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Il baratto delle tasse, per chi non riesce a pagare

Lavori di pubblica utilità in cambio di uno sconto sui tributi comunali. Dai rifiuti alla casa. Una via per combattere l’evasione e stimolare i cittadini a occuparsi della collettività.
Se passate da Invorio, paesino in provincia di Novara, lo potete incontrare lungo la strada con una scopa e un carretto. È Carlo (il nome è di fantasia, ndr ) che a quasi sessant’anni e dopo una vita passata a fare il muratore, ha trovato un nuovo lavoro come netturbino. Magari, ma non è così. Carlo si sta soltanto sdebitando nei confronti del Comune. “Ci doveva mille euro fra Tari e affitto per l’appartamento che occupa nelle case popolari, rientra nella categoria ‘inquilini morosi non colpevoli’” racconta il sindaco Dario Piola. A Carlo la buona volontà non manca, era stato addirittura lui a farsi avanti e a dire che soldi non ne aveva, ma si offriva per manutenzioni e piccoli lavoretti. Così adesso, per un mese, cinque giorni la settimana, paga di 7,5 euro l’ora (per un massimo 4 ore al giorno), lavora in strada e si prende cura dei marciapiedi.
Invorio è stato fra i primi paesi ad applicare il “baratto amministrativo”, articolo 24 del decreto “Sblocca Italia”. Dà la possibilità ai cittadini che forniscono ore di lavoro e servizi in accordo con l’amministrazione di avere uno sconto sui tributi. Manodopera a progetto, legata da un patto fra pubblico e privato. Il battistrada è stato Massarosa (Lucca) che ha varato fin dallo scorso gennaio, un bando che offriva uno sconto del 50 per cento sulla tassa dei rifiuti in cambio del taglio dell’erba in certe aiuole, l’imbiancatura di alcune aule della scuola, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade: “Chi viene reclutato segue due incontri di formazione e poi, per i lavori che lo richiedono come per esempio il taglio del verde, diamo tutta l’attrezzatura occhiali, scarpe antiscivolo, giubbotti fosforescenti e protezioni, più l’assicurazione” spiega il sindaco Franco Mungai.
È stato un successo: si sono fatti avanti cento cittadini e dieci associazioni, qui la questione del reddito o della fragilità sociale non rientra nei criteri di selezione. Il sindaco è stato sommerso dalle mail dei suoi colleghi, da Lecco a Messina, da Pesaro a Carrara, da Imola a Bergamo, fino a Sirmione: tutti interessati a chiedere consigli e copia dei regolamenti approvati, tanto che il 16 ottobre organizzerà un convegno nazionale proprio per dare modo a chi governa le città di confrontarsi sull’applicazione del “baratto”. “Che brutta espressione “baratto amministrativo” – interviene il sociologo Luciano Gallino – va detto che per le fasce deboli potrebbe rivelarsi un provvedimento utile, un’alternativa al trauma del pignoramento del frigorifero o del divano”. Là dove non arriva il portafoglio, arrivano le braccia e la donazione del proprio tempo. Ma l’articolo 24 in realtà lascia libertà ai comuni di declinare e orientare il provvedimento.
In pochi mesi sono comunque un centinaio le città che si sono sintonizzate su questo tema, segno che c’è fame di manodopera e bisogno di affidare alla responsabilità dei cittadini certi beni comuni. I più rapidi sono stati i piccoli centri dove ci si conosce tutti ed più facile mettersi d’accordo: a Borgo a Mozzano (Lucca) hanno attivato dieci progetti, spiega il sindaco Patrizio Andreuccetti e hanno messo come un tetto massimo per lo sgravio fiscale la soglia dei 500 euro. A Bazzana, Rota d’Imagna e Palazzago, tre comuni del bergamasco, hanno appena deliberato gli indirizzi generali, poi la giunta fisserà i criteri di reddito e gli altri parametri per i cittadini che possono accedere agli sconti.
Sulla stessa strada con qualche cautela, si muovono le città più grandi come Cuneo, Pescara, Firenze o Napoli, tutte a sfogliare le “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. Il concetto è quello dello scambio: il cittadino pota degli alberi, imbianca delle aule o aiuta i netturbini e in cambio riceve uno sconto sulla tassa dei rifiuti o sulla Cosap (occupazione suolo pubblico), sulla Tasi (prima casa) o su altri tributi. Gli interventi possono riguardare dalla pulizia, alla manutenzione, all’abbellimento di aree verdi, di piazze, di strade oppure interventi di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati. Può coinvolgere il singolo oppure delle associazioni. Naturalmente sconti o esenzioni sono per un periodo limitato.
A Napoli prima ancora che lo “Sblocca Italia” fosse in vigore era già partito il progetto “adotta un’aiuola”, ora si propone “adotta una strada”. “Non è che demandiamo la manutenzione ai cittadini, si tratta di un completamento delle attività – spiega l’assesssore Carmine Piscopo – Abbiamo previsto che le agevolazioni tributarie non superino il 50 per cento”. Cuneo ha approvato due giorni fa l’ordine del giorno che apre al “baratto”, Firenze ce l’ha nel cassetto per cinque piazze (una per quartiere), a Pescara il sindaco Marco Alessandrini dice che “è interessante perché dà il senso di comunità, ma che bisogna fare bene i conti sul gettito delle entrate che deve restare invariato “.
A Bologna si sono mossi prima dello “Sblocca Italia” e un anno e mezzo fa hanno approvato il regolamento sui beni comuni che si è tradotto in un’ottantina di progetti, spiega l’assessore Luca Rizzo Nervo: “È un orizzonte più ampio, un passaggio culturale, qui il cittadino propone idee da realizzare insieme: dalle mamme che si occupano di mantenere un parco giochi, all’associazione di musicisti che rigenera un vecchio mercato in disuso e lo trasforma in una sala prove”. Al di là degli incentivi e degli sconti, quello che tutti stanno cercando è un diverso rapporto tra chi vive nella città e gli spazi che usa nella città.

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