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Dai centri storici alle periferie come difendere e rilanciare le nostre città

Due esempi sul come difendere e rilanciare le nostre città ci vengono da Firenze e Roma.
Firenze con un regolamento, non a caso chiamato Unesco, difende l’identità del suo centro storico con la salvaguardia dei suoi negozi storici.
Roma, con un’apposita legislazione regionale, punta – per tenere lontano i giovani dalla droga nelle periferie – alle palestre popolari.
L’impressione che siamo all’inizio di una nuova politica di salvaguardia dell’anima delle nostre città nasce dalla consapevolezza che – continuando a rendere tutte le città turistiche uguali con le stesse vetrine, gli stessi marchi, le stesse merci – cada il motivo stesso per cui esiste il turismo: la curiosità cioè di vedere e vivere mondi e realtà diversi da quello quotidiano in cui viviamo.
Per cui la difesa di Firenze è difesa del turismo, oltre che dell’identità e della cultura, e quindi difendendo la nostra idea di città difendiamo anche la nostra economia.
L’esperimento di Roma invece punta a contrastare il deserto delle periferie creando dei centri di aggregazione che, abituando i giovani alla competizione e al sacrificio che sono alla base dello sport, li attrezza ad entrare nel duro mondo della vita non attraverso le facili e illusorie scorciatoie della droga e dello spaccio, ma con l’attitudine a misurarsi con le sfide per conquistare un ruolo e un’identità nella realtà.




Indovina chi viene a cena con VizEat

Aggiungi un posto a tavola, che c’è un host in più. Sono già mille e 700 gli iscritti alla piattaforma VizEat, che permette di organizzare eventi gastronomici a casa propria

Uno degli aspetti più affascinanti del viaggio è indubbiamente quello gastronomico: assaggiare i piatti tipici, scoprire le ricette della tradizione locale e trovare punti di incontro tra culture diverse, magari chiacchierando con una famiglia del posto, davanti a una bella cena casalinga.

Gli abitanti di un luogo sono l’anima della propria città e i custodi dei suoi segreti: conoscere le persone significa partecipare alla storia di un luogo e della sua cucina. Ed ecco che condividere un piatto assume un significato diverso, che non si limita alla pubblicazione della foto delle specialità assaggiate in vacanza: ora i social network salvaguardano il patrimonio della cultura gastronomica, dando alle persone la possibilità di conoscersi sedendo allo stesso tavolo. Aprendo una finestra sullo schermo del pc, si aprono le porte di casa in 55 paesi di tutto il mondo.

È il progetto di VizEat, piattaforma nata nel 2014 e in continua crescita, che sottolinea come a spingere una persona a viaggiare sia in primo luogo la curiosità e la voglia di sperimentare. Per assecondare e facilitare l’attitudine del viaggiatore a scoprire la realtà locale, VizEat ha radunato migliaia di utenti, da Parigi a Hong Kong, passando per Roma e Milano: una comunità di mille e 700 cittadini virtuali che abitano il mondo del mangiare senza frontiere. Solo in Italia ci sono già 400 host, distribuiti in alcune delle località più suggestive del Paese: Milano, Roma, Venezia e Napoli.
Creare un profilo su VizEat è semplice e gratuito: una volta iscritti, si propone un menu indicando il prezzo e la data dell’evento, che può essere una cena, un pranzo, un aperitivo o un brunch. L’ospite paga sul sito, e il giorno seguente VizEat invia la cifra al padrone di casa tramite carta di credito. Sul sito è possibile verificare l’identità di tutti i padroni di casa, a conferma del loro impegno e della loro serietà, e per evitare spiacevoli inconvenienti tutti gli utenti sono tutelati da un’assicurazione che copre i danni fino a 100 mila euro.
VizEat colleziona storie di luoghi e persone, contribuendo a diffondere un nuovo modo di viaggiare che può essere riassunto in una semplice frase: in tutto il mondo seduti intorno a una tavola.
www.vizeat.com

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La geniale pubblicità di un paesino svizzero che fa impazzire il web

Un video ad alto tasso di viralità che mostra un approccio al marketing turistico originale, personalizzato e gentile. È quello realizzato per pubblicizzare Vrin (nell’immagine di copertina) , un piccolo paese svizzero con appena 275 abitanti nel cantone dei Grigioni (Graubünden) a 1.500 metri d’altezza sul livello del mare. Protagonista della pubblicità, una promozione sponsorizzata dall’ente turistico cantonale, è un allegro montanaro locale, che si piazza con il suo laptop su un prato e si collega con un pannello nella stazione di Zurigo, attraverso il quale interagisce con i viaggiatori. Viaggiatori ai quali propone di andarlo a trovare e ai quali stampa e offre il biglietto del treno se accettano. Una trovata semplice e low cost, ma di grande impatto, perché alla pubblicità ritagliata su misura per il piccolo paesino si è aggiunto il successo virale del video che la documenta e completa. Trovata inevitabilmente destinata a svalutarsi quando sarà abbracciata anche da altri e numerosi committenti, che potrebbe addirittura rivelarsi una trovata molesta se dovessimo ritrovarci le strade e i luoghi pubblici pieni di postazioni del genere e animate da venditori e postulanti molesti.

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Roma sta perdendo la partita del turismo

Barcellona (terza meta turistica dopo Londra e Parigi) non ne può più dei turisti e non vuole diventare vittima di alcool, rumore e party selvaggi.
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Roma è già diventata vittima di questo luna park del turismo e non riesce a decollare come città turistica anche per le polemiche che accompagnano ogni progetto di valorizzazione del suo grande patrimonio artistico.
Il rialzo da terra (dove subiscono maggiore deterioramento secondo il responsabile dei Beni culturali comunali e anche secondo la logica della maggiore superficie esposta agli agenti atmosferici) di sette colonne del Foro romano è diventato oggetto di furiosi attacchi con l’accusa, ad esempio, di forare i blocchi di granito per sostenere le strutture quando la stessa procedura viene utilizzata per sostenere le statue antiche.
Ma il problema principale è la totale mancanza di una visione della città da offrire ai turisti (come anche ai suoi cittadini) mancanza che impedisce qualsiasi politica di marketing territoriale in un settore che tanto potrebbe dare alla capitale.




«Periferie, Giubileo e trasporti» Tour archeologico e priorità

Il sindaco con gli assessori Improta e Pucci si è recato in tram elettrico in visita al mausoleo di Aquilio Regolo e al complesso termale di via Carciano. L’annuncio: «Nel bilancio i soldi per il parco della Serenissima».

Il Piano per le periferie del Campidoglio è partito sul web (#ideefuoricentro) e prosegue con le visite archeologiche tra la storia e la memoria. Primo tour: domenica mattina con partenza da piazza Tiburtino in bus elettrico per raggiungere via Tiburtina e Collatina. Insieme al sindaco Ignazio Marino, gli assessori ai Lavori Pubblici e ai Trasporti, Maurizio Pucci e Guido Improta, la consigliera Sel Annamaria Cesaretti e il minisindaco del IV Municipio, Emiliano Sciascia. Il sindaco al ritorno ha postato una foto sul profilo twitter rilanciando l’hashtag #RomaTuttaRoma con il commento: «Tra le tante bellezze archeologiche delle periferie».

Tra mosaici, travertino e vasche termali

Prima sosta del tour è stata l mausoleo di Aquilio Regolo, d’epoca imperiale (II secolo d. C.), con pavimenti in mosaico e mensole in travertino. «Il bene è demaniale ma il suolo è privato – ha detto Cesaretti – l’impegno come amministrazione è terminare l’esproprio e realizzare il parche archeologico tra Casalbertone, la Roma-L’Aquila, via Casal Bruciato e via Tiburtina». Seconda tappa la villa romana in via Carciano. Tra i mosaici e le vasche del complesso termale frequentato tra il II e il IV secolo d. C., Marino ha parlato del piano strategico per il Giubileo: «Vogliamo realizzare entro l’inizio dell’Anno Santo cinque percorsi archeologici nelle periferie».

Parchi per l’educazione ambientale

E se Cesaretti ha annunciato che «sarà inaugurato il primo museo del Pleistocene a Casal de’ Pazzi», il sindaco ha promesso la realizzazione del Parco della Serenissima nel V Municipio (tra via Serenissima e via Grotta di Gregna): «Nel bilancio 2015 sono stati inseriti 6,3 milioni attesi da anni per compensazione TAV». L’assessore Improta ha aggiunto: «Si tratta di fondi che risalgano agli inizi del 2000 e per cui c’è un ritardo di almeno 15 anni. Grazie al rilancio dei rapporti con FS abbiamo sbloccato diverse cose tra cui questa». L’area caratterizzata da un percorso ad anello è ricca di vegetazione e acqua, indicato per l’educazione ambientale nelle scuole.

I lavori pubblici sulla Tiburtina

Il sindaco ha poi colto l’occasione per parlare dei lavori sulla via Tiburtina: «Completeremo in tempo breve il restante 50% dei lavori per il raddoppio della via Tiburtina dal km 9,3 al 15,8. Da sottolineare come nel cantiere, sotto l’assessorato di Maurizio Pucci, gli operai siano passati da 20 a 70 e ci siano 25 macchine in movimento ogni giorno». E l’assessore Pucci ha aggiunto: «Nelle prossime settimane passeremo a 90 operai e poi andremo al doppio turno. Lavoriamo per terminare gli interventi entro fine anno». </p><p>«Da aree marginali a nuove centralità»: così il sindaco Marino ha definito l’operazione periferie, ricordando: «Al di fuori delle Mura Aureliane vivono circa 2,8 milioni di persone su un totale di 3 milioni. Si tratta di dare la giusta rilevanza al 90% dei romani».</

«Idee fuori centro»

Il piano per le periferie è partito sul web con #ideefuoricentro e con i confronti alla Casa della Città tra il vice sindaco Luigi Nieri, le associazioni, i blogger e i municipi. Primo tavolo il 25 marzo, il secondo il 27. «Dai primi due tavoli di lavoro – ha detto Nieri – dedicati a Cultura e socialità fuori le mura e Riqualificare per trasformare: dalla periferia alla città contemporanea, sono arrivati molti spunti di riflessione». nei programmi dell’Assessorato alle Periferie ci sono 14 incontri pubblici nei prossimi tre mesi, uno in ogni Municipio escluso il I, per dare voce alle proposte dei cittadini sui loro quartieri.

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Turismo in periferia

Corviale, il Trullo, Tor Marancia, Casal de’ Pazzi. Il Touring Club approda a Roma e punta a portare il turismo in periferia.

Dopo 120 anni, l’associazione non profit apre una sede nella Capitale, nelle mura di Palazzo Colonna a piazza Santi Apostoli, a due passi dai monumenti della Roma eterna. Lo fa con un obiettivo preciso: diffondere il turismo negli spazi attorno al centro, in quelle periferie urbane che talvolta vengono descritte come ghetti, e che sono invece sempre piu’ citta’ accanto alla citta’.

La nuova dimensione urbana e’ il filo del discorso che questa mattina hanno intessuto il presidente del Touring Club Franco Iseppi, con il capo della delegazione romana Giuseppe Roma. Alla inaugurazione della nuova sede gli interlecutori sono l’assessore capitolino Giovanna Marinelli e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.

“E’ arrivato il tempo di superare la ‘milanocentricita” della nostra associazione. Vogliamo radicarci in questa città e il modo più semplice è prender casa“, spiega Iseppi. A Roma, il Touring “sara’ anche un punto di informazione turistica perché- sottolinea il presidente del Touring- vogliamo continuare a essere un servitore civile delle istituzioni. Lo facciamo per motivi molto funzionali, visto che questo deve essere punto di riferimento verso sud e verso il Mediterraneo”. La sede di Piazza Santi Apostoli ospitera’ la libreria dell’associazione ed anche il Punto informazioni turistiche di Roma Capitale.

“Una scelta intelligente del Campidoglio”, sottolinea Giuseppe Roma che dice “basta coi baracchini in giro per la città”. Bisogna puntare sulla cultura come volano turistico, la leva grazie alla quale ‘scoprire’ bellezze nascoste o dimenticate in periferia. Del resto, che le periferie non siano piu’ marginali lo dicono i numeri. A Roma centro abitano 371mila persone. Nella prima fascia periferica i residenti sono 1milione 388mila. In quella piu’ esterna, la periferia metropolitana, 1 milione e 437mila. “Il turismo in periferia non è solo moda. E periferia non e’ una parolaccia. Sono delle vere e proprie ‘maxopoli’ che rischiano di diventare ‘ghetti’ solo se si assecondano i processi di disgregazione sociale”, ribadisce Giuseppe Roma. Per combattere l’isolamento “ci vogliono i servizi, a cominciare dai trasporti. Ma la strada strutturale deve essere accompagnata da un processo culturale che rafforzi l’identità delle periferie. Bisogna dare loro orgoglio e anima”.

Nasce da questa riflessione ‘Patrimonio Periferia’, il progetto del Touring club, in collaborazione con il Mibact e con Roma Capitale, che attraverso 7 itinerari, 7 percorsi turistico-culturali, vuole rivalutare ad esempio il Corviale, ma anche Il Trullo, Tor Marancia. O Casal de’ Pazzi, dove “il museo del Pleistocene e’ nato sul letto di un fiume quando una ruspa si è impiantata su una zanna di mammmut. Quel mammut che ha sedotto Zerocalcare…”, ricorda l’assessore Marinelli.

Architettura, industrial, creativita’, popular, cine celebrita’, mirabilia, smar rurality sono le sette chiavi di lettura della Roma periferica. Alla scoperta delle ‘Vele’ di Meier a Tor tre Teste, della Garbatella all’Ostiense e di Corviale a Portuense. Oppure, e si parla di ‘industrial’, il vecchio ospedale Forlanini Spallanzani o ancora la centrale elettrica a Farfa, degli anni 20. E poi la ‘street art’ del Trullo, del Quadraro, di Rebibbia, il ‘popular’ del Pigneto al Prenestino, e la Roma dei film, da Cinecitta’ al set di Accattone, girato al Casilino. Ma in periferia c’e’ anche la ‘rurality’ di Castel di Decima a Decima Malafede e tante ‘mirabilia’, da Villa dei Quintili al Quinto e Sesto miglio, all’abbazia Tre Fontane, al Laurentino, al parco degli Acquedotti all’Appio-Tuscolano.

“Detto senza retorica: questo deve essere il secolo delle periferie“, spiega il ministro Dario Franceschini. “Nel ‘900 siamo riusciti a conservare i centri storici, e pur con qualche ferita abbiamo vinto quella battaglia. Ma non ci siamo occupati di periferia, un patrimonio di bellezza che scopriamo magari quando ce la fa vedere un film o l’opera di un fotografo”. L’espansione del turismo in un Paese che e’ un museo diffuso, e’ una delle chiavi di volta del futuro, aggiunge il ministro. “Non possiamo avere il paradosso dei ticket di ingresso a Venezia e dei casi di sovraffollamento anche a Roma, mentre la bellezza è dappertutto. Bisogna diffondere sul territorio nazionale, utilizzare tutte le potenzialità che ci sono, con progetti dalle potenzialità enormi”.

Al ministero c’e’ ora un settore ad hoc che si occupa di periferie. Alcuni progetti sono gia’ operativi. “Renzo Piano- spiega Franceschini- propone di valorizzare 1 chilometro e mezzo del Viadotto dei Presidenti al Nuovo Salario. Un’area che ricorda New York, che e’ stata difesa dai residenti e ora rifiorisce. Gli daremo una mano”.

Un aiuto arrivera’ subito anche per i progetti culturali in periferia. “Tra pochi giorni uscirà il bando legato all’art bonus che prevede il cofinanziamento di interventi culturali nelle periferie. Lo stanziamento del primo anno e’ di 3 milioni. Il senso e’: se fai jazz nel centro storico te lo paghi da solo. Se lo fai in periferia, ti aiutiamo. Possiamo finanziare 30-40 progetti”.

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Il New York Times consiglia ai turisti anche la periferia di Roma

Visitare Roma in 36 ore: i consigli del New York Times
Un fine settimana nella città de “La Grande Bellezza”. Ecco i consigli del New York Times su cosa vedere in 36 ore.

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Un fine settimana nella città de “La Grande Bellezza”. Ecco i consigli del New York Times su cosa vedere in 36 ore. La breve gita nella “città eterna” dovrebbe cominciare, secondo gli americani, proprio dal luogo che fa da sfondo a una delle scene più belle del film di Sorrentino: le terme di Caracalla. Poi, nella serata di un ipotetico venerdì, bisognerebbe farsi una passeggiata in qualche galleria d’arte nel centro storico. Poi il consiglio di cenare in periferia, a Centocelle, al ristorante Mazzo, specializzato in cucina romana. La prima sera potrebbe concludersi in uno dei locali del Pigneto.
Il secondo giorno, il sabato, comincerà alle 10 e 30 con una visita a un mercato storico della Capitale, ad esempio il mercato di Testaccio, o quello di Monti. Poi un leggero spuntino a Trastevere al “Pianostrada Laboratorio di Cucina”. Di pomeriggio si potrebbe programmare una visita al Macro, il museo di Arte contemporanea, che viene preferito al Maxxi. Verso le 5 si potrebbe prendere un gelato, magari alla gelateria “Come il Latte”, a poca distanza dal museo. Per bruciare qualche caloria il consiglio è una passeggiata serale al quartiere Coppedè con i suoi palazzi Art Nouveau. Per cena e per il dopo cena il consiglio è il quartiere Monteverde, all’”Osteria di Monteverde” e poi in qualche locale vicino.

Domenica mattina in programma c’è una visita religiosa: invece di andare a San Pietro si potrebbe visitare la basilica di San Paolo fuori le mura, la seconda chiesa più grande di Roma. Il pomeriggio potrebbe essere dedicato alla cultura. Per esempio la Centrale Montemartini, con le sculture dei Musei Capitolini nei vecchi locali della centrale termoelettrica. La gita romana, secondo gli autori dell’articolo sul New York Times, non può non concludersi con la pizza: quella del forno Roscioli o la famosissima pizza a taglio di “Pizzarium” di Antonio Bonci.

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Street Art a Roma. l’altro turismo

È una mappa in movimento: mutante, mercuriale, imprevedibile. Cambia di giorno in giorno, anzi dalla notte al giorno. Alzi gli occhi e l’intera facciata di un palazzo ha un altro volto, senso, aspetto. Roma è arrivata tardi rispetto alle altre capitali europee ma oggi è una delle città più sintonizzate sui fermenti della arte pubblica urbana. Un museo a cielo aperto, muri che parlano, quartieri trasformati da artisti di livello internazionale.

Si chiamano Blu , Borondo , Roa , Sten & Lex , Agostino Iacurci , Mr. Klevra , Seth , Lucamaleonte , Tellas , Philippe Baudelocque , Herbert Baglione , Omino71 . Una lista parziale, in continuo divenire, che si accresce grazie a contributi che si intersecano, talvolta in contraddizione, talaltra in aperto conflitto. Tra di loro c’è chi ha scelto la via antagonista della creatività come logo politico, fieramente illegale, senza passaporti, bolli, accrediti ufficiali. Altri invece dialogano con le istituzioni e sul crinale complesso del “media-messaggio” si rivolgono a un pubblico globale, incarnando più istanze. Sia come sia è una vivacità insperata in una metropoli sostanzialmente conservativa come questa, poggiata con statica mollezza su sé stessa e sulla retorica della Caput Mundi.
Benvenuti allora. Benvenuti nell’altra Roma, quella che si batte e combatte. Ieri quasi ghetto, oggi quasi centro nel divenire fluttuante di una città che non ha più ceti sociali ma strappa le distanze, le riduce, le ricuce in forma di grotteschi paradossi, si cresce addosso. Una tavolozza da occupare fuori e dentro i 68,2 chilometri del Gra, Grande Raccordo Anulare, la cinta che dovrebbe contenere senza riuscirci i fianchi dell’Urbe, creatura bulimica che straborda metastatica verso i caselli autostradali, i Castelli, il mare: hinterland perpetuo Gli artisti urbani, attraversando questa Roma mastodontica, le restituiscono in fondo un’interezza smarrita: la possiedono, ne narrano le contraddizioni e le schizofrenie, ne ridisegnano la geografia usando spray, texture, carte veline, stencil, sticker, oppure litri di tempere, acrilici, pennarelli, gessi. Rivoluzione centripeta. Avanguardie dinamiche sostenute da gallerie di creativi come Wunderkammern o 999 Contemporary , oppure che trovano casa, asilo concettuale, rifugio e paradigma sociale nell’unico museo abitato/occupato: il Maam , luogo di frontiera rispetto all’arte ufficiale.
Fuori e dentro. Ogni artista qui ha il suo segno, come un marchio. Realizzano opere destinate a sgretolarsi, alla mercé dei tag dei writers, dei manifesti pubblicitari, dello sfregio o degli agenti atmosferici, ma che sopravvivono sul web anche quando vengono cancellate grazie a foto e video. Arte come atto di rivolta e denuncia, gesto anarchico coniugato al plurale, creatività nata senza mercato e che tuttavia qualcuno cavalca e che fa gola ai mercanti. Arte che ha fatto i conti con denunce, censure, multe e che adesso le amministrazioni hanno sdoganato per colorare pezzi di città, riqualificare l’edilizia popolare, cambiare le prospettive in quartieri dimenticati come San Basilio o Tor Marancia . I risultati sono stupefacenti e spesso realizzati di concerto con chi abita i palazzi dell’Ater, quel popolo di lotte per la casa che ha guadagnato ogni centimetro di tetto sopra la testa attraverso battaglie memorabili, deportazioni, occupazioni, liste, fatica. Dunque Roma ha oggi molte nuove pelli da mostrare. Tanto che anche il turismo d’élite se n’è accorto e cerca oltre il centro-cartolina. Cerca e trova murales immensi, opere minimali, segni da ammirare, fotografare, vedere. E farsi raccontare. Testaccio, Ostiense, Quadraro, Pigneto, Casilina, San Lorenzo, San Paolo, Tor Bella Monaca, Ottavia, Trullo. Avanti il prossimo. Più è periferia, più c’è spazio per dire una storia, interpretare una metafora. Se ne sono accorti i tipi di NotForTourist , agenzia di viaggi specializzata in tour alternativi che organizza visite guidate nelle zone più “calde” dell’arte di strada romana. Esattamente come accade a Berlino, Londra, New York o Parigi. Nessun finto centurione, zero souvenir, un’altra città. C’è richiesta, e loro la soddisfano. Su TripAdvisor gli escursionisti commentano soddisfatti. Scrive FrancYTravel: “Il tour è stato interessante e stimolante… camminando nei quartieri di Ostiense e Garbatella abbiamo scoperto, grazie alla nostra guida, degli angoli nascosti in cui l’arte, libera di esprimersi, è alla portata di tutti. Il percorso era ben organizzato e ci ha permesso di ammirare davvero tanti tesori! Sicuramente lo raccomando per conoscere una Roma diversa e speciale”. Stanchi del Colosseo o di Fontana di Trevi? Provate con Blu al Porto Fluviale. Spiega bene il senso e il concetto David Diavù Vecchiato, artista e insieme curatore del M.U.Ro. Museo di Urban Art al Quadraro che semina colori fino a Borghesiana, Torpignattara, piazza Epiro : “ Dove si dipingono murales si verifica una riappropriazione da parte dei cittadini di territori e spazi spesso dimenticati e lasciati all’incuria. C’è inoltre riappropriazione del concetto stesso di arte, perché possono trovare opere in strada anche coloro che non sono avvezzi a visitare musei e gallerie. E anche gli artisti si riappropriano di qualcosa. Di un ruolo sociale che deve saper creare partecipazione, condivisione, dibattito”. Includere, tracciare linee, riannodare identità. Il M.U.Ro. è visitabile passeggiando, oppure in bici, o grazie a pacchetti speciali pensati per le scolaresche . Fate voi. L’associazione “ Roma a piedi ” naturalmente propone itinerari “per chi viaggia con lentezza”. Sul sito è scaricabile gratuitamente un kit di sopravvivenza che offre consigli e percorsi anche per chi desidera approcciare la street art romana. Così complessa, variegata, esplosiva. Gli ideatori di APPasseggio hanno fatto di più: con il il sostegno dei Go Teller, guide intelligenti e di alto livello, hanno mappato l’arte urbana nei vari quartieri, e creato itinerari appositi, ricchissimi di contenuti, storie, aneddoti. Molti gli incontri anche gratuiti che organizzano. Basta cercare in Rete, le proposte sono molte. Perché sappiate che a Roma c’è un’altra Roma. È una città che ha respiro lungo, ley-lines cangianti. È marginale, furiosa, graffia ogni centimetro a disposizione, ruba spazi, guarda in alto, aggredisce il cielo. Ed è fatta di muri che non dividono.

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Guida ai finanziamenti comunitari nel settore dell Turismo

ueEC – Guide EU funding for tourism – Oct 2014




Tutte le opere di Caravaggio a Roma

caravaggio

  • Bacchino malato 1593-1594 Olio su tela 67 × 53 cm    Galleria Borghese
  • Fanciullo con canestro di frutta 1593-1594 Olio su tela 70 × 67 cm   Galleria Borghese
  • Buona ventura tra il 1593 ed il 1595 Olio su tela 115 × 150 cm    Pinacoteca Capitolina
  • Maddalena penitente 1594-1595 Olio su tela 122,5 × 98,5 cm    Galleria Doria Pamphilj
  • San Francesco in meditazione 1595 circa    Olio su tela 128 × 97 cm    Galleria Nazionale d’Arte Antica
  • Riposo durante la fuga in Egitto 1595-1596 Olio su tela 133,5 x 166,5 cm    Galleria Doria Pamphilj
  • Giove, Nettuno e Plutone 1597 circa    Olio su muro    300 × 180 cm    Villa Ludovisi
  • Narciso tra il 1597 e il 1599 Olio su tela 112 × 92 cm    Galleria Nazionale d’Arte Antica
  • Giuditta e Oloferne 1599 Olio su tela 145 × 195 cm    Galleria Nazionale d’Arte Antica
  • Vocazione di San Matteo 1599-1600 Olio su tela 322 × 340 cm    Chiesa di San Luigi dei francesi
  • Martirio di San Matteo 1600-1601 Olio su tela 323 × 343 cm    Chiesa di San Luigi dei francesi
  • Conversione di San Paolo 1600-1601 Olio su tavola di cipresso 237 × 189 cm    Collezione privata Odescalchi Balbi
  • Crocefissione di San Pietro 1600-1601 Olio su tela 230 × 175 cm    Basilica di Santa Maria del Popolo
  • Conversione di San Paolo 1600-1601 Olio su tela 230 x 175 cm    Basilica di Santa Maria del Popolo
  • San Matteo e l’angelo 1602 Olio su tela 295 × 195 cm    San Luigi dei Francesi
  • San Giovanni Battista 1602 Olio su tela 129 × 94 cm    Pinacoteca Capitolina
  • San Giovanni Battista 1602 Olio su tela 129 × 94 cm    Galleria Doria Pamphilj Tela analoga per composizione e dimensione a quella della Pinacoteca Capitolina (sempre di Roma e sempre del 1602).
  • San Giovanni Battista 1604 circa    Olio su tela 94 × 131 cm    Galleria di Palazzo Corsini Quinta versione rispetto a quella del 1598 di Toledo.
  • San Francesco in preghiera 1605 Olio su tela 128 × 97 cm    Chiesa di Santa Maria Immacolata a via Veneto
  • San Gerolamo scrivente 1605 circa    Olio su tela 112 × 157 cm    Galleria Borghese
  • Madonna col Bambino e Sant’Anna 1605 Olio su tela 292 × 211 cm  Galleria Borghese
  • Madonna dei Pellegrini (Madonna di Loreto) tra il 1604 e il 1606 Olio su tela 260 × 150 cm    Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio
  • Ritratto di Papa Paolo V 1605-1606 Olio su tela 203 × 119 cm    Galleria Borghese
  • Maria Maddalena in estasi 1606 Olio su tela 106,5 × 91 cm    Collezione privata
  • Davide con la testa di Golia 1609-1610 Olio su tela 125 × 101 cm   Galleria Borghese
  • San Giovanni Battista 1610 circa    Olio su tela 159 × 124 cm    Galleria Borghese
  • Deposizione di Cristo tra il 1602 e il 1604 Olio su tela 300 × 203 cm Pinacoteca Vaticana

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