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Dissesto, piano da 1,7 miliardi

ROMA Una miriade di interventi, per l'esattezza 1.155, in grado di mobilitare nel 2015 risorse per poco meno di 1,7 miliardi . Il piano per il contrasto al dissesto idrogeologico coordinato dall'Unità di missione di Palazzo Chigi si prepara a passare dalle dichiarazioni ai cantieri. Scorrendo gli elenchi messi a disposizione

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ROMA
Una miriade di interventi, per l’esattezza 1.155, in grado di mobilitare nel 2015 risorse per poco meno di 1,7 miliardi . Il piano per il contrasto al dissesto idrogeologico coordinato dall’Unità di missione di Palazzo Chigi si prepara a passare dalle dichiarazioni ai cantieri. Scorrendo gli elenchi messi a disposizione dal gruppo coordinato da Erasmo D’Angelis, è possibile per la prima volta misurare in maniera esatta la distribuzione di questi interventi nel nostro paese. Gli investimenti saranno rivolti principalmente al Sud ma avranno picchi anche in Toscana e Lombardia.

 Il piano è stato composto andando a “raschiare” il barile delle iniziative mai partite negli ultimi 15 anni, revocando fondi e rifinanziando le opere previste dai vecchi Piani operativi regionali (restano da assegnare 147,5 milioni per 92 interventi), dai piani del ministero dell’Ambiente precedenti al 2009 e dagli accordi di programma 2009-2010 (in tutto 1.063 interventi per 1.525 milioni).

Il blocco più importante di lavori riguarderà quattro Regioni: Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna. Solo in queste zone saranno impiegati 814,3 milioni, la metà del totale. Spostandosi più a Nord, la massima concentrazione di lavori si registra in Lombardia e Toscana. Nel primo caso sono programmati 137 milioni di interventi, con una caratteristica: hanno importi particolarmente alti, in media di circa 5 milioni. Mentre in Toscana potrebbero arrivare 116,9 milioni di investimenti, distribuiti su 59 differenti cantieri. A Nord si trova un’altra Regione chiave di questo piano: il Piemonte. Da queste parti sarà prodotto il massimo sforzo di distribuzione sul territorio. Qui sono in programma 136 interventi: solo in Calabria sono di più. E, proprio per questo, hanno importi bassissimi. Appena 500mila euro, in media, a lotto. In coda troviamo la Basilicata, che è la Regione con meno risorse a disposizione: appena 6,7 milioni. Poco più in alto ci sono Valle d’Aosta (12,1 milioni) e Liguria (22,3 milioni). Genova, La Spezia, Imperia e Savona scontano, in questa classifica, il fatto che molti interventi di messa in sicurezza sono stati già sbloccati all’indomani della tragica alluvione di ottobre.

Il piano comprende soprattutto cantieri piccoli e medi. Una vera manna per le Pmi del settore, in epoca di freno agli investimenti pubblici. Sotto il milione ci sono 741 interventi, il pezzo più importante. Sopra la soglia dei dieci milioni, invece, ci sono appena una ventina di cantieri. Il più grande in assoluto (50,3 milioni) riguarda la regimazione idraulica del lago d’Idro, in provincia di Brescia. Al secondo posto troviamo le opere di consolidamento della località Giampilieri a Messina. Circa 22,6 milioni saranno, invece, spesi a Borca di Cadore, in provincia di Belluno, per la sistemazione della frana di Cancia.
Questa estrema polverizzazione porta una conseguenza sui bandi di gara. Con il decreto Sblocca Italia, infatti, è stata elevata da uno a 5,18 milioni la soglia sotto la quale si può utilizzare la trattativa privata. In altre parole, non serve una gara ma è sufficiente mettere attorno a un tavolo almeno dieci imprese. Potranno utilizzare questa procedura semplificata 1.080 lavori, per un controvalore di 1.072,6 milioni. In percentuale si tratta del 93,5% degli interventi da assegnare, pari al 64% degli importi dei progetti. Per alcune amministrazioni questa possibilità si tradurrà in una sorta di indulgenza plenaria. La Calabria, ad esempio, avrà mano completamente libera su tutti i suoi 185 appalti. Allo stesso modo, in altre cinque regioni ci sarà la possibilità di evitare sempre il bando: Marche, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Basilicata.
Anche se, a limitare le eccezioni alle regole di mercato, sarà proprio l’Unità di missione: «Invitiamo i commissari a usare una piattaforma elettronica – spiega il direttore, Mauro Grassi – che permetterà di garantire una maggiore trasparenza. Le Regioni potranno usarla e chiedere alle imprese che vorranno partecipare alle gare di iscriversi. In Sicilia è stata già usato una piattaforma di Invitalia e ha funzionato molto bene». Detto questo, però, «è chiaro che i governatori saranno padroni di decidere come procedere».
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