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Quando la rigenerazione urbana ha anche valenza sociale

I progetti di La Spezia, Cosenza, Roma e Firenze presentati a Urbanpromo
Interpretare la pratica della rigenerazione urbana attraverso connotati a forte valenza sociale. È questo il filo conduttore di quattro tra i progetti che hanno partecipato all’ultima edizione di Urbanpromo, la manifestazione nazionale di riferimento per la rigenerazione urbana.

Abitare Toscana
Uno dei progetti di social housing è quello di Abitare Toscana Srl: un complesso residenziale inserito in un programma più vasto per oltre 400 alloggi in un’area periferica, a nord della via Pistoiese a Firenze. L’area è caratterizzata dalla commistione di aree industriali, edilizia residenziale privata e di preesistenze storiche di pregio. Il progetto propone un modello insediativo ad altezza contenuta ed elevata densità insediativi, con un impatto ambientale rispettoso del tessuto residenziale più prossimo, ma con caratteristiche innovative per quanto riguarda tipologie abitative e caratteristiche funzionali dell’insediamento.

Gli edifici destinati alla locazione comprendono 90 appartamenti di taglio piccolo destinati a singles e a giovani coppie, e sono organizzati attorno ad una corte edilizia con fruizione esclusivamente pedonale. Gli alloggi sono disimpegnati da ballatoi aperti sulla corte interna, che si dilata al piano terreno nei pilotis degli edifici, oggetto del progetto di comunità “In Sala”. Gli alloggi sono destinati alla locazione per famiglie disagiate a reddito basso, e propongono un canone medio di locazione di 400 Euro/mese, pari a uno sconto di circa il 30% sui canoni convenzionali L.431/1998.

Nova Casa Cosenza
Un altro progetto che ha forte valenza sociale è quello della Cooperativa Nova Casa Cosenza, che nella città calabrese propone una struttura per divorziati abbandonati dalla famiglia, lavoratori percettori di ammortizzatori sociali o in mobilità lavorativa, ragazze madri. La definizione del disegno del comparto è stata determinata dall’esigenza di dare un assetto che favorisse la realizzazione di spazi pubblici in modo da permettere un’articolazione dell’intera area funzionale ad una qualità dell’abitare conforme alle esigenze di un moderno vivere civile.

Nel disegno urbano proposto si prevede un edificio con destinazione d’uso plurima che in termini di funzionalità ha così definito gli spazi:
– parcheggi privati al piano interrato;
– piano terra interamente destinato ad attività per servizi connessi alle nuove residenze: spazio per la ristorazione, lavanderia, portineria con servizio notturno, spazio sociale, segreteria ecc.;
– gli altri sei piani per residenze di edilizia sociale con complessivi 48 alloggi di cui 30 in locazione permanente per particolari per categorie disagiate come uomini divorziati o ragazze madri.

L’ipotesi progettuale considera i luoghi dell’abitare, ed i servizi di cui necessita chi vi sarà ospitato, come un sistema unico ed integrato: il prodotto edilizio facilita l’aggregazione della domanda di servizi e la corretta interazione con l’offerta; il sistema dei servizi valorizza l’esercizio abitativo, innalzandone il livello di soddisfazione. Tutti i servizi previsti sono pensati per rispondere ad evidenti criticità sistemiche ma anche a tutta una serie di bisogni espliciti ed impliciti. Si è pensato cioè ad un centro residenziale nel quale concentrare e rendere fruibili i servizi per il benessere e la qualità della vita dei propri ospiti.

SB_HOUSE
Spazio nella gallery di Urbanpromo anche ai progetti di rigenerazione con forte carica innovativa. Tra questi SB_HOUSE, un programma operativo per residenze sperimentali dalle società LOIRA s.r.l. e ADB EDILIZIA. Progetto di ADLM architetti. Il programma prevede la ricucitura urbana di lotti rimasti inedificati nel quartiere di San Basilio, rappresentativo della periferia storica di Roma. Il quartiere nel tempo è stato interessato dal dopoguerra ad oggi da interventi di edilizia pubblica che ne hanno caratterizzato l’identità urbana e sociale, dall’intervento dell’arch. Mario Fiorentino ai successivi degli anni 60 e 70 che ne hanno completato l’assetto. Dagli anni 90, il quartiere è stato oggetto del Programma di Recupero Urbano denominato “PRU San Basilio”.

Il programma operativo verrà realizzato da operatori privati, all’interno dei comparti edificatori Z1 e Z2: nel comparto Z_1 sono previsti 3 corpi di fabbrica destinati ad ospitare 75 alloggi,. Contestualmente, sarà realizzato dagli stessi operatori nel comparto Z_2, un edificio di 840 mq (SUL) costituito da 18 unità abitative che entreranno nella disponibilità dell’Agenzia Territoriale per l’Edilizia Residenziale di Roma (ATER). L’edificato, oltre ad essere fattore dinamico per la ricucitura territoriale del quartiere nelle parti incompiute, caratterizza la costruzione con la forte innovazione tecnologica per il risparmio energetico con l’utilizzo di materiali costruttivi eco-sostenibili e innovativi, che coniugano l’innovazione abitativa con il recupero tipologico della morfologia abitativa dell’unità di vicinato romana.

AUT AUT – Autonomia Autismo
Il progetto “AUT AUT – Autonomia Autismo” promosso da Fondazione Carispezia nasce ad esempio per favorire l’inclusione sociale di persone affette da autismo residenti nella provincia della Spezia nell’ambito dei servizi turistici, che potranno essere estesi a ospiti con disabilità provenienti da tutta Italia e alle loro famiglie. Prevede la realizzazione – in collaborazione con le associazioni A.G.A.P.O. e Fondazione Domani per l’Autismo – di due strutture gestite in gran parte da persone autistiche, affiancate da operatori specializzati e volontari.

La locanda “Vivere la Vita”, in fase di realizzazione su terreni acquisiti da dismissioni Arpa – Liguria, sarà composta da strutture e spazi verdi destinati ad attività produttive, commerciali, ricettive e gestionali. L’intervento riqualifica l’area periferica di via Fontevivo alla Spezia, integrandosi con altri progetti e strutture adiacenti, tra cui il Polo Riabilitativo del Levante Ligure realizzato anch’esso dalla Fondazione.

Il complesso è formato da tre volumi disposti su tre piani affacciati su giardini pensili attrezzati e tra loro collegati dal corpo vetrato scale-ascensore. Le diverse funzioni degli spazi trovano riscontro nella diversificazione architettonica e dei materiali utilizzati (legno, intonaco e cemento colorato), mentre la separazione strutturale dei volumi garantisce, con particolari accorgimenti, un’adeguata risposta sismica del complesso, nel quale sono impiegate tecnologie idonee a coprire il 50% delle necessità energetiche. Negli spazi di “Vivere la Vita” sono previsti: un ristorante; un albergo con 10 camere vista mare; un’area dedicata ai laboratori per la produzione e la vendita di pasta fresca e secca; spazi residenziali riservati a ospitare, in cinque camere con annesse aree comuni, giovani adulti autistici e i loro familiari.

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Più valore dal recupero delle periferie

Progetti fisici, rivolti a riqualificare nel concreto edifici pubblici o di edilizia pubblica, a rinnovare il volto di spazi di aggregazione e piazze, a incidere sul miglioramento delle infrastrutture di mobilità urbana, a ridurre i consumi di risorse e suolo, in ottica smart. Al tempo stesso, programmi immateriali, che hanno alle spalle, spesso, ore e ore di confronto e concertazione con il territorio e che propongono attività per il recupero sociale, la formazione, l’accompagnamento verso nuove forme imprenditoriali.

Piani che lavorano su un nuovo concetto di periferia, individuato in ambiti degradati, ma non per forza marginali rispetto ai centri storici delle città: anche per questo, l’impatto atteso per ogni trasformazione ha, quasi sempre, numeri ampi e promette di propagarsi ben al di là del confine delle azioni in campo, incidendo in modo profondo sia sulla vivibilità di un luogo, che sul valore (anche immobiliare) di porzioni vaste di tessuto urbano.

Sono i contenuti dei progetti presentati dalle amministrazioni comunali italiane in risposta al bando per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie dei capoluoghi di provincia, lanciato in primavera dal Governo e a cui concorrono 121 progetti. La graduatorie dei programmi che saranno finanziati è attesa per fine novembre: sul piatto, ci sono ufficialmente risorse per 500 milioni e negli annunci del premier Renzi (ma non risultano ancora in alcun documento ufficiale) per 2,1 miliardi.
Diciotto proposte fra quelle presentate, da Vicenza ad Ancona, da Bari a Messina, sono oggi sotto la lente di ingrandimento di Urbanpromo, la tredicesima edizione dell’evento organizzato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit a Milano, per riflettere sulle politiche di governo e sviluppo del territorio, all’insegna dell’hastag #progettaitalia. «Leggiamo le città – spiega la presidente dell’Inu, Silvia Viviani – e cerchiamo di comprendere se e quanto le occasioni di finanziamento a pioggia, promosse in più occasioni dallo Stato, abbiano contribuito all’affermarsi di una nuova politica di progettazione urbana. La logica della rincorsa al finanziamento, che in passato ha indotto le amministrazioni a rispolverare all’ultimo progetti chiusi nei cassetti, va superata. Fare urbanistica oggi significa vagliare le risorse disponibili, approfondire i progetti esistenti e saperli coniugare nel quadro di programmi complessi, che dimostrano di avere alla base una strategia e una visione di futuro».

Dal confronto fra ciò che i capoluoghi hanno presentato emergono una serie di tendenze interessanti. «A partire – commenta Marisa Fantin, vicepresidente dell’Inu – da come è stato interpretato il concetto di periferia. Il bando, su questo punto, non dava un criterio per l’individuazione di un luogo preciso. Ma il degrado, il senso di insicurezza o abbandono non è detto che siano appannaggio dei quartieri che sono ai margini della città. Anzi, spesso riguarda zone inserite nel tessuto consolidato e non lontane, o addirittura parte, dei centri storici. Aree che, specie nei capoluoghi medio-grandi, sono ricche di valori, in termini di patrimonio costruito e di memoria e su cui diventa una priorità investire». Fra i casi che meglio dimostrano questa tendenza, quello di Perugia, che si occupa del quartiere operaio intorno alla stazione, o quello di Vicenza, dove il programma sviluppato dal Comune, insieme all’Ance e all’Ordine degli architetti, insiste sulla Spina ovest della città, un insieme di zone ex produttive che connettono le mura medioevali con i nuovi insediamenti e che necessitano di un rilancio.

«Altro aspetto comune a tutti i progetti esaminati – spiega Carlo Gasparrini, docente di Urbanistica all’Università Federico II di Napoli e coordinatore del convegno di Urbanpromo – è il grande peso dato alla questione ambientale. Rigenerazione dei suoli, riciclo delle acque, mobilità dolce, sviluppo di iniziative di agricoltura urbana sono leit motiv comuni, che ritornano nei documenti delle città». Ad esempio, il progetto di Bologna, uno fra i più strutturati, lavora proprio sugli spazi aperti e sul recupero di edifici esistenti o sulle interconnessioni. Cosi anche quello di Nuoro è incentrato sul tema della corona verde.

Sempre in tema di recupero del costruito, oggi a Urbanpromo, Cdp Investimenti Sgr, che gestisce il Fondo investimenti per la valorizzazione del patrimonio pubblico, fa il punto sul riuso di ex ospedali e caserme. In particolare, si è concluso lo scorso 4 novembre con 42 progetti partecipanti laprima fase del concorso per la riqualificazione a Firenze dell’ex nosocomio militare San Gallo: a giorni sara annunciata la shortlist dei tre finalisti. A breve partirà invece il concorso per l’ex caserma Sani di Bologna.

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