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Mafia Capitale, gli affari dell’organizzazione con l’emergenza casa: “Così tu sali come un missile”

Hanno fatto soldi anche con l’emergenza casa di Roma. La galassia di cooperative messa in piedi da Salvatore Buzzi (per cui il Tribunale del Riesame ha confermato l’accusa di associazione mafiosa) e Massimo Carminati ha avuto un indiscusso fiuto per gli affari. Facilitato poi dal vincolo mafioso (induzione con violenza e omertà) e dalla rete di imprenditori complici e dalla rete di politici e amministratori che se non rispondevano al vincolo mafioso avevano però bisogno dei pacchi di voti procurati da Mafia Capitale.

Su ordine del giudice per le misure di prevenzione del Tribunale di Roma Guglielmo Muntoni, il Gico e il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza hanno sequestrato beni per circa cento milioni di euro a Cristiano Guarnera, 42 anni, uno dei nomi della Sacrofano connection, il comune alle porte di Roma che era diventato il quartier generale di Mafia Capitale. Un tesoretto di 198 appartamenti che si aggiunge ai 220 milioni sequestrati finora. Tra questi ci sono 14 appartamenti inseriti nell’elenco delle abitazioni con cui il Campidoglio garantisce una casa a famiglie disagiate e bisognose. Gli immobili sequestrati, in quanto “provento dell’attività delittuosa di Mafia capitale”, sono tutti in via di Selva Candida n. 197.

Si tratta in realtà di 40 unità immobiliari, alcune di 2-3 metri quadrati, che hanno dato vita a 14 appartamenti di proprietà della ITA Costruzioni srl di Cristiano Guarnera. Scrive il giudice Muntoni: “I dialoghi monitorati tra Guarnera, Buzzi, Carminati e Sandro Coltellacci (uno dei segretari del sindaco Alemanno, ndr) tra gennaio e luglio 2013, hanno consentito di evidenziare come Guarnera abbia locato 14 appartamenti in località Selva Candida n.197 per il piano emergenza abitativa con conseguente attuazione del vantaggio di essere riuscito ad inserirsi nel circuito illecito degli appalti pubblici gestito dal sodalizio attraverso le cooperative di Buzzi”.

Un’intercettazione, tra tante, dimostra più di altre. E’ quella del 27 febbraio 2013 da dove emergeva che “il comune di Roma aveva provveduto a far stabilire delle famiglie disagiate presso le abitazioni fornite da Cristiano Guarnera tramite la ITA Costruzioni”. Dice Carminati al braccio destro Brugia riferendosi a Guarnera: “Gli ho fatto pijà sette sacchi almeno. Quanti so, 6.500? Nove sacchi al mese pigli, mortacci tua, sicuri, tutti insieme con il bonifico in banca, a gratis”.

“Diversificare” è la parola d’ordine che Carminati soffia più spesso al socio compare Buzzi. Mafia Capitale aveva capito che l’emergenza casa poteva essere un’altra gallina dalle uova d’oro. Dopo rom, immigrati, rifiuti, verde pubblico e persino le navi della Marina Militare coinvolte nell’emergenza Mare Nostrum. “Se potessimo fare un disegno – dice un investigatore della Fiamme Gialle – dovremmo rappresentare una piovra con tanti tentacoli. Buzzi e Carminati, grazie ai loro rapporti, impostavano il business, qualunque fosse, grazie agli agganci politici. Poi provvedevano a coinvolgere imprenditori amici nei vari rami di interesse: il movimento terra (Agostino Gaglianone), la ristorazione e le mense (Giuseppe Ietto)”. Per l’edilizia Carminati aveva reclutato Cristiano Guarnera, a cui sono stati dati vari soprannomi: Chicco, Piccolo, Gaggio.

Guarnera è in carcere dal 2 dicembre perché “imprenditore colluso che partecipa all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese nel settore dell’edilizia per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti dall’associazione anche con metodo corruttivo”.

Per capire bene in che modo Mafia capitale faceva affari con l’emergenza casa, occorre capire come il Comune di Roma ha inteso gestire questa emergenza. Che, come spiega il consigliere Radicale Riccardo Magi, “nel 2014 costa alle casse del comune (perché da questo conteggio è escluso il patrimonio delle case popolari Ater che fa capo alla Regione, ndr) la bellezza di 42 milioni di euro per assistere 1860 nuclei famigliari e un totale di cinque mila persone”. L’emergenza casa nella Capitale è stata affrontata con vari strumenti.

Dal 2005 esiste il cosiddetto sistema CAAT (Centro assistenza abitazioni temporanee) in base al quale il Comune affitta annualmente a proprietari immobiliari intere palazzine per un prezzo che prescinde dal fatto che le case siano o meno abitate. In questo caso, spiega Magi, “ci sono appartamenti che ci costano fino a 2.500 euro al mese. Solo che non sono in piazza Navona ma in zone periferiche”. Un esempio su tutti: in vicolo di Casal Lombroso 84 unità costano 2 milioni e 690 mila euro all’anno che fatti i conti sono 2.500 euro al mese.

Dal 2010, poi, la giunta Alemanno aveva inventato un nuovo sistema di “assistenza alloggiativa temporanea anche con servizi di accoglienza”. E qui le cooperative di Buzzi sono andate a nozze. Il sistema, infatti, prevede che il Comune affidi il problema a una cooperativa a cui vengono dati 24 euro al giorno a persona. E’ la cooperativa in questo caso ad occuparsi di tutto: trovare la casa e affidarla. Il Comune non ne vuole sapere più nulla. Paga e basta.
Lauti banchetti delle cooperative di Buzzi e Carminati anche con il terzo asset dell’emergenza casa: i cosiddetti “Servizi di guardiania e portierato sociale”. In questo caso il Comune ha affidato alla Eriches 29 appalti per tre milioni e 300 mila euro solo nel 2014.

Nel decreto di sequestro il gip mette in fila “i tangibili benefici” che Carminati ha procurato a Guarnera. C’è anche lo sblocco amministrativo del cantiere di Monteverde (90 unità immobiliari Verde Pamphili srl) di via Innocenzo X. “Lui – dice Guarnera – è stato in gradoni una cosa che io in due anni non sono riuscito a fare, lui in tre giorni è riuscito a sbloccarla”. Ci sono le locazioni degli appartamenti della ITA costruzioni in via Selva Candida. Spiega Guarnera in un’intercettazione: “Fabrizio è uno dei collaboratori di Alemanno e gli dice: ‘Senti a me, me la dai sta cosa..’. E il sindaco chiama subito il capo del Dipartimento”. Guarnera “sale come un missile” grazie alla rete di Buzzi e Carminati.

Il filone emergenza-casa potrebbe dare presto altri sviluppi. E’ anche uno di quelli più attenzionati dagli ispettori inviati dal prefetto e che stanno verificando lo stato di salute e il livello di infiltrazione mafiosa nell’amministrazione capitolina. Il procuratore Pignatone, l’aggiunto Prestipino, i pm Ielo e Cascini, i militari del Ros e gli investigatori del Gico stanno cercando di organizzare in filoni di indagine un processo che sempre di più assomiglia a una piovra con tante braccia. E che giorno dopo giorno fa emergere novità. E tutto questo senza che neppure uno dei 39 arrestati abbia ancora deciso di collaborare.

 
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