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Lettera aperta all’Assessore all’Ambiente Estella Marino, Comune di Roma

Gentile Assessora,

abbiamo ricevuto le seconde bozze della nuova proposta di Regolamento Comunale Tutela Animali e della delibera di istituzione del Garante degli Animali.

Queste bozze hanno recepito solo in minima parte le nostre osservazioni, sia quelle inviate il 12 dicembre u.s. sulla base delle prime bozze e sia quelle ulteriormente presentate in questi giorni, sia per le vie formali che informali.

Tali bozze furono presentate a suo tempo come concertate con i Servizi Veterinari Asl e, per quanto riguarda il Regolamento Animali, come necessarie modifiche a seguito di cambiamenti di normative nazionali.

La informiamo che nessun cambiamento è intervenuto nelle normative nazionali,  dal 2005 ad oggi.

Non solo: La informiamo che il testo da Lei proposto va contro quello diffuso lo scorso anno dall’ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

Le modifiche da Lei presentate ancora oggi eliminano infatti tutti i passaggi autorizzativi da parte dell’Ufficio Comunale Tutela Animali (che si ritrova svuotato – ancor più di quanto fatto finora – di effettiva voce in capitolo) e cancellano alcuni significativi divieti vigenti.

Fra i tanti citiamo: l’abolizione del divieto estivo di esercitare l’attività di botticelle nelle ore più calde; si abbassano da 200  a 150 euro le sanzioni minime per chi viola alcuni obblighi di custodia degli animali; è previsto lo stop al divieto di spettacoli in strada e feste con animali; si prevede l’esclusione degli animali selvatici oltre che in zoo e circhi come oggetto di tutela del Regolamento.

Vengono poi istituite una vuota Commissione Consultiva delle associazioni animaliste nonché la figura del “Garante del benessere e della tutela degli animali” scopiazzata –  e male – da quelle presenti a Milano e Napoli non avendo alcun potere effettivo d’intervento, nemmeno nelle strutture come canili (sia pubblici che privati) e Bioparco.

A fronte di questi peggioramenti, non è previsto alcun miglioramento per la tutela degli animali in altre parti del Regolamento. Addirittura viene abolita la figura del “cane libero accudito”; è inserita la definizione illegittima di “moleste” e di “critica” per alcune specie; ed il Comune di Roma, proprietario degli animali vaganti sul territorio e di quelli reclusi nelle strutture di accoglienza pubbliche e private, non esprime più il consenso informato all’eutanasia abdicando da un ruolo delicatissimo ed importantissimo.

Assessore Marino, per queste motivazioni, le proposte sono per noi irricevibili. E La diffidiamo dal dichiarare che il percorso di riscrittura del Regolamento è stato un percorso condiviso con le associazioni di volontariato animalista.

E ci poniamo la domanda “cui prodest?”: a chi gioverebbero queste modifiche peggiorative del Regolamento Comunale e l’istituzione di un Garante che non garantirebbe alcunchè?

Sicuramente non gioverebbero agli animali ed ai cittadini della Capitale.

E riteniamo che l’azione prioritaria del suo Assessorato dovrebbe essere quantomeno incentrata in via prioritaria sull’applicazione del valido Regolamento Comunale  in vigore e del Programma Elettorale del Sindaco su tutela randagi, canili e botticelle – e contro le botticelle non a caso abbiamo in corso la raccolta firme per una Delibera di Iniziativa Popolare – programma invece finora ignorato dopo quasi due anni di mandato, nonostante sia stato presentato all’Assemblea Capitolina e votato ad inizio mandato.

Roma è stata un faro a livello nazionale per le scelte amministrative a tutela degli animali. Con l’istituzione del primo Ufficio Diritti Animali, retrocesso a Tutela e Benessere dalla precedente Giunta, e il varo di un Regolamento Comunale approvato all’unanimità nel 2005 dall’allora Consiglio Comunale.

Cestini queste due proposte e operiamo assieme per una efficace e concreta tutela degli animali nella Capitale!

Distinti saluti

Animalisti Italiani – AVA – ENPA – AVCPP – LAV – OIPA

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Ecco in specifico tutti i punti

SULLA PROPOSTA DI NUOVO REGOLAMENTO TUTELA ANIMALI

1) Le modifiche da Lei proposte vanno in direzione contraria al Testo-base fatto proprio dall’ANCI-Associazione Nazionale dei Comuni Italiani il 13 giugno 2013 e diffuso a tutte le Amministrazioni locali. Di più, il Testo-base ANCI si era ispirato a quello approvato all’unanimità e in vigore da otto anni a Roma, che invece ora sarebbe svuotato in alcuni punti fondamentali se approvato dall’Assemblea Capitolina

2) Le modifiche da Lei proposte non partono da una regola fondamentale di una buona Amministrazione: l’aver realizzato uno studio-terzo sui problemi d’applicazione riscontrati in questi otto anni di vita del Regolamento in vigore o l’aver effettuato valutazioni su interi articoli, uno per tutti quello che prevede la formazione della Polizia di Roma Capitale praticamente mai effettuata.

3) Nel merito dei nuovi articoli proposti:

a) all’articolo 1 comma 1 è stato eliminato il principio morale della necessità dell’intervento a tutela degli animali da parte di Roma Capitale “quale elemento fondamentale e indispensabile di una morale biocentrica” nonché “riconosce agli individui e alle specie animali non umane il diritto a un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche” e l’intero ex articolo 4 del Regolamento in vigore

b) all’articolo 2 comma 1 l’esercizio della tutela degli animali viene ristretta a solo quelli “d’affezione” escludendo i selvatici (ex articolo 3 comma 2);

c) l’articolo 3 comma 1, definizione di animale, e quindi l’applicazione del Regolamento, esclude quelli non in libertà  (ex articolo 5 comma 1). Quindi circhi, zoo, stabulari di sperimentazione, allevamenti a posta fissa. Da sostituire con “La definizione generica di animale, di cui al presente regolamento, si applica a tutte le specie di animali vertebrati e invertebrati, tenuti in qualsiasi modo e detenuti a qualsiasi titolo, e quindi anche in stato di libertà, semilibertà e non in libertà”

d) all’articolo 5 comma 6 ha tolto l’incentivazione con periodicità annuale delle campagna di sterilizzazione da parte dell’Ufficio comunale tutela animali

e) all’articolo 6 comma 22 è stata tolta la perifrasi “per evitare stress psico-fisico

f) all’articolo 6 comma 23 è stato tolto il divieto di detenzione e commercio di animali alloctoni

g) all’articolo 6 comma 27 è stato tolto il divieto di vendita e detenzione di collari a punte e collari elettrici

h) all’articolo 6 comma 29 è stato tolto il divieto di detenzione e vendita di colle per catturare mammiferi, rettili, anfibi e uccelli

i) è stato eliminato, articolo 15 comma 1, la precisazione del divieto di spettacoli e intrattenimenti pubblici e privati con utilizzo di animali: “Il divieto di cui sopra si applica a fiere, mostre di animali, esposizioni, concorsi, sagre, manifestazioni itineranti, spettacoli in strada ad eccezione di quelle senza fine di lucro autorizzate previo parere dell’Ufficio competente per la tutela degli animali. Non si applica alle gare ippiche svolte in luoghi autorizzati, purché non ledano la dignità degli animali in esse impiegati”

l) all’articolo 17 comma 1 – Fuga, cattura, uccisione di animali comma 1 inserire “Solo quando è minacciata la pubblica incolumità si dovrà procedere all’abbattimento dell’animale previo consenso informato espresso dall’Ufficio Tutela e Benessere degli Animali o, in subordine, dal Garante degli Animali di Roma Capitale acquisito parere tecnico di educatori cinofili riconosciuti” (ricordiamo che il proprietario degli animali vaganti sul territorio o reclusi nei canili pubblici o privati è il Sindaco della Capitale: è il Comune di Roma a dover esprimere il consenso informato, direttamente o delegando soggetti terzi come il Garante degli Animali di prossima istituzione. In nessun caso possono essere le ASL romane: significherebbe “abdicare” ad un compito delicato oltre che ad un tema sensibile).

m) all’articolo 17 comma 2 inserire “La soppressione degli animali, detenuti in canili o di proprietà è consentita, previo consenso informatoespresso dall’Ufficio Tutela e Benessere degli Animali o, in subordine,  dal Garante degli Animali di Roma Capitale  esclusivamente se gravemente malati e non più curabili o di comprovata pericolosità certificata da educatori cinofili riconosciuti, con attestazione del veterinario che la effettua con metodi eutanasici e con trasmissione del certificato di morte al Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio” (ricordiamo che il proprietario degli animali vaganti sul territorio o reclusi nei canili pubblici o privati è il Sindaco della Capitale: è il Comune di Roma a dover esprimere il consenso informato, direttamente o delegando soggetti terzi come il Garante degli Animali di prossima istituzione. In nessun caso possono essere le ASL romane: significherebbe “abdicare” ad un compito delicato oltre che ad un tema sensibile).

n) all’articolo 17 – Fuga, cattura, uccisione di animali comma 3 “La soppressione di cani e gatti ospitati presso l’ospedale sanitario, i canili rifugio capitolini o convenzionati con  Roma Capitale potrà avvenire, su proposta del Direttore Sanitario, soltanto se gravemente malati e non più curabili o di comprovata pericolosità certificata da educatori cinofili riconosciuti, previo consenso informato espresso dall’Ufficio Tutela e Benessere degli Animali o, in subordine, dal Garante degli Animali di Roma Capitale” togliere “acquisito il parere vincolante del Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio” (ricordiamo che il proprietario degli animali vaganti sul territorio o reclusi nei canili pubblici o privati è il Sindaco della Capitale: è il Comune di Roma a dover esprimere il consenso informato, direttamente o delegando soggetti terzi come il Garante degli Animali di prossima istituzione. In nessun caso possono essere le ASL romane: significherebbe “abdicare” ad un compito delicato oltre che ad un tema sensibile).

o) all’articolo 18 comma 2 “A condurre le attività dovranno essere persone che dimostrino di aver conseguito titolo di studio confacente allo scopo”: se anche le attività AAA e EAA, e non solo la Pet Therapy e le TAA, dovessero essere condotte esclusivamente da persone con titolo di studio confacente allo scopo, verrebbero meno esperienze fondamentali e portate avanti da quasi 20 anni nei canili comunali di Roma come la “messa alla prova” (art. 28 DPR 448/88) di concerto con l’Ufficio Servizio Sociale per Minori (un servizio del Centro per la Giustizia Minorile – CGM – regionale che fa riferimento all’Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile – UCGM – del Ministero di Giustizia),  il sostegno a persone con disabilità fisica e psicologica di concerto con  i Dipartimenti di Salute Mentale, Case Famiglie, Cooperative Sociali, e Comunità Terapeutiche ed il Progetto Scuola in collaborazione con Istituti Scolastici romani.

p) all’articolo 19 comma 5 viene previsto che gli esercizi commerciali non debbano più osservare le dimensioni minime delle gabbie dei volatili e degli acquari come previsto dal Regolamento vigente ma si rimanda genericamente alla “normativa vigente”;

q) da rintrodurre l’Art. 24 comma 1 dell’attuale Regolamento “Nelle mense direttamente o indirettamente gestite dal Comune di Roma viene garantita a chiunque ne faccia espressa dichiarazione scritta la possibilità di optare per un menù vegetariano (nessun prodotto derivante dall’uccisione di animali, uova da allevamento all’aperto) oppure vegan (nessun prodotto di origine animale”

r) all’articolo 24 comma 1 “I cani di proprietà circolanti nelle pubbliche vie o in altri luoghi aperti frequentati dal pubblico, compresi parchi, giardini e aree cimiteriali  nonché nei luoghi condominiali comuni sono condotti con guinzaglio anche estensibile.  La museruola, rigida o morbida, va sempre portata con sé e applicata al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali solo in caso di richiesta motivata da parte delle Autorità competenti” (non prevedere questo emendamenti comporta un passo indietro significativo rispetto alla normativa attuale).

s) all’articolo 24 da rintrodurre la parte inerente agli esoneri temporanei concessi per l’obbligo della museruola per i cani con particolari condizioni anatomiche, fisiologiche o patologiche…. Si tratta del comma 4 dell’articolo 29 “Temporanei esoneri possono essere concessi all’obbligo della museruola per i cani con particolari condizioni anatomiche, fisiologiche o patologiche, su certificazione veterinaria che indichi il periodo di tale esenzione e che sarà esibita a richiesta degli Organi di controllo. Tali cani sono comunque condotti sotto la responsabilità del proprietario e del detentore che adotterà gli accorgimenti necessari”

t) all’articolo 26 è stata abolita la figura del “cane libero accudito” e la relativa responsabilità del Comune sul cane stesso. E’ da rintrodurre tutto l’attuale art. 33 del Regolamento attualmente in vigore:

“Art. 33 – Cani liberi accuditi

1. Quale strumento alternativo per la lotta al fenomeno del randagismo e per evitare la reclusione a vita nei canili, ai sensi della normativa regionale che prevede la figura del cane di quartiere e della Circolare del Ministro della Sanità 14 Maggio 2001 n. 5, il Comune di Roma riconosce e promuove la figura del cane libero accudito. 2. Le associazioni animaliste, o i privati cittadini che abitualmente si prendono cura dei cani che vorrebbero far riconoscere come cani liberi accuditi, propongono all’Ufficio competente per la tutela degli animali ed al Servizio veterinario della Azienda USL territorialmente competente per i parere tecnico il riconoscimento dei singoli cani, dei quali assumono l’onere della gestione volto a garantire all’animale i parametri minimi di sostentamento dei cani.

3. I cani liberi accuditi devono essere vaccinati e sterilizzati gratuitamente dal Servizio veterinario della Azienda USL territorialmente competente, o da un medico veterinario libero professionista convenzionato con il Servizio Veterinario della Azienda USL territorialmente competente o da un medico veterinario indicato dalle associazioni di volontariato animalista e per la protezione degli animali regolarmente iscritte all’Albo regionale.

4. I cani liberi accuditi, dopo vaccinazioni e sterilizzazioni, devono essere iscritti all’anagrafe canina, muniti di microchip a nome dell’associazione animalista di riferimento o del privato cittadino o del competente Ufficio comunale per la tutela degli animali e portare una medaglietta ben visibile dove devono essere indicati chiaramente la dicitura “cane libero accudito”, recapito telefonico e dati del privato cittadino che abitualmente si prende cura dell’animale.

5. I cani liberi accuditi sono reimmessi sul territorio e sono seguiti a titolo gratuito, per quanto di competenza, dal Servizio Veterinario Azienda USL competente per territorio, o da un medico veterinario libero professionista convenzionato con il Servizio Veterinario della Azienda USL territorialmente competente o da un medico veterinario indicato dalle associazioni di volontariato animalista e per la protezione degli animali regolarmente iscritte all’Albo regionale e dall’Ufficio comunale competente per la tutela degli animali”.

Le associazioni animaliste ritengono una grave sconfitta un ripensamento sulla figura dei CLA, figura istituzionalizzata a Roma così come in quasi tutte le regioni italiane. La figura dei CLA è prevista da alcune leggi regionali di attuazione della Legge Quadro n. 281/91 e dalla Circolare n. 5 del 14 maggio 2001 del Ministero della Sanità e viene istituita dal Sindaco, primo responsabile del benessere di tutti gli animali presenti sul territorio comunale (art.3 Dpr 31 marzo ’79).

u) all’articolo 29 è stata tolta la possibilità di adozioni e affidi temporanei di cani e gatti da parte delle associazioni (ex articolo 36 comma 1) che quindi vengono ristretti ai soli ambiti di canili pubblici o convenzionati o rifugi

v) all’articolo 32 comma 1, togliendo “anche” si vincolano gli interventi di sterilizzazione dei gatti (a cui sono obbligate le Asl veterinarie per norma di rango superiore) all’attivazione delle gattare e delle associazioni

z) all’articolo 34 comma 3 occorre togliere la perifrasi “su parere favorevole” e lasciare la precedente indicazione in collaborazione presente nell’ex articolo 41 comma 3

a 1) all’articolo 35 comma 2 togliere tutto l’inciso “di alimentare gli animali in prossimità degli accessi agli edifici pubblici e privati” in quanto troppo vincolante e restringente dell’attività delle “gattare”

b 1) all’articolo 36, sui cavalli, è stato tolto il divieto di macellazione degli stessi (ex articolo 43 comma 2) da parte di privati sul territorio comunale

c 1) agli articoli 37, 38 e 39 (botticelle) sono stati eliminati i divieti di esercizio dalle ore 13:00 alle ore 17:00 nel periodo estivo (manca infatti l’ex comma 3 dell’articolo 46) e  di portare clienti a cassetta (ex articolo 46 comm 2).

d 1) all’articolo 43 comma 1 d) va introdotta la precisazione “i crostacei vivi su ghiaccio, ghiaccio secco o su qualunque altro materiale che provochi ustioni e comunque dolore agli animali”

e 1) relativamente all’avifauna è stato tolto il via libera alla detenzione di specie “da compagnia” come galline o anatre con esclusione della macellazione (ex articolo 48 comma 5)

f 1) all’articolo 45 comma 2 (fauna selvatica) viene inserita la definizione di specie “moleste” – una definizione illegittima

g 1) viene inserito l’art. 48 con la definizione di “fauna critica”, definizione illegittima

h 1) all’articolo 50 è stato eliminato il divieto di vendita o cessione di animali esotici

i 1) all’articolo 53 viene istituita la “Commissione consultiva per la tutela e il benessere degli animali di Roma Capitale” con lo scopo di avere “rapporti stabili con le Associazioni Animaliste”. Tra i componenti previsti ci sono ben 5 veterinari Asl e uno in rappresentanza di ciascuna delle Associazioni animaliste tramutandola in una ingestibile Assemblea. La Commissione ha inoltre solo “compiti propositivi verso il Sindaco” ma alcuno di consultazione su Atti di Roma Capitale e delle strutture come canili pubblici, privati e Bioparco.

I 1) all’articolo 54 – Sanzioni, una serie di previsioni avevano un minimo di 200 euro per i contravventori e tale cifra è stata abbassata a 150 euro.

m 1) all’articolo 55 – Vigilanza, comma 3 è stato precisato “Le Guardie Zoofile delle Associazioni di Volontariato  che operano in convenzione con Roma Capitale saranno coordinate, per l’impiego sul territorio, dal Comando Generale della Polizia Locale di Roma Capitale” il che crea unainsopportabile discriminazione tra Guardie Zoofile che operano in convenzione e Guardie Zoofile che non godono di alcuna convenzione ed unainaccettabile subordinazione funzionale al Comando Generale della Polizia Locale di Roma Capitale

Sono stati inoltre cassati i commi dell’attuale regolamento che impongono la creazione della “Sala Operativa” (ex articolo 57 comma 4) per il monitoraggio del territorio.

SULLA PROPOSTA DI DELIBERA DI ISTITUZIONE DEL GARANTE DEGLI ANIMALI

La proposta è frutto di una copiatura in alcuni casi sgrammaticata e addirittura peggiorativa di analoghi atti dei Comuni di Milano e Napoli (e il Garante non avrebbe, anche a Roma, alcun potere reale e innovativo) ma con alcune differenze.

Non può verificare direttamente le condizioni degli animali nel Bioparco e nelle strutture comunali e di private di accoglienza, non ha potere d’inchiesta, non ha parere su Atti dell’Amministrazione che hanno a che fare con gli animali. Non ha potere di applicazione del regolamento comunale tutela animali.  Stende solo “Linee guida” di alcun effetto pratico.

Il Garante deve riferire al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio Comunale. Ma non ha alcun rapporto con l’attuale Ufficio capitolino Tutela e Benessere Animale.

Deve fungere da raccordo con le Associazioni Animaliste ma solo quelle che “presentino istanze di maltrattamento contro allevamenti, stabulari e stabilimenti utilizzatori” per la vivisezione.

Non è specificato di quante persone d’ufficio si potrebbe avvalere né del budget a disposizione. Visto che le poche cose che dovrebbe fare sono legate alla “promozione del rispetto degli animali” non si capisce con quali strumenti e quale bilancio lo potrà effettivamente fare.

In sostanza si tratta, con questa proposta, dell’istituzione di una “foglia di fico” con un nome altisonante ma senza alcun potere effettivo di garanzia per gli animali.

 




Reati ambientali, via libera dalle Commissioni Senato. Presto nel codice penale

disastro ambientalePer Legambiente si tratta di un importante passo avanti.

Via libera delle Commissioni riunite Ambiente e Giustizia del Senato al disegno di legge sugli ecoreat, provvedimento che introduce nel nostro codice penale i reati ambientali.

Lo rende noto il presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci giudicandolo “un passo avanti positivo” e auspicando che “il testo approdi presto in Aula al Senato e che si possa concludere rapidamente l’iter di questa legge, nata a partire da una mia proposta e da quelle analoghe dei colleghi Micillo (M5S) e Pellegrino (Sel)”.

COSA CAMBIA? Mentre nella proposta di legge sono cambiate le definizioni di inquinamento e disastro ambientale per evitare il rischio di “abolitio criminis”, le pene previste non sono state modificate: da 2 a 6 anni e da 10mila a 100mila euro per inquinamento ambientale; e da 5 a 15 anni per disastro ambientale.

Tra le novità anche l’inserimento di alcune aggravanti per l’inquinamento ambientale: nel caso in cui dal reato dovessero derivare dalle lesioni personali fino alla morte di una o più persone le pene comminnate potranno triplicare fino ad un massimo di 20 anni.

Rispetto al testo uscito dalla Camera è stata aumentata anche la riduzione di pena prevista per i reati di inquinamento e disastro ambientale se questi sono commessi per colpa – anziché per dolo -, passata da una diminuzione da un terzo alla metà a una diminuzione da un terzo a due terzi.

PER LEGAMBIENTE IMPORTANTE PASSO AVANTI. Soddisfatta per l’approvazione Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente:

Proporremo ancora alcuni aggiustamenti in Aula ai senatori, ma siamo consapevoli che già con questa formulazione avremmo finalmente nel nostro ordinamento quattro nuovi delitti ambientali nel codice penale in grado di scongiurare i casi di impunità che hanno purtroppo funestato la cronaca giudiziaria degli ultimi decenni. Ora si proceda con urgenza alla sua approvazione a Palazzo Madama e per questo chiediamo al Presidente del Senato e alla conferenza dei capigruppo di calendarizzare in aula il testo, subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Legambiente ricorda che ad oggi i delitti contro l’ambiente restano, di fatto, impuniti e chi inquina non paga per la mancanza nell’ordinamento italiano di una fattispecie di reato ad hoc.

Con l’inserimento nel codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, – aggiunge la Muroni – sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli ed evitare che nel nostro Paese si ripetano altri disastri e crimini ambientali com’è già successo nella Terra dei fuochi, nella Valle del Sacco, a Taranto, a Porto Marghera, a Bussi, a Casale Monferrato. E che non vi siano più casi di “giustizia negata.

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Classificazione rifiuti: le nuove regole da febbraio 2015

classificazione rifiutiEntrerà in vigore il prossimo 18 febbraio la nuova procedura per la classificazione dei rifiuti. A partire da quel momento cambieranno le modalità di tenuta delle scritture ambientali (registri di carico/scarico, formulario di trasporto e schede telematiche SISTRI). Le novità in tema di classificazione dei rifiuti sono frutto delle nuove norme previste dal Dl Competitività (Dl 91/2014) e della Legge di conversione n.116 in vigore dal 21 agosto 2014, all’allegato D (elenco dei rifiuti) della Parte IV del Codice ambientale per l’attribuzione dei Codici europei ai rifiuti (Cer).

=> RAEE: tutti gli obblighi per le imprese

Nuove regole a giugno

Il 18 febbraio scadono i 180 giorni dall’entrata in vigore dalla Legge 116/2014. Poi però dal 1° giugno 2015 sono previsti ulteriori cambiamenti, perché le norme sui Cer verranno superate con l’applicazione del regolamento 1272/2008/Ce su classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze chimiche, del regolamento 1357/2014/UE sulle caratteristiche di pericolo dei rifiuti e della decisione 2014/995/UE recante il nuovo Elenco europeo dei rifiuti (Eer).

Classificazione rifiuti

Ecco cosa cambia nel concreto da febbraio:

  • la classificazione deve avvenire “in ogni caso prima che il rifiuto sia allontanato dal luogo di produzione”;
  • se un rifiuto è classificato con codice Cer pericoloso “assoluto”, esso è pericoloso senza alcuna ulteriore specificazione. In tale caso le proprietà di pericolo del rifiuto, definite da H1 ad H15, devono essere determinare al fine di procedere alla sua gestione;
  • se un rifiuto è classificato con codice Cer non pericoloso “assoluto”, esso è non pericoloso senza ulteriore specificazione;
  • se un rifiuto è classificato con codici Cer speculari (uno pericoloso e uno non pericoloso), per stabilire se lo stesso è pericoloso o meno vanno determinate le proprietà di pericoloso che lo stesso possiede.

Allo scopo sarà necessario:

  • individuare i composti presenti nel rifiuto (attraverso scheda informativa, conoscenza del processo chimico, campionamento e analisi);
  • determinare i pericoli connessi (attraverso normativa, fonti informative e scheda di sicurezza dei prodotti);
  • stabilire se le concentrazioni dei composti comportino che il rifiuti presenti delle caratteristiche di pericolo (mediante comparazione delle concentrazioni rilevate all’analisi chimica con il limite soglia per le fasi di rischio specifiche dei componenti, ovvero effettuazione di test per verificare se il rifiuto ha determinate caratteristiche di pericolo).

In più:

  • se i componenti di un rifiuto sono rilevati dalle analisi chimiche solo in modo aspecifico (e non sono perciò noti i composti specifiche che lo costituiscono), per individuare le caratteristiche di pericolo vanno presi a riferimento i “composti peggiori”;
  • quando le sostanze presenti in un rifiuto non sono note o non sono determinate con le modalità stabilite dai commi precedenti, ovvero le caratteristiche di pericolo non possono essere determinate, il rifiuto si classifica come pericoloso.

=> Rifiuti imprese: i modelli MUD 2015

Rinvio scadenza

Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA, chiede che vengano rinviati i termini per l’entrata in vigore della nuova procedura di classificazione dei rifiuti:

«Una procedura complessa che non apporta alcun beneficio rispetto all’attuale disciplina che già ci pone in regola con le disposizioni comunitarie». «Ci attendiamo che il Parlamento confermi in sede di approvazione definitiva le indicazioni delle Commissioni. Sarebbe questo un segno di attenzione importantissimo per l’intero sistema delle imprese».

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Canili comunali di Roma – Raggiunto il punto di pareggio tra cani entrati ed usciti

canetSimona Novi, presidente AVCPP: “Nonostante i 2060 cani e gatti entrati in un solo anno, il lavoro dell’Associazione Volontari Canile di Porta Portese è efficace per il benessere degli animali ed efficiente per Roma Capitale”

Canili comunali come luogo di passaggio a Roma

Raggiunto il punto di pareggio tra cani entrati ed usciti

ROMA, 30 gennaio 2015 – Nel 2014 sono entrati nel canile di ingresso di Roma Muratella 2060 animali tra cani e gatti, di cui 1313 cani. Di questi 1313 cani, 1207 cani sono usciti tra adozioni, affidi (cani ancora non sterilizzati) e ricongiungimenti con le famiglie che li avevano smarriti. Se a questi 1207 cani usciti si sommano anche i 138 decessi che purtroppo si sono registrati (a causa delle condizioni critiche in entrata, di malattie terminali o in ragione della tarda età: un dato costante negli anni) si evince che su base annua sono stati 1345 i cani che non hanno occupato le gabbie dei canili comunali di Roma, superando di ben 32 unità il punto di pareggio tra le entrate e le uscite di animali.

“Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto. Nonostante le migliaia di cani e di gatti che accogliamo ogni anno in condizioni assai critiche perché malati, feriti, morsicatori, maltrattati, sequestrati, terrorizzati e smarriti, il nostro obiettivo è stato raggiunto e siamo stati efficaci per il benessere dei cani – che devono avere nei canili comunali solo un punto di stabilizzazione e passaggio- ed efficienti per il nostro committente, Roma Capitale” dice Simona Novi, Presidente dell’Associazione Volontari Canile di Porta Portese, la onlus no profit che gestisce dal 1997 i canili comunali Muratella, Rifugio Ponte Marconi ex Cinodromo e Rifugio Vitinia ex Poverello e svolge attività di adozioni e volontariato a titolo gratuito per Roma Capitale in un canile privato convenzionato romano.

“Questa è la dimostrazione di come possa ben funzionare il modello pubblico di accoglienza degli animali, soprattutto quando gestito da associazioni di volontariato animalista esperte che hanno come unico ed esclusivo scopo la stabilizzazione degli animali e la loro pronta uscita dalle gabbie verso una adozione consapevole e certificata. Purtroppo – conclude Novi – i canili privati convenzionati, che gestiscono ogni giorno migliaia di animali, non possono vantare gli stessi successi con gravi deficit di adozioni. E quindi spreco di denaro pubblico e nessuna speranza per il futuro per gli animali”.

Cani e gatti entrati nel 2014

2060 animali

Cani entrati nel 2014

1313 cani

Cani adottati

581

Cani in affido

258

Cani ricongiunti alle famiglie che li avevano smarriti

368

Cani deceduti

138

Totale cani usciti dalla gabbie dei canili comunali di Roma

1345

Delta tra cani entrati e cani usciti

Sono usciti 32 cani in più di quanti entrati

Per info, Ufficio Stampa AVCPP , cellulare 331 6005643




Il futuro è il grafene?

grafeneQuando fu scoperto il grafene, si pensò di essere davanti a un materiale che avrebbe cambiato il mondo. Andre Geim, professore di fisica dell’università di Manchester, lo scoprì nel 2004 insieme con un dottorando, Konstantin Novoselov: i due pubblicarono un saggio sulla rivista Science e nel 2010 per quella scoperta vinsero il premio Nobel per la fisica. In questi quattro anni, però, i progressi inizialmente teorizzati non si sono verificati. Come spiega un lungo articolo del New Yorker, il grafene ha qualità straordinarie ma per il momento, a causa di vari problemi, viene utilizzato soltanto nelle racchette da tennis e nell’inchiostro.

Il grafene è un materiale “bidimensionale”, costituito da uno strato di atomi di carbonio legati uno con l’altro formando un reticolo esagonale. Ha proprietà straordinarie: è il materiale più sottile mai isolato, è 100 volte più resistente di un campione equivalente di acciaio ed è anche flessibile come la gomma. Lo si può allungare il 120 per cento della sua lunghezza e conduce l’elettricità 250 volte meglio del silicio, il materiale utilizzato attualmente in tutti i dispositivi elettrici. La sua struttura lo rende sostanzialmente trasparente ma è al tempo stesso impenetrabile: nemmeno l’elio, il gas nobile con gli atomi più piccoli, può attraversarlo.

La scoperta del grafene avvenne quasi per caso. Geim è specializzato in materiali di spessore microscopico e nella primavera del 2002 decise di provare alcuni esperimenti su un sottile strato di carbone: così diede a un suo dottorando, di nome Da Jiang, il compito di ottenere un campione più sottile possibile levigando un cristallo di grafite – il materiale di cui è fatto l’interno di una matita, più o meno – grosso quanto un pollice. Dopo qualche settimana Da Jiang tornò soltanto con una pagliuzza di carbone dentro a un vetrino da esperimento: non si riusciva a levigare il cristallo senza distruggerlo. Geim vide allora un rotolo di scotch usato nel cestino e gli venne l’idea di provare a metterne un pezzo sopra al cristallo per vedere se riusciva a staccarne delle piccole scaglie. L’idea era giusta e in più, piegando e ripiegando lo scotch su se stesso, si riuscivano a dividere ulteriormente gli strati di grafite, fino ad arrivare a uno strato solo: Geim aveva isolato il grafene.

Il professore, insieme a Konstantine Novoselov, passò i successivi due anni a fare esperimenti per scoprirne le proprietà per poi pubblicare il saggio “Electric Field Effect in Atomically Thin Carbon Films” (“Effetti del campo elettrico su pellicole di carbonio sottili a scala atomica”). «Era come se la scienza dei film fosse diventata improvvisamente realtà», ha detto Youngjoon Gil, il vicepresidente dell’Istituto di ricerca avanzata della Samsung.

Partì così una specie di gara a chi depositava più brevetti per trovare un’applicazione pratica alle straordinarie qualità del grafene: nel 2011 furono depositati 3018 brevetti, nel 2013 il numero era cresciuto fino a 8416. I ricercatori accademici di fisica, ingegneria elettrica, medicina, chimica e le maggiori aziende elettroniche cominciarono a fare esperimenti e a pensare a come sfruttare le qualità del grafene. Ma in questo campo passa molto tempo generalmente dalla scoperta ai risultati, il processo è lento e travagliato: il prodotto dev’essere meno caro di quelli già esistenti o considerevolmente migliore, e dev’essere possibile produrlo su larga scala. Il problema con un materiale come il grafene, pieno di qualità fantastiche, è che l’immaginazione umana ne limita l’utilizzo. È simile a quanto accadde con l’alluminio, scoperto in minime quantità in un laboratorio intorno al 1820: aveva delle caratteristiche rivoluzionarie – era leggero, brillante, resistente alla ruggine e altamente conduttivo – ma non si riusciva a trovare un’applicazione utile a parte la produzione di gioielli. Dopo la Seconda guerra mondiale si capì che l’utilizzo perfetto dell’alluminio era per gli aeroplani, che non esistevano al tempo della scoperta.

Si è pensato a un utilizzo del grafene per far aumentare la durata delle batterie, per creare schermi pieghevoli, per desalinizzare l’acqua, per costruire microcomputer superveloci e molto altro, ma per ora i soli prodotti commerciali che incorporano parti di grafene sono le racchette da tennis e l’inchiostro. Geim però è convinto che i grandi investimenti fatti e le numerose ricerche in corso porteranno nel breve periodo a una scoperta: «Abbiamo iniziato producendo frammenti microscopici di grafene, oggi si riescono a creare metri quadri di questo materiale. Il genere umano è composto da esemplari provvisti di grande inventiva».

L’azienda con più brevetti sul grafene attualmente depositati è Samsung, ma anche gli istituti di ricerca si stanno dando molto da fare: due università cinesi sono al secondo e terzo posto per numero di brevetti e al quarto c’è la Rice University (Texas, Stati Uniti), che ha depositato 33 brevetti in due anni e ha a capo del laboratorio il professor James Tour, un chimico organico sintetico. Tour lavora in laboratorio con moltissimi studenti ricercatori – 25 dei quali stanno attualmente lavorando sul grafene – che secondo il professore sono nell’età perfetta per mettere all’opera la loro creatività: «Il mio lavoro è ispirarli e provvedere alle sovvenzioni, il resto è tutto merito loro».

Tour ha spiegato anche perché c’è una corsa ai brevetti: per possedere un’idea, quando la ricerca è in questa fase, devi essere veloce e battere sul tempo la concorrenza. «Quando un ricercatore mi propone un’idea per il grafene gli dico di scriverla in meno di quarantott’ore, così da farci concedere la licenza. Poco tempo fa una delle società che ci ha concesso una licenza mi ha detto successivamente che avevamo battuto i cinesi per cinque giorni».

Tra le idee brevettate da James Tour e dai suoi ricercatori ci sono una vernice a base di grafene (che dovrebbe rendere più facile rimuovere il ghiaccio dalle pale degli elicotteri, grazie alla sua capacità conduttiva), un fluido per aumentare l’efficienza dei trapani e un materiale per rendere più leggeri gli scivoli gonfiabili e i gommoni di salvataggio utilizzati negli aerei, così da far risparmiare benzina alle compagnie aeree. Loïc Samuels, uno degli studenti di Tour, sta lavorando a un gel ottenuto partendo dal grafene che servirà da sostegno per le lesioni del midollo spinale: il grafene permetterà di far comunicare le cellule nervose grazie alla sua grande capacità di conduttore elettrico. Per ora gli esperimenti sulle cavie di laboratorio stanno dando buoni risultati, ma Tour spiega che ci potrebbero volere anni prima di un test sugli esseri umani.

Un altro dei ricercatori del team di Tour, il russo Alexander Slesarev, ha scoperto che l’ossido di grafene – che viene ottenuto quando la superficie del grafene viene ricoperta da atomi di ossigeno e idrogeno – attrae il materiale radioattivo. L’ossido di grafene si lega quindi con gli elementi radioattivi in acqua e forma una specie di fango che si può facilmente eliminare. Dopo che il terremoto e lo tsunami in Giappone danneggiarono gravemente la centrale nucleare di Fukushima, Tour mandò la ricerca ai colleghi giapponesi per testarla fuori dal laboratorio e pulire le parti contaminate con gran rapidità. I giapponesi però non riuscirono a capirne il funzionamento e fu negato il visto al ricercatore mandato da Tour per aiutarli a pulire il reattore.

Una delle qualità più allettanti del grafene è la “mobilità” degli elettroni sulla superficie del materiale, con la quale le informazioni elettroniche possono circolare con poche dispersioni di energia. Questa scoperta ha galvanizzato l’industria dei semiconduttori, che cercano sempre di miniaturizzare il più possibile il grande numero di transistor dentro a un chip: il problema è che attualmente si utilizza il silicio per farlo e, avvicinando i transistor sempre più, il silicio smette di funzionare. Il grafene potrebbe risolvere questo problema ma c’è un intoppo: i semiconduttori hanno la capacità di spegnersi e accendersi, in presenza di un campo elettrico. Il grafene, che ha un comportamento semi-metallico, non si spegne mai. Le industrie dei semiconduttori stanno cercando di risolvere il problema ma senza grandi risultati fin qui. Alcuni scienziati ritengono invece che la scienza sia già in grado di risolvere questo problema ma, dato il globale investimento di miliardi di euro di tutto il mondo nel silicio, non è il momento giusto per metterlo in pratica. IBM, uno dei maggiori produttori di chip semiconduttori in silicio, ha annunciato nei primi mesi del 2014 di aver costruito il primo circuito integrato a base di grafene per i dispositivi wireless, che potrebbe permettere la produzione di cellulari più efficienti.

Lo scienziato spagnolo Tomas Palacios, capo del Center for Graphene Devices and 2D Systems al Massachusetts Institute of Technology, è considerato il più innovativo ricercatore che si occupi di grafene: invece di cercare di utilizzare questo materiale per migliorare qualcosa che già esiste, sta cercando di inventare nuovi dispositivi. La sua idea è creare oggetti in grafene – tramite le stampanti 3D – che abbiano i componenti elettrici già costruiti all’interno. I membri della sua squadra stanno cercando di capire come integrare il grafene negli oggetti che stampano, ma non ci sono ancora riusciti a causa di alcuni notevoli problemi. Sono riusciti a capire come trasformare il grafene in un liquido – cosa non semplice visto che il grafene è altamente idrofobo e quindi forma grumi e blocca le testine della stampante: convertono il grafene in ossido di grafene, aggiungendo molecole di ossigeno e idrogeno, ma questo processo annulla le sua proprietà elettriche. Per cui una volta stampati gli oggetti dovrebbero essere riscaldati con un laser, processo che però slega i gruppi creati e fa tornare il materiale di nuovo al grafene.

Attualmente gli scienziati stanno ancora cercando di trovare un modo economico per produrre il grafene in grandi quantità. Aziende come Samsung utilizzano un metodo sperimentato presso l’Università del Texas, in cui riscaldano un foglio di rame a 980 °C sottovuoto (senza pressione) e introducono gas metano, che si deposita sui due lati del foglio di rame e quindi forma due strati di grafene (un po’ come quando si crea la brina sul parabrezza). Poi utilizzano degli acidi per eliminare il rame. Il grafene risultante è invisibile a occhio nudo e troppo fragile per toccarlo con qualsiasi cosa se non con degli strumenti progettati per la microelettronica. Il processo è lento e troppo costoso per tutti, tranne le grandi aziende.

Intanto si dice che Samsung stia pianificando di lanciare il primo dispositivo con uno schermo che utilizza il grafene per portare la corrente al display. Palacios ha commentato: «È una prima applicazione ma non deve essere per forza il grande passo in avanti che tutti cerchiamo. È un buon modo per mettere in luce le proprietà del grafene e quindi giustificare altri investimenti». Intanto uno dei suoi studenti sta lavorando a uno schermo flessibile. L’obiettivo più ambizioso di Palacios è creare degli “origami di grafene”, nei quali gli strati del materiale sono piegati come negli organuli, le minuscole strutture dentro alle cellule: «Non è così diverso da quello che succede in natura con il DNA, un materiale che ha una struttura unidimensionale che viene piegata molte e molte volte per creare i cromosomi», dice. Se questo metodo funzionasse potrebbe essere usato per stipare grandi quantità di potenza di calcolo in uno spazio minuscolo. Ci potrebbero essere applicazioni originali e importanti in medicina ma anche in una cosa che lui chiama “polvere intelligente”: «Particelle piccole come polvere avrebbero le funzionalità per dirci quanto è inquinata l’atmosfera o se c’è un virus influenzale vicino: queste cose potrebbero connettersi con il nostro telefono e dirci cosa accade intorno a noi».

 

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La legge Trivella Italia punta sulla Basilicata

Governo. Tutto pronto per passare dagli attuali 85 mila bidoni al giorno a 154 mila nella val d’Agri. Ambientalisti in subbuglio, fallita la mediazione con la Regione

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Se c’è una legge che spo­sta le poten­zia­lità pulite dei ter­ri­tori da un inte­resse col­let­tivo ad un inte­resse pri­vato, quella è la n.164/2014. Meglio cono­sciuta come Sblocca Ita­lia. Per­ché il testo che il governo Renzi da deciso di blin­dare nel novem­bre 2014 con dop­pio voto di fidu­cia — alla Camera e al Senato — rac­chiude una serie di age­vo­la­zioni e favori alle com­pa­gnie petro­li­fere che ope­rano nel nostro Paese, e a quelle che pre­sto arri­ve­ranno. Infatti, gli arti­coli 36, 37 e soprat­tutto 38 della legge Sblocca Ita­lia, più di ogni altra norma del set­tore upstream ed in linea con le linee guida con­te­nute nella Stra­te­gia ener­ge­tica nazio­nale varata nel 2012 dal Governo Monti, trac­ciano la strada che l’Italia ten­terà di seguire nei pros­simi anni in mate­ria di ener­gia e di sfrut­ta­mento delle fonti fos­sili. Lo fanno sbloc­cando quelli che i mag­giori ope­ra­tori e le prin­ci­pali asso­cia­zioni di cate­go­ria — come Asso­mi­ne­ra­ria e Feder­pe­troli — hanno sem­pre defi­nito resi­stenze da sin­drome di Nimby: impe­di­menti ed oppo­si­zioni delle comu­nità, in pri­mis, ed ecces­siva buro­cra­tiz­za­zione degli iter auto­riz­za­tivi. Da qui, l’attribuzione del «carat­tere di inte­resse stra­te­gico di pub­blica uti­lità, urgenti e indif­fe­ri­bili» per tutti i pro­getti di pro­spe­zione, ricerca e col­ti­va­zione di gas e greg­gio in ter­ra­ferma ed in mare, per la rea­liz­za­zione di gasdotti di impor­ta­zione di gas dall’estero, di ter­mi­nali di rigas­si­fi­ca­zione, di stoc­caggi sot­ter­ra­nei di gas natu­rale ubi­cati in Pia­nura Padana ed infra­strut­ture della rete nazio­nale di tra­sporto gas­si­fero. In merito ai quali lo Stato, tra­mite i mini­steri dello Svi­luppo eco­no­mico e dell’Ambiente, si sosti­tuirà agli Enti locali su fat­ti­bi­lità, loca­liz­za­zione e durata delle concessioni.
Siamo di fronte a una quasi mili­ta­riz­za­zione ener­ge­tica dell’intera Peni­sola, che gra­zie ad un pro­cesso di dere­go­la­men­ta­zione nor­ma­tiva in nome della sicu­rezza degli approv­vi­gio­na­menti, tra­sfor­merà cit­ta­dini e regioni in sem­plici osser­va­tori. Da Nord a Sud, i con­fini ita­liani potreb­bero cam­biare con l’approvazione di un cen­ti­naio di pro­getti ener­ge­tici, in zone sen­si­bili, in pros­si­mità e all’interno di aree pro­tette ed in con­flitto con le eco­no­mie locali basate su agri­col­tura, pesca e turi­smo. Secondo gli ultimi dati for­niti a dicem­bre 2014 dal mini­stero dello Svi­luppo eco­no­mico, per effetto della legge Sblocca Ita­lia i quasi 60 mila chi­lo­me­tri qua­drati di per­messi di ricerca e con­ces­sioni dete­nuti dalle com­pa­gnie petro­li­fere tra la ter­ra­ferma ed il mare aumen­te­reb­bero di ulte­riori 100 mila chi­lo­me­tri qua­drati. Quasi il tri­plo. Una pro­por­zione che vale per l’Adriatico e lo Jonio, il Molise e l’Abruzzo, la Sici­lia e la Basi­li­cata che rap­pre­senta la gal­lina dalle uova d’oro per Stato e multinazionali.
In ter­ri­to­rio lucano, che ospita il più grande gia­ci­mento di petro­lio in ter­ra­ferma d’Europa, a livello auto­riz­za­tivo è tutto pronto per dare ini­zio all’aumento della soglia degli attuali 85 mila barili di greg­gio estratti gior­nal­mente fino, e forse oltre, 154 mila barili gior­na­lieri. Eni che opera nella valle dell’Agri e Total che opera nella valle del Sauro lo faranno gra­zie ad accordi sti­pu­lati con Stato e Regione rispet­ti­va­mente nel 1998 e nel 2006. Per la Basi­li­cata la legge Sblocca Ita­lia rap­pre­senta la pos­si­bi­lità di scam­biare il rad­dop­pio delle estra­zioni petro­li­fere e degli impatti su ambiente e salute con lo svin­colo dal Patto di Sta­bi­lità di una parte di quel ristoro eco­no­mico, chia­mato royal­ties, che ogni anno fini­sce nelle casse della Regione e che la Corte dei Conti ha messo al cen­tro di una spe­ci­fica inda­gine avviata nel 2009 e con­clusa con una rela­zione nell’aprile 2014 che ha resti­tuito un qua­dro deso­lante: al 2001 al 2012 i fondi deri­vanti dall’estrazione del petro­lio, e asse­gnati ai Comuni, ammon­tano a circa un miliardo di euro. L’80% circa delle ammi­ni­stra­zioni comu­nali ha uti­liz­zato que­sti fondi per spese cor­renti e non per svi­luppo e lavoro. Quelle stesse ammi­ni­stra­zioni (la metà dei 131 Comuni lucani) che da tre mesi con rego­lari deli­bere hanno chie­sto al pre­si­dente della Giunta regio­nale, Mar­cello Pit­tella, di impu­gnare l’articolo 38 della legge dinanzi alla Corte Costi­tu­zio­nale. Una richie­sta soste­nuta da oppo­si­zioni di piazza, comi­tati e stu­denti, però igno­rata dal Con­si­glio regio­nale che il 4 dicem­bre 2014 ha scelto una strada diversa, ovvero la media­zione con il governo Renzi, nella spe­ranza di arri­vare a una modi­fica dell’articolo 38. Per tutta rispo­sta il governo ha invece raf­for­zato lo stesso impianto nor­ma­tivo con alcuni emen­da­menti alla Legge di Sta­bi­lità che riba­di­scono il ruolo non vin­co­lante degli enti locali, e la Regione a fine anno ha riba­dito il suo no all’impugnazione. Il 10 gen­naio sca­dono i ter­mini entro i quali pre­sen­tare ricorso alla Con­sulta. Finora la Sici­lia ha scelto la strada del refe­ren­dum abro­ga­tivo, men­tre solo Lom­bar­dia, Cam­pa­nia, Puglia e Abruzzo hanno dato man­dato ai pro­pri legali. Quest’ultima lo ha fatto sot­to­li­neando il fal­li­mento della media­zione con la Basi­li­cata. Il cui destino è nero. Come il petrolio.
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Dagli Appennini alle Ande

Nei giorni precedenti l’inizio della conferenza, il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, parlando sul clima e sull’accordo Usa-Cina alle commissioni riunite Esteri e Ambiente di Camera e Senato, ha dichiarato che “l’Unione Europea approda a Lima con idee chiare rispetto agli obiettivi da raggiungere … Un’intesa sul clima potrà avere l’ambizione di essere efficace solo se viene assunta da tutti e impegna tutti. Altrimenti è destinata al fallimento … L’Italia, da presidente di turno dell’Unione Europea, ha in questo momento un ruolo cruciale. Da capofila europei, saremo a Lima fra quelli che con maggiore impegno sosterranno l’esigenza di porre le basi per raggiungere a Parigi (CoP 21) nel 2015 lo storico risultato di un accordo globale sul clima”.
Galletti è intervenuto di nuovo nei giorni successivi alla Conferenza: “l’Europa ha svolto un ruolo importante alla conferenza di Lima parlando con una voce sola. L’Europa … ha svolto un ruolo importante e coeso, di stimolo e di moral suasion , parlando con una sola voce e mettendo in campo tutta la sua capacità diplomatica e le sue relazioni internazionali. È emersa una road map per arrivare a Parigi con le carte in regola”.
Le ottimiste e vibranti dichiarazioni del Ministro Galletti ci hannofatto incuriosire. Abbiamo cercato tracce del suo passaggio attraverso la convenzione, utilizzando come strumenti le carte della riunione di Lima, o almeno quelle che sono disponibili.
E’ prassi consolidata in queste convenzioni che, negli interventi principali (l’intervento iniziale, quello conclusivo, eventualmente la presentazioni di posizioni e dichiarazioni di voto) la posizione comune della UE venga espressa,ad una sola voce, dal capo-delegazione del paese che ha la presidenza della UE. D’altro canto, la UE avrebbe la possibilità di intervenire anche attraverso un  proprio rappresentante a cui ha diritto in quanto entità che ha firmato direttamente la convenzione.
Nei documenti ufficiali della convenzione che riportano la listadegli interventi di apertura http://unfccc.int/meetings/lima_dec_2014/items/8727.php risulta solo l’intervento dell’Unione Europea con testo disponibile http://unfccc.int/files/bodies/cop/application/pdf/eu.pdf e non appare un testo italiano. Per quel che riguarda le dichiarazioni presentate alla riunione “del segmento ad alto livello”(capi di stato, primi ministri e ministri rappresentanti ufficialidi governi), un testo con il nome di Galletti c’è,ma in condominio con il commissario europeo pertinente, Arias Canete: http://unfccc.int/files/meetings/lima_dec_2014/statements/application/pdf/cop20_hls_eu.pdf . La casella Italia è lasciata vuota: http://unfccc.int/meetings/lima_dec_2014/statements/items/8733.php .
Invece non vi èalcuna traccia di presenza italiana nella lista dei capi-delegazione “amici della presidenza della riunione” che pure sembrerebbe opportuno nel caso della presidenza di turno della UE.
Le difficoltà nel comprendere il comportamento dell’Italia nella conferenza di Lima sono state aggravate dall’abitudine del ministro Galletti di informare mediante twitter che hanno il difetto di essere brevi, personali, e di non indicare il luogo fisico dove sono stati composti.
Nei documenti della CoP,l’Italia è indicata con una fantasmagorica delegazione di 49 persone: http://unfccc.int/resource/docs/2014/cop20/eng/misc01p01.pdf . Non ci è dato sapere quali di questi iscritti sia stato davvero a Lima, come sono avvenute le scelte e quali competenze siano state effettivamente disponibili. Il primo nome della lista è quello di Roberto Binatti, indicato come funzionario senior del Ministero dell’Ambiente, mentre Gian Luca Galletti è solo al secondo posto e indicato senza qualifica.
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Cambiamenti climatici: per combatterli serve rinuncia a fonti fossili

Già da tempo si parla della necessità di non superare la soglia dell’aumento di 2° Celsius rispetto al periodo pre-industriale, per non raggiungere livelli di incremento delle temperature in grado di sconvolgere i sistemi naturali attuali e dai quali poi non si possa più tornare indietro. È necessario per riuscire a stabilizzare questo andamento almeno entro il 2100.
Per farlo condizione essenziale è però che una grandissima parte delle fonti fossili al momento utilizzate vengano lasciate dove sono. Un gruppo di ricercatori dello University College London (UCL), in uno studio pubblicato sulla rivista Nature , ha calcolato le quantità di combustibili fossili che possono ancora essere utilizzate entro il 2050 per riuscire a rientrare in questa soglia. I dati non faranno certo felici le lobby del petrolio, del carbone e del gas e nemmeno la maggior parte dei governi nazionali, ancora fortemente puntati allo sfruttamento di questo tipo di risorse.
Si parla dell’80% delle riserve di carbone (290 miliardi di tonnellate), un terzo di quelle di petrolio (223 miliardi di barili) e la metà di quelle di gas , che devono rimanere inutilizzate se non vogliamo che il livelli di CO2 salgano a valori incontrollabili e dannosi. Non possono aiutare molto le recenti tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio , almeno nel breve periodo. Infatti oltre a essere molto costose, sono ancora tecnologie in via di sviluppo e non potrebbero portare a dei risultati se non dopo il 2050.
I Paesi che sarebbero più colpiti da questa inversione di rotta sarebbero Cina , Russia e Stati Uniti , visto che le loro economie si basano moltissimo sulla produzione, l’utilizzo e sulla vendita di idrocarburi. Non sarebbe meno facile nemmeno per il Medio Oriente , che dovrebbe rinunciare al 60% delle sue riserve di gas e a quasi la totalità delle riserve di petrolio. Mentre qualsiasi forma di sfruttamento di petrolio, carbone o gas in ogni parte del mondo dovrebbe essere bilanciata dal suo non utilizzo da un’altra parte.
Tipi di sfruttamento come quello che sta avvenendo nell’ Artico poi, che richiedono costi elevati perché difficili da raggiungere, dovrebbero essere totalmente abbandonati. Allo stesso tempo i ricercatori ritengono improbabile però che il messaggio riesca ad ottenere la dovuta attenzione a livello politico. Il Dr. Christophe McGlade, ricercatore presso l’Istituto di Risorse sostenibili dell’UCL e tra gli autori dello studio, ha dichiarato:

I politici devono rendersi conto che i loro istinti di utilizzare solamente combustibili fossili nei loro paesi sono del tutto incompatibili con i loro impegni verso l’obiettivo dei 2° C.
Il Dr. Benny Peiser, direttore della Global Warming Policy Foundation , rivela però che nei prossimi decenni sarà più probabile che il consumo di combustibili fossili aumenti piuttosto che diminuire. Questo perché la politica ancora non vuol sentire, ma col tempo vedrà.
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La Monsanto sfrutta ed utilizza l’India per contaminare il mondo con sementi OGM. Tratto dal sito EFFEDIEFFE.com, traduzione a cura di Massimo Frulla

 

 

 

Jeffrey Smith – attivista anti-OGM – ha dichiarato ad Russia Today che la Monsanto, essendo riuscita a costringere gli agricoltori indiani ad acquistare le sue sementi geneticamente modificate, grazie a loro sta diffondendo nel mondo organismi alterati in maniera tale che in futuro nessuno possa più competere sul mercato con sementi pure.
È stato stimato che [a causa della Monsanto] in India, ogni 30 minuti, un agricoltore si toglie la vita. Stando a CHRGJ (Center of Human rights and global justice), per la disperazione di non poter più provvedere alle proprie famiglie, negli ultimi 16 anni si sono suicidati oltre 250.000 agricoltori indiani.

Russia Today: Migliaia di agricoltori indiani si sono suicidati a causa delle sementi geneticamente modificate della Monsanto. Cosa li spinge a tanto?
Jeffrey Smith: è accertato che in India vi sia un gran numero di agricoltori che si è suicidato a causa delle sementi Monsanto. La cosa è stata ampiamente documentata da indagini indipendenti e da documenti ‘sfuggiti’ al Governo Centrale Indiano. Indagini porta a porta condotte in quella che ormai è tristemente nota come “la cintura dei suicidi” hanno confermato che l’85% dei suicidi fra agricoltori era collegato direttamente al fallimento della produzione di cotone Bt; ed un altro 10% era collegato sempre al cotone Bt ma in modo indiretto. Sappiamo che il numero dei suicidi in India è altissimo: si calcola sia vicino ai 300.000, 250.000 di essi sono per certo collegati al cotone Bt.

RT: Quali le implicazioni di un fallimento di tali proporzioni del cotone Bt?
JS: Quando un agricoltore acquista dei semi e questi non germinano, o producono un raccolto scarso o danno problemi, l’agricoltore non riesce più a ripagare gli alti interessi sui propri debiti e si suicida. Una brutta storia che continua a ripetersi. Se ne parla sui giornali ed in televisione e si conducono inchieste: noi che indaghiamo sul campo sappiamo di centinaia di suicidi nelle nostre zone e sappiamo quanti problemi dia il cotone Bt: problemi di germinazione, di raccolti ridotti, favorisce il marcire delle radici, l’arricciarsi delle foglie o le infestazioni. La qualità del cotone può essere bassa o richiedere maggior lavoro del “normale” per essere raccolta. Gli agricoltori si lamentano poi di prurito e reazioni cutanee quando toccano il cotone e di morie di bufali, pecore e capre se brucano le piante dopo che c’è stato il raccolto dalle piantagioni di cotone. È tutto documentato, ed un gran numero di suicidi ha una documentazione di prima mano.

RT: Ci puoi dare altri dettagli? Com’è che la Monsanto riesce ad indurre gli agricoltori ad acquistare i semi geneticamente modificati del cotone Bt?
JS: Tale cotone da una resa maggiore con una perfetta irrigazione, ma la maggior parte degli agricoltori, per irrigare, si affida alle piogge. In tal caso una simile resa è impossibile. Le prove effettuate dalla Monsanto e dalla sua sussidiaria Mahyco, sono state condotte in condizioni di irrigazione ideale; inoltre, stando a al parerei di molti esperti, hanno manipolato i dati in modo da poter affermare che le loro sementi OGM “assicurassero” di “diventare ricchi”. Si sono spinti fino ad assicurare quale volume di raccolto dovevano attendersi se gli agricoltori avessero adottato queste costose sementi geneticamente modificate. Gli agricoltori sono andati in banca a farsi fare dei prestiti per acquistare sia queste sementi più costose che i prodotti chimici ad esse collegati. Molti non hanno ottenuto i prestiti e si sono pertanto rivolti al mercato secondario dove gli interessi possono salire fino al 7% al mese. Quando il raccolto non li ha ripagati nemmeno dei soli interessi da restituire – ed avrebbero quindi dovuto affrontare la vergogna di vendere delle terre che magari erano di famiglia da generazioni – molti si sono suicidati andando nei propri campi e bevendo i pesticidi che erano stati costretti ad usare.

RT: Ma perché non sono semplicemente andati avanti a lavorare come facevano da sempre? C’è un qualche monopolio del mercato?
JS: Ci sono degli Stati dove è impossibile non coltivare il cotone OGM. È documentato. C’è poi un monopolio tale per cui i semi non-OGM o sono completamente spariti o sono molto difficili da trovare. C’è anche una fortissima disinformazione che circonda il cotone e che parte dalle promesse stesse di arricchimento: ci sono dei cartelloni che pubblicizzano agricoltori che avrebbero fatto un sacco di soldi con il cotone Bt. Si è indagato su di loro e si è scoperto che o non erano agricoltori o non avevano mai dichiarato quanto veniva fatto loro dire sui cartelloni. Uno era un venditore di sigarette! È saltato fuori poi che la Monsanto, quando ha voluto divulgare le statistiche dei risultati ottenibili con il Bt, non è ricorsa ad un’organizzazione scientifica bensì ad un società di marketing, la quale ha gonfiato alcuni dati anche di 100 volte. Dunque non sono dati attendibili né dei quali ci si possa fidare, eppure sono risultati molto efficaci nel convincere con l’inganno gli agricoltori e nel creare una situazione di monopolio che li ha obbligati ad acquistare le sementi OGM.

RT: Quale ritiene sia più in generale lo scopo della Monsanto?
JS: La Monsanto vorrebbe introdurre sul mercato molti altri tipi di sementi geneticamente manipolate. C’è un gruppo di società del settore delle biotecnologie che vorrebbe introdurre semi geneticamente modificati di melanzana, cipolla, cavolfiore, senape ed altri. Il Governo ha da poco autorizzato delle prove sul campo per i semi di melanzana e di senape; una cosa piuttosto pericolosa perché non appena semini un campo, i semi possono sfuggire al controllo e si rischia d’infettare il materiale genetico praticamente per sempre. E questo è il piano della Monsanto, lo sappiamo da informazioni provenienti da insiders: vogliono contaminare con il proprio materiale geneticamente modificato il mondo, in modo che poi nessuno possa competere sul mercato con prodotti completamente puri. Potremmo dire che lo scopo più generale della Monsanto è quello di sfruttare l’India – che è una delle aree con la maggior concentrazione di agricoltori sul pianeta – quale fonte di guadagni e luogo dove introdurre molte altre varietà di sementi geneticamente modificate che possano dilagare per l’intero pianeta. Una volta che introducono in un’area i propri semi OGM – come hanno fatto per il cotone – prendono il controllo dei prezzi e della disponibilità in quanto si appropriano facilmente delle altre aziende produttrici di sementi. Lo hanno già fatto in tutto il mondo. Negli Stati Uniti 2/3 delle sementi non-OGM disponibili sul mercato, prima che la Monsanto ed altre aziende biotech iniziassero ad impestare con gli OGM, sono scomparsi mentre le tipologie di sementi OGM sono aumentate in modo incredibile per quantità e varietà disponibili. La cosa è confermata sia direttamente dagli agricoltori americani che da inchieste condotte sul campo. Non si trovano più sementi non-OGM di alta qualità.

RT: Ma ci sono casi “positivi”? Non ci sono agricoltori che hanno beneficiato delle sementi Bt? Che hanno avuto raccolti maggiori?
JS: In alcuni casi, con particolari irrigazioni, si possono avere raccolti di cotone più abbondanti con il Bt. Spesso tali aumenti sono addirittura esagerati facendo confronti con qualità “povere” di cotone non-OGM. Comunque sì, alcuni agricoltori hanno notato un aumento dei raccolti in condizioni ideali d’irrigazione e di crescita; ma se si guarda all’insieme degli agricoltori, questi non hanno tali condizioni d’irrigazione. Non mi sento di dire che la Monsanto menta in assoluto quando parla di raccolti più abbondanti, ma a sua volta la Monsanto non dovrebbe negare che in migliaia e migliaia di casi, per l’esattezza quasi ¼ di milione, gli agricoltori si sono suicidati per i risultati in senso contrario ottenuti con le sementi Monsanto.

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla

http://www.disinformazione.it/monsanto_india.htm

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Decarbonizzazione, la Germania accelera ancora: il nuovo Piano per il Clima

La Germania accelera ancora sulla Energiewende , la sua politica per la transizione energetica per passare da un sistema basato su fossili e nucleare a uno incentrato sulle rinnovabili. Mercoledì Berlino ha annunciato un nuovo pacchetto di misure per rendere più rapida la decarbonizzazione dell’economia nazionale. Nuovi provvedimenti che serviranno a portare il Paese al traguardo di tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Un obiettivo ben più ambizioso di quello comunitario (-20% al 2020 e -40% al 2030) e il cui raggiungimento al momento è messo in dubbio dal fatto che l’abbandono progressivo del nucleare ha dato al carbone un ruolo crescente nel mix elettrico tedesco: senza questa nuova spinta la previsione di Berlino è che il target 2020 venga mancato del 5-8%.
Per centrare l’obiettivo, servono riduzioni aggiuntive per circa 80-90 milioni di tonnellate di CO2 e secondo il piano presentato mercoledì, l’ Aktionsprogramm Klimaschutz 2020 (allegato in basso), per circa 50-60 milioni, questo nuovo sforzo dovrà venire dal settore energetico, in particolare dalla produzione elettrica a cui verrà chiesto di aumentare il taglio delle emissioni di 22 milioni di tonnellate , 4,4 milioni all’anno dal 2016 al 2020.
È il colpo al carbone che ci si aspettava da Berlino? Solo in parte: non si impone infatti di chiudere le centrali a carbone e a lignite più vecchie, come ventilato nelle settimane scorse e la scelta è lasciata alle utility; ma la previsione è che i tagli porteranno a chiudere circa 8 centrali a lignite e a carbone.
Come verranno attuati i tagli aggiuntivi delle emissioni per i produttori elettrici sarà definito con delle regole attuative da scrivere nel corso del 2015 , mentre il Piano annuncia anche una misura per rendere più efficace l’ETS : Berlino costituirà una riserva strategica per sottrarre al mercato permessi ad emettere, al fine di evitare che i tagli aggiuntivi degli impianti ETS tedeschi creino un eccesso di offerta a livello europeo, con conseguente calo dei prezzi e aumento delle emissioni.
Nel piano un grande ruolo ce l’ha anche l’ efficienza energetica : si introduce ad esempio un sistema ad aste tramite il quale i progetti di risparmio energetico potranno accedere ad un nuovo fondo che avrà una dotazione annuale di 15 milioni di euro nel 2015 e 150 mln dal 2018 al 2020. Altro provvedimento in arrivo: sgravi fiscali per un miliardo all’anno dal 2015 al 2019 per la riqualificazione energetica degli edifici; una misura dalla quale ci si attende un taglio delle emissioni di 2,1 milioni di tonnellate di CO2.
Sempre per il risparmio energetico, altri 200 milioni di  € vengono stanziati sotto forma di prestiti agevolati della banca di Stato KfK : dovrebbero portare a risparmiare altri 2 milioni di tonnellate di CO2. Oltre 5 milioni di tonnellate di CO2 di riduzioni dovrebbero poi venire da standard per l’efficienza energetica dei prodotti introdotti tramite i programmi della Top Runner Strategy europea, mentre risparmi per altri 3,4 milioni di tonnellate di CO2 verrebbero dagli audit energetici , che saranno obbligatori per tutte le grandi aziende.
Il Piano spinge anche sul fronte trasporti , dal quale si sperano risparmi dai 7 ai 10 milioni di tonnellate di CO2. Tra le misure: estensione dei pedaggi per i mezzi pesanti, spostamento su ferro del trasporto merci, promozione del trasporto pubblico e incentivi come sgravi fiscali per le aziende per promuovere la mobilità elettrica. Infine, altri 3,6 milioni di tonnellate di CO2 in meno verranno da misure specifiche per l’ agricoltura , come restrizioni sui fertilizzanti e promozione dei metodi agricoli più sostenibili.
Ancora una volta la Germania conferma la sua determinazione nel voler decarbonizzare il suo sistema energetico. Un annuncio, quello del Piano, che ha un particolare significato per i negoziati internazionali sul clima, con la COP 20 in corso a Lima . Come ha spiegato il ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel: “Se un paese molto ricco e industrializzato dovesse mancare i suoi ambiziosi obiettivi suo clima, altre società in via di sviluppo diverrebbero più caute”.
L’ Aktionsprogramm Klimaschutz 2020 è stato accolto con moderata soddisfazione dal WWF , che plaude alle misure aggiuntive, ma avrebbe voluto di più, a partire da una norma per spegnere le centrali con più elevate emissioni. Più chiarezza sui tagli alla CO2 viene chiesta anche dal fronte opposto, quello dei produttori elettrici: “È difficile giudicare cosa comporteranno e come saranno distribuiti e questo mi preoccupa”, è la dichiarazione del Ceo di RWE, Peter Terium, riportata dal Wall Street Journal. Dal canto suo EID, l’associazione degli energivori, ha denunciato che le nuove misure faranno salire ancora i prezzi dell’energia tedeschi, mentre plaudono alle misure sia i produttori di auto che gli operatori dell’edilizia.
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