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No alla fiscalità di vantaggio per incentivare gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate

DDL Consumo suolo, la commissione Bilancio: “Sopprimere il principio sulla fiscalità di vantaggio”.
La commissione Bilancio della Camera ha dato ieri un parere favorevole, con alcune condizioni, in merito al nuovo testo del progetto di legge recante “Contenimento del consumo e riuso del suolo edificato”.

Il parere recepisce le richieste di modifica formulate dal Governo a nome del viceministro Luigi Casero. Tra queste, “sopprimere il principio e criterio direttivo di cui alla lettera c-bis)” all’articolo 5, comma 1 (che prevede una delega legislativa in materia di interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate) volto ad introdurre misure tali da determinare per un congruo periodo una fiscalità di vantaggio per incentivare gli interventi di rigenerazione. La soppressione di tale principio si rende necessaria in quanto “l’attuazione di tale previsione potrebbe richiedere lo stanziamento di risorse con conseguente difficoltà o impossibilità, qualora esse non fossero preventivamente reperite, di esercitare la delega”.

Inoltre, il Governo chiede la soppressione del comma 3 all’articolo 5 “poiché tale disposizione, introducendo un obbligo per i comuni di deliberare, per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, costi di costruzione inferiori a quelli previsti per le nuove costruzioni laddove la normativa vigente prevede in tal senso una mera facoltà, appare suscettibile di determinare minori entrate per i medesimi comuni”.

Per quanto riguarda l’articolo 4, comma 3, che prevede un censimento comunale degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti e la pubblicazione delle relative informazioni in forma aggregata e costantemente aggiornate sui siti web istituzionali dei comuni interessati, “appare necessario inserire un’apposita clausola di invarianza finanziaria”.

Il Governo ha inoltre chiarito che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e il Consiglio per la ricerca in agricoltura e per l’analisi dell’economia agraria (CREA) “possono svolgere gli adempimenti di cui all’articolo 3, comma 7, relativi al monitoraggio sulla riduzione del consumo del suolo, con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

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Consumo di suolo, INU: incentivi fiscali alla rigenerazione urbana

Dagli urbanisti 11 proposte di modifica al disegno di legge all’esame del Parlamento

Incentivi fiscali e contributivi di livello locale che stimolino la rigenerazione urbana; moratoria sulle nuove edificazioni valida quantomeno fino alle disposizioni regionali; eliminazione della possibilità di consumare, tre anni dopo l’approvazione della legge, una quantità di suolo pari al 50% di quello consumato nei 5 anni precedenti.

Sono alcuni degli emendamenti al disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo e sul riuso del suolo edificato, proposti dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU).

I tempi sono maturi “per adottare provvedimenti incisivi a livello nazionale – spiega l’INU. È ormai generale infatti la presa di coscienza, anche da parte dell’opinione pubblica, della centralità di temi come il contenimento del consumo di suolo e l’incentivazione alle pratiche di rigenerazione urbana per un innalzamento della qualità della vita e per una maggiore prevenzione dai danni provocati da eventi meteorologici estremi”.

L’Inu avrebbe preferito che i temi citati fossero affrontati in un organico provvedimento di riforma della disciplina di governo del territorio, e non in un testo che rischia di essere parziale e non risolutivo. Tuttavia intende collaborare nel merito della stesura del provvedimento, e offre al legislatore undici emendamenti per il suo miglioramento.

Le proposte di modifica traducono le perplessità dell’INU sul testo e propongono la via per “rafforzare” alcuni punti deboli. Gli urbanisti propongono 11 emendamenti, tra cui:

– una definizione più univoca e condivisa di “consumo di suolo”, sostituendola o almeno integrandola con il concetto di “suolo urbanizzato”, evitando il concetto di permeabilità/impermeabilità, che rischia di essere troppo specialistico e di difficile applicazione;

– strumenti, nel testo nazionale, che diano la possibilità di mettere a punto a livello locale misure di incentivazione di tipo fiscale e contributiva che stimolino le pratiche di rigenerazione urbana;

– la predisposizione di un “Catasto degli usi e della qualità del suolo”, finalizzato a quantificare e localizzare, oltre alle superfici agricole o comunque con suolo naturale, anche quelle passibili di miglior utilizzo o riuso, in quanto sottoutilizzate o dismesse, tra le aree comunque urbanizzate. La realizzazione di questo catasto secondo criteri omogenei sul territorio nazionale renderebbe disponibile una base dati costantemente aggiornata a disposizione delle regioni e del governo, fondamentale per il monitoraggio dell’efficacia della legge, che altrimenti rischia di essere una dichiarazione di principi senza apprezzabili effetti pratici;

– la modifica della disciplina della moratoria: essa dovrebbe essere valida quantomeno fino alle disposizioni regionali, che di fatto inaugurano il corso della nuova disciplina, e non ha senso stabilire come limiti in prima battuta l’approvazione del decreto sul consumo di suolo (che per essere efficace deve comunque attendere le misure regionali) e in seconda battuta l’arco temporale di tre anni. Va prevista inoltre un’esclusione dalla moratoria delle sole opere pubbliche già programmate;

– l’eliminazione della norma che stabilisce che, trascorsi i tre anni dall’approvazione della legge, sia ammesso il consumo di una quantità di suolo pari al 50% di quello già consumato nei cinque anni precedenti. In tal modo infatti si tornerebbe ad ammettere senza alcuna regolazione nuovi consumi di suolo ma soprattutto si andrebbero a premiare i comuni meno virtuosi;

– l’eliminazione della parte della legge che disciplina caratteri e modi del recupero degli insediamenti rurali dismessi. Si tratta di disposizioni che dovrebbero essere inserite in una norma dedicata al recupero dell’edilizia rurale e che sarebbero troppo puntuali, forse, anche per un testo di legge regionale. Il livello di dettaglio stride inoltre con la genericità con cui vengono invece definiti e disciplinati gli interventi di rigenerazione urbana.

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Contenimento consumo di suolo: nuova legge nell’anno di Expo 2015

Consiglio Nazionale Architetti: la proposta Braga-Fiorio lega finalmente la riduzione dell’uso del suolo alla la rigenerazione e al riuso delle città

È ripreso ieri alla Camera l’esame del disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. Sul tavolo delle Commissioni riunite Ambiente e Agricoltura di Montecitorio la nuova formulazione del disegno di legge, proposta dai deputati Chiara Braga e Massimo Fiorio.

Con la nuova formulazione del testo base “si introducono nella normativa vigente i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo di suolo, attraverso la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola – spiegano Braga e Fiorio. Il meccanismo ereditato dalla proposta già condivisa con le Regioni permette di definire una riduzione progressiva del consumo di suolo coerente con l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050”.

“Il nostro obiettivo – continuano i due relatori – non è avere una legge di bandiera e nemmeno una norma punitiva nei confronti dell’attività edilizia. Quello che vogliamo garantire è un’effettiva salvaguardia del suolo dai rischi di un’edificazione sconsiderata, come purtroppo è avvenuto in passato, e nello stesso tempo sostenere con misure positive le azioni di riuso e rigenerazione urbana che devono rappresentare il futuro dell’edilizia”.

“Siamo pronti – concludono Braga e Fiorio – a lavorare sugli emendamenti che verranno presentati dai gruppi, per verificare la possibilità di ulteriori modifiche migliorative. Sarebbe certamente motivo di soddisfazione per il Parlamento riuscire a dare al nostro Paese una legge a tutela di un bene primario come il suolo proprio nell’anno di Expo”.

Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, la nuova formulazione introduce “finalmente un epocale cambio di paradigma ed un nuovo approccio al governo del territorio che lega in modo logico e indissolubile la progressiva riduzione dell’utilizzo del suolo non edificato e la rigenerazione e il riuso delle città, e che è in linea con quanto auspicano da tempo gli architetti italiani”.

“Tutto ciò – continua il Cnappc – non rappresenta solo una sana politica ambientale, ma anche l’unica possibilità, per Regioni e Comuni, di continuare a sostenere i costi dei servizi infrastrutturali, senza aumentare ulteriormente le tasse ai cittadini”.

“Apprezziamo – prosegue Leopoldo Freyrie, presidente degli architetti italiani – che il testo preveda non solo un sistema di incentivi, ma anche l’abrogazione dello scandaloso comma 8 dell’articolo 2 della Finanziaria 2008 (Legge 244/2007), che destinava i proventi dei titoli abilitativi edilizi alla spesa corrente delle Amministrazioni locali, con i risultati di degenerazione delle aree urbane che sono noti a tutti”.

“Per rigenerare l’Italia – continua il Cnappc – è fondamentale aver riportato gli oneri alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, al risanamento di complessi edilizi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico e sismico”.

“La proposta Braga-Fiorio, alla quale proporremo ulteriori miglioramenti – sottolinea Freyrie – pone le premesse di una prossima Legge di governo del territorio innovativa che ci auguriamo sappia liberare le energie latenti nella rigenerazione urbana, salvaguardando i paesaggi italiani: sarebbe finalmente il superamento dell’urbanistica ‘di parte’, per rispondere non ideologicamente ai temi della tutela ambientale, investendo nel rinnovo urbano e delle periferie”.

“Ora – concludono gli architetti – ci aspettiamo un iter di approvazione rapido, indipendente dalle litigiosità della politica nazionale, cosicchè la legge giunga in porto prima dell’approvazione di quella sul governo del territorio, di cui è la premessa logica. L’auspicio è che le Regioni evitino una sterile competizione con lo Stato e che, invece, contribuiscano a migliorare il testo, emanando solo in seguito i provvedimenti di loro competenza: solo uscendo dalla logica della concorrenza per passare, invece, a quella della cooperazione, possiamo avere gli strumenti per ridisegnare le città italiane e mettere in sicurezza uno dei territori più preziosi e belli del mondo”.

disegno di legge

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Stop al consumo di suolo, si va, forse, verso la legge

Definito il nuovo testo base del ddl sul consumo di suolo ora in Commissione congiunta Agricoltura ed Ambiente. Si punta a convertirlo in legge entro febbraio

Va considerato un importante passo in avanti sullo stop al consumo di suolo la definizione del nuovo testo base del disegno di legge specifico, in discussione presso la Commissione congiunta Agricoltura ed Ambiente della Camera dei Deputati. «L’obiettivo è quello di avere ora un testo condiviso che possa essere discusso dall’Aula di Montecitorio entro il mese di febbraio», spiegano gli onorevoli Chiara Braga e Massimo Fiorio (Partito Democratico), autori del testo base. Che spiegano: «Con questo testo di legge s’introducono nella normativa vigente i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo di suolo, attraverso la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola. Il meccanismo ereditato dalla proposta già condivisa con le Regioni permette di definire una riduzione progressiva del consumo di suolo coerente con l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050. Il nostro obiettivo non è avere una legge di bandiera e nemmeno una norma punitiva nei confronti dell’attività edilizia. Quello che vogliamo garantire è un’effettiva salvaguardia del suolo dai rischi di un’edificazione sconsiderata, come purtroppo è avvenuto in passato, e nello stesso tempo sostenere con misure positive le azioni di riuso e rigenerazione urbana che devono rappresentare il futuro dell’edilizia».
Soddisfazione viene espressa da più parti per il testo: il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori parla di «un epocale cambio di paradigma ed un nuovo approccio al governo del territorio che lega in modo logico e indissolubile la progressiva riduzione dell’utilizzo del suolo non edificato e la rigenerazione e il riuso delle città, e che è in linea con quanto auspicano da tempo gli architetti italiani. Tutto ciò non rappresenta solo una sana politica ambientale, ma anche l’unica possibilità, per Regioni e Comuni, di continuare a sostenere i costi dei servizi infrastrutturali, senza aumentare ulteriormente le tasse ai cittadini».
Secondo Legambiente, attraverso il presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza, «la presentazione nelle Commissioni ambiente e agricoltura della Camera di un testo base di Ddl in materia di consumo di suolo è una buona notizia, perché permette di accelerare finalmente l’iter che dovrà portare all’approvazione di una legge ad hoc. Chiederemo al Governo e ai gruppi parlamentari di impegnarsi per arrivare in questa legislatura all’approvazione finale del testo».
Plauso anche dal Cia-Confederazione italiana agricoltori: «Ora però non bisogna perdere altro tempo, ma lavorare per arrivare finalmente a una buona legge. Noi la sollecitiamo da tempo e ci aspettiamo di essere coinvolti per giungere a una norma utile e condivisa». La stessa Cia sottolinea che si tratta di un provvedimento urgente, perché l’agricoltura continua a perdere terreno, minacciata costantemente dall’avanzata di cemento, incuria e degrado che solo negli ultimi vent’anni hanno divorato oltre 2 milioni di ettari coltivati. Perdere terreno agricolo, per la Cia, «vuol dire aumentare la nostra dipendenza dall’estero nel capitolo agroalimentare e mettere a rischio un patrimonio paesaggistico che, tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, vale più di 10 miliardi di euro l’anno».

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