1

Allo Zen c’è da pagare un debito verso il territorio

In città pronti 18 milioni di euro. Per il capoluogo siciliano era presente l’associazione Zen Insieme. «È uno strumento che migliora la qualità e il senso di appartenenza alla comunità».

«Le istituzioni allo Zen devono pagare lo scotto di essere mancate per tanto tempo e hanno un debito nei confronti di quel territorio. Questo piano potrà essere una sorta di risarcimento per questo assenza». Mariangela Di Gangi, presidente dell’associazione Zen Insieme, racconta così l’incontro che si è tenuto ieri a Montecitorio, durante il quale è nato il coordinamento tra le realtà sociali delle città in cui è stato approvato il Piano per le Periferie. A Palermo questo piano porterà 18 milioni di euro tra fondi comunali, fondi del Patto per Palermo e anche fondi privati. Si tratta di cifre che in ogni caso sono presenti sulla carta ma non sono state ancora trasferite dai Comuni di riferimento. Ecco perché le associazioni che lavorano nelle città dove il Piano è stato approvato hanno promosso un incontro-convegno a Roma dal titolo La realtà si vede meglio dalla periferia, sul tema della rigenerazione delle periferie.

Le sette organizzazioni di altrettante città che hanno visto approvato il Piano sono: Corviale Domani (Roma), Urban Center (Bologna), Avanzi (Milano), Comitato Le Vele Scampia (Napoli), Laboratorio Zen Insieme (Palermo), Comitati Quartiere Libertà e Nuovo San Paolo (Bari), Progetto CO-CITY in Urban innovations Actions (Torino). Insieme hanno lanciato il Coordinamento Periferie che servirà per monitorare la spesa di questi fondi e per permettere alle associazioni di scambiare esperienze e metodologie. A Palermo la riqualificazione riguarderà la costa Nord, quindi in particolare lo Zen ma anche Marinella e Sferracavallo. «Questo coordinamento serve come interfaccia con le istituzioni – spiega Mariangela Di Gangi – per permetterci di lavorare meglio, affiancandoci e rafforzandoci rispetto alla realizzazione dei piani».

In questo primo incontro si è provato a delineare le linee guida operative per riqualificare e rigenerare i luoghi dove vivono moltissimi cittadini, spesso in condizioni di svantaggio in termini di servizi pubblici. «Nel mio intervento – continua Di Gangi – ho cercato di spiegare il mio punto di vista da operatrice nel quartiere, non scendendo nel merito del progetto in se ma raccontando l’importanza del processo, e non del progetto, che prova con fatica a corresponsabilizzare cittadini e istituzioni. La rigenerazione urbana, poi, per me è uno strumento che migliora la qualità della senso di appartenenza alla comunità, che può provare a accorciare la distanza tra cittadini e istituzioni per creare reale coesione sociale».

Tra i tanti relatori e ospiti presenti: il ministro per la Coesione Territoriale Claudio De Vincenti, Pino Galeota di Corviale Domani (Roma) e Giovanni Ginocchini di Urban Center (Bologna), Claudio Giangiacomo, avvocato del Cild – Centro di Iniziativa per la Legalità Democratica, il capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Andrea Mazziotti Di Celso, il vice Avvocato dello Stato Marco Corsini, il direttore generale Fondazioni Casse di Risparmio Franco Righetti, il presidente della Commissione parlamentare Periferie della Camera Andrea Causin,  la segretaria nazionale dell’ANCI Veronica Nicotra.

Link all’articolo




Corviale e l’occasione perduta

I fondi dirottati ad altre periferie
Il progetto di riqualificazione vincitore di un concorso internazionale è stato proposto da Regione e Ater come candidato a ottenere una parte dei finanziamenti del governo. Ma il Campidoglio preferisce spargere a pioggia i soldi in altri ambiti come i Forti Boccea e Trionfale o San Basilio e il Litorale.
Lo Zen a Palermo, Scampìa a Napoli, Corviale a Roma: tre esperimenti di edilizia popolare realizzati tardi rispetto ai tempi a cui erano destinati e per di più nemmeno portati a termine. Tre «quartieri» all’avanguardia che seguivano però di decine d’anni l’Unité d’habitation di Le Corbusier a Marsiglia, quella sì, veramente anticipatrice.

Tre casi di degrado abitativo che mostrano come buone architetture possono diventare cattive se monche, senza manutenzione e senza mixité sociale. Da anni il Serpentone di un chilometro sulla Portuense è oggetto di modesti interventi di riqualificazione. La grande occasione si è presentata un paio di settimane fa, quando il progetto vincitore di un concorso internazionale (45 partecipanti) è stato proposto dalla Regione Lazio e dall’Ater (proprietario dell’immobile) come candidato ad ottenere una piccola parte del fondo di 500 milioni stanziato da Renzi per il recupero delle periferie. Entro agosto i Comuni delle sei città metropolitane a cui è diretta la somma dovevano presentare i progetti da finanziare. Napoli ha puntato sul risanamento delle Vele, Palermo sulla riqualificazione dello Zen.

La giunta Raggi non ha tenuto conto che il progetto per la rinascita di Corviale ha avuto già oltre sette milioni dalla Regione, mentre ne mancano 15 per il suo completamento. Ed ha proposto di spargere a pioggia i soldi del governo in diversi ambiti periferici come i Forti Boccea e Trionfale o San Basilio e il Litorale. Per Corviale il Campidoglio chiede solo 2,5 milioni, oltretutto in gran parte per la scuola del quartiere. Sul piano elettorale si può capire la scelta della giunta Raggi, ma le elezioni sono alle spalle. Il risanamento di Corviale, secondo il progetto dell’architetto Laura Peretti vincitrice del concorso, si basa sull’idea, apprezzata dall’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, di «creare differenze in un ambito indifferenziato», cioè articolare il Serpentone monoblocco in parti riconoscibili e identitarie per suscitare un rapporto tra abitanti ed edificio. Forse la giunta Raggi non vuole associare il recupero del Corvialone al nome di Renzi: e così ha preferito raccogliere consensi sparsi nel fermento periferico.

Ancora una volta Roma manca un’occasione per dimostrare la capacità di immaginare il futuro, scegliendo la mera gestione del presente. Un presente dove le cose normali diventano fatti straordinari, come le strade pulite o i bus in marcia. Dove il riscatto di Corviale resta solo nelle mani di chi lo abita.

Link all’articolo

Delibera Bando periferie Napoli

Delibere città metropolitane Bando periferie 2016




‘Sport e Periferie’: si parte da Corviale, Scampia e Zen

Individuate dal CONI le prime sette strutture che beneficeranno dei fondi stanziati dal decreto Expo-Giubileo.
Sono sette le strutture individuate dal CONI per effettuare i primi interventi con il fondo di 100 milioni di euro previsto dal Governo per gli impianti sportivi nelle periferie.

Impianti sportivi nelle periferie: i primi sette interventi
Gli impianti su cui agire sono dislocati soprattutto al sud o al centro. Ecco l’elenco delle strutture sportive prioritarie:
Piscina Cardellino a Lorenteggio, a Milano;
Palazzetto dello Sport del Corviale, Roma;
Stadio Giannattasio di Ostia, a Roma;
Pista Pietro Mennea di Barletta;
Centro Sportivo Boscariello di Scampia, a Napoli;
Polo Sportivo Piazza della Pace di Reggio Calabria;
Palazzo dello Sport del quartiere Zen, a Palermo.

La scelta della localizzazione delle strutture sportive da riqualificare è in linea con quanto dichiarato la settimana scorsa dal presidente del CONI, Giovanni Malagò, che in un’intervista aveva dichiarato di “puntare su luoghi simbolo, come Scampia, per usare lo sport come una barriera per allontanare le persone dalla malavita”.

Impianti sportivi in periferia: il decreto
Ricordiamo che il decreto Expo-Giubileo (Decreto-Legge 185/2015) ha istituito il fondo ‘Sport e Periferie’ da 100 milioni di euro per il potenziamento dell’attività sportiva agonistica nazionale e lo sviluppo della relativa cultura in aree svantaggiate e zone periferiche urbane, con l’obiettivo di rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana”.

I 100 milioni di euro (per il triennio 2015-2017) saranno destinati alla riqualificazione e alla costruzione di nuovi impianti per dare impulso allo sport, nell’accezione di movimento chiamato a favorire l’aggregazione, l’inclusione e la promozione dei valori che rappresentano la base.

Il Fondo e’ finalizzato ai seguenti interventi:
– ricognizione degli impianti sportivi esistenti sul territorio nazionale;
– realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi con destinazione all’attività’ agonistica nazionale, localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane e diffusione di attrezzature sportive nelle stesse aree con l’obiettivo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti;
– completamento e adeguamento di impianti sportivi esistenti, con destinazione all’attività’ agonistica nazionale e internazionale;
– attività e interventi finalizzati alla presentazione e alla promozione della candidatura di Roma 2024.

Link all’articolo