerti, incontri con scrittori, mostre, cinema, documentari, teatro, fumetti e tanto altro a entrata gratuita.

La conferenza stampa di presentazione si terrà presso Pizzeria Ciro, bene confiscato alla Mafia, in Piazza Della Maddalena, 10 (Pantheon)

Saranno presenti i rappresentanti delle associazioni coinvolte e alcuni degli artisti presenti nel programma.

Corviale: Estate Romana a Costo Zero intende portare all’attenzione dei cittadini e delle Istituzioni la ricchezza socio-culturale della periferia di Corviale e anche di altre realtà periferiche della nostra città. I territori debbono essere ascoltati, conosciuti e valorizzati secondo quanto emerge dalla realtà concreta e dalla capacità di muovere energie e sentimenti.

Indicare spazi su cui fare manifestazioni o eventi e su questi costruirci bandi, iniziative e altro rappresenta un concetto di cultura ”mordi e fuggi” che non sedimenta crescita e sperimentazione nei territori perchè elaborato sulla carta e non sul consumo, come si dice a Roma, di “tacchi e suole” e cervello.

Estate Romana a Costo Zero è un paradigma con cui si deve lavorare per creare cultura strutturata nelle periferie dove gli enti locali possono portare valore aggiunto integrandosi nel vissuto culturale quotidiano. In questo paradigma la nostra realtà ha avuto un pubblico-privato che, seppur con diversità e differenze, ha saputo svolgere il proprio ruolo con passione e competenza mettendoci del proprio. Ci siamo conosciuti con una ricerca territoriale, ci siamo messi in rete e, dopo aver valutato le possibilità, ognuno con il suo contributo ha dato risposte e prodotto attività, eventi, sedimentazioni e relazioni.

Corviale: Estate Romana a Costo Zero è la prima sintesi delle opportunità e delle capacità di rigenerarsi che la Comunità mette in “mostra”. Lo fa all’interno del circuito territoriale e lo porta all’attenzione sia della Comunità cittadina che delle Istituzioni.

Con un programma vario e ricco, di grande interesse e soprattutto ad ingresso gratuito, vogliamo dimostrare che realizzare un programma di eventi interessanti in questo territorio è possibile.

Le Associazioni interessate: Mitreo Iside, Corviale Domani, Calcio Sociale, Stadio del Rugby dell’Arvalia Villa Pamphili, Teatro di Edda Gaber, Polo Internazionale per le Arti e Mestieri Creativi, Corviale. Arci Solidarietà Onlus, Coop. Acquario 85, Biblioteche di Roma.

Info : Pino Galeota 3356790027 galeota.pino@libero.it | Antonella Matranga matranga.antonella64@gmail.com

 




Un senso per l’arte?

Patchwork da Repubblica del 5/7/15
Secondo Baricco oggi l’arte è la “capacità di comporre figure di senso attraverso il montaggio di frammenti del reale…di trovare delle sequenze coerenti nella caotica superproduzione di senso…di mettere cose insieme…dando l’illusione di un ritrovato controllo sulle cose…di tracciare una mappa…di fondere in un’unica narrazione frammenti dispersi…di ricomporre, scegliere, montare, riordinare, catalogare…restituendoci un ordine…linee…rimisurando distanze, ritracciando perimetri” (1)
Secondo Lodoli invece l’arte è “la musica che sgorga meravigliosa dai tasti di un pianoforte poggiato contro la parete della biglietteria…della stazione Tiburtina…il senso della bellezza nel viavai confuso dell’esistenza…è l’idea dell’artista londinese Luke Jerran che ha piazzato più di mille pianoforti nelle stazioni del mondo…un’arte che nasce nel disordine e nell’imperfezione della vita e allude a un’altra vita, più serena, più armoniosa…in nome del diritto alla bellezza” (2)

(1) “Con i miei occhi”

(2) “Il pianoforte a Tiburtina e la bellezza ritrovata”




Corruzione Capitale, Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati. Arte Contemporanea reattiva.

11 giugno – 5 luglio 2015. Museo dello Stadio di Domiziano – Via di Tor Sanguigna 3 (Piazza Navona) Roma.
Il prossimo 11 giugno si terrà a Roma presso lo Stadio di Domiziano, un evento multidisciplinare: performances/musica, arti visive, fotografia, arte digitale, proiezioni e video, dibattiti. La manifestazione con la direzione artistica di Antonietta Campilongo, vede la partecipazione di oltre 60 artisti.
Se è vero che uno dei motivi d’essere dell’Arte è quello di aprire gli occhi, di suscitare la crescita e la riflessione, di accendere il dibattito sulle più scottanti tematiche coeve, allora Corruzione Capitale è la mostra per antonomasia. Un vero e proprio percorso che parte dall’odierno ma ha le proprie radici nel passato e abbraccia tutte le epoche del malaffare.

Mafia Capitale, altrimenti nota come Cupola Romana, è una delle organizzazioni criminali di stampo mafioso e politico-imprenditoriale operante a Roma dal 2000. Ha come antecedenti le rapine dei Nuclei Armati Rivoluzionari degli anni Ottanta, e successivamente la banda della Magliana. L’inchiesta «Mondo di Mezzo» del 2014, che si spera abbia efficacemente smantellato l’organizzazione criminale, ha rivelato la facilità con cui la corruzione e la malavita hanno potuto inserirsi nelle attività gestite dalla Pubblica Amministrazione Italiana. O forse, semplicemente, ha puntato i riflettori su cose che erano sotto gli occhi di tutti da chissà quanto tempo.

Che Roma sia una grande sacca, piena di virtù ma anche di radicati vizi, non è una novità. Lo sapevano i Romani, nostri antenati, ben prima di noi. Lo gridavano senza timore i letterati della caput mundi, lasciandocene testimonianza nei loro scritti.
Era già il primo poeta aristocratico, Lucilio (II sec a.C.), ad attaccare nelle sue satire i politici romani e la loro corruzione. A predire ai suoi concittadini che se non avessero abbandonato l’amore per il lusso e il denaro, avrebbero perso la propria moralità. Due secoli dopo Tacito, negli Annales, apre il sipario su un’epoca di profondo disagio sociale, mostrandoci i veri meccanismi del potere in una Roma sempre più distante dal mos maiorum, da quegli antichi costumi che avevano reso grande la capitale in tutto il mondo.

L’indagine sulla corruzione, che è essenzialmente studio della natura umana e delle sue declinazioni in prossimità del potere, continua ancora in epoca trecentesca con Dante Alighieri e la sua Divina Commedia. Nei canti XXI e XXII dell’Inferno, il poeta tratta la casistica dei peccatori di frode. Coloro, cioè, che a vario titolo hanno imbrogliato, rubato, tradito la fiducia altrui approfittando del proprio carisma e della propria posizione sociale.
Li troviamo nell’ottavo cerchio dell’inferno, che ha il nome di Malebolge.
In dieci bolge – quasi borse, gole di pietra in cui gettare questi disonorevoli individui – si alternano gli adulatori, che ingannarono i potenti con le loro lusinghe per fini personali; i barattieri che, complice la propria posizione politica, si macchiarono del peccato di concussione; i falsari di metalli, di persona, di parola e di monete. E ancora ladri, seminatori di discordia, indovini, ipocriti, ruffiani e seduttori, simoniaci.

L’animo umano si deforma ad assumere ogni possibile, deviata sfumatura, e ne ricava la terribile punizione che merita secondo la dantesca legge del contrappasso.
Incedendo tra le bolge li si sente urlare eternamente, immersi tra la pece bollente o nello sterco, lambiti dalle fiamme, frustati e mutilati da demoni.

Una battaglia antica, una indagine sempre aperta sulle meschinità umane. Un perché al quale, ancora oggi, si cerca risposta. L’Arte di Corruzione Capitale è in grado di raccontare la sopraffazione e la devianza criminale che hanno insanguinato e umiliato Roma e tutta la Nazione. Una tematica ancora viva e scottante, che i singoli artisti interpretano e modificano attraverso scenari immaginari di mondi, però, terribilmente verosimili. Con le lenti del gioco e del colore, con tratti onestamente disarmanti, gli artisti protagonisti dell’evento offrono un rinnovato dibattito agli spettatori odierni, una riflessione propositiva su una questione tristemente concreta e che ci riguarda tutti.
E così Corruzione Capitale è un percorso di idee differenti che si alternano ad indagare, tra le scelte umane, quelle dettate dai giochi di potere, dai giochi di corruzione che passano per il sesso e il denaro, di mano in mano fino ad avvelenare l’aria e l’acqua di una società avvizzita. A privarla della sua linfa, in bella mostra, gli eterni difetti umani.

Corruzione Capitale lascia la parola a un’Arte che non si limita a farsi osservare, ma si fa scrutatrice a sua volta. E guarda dall’interno il popolo romano, ma anche l’Italia tutta e il nostro tempo con le sue logiche inquinate da quell’aria e quell’acqua. E restituisce, come un implacabile specchio, ogni terribile deformità della morale umana.

Scheda tecnica

Titolo della manifestazione:
Corruzione Capitale | Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati
Arte Contemporanea Reattiva
Progetto a cura dell’Associazione Neworld
Direzione Artistica di Antonietta Campilongo
Genere: Arte Contemporanea
Testi in catalogo:
Collettivo Neworld, Giovanni Argan, Michela Becchis, Raffaella A. Caruso, Antonella Catini, Anna Cochetti, Umberto Croppi, Francesco Giulio Farachi, Laura Lioce, Massimo Rossi Ruben.
Catalogo in sede
Organizzazione e ufficio stampa: Associazione Neworld – ecologia e sociale – NWart
Periodo esposizione: dal 11 giugno al 5 luglio 2015
Sede: Stadio d Domiziano
Indirizzo: Via di Tor Sanguigna 3 (piazza Navona) Roma
Opening: Giovedì 11 giugno ore 18.00 – Ingresso libero
Ingresso: da Lunedì a Domenica 10.00-19.00
Sabato 10.00-20.00

Programma giovedì 11 giugno 2015:
ore 18.00 Apertura mostra a cura di Antonietta Campilongo
Artisti in mostra:
Aidan, Francesco Amadori, Art & Design (Lucia Petracca- Sandra Naggar), Oliver Baretella, Rosella Barretta, Rossana Bartolozzi, Giuliano Besio, Mariagrazia Borhy, Antonella Bosio, Mauro Camponeschi, Silvia Castaldo, Cristina Castellani, Antonella Catini, Marco Cavalieri, Federica Cecchi, Maria Giovanna Cinquina, Silvio Corteggiani, Simona Cristofari, Breda Cuk, Rosy D’Ascola, Cecilia De Paolis, Simonetta De Santis, Silvano Debernardi, Eleonora del Brocco, Easypop, Francesco Fai, Alessandra John Finocchio, Daniela Foschi, Miro Gabriele, Michael Gambino, Fabrizio Garghetti, Fabio Gismondi, Domenico Grande, Antonella Graziano, Pier Maurizio Greco, Marcho Gronge, Kalòs (Calogero Carbone), Valentina Lo Faro, Maria Grazia Lunghi, Christian Molin (Iospazio), Giancarlo Montuschi, Melita Olmeda, Onda Bianca, Albino Palamara, Leopap (Leonardo Pappone), Tommaso Pensa, Piero Petracci, Adriana Pignataro, Loredana Raciti, Eugenio Rattà, Marcello Reboani, Gualtiero Redivo, Luigi Rovella, Paolo Russo, Fabio Santi, Stefania Scala, Angela Scappaticci, Giuseppe Scelfo, Linda Schipani, Gianfranco Sergio, Stefania Vassura, Lisa Yachia, Grace Zanotto, Franco Zuanetto.
Special Guest: Artista Marco Veronese – 2014 D.C. a cura di Antonietta Campilongo e Jada Mucerino
Ore 19.30 Performances:
D’Olio Cospargere degli artisti§innocenti
(Petra Arndt, Daniele Casolino, Davide Cortese, Sara Davidovics, Alfonso Frontanelli, Roberta Guerrera, Rita Mandolini, Carlo Massaccesi, Armando Moreschi, Francesca Saracino, Donato Simone, Franco Ottavianelli, Bivio Piumetini, Daniele Villa)
DECORO (almeno un po’ di decoro, ancora) Installazione site specific degli artisti§innocenti con intervento poetico di Sara Davidovics

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SEIEMEZZA. Le periferie dell’arte

Si apre giovedì 4 giugno 2015 alle ore 18.30 presso il Centro Culturale Elsa Morante al Laurentino, la mostra “SEIEMEZZA. Le periferie dell’Arte”.
Il progetto è promosso dall’Assessorato Cultura e Turismo di Roma con la collaborazione trasversale di Zètema Progetto Cultura e del Centro Culturale Elsa Morante e realizzato dalla Business School del Sole 24 Ore, per favorire la sinergia tra i giovani studenti che si aprono al mondo del lavoro e per valorizzare le aree periferiche della città all’interno di un processo di riqualificazione e rivitalizzazione di aree urbane. Seiemezza è l’orario dell’inizio della routine quotidiana, momento in cui si riempiono le strade, le persone si spostano, si sale sulla metro e la periferia si collega al centro. È un movimento continuo, in divenire, giorno dopo giorno, storia dopo storia. Il progetto affronterà la duplice peculiarità del tempo: come immobilità e come cambiamento. Il tempo in periferia sposa perfettamente lo spazio che lo ospita; spazio che sembra spesso essere stato dimenticato dall’uomo. Il cambiamento è il segno tangibile del tempo che scorre e che attraversa le storie raccontate dagli abitanti del quartiere.
5 giugno – 14 giugno 2015
Centro Culturale Elsa Morante
Piazza Eugenio Montale, Roma
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Dirk Seghers, Deriving energy from the city

“We are inspired by the city and we make objects and projects to inspire it again”

Can you tell me about Recyclart and its function?

We started when Brussels was chosen as the EU cultural capital in 2000. We function with a mixture of employment and cultural projects as a catalysator in the neighborhood. The cultural aspect is the art center, which I am responsible for. Besides that we have a project for social economy, which provides training for the long-term unemployed: either in the restaurant kitchen or in our wood and metal workshop, Fabrik.

It’s the combination of culture and employment that makes us unique. Plus the setting: We work and live in a train station that is still being used. It is still a station during the day and when it’s closed at night we use the space for cultural events (parties, conferences, concerts and so on). The restaurant is open during the day.

Recyclart has been around for 15 years, how has it changed since then?

The initial mission statement hasn’t changed but other changes are more practical. We started out 2 years with a European grant and after that we have found our own means of living and that’s why we evolved towards a bi-communautarian art center. This means that both the French and Flemish speaking communities recognize us. Two years ago, we were forced to move the factory due to possible danger of an explosion. But essentially the initial purpose is still the same.

What is your role in engaging the residents with the two different neighborhoods you are near?

We are still in the center of Brussels in a popular neighborhood. Traditionally and historically, this neighborhood has always been residents of immigrant backgrounds since the 12th century. This is the neighborhood they were expelled to from the city center. After WWII, different migration waves came here.

How do we work with the neighborhood? Well it’s essential to develop a relationship with your neighborhood because it’s impossible, like in the 19th century, to bring culture from an ivory tower. We have events specifically with and for the neighborhood and then events aiming at a broader audience: the larger area of Brussels and even at the national level.

Most of the neighborhood events are more or less based around photography. My colleague is a photographer and he develops many different formats to work with the neighborhood. For instance he developed a project to involved specific urban subcultures. He did long term work with homeless people and drug addicts addicted for more than 10 years to hard drugs. He gives them disposable cameras to photograph their daily life. It’s easily said, but not easily done. To meet up, explain and receive a response with the photos from people (already struggling with basic daily tasks). However, it’s very much worth it when the exhibited photos have been taken from someone within the subculture so you don’t feel like a voyeur. There is a sense of ownership with the image; they show us what they want to show us and that’s why the images are always very powerful.

Other formats and means to work with the neighborhood: For 6 years in the summer we have a public bread oven in the open space outside. People can come participate in workshops to bake bread or even bake their own bread for free.

Once a month we have an event revolving around one person from the neighborhood. In “Neighbors Evening,” 20 -100 people come to listen about one local’s life. The idea is every human being – however humble she or he may be – has a story and a past. We curate one night concerning her or his life, hobbies, and interests. It can be with music, food, fashion – as long it has a link with the person’s life. Instead of booking expensive artist talent we look to see what the city has to offer us – around the corner.

How do you choose them?

It is long-term work to gain the trust of people; it takes years. He gets to know them very well before organizing a program on them.

Our most popular night with the neighborhood is “Ugly Night,” where everything is ugly. 200 people attend and we only play ugly music, take ugly photos, have an ugly dress code. At the end the night we choose the winners for the ugliest man and woman of the night. It’s a way to laugh at the situation. It’s funny and fun.

For 4 years now we have a local TV station: TV MAROL (name of the neighborhood). Its run by 40-50 local resident. They make a mini documentary about resident’s daily life or banality (on their dog, sister, butcher, neighbor) and 3 times per year we show these movies to a live audience.

On a more popular level, the wider public knows us for the electronic music parties we hold that attract thousands of people (we are the only place in the center that can stay open till 5am twice a month – which is rare for Brussels)

Do you think the residents are open to the events?

Some are curious, some come to bake bread, some come to listen to concerts and some don’t come. Many people come that don’t live the neighborhood, which provides a good mixture.

How do you interact with the neighborhood on a more spatial level?

The train station is public space. We have a large open space in front, which is ideal in summer. We use it for the bread oven, screen-printing, haircuts, tattoos and small interactive workshops. The interactions outside tend to be very active.

This year we work thematically with the phenomena of popular cafes. These cafes are common in the neighborhood and are used as a sort of living rooms. It’s interesting to illustrate that the phenomena of cultural cafes is something that constantly changes. Its true, old cafes from the 1950s are disappearing. Cities are dynamic. African and Turkish cafes with live music are the new popular cafes. We want to illustrate that you don’t have to be nostalgic, new cafes are always arriving. It’s interesting to compare and interact with a different group: people that never come to Recyclart because they are not affiliated with our organization.

How did the construction of the benches come about?

The Fabrik creates objects for individuals, social institutions and municipalities. They make objects for public space like benches and bicycle garages. One of the larger projects was the skate park.

We are inspired by the city and we make objects and projects to inspire it again.

How does the employment situation work?

We have the art center, the restaurant and Fabrik: 25 people total. The restaurant and Fabrik are labor intensive. Often the employees are illiterate so they need much coaching. However, when they stay the whole two years of the program, they have a 70% success rate of finding a job.

What are some of the outcomes you have noticed?

They know who we are. Others disappear because it is also a transient population on the move.

An achievement like TV Marol would have been impossible to realize 10 years ago because people would not have enough trust.

We have an incredible amount of Facebook fans. Even more than huge cultural institutions. It shows that our audience is interactive and closely follows what we do.

What is Recyclart’s interaction with the urban issues?

We  have conferences and lectures about urbanism, architecture, photography and graphic design. We work together with local architecture schools to provide workshops. We have a series of lectures where we invite architects form all over the world. We held talks and events for 2 months for the Public School of Architecture, which the idea stemmed from Brooklyn. The idea is to provide classes accessible for everyone to attend and anyone to teach to be open to various ways of perceiving and solving problems. These classes provide inclusivity and a mixture of audience for fruitful discussions.

How do you see your part in the redevelopment of the area?

The neighborhood is changing; you can feel slow gentrification. The city will make efforts to renovate the neighborhood and I’m anxious to see how it will change. Change and gentrification is inevitable. As soon as it does happen, new subcultures will emerge. Its constantly changing over periods of 20-30 years and this is how the city works. It’s constantly fascinating.

What inspires you to do what you do?

It’s difficult because it’s cold and loud here and you can get tired of the many problems the city offers. What inspires me the most is when you organize a concert and the ticket is the hottest ticket in town with 500 inside and 500 outside – you have the whole energy of the city with you. This gives you energy to confront the vampire of the city. These are the moments when the city gives you energy instead of taking it away.

What are some things taking place in Brussels you find interesting?

The huge space near a former custom’s office, Tours & Taxis, but it will only last 2 years.

Smaller organizations like Cinema Nova are nice.

They make the city go ~

Who should I talk to next?

Seb Bassleer of the DJ collective Rebel up!

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Scarica 422 libri d’arte gratuitamente dal Metropolitan Museum of Art

Certo, potreste pagare 118$ su Amazon per il libro del Metropolitan Museum of Art (Met) dal titolo “The Art of Illimination: The Limbourg Brothers and the belles Heures of Jean de France, Duc de Berry”, uno dei tanti in catalogo. La seconda opzione invece è la più gradita: potreste pagare 0 € scaricandolo sul sito di MetPublications, che offre 5 decadi di pubblicazioni del Metropolitan Museum of Art leggibili o scaricabili gratuitamente!

Preparatevi a passare un bel po’ di tempo per spulciare tutto il catalogo del Met, che conta 422 libri d’arte che vanno da Leonardo da Vinci alle sculture Buddiste cinesi, dall’Impressionismo agli Avori africani, dagli scacchi a Van Gogh, fino all’Art Decò e a tutto ciò che vi viene in mente.

Se siete appassionati d’arte, di cultura in generale o semplici curiosi, è proprio il momento per ampliare lo spettro delle vostre conoscenze con la minima spesa possibile: 0.

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Le borgate di Roma si vestono di luce

Primo Festival Internazionale di Installazioni Luminose. Quattro artisti accendono le periferie e le architetture popolari.
Non solo street art. L’arte contemporanea, con forme e linguaggi diversi, sempre più spesso sceglie le periferie. Così, mentre Roma assiste a un’esplosione di murales, progettati per riqualificare e rilanciare i sobborghi cittadini, nuovi progetti prendono forma, lungo la stessa direzione. È così che in occasione dell’Anno Internazionale della Luce nasce il Festival Internazionale di Installazioni Luminose, progetto ideato da Teatroinscatola, in collaborazione con NERO e con ATER Roma, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale. Protagonisti sono alcuni tra i più significativi esempi di edilizia popolare, costruiti durante e dopo il secondo conflitto mondiale.

Dal 26 al 29 marzo 2015, gli artisti Carola Bonfili, Rowena Harris, Matteo Nasini e Federico Proietti daranno vita ad interventi luminosi, effimeri, spettacolari, capaci, nell’arco di una notte sola, di restituire un volto speciale ad angoli marginali e spesso dimenticati di città.

Si parte dal Borgo del Trullo, progettato dall’Architetto Roberto Nicolini, con l’installazione di di Nasini, un totem composto da insegne luminose in disuso, mentre il giorno dopo la  Borgata di San Basilio, progetto dell’Architetto Tancredi, ospiterà l’inedita lotteria di Nasini, realizzata proprio con la luce; quindi sarà il turno della Borgata del Quarticciolo, ancora una creatura di Nicolini, dove Bonfili ricamerà sulla facciata di tre edifici un’immaginaria costellazione, frutto di un laboratorio didattico avviato con i bambini di una scuola del quartiere: tra nomi di stelle inventati, e un uso creativo del codice Morse, il gioco collettivo partorisce galassie scintillanti, con cui reinventare l’aspetto di ordinarie architetture. La conclusione è attesa a Primavalle, luogo che porta la firma dell’Architetto Giorgio Guidi, dove la Harris piazzerà la frase And So We Gape (in italiano “E così noi a bocca aperta”) sul muro cieco di un palazzo.
Infine, un progetto collaterale dell’architetto Oscar Santilli, dal titolo Watt PedAlati, metterà a disposizione del pubblico due spinbike, con cui “caricare” di luce blu delle pennellesse: grazie ai watt prodotti dall’energia cinetica umana, gli anomali strumenti hi-tech serviranno per dipingere su dei pannelli, spalmando scie luminose come se fossero colore.
Il Festival, che nasce nel solco di un dialogo sincero con i residenti, punta a coinvolgere fasce di pubblico normalmente lontane dai margini cittadini: un modo per attivare riflessioni di natura sociale, urbanistica, architettonica, passando da una chiave creativa, immaginativa e relazionale.

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Un artista a colloquio con Le Corbusier

Cristian Chironi abiterà in 30 case progettate da Le Corbusier in giro per il mondo. La prima tappa si è appena conclusa a Bologna, al Padiglione Esprit Nouveau. Qui l’intervista all’autore

È partito da Bologna, per l’esattezza dal Padiglione Esprit Nouveau, il progetto a lungo termine “My house is a Le Corbusier” ideato da Cristian Chironi con il sostegno della Fondazione Le Corbusier. L’artista sardo s’insedierà, come in una performance dilatata nel tempo, nelle numerose abitazioni progettate in tutto il mondo dal celebre architetto svizzero.
 Saranno circa 30, in 12 nazioni differenti, le tappe abitative che Chironi farà rivivere in una sorta di grande mostra “work in progress”, un cantiere espositivo di idee, installazioni site-specific e performance. La prima residenza è durata circa tre settimane, dal 7 al 31 gennaio 2015, e ha coinvolto il Padiglione Esprit Nouveau, originariamente realizzato da Le Corbusier nel 1925 per l’Esposizione Internazionale di Parigi, e ricostruito nel 1977 davanti all’ingresso della Fiera di Bologna. Più che una casa, un vero e proprio manifesto dell’architettura come teoria sociale, che Cristian Chironi ha occupato in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e Xing in occasione di Art City 2015, percorso di eventi e mostre collegato ad Arte Fiera. Al primo step farà seguito l’occupazione dell’appartamento-studio di Le Corbusier all’interno dell’edificio denominato Molitor in rue Nungesser et Coli a Parigi, previsto per aprile/maggio 2015.

In attesa che inizi, abbiamo chiesto all’artista qualche dettaglio in più sul progetto generale:

L’anno scorso hai vinto una borsa di studio alla Fondazione Le Corbusier, com’è coinvolta esattamente quest’ultima nel progetto “My house is a Le Corbusier”?
Il progetto iniziale che avevo proposto alla Fondazione Le Corbusier riguardava l’analisi di una serie di relazioni legate al concetto di comunicazione, lettura e interpretazione, con conseguenti implicazioni linguistiche e socio-politiche. L’interpretazione può incidere, infatti, anche nel rapporto tra una forma di architettura ideale e la sua funzionalità popolare, e dare luogo a una sorta di scollamento tra opera e fruitore. Utilizzo la figura di Le Corbusier come uno strumento, per parlare di questioni collegate all’abitare contemporaneo. Una volta ottenuta la borsa di studio, ho proposto al direttore della Fondazione Michel Richard e all’architetto conservatore Bénédicte Gandini l’idea di poter fare un’esperienza diretta nelle numerose case progettate da Le Corbusier, confrontandomi con le diverse culture di ogni paese. Calandomi, in un periodo storico di difficile e precaria stabilità economica, nell’impossibilità di possedere una casa di proprietà e prendendomi la libertà di abitare le case di Le Corbusier.

Per questo progetto ti sei ispirato a un fatto realmente accaduto, un caso di “cattiva traduzione” che coinvolge l’artista sardo Costantino Nivola, tuo conterraneo, e un progetto di Le Corbusier, di cui era molto amico. Ce lo vuoi raccontare?
Nella seconda metà degli anni Sessanta, Costantino Nivola, originario di Orani come me, affidò al fratello “Chischeddu” il progetto di una casa di Le Corbusier, con l’auspicio che, insieme ai figli muratori, seguisse scrupolosamente le istruzioni contenute al suo interno. L’importanza di questo lascito non fu però capita. Tempo dopo Costantino, visitò la casa e notò che non corrispondeva alle caratteristiche del progetto iniziale che, a detta della famiglia “non aveva né porte né finestre e assomigliava più a un tugurio che a una casa vera e propria”. Costantino Nivola reagì riprendendosi il progetto, di cui oggi non si conosce più il destino.

Hai parlato di queste abitazioni come “postazioni di osservazione privilegiate”, cosa esattamente si può vedere (e fare) in questi luoghi?
Viaggiando di casa in casa, mi sarà possibile rendermi conto delle dinamiche che caratterizzano quel determinato contesto e i differenti ambienti di vita. Quando parliamo delle case di Le Corbusier è più corretto usare il termine “opere abitabili”. Abitare un’opera significa che ogni azione quotidiana assume un senso diverso. Vivere all’interno di una casa di Le Corbusier è un privilegio, anche se, in generale, oggi è già un privilegio possederla una casa! Durante le residenze, raccolgo suggestioni e input e li restituisco attraverso approcci creativi interdisciplinari tra installazione, video, fotografia, opere su carta e performance.

Vuoi citarci alcune tra le abitazioni più interessanti, progettate da Le Corbusier nelle 12 nazioni, che My house is a Le Corbusier intende coinvolgere il futuro?
Ogni casa ha la sua particolarità. Sono interessato a percorrere soprattutto la geografia dettata da queste abitazioni, quindi dopo l’Esprit Nouveau a Bologna e il Molitor a Parigi, vorrei spostarmi in Svizzera, Giappone, Germania, Belgio, India, Stati Uniti, Argentina, Tunisia, Russia, Iraq. Le ultime tre nazioni, per diverse ragioni, sono problematiche da affrontare, e andranno sicuramente vissute diversamente dalle altre: sono Villa Baizeau a Cartagine, il Centrosoyuz a Mosca e lo Stadio di Baghdad.




Festival internazionale di installazioni luminose case popolari di roma

Nel XII Municipio di Roma, nella stessa via, di fronte a Ponte Testaccio hanno la loro sede Nero Magazine (lungotevere degli Artigiani 8) e Teatroinscatola (lungotevere degli Artigiani 12). La diffusione dell’arte contemporanea e l’attenzione agli aspetti qualitativi della proposta artistico culturale è il denominatore comune delle due realtà Il progetto “A Roma, l’architettura moderna c’è ma non si vede”. Giulio Carlo Argan Festival Internazionale di Installazioni Luminose in occasione dell’Anno Internazionale della Luce 2015 dal 26 al 29 Marzo 2015 h 19/24 Quattro artisti di fama internazionale illuminano quattro unità abitative di Edilizia Popolare (Ater ex I.A.C.P. di Roma, Istituto Autonomo Case Popolari) In collaborazione con l’Arch. Isabella Vitali, l’architetto Oscar Santilli, la partnership con A.T.E.R. Nei primi anni del Novecento l’edilizia popolare per merito dei progettisti e del clima culturale non era ancora concepita per nude unità statistiche, differenziate solo per numero di letti e di astratte tipologie standard. Il progetto prevede un’illuminazione artistica di alcuni significativi esempi di architettura di edilizia popolare nelle aree semicentrali e periferiche di Roma, per contribuire alla riqualificazione e rigenerazione dell’esistente, soprattutto di ciò che qualitativamente è valido, ma spesso poco conosciuto o poco valorizzato. Il festivale è un progetto di valorizzazione del patrimonio architettonico della città di Roma, che vuole restituire al pubblico spazi e luoghi poco valorizzati. Prevede che alcuni esempi di architettura del periodo che va dal primo modernismo italiano ai giorni nostri diventino oggetto di particolari interventi di “illuminazione d’artista” più vicini al mondo dell’arte contemporanea che a quello dell’illuminotecnica. Attraverso il medium della luce artificiale, artisti di fama internazionale verranno chiamati a “riscoprire” architetture nascoste nel tessuto urbano della Capitale e a creare nuovi ed inusuali itinerari culturali, attivando l’interesse e la partecipazione di nuove fasce di pubblico. Secondo Piero Ostilio Rossi infatti “l’architettura moderna resta uno degli argomenti meno familiari al grande pubblico che, d’abitudine, tende ad identificarla o con la crescita distorta della periferia urbana o con quelle soluzioni che (…) restano inevitabilmente “brutte” se confrontate con gli esempi del passato”. Questo vale tanto più per Roma, città dall’immenso patrimonio storico archeologico, che in era moderna si è sviluppata in maniera disordinata e secondo logiche spesso clientelari rispondenti alla più bieca speculazione edilizia. È un’architettura, per utilizzare le parole di Giorgio Muratore, “spesso nascosta, che non si concede facilmente, ma che va rincorsa attraverso le pieghe infinite che ne nascondono i piccoli come i più grandi tesori Il progetto intende rappresentare un primo passo in questo senso, avvalendosi di uno sguardo nuovo e creativo come quello degli artisti visivi, che si cimenteranno nel confronto con la città e i suoi spazi. I luoghi scelti: – Borgata Primavalle, Architetto Giorgio Guidi, 1938-1940/1953-1954, Quartiere Primavalle, Municipio Roma XIV – Borgata San Basilio, Architetto Tancredi, 1953-1954, Quartiere San Basilio, Municipio Roma IV – Quartiere Costanzo Ciano (Borgo del Trullo), Architetto Roberto Nicolini, 1942, Quartiere Trullo, Municipio Roma XI – Borgata Quarticciolo, Architetto Roberto Nicolini, 1940 e 1954, Municipio Roma V Cosa chiediamo Chiediamo il vostro aiuto per la realizzazione del Festival attraverso donazioni e diffusione della nostra raccolta fondi. Perchè chiediamo il vostro aiuto Siamo un’associazione culturale costituita nell’aprile 2004. Non abbiamo mai avuto nessun tipo di sostegno continuativo da enti pubblici Da dieci anni proponiamo eventi culturali molti dei quali ad ingresso gratuito, presso la nostra sede (per la quale paghiamo l’affitto ad un privato di circa 2.000 euro al mese, che invece ci piacerebbe dare al Comune di Roma se ci concedesse uno spazio)

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Laboratorio di pedagogia teatrale in Biblioteca

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 Biblioteca Renato Nicolini e l’Associazione Hermit Crab

Nell’ambito di: “OLTRE IL LIBRO: LEGGERE IL DOMANI IN TUTTE LE FORME”

PRESENTANO IL PROGETTO

“BIBLIOTECHE IN SCENA”

il laboratorio di pedagogia teatrale

ANTIGONE

di Sofocle

regia  Ester Tatangelo

 

Il laboratorio, completamente gratuito, è rivolto agli utenti adulti,(MAX 10 PARTECIPANTI) possessori di bibliocard,   e  si svolgerà in 12 incontriper una durata complessiva di 48 ore dalle ORE 15,00 alle 19,00  nei seguenti giorni:

 

FEBBRAIO           lunedì 23  e martedì  24;

MARZO                lunedì 2 , martedì 3, lunedì 9, martedì 10, mercoledì 18

APRILE                 lunedì 27

MAGGIO             lunedì 4, mercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8                       

 

L’obiettivo è quello di esplorare il testo, facendone esperienza attraverso il corpo e la voce, liberando il processo creativo degli allievi, per dare libero sfogo all’intera gamma delle emozioni, attraverso l’azione teatrale.

VISTA LA RILEVANZA DI TALE OCCASIONE FORMATIVA SI RICHIEDE LA MASSIMA TEMPESTIVITÀ NEL COMUNICARE LE ADESIONI al n. 0645460421

 

 

SI CONSIGLIANO VESTITI COMODI (PREFERIBILMENTE TUTA E SCARPE DA GINNASTICA) E UN TAPPETINO PER GLI ESERCIZI  DI  RISCALDAMENTO

 

Biblioteca Renato Nicolini  – Marino Mazzacurati, 76 – 00148 Roma

tel. 0645460421 e mail renatonicolini@bibliotechediroma.it