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C’è ancora chi parla di abbattimento

Corviale, le soluzioni dei candidati a sindaco di Roma: quale preferisci?
Abbiamo chiesto ai possibili sindaci di Roma quale soluzione hanno in mente per risolvere la situazione di grave degrado del “mostro” costruito negli anni ’70. Quale proposta vi convince di più? Dite la vostra con il nostro sondaggio online.
Virginia Raggi: più autobus, più spazi comuni e attività culturali
Corviale è una delle realtà più complesse di Roma, così come lo sono Tor Bella Monaca, Laurentino 38 o San Basilio: aree e quartieri totalmente sconnessi dalla città e socialmente abbandonati, soprattutto dalle istituzioni e dalla politica. C’è un preciso modello urbanistico che contraddistingue realtà come quelle di Corviale, un modello che ha mal funzionato al principio, nel momento in cui si è pensato di realizzare intere zone abitative senza avviare alcun processo di urbanizzazione, senza l’erogazione di servizi essenziali come le scuole o centri di aggregazione culturale e di sviluppo. Risanare Corviale presuppone un lavoro sul piano del quotidiano che miri al confronto e alla crescita dei giovani, in particolar modo. Sono loro per primi che possono segnare un punto di discontinuità, ma bisogna dargli gli strumenti per farlo. E gli strumenti sono un incremento delle linee bus che colleghino il quartiere al resto della città, la valorizzazione degli spazi comuni attraverso iniziative artistiche e musicali e il rilancio del mercato, ad esempio. Zone come il “castellone” Corviale devono tornare ad essere parte di Roma ma per farlo devono sentirsi incluse ed è un obbligo dell’amministrazione farsi trovare presente.
Roberto Giachetti: il palazzo va riqualificato, occorrono più servizi sociali
Dobbiamo uscire dall’idea che Corviale sia uno dei simboli del degrado della Città. Corviale non va abbattuto, ma va continuata l’opera di riqualificazione e di collegamento con la città. Oltre alla manutenzione straordinaria del palazzo, la riqualificazione di Corviale passa dal completamento di alcune opere e dalla chiusura di vicende storiche: garantirò che sia finanziato l’ultimo stralcio dei lavori di ristrutturazione della Scuola Mazzacurati; un fiore all’occhiello per la qualità degli interventi riaprirò il Farmer’s Market finanziandone i lavori di manutenzione straordinaria e con un nuovo bando pubblico selezioneremo gli operatori; realizzeremo la piazza di Corviale, già oggetto di una partecipazione con i cittadini e trait d’union tra il palazzo e il vicino abitato di Casetta Mattei e, al contempo, porta d’accesso alla valle dei Casali. Il mio impegno, come sindaco, andrà verso le realtà che negli anni sono sorte nel quartiere e che quotidianamente animano la vita sociale, sportiva e culturale, come il Centro d’Arte municipale Il Mitreo, la Biblioteca Comunale “Renato Nicolini”, il Calciosociale, la Piscina Comunale e il Rugby; inoltre riprenderò quei progetti sospesi, come la ristrutturazione della Piscina Comunale e il completamento del Palazzetto dello Sport di via Maroi, opera incompiuta sulla quale metterò mano nei primi 100 giorni.
Giorgia Meloni: prima un quartiere a bassa densità, poi abbattere il mostro
Per la riqualificazione e il rilancio di Corviale stiamo valutando due ipotesi di intervento: il primo consiste nell’avviare, con la finanza di progetto, la costruzione di un nuovo quartiere, a bassa densità abitativa, a basso consumo energetico, edificando e riqualificando lo sterminato spazio verde antistante, abbandonato a se stesso. In questo modo, si possono dare aumenti di cubature ai privati che volessero investire. Un’operazione che per l’amministrazione sarebbe a costo zero. Solo dopo la costruzione del nuovo quartiere, si procederebbe con l’abbattimento del ‘mostro’ costruito negli anni ’70 dall’architetto Mario Fiorentino.
L’altro approccio, più morbido, prevede un processo di ‘normalizzazione’ con la separazione di un lotto dall’altro e colori diversi per ogni palazzina. Ciascuna ipotesi, però, deve essere sottoposta a un referendum popolare, ovvero deve prevedere la più ampia partecipazione dei residenti nella scelta. Assoluta rilevanza va poi riservata agli spazi per la socializzazione: è necessario valorizzare l’anfiteatro, costruire asili nido, cinema, farmacie, spazi verdi attrezzati, aprire spazi museali con i reperti oggi conservanti negli scantinati dei musei del centro di Roma. Qualche tempo fa lanciammo l’iniziativa: “Vieni a prenderti un gelato a Corviale” per rivendicare la centralità della periferia rispetto alle attenzioni tutte concentrate dentro il pomerio cittadino delle giunte precedenti. Ecco, lo rifarei.
Stefano Fassina: la soluzione è realizzare il progetto del “Chilometro verde”
L’intervento su Corviale è un capitolo distintivo del nostro programma di rigenerazione urbana. Con Guendalina Salimei, la nostra proposta di assessore alle politiche urbane per Roma Capitale, vogliamo innanzitutto portare a compimento “Chilometro verde”, il progetto dedicato alla riqualificazione del piano libero (”quarto piano”) di Corviale di cui l’architetto Salimei è autrice. Per noi, l’alternativa al Corviale è il Corviale stesso. Per la riqualificazione, bisogna guardare, osservare, ascoltare come Corviale, nella sua inaspettata permeabilità, ha accolto forme di abitare e stare nel modo più eclettico e ha interpretato i bisogni del vivere contemporaneo. L’intervento sul quarto piano, oltre a una serie di alloggi eco-sostenibili ricavati nella maglia strutturale esistente, conferma e reinterpreta la varietà d’usi, realizzati da iniziative spontanee e autogestite, nelle relazioni di vicinato tra famiglie e gruppi eterogenei. Il progetto definito per il quarto piano è in realtà solo un progetto pilota, il primo di tanti altri, ma decisivo per innescare energia al quartiere: un processo virtuoso che faccia capire l’alto valore di questo complesso sperimentale e ne sappia recuperare e rilanciare il suo senso utopico e fortemente innovativo. Insomma, anche su Corviale applichiamo, come per tutte le nostre politiche per il governo di Roma, il principio regolativo della sussidiarietà.

La stessa domanda è stata rivolta ad Alfio Marchini. Quando vorrà rispondere saremo lieti di ospitare il suo intervento

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Un profilo di “sindaco delle periferie”

Elezioni di primavera: identikit di un sindaco.
Su Ignazio Marino cala il sipario. Dopo le sue dimissioni verrà nominato un commissario dal quale si pretenderanno miracoli, visto che la città è chiamata a grandi sfide. Ma i miracoli non sono di questo mondo e anche il più volenteroso tra i servitori dello Stato non potrà fare granché. Sarà già tanto se riuscirà a tenere a galla la barca per evitare che affondi nello sconforto generale. Una sana gestione dell’ordinaria amministrazione sarebbe grasso che cola. Bisognerà attendere l’esito delle prossime elezioni comunali per comprendere come i romani intendano risollevarsi dal degrado in cui sono precipitati. Le profferte non mancano.

Un minuto dopo dell’annuncio delle dimissioni di Marino è partito il toto-nomi. A destra come a sinistra. I big della politica hanno provveduto, ciascuno, a tracciare il profilo del candidato ideale. Lo ha fatto Renzi, lo ha fatto Berlusconi, lo hanno fatto tutti gli altri. Non vale solo per Roma. Sono in gioco poltrone delicatissime: Milano, Napoli, Bologna, Torino. Sarebbe consigliabile una riflessione a largo spettro che non tenesse conto delle contingenze determinate dai duelli quotidiani, ormai tutti mediatici, tra i litigiosi capi e capetti di partito. Sarebbe meglio interrogarsi non su chi ma sul come debba essere il sindaco di una grande città del terzo millennio.

Dopo il tramonto degli “uomini della provvidenza” va facendosi strada, nel teatrino della politica, l’idea di evocare una nuova divinità pagana: il manager. Quando la si smetterà di scambiare il governo di una comunità con la gestione di un’impresa non sarà mai troppo tardi. Se si è stati bravi capi d’azienda non è detto che si sarà dei buoni sindaci, pur avendone tutte le intenzioni. Non esiste alcuna formula matematica che legittimi questa equazione. La complessità dell’organizzazione comunale non è in alcun modo paragonabile a quella di una fabbrica. Nel primo caso bisogna tenere conto degli stati d’animo, del “sentire” della popolazione, oltre che dei numeri di bilancio e dei mezzi idonei ad assicurare il funzionamento della “macchina”; nel secondo si è chiamati a governare processi mediante una pianificazione preordinata. Nel primo caso si persegue il benessere di una comunità; nel secondo si guarda alla profittabilità dell’impresa.

I sindaci che verranno potranno riuscire nel compito soltanto se sapranno interpretare i bisogni profondi dei cittadini amministrati, armonizzandone gli interessi disomogenei, talvolta confliggenti, nell’ambito di un’idea di sviluppo coerente dell’insieme. Se partecipassimo al gioco de “l’uomo giusto al posto giusto”, opteremmo per un profilo di “sindaco delle periferie” perché quei pezzi di territorio, stracolmi d’umanità separata, saranno il vero banco di prova per ogni aspirante al buon governo. Gli agglomerati che cingono i centri storici, nati con la rivoluzione industriale, sono qualcosa di più di luoghi fisici degradati, di quartieri dormitorio, di residenzialità massificata: sono luoghi dell’anima. Esiste una dimensione periferica dell’esistenza individuale e collettiva che si allontana, inesorabilmente, dai ritmi pulsanti del nucleo vitale della grande città. Gli agglomerati dell’extra moenia non godono di forza propria, ma sopravvivono per effetto della capacità di attrazione gravitazionale dei centri intorno ai quali ruotano. Quanto più è avvertita la forza centripeta dei nuclei, tanto migliore è la qualità di vita dei suoi corpi satellitari. La città che smette di attrarre abbandona le periferie al proprio destino. E gli effetti di questa perdita si trasformano nei disagi, nei disservizi, nelle inefficienze e nelle tristi storie di ordinaria miseria di cui la cronaca ci inonda.

Bisogna pur dirselo: il buio che avvolge le periferie italiane è il frutto avvelenato di quella insensata fuga dell’idea di “progresso” dallo spirito coinvolgente e partecipato della “civitas”. Un sindaco questo lo deve sapere.

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Bilancio, con approvazione: Roma riparte sul serio

E’ stata una giornata storica per Roma quella di ieri perchè l’approvazione del bilancio di previsione 2015 da parte dell’Assemblea capitolina, una manovra da 6,318 miliardi di euro che sancisce, dopo quasi due anni di risanamento portato avanti dal Sindaco Marino e dalla sua Maggioranza, un cambio di rotta rispetto al passato e pone le basi per un vero sviluppo della città. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI

Ereditavamo nel 2013 un Comune sull’orlo del fallimento, con più di 800 milioni di euro di debito che in questi mesi abbiamo risanato grazie ad una azione fondata sulla trasparenza e sul rigore che ha portato finalmente l’istituzione alla legalità contabile approvando, primi tra i Comuni italiani, il Bilancio di Previsione 2015 e, con oltre un anno di anticipo, chiudendo il Piano di Rientro Triennale predisposto dal Governo giungendo così al risanamento finanziario.

Ora la Città può crescere, forte di una solidità finanziaria che le permette di guardare al futuro programmando azioni concrete che si traducono in maggiori servizi e minori tasse ai cittadini, tutela per le classi più deboli, un piano di investimenti di 164 milioni di euro che porterà nuove opere e che risanerà le tante ferite del nostro tessuto urbano.

A titolo esemplificativo, viene alzata da 10.000 euro a 12.000 euro la soglia di reddito che garantirà ad oltre 83.000 cittadini l’esenzione dal pagamento dell’addizionale IRPEF; per la prima volta, dal 1986, diminuisce per tutti la tariffa sui rifiuti dell’1,5% grazie ad un risparmio di 50 milioni di euro frutto di una gestione più efficiente fondata su un aumento della quota rifiuti differenziati (con obiettivo del 50% nel 2015) e un nuovo sistema di gestione del ciclo che ha spezzato il monopolio di “Malagrotta”, dicendo “no” a discariche ed inceneritori ed investando sul porta a porta e su na nuova politica industriale; la famiglia con ISEE al di sotto dei 20.000€ non pagherà nulla per il terzo figlio iscritto alle scuole comunali mentre per ISEE tra i 20.000€ e i 40.000€ la tariffa sarà del 30%.

Risorse pari a 150 milioni di euro sono venute grazie al coraggio dell’amministrazione di rimettere ordine al sistema delle partecipate cedendo quote nelle aziende non strategiche per le finalità che l’Amministrazione deve perseguire come, ACEA ATO2, Aeroporti di Roma, Centro Agroalimentare Romano, il Centro Ingrosso Fiori, la Centrale del Latte il Banco del Credito Cooperativo.
Riprendono poi fiato le strutture dipartimentali che possono contare su risorse aggiuntive grazie all’approvaizone da parte dell’Assemblea capitolina del maxi-emendamento che fa segnare un +7,3 milioni di euro per il Dipartimento Scuola, +9,3 milioni di euro per il SIMU (manutenzioni strade, ponti e gallerie, caditoie), + 4 milioni di euro per il Dipartimento Ambiente mentre anche per quest’anno sarà garantita l’Estate Romana con lo stanziamento di 2 milioni di euro trasferiti al Dipartimento Cultura.

 Una vera opera di rilancio, che non lascia indietro le periferie e coinvolge e responsabilizza i Municipi: si partirà dai luoghi lontani dal centro con nuova illuminazione pubblica fatta a led che interesserà 198 mila punti luce, con un investimento di 47 milioni di euro oltre alla possibilità data ad ogni Municipio di poter decidere e programmare opere manutentive e di rigenerazione urbana contando su un milioni di euro messo a disposizione da questa manovra.

 Con questa manovra e con il percorso virtuoso messo in atto, Roma si candida ad essere esempio di risanamento per tutti i Comuni italiani, mostrando che con il buon governo, con la trasparenza e con il rigore una città può tornare a sperare e a crescere ed i propri cittadini tornare ad essere orgogliosi del luogo in cui vivono.

 




Roma, stop alle pubblicità sessiste

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Un’importante vittoria delle donne che si battono contro l’uso distorto della figura femminile quella che vede, con l’applicazione della delibera votata nel luglio scorso, l’entrata in vigore del divieto nel Comune di Roma di affissioni pubblicitarie con contenuti che discriminino le donne o incitino alla violenza. Finalmente Roma diviene free zone da immagini che usano il corpo della donna in maniera distorta e sessista. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI

Sono molto felice di poter dire che sono finiti, quindi, i tempi dell’uso malato del corpo delle donne e del richiamo sessuale propalato per vendere e replicato cartellone dopo cartellone in una sequenza degradante con un meccanismo perverso che, mostrando le donne come oggetti sessuali, alimenta quella subcultura che inevitabilmente genera violenze.

Bene dunque questo divieto in un provvedimento che si aggiunge ad altri atti concreti che questa amministrazione porta avanti nel segno di un percorso contro sessismo, omofobia e comportamenti violenti che non possono più trovare spazio in una Società moderna.