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La nuova ricetta delle periferie: tutti in chat per fermare ladri, buche e rifiuti

Si chiama “Sicurezza WhatsApp”, un quartiere in chat per dire no al degrado. Ladri, buche, cumuli di immondizia, scippi, roghi tossici. A Roma c’è Tor Sapienza, quadrante della periferia est, che da tempo sta cercando nuovi modi per combattere il degrado. “Abbiamo attivato il servizio da qualche giorno, ed è molto usato” spiega Roberto Torre del comitato di quartiere Tor Sapienza.

Lo stesso quartiere dove scoppiò la rivolta contro i migranti nel centro di accoglienza di viale Giorgio Morandi, lo stesso soffocato da anni dai roghi tossici che partono nei pressi del campo nomadi di via Salviati. E lo stesso dove è morta la ventenne cinese Yao Zhang, scippata nella stazione deserta di Tor Sapienza, travolta da un treno mentre tentava di inseguire i ladri. Ci provano ancora, dopo aver creato gruppi su Facebook, aver scritto decine di e-mail al municipio e al Comune. “Siamo abbandonati” l’eco delle parole dei residenti. Ora c’è questo numero (338.6105342) diffuso dal gruppo Fb del comitato di quartiere che invita “tutti i cittadini a memorizzare questo numero e ad inviare foto e segnalazioni sul territorio. Le segnalazioni saranno inoltrate dal Comitato a tutti gli uffici di competenza”.

Ci proveranno, ancora una volta, a sostituirsi al vuoto. Così come hanno fatto tempo fa i residenti delle Cinque Colline. Stavolta siamo a Roma sud, sulla Laurentina al confine con Pomezia. La loro battaglia contro gli incivili che lanciano sacchetti dell’immondizia a terra è stata vinta installando cartelli che avvisano: “Area sottoposta a videosorveglianza”. In attesa che qualcuno installi telecamere, sono i residenti a riprendere con gli smartphome chi abbandona immondizia. Seguono un vademecum condiviso con le forze per l’ordine. Anche loro, i residenti delle Cinque Colline, fanno ovviamente il “controllo del vicinato”.

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Periferie. Tor Sapienza a prova di accoglienza

Percorriamo il centro storico della borgata con Adriana Goni Mazzitelli, antropologa di origini uruguaiane, con un dottorato in Urbanistica all’Università Roma Tre, per la quale ha realizzato il volume ‘Vincere il confine’, ricerca frutto del lavoro di quasi cinque anni sul territorio. Quindici progetti che in forma capillare indicano i modi per recuperare spazi nel tentativo di capire le forme di convivenza e di dialogo possibili. Spesso le periferie vengono paragonate alle favelas: “Il problema è che qui non ci si occupa minimamente della cosiddette favelas – spiega – mentre da noi prendiamo atto che ci sono delle povertà strutturali e allora cerchiamo di attuare dei programmi per queste. Qui in fondo si ripetono tutte le condizioni tipiche delle favelas, dall’informalità nel lavoro alle diverse forme di precarietà. E’ una lotta tra poveri. Il 2014, con la rivolta per la gestione del centro immigrati, ha segnato uno spartiacque. Siamo di fronte ad una vera e propria banlieue”. Costeggiamo l’area militare del Sisde accanto a capannoni abbandonati e sporcizia: “Le catene della grande distribuzione si sono mangiate tutto il piccolo commercio – racconta Adriana – e anche la vita sociale di quartiere. C’era un carnevale tipico, lo spazio era molto più curato, ora sta diventando uno spazio più anonimo. Ci sono non luoghi diventati quasi esclusivamente di transito. Palazzi di nuova costruzione frutto di speculazione edilizia e che non si sono riusciti a vendere. Si rischia che questo diventi un cuore vuoto”.

Colate di cemento senza riqualificazione delle aree dismesse

“Si continua a creare volumi e non si riutilizzano gli spazi dismessi, spesso fabbriche o edifici scolastici. Siamo sotto infrazione europea per questo ma nessuno fa niente, si continua così”, lamenta Alfredino Di Fante, fondatore e segretario dell’Agenzia di quartiere Tor Sapienza, che rappresenta 23 associazioni sul territorio di cui molte onlus. Carlo Cellammare, docente di Urbanistica all’Università La Sapienza, che ci accompagna ad ogni tappa del nostro viaggio nelle periferie di Roma, insiste: “Potenzialmente ci potrebbero essere tante opportunità, sono territori dove si potrebbero insediare nuove attività senza dover andare ancora più lontano, fuori dalla città. Roma ha il grande problema di aree non riqualificate e che qui e altrove creano una sensazione di disagio e degrado”.

Un quartiere che deve ritrovare una integrazione tra sue parti sociali deve sempre ripartire dalle attività culturali. E’ un aspetto a cui tiene particolarmente la ricercatrice: “Gli anziani ci dicono che se non si ritrovano non possono risolvere i problemi di Tor Sapienza. Nel tempo i centri comunali si sono svuotati di risorse e non riescono per di più a lavorare in rete. Per esempio la biblioteca-teatro Quarticciolo è un centro bellissimo ma ormai insufficiente. Ormai ci basiamo solo sul volontariato”. E fa l’esempio virtuoso di Medellin, in Colombia, e di Torino, dove l’urbanistica sociale ha fatto passi avanti molto buoni.

Il volontariato cattolico e l’opera di prossimità

Nella parrocchia Santa Maria Immacolata e San Vincenzo de Paoli risuona con tenacia la testimonianza di Melania Nicoli, bresciana, qui da 35 anni, ex magistrato e presidente dell’associazione di volontariato “Vocators” (Volontariato cattolico Tor Sapienza) che tanto si spende per creare prossimità. Ci spiega come abbiano cominciato come propaggine della parrocchia a livello di carità immediata e in che modo dal 2000 sia cambiato completamente il tipo di approccio che veniva richiesto anche dall’insorgere di esigenze nuove. “C’è la zona tradizionale di Tor Sapienza e c’è la zona dei palazzoni”, descrive. “Io sono dell’avviso che noi non possiamo campare vicino a qualcuno che sta male ignorando il suo dolore. Abbiamo dovuto prendere atto che di là c’erano situazioni di maggior disagio ma anche di ricchezza umana, ci sono persone che vogliono stare con noi, che vogliono lavorare… non possiamo fare finta che non ci sono, e allora dobbiamo collaborare. Negli anni abbiamo realizzato una casa famiglia alla Rustica che accoglie mamme con i propri bambini, anche immigrati. In questa esperienza abbiamo avuto una risposta di straordinaria generosità da parte delle famiglie del centro della borgata. Abbiamo aperto uno sportello per problematiche legate alla coppia e alla genitorialità. In tre anni abbiamo 120-130 posizioni risolte. A inizio febbraio partirà, in collaborazione con l’associazione il Ponte, il funzionamento di uno sportello per famiglie con figli gravemente disabili”.

Razzismo?

Come la mettiamo con le accuse di razzismo che vi affibbiano?: “La gente dai cinquanta anni in su in questo momento è un po’ arrabbiata per la novità di compagine legata alla presenza di immigrati”, spiega ancora Melania. “Non c’è nessuna forma di discriminazione da parte nostra, anche se abbiamo registrato che gli episodi di vandalismo e ruberie sono aumentati molto proprio in coincidenza con la presenza più massiccia di immigrati, forse come ovunque. Ma io dico che per esempio la mia associazione ha trovato lavoro in questi anni a 640 badanti, tutte straniere. E’ che le regole devono essere comuni. Dobbiamo renderci conto che una vera integrazione si realizza nel tempo e, forse, dobbiamo realizzare che sono più maturi nell’accoglienza proprio coloro che vivono nella zona Tor Sapienza 2, nei palazzoni di via Morandi. Forse perché ‘obbligati’ a vivere gomito a gomito. Noi li vediamo invece ancora come qualcosa di molto diverso e allora dobbiamo camminare un po’. Bisogna continuare ad educare la gente. Noi ci impegniamo in questo. Magari hanno compassione di quelli che chiedono l’elemosina ma poi condannano. Dovremmo avere spazi di aggregazione per i giovani. Ripartire da lì. La sera non c’è nulla, neanche un bar aperto”.

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I deputati in missione tra periferie e campi rom. «Qui c’è il fallimento dello Stato»

A Montecitorio è stata costituita una commissione di inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle nostre periferie. Prima di Natale le prime visite a San Basilio e Tor Sapienza, presto i deputati saranno a Milano, Napoli e Palermo. Un viaggio per capire i motivi e trovare soluzioni all’esclusione.

«A San Basilio ho visto con i miei occhi il fallimento dello Stato». Pochi giorni prima di Natale, il deputato Andrea Causin ha guidato la delegazione parlamentare in alcune delle zone più difficili della Capitale. Veneziano, esponente di Area Popolare, da pochi mesi è il presidente della commissione di inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle periferie italiane. In meno di un anno, i venti deputati che ne fanno parte effettueranno una decina di “missioni”. Visiteranno le aree del Paese più colpite dal fenomeno dell’esclusione sociale, tra povertà e assenza di lavoro, solitudine e criminalità. Contesti urbani spesso mal progettati, dove è palpabile la distanza, non solo geografica, dal centro cittadino.

Lo scorso 20 dicembre si è deciso di partire da Roma. San Basilio e Tor Sapienza, due periferie difficili. «Abbiamo preparato questi incontri con grande umiltà – continua Causin – E quello che abbiamo trovato mi ha molto sorpreso». Tra palazzine occupate e discariche abusive, «finalmente ho capito perché tanta gente si sente distante dalla politica e dalle istituzioni». Territori complicati, spesso al centro delle cronache, dove però non mancano segnali positivi. Frutto dell’impegno di tanti residenti. A San Basilio i deputati hanno visitato le case popolari e si sono confrontati con le realtà che vivono quotidianamente il quartiere. Il parroco, le istituzioni del IV municipio, le forze dell’ordine, gli insegnanti e le associazioni impegnate sul territorio.

San Basilio e Tor Sapienza, due periferie difficili. «Abbiamo preparato questi incontri con grande umiltà – racconta il parlamentare – E quello che abbiamo trovato mi ha molto sorpreso». Tra palazzine occupate e discariche abusive, «finalmente ho capito perché tanta gente si sente distante dalla politica e dalle istituzioni»

Dal confronto sono emerse diverse criticità, tutte componenti dello stesso disagio. La mancanza di case e di lavoro, la solitudine e l’esclusione sociale. Senza dimenticare un tema tipico della realtà romana: la forte percezione di immobilità, diretta conseguenza di investimenti mancati e progetti mai ultimati. Sullo sfondo, un quartiere dove lo Stato sembra essersi fatto da parte. E dove il controllo del territorio da parte della criminalità è tangibile. «Io l’ho avvertito chiaramente» racconta Causin. Proprio qui, alcune settimane fa, una famiglia marocchina è stata allontanata nonostante avesse regolarmente ottenuto un alloggio popolare. Non è una storia di razzismo. Non solo, almeno. Dietro a quella vicenda, come ha raccontato ai deputati il parroco di San Basilio, si nasconde soprattutto un tema di illegalità. Il controllo del territorio, di una piazza di spaccio, da parte di un sistema che non può permettere la presenza dello Stato e l’attribuzione di case popolari attraverso regolari bandi e graduatorie.

Dopo San Basilio, Tor Sapienza. Altra periferia romana, altro territorio difficile. Qui, un paio di anni fa, si è consumata una rivolta popolare contro alcuni giovani profughi eritrei ospiti di una piccola struttura. Ancora una volta razzismo, ma non solo. La vicenda nascondeva anche un altro tema: la rivalità tra cooperative d’accoglienza e il business dei richiedenti asilo. Da queste parti la commissione ha visitato il campo rom di via Salviati. Per molti parlamentari è stata una sorpresa. Bambini nel fango, baracche, degrado, abbandono. «Uno scenario toccante – ricorda Causin – Mi sono reso conto delle condizioni subumane in cui vivono alcune persone, nelle nostre città».

Quando riprenderanno i lavori parlamentari, l’impegno della commissione entrerà nel vivo. I prossimi due mesi saranno dedicati allo studio e all’acquisizione di dati sulle principali situazioni di disagio: un’istantanea delle periferie italiane, con particolare attenzione alle grandi città metropolitane. In questa fase saranno ascoltati il presidente dell’Istat e il capo della Polizia, ma anche il sottosegretario che riceverà le deleghe per il piano periferie del governo e l’architetto Renzo Piano, che sta coordinando una grande opera di “rammendo” delle periferie. Accanto al lavoro teorico, si tornerà sul campo. Dopo San Basilio e Tor Sapienza, i membri della commissione andranno a Milano (probabilmente presso i quartieri Corvetto e Pioltello), Napoli e Palermo. Si cercherà di fotografare le maggiori situazioni di difficoltà, inquadrando le tante componenti del disagio. Quella geografica è solo la più superficiale: «Spesso ci si dimentica che la periferia è ovunque – racconta Milena Santerini, deputata di Democrazia Solidale – Centro democratico ed esponente della commissione di inchiesta – Il carcere di San Vittore è nel centro di Milano, eppure è una periferia. Dove ci sono esclusione ed emarginazione, anche quella è periferia».

Dopo San Basilio, Tor Sapienza. Altra periferia romana, altro territorio difficile. Qui, un paio di anni fa, si è consumata una rivolta popolare contro alcuni giovani profughi eritrei ospiti di una piccola struttura. Da queste parti la commissione ha visitato il campo rom di via Salviati. Per molti parlamentari è stata una sorpresa. Bambini nel fango, baracche, degrado, abbandono

Entro un anno, la commissione dovrà stilare un documento conclusivo. Un’analisi sul disagio delle periferie italiane attraverso l’esame di una serie di fattori: l’urbanistica, la composizione sociale, la disoccupazione. Ma anche la povertà ed esclusione sociale. Senza dimenticare la mobilità, le infrastrutture e il trasporto, tutti elementi che contribuiscono ad acuire la solitudine di molti quartieri. E ancora la diffusione di scuole, servizi, strutture religiose e sanitarie. Inevitabilmente, la presenza di stranieri e migranti. Ecco la prima grande sfida. «Troppe volte – continua Milena Santerini – in periferie dove mancano case, lavoro e trasporti si prende un campo rom o uno stabile occupato da rifugiati come la causa del degrado». La ricerca di un colpevole può allontanare dalla soluzione del problema. Scegliere un capro espiatorio rischia di sottostimare il disagio dei cittadini senza comprendere le tante cause del problema.

Ma si deve anche guardare al futuro. La commissione ha l’obiettivo di raccontare le esperienze positive trovate nelle periferie. Le persone e le attività che si occupano di ricucire le lacerazioni sociali, il variegato mondo del volontariato. Il documento conclusivo dovrà puntare l’attenzione sugli investimenti e la progettualità. Spesso il degrado è la diretta conseguenza dell’assenza di politiche abitative e della mobilità, della poca attenzione verso i giovani e il sociale. Ecco perché la commissione dovrà offrire spunti al Parlamento sul piano legislativo e della gestione dei fondi a disposizione. Difficile fare previsioni. Il calendario dei lavori dipenderà ovviamente dalla durata dell’esecutivo. Se il governo proseguirà il suo cammino, la commissione farà altrettanto. «In ogni caso il nostro impegno non si esaurirà a breve – racconta il presidente Causin – Un argomento così importante dovrà essere approfondito anche nella prossima legislatura».

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Ripartono le attività del progetto Semi di rappORTI a Tor Sapienza

Continua la collaborazione tra Terra!Onlus e Popica Onlus nella Roma delle periferie.
Grazie al progetto A scuola di mondo, da martedì 22 marzo riprendono le attività iniziate con Semi di rappORTI all’interno del Centro culturale Michele Testa di Tor Sapienza.

Le bambine e i bambini di Roma e di tutto il mondo proseguiranno il lavoro di recupero e gestione condivisa degli spazi verdi pubblici del Michele Testa e saranno coinvolti in attività teorico-pratoche legate alla cura dell’orto. Impareranno a capire, con l’occasione, l’importanza di una corretta alimentazione, della stagionalità dei prodotti ma anche dei processi partecipativi della nostra città, specie per i più piccoli, una possibile e reale soluzione a pericolose derive xenofobe.

Aspettiamo qualsiasi ragazza e ragazzo, bambina e bambino che voglia partecipare, al Casale Michele Testa, via Filippo de Pisis 1, ogni martedi dalle 16.30 alle 18.30.

Questo il programma delle attività:

22 marzo: Conosciamoci!

Fase di conoscenza tra i ragazzi e gli operatori, attraverso l’uso di cartelloni, disegni e giochi di interazione.

29 marzo: I semi e le stagionalità!

Impariamo le differenti tipologie di semi, le stagionalità di frutta, verdura ed ortaggi.
Prepariamo un semenzaio per il futuro orto sinergico.

5 aprile: Orto sinergico!

Conosciamo l’importanza della sinergia nell’orto.
Prepariamo un orto in cassetta che i partecipanti potranno portare a casa.

12 aprile: Progettiamo!

Con l’aiuto degli operatori i ragazzi progetteranno lo spazio e le varie tipologie di piante che costituiranno l’orto sinergico.
Pulizia e cura dello spazio all’aperto del casale “Michele Testa”

19 aprile: Piantiamo!

Nel bel mezzo della primavera si semineranno e pianteranno verdure ed ortaggi progettate nell’incontro precedente.

26 aprile: Ricicliamo e Riusiamo!

I ragazzi effettueranno un laboratorio di “Riuso” partendo da vecchi contenitori di plastica per costruire attrezzi per l’orto e non.

3 maggio: Fiori ed erbe aromatiche!

L’importanza dei fiori e delle erbe aromatiche nell’orto sinergico.
L’importanza della presenza degli animali in un orto.

10 maggio: Bordature!

Le bordature per l’estetica e per la presenza degli animaletti nell’orto.
Preparazione delle “Bombe di Semi” secondo il metodo Fukuoka.

17 e 24 maggio: Vita dell’orto!

Manutenzione, cura e abbellimento.
Come vive l’orto?

31 maggio: Raccontiamo l’orto!

In sinergia tra loro e con gli operatori i ragazzi si racconteranno e discuteranno delle attività effettuate finora con un occhio alla cura e manutenzione dell’orto sinergico.

7 giugno: Festa!

Festa di fine progetto a cui saranno invitati i genitori dei ragazzi e che si concluderà con la piantumazione di un ulivo al centro dell’area preposta all’orto.

CONTATTI: 3482693902

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Re-Block, il progetto che salverebbe le periferie

Una soluzione elaborata per il quartiere di Tor Sapienza ancora mai presa in considerazione dalle istituzioni.
In un periodo come questo, che precede le amministrative a Roma e non solo, si percepisce, diffusissima, la convinzione che nulla nel panorama urbano possa cambiare. Vari volti si alternano, più o meno carismatici, più o meno conosciuti, ma il fortissimo tasso di astensionismo manifesta che la popolazione avverte come poco rilevanti questi cambiamenti, quindi non ne partecipa.

Come dare torto a chi si astiene: fattaeccezione per l’appartenenza a una certa zona politica come può il singolo scegliere il proprio candidato? I programmi sono tutti uguali, le inadempienze sempre le stesse. In particolare, guardando più da vicino Roma, il candidato di turno a richiesta risponde “Ce ne occuperemo”, come se le soluzioni si potessero improvvisare, come se una realtà complessa come la nostra potesse essere “guarita” da due interventi promessi quasi per caso in campagna elettorale.

Ai cittadini vorremmo dare una buona notizia: se le istituzioni volessero accoglierle, le risposte e i piani d’attuazione –studiati, provati, scientifici- esistono. Oggi parleremo del più illustre tra questi, il Re-BLOCK, già annunciato alle periferie, in particolare fatto conoscere a Tor Sapienza, ma evidentemente non compreso e non fattivamente utilizzato.

re-blockProcediamo per punti al fine di tracciare una panoramica su un progetto immenso e dettagliato, ma di cui si possono fornire poche e semplici linee generali adatte anche a chi non ha le competenze e l’esperienza della docente Maria Prezioso (Espon Contact point Italia, professore ordinario di Geografia Economica e Pianificazione del Territorio, Dipartimento di scienze e tecnologia della Formazione, Università degli Studi di Roma Tor Vergata), colei che porta la filosofia di Re-BLOCK in giro per l’Europa.

– ESPON raccoglie domande e risposte

L’osservatorio europeo ESPON, attivo dal 2002, connette dati, statistiche e studi relativi alle problematiche territoriali più disparate al fine di facilitare la progettazione di strategie risolutive dei problemi oppure adatte a amplificare le potenzialità di un determinato territorio. Per fare una semplificazione, per esempio, il Presidente di uno dei nostri municipi quando si rendesse conto che il suo territorio ha caratteristiche sociali, urbanistiche e problematiche simili a una cittadina nel sud della Francia, potrebbe ispirarsi alle strategie adottate lì, o suggerire ai francesi altre osservazioni che emergono dall’analisi del nostro territorio. In questo modo la pianificazione (in campi come il cambiamento climatico, l’uso del suolo, l’energia, la demografia, l’urbanistica) parte dal basso, è studiata e perfezionata all’interno della piattaforma ESPON e è a disposizione delle istituzioni, che avrebbero serviti su un piatto d’argento i dati su cui lavorare e le idee da prendere in prestito.

– STEMA fornisce le strategie di attuazione pratica

Processo metodologico specifico che definisce le modalità di organizzazione/gestione ambientale e territoriale sostenibili – STeMA. Sintetizzato in step logici, lo SteMA può essere applicato alla scala nazionale (macro), regionale (meso) e provinciale/sub-regionale (micro). L’obiettivo è la coesione del territorio e con questa “scaletta”, chi governa può fissare gli obiettivi specifici e identificare con facilità i mezzi pratici con cui raggiungerli, anche grazie alla possibilità di calcolare i potenziali effetti di determinati atti sul territorio.

– URBACT Re-BLOCK è il risultato CONCRETO

Dieci città in zone molto diverse dell’Europa partecipano al progetto e stanno già ottenendo risultati con una serie di interventi finalizzati a promuovere una rigenerazione efficiente ed efficace degli insediamenti urbani, dei quartieri ad alta densità abitativa e degli edifici di edilizia pubblica migliorando la loro qualità ambientale attraverso l’attivazione di un processo partecipativo (vi ricordo che l’analisi parte dai territori).

Il progetto europeo Urbact Re-Block nasce circa tre anni fa da un’idea e un lavoro di sviluppo coordinato dall’Università di Roma Tor Vergata in collaborazione con oltre 40 realtà culturali, sociali e ambientali locali e punta alla riqualificazione urbana e sociale.

Il progetto non a caso è stato presentato da Maria Prezioso a Tor Sapienza, esiste in concreto uno studio e una proposta pronta per essere attuata riguardo l’area di viale Morandi e viale De Chirico, che ha ottenuto le adesioni del V° Municipio e degli Assessorati alla Trasformazione Urbana e Ambientale di Roma Capitale. Dalle aree verdi, allo smaltimento dell’amianto, all’utilizzo della ex Vittorini come punto di concentramento delle attività delle ONLUS locali e luogo di laboratori artigianali per ragazzi e spazio per papà separati.

Peccato che nulla sia realmente successo, che nessun bando per i fondi europei sia stato vinto (i progetti per la riqualificazione delle periferie sono potenzialmente a costo zero per l’amministrazione capitolina). Il progetto era stato selezionato a livello europeo come migliore piano sulle periferie insieme a quello di Malaga, mancava solo la firma di Ignazio Marino (il bando Ue prevede che sia il comune a percepire l’accredito che si impegna a usare nel progetto), ma per una serie di sfortunati eventi è rimasto nel cassetto.

“E’ come avere in tasca il biglietto vincente della lotteria e non incassarlo”, spiega il presidente dell’Agenzia di Quartiere Alfredo Di Fante. La parola d’ordine è sostenibilità e Re-BLOCK è il progetto in cui essa può essere attuata. Non possiamo permettere che la cittadinanza continui ad assuefarsi a questa disperata deriva: l’esasperazione è alle stelle e le periferie sono polveriere pronte a scoppiare alla minima scintilla. Come al solito, rimaniamo indietro (pur avendo Maria Prezioso così vicina e disponibile!).

Le risposte ai quesiti sui trasporti, sul decoro urbano, sullo sviluppo in tutti i campi sono tutte a portata di mano (e anche i fondi europei lo sono se i progetti sono validi), stiamo ancora aspettando che qualcuno se ne accorga e le faccia proprie. E’ provato e comprovato che le improvvisazioni dei nostri sindaci e gli slogan troppo distanti dalla realtà non hanno minimamente scalfito i numerosi disagi romani. E’ importantissimo che i cittadini siano informati e pretendano una pianificazione sostenibile, partecipata e interdisciplinare che cambi davvero le cose in questa città.

La nostra città non può espandersi a caso, non può essere oggetto di norme completamente sconnesse le une dalle altre, di interventi privi di logica più che mai nelle grandi città e in zone problematiche come le periferie occorre procedere con un progetto tecnicamente valido come Re-BLOCK.

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Tor Sapienza: cassonetti in fiamme per gli sfratti Ater

I rifugiati non c’entrano.

La rabbia dei residenti stavolta non ha niente a che fare con i profughi del centro di accoglienza. “Pensano di prenderci in giro? Questo è solo un modo per togliere i riflettori dai problemi veri”

Cassonetti in fiamme nella notte, istituzioni sul posto al mattino, rifugiati allontanati dal centro di accoglienza, blindati dei Carabinieri, cittadini davanti al Lory Bar. A Tor Sapienza sembra di assistere al copione di Novembre, quando nel quartiere scoppiò la rivolta contro il centro di accoglienza di viale Morandi. Ma attenzione, perché l’apparenza inganna.

Se infatti in autunno i profughi hanno fatto almeno da capro espiatorio di una periferia malata che gridava aiuto, stavolta non c’entrano nulla. La rabbia covata, quella che ha spinto qualcuno a incendiare i secchioni, ha ben altra ragione: ottanta lettere di sfratto arrivate da Ater agli inquilini delle case popolari, decine e decine tra occupanti e morosi. Decine e decine di famiglie con bambini che rischiano di restare senza un tetto. E’ questo il motivo reale. E l’estraneità dei rifugiati rispetto al gesto di protesta è chiara a tutti, anche agli amministratori.

“Non c’è stata nessuna tensione tra cittadini e ospiti del centro” ha spiegato il vicesindaco Luigi Nieri, sul posto per un sopralluogo in mattinata con la dottoressa Rossella Matarazzo, delegata alla sicurezza del Campidoglio, e il presidente del V Municipio, Giammarco Palmieri. Nessuna tensione, niente di più vero. Ma la prima mossa dell’amministrazione è andata comunque in quella direzione.

I quaranta richiedenti asilo sono stati trasferiti a notte fonda, come ha subito comunicato alla stampa l’assessore alla Politiche Sociali, Francesca Danese, sul posto dopo il rogo. “Prenderò questi ragazzi e li porterò in un posto importante della città, non posso dire quale”. Nel più breve tempo possibile e rigorosamente scortati dalla polizia, onde evitare qualunque tipo di ritorsione. La decisione di allontanarli era stata già presa e comunicata al quartiere a Gennaio, ma la stretta sul trasferimento e le parole di commento dell’assessore non sono piaciute granché ai residenti.

“E’ una sconfitta per me e per tutta Roma, li trasferiamo subito e da questa sera avranno una casa più accogliente. Non meritano questa situazione nè loro nè i residenti. Spero che questa città sappia accogliere in maniera diversa”. Già, ma questa volta non sembra esserci ragione alcuna per tirare in ballo l’accoglienza. E comunque “l’emergenza immigrazione è l’ultimo dei problemi per questo quartiere”.

Lo dicono tutti, dal Comitato di Quartiere Morandi Cremona, interlocutore delle istituzioni da mesi che proprio questo pomeriggio verrà ascoltato in Campidoglio, ai semplici cittadini seduti sul muretto del bar, che ora temono il tranello mediatico. “Ci vogliono prendere in giro? Allontanare quelli del centro non è altro che un modo di spostare l’attenzione dal problema. Li hanno cacciati nella notte facendoci passare a noi come i cattivi che non li volevamo. Ma il problema non è questo, e lo sanno tutti”.

Roberta è tra quelli che hanno ricevuto il “decreto di rilascio di alloggio di edilizia residenziale pubblica”, perché “occupa senza titolo” da novembre 2013. Due figli piccoli, disoccupata, tira avanti con l’assegno di mantenimento che le gira il marito, non può permettersi un affitto, e al di là che sia in torto e sia la prima a riconoscerlo, si aspetta almeno un accordo con Ater che preveda forme di tutela, ma soprattutto si aspetta che gli amministratori non chiudano gli occhi. “Se quello di spostare i rifugiati è un modo per togliere i riflettori dal quartiere e fare finta che tutto si stia risolvendo hanno sbagliato”. Che insomma non passi il messaggio “ora che non ci sono più i rifugiati, è tutto a posto”. Perché così non è.

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Tor Sapienza, la periferia fatta da noi

Oggi Tor Sapienza la conoscono un po’ tutti. Su quel pezzo di periferia romana si sono accesi di colpo i riflettori e per un attimo molti hanno visto cosa sono le periferie in questo momento, “savane urbane” dove si consuma una macelleria sociale senza tregua. I fatti di Tor Sapienza hanno scosso l’intera comunità locale, a cominciare dagli abitanti del complesso abitativo Morandi che si sono ritrovati al centro della scena mediatica, rimanendo in parte prigionieri dei suoi effetti superficiali.

Chi vive o lavora da anni sul territorio sa bene che quanto accaduto è il risultato del profondo disagio sociale, alimentato da diverse forme di deprivazione. Una combinazione complessa e distruttiva di fattori territoriali negativi diffusi in molte periferie. La crisi economica accentua le conflittualità e mancano le risposte in grado di incidere in maniera strutturale sulle emergenze socio-economiche di questi territori marginali.

Al Morandi, come in altre periferie a rischio, si registra una povertà urbana articolata, non solo economico-finanziaria, ma culturale e relazionale: comunità isolate con network sociali frammentati. In tale scenario è forte il bisogno di progettualità concrete che nascano dalle realtà del territorio e che siano finalizzate a superare l’isolamento rispetto al resto della città. Gli interventi organici di rigenerazione urbana dovrebbero essere il nuovo orizzonte d’azione politica, affinché vengano avviati progetti pluriennali e plurisettoriali orientati alla conversione ecologica e sociale. Sebbene ancora in fieri, un tentativo in questa direzione è il Progetto Urban Re-Block di Tor Sapienza: da circa due anni un gruppo di organizzazioni territoriali, insieme all’Università Roma Due di Tor Vergata, sta provando a elaborare un piano di azione locale di rigenerazione efficiente ed efficace degli insediamenti urbani attraverso pratiche di economia alternativa e solidale.

L’area di riferimento è il complesso Morandi a Tor Sapienza, caratterizzata da un’alta densità abitativa e dalla presenza di edifici di edilizia pubblica in forte stato di degrado. La scelta di operare nel Complesso Morandi raccoglie diverse sfide, tra cui quella di sperimentare una priorità centrale della periferia romana, cioè l’inclusione sociale anche a fini occupazionali e di riqualificazione edilizia sostenibile. L’azione ha come obiettivo il migliorando della qualità di vita dei residenti, attraverso l’attivazione di un processo partecipativo, che proponga progetti di sostenibilità ambientale e sociale e riqualificazione del territorio, a partire da interventi sulle strutture abitative fino alla progettazione di interventi di riqualificazione socioeconomica. L’idea è di elaborare, attraverso percorsi partecipati, un nuovo patto locale che definisca piani di zona territoriali, fondati sulla conversione ecologica e sociale e in cui i valori che regolano la convivenza sociale vengano definiti dal basso. Tale obiettivo, però, è realizzabile soltanto se si inizia a ripensare anche l’idea di economia locale.

Le problematiche territoriali affrontate da RE-Block sono comuni a molte periferie o insediamenti urbani, ad alta densità abitativa. In Italia sono stati mappati 167 aree simili a quella di Tor Sapienza. Al gruppo di supporto locale hanno partecipato oltre trenta organizzazioni, a dimostrazione della ricchezza del tessuto associativo locale, che è stato poco valorizzato e sempre tenuto ai margini dalla politica locale. In questi due anni, grazie ad un’analisi approfondita delle esigenze della comunità locale fondata su una metodologia partecipata, è stata ridata voce e dignità a quel fermento sociale. Sulla base di queste analisi, infatti, sono state proposte soluzioni e costruiti alcuni progetti.

Questi ultimi fanno parte del Piano di Azione Locale Morandi-Tor Sapienza, cosi come richiesto dal programma Urbact, che è in fase avanzata d’attuazione. La sintesi delle proposte aperte, emerse da questo percorso, sono riassumibili in queste linee di azione:

AreeProgettualideiWorking Groups ProgettiIndividuati  
  RIABILITAZIONE URBANA DEL COMPLESSO MORANDI Riqualificazione dell’intero complesso:scarsa o inesistente manutenzione delle strutture fisiche. 1
Riqualificazione della spina centrale, sia per uso abitativo, sia per servizi (spazi per le associazioni). 2
Azioni di efficientamento energetico: ripartire dalla proposta ATER 2007, attualizzarla attraverso le nuove tecnologie. 3
  AZIONI DI RIGENERAZIONE PER-NELLO SPAZIO PUBBLICO Riqualificazione della Scuola Vittorini per attività sociali e culturali che abbiano un effettiva ricaduta sul complesso Morandi e sul territorio di Tor Sapienza. 4
Il riutilizzo sociale ed economico dell’attuale Mercato Rionale per attività di aggregazione dei Giovani o attività mirate all’occupazione giovanile. 5
      ECONOMIA LOCALE ED INCLUSIONE SOCIALE Promuovere una filiera produttiva locale legata al settore del riuso e del riciclo, collegata ad una filiera corta artigianale che coinvolga il lavoro informale dei raccoglitori di materiali di scarto e residui solidi urbani. 6
Creare una relazione tra le attività di Agricoltura Urbana nelle aree verdi della zona e in concessione al vicino parco della Mistica con il tessuto localedi Tor Sapienza. 7
Promuovere attività culturali e di socialità utilizzando la chiave della multiculturalità e l’integrazione, attraverso il potenziamento dei Centri Culturali Municipali Morandi eMichele Testa 8
Creazione di un Centro di promozione e sostegno all’occupazione giovanile che offre servizi   diinformazione,orientamento, formazione,consulenza   per auto imprenditorialità.Creazione di un Servizio di consulenza e accompagnamentoalle piccole imprese locali   e allo start up di impresecooperative e artigianali (nel nuovo mercato)Favorire azioni di supporto allo sviluppo dell’identità “artistica” del quartiere e dell’arte come strumento di emancipazione sociale, di trasformazione culturale e di sviluppo economico.  9
  Servizio di consulenza alla progettazione per lo sviluppo locale sostenibile, inclusivo e l’empowerment di comunità 10

Il percorso progettuale che si sta delineando insieme agli attori locali può diventare un esempio di come strutturare i percorsi di rigenerazione urbana. Infatti, il processo Urbact sperimentato nell’area Morandi-Tor Sapienza contiene degli elementi innovativi rispetto alle precedenti pratiche operate nei quartieri romani, così sintetizzabili:

  • Il partenariato. Gli stakeholders individuati hanno memoria ed esperienza su ciò che è accaduto e accade nel quartiere, nonché un’effettiva capacità di comunicare e intermediare con i cittadini.
  • La giusta scala d’azione. Individuare i progetti in base alle esigenze e capacità locali, non andare fuori target.
  • La ricerca di un’integrazione degli attori istituzionali. Saper indirizzare su aree specifiche diverse competenze e risorse.
  • L’attenzione verso la programmazione Comunitaria.
  • Un approccio multi-tematico e multi-settoriale alla rigenerazione urbana che mette al centro le persone, in relazione alla dimensione ecologica e sociale della qualità del vivere.

Il processo partecipativo attuato nel Morandi sta riscontrando un notevole apprezzamento in altri paesi: è stato presentato in seminari internazionali come un percorso di definizione della progettualità locale innovativa sia nei contenuti proposti, sia nelle modalità gestionali. Intanto a Roma si fa fatica a trovare riscontri presso le istituzioni comunali, nonostante siano state più volte sollecitate a contribuire a queste progettualità mettendo a disposizioni risorse e competenze. Per questa ragione sono stati promossi diversi incontri con i cittadini, il Municipio e gli assessorati competenti, cercando di mettere assieme  possibili risorse proposte da far confluire nel piano di azione locale.

Di sicuro, per ricucire il tessuto sociale delle periferie non occorre solo coinvolgere gli enti locali, sempre più atrofizzati dai vincoli del Patto di stabilità, ma serve prima di tutto sperimentare anche dal basso nuovi strumenti per dare le gambe a piccoli progetti con cui contribuire a “superare”, qui e ora, situazioni sempre più esplosive.

Sabato 21 febbraio alle ore 16, presso la Sala Giovanni XXIII a Tor Sapienza, si terrà un incontro di presetazione del Progetto Re-block.

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La carovana delle periferie riparte da Tor Sapienza

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#romaripartedatorsapienza l’hastag scelto da Asia Usb per la mobilitazione in programma sabato 10 gennaio in viale Morandi. “È ora di mandare un avviso di garanzia a chi governa la città”

“È da Tor Sapienza che parte l’atto d’accusa delle periferie della capitale al sistema affaristico, malavitoso e parassitario che sta affamando gli abitanti della città”. Lo afferma il Sindacato Asia Usb il quale, dopo le battaglie contro la vendita all’asta delle case popolari, ha annunciato una nuova ondata di mobilitazioni che partirà proprio da Tor Sapienza sabato 10 gennaio.

PROCESSO AL GOVERNO DELLA CITTA’ – L’incontro promosso dal Sindacato si terrà in viale Giorgio Morandi, presso il Centro Culturale situato nell’area centrale all’interno dei palazzi popolari “Vogliamo partire da Tor Sapienza – scrive sul proprio sito l’associazione inquilini e abitanti – Cominciare da lì la carovana e il processo. La carovana delle periferie ed il processo al governo della città.

“Questo movimento deve unire i quartieri e le persone, deve rompere l’isolamento ed accumulare forza. Deve mettere in moto un’onda impetuosa destinata ad abbattersi su un sistema ormai senza alcuna credibilità. Il processo deve servire a raccogliere tutti gli atti d’accusa che ogni territorio scriverà contro chi governa ed ha governato Roma”.

PERCHE’ TOR SAPIENZA – #romaripartedatorsapienza l’hastag scelto per la manifestazione. Perché Tor Sapienza? “Tor Sapienza – spiega l’associazione – vanta un’origine di centro culturale, costruito da lavoratori e cresciuto sui valori dell’antifascismo. Nelle scorse settimane invece è stato descritto come un quartiere razzista che dà la caccia all’immigrato e sostiene le esibizioni odiose della destra xenofoba.

“I media hanno partecipato alla costruzione di questo stereotipo e la politica si è preoccupata di spostare il centro di accoglienza, tornando a dimenticare il quartiere per le sue tante sofferenze. Poi l’inchiesta giudiziaria su Mafia Capitale ha messo in luce come il sistema degli affari sui centri di accoglienza fosse collegato agli stessi attori che promuovevano le proteste, in un circolo infernale che favorisce la guerra tra poveri e lascia le periferie abbandonate a sé stesse”.

CASE IN VENDITA – Non mancano critiche al Piano Casa del governo Renzi. “In questa città spremuta, sfruttata e nello stesso tempo abbandonata si cala poi la paradossale scelta del governo Renzi di mettere in vendita tutto il patrimonio di case popolari. Piove sul bagnato, non solo non intervengono a combattere disagi ed esclusione sociale, ma ci cacciano di casa. La misura è colma, la periferia non può rimanere a guardare. È ora di mandare un avviso di garanzia a chi governa la città, una notifica formale che gli abitanti delle periferie stanno indagando su di loro”.

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Raoul Bova e Tor Sapienza

scusate

Tor Sapienza ci riguarda scrive giustamente in Carteinregola la nostra amica Anna Maria Bianchi (blogger romana). E riguarda in modo particolare noi di CorvialeDomani che dal 2008 abbiamo capito che dalla crisi si esce rilanciando le periferie perché, come dice Renzo Piano, è lì che c’è lo spazio, le energie, il bisogno su cui si può costruire un nuovo modello di sviluppo dopo la crisi irreversibile del modello industriale fossile.

Alfonso Pascale (politico, scrittore) nel suo articolo indica la strada di un nuovo welfare produttivo che realizzi obiettivi concreti nei quartieri periferici.

Noi di Corviale Domani abbiamo da tempo identificato questi obiettivi concreti e, dopo anni di lotte e proposte, abbiamo ottenuto che venissero inseriti nelle Linee guida dell’ATER per rigenerare Corviale.

Noi continuiamo, caparbi, a proporre temi, miglioramenti, osservazioni, progetti perché l’occasione dei lavori al palazzo ATER, finalmente assunti come priorità dalla regione, siano l’occasione per il rilancio produttivo dell’intero quadrante.

Ma di una cosa siamo assolutamente certi, e Tor Sapienza ci rafforza in questa consolidata convinzione: senza legalità e sicurezza non si fa la rigenerazione del palazzo. Ce l’hanno fatto capire i bambini con la loro accorata lettera a Cantone e don Ciotti. Ne siamo talmente convinti che su queste parole d’ordine apriremo i lavori di un seminario di riflessione e confronto che faremo al CESV (Centro servizi per il volontariato) il prossimo 4 dicembre (salva la data).

La partita ora è portare al centro del dibattito politico cittadino il tema delle periferie come occasione per sanare l’abbandono di anni rilanciando un’economia di nuovi servizi fondata sull’ambiente, il risparmio e l’autoproduzione energetica, il riciclo dei rifiuti, l’autoproduzione di cibo a chilometro zero.

Per fare tutto questo dobbiamo far conoscere le nostre lotte, i nostri progetti, le nostre idee. E’ una lotta impari contro un sistema dell’informazione concentrato solo sulle dispute di nomi tra chi saranno i prossimi assessori. Noi a questo proposito diciamo solo che al Campidoglio occorre un cambio di passo: meno vetrine e spot e più attenzione al cuore della città e dei suoi problemi. Cuore che ormai da tempo si è spostato fuori dal centro in quelle periferie dove vive e soffre la maggior parte dei romani.

E non è un caso se Scusate se esisto, ottima parabola della difficoltà di emergere per gli outsider, sia non solo ambientato ma interamente scritto sulla storia delle speranze di rigenerazione di Corviale.

Concludiamo, come nel film: “speriamo”.

https://www.youtube.com/watch?v=fDWSpqQiH4I