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Obiettivo raggiunto

Con un anno di ritardo (come facebook ci ricorda) obiettivo raggiunto:

“Roma, Manital vince il bando dell’Ater per la riqualificazione del 4° piano di Corviale”

A luglio la consegna del cantiere, in coordinamento con la Prefettura.

Progetto esecutivo e direzione lavori affidati a Guendalina Salimei (T-Studio).

Il gruppo Manital di Ivrea sbarca nella alla periferia romana di Corviale, a Roma, per realizzare un appalto “storico”: quello per riqualificare il famoso “quarto piano”, cioè l’area all’interno del maxi complesso di edilizia popolare dove sono state realizzate abusivamente un numero imprecisato di unità abitative, “invadendo” uno spazio inizialmente destinato a …”

(Massimo Frontera – Quotidiano Edilizia e Territorio – Il Sole 24 Ore)




Corviale, al via i lavori di rigenerazione

I lavori stanno iniziando ed è una risposta della Regione al gesto di minaccia che ha subito pochi giorni fa Corviale e il campo dei miracoli, luogo-simbolo della voglia di cambiamento non solo del quartiere. Tanti gli interventi previsti per dare un nuovo volto e un nuovo futuro a Corviale
19/11/2015 – Al via la prossima settimana i lavori di manutenzione straordinaria a Corviale. Gli interventi dureranno circa due anni e rientrano nel piano complessivo di rigenerazione urbana di Corviale che la Regione ha finanziato per dare un nuovo volto e nuove opportunità a questo posto.

I lavori prevedono in particolare:

Il recupero delle 5 vetrate del fabbricato principale poste sul retro, lato via Ferrari;

il recupero delle porzioni di calcestruzzo armato e vetrocemento in cattivo stato;

il rifacimento di parti delle coperture;

il rifacimento del ponte pedonale in ferro;

il recupero dell’anfiteatro al terzo lotto;

il rifacimento delle coperture dei corpi scala del Fabbricato 2.

Al via la prima fase da 3 milioni di euro, su un investimento totale di 19 milioni di euro, per la messa in sicurezza e la riqualificazione di alcune aree di Corviale. I lavori stanno iniziando ed è una risposta della Regione al gesto di minaccia che ha subito pochi giorni fa Corviale e il campo dei miracoli, luogo-simbolo della voglia di cambiamento non solo del quartiere ma di tutta la città. Tra le altre cose sarà a disposizione anche un infopoint dell’Ater in cui sarà possibile prendere visione del progetto ed essere informati, in tempo reale, sull’andamento dei lavori.

Tra i prossimi interventi:

La ristrutturazione degli alloggi: 4,5 milioni ad integrazione del finanziamento di ristrutturazione edilizia con cambio di destinazione d’uso dei locali del piano libero. E poi saranno ristrutturati gli appartamenti ricavando 103 nuovi alloggi.

Un concorso europeo per rigenerare Corviale. A disposizione dalla Regione 517 mila euro per un concorso europeo di idee “Rigenerare Corviale”, di cui a breve sarà annunciato il vincitore. Saranno poi investiti 9,6 milioni che andranno a costituire il primo stralcio di intervento del concorso internazionale di progettazione “ Rigenerare Corviale”.

“Oggi rompiamo un tabù- lo ha detto il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: questo luogo è stato oggetto per anni a livello internazionale di discussioni ma mai si era riusciti ad invertire la tendenza, invece oggi è la dimostrazione che questo famoso parlare delle periferie non è più solo un parlare ma un intervento concreto che vuole sfatare un mito che le cose non cambiano mai o cambiano in peggio”.

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Dal 1° luglio obbligo banda larga negli edifici nuovi o con ristrutturazioni rilevanti

Gli edifici equipaggiati potranno beneficiare, ai fini della cessione, dell’affitto o della vendita dell’immobile, dell’etichetta volontaria e non vincolante di “edificio predisposto alla banda larga”.
Tutti gli edifici di nuova costruzione, per i quali le domande di autorizzazione edilizia sono presentate dopo il 1 luglio 2015, dovranno essere equipaggiati con un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete.
Lo stesso obbligo si applica, a decorrere dal 1 luglio 2015, anche agli edifici preesistenti, quando siano oggetto di interventi per i quali venga richiesto un permesso di costruire successivamente al 1° luglio 2015.
La novità è stata introdotta dallo Sblocca Italia (decreto legge n.133/2014 convertito con modificazioni nella legge n.164/2014) con l’inserimento nel Testo Unico Edilizia (DPR n. 380/2001) dell’articolo 135-bis.

DEFINIZIONE DI “INFRASTRUTTURA FISICA MULTISERVIZIO INTERNA ALL’EDIFICIO”. Per infrastruttura fisica multiservizio interna all’edificio si intende il complesso delle installazioni presenti all’interno degli edifici contenenti reti di accesso cablate in fibra ottica con terminazione fissa o senza fili che permettono di fornire l’accesso ai servizi a banda ultralarga e di connettere il punto di accesso dell’edificio con il punto terminale di rete.
OBBLIGO DI DOTAZIONE DI UN PUNTO DI ACCESSO. Inoltre, tutti gli edifici di nuova costruzione per i quali le domande di autorizzazione edilizia sono presentate dopo il 1 luglio 2015 dovranno essere equipaggiati di un punto di accesso. Lo stesso obbligo si applica, a decorrere dal 1 luglio 2015, in caso di opere di ristrutturazione profonda che richiedano il rilascio di un permesso di costruire.
Per punto di accesso si intende il punto fisico, situato all’interno o all’esterno dell’edificio e accessibile alle imprese autorizzate a fornire reti pubbliche di comunicazione, che consente la connessione con l’infrastruttura interna all’edificio predisposta per i servizi di accesso in fibra ottica a banda ultralarga.
ETICHETTA VOLONTARIA DI “EDIFICIO PREDISPOSTO ALLA BANDA LARGA”. Gli edifici equipaggiati possono beneficiare, ai fini della cessione, dell’affitto o della vendita dell’immobile, dell’etichetta volontaria e non vincolante di “edificio predisposto alla banda larga”. Tale etichetta è rilasciata da un tecnico abilitato per gli impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37, e secondo quanto previsto dalle Guide CEI 306-2 e 64-100/1, 2 e 3.
L’INFRASTRUTTURAZIONE MEDIANTE BANDA ULTRA LARGA CLASSIFICATA COME OPERA DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA. Inoltre, lo Sblocca Italia inserisce tra le opere di urbanizzazione primaria – attraverso una modifica della legge n. 847/1964 – le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga effettuate anche all’interno degli edifici. Anche le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione (di cui agli articoli 87 e 88 del codice delle comunicazioni elettroniche) sono inserite tra le opere di urbanizzazione primaria.

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Il rammendo delle periferie

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Richiesta di “Dichiarazione di interesse culturale” per il Cinema America

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Non esiste un concetto di bene culturale. Vi sono cose, gruppi e complessi di cose che hanno importanza per la storia, la condizione presente e i prossimi sviluppi della cultura. La cultura non è proprietà di persone, di classi, di singoli paesi; è di tutti. Bene culturale significa dunque bene pubblico. Il termine «bene» ha un senso patrimoniale: i beni culturali sono tali perché parti di un patrimonio. Il patrimonio culturale è mondiale, dunque ciascun paese risponde del proprio a tutto il mondo civile. Ogni paese civile ha leggi che proteggono, cioè disciplinano l’uso del proprio patrimonio culturale: all’apparato giuridico corrispondono servizi tecnici e amministrativi per l’interpretazione e l’applicazione delle leggi di protezione.  (Giulio Carlo Argan)

 

 

La richiesta di dichiarazione di interesse culturale del Cinema America, progettato negli anni ’50 da Angelo di Castro, si muove nella direzione di un suo duplice riconoscimento culturale: per le proprie caratteristiche architettoniche, in quanto “sala cinematografica” emblematica della specifica tipologia e riconoscibile elemento dello spazio urbano, e per il suo valore socio-antropologico.

 

Tra le sale cinematografiche romane tale riconoscimento è stato dato prima di oggi, e quando ormai compromesso, solo al Cinema Airone di Adalberto Libera consentendo così la distruzione di un patrimonio unico al mondo nel suo insieme.  Fino agli anni ’80 si contavano, infatti, solo a Roma oltre 300 sale cinematografiche, di cui ben 250 realizzate tra gli anni ’20 e ’50, espressione del ruolo rivestito dalla nostra città anche nel campo cinematografico internazionale, seconda al mondo solo ad Hollywood grazie alla presenza di diversi studios tra cui quelli di Cinecittà.

 

Identificati come “edifici per lo spettacolo” hanno subito e subiscono ancora oggi un triste destino. Mentre vengono trasformati e/o demoliti, i cosiddetti “edifici per la cultura”, al contrario meritevoli per principio di essere tutelati, per sopravvivere non fanno altro che imitarli alla ricerca di un possibile spettacolo, promuovendo eventi collaterali, proiezioni ed incontri di massa. Ed è così che le nostre politiche culturali anziché sottrarre la cultura alla logica imperante di mercato, così come indicato dall’art.9 della Costituzione Italiana, promuovono tale logica all’inseguimento del pubblico.

 

Solo superando l’errore di fondo per cui un film, e con esso un cinema, possa essere ridotto al suo unico valore commerciale, ed attribuendogli invece il giusto peso culturale, crediamo sia possibile uscire da questo momento di crisi e trovare azioni in grado di contrastare la caduta dell’opposizione tra mercato e cultura a cui si assiste da troppo tempo. Il tentativo ricorrente di portare il “cinema” in un museo, alla ricerca di pubblico per quest’ultimo, non fa altro che confermare quanto per noi già chiaro: il cinema, in quanto contenente, è da sempre, e a tutti gli effetti, un museo. Un museo dinamico per l’arte del cinema che è stato capace, come Walter Benjamin ci ha insegnato, di modificare totalmente il rapporto delle masse con l’arte.

 

Tutelare oggi il Cinema America, riconoscendogli valore culturale, significa innanzitutto muovere un primo passo in questa direzione e prendere le distanze da un atteggiamento di totale sottovalutazione del valore delle sale cinematografiche e, con esse, del nostro patrimonio architettonico moderno.

 

Anche se di valore riconosciuto da diversi autori e in diverse pubblicazioni,  molte sale sono, infatti e  purtroppo, andate perse del tutto o quasi: anche laddove si è voluta mantenere la destinazione d’uso originaria, nel trasformarle in multisala, si sono completamente perse tutte quelle caratteristiche tipologiche capaci di conferirgli valore architettonico. Caratteristiche che, al contrario, il Cinema America testimonia ancora, ed unicamente, per intero grazie ad una sua totale integrità formale.

 

Chi oggi frequenta il Cinema Lux (ex Alcyone), così come il Jolly, il Fiamma e molti altri, sa bene di non trovare più quella spazialità paradigmatica del “cinema” così come lo abbiamo sempre inteso. Spazialità che distingue un qualsiasi corpo di fabbrica da un’opera di architettura. I cinema hanno inoltre rivestito un ruolo fondamentale nei confronti dell’architettura moderna che risulta essergli in parte debitrice: spingendosi sempre in avanti alla ricerca di soluzioni volte a realizzare grandi ed unici invasi, sono tra i primi ad avere eliminato ostacoli strutturali e visivi per realizzare grandi campate con anche determinate caratteristiche acustiche. Basti pensare all’uso dei materiali: dai pannelli a doppio strato con interposta camera d’aria, alle superfici ondulate in grado di assorbire il suono mediante opportune forature; quelle stesse che vediamo ancora oggi nel Cinema America e che ritroviamo in molte architetture contemporanee. L’uso di materiali innovativi, come ad esempio il vetroflex, portò la ricerca e l’industria italiana ad una produzione di altissimo livello tanto da mostrare oggi una competenza tecnica meritevole di conservazione e tutela, ad esempio e studio dell’evoluzione della nostro costruire.

 

Modellato in funzione dell’osservatore, il Cinema America ha concretizzato a suo tempo tutte le nuove esigenze spaziali legate alla proiezione in presenza di un vasto pubblico, non solo al proprio interno, ma anche al proprio esterno in uno stretto rapporto dialettico tra dentro e fuori. Utilizzando elementi ricorrenti e comuni alle altre sale, è entrato a far parte della cultura figurativa e architettonica del Rione Trastevere e della città intera.L’insieme delle singole opere ci restituisce lo sviluppo della nostra città: riteniamo pertanto doveroso salvaguardare quelle oggi ancora intattecome il Cinema America.

 

Nel 1980, in occasione della mostra curata con Giorgio Muratore e Roberto Veneziani, “I cinema nella città”, Renato Nicolini manifestava la preoccupazione per un patrimonio in via di trasformazione: “è attraverso i cinema che rileggiamo l’architettura di Roma”, ma “le scelte di trasformazione debbono essere esplicite, anche se dolorose. Quello che non è ammissibile è fingere di conservare strutture nella realtà irrimediabilmente alterate.” Nascondersi allora dietro la conservazione di alcuni sporadici elementi, come nel caso della facciata del Cinema Etoile, ex Cinema al Corso di Marcello Piacentini, trasformato oggi in “concept store di Vuitton”, è quanto meno inaccettabile. Considerare una ventina di poltrone di fronte ad uno schermo, e qualche libro su un bancone, il giusto pegno culturale per il cambio di destinazione d’uso di una sala cinematografica equivale a negare l’esistenza di una qualsiasi politica culturale nei confronti del Cinema e della città tutta.  Ai nostri occhi solo il riconoscimento di valore culturale a questa sala nel cuore di Roma, ormai unico esempio esistente a Roma di un cocktail di elementi caratterizzanti il cinema di epoca moderna, può dare inizio ad un dichiarato cambio di rotta.

 

Tra i pochi casi rimasti di edificio isolato in un tessuto urbano consolidato, il Cinema America presenta infatti sul proprio fronte, quasi totalmente cieco, la tipica pensilina nervata della sua epoca che, insieme all’insegna luminosa, evidenzia il carattere di elemento urbano distintivo del cinema stesso, di “architettura per la città”. Altra eccezione oggi, che di per sé mostra valore inestimabile, è la copertura apribile che, nel consentire areazione alla sala, permetteva il contatto/contrasto tra la “luce” della notte ed il suo buio. Grazie alla profondità di campo di uno spazio articolato in platea e galleria, il CINEMA AMERICA rivela a tutt’oggi una sua FORTE INDIVIDUALITÀ, così all’interno come al suo esterno. La grande sala da 700 posti, con la sezione doppiamente inclinata e dalla forma leggermente trapezoidale per consentire perfetta visuale e acustica, è infatti leggibile nel suo prospetto grazie alla distinzione di ogni parte ed al contrasto esistente tra la compressione dello spazio di accesso e la grande apertura della sala stessa. Ad eccezione delle ceramiche di Leoncillo, indipendentemente esposte sotto lo schermo, tutti gli elementi decorativi sono ancora presenti e perfettamente integrati all’architettura. Dalle splendide maniglie in ottone alle grandi vetrine per i manifesti dei films, fino ad arrivare ai duesignificativi mosaici opera dell’artista Anna Maria Cesarini Sforza. Lo stesso possiamo dire per la struttura che è ancora in grado di rispondere positivamente ai punti più significativi del D.M. 261 del 1996, grazie alla distribuzione della sala e delle sue vie di fuga, alla posizione della cabina di proiezione ed ai materiali usati.

 

Nato nel 1954 per rispondere alle esigenze delle nuove tecnologie e di un vasto pubblico, sui resti della demolizione del teatro Lamarmora del 1925, il Cinema America testimonia una lunga e articolata storia, di vicende politiche, sociali e culturali. Ma l’ultimo passo ora da compiere è riconoscere la radicale diversità tra storia e memoria individuale; quella diversità che Vittorio Vidotto individua nella memoria collettiva, insieme di ricordi, di narrazioni e rappresentazioni del passato condivisi da un gruppo o da una collettività, talora da un’intera nazione. ”La memoria collettiva non è storia, è piuttosto uno degli oggetti più interessanti della ricerca storica, in quanto prodotto e riflesso di un comportamento culturale”. E il Cinema America è senz’altro memoria collettiva del suo Rione: chiunque sia di Trastevere racconta oggi un suo momento, un aneddoto. I più anziani ci parlano del Teatro Lamarmora, di Cacini e Fabrizi, altri ricordano la magia del cielo stellato, il fumo denso che all’improvviso si alzava a liberare l’aria della sala e le lunghe file per entrare. “Si andava al cinema non solo per vedere il film ma per stare insieme”, ci dicono a conferma delle parole di Giuseppe Tornatore: “Quando scompare una sala è come se venisse meno un amico, un conoscente, con il quale abbiamo condiviso un pezzo di strada e tante emozioni”.
I più giovani, al contrario, hanno avuto in pochi la fortuna di condividere la visione, e l’emozione, di un film con altre 7/800 persone ed è soprattutto per loro e per quanti arriveranno dopo, per assicurare non solo la storia letta, scritta, ma anche la memoria collettiva, che abbiamo oggi il dovere di riconoscere il Cinema America “bene di interesse culturale”.
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PARTECIPAZIONE, DAVVERO

partecipazione

Romasperimenta –  Trasformarelacittà

 

Cinema Tiziano 11 febbraio dalle 17 alle 19.30

 Si parla molto di partecipazione, ma  ben pochi sanno veramente in che cosa consiste.

Molti hanno capito  come “non deve” essere – una pseudo consultazione che non coinvolge i cittadini nelle scelte – e  molti credono che sia una specie di “democrazia diretta”, in cui sono i cittadini che decidono tutto.

Per cominciare con il piede giusto l’esperienza che decollerà a breve al Flaminio per la trasformazione dell’area della ex caserma di Via Guido Reni, Carteinregola e  Cittadinanzattiva Flaminio organizzano un seminario sulla partecipazione,  invitando i comitati e i cittadini del quartiere ma anche della città, nella prospettiva di rendere il Flaminio-Villaggio Olimpico, oltre a  un laboratorio di  trasformazioni urbane, anche un laboratorio di cittadinanza attiva.

Saranno chiamati a intervenire  diversi comitati cittadini che hanno vissuto esperienze di progetti partecipati autogestiti o avviati insieme alle istituzioni, saranno raccontati esempi viurtuosi e fallimentari, saranno invitati  i responsabili del processo di partecipazione del progetto del Flaminio insieme a  esperti, autori di studi e seminari sulla partecipazione.

Sul sito di Carteinregola verrà inaugurata una sezione con un censimento delle esperienze passate e in corso nell’area di Roma Metropolitana

Partecipano:

Luca Lo Bianco Capo segreteria Assessorato alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale.Esperto di sviluppo locale partecipato

Carlo Cellamare  docente di urbanistica della Sapienza, autore di libri e  pubblicazioni su progetti partecipati (tra cui Progettualità dell’agire urbano. Processi e pratiche urbane Editore: Carocci)

Mirella Di Giovine Direttore Dipartimento Patrimonio – Sviluppo, Valorizzazione di Roma Capitale. Come Direttore del Dipartimento XIX Politiche per lo sviluppo ed il recupero delle Periferie  ha gestito  politiche integrate di cui facevano parte processi partecipativi

Riccardo D’Aquino docente  di progettazione University Rome Center,  è nel direttivo di Cittadinanzattiva Flaminio

Alessandro Giangrande già docente Roma 3 – Associazione PSP, Progettazione Sostenibile Partecipata – COORDINAMENTO CITTADINO PROGETTO PARTECIPATO EX RIMESSA ATAC VITTORIA

Emma Amiconi, Direttore Fondaca  Fondazione per la Cittadinanza Attiva

Maurizio Colace, Rinascimento di Roma

Paolo Gelsomini, Coord. residenti Città Storica Carteinregola

Mario Spada come  consulente del Comune di Roma ha promosso dal 1994 al 1998 le prime sperimentazioni di partecipazione dei cittadini ai programmi di rigenerazione urbana realizzando una rete di laboratori di quartiere.

I COMITATI CITTADINI*

Coordina Carlo Infante Urban Experience

La partecipazione non è direttamente proporzionale alla quantità degli interventi su un palco. Utilizziamo il blog di Romasperimenta come piattaforma collaborativa di orientamento e aggregazione per tutte le realtà che vogliono raccontare esperienze di  partecipazione attiva alle trasformazioni urbane, sia come buone pratiche, sia come esempi fallimentari. INVITIAMO I COMITATI CITTADINI A INVIARE LINK ALLE PAGINE WEB CHE RACCONTANO I PERCORSI PARTECIPATI VISSUTI  a romasperimenta@gmail.com

Cominciamo da martedì un percorso di riflessione collettiva sulla “partecipazione” dei cittadini alle trasformazioni urbane e non solo, partendo dal Flaminio, al Cinema Tiziano  (> vai alla pagina) di fronte alla ex caserma di via Guido Reni, che  nelle prossime settimane diventerà protagonista di un  laboratorio partecipato con i comitati di quartiere. Cominceremo da qui a raccontare e a raccontarci come si può partecipare, ma continueremo  in altri quartieri della città, in più incontri, fino a organizzare una iniziativa che coinvolga tanti comitati e tante esperienze prima dell’estate.Intanto cominciamo ad accumulare informazioni, suggestioni, riflessioni alla pagina “partecipazione”. E a proporvi  due  video: il primo a cura di Mario Spadaracconta il “Progettare con i cittadini”  , il secondo un’esperienza gestita da Urban Experience in Puglia…

http://carteinregola.wordpress.com/2014/02/08/partecipazione-davvero/

RIFLESSIONI E ESPERIENZE DI PARTECIPAZIONE

http://www.statigeneralinnovazione.it/online/dare-forma-alla-partecipazione-23-novembre-citta-dellaltra-economia-nuova-tappa-della-roadmap-del-progetto-roma-smart-city/

http://www.urbanexperience.it/eventi/roadmap-per-roma-smart-citydare-forma-alla-partecipazione/

SULLA EX CASERMA DI VIA GUIDO RENI AL  FLAMINIO

https://cittadinanzattivaflaminio.wordpress.com/progettoflaminio/casermadiviareni/partecipazione-al-flaminio-il-diario/

 

 




Puglia, il project manager che ha trasformato un’ex fabbrica in un’officina di idee

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Roberto Covolo è il project manager responsabile del progetto di riqualificazione e trasformazione di un ex stabilimento a San Vito dei Normanni (Brindisi) in uno spazio culturale e sociale innovativo chiamato “Ex Fadda”, un’officina di idee al servizio del territorio. “Ex Fadda-Idee Extralarge” è un luogo restituito alla comunità: da spazio degradato e inagibile, in cui era proibito persino giocare, a luogo di tutti.

 L’ex stabilimento enologico “Dentice di Frasso“ è un bell’esempio di archeologia industriale come ce ne sono tanti in Italia: un immobile di pregio – di circa 3.000 mq coperti e 15.000 scoperti – simbolo di un grande passato industriale. Dopo che la proprietà venne trasferita alla Regione Puglia, però, l’ex fabbrica fu più utilizzata e rimase in stato di totale abbandono fino al 2011, quando un gruppo di ragazzi, professionisti e imprenditori locali capeggiati da Roberto Covolo ha avuto un’idea “folle”: trasformare una fabbrica abbandonata in un luogo pubblico per l’aggregazione, la creatività e l’innovazione sociale, riqualificarne gli spazi a costo zero attraverso l’auto-costruzione e coinvolgere il territorio sui temi dello sviluppo locale e del sostegno alla cultura.

Il progetto prende il nome da Renato Fadda, ultimo direttore dello stabilimento e marito dell’ultima erede dei Dentice di Frasso, e se oggi “Ex Fadda” è uno spazio pubblico gestito da una trentina diorganizzazioni e imprese attive nei campi della comunicazione, della cultura e del sociale, lo si deve ad un’iniziativa nata “dal basso”, dalla cittadinanza: “E’ stata una scommessa a partire da un’idea che avevamo in testa: quella di provare a creare, lontano dai flussi principali di persone e cose in Puglia, uno spazio che potesse ragionare come se fosse in una grande città europea”, ha spiegato Roberto alla stampa locale. Roberto è uno dei protagonisti di questa rinascita e ci ha creduto fin dal primo momento, tanto da lasciare il posto fisso in Regione Puglia per dedicarsi a tempo pieno al progetto. Dal 2012 coordina tutte le attività e le “idee extralarge” che nascono in questa “officina del sapere”, con l’obiettivo di farla diventare lo “spazio culturale e sociale più bello della Puglia”.

ExFadda4 150x150 Puglia, il project manager che ha trasformato unex fabbrica in unofficina di idee“In questo momento”, ha detto Roberto, “utilizziamo circa 2.000 mq della struttura: li abbiamo resi fruibili attraverso un cantiere di auto-costruzione in cui abbiamo coinvolto designer e architetti di tutt’Italia, insieme a volontari locali. Ad ispirare il cantiere sono state le pratiche del recupero dei materiali, della sperimentazione di architetture con materiali naturali, della partecipazione diffusa alla riqualificazione. Gli spazi sono dedicati a uffici, laboratori, aule, sala prove, gallerie di esposizione, spazi per le performance. È uno spazio modulare, un posto così flessibile da poter essere, al tempo stesso, uno spazio per concerti e una palestra, un laboratorio di ricerca e una galleria d’arte”. Ma non è tutto: un aspetto fondamentale del progetto riguarda anche l’inclusione sociale. A fine febbraio, infatti, nelle cosiddette “stalle del Principe” aprirà “XFood”, il “ristorante sociale” che darà lavoro a persone con disabilità e che servirà cibi locali a km zero.

Il progetto “Ex Fadda” è promosso dal Comune di San Vito dei Normanni e dalla Regione Puglia ed è gestito, dicevamo, da realtà locali: “Siamo una comunità di una trentina di organizzazioni: associazioni, giovani imprese, gruppi informali e singole persone che sviluppano progetti all’interno di “Ex Fadda”. Stiamo progettando una serie di attività che riguardano il rapporto tra impresa, cultura e sviluppo sul nostro territorio, perché la prossima frontiera da raggiungere è convincere il tessuto attivo di imprenditori della zona a mettere la faccia su questa operazione e a trovare un pensiero condiviso sul sostegno dei costi della cultura”.

Il progetto “ExFadda”, ha continuato Roberto, “è basato su meccanismi di carattere comunitario: non vogliamo concepirci come uno spazio che eroga servizi, quanto piuttosto come un luogo in cui costruire relazioni tra le persone e i progetti e creare opportunità. Ospitiamo progetti e aziende che lavorano assieme, ma abbiamo un concetto differente rispetto al co-working tradizionale. Il nostro obiettivo non è “affittare scrivanie”: noi vogliamo condividere idee. Lasciamo che siano le persone stesse a stabilire quanto “vale” la loro presenza all’interno di ExFadda. In pratica, siamo qualcosa a metà tra uno spazio di co-working, un incubatore di idee e uno spazio sociale”.

“Io penso che in Puglia abbiamo qualcosa in più: è la nostra capacità di relazione, la nostra capacità di stare insieme ad altre persone e costruire contesti comunitari, dalla famiglia al gruppo di amici”,ha concluso.“Questa cosa, che è sicuramente un lascito della nostra tradizione, può essere una straordinaria risorsa contro la crisi. In questo contesto proprio il tema delle relazioni e del capitale sociale presente in Puglia può essere un ottimo motivo per venire qui, facendo leva sulla comunità come strumento indispensabile per affrontare la crisi”.

Laura Pavesi

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Inaugurazione lavori ATER

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Inizio del lavori di manutenzione al Palazzo ATER

ater romamercoledì 15 gennaio ore 11,30
Largo Cesare Reduzzi

INIZIO DEI LAVORI DI MANUTENZIONE DELLE CINQUE SUPERSCALE

saranno presenti:
DANIEL MODIGLIANI (Commissario Straordinario – ATER del Comune di Roma)
FABIO REFRIGERI (Assessore Infrastrutture, Politiche Abitative, Ambiente – REGIONE LAZIO)
PAOLO MASINI (Assessore Periferie e Lavori Pubblici – ROMA CAPITALE)
MAURIZIO VELOCCIA (Presidente del Municipio XI°)
invito