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Alfabetizzazione digitale: gli otto principi cardine

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Alcune amministrazioni locali hanno intrapreso, o stanno intraprendendo, attività di alfabetizzazione digitale della popolazione. Mi permetto, di seguito, di elencare alcuni principi di fondo da osservare per evitare di ingenerare inutili aspettative, e per ottenere risultati duraturi nel tempo.

1) Non si è alfabetizzati digitali una volta per sempre. Il mondo dell’Information Technology è in costante trasformazione. Il mondo dell’Information Technology muta a velocità mai conosciuta nella storia del genere umano. L’alfabetizzazione digitale deve dare gli strumenti culturali per scavare con curiosità questo mondo e trarne tutti i benefici disponibili.

2) L’alfabetizzazione digitale non andrà rivolta solo agli anziani, come comunemente si pensa. Tutta la popolazione, a partire dai principali decisori e Stakeholders, versa in un penoso stato di divide digitale. Avere un tablet sotto il braccio o usare il telepass non è sintomo di alfabetizzazione digitale.

3) L’alfabetizzazione digitale è un moderno diritto di cittadinanza. Internet è una straordinaria miniera di sapere. Bisogna però conoscere e condividere dove c’é l’oro da scavare e dove invece c’é solo inutile pietrisco. Tuttavia, non tutti sono (e saranno) interessati ad Internet. Molte persone di ogni generazione vivono bene senza Internet. Non facciamogliene una colpa.

4) Abbandoniamo quell’aria di superiorità che contraddistingue i “guru del digitale”. Internet non è una religione, né costituisce la terra promessa. Se vogliamo che Internet si affermi come strumento di progresso civile ed economico (quale può essere) non abbiamo bisogno di sprezzanti sacerdoti. Per affermare la cultura di Internet abbiamo bisogno di utili e umani volontari.

5) L’alfabetizzazione digitale è, prima di tutto, una lezione di consapevolezza. Internet é la rivoluzione della conoscenza e del sapere. Internet é uno strumento nelle mani del genere umano per dialogare meglio.

6) L’alfabetizzazione digitale non si riduce ad insegnare a spedire una mail o ad accendere un account su Facebook. Né tantomeno l’alfabetizzazione digitale è una lezione ai dipendenti comunali sulle inutili leggi che impediscono a Internet di affermarsi nella Pubblica Amministrazione. L’insegnante é un umanista che si è impadronito del web.

7) L’alfabetizzazione digitale è una lezione sulla sharing society (prima ancora che sulla sharing economy). Alfabetizzare é insegnare le virtù, i vantaggi, le modalità della condivisione.

8) ….. traete ora tutte le considerazioni che volete sulle cosiddette “competenze digitali”. L’alfabetizzazione digitale non é una cosa da affidare agli informatici.

link all’articolo




Viaggio nella cultura zen: intervista a Alessandro Cives, cantautore creativo romano

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Alessandro Cives, come ti definiresti? Dal punto di vista umano, culturale e musicale?

“Una persona molto curiosa e fantasiosa, per avere curiosità ci vuole fantasia secondo me, dal punto di vista umano un ingenuo e dal punto di vista musicale un semplice creatore di storie, quindi un cantautore.”

Da quando fai musica?

“Dal 2001, da quando ho ritenuto di essere in grado di scrivere canzoni autoriali, autonomamente. Ho cominciato nel 1995/6, le prime volte che accordavo qualcosa, che mettevo le dita sulle corde. Usavo una chitarra classica, ma il motivo per il quale ho cominciato non mi fa molto onore: non avevo un interesse sulla musica, volevo fare colpo su una ragazza! È andata a finire che con la ragazza non ci sono mai stato, e con la musica ci vivo tutti i giorni!”

“Era il 2007, quando suonavo nei Linea B, band da me fondata e da altri affondata. Non dimenticherò mai questo progetto. Oggi sono molto diverso da allora, migliore? peggiore? boh…”

Elisa Longo, giornalista, e Alessandro Cives

Alessandro Cives e Elisa Longo durante l’intervista

Alessandro, mi spieghi che cosa sono i giardini zen ?

“Nascono nei paesi dell’estremo Oriente: Cina, Giappone, Corea, Vietnam,e sono legati alla cultura e alla filosofia Zen, buddista. Sono giardini non coltivati, sono fatti di sola sabbia e possono essere molto grandi! Si trovano anche nei monasteri  buddisti, grandi quanto dei giardini normali, fatti di sabbia e di sassi; con un rastrello viene curato dal monaco adibito a questa cura.
In Italia la cultura zen non c’è, o meglio, non è accolta come in quelle terre.
L’oggetto “giardino zen” è importato artificiosamente, come giocattolo occidentale, per il pubblico europeo. Quindi, nell’Occidente, ha perso di valore, mentre dove è nato continua ad avere una forte simbologia. Noi importiamo tutto e, importando, rendiamo tutto prodotto, giocattolo e cosa da poco. Consumismo.
A fine anni 90, inizio 2000, c’è stato un boom di vendita di questo tipo di prodotti etnici e anche misteriosi, comunque fuori dal quadro dell’oggettistica comune, italiana ed europea. A me è sempre piaciuta l’idea di un giardino zen, anche se non mi lego alla cultura buddista. Essendo un creativo, mi piace rastrellare questo piccolo quadratino di sabbia!
Si possono creare forme geometriche disegni, puoi inventarti un mondo! È un modo per uscire dalla quotidianità, spesso grigia e noiosa.”

Alessandro Cives, classe '77, è un cantautore romano che vive in zona Casilina, a Roma.

Alessandro Cives, classe ’77, è un cantautore romano che vive in zona Casilina, a Roma.

E dimmi, che funzione hanno?

“Liberano la mente dai pensieri, e hanno la funzione di alleggerimento dell’anima. Il giardino toglie la pesantezza delle preoccupazioni.
La mia canzone che si chiama, appunto, ”Giardino zen” è un elogio a questo prodotto occidentalizzato, molto più piccolo perchè ne ho uno anche io e mi diverto a immaginare, a sognarci, a disegnare, a creare.
– Mi sento quasi un piccolo re di un piccolo mondo fatto di sabbia – cita il suo brano.La canzone parla del mio giardino zen dove io amo creare, disegnare, considerare che in un giardino zen, amo anche immaginare che ci si possa atterrare con un piccolo aeroplano in miniatura  e che tutto questo possa benissimo sostituire la televisione.
La canzone è stata scritta nel 2008, finita di registrare nel 2009 e pubblicata nel 2010.”

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Profilo personale Alessandro Cives:
https://www.facebook.com/alescives?fref=ts

Alessandro, dove hai suonato di recente?

“Ho suonato in vari locali di Roma, dal Pigneto a San Lorenzo, alla Locanda Atlantide, alle Mura e anche in altre città, come Milano. Faccio musica da cantautore, ma a volte sono accompagnato da un bassista e batterista.”

 

Intervista Elisa Longo




eBook > Europa, ragazzi e ragazze riscriviamo il sogno europeo: un libro di Mario Campli

campliEditore: Marotta&Cafiero, Napoli, 2014 (via Andrea Pazienza 25. 80144 Napoli. www.marottaecafiero.it
Autore: Mario Campli, membro del Comitato Economico e Sociale Europeo, ha iniziato, qualche anno fa, un percorso di dialogo con ragazzi e ragazze di un liceo classico europeo di Roma. In quei giorni una terribile esplosione di follia, omicida e xenofoba, di un cittadino europeo, in Norvegia si abbatteva nella piccola isola di Utoya ( Oslo) sulla vita di 69 ragazzi e ragazze uccisi mentre in un seminario estivo riflettevano sul loro futuro e sul futuro del loro paese e dell’Europa. Quella loro giovinezza e la loro passione costruttiva richiedevano di mettersi in sintonia. Esigevano un’assunzione di responsabilità. Netta e decisa.
Il libro: questo libro nasce per restituire parte di ciò che la generazione, nata o diventata adulta dopo la liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo, ha avuto dal sogno dell’Europa unita. Inizio di un dialogo tra due generazioni, insieme e diversamente protagoniste, affinché il sogno non precipiti nel sonno:
• 9 maggio 1950 padri e madri dei ragazzi venticinquenni, erano poco più che fanciulli e fanciulle, mentre a Parigi, nel salone dell’ Orologio di Quai d’Orsay , un signore di nome Robert Schuman, dinanzi a un centinaio di giornalisti, buttava il primo seme della costruzione europea.
• 9 novembre 1989 ragazzi e ragazze che oggi hanno venticinque anni stavano appena nascendo, mentre migliaia di giovani coetanei abbattevano e scavalcavano, in festa, il muro che spezzava la città di Berlino in due mondi.
Il metodo. Aprire insieme la prima pagina del Trattato dell’Unione europea: il Preambolo, per sottoporlo alla critica dialogante di giovani intelligenze, chiamando a farci compagnia poeti, scrittori e artisti, filosofi, sociologi e costituzionalisti, economisti, giornalisti e testimoni di vita vissuta; e anche le Costituzioni di alcuni grandi popoli. Percorrere un tratto delle strade della cittadinanza, dell’uguaglianza e dell’integrazione tra le persone, le culture, gli Stati. Eredità e futuro.
La forma. Il saggio breve, la ricostruzione storica, la testimonianza: insieme formano dei dialoghi che partecipano al/del dibattito pubblico, quotidiano e:
– assumono la forma di un’ antologia dalle molte voci e applicano un approccio interdisciplinare nella riflessione sulla società italiana ed europea.
– esprimono l’amore per il libri e la lettura. “Europei, aprite i vostri libri di storia e non ripetete gli errori del passato”(Jacques Le Goff).
– considerano l’Italia e l’Europa come un tutt’uno.
Cinque dialoghi:
– Dialogo sull’eredità dell’Europa: eredi di chi, di cosa?
– Dialogo sulla cittadinanza: è difficile essere cittadini e cittadine
– Dialogo sull’uguaglianza: le disuguaglianze vicine e lontane
– Dialogo sull’integrazione: integrazione è una parola da prendere con le molle
– Dialogo sul sogno europeo: dal sogno al sonno?
(A chi e come richiedere il libro: contatti: 3283842929 – 3384384615 – 08118862366
info@marottaecafiero.it ;ordini@marottaecafiero.it (per ordinare copie)

eBook

biografia Mario Campli

scheda libro




Disattenzione del Comune di Roma e indifferenza della Regione

 




Libera: al via il Campo di Mediattivismo Vittorio Arrigoni- Isola del Piano

 

 

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Isola del Piano (PU) – Castelgagliardo
Fattoria della Legalità
Dal 8 al 15 luglio 2014

http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9280

Gli hashtag per seguire il campo sono #mediattivati

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gruppi di lavoro dal Campo di Mediattivismo Vittorio Arrigoni – Isola del Piano

#estateliberi




Ritorno a Roma Est: partecipato e originale, il Klamm Circolo

Intervista a Klamm Circolo

 

interno del KLAMM

interno del Klamm, il soffitto, decorato a quadrettoni, è speculare al pavimento. I tavoli, arredamento anni 80, sono quelli della bisca del quartiere che aveva sede qui.

 

L’idea per cui è partito il locale è che le attività culturali non siano una scusa per vendere birra, ma che siano il centro propagante. Anche il modo in cui abbiamo organizzato lo spazio per le mostre è fatto in modo da farti sentire, tu artista, libero di esporre nel miglior modo possibile.
Lo spazio lo abbiamo pensato a disposizione per gli altri, plasmabile sugli altri e sulle attività culturali.

 

Emiliano, parliamo dell’organizzazione del Klamm

“5 persone: Sandro, un musicista, Carlo uno scrittore, e poi c’è un altro ragazzo che c’è meno qui, socio come tutti gli altri. Ed io, che sono Emiliano”.

 

Come è nato questo posto e perchè?

“Siamo da un sacco di anni sul quartiere e qui intorno ci sono tanti circoli, molto spesso ARCI, che hanno sempre fatto attività incentrata sulla parte notturna e sul discorso musicale, dei live. Con Fabio, invece, da un anno, ci eravamo posti come questione l’idea che mancasse uno spazio diurno che funzionasse bene, di impreditoria sociale, un ARCI, che promuovesse attività culturali, come il teatro. Al Pigneto c’è tantissima offerta di musica ma mancano gli spazi espositivi per i giovani artisti”.

 

Quindi l’idea è di farlo divenire un distretto dell’arte e della cultura?

“Sì, un luogo che racchiuda tutto, pensando anche alla musica.
Nella zona “divani” pensavamo di organizzarla con dei concerti live, ma niente amplificazione: un falò senza fuoco insomma! 
Deve diventare, perchè così è stato pensato, un luogo meno legato al discorso della movida, legato soprattutto all’attività quotidiana. Ad agosto, avevamo pensato di chiudere lo spazio dietro l’attuale spazio-mercatino per trasformarlo in sala teatro e cinema ma anche per altre attività (corsi, laboratori). E’ un luogo accessibile a tutti perchè versatile. L’idea è di dare lo spazio espositivo andando contro le gallerie che per esporre chiedono tanto denaro. Invece qui puoi esporre gratuitamente e mantenere le tue opere per dieci – quindici giorni”.

 

Parliamo di tutte le attività che proponete
“La mattina apriamo alle 9 con coworking: oramai è pieno di ragazzi che lavorano senza avere un ufficio e che posso usufruire dello spazio con rete wifi gratuita. 
Poi ci sono le proiezioni, il cinema, il teatro e usare quella sala che è chiusa con attività varie. La mattina si fa colazione, si può lavorare, c’è un piccolo spazio cucina in cui facciamo panini, insalate, piatti semplici per il pranzo. Oppure puoi venire dopo pranzo e fare la merenda, stare fino alle 7 e dalla sera, alle 7 d’estate, magari d’inverno un pò prima, l’attività di cinema, di teatro, le inaugurazioni delle esposizione. Partirà ufficialmente il tutto a settembre perchè non è ancora pronta la sala teatro, non avendo quello spazio non può partire tutto. Abbiamo aperto due settimane fa”!

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Il banco del Klamm propone drink e analcolici e un’ampia gamma di spuntini per tutti gli orari del giorno. Dietro il bancone uno dei fondatori del locale.

C’è un’iniziativa che mi è sembrata interessante e originale: “Rassegna cecagna”, che si intende?

È una rassegna nata per il post pranzo della domenica. Tutte le domeniche alle 3 proietteremo un film di cinema d’autore nella sala da attrezzare, con i divani. Deve essere un film post prandiale che accompagni la digestione! È perfetto per il dopo pranzo domenicale: ti vedi un bel polpettone, un bell’Antonioni e dormi se ti sale la cecagna o stai sveglio se vuoi vederlo!

Il tutto gratuitamente?

sì.

E poi c’è un mercatino…
“L’idea del mercatino è quella di organizzare dei mercatini dell’usato in cui ci sia l’abbigliamento e gli accessori unito alla liuteria, gli strumenti musicali e i vinili. Giovedì, per esempio, l’inaugurazione l’abbiamo fatta con Luca Sapio, nostro amico e l’ex leader dei Quintorigo, che fa una serata soul e lui tutti i giovedì sera ha progettato di fare una serata. Ha fatto un disco solista e ha collaborato con persone importanti nel campo della musica, come Charles Bradley. L’idea nostra era “Ti va di mettere i dischi l’apertura?” E lui ha preso talmente bene la prima serata, gli è piaciuto il posto, la gente che mi ha detto “ho una cassetta con una marea di vinili, mi piacerebbe scambiarli o venderli quindi iniziamo che il giovedì scambio o vendo i vinili”. Qui c’è blutopia, radioaction tante realtà che lavorano con i vinili. L’idea sarebbe di unire altre realtà, tra cui un giro di collezionisti, di appassionati che vengono qui per scambiare i loro vinili e rimangono per ascoltare un pò di ritmh and blues.
E il mercatino è tutto questo e tutto in progress, è solo un’idea, che riguardi musica e altro”.

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KLAMM – Il mercatino: work in progress…!

Parliamo del locale: come mai avate scelto proprio questa sede?

“Cercavamo e giravamo cercando un posto che ci piacesse e tra quelli che avevamo visto questo ci piaceva dal punto di vista estetico. È stato un colpo di fulmine!
Il soffitto era tutto bianco, i quadrettoni li abbiamo fatti noi per farlo speculare al pavimento. Era l’unica cosa che non ci convinceva! Era asettico, un pò da ospedale. Mettendoci i quadri bianchi e neri ha preso ancora più carattere. Questa è una bisca storica, non sono convinto dell’età, ma c’era probabilmente da 20 – 30 anni. Ci piaceva l’atmosfera che si respirava, l’arredamento fine anni 70, anni 80, tutto come era ! Infatti non c’è vintage ricostruito, tutto è rimasto così, perchè dovevamo stravolgerlo? Ci siamo inseriti noi. Abbiamo tolto i biliardi, sì, perchè non ci interessavano, abbiamo messo qualcosa di nuovo che veniva da noi, ognuno ci ha messo qualcosa. Abbiamo dipinto qualche colonna di nero, abbiamo risistemato un pò il bancone. Era talmente bello di per sè e funzionava dal punto di vista estetico che non aveva bisogno di grandi modifiche! Abbiamo portato i divani, per alimentare l’idea dell’ozio, lavorando sulla solidarietà: abbiamo scritto ad alcuni amici perchè non avevamo un grande budget da investire, e dopo qualche giorno di ricerca ci sono arrivate le risposte “abbiamo un divano! Mia zia ha buttato il divano, lo volete?”

E’ stata una cosa participata.

E il nome invece “klamm” che può diventare anche “kalm”, il luogo del riposo e dell’ozio ?
“Ci piaceva dal punto di vista onomatopeico, non facciamo il discorso movida quindi tu vieni qui con l’idea di passare una serata tranquilla, sentire un pò di musica, leggere un libro, fare due chiacchiere, bere una cosa. E invece il caos, lo sfascio non era nostra intenzione gestirlo, nè organizzarlo. Il nome nasce da un personaggio del Castello di Kafka, ci piaceva più che altro il suono, ci suonava bene in testa. Siamo stati fino alla settimana scorsa senza nome: avevamo il posto, avevamo l’idea, ma come lo chiamiamo? Quando è così, vai nel panico perchè il nome è importante. Un giorno eravamo in una sorta di riunione, chiacchieravamo e alla fine è uscito tra mille proposte questo nome, klamm. Anche perchè è un posto dove i libri ci sono, come vedi, all’entrata proprio”.

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“Se sei stanco e vuoi leggere un libro, noi ti offriamo anche il divano” Sembra lo slogan di una pubblicità, in realtà Emiliano mi racconta anche che la zona ozio – divani è utilizzata per “Fuoco senza falò” concerti acustici, la sera.

Come funziona lo spazio libri ? È una sorta di biblioteca?
“No, biblioteca no. Più uno spazio lettura, dal momento che è aperto tutto il giorno. Puoi venire qui per leggere un posto, è un circolo frequentato da soci, se un socio mi dice questo libro mi piace, posso portalo a casa? Te lo riporto la settimana prossima. Io dico “sì, va bene”. Anche se in linea di massima è un posto di consultazione. La musica è in sottofondo, puoi scegliere di sdraiarti su un divano e leggere. L’idea è quella di fruirne qui”.

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“Spazio libri: prendi, usi e lasci. Ma, in casi straordinari, te lo possiamo prestare qualche giorno! “

E il discorso musica invece? Il dj set tutte le sere diverso?
“Lo chiamiamo dj set per convenzione anche se in realtà non è un vero e proprio dj set .
Nella logica del locale non deve esserci la musica alta, è una musica su cui le persone possono parlare, o, eventualmente, ascoltarla. Non è proprio fare il dj set, piuttosto accompagnare l’apertivo con playlist scelte da noi, preparate a tema. Per dire l’altra sera abbiamo cenato con wrustel e crauti e abbiamo messo musica kraut, stasera c’è la partita abbiamo messo musica brasiliana. Però l’idea è anche di creare percorsi musicali d’ascolto, scegliere dei dischi, parlarne insieme a delle persone competenti. E ci beviamo su. Fare un percorso guidato, non che sia didattico ma che abbia una logica, hai presente i circoli dei lettori ? Una cosa simile”.

 

 

 

 

(Intervista, foto e articolo di Elisa Longo )




Diritti, approvata in municipio XI mozione per diritto alla salute

Oggi, il consiglio del Municipio XI, ha approvato una mozione importante per la città, perché con la salute e la dignità delle persone non si può più giocare. Con questo atto, il presidente e la giunta del Municipio potrà e dovrà chiedere al Campidoglio di attivarsi per sostenere le possibilità di accesso alla cura e prevenzione per i cittadini e di funzionamento concreto dei consultori”.

Lo dichiarano, in una nota, Rossella ColtortiGiulia Fainella, Emanuela Mino, Rosella Paniconi, membri della commissione Elette Municipio Roma XI.
Noi vigileremo – aggiungono – perché quanto chiediamo, come le iniziative per informare la cittadinanza o la gratuità della contraccezione, vengano effettivamente realizzate. La crisi attuale acuisce tutti i problemi e, ora, diventa tutto più difficile. Un aspetto importante, per esempio, è quello del rapporto tra i generi. Tutto questo, rende urgente agire con azioni concrete e solide che aiutino tutte le fasce sociali, anche le più fragili. Tutti devono poter vivere serenamente una vita completa, una genitorialità consapevole, e devono poter accedere alla possibilità di prevenire le malattie sessualmente trasmissibili.

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Per evitare i concreti sabotaggi al diritto alla contraccezione e alla salute, il presidente Zingaretti ha già compiuto un ottimo passo rispetto agli obiettori di coscienza che lavorano nei consultori. E su questa strada intendiamo continuare con fermezza. Non solo perché ogni disagio e ogni malattia ha un costo economico per la comunità, ma soprattutto perché il “costo sociale” deve essere vissuto dalle istituzioni come una ferita, perché il singolo cittadino non è un’ entità astratta e statistica ma una persona che le Istituzioni devono accompagnare e tutelare.

Questa è la politica delle donne.




Roma – Fondi Europei 2014-2020. Sperimentare il metodo Community-Led nei territori di Roma

Pieno successo del Convegno sui Fondi Europei

Sala Pietro da Cortona, Musei Capitolini

Sala Pietro da Cortona, Musei Capitolini

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Oltre 200 persone hanno partecipato al Convegno sul tema “Fondi Europei 2014-2020. Sperimentare il metodo Community Led nei territori di Roma” organizzato da Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore Lazio e IfoRD con il Patrocino dell’Assessorato Ambiente, Agroalimentare e Rifiuti di Roma Capitale.

Ha introdotto i lavori Marco Berardo Di Stefano, Presidente di Rete Fattorie Sociali, che ha illustrato le opportunità della programmazione dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei (SIE) 2014-2020 e, in particolare, i vantaggi per i territori di Roma derivanti dal metodo della progettazione partecipativa dal basso.

Finora siffatto approccio è stato previsto esclusivamente per i territori rurali. Con il nuovo ciclo di programmazione, la Regione Lazio può decidere di estendere tale metodo anche ai territori urbani dando la possibilità a partenariati pubblico-privati locali di elaborare piani di azioni locali che utilizzino contestualmente i diversi Fondi Europei.

I promotori del Convegno hanno ribadito la richiesta alle istituzioni di compiere in modo netto tale scelta. Valorizzando la funzione sociale e terapeutico-riabilitativa delle attività agricole che si svolgono nella campagna romana e promuovendo collaborazioni e integrazioni tra soggetti pubblici e privati operanti nei differenti settori, si potranno tenere insieme innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale e fare in modo che l’agricoltura urbana dia vita a nuovi modelli di welfare produttivo.

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 Nel suo intervento Estella Marino, Assessore all’Ambiente, Agroalimentare e Rifiuti di Roma Capitale, ha mostrato interesse per il percorso delineato dai promotori e ha illustrato le iniziative dell’amministrazione capitolina per valorizzare le risorse agricole pubbliche. Non ha mancato, tuttavia, di evidenziare una difficoltà nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali per costruire percorsi innovativi capaci di valorizzare le sinergie tra iniziativa pubblica e progettualità dei privati e dell’economia sociale.

Sono poi seguiti gli interventi di cittadini impegnati in percorsi partecipativi e partenariati locali che vedono al centro la tutela e la valorizzazione di ecosistemi agricoli per consolidare la resilienza urbana e perseguire lo sviluppo sostenibile.

Mario Campli, membro del Comitato Economico e Sociale, ha ricordato il percorso istituzionale di elaborazione, approvazione e implementazione dei documenti di programmazione previsto dai regolamenti comunitari che obbligano le diverse istituzioni ad ascoltare le istanze della società civile.

Il Convegno è stato presieduto da Massimo Leone, Presidente di IfoRD e concluso da Gianni Palumbo, Portavoce del Forum Terzo Settore Lazio.

Ora la decisione spetterà alla Regione Lazio che, entro il 27 luglio prossimo, dovrà inviare alla Commissione Europea i Programmi operativi.

Se in tali documenti non dovesse trovare spazio l’istanza dei territori di Roma, i promotori del Convegno (Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore e IfoRD) non esiteranno a rivolgersi direttamente alla Commissione Europea.

(foto Elisa Longo )