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Incontro al Mitreo con Maurizio Fiasco: come gestire il rischio d’insicurezza personale e dei propri beni

Lunedì 8 luglio dalle 20 alle 22 ci sarà al Mitreo in via Marino Mazzacurati, 61 l’incontro previsto dal “Progetto Rete d’imprese Co&Ca” (Spesa finanziata dalla Regione Lazio Determinazione n. G04816 del 09/05/2016 – Programma approvato con determinazione n. G07999 del 07/06/2017) – Macroarea 4 – sicurezza, legalità e azioni complementari alle politiche di contrasto dell’abusivismo commerciale, durante il quale il Dott. Maurizio Fiasco terrà un workshop gratuito, aperto a tutti su “Come gestire il rischio dell’insicurezza personale e dei propri beni: controllo emotivo in caso di rapina e attivazione dei servizi delle forze dell’ordine”.



PalaCorviale, adesso ricominciamo insieme

index La risposta dell’assessore Frongia ci rende certi che ora, dopo 21 anni, sarà possibile “costruire insieme” il PalaCorviale.

Insieme vuol dire con il contributo della comunità territoriale e degli ex amministratori con cui abbiamo condiviso questa scelta che recupera, con un percorso comune, una situazione complicata.

Questa richiesta, che formalizzeremo, crediamo avvierà quella collaborazione che ci consentirà di tagliare l’avvio dei lavori insieme.

La risposta dell’assessore Frongia:

“Relativamente all’articolo sul Palazzetto di Corviale (clicca qui per leggerlo) mi preme fare alcune precisazioni per rappresentare al meglio la realtà dei fatti.
Come palese dalla lettera di risposta del Coni pubblicata sul vostro sito, risulta ben chiaro che la nota da me inviata non sia di “non accoglienza degli indirizzi del Municipio e della comunità” e non è affatto vero che si “contraddice sulle motivazioni ribadendo che il Palacorviale deve essere per gli sport rotellistici”.
Un mero refuso nella nota riporta la frase “sport rotellistici”, è vero, ma poi si chiarisce che la volontà è di ripristinare il “progetto originario”, quindi con la realizzazione di un palazzetto polivalente per il quale è stata altresì allegata anche la stessa mozione del Municipio.
Il Coni, infatti, risponde così: “Il Comune di Roma con nota dell’Assessore allo Sport del 19 marzo 2019 ha trasmesso la delibera del Municipio in cui si richiede di tornare alla realizzazione di un palazzetto polivalente in via Maroi, secondo il progetto iniziale”, esplicitando, quindi, la corretta comprensione della nota da me inviata.
Nella successiva riunione si sono valutate tutte le possibili alternative per far sì di poter realizzare in tempi contenuti un palazzetto, ma la situazione del periodo, di forte incertezza e crisi politica nel Municipio culminata con la caduta del Presidente e l’arrivo di un commissario, oltre che di forti riforme all’interno del Coni stesso con la successiva istituzione di Sport e Salute, hanno comportato un rallentamento dell’iter.
Iter che però non si è bloccato, l’Amministrazione centrale sta facendo, e ha fatto in passato nonostante le variazioni più volte proposte dal Municipio e sempre accolte, tutto quanto in suo potere per venire incontro alle esigenze della cittadinanza e realizzare il Palacorviale, nelle prossime settimane è infatti previsto un nuovo incontro, con tutti i soggetti interessati, al fine di proseguire con il progetto di realizzazione del palazzetto.”




Le periferie vogliono legalità e sicurezza

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Per questo motivo plaudiamo all’iniziativa del prefetto d’incontrare le periferie romane.

Ci rendiamo disponibili a mettere a disposizione tutte le nostre inchieste e progetti di sicurezza partecipata.
Siamo da sempre convinti che solo con la partecipazione dei cittadini sia possibile una convivenza civile e rispettosa dei diritti e dei doveri di tutti.
Tutti dobbiamo fare la propria parte nel rispetto dei ruoli e delle competenze.
Auspichiamo che questa meritoria iniziativa del prefetto, in continuità con quanto già a suo tempo realizzato dall’allora prefetto Gabrielli, riprenda quella riallocazione delle forze dell’ordine da Gabrielli progettata tra il centro e la periferia della città.




Roma abbandonata, le periferie soffrono: MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO IL 7 GIUGNO

 

ricominciamoRoma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di sicurezza. L’allora prefetto Gabrielli aveva progettato un rispiegamento delle forze dell’ordine tra il centro e le periferie. La Raggi non ha il peso politico per imporne l’attuazione al ministro dell’interno Salvini.

Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di trasporti pubblici. La Raggi, per sostituire gli autobus che vanno in fiamme, ha preso pulman non a norma che non possono circolare. (Che aspetta la Corte dei Conti a valutarne il danno erariale? O s’indagano soloi dirigenti che rispettano una delibera mai abrogata che permette alle Associazioni di fornire servizi sociali?)

Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di asili nido che la Raggi ha tentato di diminuire colpendo gli asili convenzionati che riempiono le mancanze di quelli comunali. Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di pulizia che la Raggi non riesce ad assicurare. Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per le buche che rendono le sue strade pericolose di cui la Raggi non è capace di appaltarne i lavori.

Potremmo continuare a lungo, ma il concetto è chiaro!

Per tutto questo IN PIAZZA IL 7 GIUGNO IN CAMPIDOGLIO




La qualità sociale di Roma

3ECDC2FD-8DF3-4711-BB39-0EBF12BEC903La qualità sociale presente a Roma viene fotografata dall’Alleanza contro la Povertà in un periodo in cui tanti, forse troppi, vorrebbero abolirla senza conoscerla. Di fatto nei più recenti studi si evidenzia che oltre la metà della povertà dipende dalla mancanza di una casa o dal suo costo. Dal 2007 al 2017 il peso dei costi abitativi per i nuclei poveri è aumentato del 6,3 % e pesa il 36,8% sul reddito familiare. L’incidenza sui nuclei poveri interessati al “sovraccarico dei costi abitativi”sale al 32,9% (+ 25,6%).
Gli sfratti sono aumentati e nel 2016 arrivano a 61.000 di cui 55.000 per morosità, di questi solo 8.500 sono collocati nel Lazio. È evidente che il Fondo sociale creato per la “morosità incolpevole” non è riuscito a diventare una misura concreta. A Roma ci sono 12.000 famiglie in lista d’attesa per una casa pubblica, 10.000 occupanti abusivi e 5.000 assegnatari scaduti. A questi si sommano gli “invisibili”.
In questo scenario sull’abitare, nella completa paralisi delle rigenerazioni urbane e dei fondi stanziati per Roma dal bando della Presidenza del Consiglio, fare impresa – contrastando attraverso un ciclo economico il degrado – diventa una scommessa.
Aggiungiamo coloro a cui lo stato di salute di un familiare può far precipitare una famiglia in uno stato di indigenza; gli 80.000 disabili inscritti ai Centri dell’Impiego, privi di qualsiasi indirizzo; i malati cronici; una povertà educativa diffusa; la mancanza di una rigenerazione delle scuole e degli spazi collettivi: otteniamo così la fotografia della condizione di abbandono in cui versa la Capitale abbandonata.
Energie, competenze e organizzazioni non mancherebbero se potessero trovare una regia istituzionale che programmi e definisca gli spazi di sviluppo possibile con davanti almeno dieci anni di investimenti pubblici/privati. Per ora questa regia la svolgono il volontariato, il Terzo Settore, le Fondazioni intervenendo come possono con una azione risarcitoria e riparativa senza uscire in maniera trasversale dalle singole categorie (anziani, giovani, disabili) mettendo così a frutto l’immenso patrimonio pubblico anche attraverso una riduzione dei passaggi burocratici tramite una semplificazione e una digitalizzazione dei processi. La stessa politica culturale, con il suo portato comunicativo, arranca in un insieme di iniziative scollegate e dovute sempre più spesso al protagonismo dei singoli invece che ad una visione generale elaborata e condivisa.
Restano nel loro limbo le periferie con i suoi 1.200.000 di abitanti lungo il GRA, un tessuto composto in un territorio privo di servizi dalla popolazione più giovane e dinamica ma disincantata rispetto ad un’involuzione della Città, con mobilità impazzita, carenza strutturale di collegamenti e un centro vetrina sottoposto ad uno sfruttamento intensivo e spesso banale.
E’ questo l’approssimato mondo urbano che non riesce a scollarsi dalle spalle l’improvvisazione come strumento dominante.    Roma sette colli due stati cento città




Corviale e Scampia insieme nella rinascita: demolizione Vela Verde e avvio nuova fase Reimpianto Urbano Scampia




Le periferie per un “nuovo abitare”

9BCC9B8A-D8B8-4482-B883-774DB3DA5909Quando affrontiamo il tema delle PERIFERIE dobbiamo avere uno sguardo medio/lungo, almeno paragonabile al tempo trascorso nell’abbandono, senza che si producessero politiche specifiche sulla casa e sull’edilizia pubblica né, tanto meno politiche territoriali di riqualificazione e risanamento compatibile.
Solo una prospettiva temporale di almeno venti anni, agita con coerenza, potrebbe interpretare i bisogni urgenti di 15 milioni di cittadini residenti nelle periferie o nelle aree marginali.
Un trattamento specifico che non può che partire che da una conoscenza dettagliata del territorio, da una azione partecipata nelle scelte dei residenti, dalla attuazione di cronoprogrammi che rendono certi, contemporanei e visibili gli interventi, una proposta complessiva di collegamento e sviluppo di queste aree. Solo nella concomitanza di questi elementi possiamo identificare una RIGENERAZIONE.
Uno dei concetti principali che occupano le scelte politiche della “Rigenerazione” è la presa d’atto della necessità di intervenire sull’economia di mercato che tende ad esaltare le disuguaglianze attraverso scelte che valorizzino i “beni pubblici” utilizzandoli quale volano per attivare una “economia circolare” quale strumento per intercettare i bisogni profondi e le speranze dei cittadini, colmando il divario delle disuguaglianze contrastando la povertà educativa, lavorativa, culturale.
Siamo quindi davanti ad una complessità di scelte che vanno molto oltre la manutenzione sia ordinaria che straordinaria.
La qualità progettuale è chiamata a cambiare il “clima” dell’abitare non lasciandosi trasportare da un disperato scetticismo e mettendo al centro dell’agire politico ed istituzionale la “sicurezza e il “rispetto delle regole”.
In questa nuova accezione, i presidi civici assumono una importanza strategica, quindi Scuola, Sport,Cultura, sono le riserve imbattibili per sconfiggere cinismo e degrado ed attivare i le qualità dei beni comuni attraverso una rinascita che si contrappone all’isolamento e all’abbandono.
Come?
Attraverso azioni di defiscalizzazione: resistere in una periferia può essere un eroismo per una attività commerciale, per un artigiano; dotando Scuole ed Insegnanti di strumenti di strumenti e mezzi, curando i luoghi collettivi: i Municipi, le piazze, moltiplicando le biblioteche e i centri culturali, supportando gli eventi, pianificando la cura del verde e le attività agricole nelle aree periurbane e sostenendo le attività di autogestione del territorio e dei beni pubblici ove si esprimono, e promuovendole dove mancano.
Abbiamo bisogno di esempi di adulti consapevoli che non si nascondono dietro la formalità o il lamento.
L’innovazione e lo sviluppo compatibile rappresentano una grande leva per intercettare le energie presenti in abbondanza nelle fasce giovanili.

Molte azioni descritte sono di fatto presenti nella Riforma del Terzo Settore, strumenti preziosi come la co-programmazione e la co-progettazione trasformando gli abitanti in “Cittadini Consapevoli” , veicolando una nuova programmazione territoriale.
SICUREZZA E RISPETTO DELLE REGOLE
CULTURA SCUOLA SPORT
INNOVAZIONE E COMPATIBILITA’
STRUMENTI PER LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI.
Le PERIFERIE hanno le ricchezze delle proprie culture e diversità per risorgere in un “nuovo abitare”.




Non c’è rigenerazione senza legalità e sicurezza

59AC875A-3ED5-4A41-8F29-60F20A015B75Virginia Raggi ha ragione e ha fatto bene a Casal Bruciato a schierarsi per la legalità.

E da tempo che a Corviale e col Coordinamento delle periferie diciamo che “non c’è rigenerazione senza legalità e sicurezza”.

È ormai chiaro che le periferie sono il centro politico del paese. È qui che si vincono o si perdono le elezioni. È qui che si riconquista o si perde per sempre la fiducia dei cittadini esasperati. È qui che le istituzioni e la politica ritrovano o perdono per sempre la loro dignità istituzionale, politica, sociale, etica.

Ma questa dignità non si riconquista con un gesto sia pure forte e necessario. Serve una pratica amministrativa e politica che ogni giorno lavori ad ascoltare, dare risposte concrete, pianificare soluzioni ai mille stratificati problemi che affliggono la città e le sue periferie.

Questo è il cambiamento che ci aspettiamo ed auspichiamo.

Da anni a Corviale studiamo problemi e soluzioni, organizziamo Forum in cui ne discutiamo. Ora pretendiamo, oltre i gesti e le parole, I FATTI!

Domani apriamo a Corviale con il Coordinamento delle periferie il FORUM DEI FATTI E DELLE PROPOSTE, il Forum “Corviale rigenera con il futuro”.

Sindaca Raggi venga al Forum del futuro delle periferie.

Sarebbe un altro segno forte e necessario ai suoi cittadini.




Periferie, immigrazione, emigrazione, innovazione

Di Vico-k78D-U31101790782392swC-656x492@Corriere-Web-SezioniSi parla di nuovo di perdita di posti di lavoro a causa dei robot. È un tema carsico che periodicamente riciccia sui media. Ma il tema vero è facile da identificare. Il sistema più immediato per vedere come sarà il nostro futuro è guardare come sono gli Stati Uniti. Lì il lavoro è in maggior parte nei servizi che si dividono tra quelli ad alto e quelli a basso valore. I primi sono coperti da alta scolarizzazione, i secondi da bassa e in genere da immigrati. La particolarità italiana però è che noi formiamo poca alta scolarizzazione che serve al nostro mercato del lavoro per cui buona parte emigra come ci racconta il risultato dell’indagine raffigurata. Ciò provoca, in particolare, un’impoverimento demografico delle nostre periferie che, invecchiate, temono maggiormente “l’invasione” di migranti giovani che vanno a coprire i servizi a basso valore rifiutati dai nostri giovani scolarizzati. Questo è il cul de sac economico ma anche socio/percettivo in cui siamo rinchiusi. Spendiamo risorse per formare professionalità che non ci servono e che disperdiamo all’estero. Importiamo mano d’opera per lavori di basso valore, manodopera che crea percezione d’insicurezza nelle nostre periferie democraficamente impoverite.




Il pianto dei coccodrilli

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A pochi giorni dalla bocciatura da parte del governo della Commissione sulle periferie, le periferie dimenticate si sono, a Torre Maura, riprese il palcoscenico.

In questi territori dove vivono 15 milioni di italiani, molti di loro ultimi e penultimi, il tema sicurezza reale e percepita esiste e cresce per mancanza di una proposta nazionale e coordinata che metta al centro i problemi, le paure, il disagio, l’emarginazione sociale ed economica di molti che ci vivono.

Interventi episodici e non pianificati, anche meritori come i 708 nuovi alloggi dell’Ater di Roma, lasciano in trincea gli amministratori locali senza una strategia politica sull’edilizia popolare che ormai, a Roma come nell’intero Paese, manca da almeno vent’anni.

A Roma, poi, ormai diventata un’emergenza nazionale, continuano a non parlarsi il Comune e la Regione.

Occorre un piano nazionale d’investimenti sulle periferie partendo dalle unanimi conclusioni della Commissione sulle periferie della scorsa legislatura per la cui riproposizione noi continueremo a batterci.