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Farmer’s Market a #Corviale: sigilli e nuovo bando

Mercato coperto di Via Mazzacurati

Mercato coperto di Via Mazzacurati

La Polizia Locale di Roma Capitale ha posto i sigilli alla struttura che ospitava il Farmer’s Market di Corviale a causa di irregolarità nelle assegnazioni dei locali. Dopo le segnalazioni, anche recenti, con le quali ho rappresentato una situazione ancora opaca, chiedendo che fosse risolta in modo da non non lasciar scampo a situazioni fuori dalla legalità, posso dirmi soddisfatta del lavoro portato avanti dal Municipio, dall’Assessorato a Roma Produttiva, dal Dipartimento Tutela Ambientale-Agricoltura e dalle Forze dell’Ordine. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio Roma XI.

Questa é, inoltre, una risposta a tutte quelle forze politiche che, ricercando un facile consenso e sfruttando la buona fede di cittadini e di operatori onesti, di fatto proteggevano una situazione di illegalità diffusa sulla quale, a seguito delle mie segnalazioni, il Segretariato Generale di Roma Capitale ha ritenuto opportuno trasmette gli atti alla Procura e alla Corte dei Conti.
Quella del Farmer’s Market è un’esperienza da preservare e da promuovere sulla quale una amministrazione che opera in maniera trasparente deve vigilare affinchè viga un chiaro sistema di regole che tuteli gli operatori e garantisca i cittadini rispetto alla qualità e alla provenienza della merce venduta e che non lasci spazio a nessun tipo di illegalità.
Potranno ora partire le opere di manutenzione straordinaria della struttura mentre si sta lavorando al bando che individuerà i nuovi operatori; nel frattempo, quelli presenti in maniera regolare in quanto già censiti, potranno continuare a svolgere l’attività di vendita in un’area poco distante, sede dell’attuale mercato infrasettimanale in via Mazzacurati.



Franco Gabrielli in visita al Corviale

La visita del Prefetto Gabrielli a Corviale ci rimanda con la memoria ai tempi di Tangentopoli e forse anche più indietro, quando nel Belpaese non funzionava niente e c’era tanto da ricostruire e ci si appellava alle ultime personalità di indiscussa levatura morale. Considerata la crisi economica, la crisi della rappresentanza politica e la decadenza morale di questa epoca quanto è avvenuto oggi a Corviale, a Roma appare inaspettato quasi sproporzionato da richiedere una valutazione a posteriori.

La presenza del Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, asciutto e militare, a Corviale invoglia a rilanciare i temi della legalità e della perequazione sociale producendo un effetto tonificante sull’azione civile dei tanti volenterosi dell’Associazione Corviale Domani.

Non è soltanto una presenza iconica quella del Prefetto Gabrielli a Corviale ma, alla luce del suo recente lavoro nella Protezione Civile subito dopo Bertolaso e del successo conseguito con il recupero della nave Concordia che ha riscattato dell’immagine dell’Italia nel mondo, è soprattutto una speranza di ritorno alla legalità in aree abbandonate dalle istituzioni con l’auspicio che con le regole ritornino anche gli investimenti pubblici. Si tratta di interventi mirati, legalità e risorse, da mettere in posa congiuntamente e con abilità di coordinamento per riscattare aree ritenute a basso profitto dai capitali pubblici e privati ma che potenzialmente offrono indiscutibili vantaggi per gli investitori e benefici per i cittadini con maggior disagio riducendo i costi di welfare pubblico.

Corviale è simbolo di complessità e emarginazione, sono questioni che hanno radici “endemiche” quali la presenza strutturale dell’illegalità, il sottodimensionamento dei presidi di protezione civile, la lontananza dai luoghi di produzione e la dispersione scolastica. Pino Galeota, che da anni è impegnato nel progetto di riscatto del quadrante urbano del Portuense e che ricordiamo oltre a Corviale si occupa anche del recupero culturale delle ex borgate del Trullo, ha voluto dare evidenza al Prefetto Gabrielli che una via stretta per il recupero sociale, economico e culturale per le periferie romane è possibile. Il lavoro svolto negli ultimi dieci anni dall’Associazione Corviale Domani ne è testimonianza, soprattutto perché il lavoro prestato dai volontari, sia giovani che pensionati, è la prova inconfutabile che, seppur in presenza di un’epoca moralmente decadente, nella società civile e anche in periferia tra i cittadini vi è tanta ostinata dignità e che i risultati fin qui conseguiti sono stati raggiunti con orgoglio e spirito operaio.

Ora, dopo la visita in loco, anche il Prefetto Gabrielli è consapevole della cantierabilità dei lavori per la rigenerazione urbana di Corviale e l’obiettivo che l’Associazione Corviale Domani ha voluto consegnare al Prefetto e alle altre associazioni che da anni si battono per la riqualificazione della città metropolitana di Roma non si esaurisce nelle ricerca dei fondi, che rimangono insufficienti, ma è anche quello di restituire una funzione multidimensionale alle periferie, recuperandone prioritariamente quella sociale, relazionale, economica, produttiva e a basso impatto ambientale. Soltanto restituendo ai luoghi una funzione sarà possibile salvarli dai rischi di declino e le periferie con i propri immobili e quartieri  rappresentano un’occasione straordinaria per sperimentare le nuove tecnologie sul risparmio energetico e la connessione digitale degli stessi ai gangli vitali della vita pubblica ed economica del paese.

Augusto Pascucci, presidente Uniat (unione inquilini ambiente territorio) aderente al cordinamento Spiazziamoli

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“Abbiamo condiviso con il Prefetto Gabrielli la necessità di sostenere le attività sociali, culturali ,sportive e formative che rendono vivo il nostro territorio e che meritano un grazie per la competenza e la passione con cui viene fatto. Siamo certi che insieme anche con ATER, i cantieri saranno aperti e sicurezza e  legalità saranno sostantivi concreti”

Pino Galeota coordinatore di CorvialeDomani aderente al cordinamento Spiazziamoli

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“La comunità territoriale del VII Municipio incontra Corviale in occasione della visita del Prefetto. I territori devono collaborare per risolvere i problemi della città e combattere la mafia e corruzione”

Guido Marinelli, C.d.Q. “Statuario-Capannelle” aderente al cordinamento Spiazziamoli

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«Il prefetto di Roma Franco Gabrielli incontra la comunità di Corviale alla biblioteca Renato Nicolini per discutere di legalità, giustizia e sicurezza. L’incontro è stato fortemente voluto da CorvialeDomani per presentare al prefetto tutte le associazioni che da anni operano nel territorio e illustrare i problemi legati alla legalità e alla sicurezza che queste devono affrontare ogni giorno per svolgere il proprio lavoro. Inoltre, per la prima volta, un esponente così importante delle istituzioni entra dentro il Serpentone per guardare con i propri occhi la realtà che tanti politici finora si sono limitati solamente ad ascoltare. “Prima di venire a Corviale qualcuno mi ha detto ironicamente auguri – dice il Prefetto – ma ora che sono qui mi rendo conto che tanti cittadini svolgono un lavoro importante per mantenere legalità e sicurezza”»

Ivan Selloni reporter CorvialeDomani aderente al cordinamento Spiazziamoli

 

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La Repubblica che vogliamo

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Firmato il decreto attuativo della legge sulla casa

È stato firmato dai ministri alle Infrastrutture, all’Economia e agli Affari regionali il decreto interministeriale n. 97 del 16 marzo 2015 che attua l’articolo 4 della legge sul Piano casa (decreto legge n.47/2014, convertito con Legge 80/2014) che definisce i criteri per la formulazione di un programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Decreto_16_3_2015_n_97




Rigenerazione urbana: tutti ne parlano, ma in Italia “non si muove nulla”

Da Vianello (Audis) le linee fondative dei nuovi piani della rigenerazione urbana e consumo di suolo.

“Parlamento e governo sfornano proposte di legge a getto continuo, i convegni si sprecano, siamo sommersi da articoli ed appelli. Ma nel paese, eccetto Milano trainato dall’Expo, non si muove assolutamente nulla”.

Questo il quadro della rigenerazione urbana in Italia secondo Dionisio Vianello, presidente onorario di Audis (Associazione aree urbane dismesse) espressa in un fondo pubblicato sul sito dell’associazione. “Dalla crisi non ne usciamo se pubblico e privato non si decidono a lavorare insieme. Non è facile, soprattutto in Italia non è mai stato facile, ma non è impossibile”, sostiene Vianello, che suggerisce le linee fondative dei nuovi piani della rigenerazione urbana e consumo di suolo.

LE LINEE FONDATIVE DEI NUOVI PIANI DELLA RIGENERAZIONE URBANA E CONSUMO DI SUOLO. “La prima sfida passare dalla ristrutturazione edilizia dei singoli edifici alla rigenerazione dei comparti, dall’immobile al quartiere. Ci sono avvisaglie che qualcosa si sta muovendo: le proposte di Romeo, i protocolli AUDIS e GBC”, osserva il presidente onorario di Audis.
“Seconda linea d’azione, le aree e gli immobili dismessi. Dove occorre sviluppare insieme un programma sperimentale per ricostituire le condizioni per l’intervento privato:
– gli interventi di rigenerazione urbana vanno classificati di interesse pubblico (già previsto nella bozza Lupi);
– nei piani si selezionano gli interventi strategici, – non più di tanti, per carità – sui quali si verifica la disponibilità dei privati (proprietari ma soprattutto investitori) e la sostenibilità dei costi di bonifica ed infrastrutturazione;
– schede urbanistiche semplificate: in linea di massima mantenimento dei volumi esistenti, destinazioni d’uso libere (da indicare solo quelle espressamente vietate), vincoli storico-ambientali (dove ci sono) precisati in modo inequivocabile;
– pacchetti di interventi su città pubblica e social housing; rispetto di protocolli di qualità e sostenibilità ambientale; prevedere nel business plan anche la gestione dei complessi una volta realizzati;
– procedura di approvazione mediante accordo di programma certificata in tempi prefissati”.
L’AIUTO PUBBLICO NON È INDISPENSABILE. Secondo Vianello “Un aiutino pubblico certo non guasterebbe, ma comunque non è indispensabile. L’impegno di tutti sta nel realizzare progetti di rilevante utilità pubblica e sociale, ma pur sempre in una logica di mercato”.

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Riqualificazione delle periferie: dal Municipio VII arriva fumata bianca

Passano all’unanimità le richieste della Comunità territoriale sui “piani particolareggiati” dei quartieri fuori dal Raccordo Anulare. Più trasparenza e condivisione nelle scelte che riguardano il territorio.

Maggioranza ed opposizione hanno votato in maniera compatta, accogliendo le istanze che arrivavano dal territorio. E che riguardano i servizi da garantire a decine di migliaia di cittadini. Tanti sono infatti gli abitanti dei quartieri periferici del Municipio VII, quelli cioè che si trovano fuori dal Raccordo Anulare e che si sono coordinati nella rete della Comunità Territoriale.

RIPARTONO LE RIQUALIFICAZIONI – Gli argomenti oggetto delle due risoluzioni votate, sono di quelli importanti, che hanno a che fare sia con la trasparenza che con i servizi da realizzare nei vari territori. La fumata bianca, dopo il passaggio dello scorso mese in commissione, è infine arrivata. Ed ora il Presidente e la sua Giunta dovranno impegnarsi “affinchè vengano riattivati i piani particolareggiati per Gregna S Andrea e per definire l’iter di quelli in attesa di approvazione definitiva, vale a dire Romanina e Ponte Linari” ha spiegato il portavoce della Comunità Territoriale Maurizio Battisti. In sostanza si tratta di quelle opere necessarie a riqualificare delle zone ex abusive, con i soldi derivanti dai condoni e dagli oneri di altre edificazioni.

LA NECESSARIA TRASPARENZA – L’impegno a vigilare perché quei piani siano rispettati, fa il paio con un altro onere che è stato chiesto al Presidente Fantino ed alla sua Giunta: quello di “attivarsi per rendere più trasparenti e condivise con il territorio e con il Municipio le opere a carico dei consorzi per opere a scomputo” ha spiegato Battisti. La politica per una volta ha quindi saputo mettere da parte le divergenze, accogliendo le istanze del territorio. A loro va il ringraziamento della Comunità Territoriale, perché “al di là della normale dialettica politica, hanno capito la delicatezza dei temi oggetto della seduta consiliare e che hanno compattato le forze politiche presenti. In particolare – ha sottolineato il portavoce Battisti – ringraziamo quella parte dei consiglieri del gruppo del PD che, dopo aver dichiarato la loro volontà di astenersi dal voto, hanno invece, molto opportunamente, votato favorevolmente alle due risoluzioni in oggetto”.

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“Il futuro di Roma passa per la rivoluzione dell’ordinario”

Intervista a Giovanni Longobardi, Università degli Studi di Roma Tre

Quali approcci di ricerca, punti di vista e metodi avete adottato nell’affrontare il tema e l’area proposti?
Lo slogan che abbiamo adottato è “la rivoluzione dell’ordinario”: dichiarare in qualche modo finita l’epoca delle grandi opere come volani della trasformazione urbana, e cominciare a occuparsi di questioni più quotidiane e più vicine al vissuto degli abitanti.

Quali i vostri riferimenti? Altre città? Altri laboratori di progettazione?
Non un riferimento in particolare, ma guardiamo con interesse tutte le esperienze fondate su numerose e piccole trasformazioni che abbiano un ancoraggio locale, coniugate con il progressivo sviluppo di usi agricoli nelle aree periurbane per la produzione alimentare e con una moderata densificazione abitativa: due questioni centrali per il nostro quadrante, di cui, per esempio in Francia, ci sono esperienze significative.

Come pensate di organizzare il gruppo di lavoro?
Siamo un gruppo multidisciplinare di docenti che lavorerà con studenti dei corsi di laurea magistrale e con dottori e dottorandi di ricerca.

Su quale area state concentrando la vostra attività?
Stiamo focalizzando l’attenzione su alcuni settori in cui le tematiche emerse sono tutte compresenti e che consentiranno di sviluppare strategie progettuali più chiare.

La rigenerazione urbana è ormai uno slogan (in Italia). Quale contributo concreto offrite?
Le periferie romane sono realtà nate male dove c’è sempre uno scarto tra le aspirazioni di partenza (modello siedlungen, garden suburbs sperati) e il risultato concreto. In questi casi rigenerare può anche significare aiutare queste realtà a perseguire il proprio carattere. Puntare sulla qualità dell’abitare non è una scelta al ribasso, una rinuncia alla forma complessiva, ma un modo per ripensare al ruolo che le discipline del progetto di architettura possono avere, oggi, per ritornare a incidere con qualche speranza di concretezza sulla forma della città.

A un non addetto ai lavori cosa pensate di poter comunicare con il vostro lavoro?
L’architettura sconta una lunga e persistente difficoltà di comunicazione dei propri contenuti ai non addetti ai lavori. Presentare questo lavoro come ancorato ai temi della vita quotidiana può essere, in prospettiva, un modo per ricomporre il rapporto tra abitanti, architettura e politica, interrotto da tempo.

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Roma, la Politica è tornata e fa grande la città

«Vogliamo costruire una poli­tica per far incon­trare chi ha un pro­getto cul­tu­rale di fron­tiera e non ha gli spazi, con chi ha spazi ma non un pro­getto per far tor­nare a ren­dere eco­no­mi­ca­mente que­sti edi­fici, almeno un po’»Il manifesto, 12 marzo 2015
Roma è attra­ver­sata da con­flitti, una vera esplo­sione. Sem­bra che tutti i nodi siano giunti al pet­tine in una sola volta, e tutti adesso. Non ultimo il sistema di cor­ru­zione di Mafia Capi­tale. «Cam­biamo tutto», scri­veva Marino in cam­pa­gna elet­to­rale, sta avve­nendo; ma la sen­sa­zione è che non ci sia un governo ordi­nato del cam­bia­mento.
A Roma da lungo tempo man­cano poli­ti­che urbane di con­tra­sto al capi­ta­li­smo egoi­sta che ha impo­ve­rito il ceto medio. Anche per que­sto sono pro­li­fe­rate forme di resi­stenza e di autoaf­fer­ma­zione dei diritti in rispo­sta alle cre­scenti dise­gua­glianze. Ma si sono affer­mate, anche, col­lu­sioni tra istanze “di diritti” e scelte poli­ti­che basate su “scambi”. Non si può rim­pian­gere ciò che è stato, né i suoi frutti piut­to­sto amari e in molti casi indigesti.

Cul­tura come fonte di cam­bia­mento è quella di un’amministrazione che costrui­sce per­corsi tra­spa­renti per favo­rire gli usi tem­po­ra­nei di spazi dismessi. Lo abbiamo spe­ri­men­tato nel terzo Muni­ci­pio, per favo­rire la dif­fu­sione degli usi tem­po­ra­nei e, in pro­spet­tiva, rea­liz­zare l’agenzia comu­nale che age­voli l’affidamento a realtà cul­tu­rali che fer­men­tano den­tro lo spa­zio abi­tato. Sì, come avviene a Ber­lino ora avviene anche a Roma, pos­siamo aggior­nare le analisi.

Espe­rienze cul­tu­rali come cuore della rige­ne­ra­zione urbana. Sap­piamo di realtà cul­tu­rali in cerca di spazi a basso costo e di spazi vuoti in cerca di uti­liz­za­zioni, anche a basso ren­di­mento. Come nel caso dei 42 ex cinema chiusi, 28 da oltre dieci anni. Un periodo in cui, con lenta ero­sione, sono diven­tati negozi di casa­lin­ghi o sale bingo, senza un solo “tweet” di denun­cia. Vogliamo costruire un dispo­si­
tivo ammi­ni­stra­tivo, una poli­tica, per far incon­trare chi ha un pro­getto cul­tu­rale di fron­tiera e non ha gli spazi, con chi ha gli spazi ma non ha un pro­getto crea­tivo per far tor­nare a ren­dere eco­no­mi­ca­mente que­sti edi­fici, almeno un po’. Un po’ più di niente, e alcuni sono anche immo­bili di par­ti­co­lare valore sto­rico e archi­tet­to­nico. Far incon­trare que­ste due domande con il Muni­ci­pio, per san­cire il legame tra pro­po­sta e ter­ri­to­rio. Resti­tuire vita a luo­ghi morti, quelli sì “obi­tori cul­tu­rali” da decenni, che oggi l’amministrazione rimette al cen­tro. Altro che sacco di Roma o chiu­sura degli spazi sociali!

Città è polis ma è anche pole­mos, con­flitto. E la poli­tica si radica nella città per risol­verlo e farlo avan­zare oltre. Public poli­cies non è allo­care favori ma piut­to­sto favo­rire l’azione pri­vata e i pro­cessi di sim­bo­liz­za­zione della realtà. La poli­tica non trova solu­zioni a chi urla di più. La poli­tica pub­blica costrui­sce per­corsi di riscatto a van­tag­gio di tutti.

Ecco lo sforzo di cam­bia­mento che è in atto a Roma, ecco per­ché i con­flitti sono veri e pro­fondi. Anche que­sta è bel­lezza civile. La coa­li­zione che serve alla città, adesso, è quella che ci spinge ad essere ancora più rigo­rosi, uscendo da una ipo­cri­sia della media­zione e della collusione.

Una città nor­male ci aspetta già oggi, si sta già rea­liz­zando. Una città che fa del suo corpo già costruito il solo luogo della tra­sfor­ma­zione. Non un chicco di cemento in 20 mesi è stato auto­riz­zato o anche solo pen­sato fuori dal costruito o dal costrui­bile. Ma una città più densa e com­patta è anche una città che pone una sfida ai comi­tati: pas­sare dall’essere con­tro all’essere per la qua­lità degli inter­venti. Abbiamo rac­colto dai pri­vati e stiamo dise­gnando 160 inter­venti di tra­sfor­ma­zione nei tes­suti della città pro­dut­tiva, den­tro la città costruita. Scelte urba­ni­sti­che fatte solo a soste­gno di pro­getti di svi­luppo eco­no­mico e non mere quan­tità edificatorie.

Ses­santa incon­tri nei quin­dici muni­cipi, oltre 200 asso­cia­zioni e quasi 2000 per­sone hanno par­te­ci­pato alla costru­zione delle “Carte dei valori del muni­ci­pio”. Ascolto dal basso da cui è emersa la cen­tra­lità dello spa­zio di pros­si­mità e la neces­sità di risol­vere con­flitti e con­trad­di­zioni tra dise­gno della città ed esi­genze degli abi­tanti.

Una città nor­male e respon­sa­bile è in vista già oggi. Da costruire in pro­spet­tiva, rea­liz­zando in pieno la Muni­ci­pa­liz­za­zione e forse il con­tem­po­ra­neo supe­ra­mento di Roma Capi­tale e della Regione per far emer­gere la Roma Metro­poli; il ter­ri­to­rio abi­tato di Roma nel suo dive­nire (Roma2025). E, infine, una poli­tica cul­tu­rale che dia respiro agli enzimi nella Roma Grande For­mato, come sta facendo Gio­vanna Mari­nelli. Forse non è ancora per­ce­pi­bile una visione d’insieme, ci sono, però, per­corsi da accom­pa­gnare, anche in un rap­porto dia­let­tico, cer­ta­mente da non disco­no­scere. Un’opportunità anche per la sini­stra cri­tica, o no?

Tor­nerà la Poli­tica, una policy dif­fusa nella città, se saprà ricer­care il cam­bia­mento pro­fondo, altri­menti la città resterà vit­tima di finti con­flitti o di armo­nie appa­renti: nulla di vero e quindi nulla di buono.

Intanto, serve rea­liz­zare le cor­sie pre­fe­ren­ziali per gli auto­bus, erano nel pro­gramma di Marino: è ora di farle.

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Architetto di quartiere

Reggio Emilia lancia una nuova figura per la rigenerazione urbana.
L’architetto di quartiere avrà di compito di rigenerare architettonicamente e socialmente i quartieri attraverso la collaborazione attiva dei cittadini.

Ascoltare i bisogni del territorio e, insieme ai cittadini e alle associazioni, definire i progetti per la cura della città e della comunità, favorendo il protagonismo attivo della cittadinanza. Con questi obiettivi il comune di Reggio Emilia ha promosso una nuova figura professionale, attiva da fine gennaio, quella dell’Architetto di Quartiere. Che avrà il compito di occuparsi di diverse tematiche che riguardano la cura della città e della comunità: dalla rigenerazione dei luoghi alla progettazione di eventi, attività e servizi, per aumentare le opportunità per le persone e migliorare la qualità urbana.

Rivitalizzare i quartieri con la collaborazione della cittadinanza
In un periodo in cui si fa tanto parlare di rigenerazione urbana e di rivitalizzazione di quartieri ed aree periferiche il progetto emiliano è interessante ed innovativo, e ci auguriamo che verrà preso ad esempio per essere replicato altrove.

Un percorso in tre fasi

Il lancio di questa nuova figura fa parte di un percorso, “Idee e progetti per la città” articolato in tre fasi:
– la fase di ascolto, conclusasi lo scorso 21 febbraio, ha previsto la divisione dei partecipanti in quattro macro-gruppi di lavoro, che corrispondono ai quattro quadranti della città (nord, sud, est, ovest) e in tavoli di lavoro, che corrispondono a singoli quartieri/frazioni o a gruppi di quartieri/frazioni. Obiettivo dei tavoli di lavoro, coordinati dagli architetti di quartiere, è stato quello di far emergere le proposte progettuali per ciascun quartiere, dalle proposte delle singole associazioni e/o dal confronto tra le associazioni e le rispettive proposte. Oltre alla segnalazione di problemi/disservizi presenti sul territorio di riferimento.
– la fase di progettazione – La fase di progettazione sarà strutturata in laboratori di cittadinanza, momenti di analisi dei problemi emersi, quartiere per quartiere, e di costruzione condivisa delle soluzioni. I laboratori sono aperti ai cittadini e alle associazioni e si concludono con la firma del patto di quartiere.
– la fase di realizzazione – La fase di realizzazione sarà la fase in cui nei quartieri e nelle frazioni cittadini, associazioni e servizi del Comune lavoreranno fianco a fianco per realizzare concretamente quanto previsto nel patto.

PROPOSTE PROGETTUALI

Dai tavoli di lavoro sono emerse alcune proposte progettuali, che dovranno essere verificate e approfondite dagli architetti di quartiere attraverso incontri dedicati con le associazioni proponenti. Queste le proposte:
Casino dell’Orologio
Il Casino dell’Orologio è un luogo “identitario” per una pluralità di ragioni: per il suo valore storico-testimoniale, la sua qualità architettonica e ambientale ed il suo ruolo aggregativo e sociale.

Centro civico di Coviolo
La nuova attrezzatura di interesse collettivo gestita dal comitato Coviolo in Festa come un luogo per fare comunità, con lo scopo di far crescere socializzazione e conoscenza tra gli abitanti di questa piccola frazione a sud di Reggio.

Centro di lettura di Massenzatico
Il centro di lettura di Massenzatico è attivo dal 2010 presso i locali del Circolo Arci “La Capannina Paradisa” in via Beethoven 78/e.

Fattoria di animazione ambientale del Mauriziano
La “Fattoria di animazione ambientale del Mauriziano” è un progetto dell’Associazione ‘Il Gabbiano’, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, che si sta sviluppando all’interno della casa colonica del Mauriziano.

Giardino Officinale di Gabrina e Orto Brancaleone
Il Giardino di Gabrina è un orto di erbe aromatiche e officinali. E’ stato realizzato nel 2012 con il supporto de “i Reggiani per esempio” ed è curato da un gruppo di volontari delle associazioni “Gramigna” e “Acque Chiare – Bazzarole”.

La rigenerazione della Reggia di Rivalta
L’obbiettivo dell’Amministrazione Comunale in questi anni è stato e sarà quello di rigenerare e riconquistare questi spazi e questo luogo attraverso la partecipazione attiva.

Prendersi cura dei parchi al Migliolungo
Migliorare la qualità degli spazi verdi per una migliore socialità e integrazione.

Salvaguardare e vivere il quartiere della Rosta
L’obiettivo è quello di mettere a sistema cittadini, associazioni e gruppi attivi del quartiere, per un sempre maggior dialogo con l’amministrazione e i servizi Comunali, per dar loro un punto di riferimento dove raccogliere ed esprimere le progettualità e le relazioni.

Volontari PEEP Pieve
Il gruppo volontari del Peep di Pieve Modolena è formato dai cittadini che vivono nello stesso condominio di case popolari che si raccolgono intorno alla volontaria Ileana Armani, da 27 anni residente in questo quartiere.

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Tor Sapienza, la periferia fatta da noi

Oggi Tor Sapienza la conoscono un po’ tutti. Su quel pezzo di periferia romana si sono accesi di colpo i riflettori e per un attimo molti hanno visto cosa sono le periferie in questo momento, “savane urbane” dove si consuma una macelleria sociale senza tregua. I fatti di Tor Sapienza hanno scosso l’intera comunità locale, a cominciare dagli abitanti del complesso abitativo Morandi che si sono ritrovati al centro della scena mediatica, rimanendo in parte prigionieri dei suoi effetti superficiali.

Chi vive o lavora da anni sul territorio sa bene che quanto accaduto è il risultato del profondo disagio sociale, alimentato da diverse forme di deprivazione. Una combinazione complessa e distruttiva di fattori territoriali negativi diffusi in molte periferie. La crisi economica accentua le conflittualità e mancano le risposte in grado di incidere in maniera strutturale sulle emergenze socio-economiche di questi territori marginali.

Al Morandi, come in altre periferie a rischio, si registra una povertà urbana articolata, non solo economico-finanziaria, ma culturale e relazionale: comunità isolate con network sociali frammentati. In tale scenario è forte il bisogno di progettualità concrete che nascano dalle realtà del territorio e che siano finalizzate a superare l’isolamento rispetto al resto della città. Gli interventi organici di rigenerazione urbana dovrebbero essere il nuovo orizzonte d’azione politica, affinché vengano avviati progetti pluriennali e plurisettoriali orientati alla conversione ecologica e sociale. Sebbene ancora in fieri, un tentativo in questa direzione è il Progetto Urban Re-Block di Tor Sapienza: da circa due anni un gruppo di organizzazioni territoriali, insieme all’Università Roma Due di Tor Vergata, sta provando a elaborare un piano di azione locale di rigenerazione efficiente ed efficace degli insediamenti urbani attraverso pratiche di economia alternativa e solidale.

L’area di riferimento è il complesso Morandi a Tor Sapienza, caratterizzata da un’alta densità abitativa e dalla presenza di edifici di edilizia pubblica in forte stato di degrado. La scelta di operare nel Complesso Morandi raccoglie diverse sfide, tra cui quella di sperimentare una priorità centrale della periferia romana, cioè l’inclusione sociale anche a fini occupazionali e di riqualificazione edilizia sostenibile. L’azione ha come obiettivo il migliorando della qualità di vita dei residenti, attraverso l’attivazione di un processo partecipativo, che proponga progetti di sostenibilità ambientale e sociale e riqualificazione del territorio, a partire da interventi sulle strutture abitative fino alla progettazione di interventi di riqualificazione socioeconomica. L’idea è di elaborare, attraverso percorsi partecipati, un nuovo patto locale che definisca piani di zona territoriali, fondati sulla conversione ecologica e sociale e in cui i valori che regolano la convivenza sociale vengano definiti dal basso. Tale obiettivo, però, è realizzabile soltanto se si inizia a ripensare anche l’idea di economia locale.

Le problematiche territoriali affrontate da RE-Block sono comuni a molte periferie o insediamenti urbani, ad alta densità abitativa. In Italia sono stati mappati 167 aree simili a quella di Tor Sapienza. Al gruppo di supporto locale hanno partecipato oltre trenta organizzazioni, a dimostrazione della ricchezza del tessuto associativo locale, che è stato poco valorizzato e sempre tenuto ai margini dalla politica locale. In questi due anni, grazie ad un’analisi approfondita delle esigenze della comunità locale fondata su una metodologia partecipata, è stata ridata voce e dignità a quel fermento sociale. Sulla base di queste analisi, infatti, sono state proposte soluzioni e costruiti alcuni progetti.

Questi ultimi fanno parte del Piano di Azione Locale Morandi-Tor Sapienza, cosi come richiesto dal programma Urbact, che è in fase avanzata d’attuazione. La sintesi delle proposte aperte, emerse da questo percorso, sono riassumibili in queste linee di azione:

AreeProgettualideiWorking Groups ProgettiIndividuati  
  RIABILITAZIONE URBANA DEL COMPLESSO MORANDI Riqualificazione dell’intero complesso:scarsa o inesistente manutenzione delle strutture fisiche. 1
Riqualificazione della spina centrale, sia per uso abitativo, sia per servizi (spazi per le associazioni). 2
Azioni di efficientamento energetico: ripartire dalla proposta ATER 2007, attualizzarla attraverso le nuove tecnologie. 3
  AZIONI DI RIGENERAZIONE PER-NELLO SPAZIO PUBBLICO Riqualificazione della Scuola Vittorini per attività sociali e culturali che abbiano un effettiva ricaduta sul complesso Morandi e sul territorio di Tor Sapienza. 4
Il riutilizzo sociale ed economico dell’attuale Mercato Rionale per attività di aggregazione dei Giovani o attività mirate all’occupazione giovanile. 5
      ECONOMIA LOCALE ED INCLUSIONE SOCIALE Promuovere una filiera produttiva locale legata al settore del riuso e del riciclo, collegata ad una filiera corta artigianale che coinvolga il lavoro informale dei raccoglitori di materiali di scarto e residui solidi urbani. 6
Creare una relazione tra le attività di Agricoltura Urbana nelle aree verdi della zona e in concessione al vicino parco della Mistica con il tessuto localedi Tor Sapienza. 7
Promuovere attività culturali e di socialità utilizzando la chiave della multiculturalità e l’integrazione, attraverso il potenziamento dei Centri Culturali Municipali Morandi eMichele Testa 8
Creazione di un Centro di promozione e sostegno all’occupazione giovanile che offre servizi   diinformazione,orientamento, formazione,consulenza   per auto imprenditorialità.Creazione di un Servizio di consulenza e accompagnamentoalle piccole imprese locali   e allo start up di impresecooperative e artigianali (nel nuovo mercato)Favorire azioni di supporto allo sviluppo dell’identità “artistica” del quartiere e dell’arte come strumento di emancipazione sociale, di trasformazione culturale e di sviluppo economico.  9
  Servizio di consulenza alla progettazione per lo sviluppo locale sostenibile, inclusivo e l’empowerment di comunità 10

Il percorso progettuale che si sta delineando insieme agli attori locali può diventare un esempio di come strutturare i percorsi di rigenerazione urbana. Infatti, il processo Urbact sperimentato nell’area Morandi-Tor Sapienza contiene degli elementi innovativi rispetto alle precedenti pratiche operate nei quartieri romani, così sintetizzabili:

  • Il partenariato. Gli stakeholders individuati hanno memoria ed esperienza su ciò che è accaduto e accade nel quartiere, nonché un’effettiva capacità di comunicare e intermediare con i cittadini.
  • La giusta scala d’azione. Individuare i progetti in base alle esigenze e capacità locali, non andare fuori target.
  • La ricerca di un’integrazione degli attori istituzionali. Saper indirizzare su aree specifiche diverse competenze e risorse.
  • L’attenzione verso la programmazione Comunitaria.
  • Un approccio multi-tematico e multi-settoriale alla rigenerazione urbana che mette al centro le persone, in relazione alla dimensione ecologica e sociale della qualità del vivere.

Il processo partecipativo attuato nel Morandi sta riscontrando un notevole apprezzamento in altri paesi: è stato presentato in seminari internazionali come un percorso di definizione della progettualità locale innovativa sia nei contenuti proposti, sia nelle modalità gestionali. Intanto a Roma si fa fatica a trovare riscontri presso le istituzioni comunali, nonostante siano state più volte sollecitate a contribuire a queste progettualità mettendo a disposizioni risorse e competenze. Per questa ragione sono stati promossi diversi incontri con i cittadini, il Municipio e gli assessorati competenti, cercando di mettere assieme  possibili risorse proposte da far confluire nel piano di azione locale.

Di sicuro, per ricucire il tessuto sociale delle periferie non occorre solo coinvolgere gli enti locali, sempre più atrofizzati dai vincoli del Patto di stabilità, ma serve prima di tutto sperimentare anche dal basso nuovi strumenti per dare le gambe a piccoli progetti con cui contribuire a “superare”, qui e ora, situazioni sempre più esplosive.

Sabato 21 febbraio alle ore 16, presso la Sala Giovanni XXIII a Tor Sapienza, si terrà un incontro di presetazione del Progetto Re-block.

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