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Commento alle linee guida ANAC per affidamento di servizi a enti di terzo settore e alle cooperative sociali

Relativamente alla richiesta avanzata dal Comune di Roma Capitale di avere un contributo sulla proposta di Linee guida dell’ANAC per l’ affidamento di servizi a enti di terzo settore e alle cooperative sociali il Forum del Terzo Settore del Lazio acclude qui di seguito i pareri del Comitato scientifico del Forum TS Lazio, del Mondo della Cooperazione sociale (AGCIsolidarietà, FEDERSOLIDARIETÀ-CONFCOOPERATIVE e LEGACOOPSOCIALI) e della coop sociale il Grande Carro.

CONTRIBUTO DEL COMITATO SCIENTIFICO DEL FORUM TS LAZIO

il contributo del documento ANAC mi sembra si collochi nella linea di assicurare una riflessione importante che cerca di dare una base comune di riferimento giuridico e operativo per chi opera come pubblica amministrazione e come Terzo settore nell’ area degli interventi di welfare.

Questo vuol dire che, come tu proponi, si tratta di una linea da apprezzare e condividere. Ciò non vuol dire,però, accettarne pedissequamente l’ impianto senza evidenziare alcune, a mio giudizio,  gravi lacune.

A tale riguardo mi permetto di far presente:

  1. Mi pare contenutisticamente grave che un documento di codesta Autorità usi il termine NO PROFIT. Non è una questione banale perchè bisogna spiegare che gli organismi di Terzo settore debbono prima di tutto operare con obiettivi di utilità collettiva e debbono poter almeno pareggiare le uscite con le entrate, includendo anche le quote di ammortamento dei capitali investiti. Se riescono a produrre profitti, questi debbono essere reinvestiti nelle attività svolte. Se si chiude l’ iniziativa essa deve essere conferita ad analoga realtà di utilità collettiva senza scopo di privata speculazione Perciò si deve parlare di NON PROFIT che testualmente vuol dire che si opera non per finalità di profitto.
  2. Nel documento non si tiene conto della fondamentale distinzione tra soci lavoratori e dipendenti. Anche l’ Istat non evidenzia questa diversità. Anche se interpellato verbalmente assicura che i dati sono stati raccolti dal Censimento. Questo aspetto va adeguatamente tenuto in evidenza se non altro perchè gli organismi a carattere mutualistico sono quelli caratterizzati da una significativa presenza di soci lavoratori. Non solo: la partecipazione numerosa di soci lavoratori assicura un coinvolgimento più stringente delle persone impegnate. Questo aspetto dovrebbe essere considerato nella normativa in questione quale elemento qualificante.
  3. Non si prende in considerazione la possibilità di lasciare all’ utenza la facoltà di scegliere tra varie offerte omologate dalla Pubblica Autorità. Non è sempre possibile praticare questa linea ( per esempio nel caso dell’ accoglienza degli emigranti ) , ma quando lo è permette di realizzare delle politiche di sostegno sulla base del reddito del nucleo familiare di tutti gli aventi diritto.

Tutto ciò implica:

– un cambio positivo della pubblica amministrazione che deve sempre più caratterizzare il proprio impegno nella funzione di analisi dei bisogni e della domanda per i vari territori ( coinvolgendo gli organismi del Terzo settore ) e di programmazione;

– la restituzione all’ utenza della funzione di scelta tra le varie opzioni poste così in concorrenza tra loro con lo stimolo di puntare sulla qualità e la soddisfazione del cliente (da verificare sulla base di campionamenti );

– la competenza tecnico ispettiva per l’ omologazione delle varie strutture di servizi preposte alle differenti offerte sempre da parte della Pubblica Amministrazione;

– la conseguente eliminazione della necessità di bandire gare.

CONTRIBUTO DI LEGACOOPSOCIALI E FEDERSOLIDARIETÀ-CONFCOOPERTIVE

Proposte alle Linee Guida ANAC per l’affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali – documento di consultazione

Si sottolinea, in premessa, la massima condivisione del percorso avviato dall’ANAC con l’adozione delle Linee Guida ANAC per l’affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali poste in consultazione. Le linee guida ANAC sono senz’altro un’occasione di valorizzazione del ruolo del Terzo Settore e della cooperazione sociale.

  1. Una prima osservazione riguarda il fatto che ad oggi la Regione Lazio non ha ancora approvato la disciplina regionale attuativa della legge 328/2000 e, pertanto, mancano alcuni presupposti richiamati nel documento di consultazione dell’ANAC per l’affidamento dei servizi terzo settore e alla cooperazione sociale. Pertanto, non sono stati adottati specifici indirizzi per regolamentare tra i rapporti tra Comuni e soggetti del Terzo settore: questo elemento sulla quale si base gran parte dell’impianto delle linee-guida, non è di poco conto
  2. E’ molto importante il riferimento delle Linee Guida dell’ANAC alla programmazione nell’organizzazione dei servizi, richiamata dal documento come strumento fondamentale per garantire trasparenza dell’azione amministrativa e la prevenzione della corruzione. Questo porta a varie problemi. Spesso non c’è parità di trattamento tra gli stessi cittadini romani residenti in Municipi diversi e le procedure di affidamento sono tra le più variegate, non programmate anche se necessarie, con carattere di urgenza e non sempre rispettose del Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs. 163/2006) e della legge 328/2000.
  3. La reale partecipazione attiva e la collaborazione tra enti locali e terzo settore possono essere un efficace strumento sia per l’efficace risposta ai bisogni dei cittadini, sia per evitare distorsioni e fenomeni di corruzione. Auspichiamo che si inserisca nelle Linee guida la raccomandazione all’attivazione e al reale coinvolgimento del terzo settore ai piani di zona. La partecipazione delle organizzazioni di rappresentanza del terzo settore è un altro presupposto delle linee guida mancante a livello regionale, anche a causa del suddetto vuoto normativo; la richiesta di partecipazione è infatti spesso lasciata alla libera iniziativa dei singoli amministratori e non è finalizzata alla valorizzazione del ruolo di co-progettazione. In relazione al percorso individuato per la realizzazione di interventi in co-progettazione, si condivide che sia una procedura idonea per gli interventi innovativi e le 4 fasi individuate nelle Linee guida.
  4. Si ritiene importante, in relazione alla previsione della legge 328/2000 che stabilisce che oggetto del servizio sia l’organizzazione complessiva del servizio, il riferimento ai chiarimenti contenuti nella Circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 11 febbraio 2011, n. 5 con la “tolleranza zero” per gli appalti non genuini, visti come una delle forme peggiori di sfruttamento del lavoro. La circolare individua criteri di qualificazione in forza dei quali un appalto può essere definito come genuino richiamando l’art. 29 del d.lgs. n. 276/2003 secondo il quale «il contratto di appalto, stipulato e regolamentato ai sensi dell’articolo 1655 del codice civile, si distingue dalla somministrazione di lavoro per l’organizzazione dei mezzi necessari da parte dell’appaltatore, che può anche risultare, in relazione alle esigenze dell’opera o del servizio dedotti in contratto, dall’esercizio del potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizzati nell’appalto, nonché per la assunzione, da parte del medesimo appaltatore, del rischio d’impresa».
  5. Auspichiamo che le linee guida ANAC, ampiamente condivisibili nel loro impianto generale, possano essere un utile strumento di sollecitazione all’approvazione del disegno di legge regionale n. 88/2013, in cantiere da troppo tempo, e senza il quale queste linee potrebbero franare su un terreno impervio.
  6. Molto interessante ed appropriata ai fini non solo di un’adeguata concorrenza ma anche di un equo riconoscimento dei costi, la distinzione che viene fatta nell’ambito di strutture di accoglienza sui servizi di accoglienza ai rifugiati e agli immigrati, tra il possesso della struttura e la sua gestione. Questa distinzione apre nuovi scenari anche per i servizi semiresidenziali, oggi infatti le tariffe non tengono conto della differenza di costo tra gestori che dispongono di strutture proprie e gestori che usufruiscono di strutture pubbliche, creando condizioni di favor per i secondi. Riteniamo quanto mai opportune le osservazioni del documento di consultazione in particolare all’importanza della fase programmatoria e condividiamo le proposte ivi contenute, segnalando che superata la fase di presa in carico successiva all’arrivo degli immigrati, il modello di accoglienza e integrazione che garantisce migliori risultati è quello in centri di dimensioni ridotte.

CONTRIBUTO AGCI – Associazione Generale Cooperative Italiane

 Le Linee Guida aprono con una sintetica rivisitazione dello stato dei rapporti delle relazioni e degli affidamenti nei riguardi degli enti del terzo Settore, sottolineando la complessità di organizzare una modalità complessiva delle regole  a  fronte di una forte diversificazione delle nature dei soggetti e  delle azioni in essere.

Riteniamo che il percorso delineato non possa essere se non una iniziale valutazione e indicazione essendo in questo momento in discussione avanzata presso il parlamento la riforma del Terzo Settore, la riforma del Codice degli Appalti e delle Concessioni che il Legislatore emanerà per il recepimento delle Direttive UE.

Sarebbe di grande chiarezza se come inserito nella lettera o) AC 3194  l’ANAC fosse dotato di potestà di indirizzo, di elementi standard quali bandi tipo, contratti tipo, con efficacia vincolante.

  1. Presupposto indispensabile ad una partecipazione trasparente e condivisa resta la partecipazione effettiva degli Organismi di Terzo Settore ai Piani di Zona nella fase di programmazione e pianificazione (art 19 328/00); tale partecipazione è il presupposto della attivazione coerente della co-progettazione e del superamento del superamento dello “strumento gare” attraverso la partecipazione pubblico-privato in cui comprendere EE.LL., Organismi di Terzo Settore e Cittadini/Utenti.
  2. Per quanto previsto dal dcpm 30 marzo 2001 e evidente anche per giurisprudenza, la scelta dell’offerta economicamente più vantaggiosa con l’esclusione, dall’affidamento dei servizi sociali, del massimo ribasso (TAR Piemonte Sez. I 06/02/12 n.153); si afferma la specialità della disciplina della 328/00 nei riguardi del codice degli Appalti e l’attivazione della delega alle Regioni di legiferare sui criteri di affidamento dei servizi sociali (art. 117 Costituzione); anche nella citata AC 3194 si stabilisce l’uso esclusivo del criterio della oepv.
  3. Qualora si perseguisse in ogni caso l’espletamento di gare, va ribadito che oggetto dell’appalto sia la organizzazione complessiva del servizio come da Circolare Ministero del lavoro n.5 11/02/11  definendo la “tolleranza zero” per gli appalti non genuini; la circolare individua criteri di qualificazione in forza dei quali un appalto può essere definito come genuino richiamando l’art. 29 del d.lgs. n. 276/2003 secondo il quale «il contratto di appalto, stipulato e regolamentato ai sensi dell’articolo 1655 del codice civile, si distingue dalla somministrazione di lavoro per l’organizzazione dei mezzi necessari da parte dell’appaltatore, che può anche risultare, in relazione alle esigenze dell’opera o del servizio dedotti in contratto, dall’esercizio del potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizzati nell’appalto, nonché per la assunzione, da parte del medesimo appaltatore, del rischio d’impresa».
  4. Riteniamo sia da chiarire con affermazione piena che le Associazioni di Volontariato non possono partecipare a procedure di appalto per gli affidamenti dei servizi sociali, ma svolgere interventi complementari ai servizi; si aggiunge che ove venga privilegiato l’indicazione dell’art.19 della 328/00 attraverso la co-progettazione e la partecipazione pubblico privata, ogni soggetto attivo potrebbe secondo proprie specificità essere pienamente attore della qualità sociale territoriale.
  5. I trattamenti economici previsti fanno riferimento al CCNL più rappresentativo e quindi quello sottoscritto da AGCI Solidarietà, Confcooperative-Federsolidarie
  6. Sulla valutazione delle offerte e delle anomalie non si condivide la giurisprudenza che attribuisce alle tabelle, in relazione agli appalti dei servizi sociali un valore meramente ricognitivo; riteniamo che il costo del lavoro non sia derogabile (abrogazione lettera g) art. 87 Lg. 106/11 e comma 3 medesimo articolo);
  7. Per l’attribuzione del dei punteggi al prezzo con il sistema OEPV si evidenzia come l’allegato P del regolamento attuativo del Codice degli Appalti sviliscono gli aspetti qualitativi in contraddizione con tutti i presupposti legislativi e politici che sono alla radice dei servizi sociali. Segnaliamo che le diciture “servizi aggiuntivi” nei bandi si traducono in ribassi surrettizi della qualità e del costo del lavoro.
  8. Si condivide che i requisiti di moralità, art.38 del Codice debbano essere previsti quali requisiti di partecipazione inderogabili.
  9. In relazione alle limitazioni territoriali si ritiene la territorialità elemento specifico di qualità da inserire nella valutazione qualitativa della OEPV.
  10. In relazione agli Albi delle Cooperative Sociali si ritiene siano requisito fondamentale della qualità della Cooperativa e quindi vadano poetenziati.
  11. In quanto al calcolo delle Cooperative Sociali B dei soggetti svantaggiati si richiama la Circolare del ministero del lavoro n.188 del 17/06/94.
  12. Rispetto alle convenzioni ex art. 5, comma 1 381/91 si precisa:
  • Rispetto alle procedure di selezione previste dagli art. 124 e 125 del d.lgs. 163/06, che si condivide, va comunque specificato che non si applicano altri obblighi previsti dai suddetti articoli in ragione della deroga prevista dal Legislatore per le convenzioni pertanto andrebbe specificato che le procedure di selezione sono quelle previste dal comma 6 dell’art. 124  e dal comma 11 dell’art.125.
  • Si condivide che il progetto personalizzato è il cuore ed il centro dell’attività imprenditoriale della Cooperativa Sociale B e quindi deve essere sempre presente in rilevanza quale progetto di inserimento lavorativo personalizzato ed elemento sostanziale di valutazione nella OEPV e nella verifica degli obbiettivi prefissati.

CONTRIBUTO COOP SOCIALE IL GRANDE CARRO

Per quanto attiene il documento ritengo che la tematica dell’inclusione socio-òlavorativa di alcune categorie di soggetti svantaggiati andrebbe trattata in maniera più approfodita.

Non ho competenza per affrontare l’argomento sotto il profilo “giuridico”, del diritto amministrativo e delle procedure. Posso esprimermi con affermazioni di massima che trovano riscontro in dati empirici e in dati di indagine documentabili

Quello che so è che alcune categorie di svantaggio (es. pazienti psichiatrici, disabili, ecc.) non potranno mai avere risposte istituzionali adeguate se non si hanno presenti le questioni sul tappeto.
a) La questione “clinica”: non ci può essere progetto terapeutico- riabilitativo sensato che non tenga conto della dimensione lavorativa (come questione “intrinseca” e non come un punto di arrivo di altri passaggi – altrimenti è una chimera che non arriva mai!);
b) la questione “appartenenza e continuità terapeutica”): per queste categorie di cittadini il lavoro non è semplicemente esecuzione di un compito, reddito, ma anche identità, empowerment soprattutto nel senso di appartenenza ad un gruppo e ad una progettualità collettiva. Centrale è la continuità con l’eventuale esperienza formativa e con gli “operatori di tutoraggio”;
c) la questione “portata del fenomeno”: studi recenti testimoniano che percentuali tra il 70 e il 90% di persone con sabilità e di persone con problemi psichiatrici (con cartelle aperte presso i servizi preposti) sono esclusi dal mercato del lavoro. Le poche risposte di inclusione socio lavorativa per queste categorie sono dovute per circa il 75% all’impegno delle cooperative sociali di tipo b);
d) la questione “economica”: la possibilità di condurre esperienze di inclusione socio- lavorativa riducono notevolmente i costi sociali (in particolare ad esempio i costi per ricoveri ospedalieri).
Nel documento tutte queste questioni sembrerebbero “implicitamente” essere rimandate alla soluzione dei “laboratori protetti”, ma per le informazioni in mio possesso attualmente questo versante è poco conosciuto e le esperienze romane di inserimento al lavoro di disabili e pazienti psichiatrici appartengono piuttosto alla matrice delle cooperative sociali di tipo b (ex coop. sociali “integrate” in base alla normativa della legge regionale 9/87) piuttosto che a quella della matrice “laboratorio protetto”. Andrebbe come minimo precisato meglio o dotarsi di meccanismi di transizione che consentano di non perdere i pochi posti di lavoro prodotti nel corso di questi anni.
PER ALCUNE CATEGORIE DI SVANTAGGIO, A MIO AVVISO, RIMANE IRRISOLTA LA QUESTIONE DELLA PROTEZIONE DEL MERCATO.

Lettera AGCI Lazio

Comunicato stampa delibera Sabella

Documento di risposta su delibera appalti Comune di Roma

 

Fonte : tiresiapress.it apri l’articolo originale



Lettera aperta a Nicola Zingaretti #due

Caro Presidente,

Le scriviamo per rappresentare alla Sua attenzione la grande opportunità di aumentare la qualità delle relazioni tra il Terzo Settore operante nella regione Lazio e l’organismo politico e amministrativo da lei rappresentato, così come già avviene in altre Regioni italiane che hanno codificato legislativamente tali relazioni. Una per tutte la legge della Regione Liguria.

Nel nostro territorio sono mancate le importanti funzioni legislative, di indirizzo, programmazione e pianificazione della Regione, cioè gli alti compiti che la Costituzione affida alle Regioni e che un regionalismo maturo avrebbe dovuto assumere come massimo obiettivo da affermare.

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una mancanza di visione istituzionale e di lungimiranza politica che ci fa ritrovare negli ultimi posti tra le Regioni in Italia. Le ragioni sono tante e complesse: lo status eccezionale di Roma, il suo peso e le sue contraddizioni sul territorio regionale, una visione ristretta all’amministrazione quotidiana e spesso alla pura emergenza, un prevalere di interessi di parte e, a volte, personali.

In questo contesto, il Terzo Settore è cresciuto e si è radicato nel tessuto civile ed economico della Regione come ha potuto, tentando di interpretare bisogni, di sperimentare proposte di welfare, salute, integrazione sociale e modelli educativi, di tutelare i diritti dei consumatori così come i diritti dei deboli, di confortare e accompagnare vite dolenti, di salvaguardare l’ambiente e lo sport non agonistico e, non ultimo, di promuovere la legalità. E ciò senza una legge quadro che permettesse una coerente azione di indirizzo e di azione, senza una chiara definizione dei ruoli, subendo una invasività della politica locale e una lettura spesso legalistica o formale, qualche volta arbitraria della pubblica amministrazione.

Siamo cresciuti e di questo si è avvantaggiata la cittadinanza e la qualità civica e partecipativa dei cittadini che hanno trovato possibilità di auto-organizzazione per fronteggiare i loro bisogni profondi. Siamo cresciuti anche senza leggi e regole di indirizzo in una devastante difformità di comportamento degli enti locali,  così come delle ASL.

Secondo l’Istat nel Lazio negli ultimi dieci anni siamo cresciuti del 33.5% come numero di organizzazioni e del 42,8% come numero di addetti rappresentando il 5,6% della forza lavoro regionale, anche se non siamo pagati per i servizi resi e se sono mancati criteri certi e profili professionali per il lavoro sociale.

Nel breve tempo della Sua presidenza abbiamo sentito con fermezza che il clima stagnante era stato messo da parte. Stiamo assistendo finalmente a una gestione corretta dei fondi, a un risanamento dei conti, soprattutto della sanità, a uno sforzo immane per risalire la china portando il Lazio tra le regioni virtuose. Stiamo assistendo a un ripensamento della organizzazione amministrativa e la spinta verso una integrazione socio-sanitaria ne è testimone.

Le notizie di cronaca provenienti dall’indagine della Procura di Roma denominata “Mondo di mezzo” indicano all’opinione pubblica i gravissimi comportamenti e le responsabilità di esponenti di alcune,  pochissime, cooperative sociali. L’indagine che vede la nostra condivisione e consenso fotografa reati e illeciti intollerabili, specialmente perché rivolti verso soggetti deboli.

La stragrande parte della famiglia del Terzo Settore ne è ferita e stupita. È questo il messaggio che vogliamo portarLe: lo stupore e la ferita di tanti operatori sociali, di tante organizzazioni di Cooperazione Sociale, di Associazioni di Promozione Sociale, di Volontariato che sentono in tutto ciò la negazione della loro scelta di vita e il contrario di tutto ciò per cui si sono impegnati e si impegnano quotidianamente.

La Regione Lazio, con lungimiranza ha promosso e sottoscritto un Patto per la Legalità con i soggetti imprenditoriali tra cui anche quelli di Terzo Settore. Alla luce dei fatti emersi, sentiamo l’urgenza di approfondire quel patto, perché vada allargato a tutto il Terzo Settore includendo così Associazioni e Volontariato che possono dare un grande contributo per contrastare quella cultura dell’illegalità nella quale prospera la corruzione e la presenza malavitosa.

È evidente che le responsabilità sono personali, sia nel Terzo Settore che nella imprenditoria, sia nella politica che nella pubblica amministrazione, ma regole chiare e fattive,  pianificazione delle risorse, tempi certi nei pagamenti e comportamenti coerenti, definizione delle competenze, chiarezza degli obbiettivi e controllo e verifica dei risultati, cioè una buona amministrazione, asciugano l’area grigia in cui discrezionalità e cattivi comportamenti allignano. Ci sono molte cose positive a livello legislativo che vorremmo condividere con Lei per accelerare il passo di alcuni provvedimenti, per ipotizzarne di nuovi, per dare un merito ai tanti operatori che con loro sforzo e impegno personale hanno aumentato la qualità di vita nella Regione.

Gianni Palumbo  [portavoce@terzosettorelazio.it]

Eugenio de Crescenzo [eugenio.decrescenzo@agcilazio.it] Vice presidente regionale AGCI

Roma, 5 febbraio 2015

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Lettera aperta a Ignazio Marino #uno

Caro Sindaco,

Le scriviamo una lettera aperta sulla cooperazione sociale, parte vitale e importante del terzo settore, che ha provato in questi giorni dolore e stupore per le ferite inferte al suo nome provenienti dalle notizie e dai fatti accertati dalla Procura della Repubblica di Roma nell’inchiesta denominata “Mondo di mezzo”.

Dolore e orgoglio per tutta la cooperazione sociale che non ha mai utilizzato tali sistemi, che non ha mai pensato il proprio agire come un “affare” da praticare sulla pelle dei deboli e degli esclusi, che non ha mai praticato la corruzione come un sistema per la soluzione dei nodi nei confronti con la Pubblica Amministrazione e con la politica.

Lei rappresenta il vertice dell’organizzazione territoriale che permette la libertà di agire dei cittadini nei processi amministrativi e la legittimità delle scelte economiche della comunità. La legalità e la trasparenza degli atti di Roma Capitale, sono il presupposto della convivenza e della partecipazione democratica dei cittadini romani al governo della città.

Pensi come si deve sentire nell’animo un dirigente, un impiegato, della Sua amministrazione, onesto e diligente, appassionato del proprio lavoro, della propria funzione pubblica – ne conosciamo tanti che onorano il Comune da Lei rappresentato – quando scopre che un proprio collega, nello stesso servizio, svolgeva una funzione ambigua o disonesta. E si ritrova confuso, nell’immaginario dei cittadini o nella comunicazione, in un unico insieme di sospetto e malaffare.

Lei sa che la cooperazione sociale opera in questa città da quarant’anni, già prima della creazione della legge 381/91. In questo lungo periodo è stata un punto di riferimento culturale, di promozione politica, di libertà e tutela dei diritti dei deboli, insieme al volontariato e all’associazionismo di promozione sociale. Quindi non vogliamo essere confusi con gli errori profondi compiuti da alcuni suoi dirigenti.

Oltre mille cooperative sociali insieme al volontariato e all’associazionismo di promozione sociale producono assistenza alle persone e inclusione lavorativa di soggetti fragili.  Nella regione Lazio, decine di migliaia di soci/lavoratori, operatori sociali, incontrano centinaia di migliaia di cittadini/utenti, spesso i più deboli, raggiunti quotidianamente, incontrati, confortati, accompagnati nelle loro vite.

Chiediamo quindi con forza di non essere confusi con scelte illegittime o illegali di alcuni, di pochi, che emergono dall’inchiesta. Le cooperative sociali oneste, corrette, competenti, la stragrande parte, sono le prime danneggiate da questi episodi, così come tutte le realtà di terzo settore.

La Sua scelta di presentare alla città un nuovo profilo nella Giunta allontanando ogni possibile contiguità con questo fenomeno malavitoso, aprendo una nuova fase nell’organizzazione amministrativa e negli indirizzi dell’ente locale, anche in attivazione della nuova Città Metropolitana, ci vede al suo fianco.

La Sua scelta di affidare una grande responsabilità all’assessore Danese per le politiche sociali – una personalità conosciuta da tutti nella città, competente e illuminata, una operatrice sociale, una dirigente nazionale del terzo settore – ci ha sollevato l’animo.

Alcune delle cause che hanno generato le gravissime violazioni vanno ricercate nella tendenza, sempre più frequente nell’amministrazione, a operare nell’emergenza ripetuta, oltre all’assenza di pianificazione e la mancata selezione dei migliori.

Le chiediamo quindi un incontro al più presto, insieme all’assessore Danese, per rilanciare le relazioni tra Roma Capitale e la cooperazione sociale, per approfondire la correttezza delle relazioni amministrative, correggendo storture che con evidenza si sono prodotte e riaffermando la dignità del lavoro sociale nella città anche attraverso un grande progetto di qualità urbana e inclusione sociale

Noi, come cooperazione sociale e forum del terzo settore ci costituiremo parte civile nel dibattimento che seguirà a tutela dell’onorabilità delle cooperative sociali e dei soci/lavoratori.

Noi abbiamo già iniziato una riflessione interna sui sistemi di selezione degli associati e dei dirigenti.

Noi non faremo sconti a nessuno in rappresentanza e tutela di una storia che ha reso più vivibile la qualità della vita nella nostra e nella Sua città.

In attesa di un Suo riscontro, porgiamo distinti saluti.

Forum Terzo Settore Lazio

Gianni Palumbo [portavoce@terzosettorelazio.it]

Eugenio De Crescenzo [eugenio.decrescenzo@agcilazio.it] [Vice presidente regionale AGCI]

Roma, 26 gennaio 2015

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Dopo Mafia Capitale il Terzo Settore deve produrre innovazione sociale

Alcune cooperative sociali sono coinvolte in “Mafia Capitale” e l’opinione pubblica tende ora a identificare il mondo del non profit come luogo del malaffare e della criminalità organizzata. Sarà lunga e faticosa la strada da percorrere per restituire la reputazione al brand del Terzo Settore. Non si tratta solo di scartare qualche mela marcia ma di produrre un cambiamento che riguarda tutti. Mutare regole e comportamenti.  Come è potuto accadere che i servizi sociali destinati ai più deboli diventassero il terreno privilegiato del fenomeno mafioso? Come mai alcuni dirigenti di cooperative son potuti diventare protagonisti di un intreccio malavitoso così ripugnante con esponenti della pubblica amministrazione e con bande criminali? Cos’è che non funziona nel mondo del sociale? Per rispondere a questi interrogativi il 21 gennaio si svolgerà a Roma l’Assemblea del Forum del Terzo Settore del Lazio. Sarà l’occasione per aprire una riflessione a tutto campo nel mondo del non profit su quanto è venuto fuori con l’inchiesta giudiziaria. E, nel contempo, l’avvio della ricerca di soluzioni sui servizi sociali delle periferie di Roma.

Il comitato scientifico del Forum ha predisposto una traccia di discussione, i cui punti sono i seguenti:

1. Quanto è successo a Roma è frutto di un intreccio mafioso tra funzionari pubblici e dirigenti di cooperative (per lo più sociali) basato sulla realizzazione di servizi pubblici.

2. Perché si può parlare di mafia? Quali valori negativi emergono? Quali contromisure possono essere prese (sia di breve che di medio periodo)?

3. In prima analisi si può affermare che: nella nostra società non si è mai fatto nulla di davvero efficace per promuovere il merito, che potrebbe essere antidoto contro la corruzione. Non basta richiamarsi al merito, ma si deve stabilire come lo si vuole perseguire. La corruzione non si estirpa solo con la repressione. Forse anche a causa di un’ipertrofia normativa, si ricorre troppo spesso a procedure d’emergenza che eludono gli iter di garanzia (sia le normative nazionali che quelle comunitarie, recentemente rimodulate). Si è in assenza di una progettazione condivisa tra gli attori in gioco e la pubblica amministrazione in un quadro programmato e di ampio respiro. Servono iniziative capaci di prevenire il diffondersi della mafia, attraverso il ricorso alle istituzioni e ai corpi intermedi. Servono iniziative finalizzate a dare le adeguate garanzie e protezione a chi ricorre alla giustizia. La mafia si diffonde con più facilità dove c’è povertà, l’Italia per certi aspetti è un paese sottosviluppato. Per invertire la tendenza, il non profit e l’innovazione sociale possono avere un ruolo estremamente importante. Sarebbe utile avviare un percorso d’ascolto sia interno al Forum che rivolto alla società. Così come non si può demonizzare tutto il Terzo Settore per colpa di alcuni casi, non si può neanche affermare che tutto ciò che si trova nel Terzo Settore sia necessariamente sano. Si deve valutare caso per caso avvalendosi dei giusti strumenti interni ed esterni. Serve maggiore trasparenza nella gestione delle organizzazioni non profit. Questa potrebbe esser perseguita ad esempio anche con strumenti tipo bilancio sociale, certificazione di terzi, ecc. Il Forum Terzo Settore (FTS) Lazio si deve dotare di una “Carta dei valori” e ogni organizzazione aderente vi si deve conformare redigendone una propria; dopodiché il FTS-Lazio deve raccogliere tutte le “Carte dei valori” e gli Statuti degli aderenti.

4. Si invita a riflettere su: quale deve essere il ruolo del Forum Terzo Settore? Si deve intervenire sulle singole organizzazioni o su quelle di rappresentanza? Così come è attualmente configurata, la vigilanza funziona? Lo strumento della revisione è sufficiente e/o adeguato? Il FTS-Lazio potrebbe supportare dei progetti territoriali pilota da realizzare in alcune periferie romane per promuovere: la partecipazione, la coesione, lo sviluppo locale, la legalità e l’integrazione? Si possono individuare delle politiche regionali e nazionali che diano un orizzonte d’investimento al Terzo Settore e che rimettano al centro dell’economia dei servizi la valorizzazione della cittadinanza come spazio comune politicamente sano? Si può sviluppare una politica sociale basata sull’aiuto diretto a soggetti che con la propria libera preferenza scelgano i servizi (standardizzati e certificati) di cui fruire?  L’uso dei voucher può essere uno strumento per limitare la corruzione?

È da augurarci che su questi temi si sviluppi un dibattito intenso con l’apporto di tutti i protagonisti del Terzo Settore: dirigenti, operatori e utenti. Ma senza chiuderci nel nostro mondo. Bisognerebbe coinvolgere le periferie di Roma e l’insieme dei sistemi locali in modo intersettoriale e interdisciplinare. Solo in questo modo la diagnosi potrà essere veritiera e la cura potrà produrre risanamento e innovazione sociale.

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Progetto ecopark a Corviale

zero wasteprogetto di Eco-parco a Roma, proposta innovativa da inserire nell’ambito del concorso internazionale per la Rigenerazione di Corviale che sarà presentato da ATER Roma

progetto di ecopark a corviale




Io cambio, io collaboro

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Eugenio De Crescenzo (presidente Agci solidarietà Lazio)

 

 

 

 

 

 

Roma, 11 novembre 2014 si è svolto presso la CCIAA nella sala del Consiglio, in Via del Burrò 147 il seminario organizzato dall’Osservatorio non Profit. Le nuove opportunità si generano nell’economia sociale e collaborativi? Ne hanno discusso Lorenzo Tagliavanti, vicepresidente della CCIAA di RM, Giuseppe Roma, Direttore del CENSIS, Maurizio Marotta Coordinatore dell’Osservatorio sul non Profit.

Una proposta operativa è stata presentata da Pino Rozzo: la collaborazione tra Profit, non Profit e e Pubblica Amministrazione con la presentazione di un manuale e la esposizione di buone prassi:

  • Il progetto Jump to sustainability a cura di Gabriella grandi
  • Il progetto SPQworRK a cura di Tommaso Spagnoli
  • LUDUS un modello della rete dei Nidi convenzionati di Roma Capitale

Moderati da Eugenio de Crescenzo, vicepresidente di AGCI Lazio, si sono succeduti gli interventi del Vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio, dell’Amministratore Delegato Banca Prossima Marco Morganti, della vicepresidente CSVnet Francesca Danese, del Portavoce del Forum Terzo Settore Lazio Gianni Palombo, e del Presidente di Legacoop Lazio Stefano Venditti.

La sala è stata molto partecipata e interessata.

Il percorso di analisi e di indirizzo svolto nell’Osservatorio ha portato alla elaborazione di un modello operativo di collaborazione tra profit, non Profit e Pubblica Amministrazione. Dove ciò è reso possibile dalla capacità di ascoltarsi e collaborare si genera una economia sociale e condivisa che utilizza tecnologie innovative in alcuni casi, in altri ripercorre i saperi e i mestieri cambiando e scambiando, fa emergere le gradi potenzialità dal cambiamento di una regola che permette l’investimento e la gestione di servizi pubblici da parte di soggetti privati come è accaduto nella Rete dei Nidi Convenzionati, permette l’affermarsi di una economia condivisa, dando a soggetti giovani o in difficoltà Autonomia – Identità – e trovando nella Comunità il luogo di una possibile realizzazione di se stessi. In questi delicati passaggi il ruolo del terzo Settore appare cruciale per la sua capacità di essere vicino ai percorsi di coesione sociale e di sostenibilità.

Il dato identitario  generato nella promozione di investimenti sociali produce effetti in relazioni positive e in forti motivazioni, così precisa l’Amministratore Delegato di Banca Prossima Morganti citando il dato della restituzione dei capitali affidati al 98 % pur avendo di fatto allargato le condizioni di credito con nuove regole dedica al contesto del Terzo Settore.

L’elemento della relazione coltivata e della partecipazione gratuita del Volontariato produce poi azioni come nella Impresa Cooperativa  come quella di non privatizzare la ricchezza prodotta dall’azienda di farne la sua forza privilegiando l’investimento e la qualità.

La proposta diventa progetto e  fuori uscita dalla crisi nella analisi di Smeriglio tramite una buona programmazione dei Fondi UE, la messa a disposizione delle terre pubbliche, la pratica di un nuovo modello di sviluppo, la riorganizzazione dei servizi pubblici, il forte ruolo del Terzo Settore.

In conclusione un impegno preso dall’Osservatorio di proporre alla CCIAA un ruolo attivo sui territori per costruire una animazione che possa aiutare i soggetti imprenditoriali, il Terzo Settore e la Pubblica Amministrazione in una collaborazione virtuosa dei comportamenti.

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