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Trullo, un museo a cielo aperto nella periferia di Roma

Tra‘Street art’ e poesia il quartiere rivive di nuova linfa.
Piove. Dai vetri sporchi dell’autobus si intravedono accese note di colore che stridono con il bianco del cielo. Stralci di poesie ed enormi figure campeggiano sui muri scrostati dei palazzi. Sono i murales del Trullo, quartiere periferico a sud ovest di Roma, tra Magliana e Portuense. Un museo a cielo aperto dedicato «agli artisti di se stessi», a quei passanti con il «cuore ballerino», capaci ancora di versare lacrime d’emozione. Un’ ode alla borgata da parte di chi lì, «in quel giardino periferico» (noto più che altro per fatti di cronaca fino a non molto tempo fa) ci è sempre vissuto: «Trullo, l’unico modo di scriverti è viverti sul baratro della strada. Sei l’abbraccio di una madre al figlio in cui perdersi per ritrovarsi come viandanti», si legge su una parete colorata di un giallo tenue come il timido raggio di sole che tenta di affacciarsi tra le nuvole rigonfie di pioggia.

Giovani donne, grandi occhi, animali, madonne, fiori, mare, navi e pesci. Sono questi i soggetti della Street Art del quartiere che rivive di nuova linfa grazie ai versi in romanesco dei Poeti der Trullo («Siamo in sette e siamo un coro che vuole cantare l’amore e la rabbia, l’esperienza e la meraviglia, la provenienza e il viaggio») e alle pennellate vivaci dei Pittori Anonimi del Trullo, un gruppo di residenti che, armati di vernice, hanno deciso di ridare colore a quell’angolo di città (anche qui c’è un monumento dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale) sprofondato nell’oblio.
Così, vicino alle finestre, ai panni stesi e ai prati che crescono incolti, sulle saracinesche chiuse dei negozi e addirittura accanto alla carcassa di un vecchia motocicletta, spuntano massime che fanno da didascalie a immagini variopinte. «Oggi dipingo, scrivo e sento di poter cambiare quelle strade facendo parlare il cuore. Sono e rimango uno qualunque, così chiunque potrà fare la mia strada» scrive Giulia, con lo spray nero, su un enorme muro verniciato di rosa.

«La bella che è prigioniera ha un nome che fa paura: Libertà» leggiamo accanto a una donna con un copricapo indiano dalle piume colorate. «Seppelliscimi: augurio di sopravvivere meno di chi si ama per non viverne la mancanza» è impresso, invece, a ridosso di un mare turchese affollato di pesci. Quello stesso mare in cui un uomo e una donna si ancorano «per navigare altrove». Perché, come si legge poco più in là, «il viaggio è la ricerca di un coraggio clandestino che non conosce muri». Un viaggio che diventa esso stesso «meta», «vita», in cui ci capita di incontrare persone che «come stelli cadenti, lasciano a noi qualcosa di grande dando risposte a mille domande».

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Inaugurazione Scuola Popolare dei Maestri de Borgata al Trullo

Il Trullo è una borgata storica che ci sta molto a cuore. Con Ottavo Colle abbiamo partecipato al “Festival internazionale di poesia di strada” a novembre con Ludovica Valori con la quale, passeggiando, abbiamo letto alcune poesie dei poeti anonimi del Trullo. Ci torniamo spesso per le nostre incursioni urbane. Vogliamo segnare una iniziativa in cui è coinvolta una nostra socia. Il Collettivo “Maestri de Borgata” e il suo progetto della Scuola Popolare “La Rossa”. Si tratta di giovani del territorio del CENTRO SOCIALE “RICOMINCIO DAL FARO” e non solo. La Scuola è un percorso da costruire insieme, un luogo dove i saperi di ognuno possano essere condivisi e valorizzati, per riscoprire insieme la voglia e il piacere di studiare. L’inaugurazione è domenica 28 febbraio alle ore 17 in via del Trullo 330.




Il Trullo. Tra poesia, viandanti e street-art

Il nostro viaggio nelle periferie si arricchisce di una nuova meta e stavolta ci porta a scoprire il Trullo: un quartiere di Roma un tempo malfamato, incastrato tra Magliana e Portuense, e oggi alle prese con un riscatto dal basso capace di spazzare via il degrado a colpi di vernice colorata.
Tutto è cominciato circa un anno fa, in un giorno di aprile, quando questo piccolo angolo di città si è risvegliato con i muri colorati di giallo, verde, viola e arancione. Durante la notte, un gruppo di residenti era uscito di casa con vernice e pennelli per colorare i muri grigi delle case popolari, insieme alle stradine e ai vicoli più malconci e dimenticati.
E’ così che sono nati i “Pittori Anonimi del Trullo”, considerati in zona come abitanti storici della borgata, che oltre all’infanzia e ai luoghi della memoria condividono intenti e problemi di vita: il lavoro che va e viene, i soldi che non bastano mai. All’inizio erano solo in tre, oggi più di una ventina.
Senza sosta e con lo stesso entusiasmo continuano a colorare scale, aiuole, muretti e a dare nuova vita a quelle facciate grigie troppo piene di malinconia. «Un tocco di colore –scrivono i pittori sulla seguitissima pagina facebook- Un colpo di ramazza. Non cambiamo quartiere. Cambiamo il quartiere per chi ci vive e per chi ci passa. Per me, per te, per loro, per tutti».
Colorare il quartiere per uscire dal degrado:
Nel giro di pochi mesi, un fiume di vernice e di colori arcobaleno ha inondato gli spazi che circondano la scuola comunale, i giardini davanti la chiesa San Raffaele, le vie accanto al mercato comunale e la piazzetta dell’ex cinema Faro, storico punto di ritrovo per chi vive qui e qui resta.
Nel tempo, l’impresa di strappare la borgata al degrado nel quale da sempre era stata confinata è continuata a crescere fino a che, accanto ai pittori, sono arrivati i poeti. Er Bestia, Er Pinto, Er Farco, Inumi Laconico, Er Quercia, ‘A Gatta Morta, Marta del terzo lotto: sette ragazzi accomunati dalla voglia di esprimersi in versi, di scrivere poesie per non soffocare le emozioni che esplodono dentro.trullo2
Un coro che concepisce il quartiere come un luogo della mente, la periferia come un fiume colorato di versi da far fluire e con cui sporcare i passanti. I “Poeti der Trullo” raccontano una mentalità metroromantica (come loro stessi amano definirla) che vuole cantare l’amore e la rabbia, l’esperienza e la meraviglia, la provenienza e il viaggio.
E’ così che le vertigini del sentimento diventano a volte un tributo all’amicizia, altre il ricordo di un amore passato, altre ancora uno sguardo sulle strade di Roma, protagonista e musa di tante poesie create in questo piccolo pezzo di mondo. I giovani poeti diffondono le rime attraverso la rete, dove vengono accolte da centinaia di followers e condivise attraverso i principali social network.
Un successo talmente contagioso da aver portato alla pubblicazione di un vero e proprio libro, simbolo del quartiere che in tutto e per tutto è complice di questo risveglio culturale.
L’arte urbana al Trullo:
La sfida finale il Trullo l’ha vinta lo scorso mese, ospitando il terzo festival internazionale di arte urbana. Un evento esclusivo che ha unito pittura, musica e poesia, organizzato col sostegno del Municipio XI.
Il tema scelto è stato “viandanti“: il viaggio inteso come migrazione, per riflettere su un tema di scottante attualità, ma anche come ispirazione, ricerca di nuove occasioni, come condizione di chi sogna mete alternative alla paura e alla sfiducia. Acclamati artisti di strada e gruppi musicali di spicco nella scena romana e non solo, hanno trasformato la periferia in un laboratorio creativo a cielo aperto, con concerti, poesie e murales. T
utti hanno lavorato in modo indipendente per sostenere il festival, i pittori utilizzando i propri materiali e i cantanti rinunciando al cachet, allestendo concerti al CSO Ricomincio dal Faro a prezzi stracciati. Quando dici “Trullo” la gente non storce più il naso. L’ispirazione, qui, è di casa.

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La rivolta gentile del Trullo, quartiere metroromantico

Non solo degrado, scarabocchi e insulti sui muri, palazzi grigi e strade lerce. Non solo rabbia, conflitto, disfattismo. Una periferia può essere anche altro. Colori, versi, solidarietà, relazioni amicali. È la lezione del Trullo, quartiere difficile di Roma in cui si scrivono storie esemplari. Qui sono nati i Poeti e i Pittori Anonimi, qui si organizzano festival di poesia di strada e street art, qui si insegna il senso del rispetto per i luoghi e le persone. Dove la politica non arriva, i cittadini si organizzano da sé.
QUANDO L’ARTE RISCATTA LA PERIFERIA
Ci sono luoghi che raccontano un’altra verità. Antagonisti per definizione, dove l’essere “contro” diventa l’essere “con”, e le ragioni del conflitto incontrano le modalità del dialogo, un codice condiviso, un ordine alternativo fiorito nel disordine stratificato.
Luoghi che all’emergenza sociale rispondono con l’urgenza della cultura. Intitolati a una realtà ruvida, di aculei, di strappi e di improvviso tepore. È da qui, da questi centri vitalissimi e marginali, che sorge l’idea di quel nuovo “realismo” a volte divenuto una faccenda estetica, filosofica, intellettuale. Ma questo è un passaggio successivo, che attiene giusto alla teoria. Qui, intanto, si registrano i fatti. Cronaca di un quartiere che rinasce, a suon di versi e di immagini sui muri. Fenomenologia di una periferia in transito, fuori dai cliché politico-mediatici.
Il Trullo è un posto così. Roma, municipio XI, una realtà popolare con tutte le asprezze del caso: tra piccola borghesia in lotta contro i colpi della crisi, disoccupazione, criticità sociali, spaccio, emarginazione, solitudini e scarsezza di servizi, il Trullo racconta anche storie di solidarietà, di generosità, di militanza, di genuinità. E soprattutto di coraggio, laddove non si lascia spazio alla resa. E racconta, sorprendentemente, storie di rinascita dal basso, mediate dalla pratica dell’arte. Fra scrittura e pittura.

I POETI DER TRULLO. VERSI FRA LE STRADE DI UN QUARTERE
Nel 2010 nascevano, un po’ per caso e un po’ per urgenza d’espressione, i Poeti der Trullo. Ragazzi del quartiere ma anche di zone limitrofe, come Corviale, trovatisi a condividere l’amore per il verso. Non la droga, non le aggressioni pseudo-ideologiche tra fazioni rosse e nere, non il vuoto quotidiano e la disillusione. La poesia, piuttosto, come provocazione dolce e scommessa affilata.
Loro sono Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, Inumi Laconico, ‘A Gatta Morta, Marta der III lotto, Er Farco. Giovani, ironici, cocciuti sognatori metropolitani. O come amano definirsi: “metroromantici”. Che sono i figli di un romanticismo urbano, senza fronzoli né metriche polverose, senza retoriche, artifizi e stilemi: un modo contemporaneo d’essere ottocenteschi, impastati d’emotività e di inquietudine, di empatie e di minime ispirazioni, d’infinito, d’utopia e di malinconia sottile, scegliendo la strada come spazio d’avventura.

I Poeti der Trullo restano anonimi, scrivono parole sui muri, sfrecciano su Internet e impazzano sui social, raggiungendo oggi quasi 150mila like sulla loro pagina Facebook. Nel 2015 pubblicano un libro, totalmente autoprodotto e andato letteralmente a ruba. Perché i Poeti diventano, prestissimo, un fenomeno mediatico. Aiutati dal gioco della segretezza, insoliti nella loro vocazione lirica, intimamente popolari, seducono, conquistano, spargono mucchietti di parole fra i cieli di una Roma proletaria e i muri sgualciti di un quartiere-nido, giardino, isola, rifugio.
“Il Trullo è un luogo della mente”, scrive Inumi, “e tutta la periferia esistente può essere seme e frutto di poesia. Noi esistiamo per dimostrarlo. Noi esistiamo per sporcare i passanti e i vicini del colore che ci è esploso dentro. Abbiamo deciso di lasciarlo fluire e di non arginarlo”.
Quei versi mezzo romaneschi e mezzo italiani – di un italiano un poco ruvido, screziato d’amarezza e joie de vivre– hanno inseguito l’obiettivo: parlare alla gente, attecchire fra il cemento e la distrazione diffusa, incidere gli interstizi dello spazio pubblico con versi, storie, assalti laterali, pause d’introspezione. Roba che richiede attenzione e che provoca stupore.

I PITTORI ANONIMI DEL TRULLO. TUTTE LE STORIE DIETRO I COLORI
In principio fu il verbo. Il verso poetico come pozione insolita, per curare l’apatia di un quartiere, il suo grigiore. Poi, qualche tempo dopo, seguirono i colori: rulli, pastelli, acrilici, pennelli. I Pittori Anonimi del Trullo sono un’altra germinazione felice di questo tessuto sociale disagiato, solo apparentemente infruttuoso.
Era il 2013 quando Mario D’Amico, un sessantenne dalle lunghe chiome canute e gli occhi infinitamente buoni, decideva di aprire un nuovo capitolo della sua vita un po’ sbilenca, da combattente e solitario freak, ai margini del mondo e nel cuore del quartiere. Così, perseguì il suo credo: agire, invece di voltare lo sguardo; unire, anziché distruggere; seminare, per non soccombere al degrado. Un luogo lo si ama anche e soprattutto prendendosene cura. E insegnando agli altri come si fa.

Mario, nato e vissuto al Trullo, amabile sciamano dalla vita irregolare, insieme a un gruppetto di coetanei prese a dipingere i muri dei palazzi, le panchine, le scale, preoccupandosi prima di pulire, cancellare, sistemare le aiuole. Operazioni di riqualificazione notturna, svelando al risveglio piccoli teatri variopinti. Il Trullo diventava, via via, un altro luogo. Monocromi pastello, intrecci geometrici, rettangoli rosa, azzurri, verdi e gialli, pattern e raggiere: una serie di esperimenti d’astrazione divoravano lo scempio di scritte politiche, ingiurie, scarabocchi, cartacce.
La nuova legge era stabilita, prima tacitamente, poi chiarita a gran voce: niente svastiche, falci e martelli, scritte calcistiche, manifesti. L’armonia del colore sanciva la deposizione delle armi. Basta gang, fazioni, piccoli branchi di pischelli o adulti rabbiosi. Basta alla tirannia del brutto e del volgare.
Mario e i suoi amici, a un certo punto, uscirono alla luce del sole. E iniziarono a discutere coi residenti. Perché la conseguenza migliore di tutto questo non fu la bellezza ritrovata del quartiere, quanto l’energia che ne veniva. Qualcuno, afferrando un pennello, ritrovava la voglia di evadere dal baratro quotidiano; qualcuno iniziava a scambiare opinioni coi vicini sulla scelta di un colore, sulla facciata pulita, sul Trullo che cambiava. E c’era chi offriva un piatto di spaghetti ai pittori in azione, chi si fermava a sbirciare, chi si lasciava contagiare partecipando al gioco. La pittura come attivatore sociale.

C’erano – e ci sono – ragazzini incattiviti, che alle tinte pastello preferiscono lo sfregio e il pugno duro; a questi ragazzi Mario mette i colori tra le mani e prospetta un’alternativa, sul piano della creatività e della partecipazione. Certi si salvano, altri restano attaccati al loro destino di micro criminalità e di vuoto affettivo. Ma la battaglia è in atto: Pittori e Poeti stanno provando a costruire una comunità. E versi e colori non sono che la scorza. Dietro ci sono storie, vicende private, possibili riscatti, distanze e appartenenze.
I Pittori Anonimi del Trullo, oggi, vanno in giro per tutta Roma. Li chiamano le scuole per colorare le pareti insieme ai bambini. E loro vanno, spesso senza nemmeno una copertura spese. Una specie di missione. Là dove lo Stato non c’è, il cittadino – a volte – risponde con l’esempio. Lo scontro politico è già bypassato. Perché mentre la politica muore, fra talk show e manifesti elettorali (abusivi), magari sta già risorgendo in forme autonome e micro comunitarie.

STREET POETRY E STREET ART. IL FESTIVAL
“Ecco la Street Art, ar popolo appartiene / Potenza nelle vene che spezza le catene / Ner monno che se spegne è foco nella strada / Che ‘n giorno apre l’occhi e se trova tatuata / Non conosce serrature e orari de chiusura / De ‘n museo a cielo aperto indomabile creatura”. Così si chiude una poesia di Er Bestia, che bene racconta il legame resistente del quartiere con l’arte di strada. Amicizie, frequentazioni, passaggi di artisti e progetti comuni. Come nel caso di Solo, street artist con la passione per i fumetti, anche lui figlio del Trullo, nato qui 33 anni fa, cresciuto in mezzo a quei ragazzini che oggi si reinventano Poeti e in mezzo a quei Pittori che un tempo erano gli amici del papà, prima che la vita se lo portasse via, prematuramente. Legami e ancora legami, tra biografie private e intrecci professionali.
Solo, nel 2014, insieme ai Poeti, i Pittori, allo studio Trasformazioni Urbane e al lettering artist Pepsy, ha regalato al suo quartiere la splendida Nina, opera corale e simbolica, divenuta simbolo di questa rigenerazione attiva.

E c’è anche la Street Art al centro della terza edizione del Festival Internazionale di Poesia di Strada, approdato – dopo Milano e Genova – proprio in questo angolo di Roma, fra il 17 e il 19 ottobre scorso. Declinando il tema dei “Viandanti”, street artist e street poet hanno lavorato in coppie, tra muri di palazzi e saracinesche di negozi. Effetto didascalico evitato. Pittura e scrittura si sono tenute insieme a partire da un’urgenza di fondo: leggere l’anima del Trullo e restituirla in una forma creativa. L’alchimia è sgorgata da sé.
Dal ritratto di Mario nei panni di scrivano, magistralmente dipinto da Gomez sul filo di un toccante componimento del Poeta del Nulla – opera dedicata alla potenza dell’ombra come altro da sé, racconto intimo, linguaggio notturno – all’efficace intervento dei milanesi Ivan e Piger: una membrana di calligrammi rossi e azzurri, a ricalcare un frammento architettura, nascondendo parole chiave e versi di resistenza lungo un tappeto di scrittura goticheggiante, preziosamente contemporanea.

E poi Solo – parte attiva dell’organizzazione del Festival – che nella piazza principale ha dipinto un ritratto oversize di Laura, vecchia amica del quartiere, scomparsa di recente; Moby Dick, col suo omaggio allo sguardo magnetico delle donne d’Oriente, creature in fuga, in cammino, in trincea; Diamond, che sulla facciata di una scuola ha tracciato con maestria i profili di un uomo e una donna, agganciati in un romanico stemma d’antan; Mr. Klevra, col suo angelo custode, raffinata apparizione spirituale; Bol23, col suo iconico pappagallo; Marcy, che ha sospeso un funambolo nello spazio, sulle orme di un “coraggio clandestino”; Gio Evan, col suo inno alla gioia per i ragazzi di strada, impreziosito da un dipinto di Jerico… Giunti da tutta Italia i poeti – tra gli altri anche Ste-Marta, Factory Wrting, M.E.P, Mr. Caos, Alfonso Pierro… – per una piccola Woodstock di periferia nutrita di parole, ritmi, haiku. sonetti. Una grande festa creativa, ma soprattutto umana.

I concerti al Cso Il Faro, intanto, hanno supportato l’operazione con gli incassi, grazie alla generosità dei musicisti, privatisi dei cachet. Cantautorato romano, indie, tanto rap e come special guest i Colle der Fomento, sempre travolgenti.
“Ci ancoriamo per navigare altrove” è il verso di Poesie Pop Corn inciso sul muro di Diamond. Forse la sintesi migliore di questo festival e di tutta la mitologia urbana fiorita intorno al Trullo. Essere insieme, per affrontare traversate difficili, per inventare viaggi collettivi, laddove è nella collettività che si definiscono la rotta, le pratiche di navigazione, i codici d’attraversamento, gli orizzonti possibili e le traiettorie giuste. Immaginando d’essere guerrieri di una guerra di quartiere, di una rivolta gentile. Combattuta a colpi di piccole poesie e di visioni monumentali.

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Decoro urbano e condivisione: questo è il messaggio dei Pittori Anonimi del Trullo

 

 

 

Condivisione: all'esterno, un tavolo lungo e adibito per la cena.

Condivisione: all’esterno, un tavolo lungo e adibito per la cena (le foto sono volontariamente sfuocate per tutelare la riservatezza dei pittori)

 

I Pittori Anonimi del Trullo, per rilasciare questa intervista, mi invitano a cena, in una casa che sembra una comune. Un lungo tavolo all’esterno è adibito per la cena. Mi accolgono tante persone sorridenti, mi mettono a mio agio.
E mi sento subito come se fossi a casa mia. Piacevolmente, mi accorgo che l’unico interesse che c’è  tra loro è stare insieme, davanti ad un bicchiere di vino o con le mani sporche di vernice.

 

 

 

 

Carissimi Pittori, come funziona il vostro anonimato? Oramai il progetto è abbastanza avviato, qualcuno vi avrà spiato? Qualcuno vi conoscerà?

“Siamo ancora semi anonimi. Ma alla fine, siamo obbligati a mettere la faccia. D’estate, non ce la fai a non farti vedere, perché le persone si affacciano alle finestre o passano più tempo fuori casa. Addirittura, a volte, devi chiedere a queste persone di chiuderle, per poter lavorare ! E poi, non possiamo uscire troppo tardi, la mattina lavoriamo tutti e non possiamo fare le ore piccole!”

la raccolta di barattoli di vernice

la raccolta di barattoli di vernice

C’è un progetto di base che riguarda solo il Trullo o è un progetto estendibile a Roma?

“L’idea è estendibile, siamo stati alla Garbatella e abbiamo fatto un mercato per autofinanziarci. A noi costa molto questo progetto, non possiamo farcela da soli. Abbiamo dato l’input e riceviamo messaggi da tutta Roma, da Tiburtina, Garbatella stessa. Il messaggio è “Scendi e fallo con noi” o anche “Perché non dipingi tu?”.
“Io ci passo e tu mantieni nel tempo”. Non abbiamo un’esclusiva o un appalto. La gente ci ferma per strada e ci chiede “Ma al mio palazzo non venite?” Forse non siamo riusciti a far capire il messaggio. La gente apprezza, sì, e ci richiede anche. Noi non abbiamo tempo di tornare indietro: quando arriviamo in una zona, puliamo tutto ciò che è pulibile, se dobbiamo dipingere, dipingiamo. Poi andiamo via. E se quella parte viene mantenuta, come l’abbiamo lasciata, è grazie a chi ci abita.”

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ultimo lavoro a Via del Trullo

Come è nato il progetto? Con chi è nato?

“Quando abbiamo fatto questi dipinti, abbiamo pensato di mettere insieme le forze, abbiamo chiesto ai Poeti,
che sono un’istituzione – chi non è fan dei Poeti der Trullo? (https://www.facebook.com/ipoetidertrullo?fref=ts) – se volevano contribuire al progetto e sono stati d’accordo.
C’è anche Solo con noi (https://www.facebook.com/h4solo?fref=ts),
c’è l’architetto di Trasformazioni urbane (http://trasformazioniurbane.weebly.com/) e un ragazzo che scrive a mano le poesie.

Questo progetto ha un nome ed è NINA. Nina è stata ideata e realizzata dallo street artist Solo, dai Pittori Anonimi Trullo e da noi PdT. I Pittori hanno colorato in modalità cubo-di-rubik la Porta di BrandeTrullo, sostenendo con raggi di colore Nina Piangente. Solo ha passato ore su una scala di altezza indefinita con pennello in mano per darle forma, colore, vita. Il calligrafo Daniele Tozzi [https://www.behance.net/danieletozzi] ha prestato la sua abile mano ai nostri versi. Noi abbiamo dedicato a Ninetta una poesia. Ringraziamo tutti i residenti, anziani, genitori, ragazzini che passando ci hanno sostenuto. Ringraziamo Andrea di Trasformazioniurbane per la compagnia evergreen. L'opera si trova tra Via Massa Marittima e Via del Trullo, angolo con Via Sarzana. E non è la prima, e non sarà l'ultima. Push the Poetry: sui muri, nelle vie, in tutte le periferie. PdT

Questo progetto ha un nome ed è NINA. Nina è stata ideata e realizzata dallo street artist Solo, dai Pittori Anonimi Trullo e da noi PdT. I Pittori hanno colorato in modalità cubo-di-rubik la Porta di BrandeTrullo, sostenendo con raggi di colore Nina Piangente. Solo ha passato ore su una scala di altezza indefinita con pennello in mano per darle forma, colore, vita. Il calligrafo Daniele Tozzi [https://www.behance.net/danieletozzi] ha prestato la sua abile mano ai nostri versi. Noi abbiamo dedicato a Ninetta una poesia. Ringraziamo tutti i residenti, anziani, genitori, ragazzini che passando ci hanno sostenuto. Ringraziamo Andrea di Trasformazioniurbane per la compagnia evergreen. L’opera si trova tra Via Massa Marittima e Via del Trullo, angolo con Via Sarzana. E non è la prima, e non sarà l’ultima.
Push the Poetry: sui muri, nelle vie, in tutte le periferie.
PdT

La prima opera tutti insieme è stata un successo: i poeti hanno messo la poesia, l’architetto ha innestato un vaso sul palo della luce, Solo ha fatto il disegno, noi abbiamo dipinto. La poesia è dedicata a tutti noi e all’Arte.”

 

Parliamo del rapporto con i graffitari, sono d’accordo o siete ostili?

Pittrice anonima durante l'intervista

Pittrice anonima durante l’intervista (le foto sono volontariamente sfuocate per tutelare la riservatezza dei pittori)

“Non abbiamo un rapporto con i graffitari, i muri che abbiamo utilizzati erano principalmente vuoti. C’erano slogan calcistici e politici.
Se ci capita un palazzo con delle tag o dei lavori di altri, noi non li tocchiamo.”

 

Chi sono i pittori iniziali ?

“Un gruppo di amici, originari del Trullo, nati e cresciuti in questo quartiere, fedeli nella loro amicizia da 40 anni. Il progetto è nato in una brutta giornata, in cui un evento funesto ci univa. Autonomamente ci siamo separati per ritrovarci insieme a tagliare l’erba, pulire il giardino davanti la Chiesa San Raffaele per il bene comune, per renderlo più civile (Via di San Raffaele, 28, Roma). Da un episodio brutto, nasce un’esperienza unica. E da qui, un seguito di persone, tutte diverse, che non si conoscevano, provenienti da quartieri limitrofi. Un seguito di persone che porta avanti un progetto che ha superato le periferie, ripreso e filmato dai giornali locali, da Roma Today, dai video blog, oltre che da Repubblica.”

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non solo righe e fasce sono i motivi decorativi della squadra Anonima, ma anche riqualificazione di muretti e scale con disegni e fantasie.

Altre esperienze anonime…

Una ragazza mi racconta che, incuriosita, ogni mattina cercava dove fossero arrivati a dipingere durante la notte. Tutte le mattine va a fare colazione al bar Alexander e lascia 5€ nel salvadanaio di autofinanziamento dei Pittori. Una notte poi, cercando parcheggio, se li ritrova davanti, armati di pennelli e tute da lavoro. Rimane di stucco, scende e il parcheggio non era più un problema, aveva trovato la strada giusta.
Anche lei ora è un’anonima pittrice.

Ritrovo a questa cena una mia collega della biblioteca, che mi racconta: “Io non abito al Trullo – anche se ora lo frequento più del mio quartiere – vivo a Casetta Mattei, poco distante da qui. Mi sono resa conto che c’era un movimento diverso, che qualcosa stava cambiando.
Li ho contattati su Facebook e ho chiesto se potevo partecipare a questa iniziativa e loro mi hanno risposto -Puoi? Devi!-”

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Questo è chiaro: chiunque si può aggregare.
Buona volontà, impegno e la voglia di condividere i colori, che sono l’espressione più immediata e visibile di un sentimento comune che sta cambiando.

#avantitutta, questo è l’hastag di Corviale Domani.

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Rassegna stampa sull’argomento:

http://www.corviale.com/index.php/poeti-der-trullo/

http://www.corviale.com/index.php/pittori-anonimi-del-trullo/

 

Intervista e foto b/n: Elisa Longo




Pittori anonimi del Trullo: alcune foto

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UN TOCCO DI COLORE

UN COLPO DI RAMAZZA

AL TRULLO NON CAMBIAMO QUARTIERE.

CAMBIAMO IL QUARTIERE PER CHI CI VIVE PER CHI CI PASSA x me x te x loro x tutt 2https://www.facebook.com/pages/Pittori-Anonimi-Trullo/1475527179342965?fref=ts

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