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Ragazzi di vita e le periferie di Roma

Cosa è cambiato nella periferia romana? Ragazzi di vita va in scena al Teatro Argentina, adattamento teatrale del romanzo di Pier Paolo Pasolini con la regia di Massimo Popolizi.
Mentre il Riccetto scendeva giù per via di Donna Olimpia coi calzoni lunghi grigi e la camicetta bianca, che «piuttosto che un comunicando o un soldato di Gesù pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungoteveri a rimorchiare», Pier Paolo Pasolini scavato in volto, con gli occhiali scuri, silenzioso e partecipe gli camminava a fianco. L’architettura pasoliniana di Ragazzi di vita – ripresa e sviluppata scenicamente dall’adattamento drammaturgico di Emanuele Trevi e dalla regia di Massimo Popolizio – è tutta lì, nell’affiancare ai personaggi una presenza che osserva, racconta, passo che incede ma non si sovrappone. In quella capitale disseminata di piccoli quartieri, Pasolini attinge dalle borgate romane restituendo al lettore la semiologia di un universo umano; un narratore interno che racconta la povertà del Secondo Dopoguerra, la miseria vissuta allora dai ragazzi come immanenza della vita stessa da portare nello stomaco, sulle labbra, come uno stornello o una canzone di Claudio Villa.

La versione teatrale dei quadri che compongono i capitoli del romanzo pasoliniano è affidata al corpo dei diciannove attori che sciamano sul palco come tra le borgate anni Cinquanta verso il centro – di Roma, e di sé stessi – seguendo e determinando silenziosamente l’unico arco narrativo che coincide con il contenuto morale del romanzo: il Riccetto (in carne e parola di Lorenzo Grilli), quel protagonista-pretesto per la descrizione del sottoproletariato romano, che all’inizio dello spettacolo si getta in acqua per salvare una rondine e alla fine della lunga messa in scena resterà a guardare un altro ragazzo, Genesio (Alberto Onofrietti), che muore annegato nell’Aniene. Tutta qui l’evoluzione da regazzini a giovanotti, verso lo sguardo smaliziato di una Roma che si piegherà all’individualismo portato dal boom economico.

La scelta registica della terza persona che accompagna i discorsi diretti e le descrizioni, e l’allestimento scenico che asseconda l‘energia dei “ragazzi”, esaltano la vocazione del romanzo; la reinvenzione linguistica intercetta la contaminazione tra il romanesco dei parlanti di allora, quelli di oggi e quel codice con cui Pasolini è intervenuto nel tessuto romano; Lino Guanciale da narratore-poeta riesce a vestire i panni di Pasolini e a sposare intenzioni (registiche e attoriali) di Popolizio, la carnalità degli attori è persuasiva nel lasciarsi seguire, così come le scene di Marco Rossi. La recitazione di alcuni interpreti parte però dall’eccesso, la dinamica dei volumi cede a volte al “gridato” soprattutto nelle prime scene, salvo ritrovare poi una propria armonia; l’autonomia dei diversi quadri, la struttura stessa del testo letterario e forse la mancanza di una vera partecipazione emotiva vanno, alla lunga, a scapito dell’attenzione dello spettatore, ché il teatro non gode del privilegio di un libro di poterne chiudere le pagine e di riaprirle poi.

Intanto però il pubblico ride, i frammenti si susseguono ironici e godibili lasciando al dramma pochi stralci di testo tra un’invettiva romana, un froscio, un tuffo dar Ciriola o un furto sull’autobus. Tanto che avvolti nelle poltrone del Teatro Argentina ci si chiede quale sia dell’indagine sociale, costata a Pier Paolo Pasolini l’oltraggio al pudore, l’arco narrativo che ci conduce all’oggi: oltre l’ennesimo omaggio a PPP cosa ha ancora da dire a noi questo testo? A fine spettacolo, davanti all’uscita di servizio degli artisti, è uno degli studenti di italiano di un centro d’accoglienza della periferia romana, venuto a vedere Ragazzi di Vita con il progetto Spettatori Migranti/Attori Sociali (percorso di educazione alla cittadinanza che passa attraverso la spettatorialità teatrale come atto di partecipazione sociale, di formazione linguistica e di integrazione culturale, attivato da Teatro e Critica con il Cas Casilina) che mi anticipa e formula la sua domanda per Francesco Giordano, uno degli interpreti che si ferma a parlare con noi: «cosa vi spinge a fare questo spettacolo?» «Le problematiche che ci sono state nel ’55 le possiamo incontrare ancora. La povertà prima e la globalizzazione poi che ha avuto la meglio sulla persona».

Gli undici ragazzi della periferia romana di oggi, che Pasolini non poteva ancora immaginare, arrivati anche loro al centro, al Teatro Argentina, dopo lo spettacolo sono entusiasti. Si rivolgono senza remore a Francesco Giordano, a Paolo Minnielli e a Silvia Pernarella «Genesio muore nel fiume? », «perché i ragazzi rubavano?», «la situazione è cambiata in Italia, oggi non si ruba più?», «come si diventa attori?», «perché in scena ci sono solo 3 donne?» e poi «perché non ci sono attori neri in scena? Perché non prendete degli attori neri insieme a quelli bianchi e li fate recitare assieme così da creare una grande famiglia?». A rispondere a quest’ultima domanda, e così alla mia e a tutte, è Lino Guanciale: «Noi dobbiamo fare progetti come tu dici; ma, stavolta, questa storia è tutta italiana, non c’erano africani nelle nostre borgate negli anni Cinquanta e io penso che la forza di questo progetto sia proprio questa: dire che adesso c’è la stessa miseria di allora, anche se a volte sembra aver cambiato colore, per questo motivo dobbiamo assolutamente trovare una soluzione nella relazione, perché quella di oggi è la stessa miseria di allora che persiste».

I “ragazzi” di Pasolini sono personaggi emarginati dalla città normale, degna e patinata. Agguantano la vita a piene mani e a pieni polmoni da un universo di fibrillazioni e vitalità anarchiche che è totalmente altro rispetto ai contesti borghesi, ai micro-cosmi protetti e istituzionali di lavoro o scuola.

A casa, mentre rileggo le note di regia, mi viene voglia di chiedermi ancora, e di continuare a farlo: a chi il teatro, oggi, deve riuscire a parlare?

RAGAZZI DI VITA
di Pier Paolo Pasolini
drammaturgia Emanuele Trevi
regia Massimo Popolizio
con Lino Guanciale
e Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
canto Francesca Della Monica
video Luca Brinchi e Daniele Spanò
assistente alla regia Giacomo Bisordi

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Dall’impegno sociale all’ironia, i rifiuti vanno in scena a Torre Maura con ArteKreativa

Dall’impegno sociale all’ironia, i rifiuti vanno in scena a Torre Maura con ArteKreativa
ArteKreativa è un duo teatrale composto da Marco e Serena. I loro spettacoli, impegnati e ironici al tempo stesso, raccontano anche di rifiuti e periferie
Serena Damiani e Marco Tullio Dentale sono una coppia nella vita e sulle scene. Un duo consolidato da 25 anni che unisce il teatro impegnato all’ironia sotto il nome di “ArteKreativa” e nel pomeriggio di sabato 29 ottobre hanno messo in scena proprio nella sede del comitato di quartiere Torre Maura uno spettacolo dal titolo “Rifiuti”.

Serena e Marco vivono a Torre Maura, uno dei quartieri della periferia est della capitale, nel Municipio Roma VI delle Torri. E proprio qui hanno voluto omaggiare i residenti offrendo loro uno spettacolo affrontando il tema dei rifiuti attraverso la narrazione di storie, racconti anche con un “tappeto sonoro” perché Marco è anche un percussionista.

E’ proprio Serena a raccontare la filosofia del loro teatro che pur affrontando tematiche attuali e serie non manca di ironia dando un connotato brillante alle messe in scena. “Abbiamo parlato di rifiuti – spiega Serena – di educazione ambientale a cui teniamo in modo particolare ma anche di periferie”. Una sorta di dicotomia che si snocciola tra i vari aspetti del vivere quotidiano a cui il duo pone particolare rilievo.

“Spesso anche le persone diventano rifiuti all’interno di una società quando entrano in contatto con il consumismo – puntualizza – siamo consumatori ma siamo anche merce che quando che poi inevitabilmente diventa rifiuto”. E qui entrano in gioco anche le periferie: “Ognuno di noi è centro e periferia e nonostante in periferia vengano abbandonati principalmente i rifiuti è lì che si trovano anche i nostri sogni”.

L’attrice sottolinea infine un aspetto importante: “Affrontiamo sì tematiche impegnate ma lo facciamo con ironia”.

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Analisi di un Verdetto

Venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 novembre

ore 21.00

la compagnia teatrale “Tutta un’altra storia”

presenta:

“Analisi di un Verdetto”

Regia di Matteo Vacca

con: Mattia Borghese, Ilaria Catalano, Lorenzo De Francesco, Matteo Di Maggio, Andrea Gallo, Claudio Micheli, Alessandra Mozziconi, Silvia Rivabella, Gabriella Rossi, Desirèe Tortorici

Gli attori vestono i panni dei membri di una giuria chiamata a pronunciarsi sulla colpevolezza di un ragazzo accusato di omicidio. Il processo è stato lungo e pieno di elementi da analizzare. La risoluzione del caso è scontata e la decisione è praticamente presa … O almeno così sembra … Se non fosse per qualche ragionevole dubbio che potrebbe cambiare le carte in tavola … Vi aspettiamo numerosi presso il Teatro Mitreo Iside per sapere come andrà a finire questo complicato processo e per conoscere quale sarà il nostro … verdetto finale!!!

Intero: 12 euro

Ridotto per bambini sotto i 10 anni: 8 euro

Per prenotazioni ed informazioni: 3351975054




Il Campidoglio non fa in tempo a fare il bando per le periferie e slitta tutto al 2016

“L’avviso – dice l’assessorato alla cultura- uscirà a luglio perché il piano di rientro impone la due diligence nelle società partecipate tra cui anche Zètema”.
Dal 1 luglio diversi teatri della periferia romana chiuderanno poiché il Campidoglio non ha programmato un nuovo bando. Questa mattina a schierarsi in difesa del teatro popolare si sono trovati in una conferenza stampa tanti e diversi operatori, tra i quali Barbareschi e Benvenuti.
Pronta la replica dell’assessore capitolino alla cultura e al Turismo Giovanna Marinelli. “Il bando dei Teatri in Comune, nuova denominazione che abbiamo voluto fornire quest’anno ai teatri di cintura, uscirà entro la metà di luglio e sarà di durata biennale (2016/2017). Avrà lo stesso stanziamento economico precedente pari a un milione e mezzo di euro.
“Il bando – chiude la nota dell’assessorato – uscirà a luglio perché il piano di rientro impone la due diligence nelle società partecipate tra cui anche Zètema, in passato promulgatrice del bando, che non ha consentito un contratto di servizio triennale. Per difendere la pluriennalità del bando è stato affidato al Dipartimento la sua promulgazione allungando di conseguenza i tempi. Dal 1 gennaio 2016 i teatri saranno aperti e operativi. Il bando prevede che chi partecipa presenti un programma ‘certo’ e ‘certificato’.
Eppure le polemiche non mancano nemmeno all’interno della stessa lista del sindaco. “La cessazione delle attività dei Teatri di cintura – hanno dichiarato Svetlana Celli e Rita Paris della Lista Marino – deve essere evitata a tutti i costi. Realtà come i teatri di Quarticciolo e Tor Bella Monaca- che nel corso degli anni hanno registrato ottimi riscontri di pubblico- rappresentano poli di inestimabile valore sociale, culturale e occupazionale. Realtà che non solo devono essere tutelate e valorizzate ma andrebbero anzi potenziate, in quanto operano in territori periferici che già registrano scarsità di servizi, spazi aggregativi sani e infrastrutture culturali”.

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A Spazio Cima arriva Silvia Mattioli, la tragedia greca si trasferisce al Corviale

Venerdì 5 giugno a SpazioCima, il nuovo spazio per l’arte contemporanea nel quartiere Coppedè a Roma, inaugura la mostra Appunti per le Eumenidi a Corviale, della regista e videomaker Silvia Mattioli. Si tratta di una performance multimediale che prende vita dall’incontro tra l’artista e il quartiere-dormitorio romano Corviale, un serpentone senz’anima che si estende per circa un chilometro. Uno spazio che l’artista indaga di volta in volta attraverso la macchina da presa e abitandolo attraverso i corpi dei performer e le parole di Eschilo, Pasolini e Holderlin. Da questo percorso sono nati un cortometraggio, video istallazioni e una mostra di immagini digitali. Il tutto ora riunito come unico percorso. Il punto di inizio per ripercorrere la ricerca della Mattioli è la tragedia greca di Eschili, l’Orestea. Dopo l’avvento di Atena che istituisce il tribunale dell’Areopago per assolvere Oreste, assassino del padre Agamennone re di Argo che ha sacrificato la figlia Ifigenia, le Erinni che lo hanno perseguitato si trasformano in Eumenidi, le benevolenti. I sentimenti arcaici (Erinni) vengono superati e dominati dalla ragione (Atena). È l’inizio della società moderna. Ma tali sentimenti, secondo Pasolini, vanno “riassimilati” poiché “l’irrazionale rappresentato dalle Erinni non deve essere rimosso ma semplicemente arginato”. Di qui parte il progetto di Silvia Mattioli, dove Corviale è estrema sintesi di questa riconciliazione: una zona degradata nata però come alternativa ai quartieri dormitorio che contenesse nella sua architettura la complessità delle relazioni proprie della città. Il progetto fu un fallimento. E ora questa zona di passaggio diventa, agli occhi dell’artista e regista uno sbocco per andare oltre la dimensione urbana alla riconquista dell’elemento rurale, quel mondo arcaico ormai perduto. Silvia Mattioli è al suo primo progetto espositivo. Ha lavorato come regista e videomaker per La7, Rai e altre produzioni teatrali e cinematografiche. Il 5 giugno, fino al 18 giugno, a SpazioCima presenta la sua prima esperienza espositiva.

Dal 5 al 13 giugno
SpazioCima, via Ombrone 9 Roma
Info: www.spaziocima.it

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Burtone e Maricica diventano personaggi teatrali, per parlare della violenza nelle periferie

La vicenda di Maricica Hahaianu, l’infermiera romena che morì dopo essere stata colpita con un pugno alla stazione Anagnina da un giovane romano, è diventata una storia teatrale.

Una storia teatrale che ha alla base un lavoro di documentazione, un colloquio con il sostituto procuratore che ha seguito il caso e soprattutto il desiderio di andare oltre i due personaggi, con lo scopo di capire come è cambiata Roma negli ultimi anni.

L’autore è Roberto Scarpetti, tra i vincitori del Premio Riccione per il teatro nel 2011. La prima della sua pièce, intitolata “Roma Est”, è andata in scena a novembre, all’interno dello spettacolo-maratona “Ritratto di una capitale” al Teatro Argentina, ottenendo l’attenzione di critica e pubblico. Ho incontrato Roberto Scarpetti proprio durante il suo lavoro di documentazione. Abbiamo parlato di Maricica, della lite nella metro, delle donne romene che vengono qui per lavorare e del loro modo di vivere la realtà lontana dalla loro, dalla nostra, patria.

Ho rivisto poi Roberto per una video intervista pochi giorni dopo che la vicenda di Maricica e di Alessio Burtone è tornata sotto le luci dei riflettori, in seguito alla scarcerazione dell’aggressore, dopo soli quattro anni dall’accaduto.

Propongo l’intervista in anteprima ai miei lettori del blog ospitato da Roma Today, proprio mentre si apprende dai giornali che Alessio Burtone ha appena ricevuto un’altra condanna per aver picchiato, un anno prima della morte di Maricica, nella stessa zona della città, un’altra donna straniera, questa volta una signora peruviana.

Roberto, come mai hai deciso di occuparti della vicenda di Maricica Hahaianu e scrivere un testo teatrale?
Il fatto mi colpì da subito. Seguii la vicenda sui giornali, lessi su di lei e su Burtone. Mi sembrava che la vicenda rappresentasse bene la violenza della città, soprattutto l’incapacità di avere rapporti con persone appartenenti a un’altra cultura, l’incapacità di risolvere un problema attraverso la comunicazione. E quando non si accetta il confronto con l’altro, scatta la violenza. Ricordo che mi colpì anche la potenza delle immagini a circuito chiuso della stazione che furono trasmesse e ritrasmesse alla tv. Da allora ho pensato che potesse essere un argomento su cui scrivere.
Poi, all’inizio di luglio 2014 sono stato invitato dal direttore del Teatro di Roma, Antonio Calbi, a partecipare allo spettacolo collettivo “Ritratto di una capitale” e ho iniziato a pensare cosa e a come raccontare di Roma. Ho scelto abbastanza velocemente, perché mi sembra che valesse la pena raccontare questa storia.

Quanto lavoro di indagine ti ha richiesto la sceneggiatura?
Non tanto, perché il tempo a disposizione era poco. Per prima cosa, ho pensato di contattare e incontrare Burtone. Mi sono consultato con un amico avvocato, che mi ha detto che sarebbe stato possibile se anche Burtone fosse stato d’accordo. Ma dopo avrei dovuto incontrare anche il marito di Maricica. Questi due incontri avrebbero finito però col condizionarmi nella scrittura, legandomi alle loro dichiarazioni, non permettendomi di elaborare una costruzione teatrale dei personaggi. Una volta presa la decisione di non incontrare le persone coinvolte nel fatto, dovevo allora documentare il più precisamente possibile l’episodio. Così sono riuscito a parlare con il sostituto procuratore che si è occupato del caso, Antonio Calaresu. Lui mi ha fornito una minuziosa ricostruzione dei fatti, secondo le varie testimonianze, così come sono emerse durante il procedimento processuale. E’ stato un incontro molto prezioso.

Hai detto che hai pensato di andare a parlare con Burtone. Quale domanda in particolare gli avresti voluto fare?
Gli avrei chiesto se provava pentimento o se aveva dei rimorsi per quello che aveva fatto. Una domanda molto intima e non è detto che sarei arrivato a farla già a un primo incontro.

Come sono i due personaggi?
Decidendo di non incontrare le persone coinvolte, ho avuto una certa libertà autoriale. Preciso che nel testo io racconto la vicenda, ma non menziono mai i nomi, né di Burtone, né di Maricica. Non facendo nomi il corto teatrale risulta liberamente ispirato al fatto di cronaca.
La vicenda diventa così riconoscibile e allo stesso tempo simbolica: è lo scontro tra due persone che rappresentano culture che sono considerate distanti ma, in fondo, non lo sono.
Parto dai personaggi reali per raccontare una vicenda che potrebbe accadere di nuovo, prima o poi, in altre città italiane. In questo modo l’episodio diventa paradigmatico.

Quali dettagli, magari poco conosciuti, sono usciti fuori durante questo incontro?
Il sostituto procuratore Calaresu mi ha parlato della sua opinione sulla difesa portata avanti dagli avvocati di Burtone, incentrata sulla costruzione di una certa immagine dell’aggressore, come il ragazzo della porta accanto. L’immedesimazione ha portato l’opinione pubblica a giudicare più favorevolmente quello che Alessio Burtone ha fatto. Questo tipo di difesa puo’ aver fatto presa anche sul collegio giudicante.

Hai detto che Burtone è un personaggio simbolico. Cosa rappresenta?
Burtone, per me, rappresenta un distacco da una radice culturale del passato. Come se in determinati quartieri di Roma, o forse a differenti livelli in tutta Roma, una certa generazione fosse cresciuta con valori non più riconducibili a quelli delle generazioni precedenti.
C’è un distacco tra nipoti e nonni. Esisteva una volta una saggezza popolare romana che si è persa, una forma di cultura che non esiste più. Tra quei valori, c’era anche l’accoglienza, o il rispetto per le donne. Magari una saggezza brusca e per certi versi aggressiva, dettata da una conoscenza del mondo che era soprattutto empirica, ma che sembra essersi dissolta nelle nuove generazioni.

E Maricica?
Non conoscendo Maricica, ho cercato di raccontarla come una donna italiana degli anni sessanta. Cioè, più precisamente, come una donna con dei valori molto simili a quelli dell’Italia degli anni ’50, ’60. Un paese ancora legato a una cultura contadina, un paese in cui i sogni, le aspirazioni, erano legati a un immaginario più concreto rispetto a quello effimero del nostro presente. Per me, anche appartenenti a una cultura straniera, i valori di Maricica non sono poi così distanti da quelli degli italiani degli anni ‘50, ’60.

In base a quello che sostieni, credi che la colpa di questo stravolgimento di valori sia attribuibile a genitori e media?
Conta tutto. Non si può fare un discorso completamente sociologico. Contano i valori di riferimento che una società riesce a proporre, come dicevo prima. Ma contano anche quelli della famiglia. Ciò non riguarda la famiglia di Burtone, ma in generale parlo di valori in questo momento effimeri, qualche volta irraggiungibili. C’è un distacco tra quello che si può realizzare e quello verso cui si dovrebbe tendere. Per questo credo che molti giovani si sentano persi, incapaci di elaborare la realtà, il proprio mondo. Incapaci di avere un confronto con l’altro. Poi è ovvio che ognuno reagisce e si comporta secondo il proprio sentire. La violenza è sempre una scelta personale.

Come hai appreso la notizia della scarcerazione?
Sorpreso, ma non più di tanto, perché lui era già agli arresti domiciliari. Non credo che sia la notizia della scarcerazione in sé – che arriva secondo termini di legge – che debba essere dibattuta. Sono solo state applicate delle regole del sistema.
Il punto importante, secondo me, va individuato nel primo processo, in Corte di Assise. Il sostituto procuratore ha chiesto 15 o 16 anni, non ricordo bene, ma Burtone è stato condannato a 8. Quello è il problema. Dopo quella sentenza, ovviamente scattano le riduzioni di pena, i premi per buona condotta e dopo quello, in 4 anni si esce.

Come evolve, in un futuro ipotetico, il tuo personaggio?
Il personaggio che ho scritto io non cambia. Anche se ho cercato di dargli una speranza. L’ultima cosa che dice lascia intravedere una sorta di presa di coscienza del fatto che in qualche modo si sente perso. Poi finisce lì… Certo, il modo in cui chiude l’ultimo monologo lascia sperare in un cambiamento. Poi, se il personaggio reale cambi, non lo so… me lo auguro.

C’è una giustizia diversa se ad essere coinvolto nello stesso tipo di reato è uno straniero o un italiano?
È così. È triste, ma non c’è da sorprendersi. È un fatto reale, non è un caso isolato. Non è applicabile e non è stato applicato solo per Burtone. E’ un problema della giustizia italiana. La difesa di Burtone è stata incentrata sulla sua immagine da bravo ragazzo proprio perché gli avvocati sapevano che c’è una propensione verso questa tendenza.

Come vede Roma est tra dieci, vent’anni? I due mondi si incontreranno?
Ho cercato di dare un doppio senso al titolo. Oltre a Roma est, inteso come la parte est della città, c’è anche il significato latino, ossia “Roma è”. Questa dualità di significato per me significa una speranza di cambiamento, ha una connotazione positiva.
Se questi due mondi non saranno capaci di incontrarsi allora sarà un inferno. Ma io credo che si incontreranno. Una maggiore tensione nei rapporti fa male a tutti. Si dovrà trovare per forza un modo per venirsi incontro. Su questo sono ottimista.“

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Shakespeare a Corviale

L’Amleto di Shakespeare a cura del regista Riccardo Vannuccini andrà in scena il 28 alle ore 21.00 nella Biblioteca Renato Nicolini e il 29 marzo alle ore 12.00 all’anfiteatro.

Lo spettacolo è il frutto del laboratorio teatrale TEATRO DEL RAMMENDO portato avanti dall’associzione ArteStudio che per due mesi ha dato la possibilità a chiunque di frequentare un laboratorio teatrale gratuitamente e recitare in spettacoli tratti dal grande teatro mondiale come l’Agamennone, La serva amorosa e le città invisibili.

Non solo laboratri ma anche inconotri diretti con i cittadini di Corviale invitati personalmente a discutere sulla situazione del teatro a

DSC_4522-8Il laboratorio ha visto la partecipazione straordinaria di attori come Elio Germano e Michele Riondino.

Spettacoli brevi ma di notevole impatto visivo grazie ai movimenti, ai gesti e alle pose degli attori che riescono con il loro corpi a rimepire e animare un enorme spazio vuoto come spesso sono le periferie romane.

“Il TEATRO DEL RAMMENDO nasce da un’idea di Riccardo Vannuccini presidente di Artestudio – spiega la regista Caterina Galloni – con lo scopo di ricucire le reatà culturali nelle periferie come Corviale”.

gallery fotografica:

https://www.facebook.com/ivanselloni/media_set?set=a.10206578040839946.1073741866.1539310907&type=1

per info: https://www.facebook.com/pages/ArteStudio/1438663859750956

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#BiblioCorviale: nuovi appuntamenti

rnicoliniVenerdì’ 6 marzo ore 16,30

Nell’ambito della giornata internazionale della donna

L’associazione “Testimoni autorevoli”  di Lilly Ippoliti e Martina Bayslach

Presentano “LA LUNA VELATA

Saranno con noi a raccontarci i loro percorsi faticosi e coraggiosi per sollevare il velo che offusca la luna:

Kanchan Bala, mediatrice interculturale che viene dall’India Elvira e Otilia Sanchez: madre e figlia che, partendo dal Perù, hanno costruito in Italia una vita nuova e una terza generazione italo-peruviana molto interessante e al loro fianco Anna Verdelocco: operatrice della Cooperativa “Be free” (contro la tratta, le violenze e le discriminazioni)

Anna Maria Crispino: giornalista, scrittrice ed editor, direttrice del mensile Leggendaria

Monica Donati: con la sua Compagnia di danza “Fridanza” che ci offrirà una sintesi del suo ultimo spettacolo “El Espacio Blanco” ispirato alla figura di Frida Khalo.

Sabato 7 e 14 marzo ore 10.30  

“Ti racconto una storia”

Una lettura drammatizzata interattiva che coinvolgerà ed emozionerà il giovane pubblico per portarlo all’interno di un mondo magico, quello della fiaba! Un incontro su una fiaba della narrativa classica, un gioco culturale, dedicato ai bambini, divertente e stimolante! Per bimbi da 6 ai 10 anni  nell’ambito della VI edizione di Sipario d’inverno.

Martedì 10 marzo ore 17.00

Draghi, principesse e caramelle. Letture piccole per piccoli lettori.

 Nell’ambito della settimana nazionale “Storie piccine” A cura delle lettrici volontarie della biblioteca.  fascia di età  3 – 6 anni. Prenotazione al numero 0645460421

 

Mercoledì 11 marzo ore 17.00

POESIA A CORVIALE  NELL’AMBITO DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA

Le poetesse/scrittrici  Neriene  e  Francesca Lo Bue in dialogo con Carla De Angelis e Angelo Filippo Jannoni Sebastianini  parleranno della loro opera.   Gli attori della “Scuola di Arte della Parola” diretta da Angelo Filippo Jannoni Sebastianini e Giovanna Moscetti  reciteranno testi classici di Carducci-Foscolo-Manzoni-Montale-Neruda- Pascoli-Quasimodo-Ungaretti-Dante . Sarà presente Maria Piazza.

(Si possono portare le proprie poesie il giorno dell’incontro (ogni secondo mercoledì del mese) e/o nei giorni di martedì dalle ore 9-00 alle 12.00 e giovedì dalle 15.00 alle 19.00)

 

VI ASPETTIAMO

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#BiblioCorviale: i prossimi appuntamenti culturali

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Martedì 24  febbraio  ore 17.00

Letture ad alta voce
nell’ambito del progetto Nati per leggere in collaborazione con lettrici e  lettori volontari   fascia di età  3-  6 anni. prenotazione al numero 0645460421

 

Attività formative

 Lunedì 23 febbraio  ore 15.00
primo appuntamento  con  “BIBLIOTECHE IN SCENA” il laboratorio di pedagogia teatrale 

ANTIGONE di Sofocle regia  Ester Tatangelo
Il laboratorio, completamente gratuito, è rivolto agli utenti adulti,(MAX 10 PARTECIPANTI)possessori di bibliocard,   e  si svolgerà in 12 incontri per una durata complessiva di 48 ore dalle ORE 15,00 alle 19,00  nei seguenti giorni:FEBBRAIO   lunedì 23  e martedì  24; MARZO  lunedì 2 , martedì 3, lunedì 9, martedì 10, mercoledì 18  APRILE  lunedì 27, MAGGIO  lunedì 4, mercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8  . L’obiettivo è quello di esplorare il testo, facendone esperienza attraverso il corpo e la voce, liberando il processo creativo degli allievi, per dare libero sfogo all’intera gamma delle emozioni, attraverso l’azione teatrale.  Ci sono ancora posti disponibili. Per l’adesione telefona  al n. 0645460421

 

Dal 16 marzo In collaborazione con L’associazione Italiana Amici del Presepio,Il laboratorio di Quartiere e la Banca del Tempo prende il via un Corso di formazione presepiale per adulti rivolto a tutti coloro che vogliono  imparare le tecniche di costruzione del presepio artistico tenuto dal  PRESEPISTA MICHELE POLIZZI si svolgerà tutti i lunedì dalle  16 alle 18,30  fino ad ottobre.  IL CORSO E’ GRATUITO  per partecipare è necessario prenotarsi al n. 0645460421

 

Venerdì 20  (9.30 – 17.30 ) e sabato 21 (.00 – 14.00)  marzo
Corso per lettori volontari del progetto Nati per leggere Roma Municipio XI

Informazioni e domanda di partecipazione da inviare a  coordinamentonpllazio@gmail.com ,   Posti limitati è necessaria la prenotazione

Il corso, gratuito, sarà tenuto dalla Cooperativa Il Semaforo Blu presso la biblioteca Renato Nicolini . Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza

Visite guidate

L’ Assessorato alla Legalità e alla Trasparenza del Municipio XI, promuove il progetto “I Luoghi della Democrazia” che favorisce momenti di conoscenza dei luoghi e del funzionamento delle Istituzioni.  A tal fine, si organizzano delle visite guidate al Parlamento, destinate alle varie realtà associative territoriali.

 la prossima visita che includerà la Camera dei Deputati + la  Biblioteca della Camera:

  • 12 marzo 2015  –  ore 15,30  Palazzo Montecitorio (1h)
        • ore 16,30  Biblioteca Camera (1h)

 

Le prenotazioni , fino ad esaurimento posti, devono pervenire entro il 25 febbraio al n. 0645460421

 




Laboratorio di pedagogia teatrale in Biblioteca

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 Biblioteca Renato Nicolini e l’Associazione Hermit Crab

Nell’ambito di: “OLTRE IL LIBRO: LEGGERE IL DOMANI IN TUTTE LE FORME”

PRESENTANO IL PROGETTO

“BIBLIOTECHE IN SCENA”

il laboratorio di pedagogia teatrale

ANTIGONE

di Sofocle

regia  Ester Tatangelo

 

Il laboratorio, completamente gratuito, è rivolto agli utenti adulti,(MAX 10 PARTECIPANTI) possessori di bibliocard,   e  si svolgerà in 12 incontriper una durata complessiva di 48 ore dalle ORE 15,00 alle 19,00  nei seguenti giorni:

 

FEBBRAIO           lunedì 23  e martedì  24;

MARZO                lunedì 2 , martedì 3, lunedì 9, martedì 10, mercoledì 18

APRILE                 lunedì 27

MAGGIO             lunedì 4, mercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8                       

 

L’obiettivo è quello di esplorare il testo, facendone esperienza attraverso il corpo e la voce, liberando il processo creativo degli allievi, per dare libero sfogo all’intera gamma delle emozioni, attraverso l’azione teatrale.

VISTA LA RILEVANZA DI TALE OCCASIONE FORMATIVA SI RICHIEDE LA MASSIMA TEMPESTIVITÀ NEL COMUNICARE LE ADESIONI al n. 0645460421

 

 

SI CONSIGLIANO VESTITI COMODI (PREFERIBILMENTE TUTA E SCARPE DA GINNASTICA) E UN TAPPETINO PER GLI ESERCIZI  DI  RISCALDAMENTO

 

Biblioteca Renato Nicolini  – Marino Mazzacurati, 76 – 00148 Roma

tel. 0645460421 e mail renatonicolini@bibliotechediroma.it