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I deputati in missione tra periferie e campi rom. «Qui c’è il fallimento dello Stato»

A Montecitorio è stata costituita una commissione di inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle nostre periferie. Prima di Natale le prime visite a San Basilio e Tor Sapienza, presto i deputati saranno a Milano, Napoli e Palermo. Un viaggio per capire i motivi e trovare soluzioni all’esclusione.

«A San Basilio ho visto con i miei occhi il fallimento dello Stato». Pochi giorni prima di Natale, il deputato Andrea Causin ha guidato la delegazione parlamentare in alcune delle zone più difficili della Capitale. Veneziano, esponente di Area Popolare, da pochi mesi è il presidente della commissione di inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle periferie italiane. In meno di un anno, i venti deputati che ne fanno parte effettueranno una decina di “missioni”. Visiteranno le aree del Paese più colpite dal fenomeno dell’esclusione sociale, tra povertà e assenza di lavoro, solitudine e criminalità. Contesti urbani spesso mal progettati, dove è palpabile la distanza, non solo geografica, dal centro cittadino.

Lo scorso 20 dicembre si è deciso di partire da Roma. San Basilio e Tor Sapienza, due periferie difficili. «Abbiamo preparato questi incontri con grande umiltà – continua Causin – E quello che abbiamo trovato mi ha molto sorpreso». Tra palazzine occupate e discariche abusive, «finalmente ho capito perché tanta gente si sente distante dalla politica e dalle istituzioni». Territori complicati, spesso al centro delle cronache, dove però non mancano segnali positivi. Frutto dell’impegno di tanti residenti. A San Basilio i deputati hanno visitato le case popolari e si sono confrontati con le realtà che vivono quotidianamente il quartiere. Il parroco, le istituzioni del IV municipio, le forze dell’ordine, gli insegnanti e le associazioni impegnate sul territorio.

San Basilio e Tor Sapienza, due periferie difficili. «Abbiamo preparato questi incontri con grande umiltà – racconta il parlamentare – E quello che abbiamo trovato mi ha molto sorpreso». Tra palazzine occupate e discariche abusive, «finalmente ho capito perché tanta gente si sente distante dalla politica e dalle istituzioni»

Dal confronto sono emerse diverse criticità, tutte componenti dello stesso disagio. La mancanza di case e di lavoro, la solitudine e l’esclusione sociale. Senza dimenticare un tema tipico della realtà romana: la forte percezione di immobilità, diretta conseguenza di investimenti mancati e progetti mai ultimati. Sullo sfondo, un quartiere dove lo Stato sembra essersi fatto da parte. E dove il controllo del territorio da parte della criminalità è tangibile. «Io l’ho avvertito chiaramente» racconta Causin. Proprio qui, alcune settimane fa, una famiglia marocchina è stata allontanata nonostante avesse regolarmente ottenuto un alloggio popolare. Non è una storia di razzismo. Non solo, almeno. Dietro a quella vicenda, come ha raccontato ai deputati il parroco di San Basilio, si nasconde soprattutto un tema di illegalità. Il controllo del territorio, di una piazza di spaccio, da parte di un sistema che non può permettere la presenza dello Stato e l’attribuzione di case popolari attraverso regolari bandi e graduatorie.

Dopo San Basilio, Tor Sapienza. Altra periferia romana, altro territorio difficile. Qui, un paio di anni fa, si è consumata una rivolta popolare contro alcuni giovani profughi eritrei ospiti di una piccola struttura. Ancora una volta razzismo, ma non solo. La vicenda nascondeva anche un altro tema: la rivalità tra cooperative d’accoglienza e il business dei richiedenti asilo. Da queste parti la commissione ha visitato il campo rom di via Salviati. Per molti parlamentari è stata una sorpresa. Bambini nel fango, baracche, degrado, abbandono. «Uno scenario toccante – ricorda Causin – Mi sono reso conto delle condizioni subumane in cui vivono alcune persone, nelle nostre città».

Quando riprenderanno i lavori parlamentari, l’impegno della commissione entrerà nel vivo. I prossimi due mesi saranno dedicati allo studio e all’acquisizione di dati sulle principali situazioni di disagio: un’istantanea delle periferie italiane, con particolare attenzione alle grandi città metropolitane. In questa fase saranno ascoltati il presidente dell’Istat e il capo della Polizia, ma anche il sottosegretario che riceverà le deleghe per il piano periferie del governo e l’architetto Renzo Piano, che sta coordinando una grande opera di “rammendo” delle periferie. Accanto al lavoro teorico, si tornerà sul campo. Dopo San Basilio e Tor Sapienza, i membri della commissione andranno a Milano (probabilmente presso i quartieri Corvetto e Pioltello), Napoli e Palermo. Si cercherà di fotografare le maggiori situazioni di difficoltà, inquadrando le tante componenti del disagio. Quella geografica è solo la più superficiale: «Spesso ci si dimentica che la periferia è ovunque – racconta Milena Santerini, deputata di Democrazia Solidale – Centro democratico ed esponente della commissione di inchiesta – Il carcere di San Vittore è nel centro di Milano, eppure è una periferia. Dove ci sono esclusione ed emarginazione, anche quella è periferia».

Dopo San Basilio, Tor Sapienza. Altra periferia romana, altro territorio difficile. Qui, un paio di anni fa, si è consumata una rivolta popolare contro alcuni giovani profughi eritrei ospiti di una piccola struttura. Da queste parti la commissione ha visitato il campo rom di via Salviati. Per molti parlamentari è stata una sorpresa. Bambini nel fango, baracche, degrado, abbandono

Entro un anno, la commissione dovrà stilare un documento conclusivo. Un’analisi sul disagio delle periferie italiane attraverso l’esame di una serie di fattori: l’urbanistica, la composizione sociale, la disoccupazione. Ma anche la povertà ed esclusione sociale. Senza dimenticare la mobilità, le infrastrutture e il trasporto, tutti elementi che contribuiscono ad acuire la solitudine di molti quartieri. E ancora la diffusione di scuole, servizi, strutture religiose e sanitarie. Inevitabilmente, la presenza di stranieri e migranti. Ecco la prima grande sfida. «Troppe volte – continua Milena Santerini – in periferie dove mancano case, lavoro e trasporti si prende un campo rom o uno stabile occupato da rifugiati come la causa del degrado». La ricerca di un colpevole può allontanare dalla soluzione del problema. Scegliere un capro espiatorio rischia di sottostimare il disagio dei cittadini senza comprendere le tante cause del problema.

Ma si deve anche guardare al futuro. La commissione ha l’obiettivo di raccontare le esperienze positive trovate nelle periferie. Le persone e le attività che si occupano di ricucire le lacerazioni sociali, il variegato mondo del volontariato. Il documento conclusivo dovrà puntare l’attenzione sugli investimenti e la progettualità. Spesso il degrado è la diretta conseguenza dell’assenza di politiche abitative e della mobilità, della poca attenzione verso i giovani e il sociale. Ecco perché la commissione dovrà offrire spunti al Parlamento sul piano legislativo e della gestione dei fondi a disposizione. Difficile fare previsioni. Il calendario dei lavori dipenderà ovviamente dalla durata dell’esecutivo. Se il governo proseguirà il suo cammino, la commissione farà altrettanto. «In ogni caso il nostro impegno non si esaurirà a breve – racconta il presidente Causin – Un argomento così importante dovrà essere approfondito anche nella prossima legislatura».

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San Basilio, ripartiamo dalla domiciliarità contro il degrado delle periferie

“Non vogliamo negri nè stranieri qui, ma soltanto italiani”. Questa frase è rimbombata forte nelle strade del quartiere San Basilio, a Roma, dove in tanti sono scesi in strada, presidiando l’accesso del civico 15 di via Filottrano, per evitare che una famiglia marocchina prendesse possesso di un appartamento.

Quell’appartamento spetta a quella famiglia, che l’ha ottenuta dopo regolare aggiudicazione, ma nessuno, o quasi, la vuole lì. Eppure quello stabile fino a poco tempo fa era occupato, abusivamente, e poi era stato sgomberato per mettere ordine nelle aggiudicazioni dei vari appartamenti. Si tentava, insomma, un difficile quanto necessario percorso verso la legalità. Ma dopo la protesta la famiglia ha rinunciato alla propria casa e andrà a vivere altrove.

Questa vicenda ci dice una parte di quel malessere, quello che attraversa le periferie delle città, di difficile soluzione. Ci dice, leggendo in controluce quella frase minacciosa urlata dai cittadini del quartiere, che l’integrazione qui è una chimera, che la guerra tra “poveri”, non necessariamente dal punto di vista materiale, registra ogni giorno la sua battaglia.

Ma ci dice anche molto di più. Un elemento, su tutti, emerge prepotentemente: l’isolamento negli appartamenti (un “appartarsi” dai legami di strada e di quartiere) espressione tipica della periferia delle città degli anni ’80-’90, si è trasformata in barricamento. Volontà di chiusura che si mescola a paura del diverso, a rifiuto del confronto con chi viene considerato “pericoloso” perché può “intaccare” l’equilibrio che si è creato non solo all’interno della propria abitazione, ma anche in quella rete parallela, che nasce e si sviluppa tra chi vuole far prevalere la dimensione del branco per difendere il proprio spazio.

Lo stare insieme, dimensione tipica del quartiere, si declina sempre più come collante che non genera solidarietà ma alimenta nemici, spettri, pericoli che seppur esistenti – come quello della mancata sicurezza – vengono spesso amplificati nei vissuti di precarietà e chiusura.

Il barricarsi è sinonimo appunto di una chiusura difensiva. E in questa chiusura si alimentano la violenza, l’intolleranza, il razzismo. Quella famiglia, schernita e offesa per le sue origini, è l’emblema di un bersaglio che viene costruito per sfogare un malessere che ha origini profonde e che esula, molto spesso, dalle condizioni materiali soltanto.

Se scendiamo in profondo per comprendere questo malessere troviamo una discultura delle emozioni dove risiede l’origine di atteggiamenti che considerano la chiusura è l’egoismo come la sola soluzione ai problemi. L’incapacità di riconoscere e gestire i sentimenti di solidarietà, di amicizia, di accoglienza, di curiosità verso il diverso, porta a comportamenti e azioni irrazionalmente difensive, dove si diffonde la cultura di respingimento, di esclusione.

Le periferie non possono essere abbandonate a loro stesse. Bisogna lavorare sul piano dell’educazione, ma occorre necessariamente e in modo prioritario intervenire a livello sociale. Promuovere una nuova idea di quartiere, di relazioni, è fondamentale. Occorre ricostruire rapporti tra le famiglie dove a fare da elemento di unione sia l’aiuto, la solidarietà, non il fare muro contro il nemico di fianco a casa.

Soprattutto bisogna riconsiderare l’idea di domiciliarità, restituendo a essa un’accezione positiva. Domiciliarità significa comunicare, condividere, compartecipare, incontrarsi, conoscersi, scambiare. Implica, per le famiglie e per i servizi, un’apertura all’esterno, una valorizzazione delle differenze, poiché ciascuna famiglia e ciascun servizio è portatore di diverse prospettive ed esperienze.

La domiciliarità così intesa ha bisogno di servizi che osservino e si sforzino di capire che cosa succede dentro e intorno a loro. È compito dei servizi conoscere e riconoscere le risorse plurime presenti nella società civile, nel volontariato, nei nuovi soggetti delle risorse informali, per saperle poi raccordare. Un sistema di welfare-mix fondato sulla collaborazione tra i servizi può alimentare una domiciliarità che non si appiattisca su risposte standardizzate, ma sappia rispettare le differenze all’interno della concezione di un territorio-laboratorio.

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Il “Piccolo Cinema” racconta le periferie romane attraverso gli occhi degli anziani

San Basilio: film, arte e fotografie all’inaugurazione di venerdì 5 giugno.

Un quartiere rimasto per venticinque anni senza una sala cinematografica. Fino ad oggi, quando a San Basilio aprirà il Piccolo Cinema, un’arena estiva che ospiterà film che raccontano le periferie di Roma e del mondo. All’inaugurazione di venerdì 5 giugno prenderà parte anche l’attore Valerio Mastandrea, per un progetto che vede coinvolti gli utenti del centro anziani di zona e del bocciofilo Ville di Roma. Gli anziani infatti sono stati i veri “direttori artistici” della piccola sala all’aperto, totalmente gratuita.

La programmazione prenderà il via con tre proiezioni, tutte alle 20.30. Il via del 5 giugno sarà affidato a “L’odore della notte” (1998) di Claudio Caligari, scomparso solo qualche giorno fa e in cui è protagonista proprio Mastandrea, fino all’ultimo al fianco di Caligari. Sabato 13 va in proiezione il mondo della spaccio a Corviale, con il film “Et in terra pax” (2010) di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, piccolo fenomeno cinematografico lanciato a suo tempo dal Nuovo Cinema Aquila, mentre venerdì 19 sarà la volta di “L’onorevole Angelina” (1947) di Luigi Zampa, film ambientato a Pietralata con Anna Magnani protagonista.

Il Piccolo Cinema San Basilio è un’opera dell’artista Rub Kandy presso la cosiddetta Stazione Sanba (via Morrovalle incrocio via Cagli), inserita nel progetto “Trame, trasmissioni di memoria”, che ha preso il via a febbraio e s’inserisce nell’ambito dell’invecchiamento attivo, promuovendo processi di scambio e la riappropriazione del territorio attraverso la memoria, l’arte e la narrazione. Cemea del mezzogiorno onlus in collaborazione con l’associazione culturale Walls, stanno realizzando il progetto, che si avvia alle fasi conclusive, anche grazie al supporto di Regione Lazio, Roma Capitale, Municipio IV e assessorato alle Periferie.

Oltre al cinema, “Trame” vedrà protagonista anche l’arte e le illustrazioni di Giulio Bonasera, che con workshop di disegno e un’esposizione racconterà la vita di periferia degli anziani, mentre il fotografo Valerio Muscella inaugurerà la mostra “Bocciofilìa”, in cui racconta con il proprio sguardo e attraverso decine di scatti i gesti e le persone che lo hanno condotto in questi mesi alla scoperta di San Basilio e della memoria collettiva del quartiere, ora impressa in una serie di ritratti di vita quotidiana e di un docufilm.

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SanBa 2015

Dal 06 Febbraio 2015 al 28 Febbraio 2015

Roma

Luogo: San Basilio

Curatori: Simone Pallotta

Enti promotori:

  • Roma Capitale – Assessorato alla Cultura Creatività e Promozione Artistica e Turismo – Dipartimento Cultura – Servizio Spettacoli ed Eventi

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 334 1949036

Sito ufficiale: http://www.progettosanba.it/

 

Comunicato Stampa: “Le periferie sono la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni, i giovani devono salvarle”.
Renzo Piano

Quando l’arte diventa strumento di promozione culturale e riqualificazione sociale, uscendo dalle stanze dei musei per appartenere a tutti, si chiama arte pubblica. E quando l’arte pubblica contemporanea incontra San Basilio, quartiere della periferia Nord Est di Roma, si chiama SanBa.
Il progetto sembra prendere alla lettera le parole e gli auspici dell’architetto Renzo Piano che da tempo si spende in favore della rivitalizzazione  di quelle che chiama “le città del futuro”, le periferie urbane.

SanBa è il progetto artistico nato dall’idea del team creativo di WALLS guidato dal curatore Simone Pallotta che si occupa da anni di Arte Pubblica contemporanea; la manifestazione è realizzata con il sostegno di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e Turismo – Dipartimento Cultura – Servizio Spettacoli ed Eventi e con la collaborazione di Zetèma, Centro Culturale Aldo Fabrizi e Ater.
Alla sua seconda edizione – dopo il grande successo dello scorso anno – quest’anno torna a San Basilio durante il mese di gennaio, fino al 28 febbraio per consolidare il rapporto con i cittadini e il cambiamento culturale in atto.
L’obiettivo è di rendere San Basilio un centro di produzione di arte e cultura partecipate attraverso laboratori rivolti agli studenti del quartiere, spettacoli di intrattenimento  e opere d’arte permanenti che restituiscono agli abitanti porzioni di territorio  in disuso come spazi dalla forte identità artistica.

Il luogo di elezione di SanBa 2015 sarà l’area verde tra via Corinaldo, via Loreto, via Arcevia e via Treia. Una piazza dove promuovere l’aggregazione e stimolare l’autonoma produzione culturale, punto d’incontro strategico tra i Lotti Ater 10 e 13, l’Istituto Comprensivo Statale “Mahatma Gandhi” e il Centro Culturale “Aldo Fabrizi”, partner già di SanBa 2014.

La prima fase del progetto, durante il mese di gennaio, punta all’interazione con il territorio attraverso il coinvolgimento dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Statale “Mahatma Gandhi” nel laboratorio Draw Your SanBa, una proposta di partecipazione interattiva alla trasformazione del quartiere. L’Associazione Culturale WorkIn Projectrealtà attiva nell’educare i bambini all’arte contemporanea, terrà un laboratorio di alfabetizzazione artistica durante il quale i giovani abitanti potranno immaginare di intervenire in prima persona sul loro territorio attraverso la realizzazione di opere di street art. Un esercizio d’immaginazione creativa utile a una nuova percezione del sé nel proprio territorio. Tutte le opere saranno proiettate su 1 facciata della piazza domenica 8 febbraio durante il primo appuntamento di SANBA, a partire dalle ore 16, con lo spettacolo e il groove di Sweat Drops, che insieme alle realtà musicali con le quali collabora da anni riscalderà anche la serata conclusiva di SanBa.

La seconda fase prevede una vera e propria performance di Arte Pubblica affidata da Walls e dai cittadini al muralista di fama internazionale HITNES. L’artista, selezionato per la sua capacità di leggere il contesto nel quale va ad operare, avrà il compito di realizzare sulle 6 facciate selezionate un’imponente opera di arte pubblica che diventerà parte dell’estetica della piazza. Proprio per il ruolo centrale che avrà a San Basilio, l’opera sarà il risultato di una serie di incontri con gli abitanti per introiettare l’atmosfera e le voci del quartiere, entrando in contatto con le problematiche e i desideri di un’area così peculiare per restituirle un progetto consapevole e site-specific.
Sarà compito del team creativo di WALLS lavorare verso una soluzione condivisa che sia accettata dai cittadini ma che al contempo non limiti la libertà espressiva dell’artista.

L’imponente opera d’arte sarà presentata al pubblico la sera del 28 febbraio durante una grande festa, a partire dalle ore 19, dove arte e spettacolo faranno incontrare i diversi agenti presenti sul territorio: i cittadini, grandi e piccoli, si ritroveranno nel quartiere spinti da nuovi stimoli; le associazioni culturali già presenti allargheranno il loro bacino di utenza consolidando il network che gli permette di studiare un’offerta culturale appropriata; e le Istituzioni troveranno un ponte per comprendere le potenzialità e mancanze dei quartieri la cui voce è più debole.
L’arte, pubblica e partecipata, è il collante di questo processo che il team di Walls mira a mettere in atto nelle periferie di tutta la città, e non solo.

DOMENICA 8 FEBBRAIO Dalle 16.00 alle 23.00

Ore 16.00 Dj set SWEAT DROPS
Ore 18.00 Proiezione lavori dei bambini sulla facciate di via Treia
Ore 18.30 Live set VITAMINA FUNK
Ore 19.30 Break dance exhibition LASTALIVE
Ore 20.15 Dj set SWEAT DROPS
Durante l’evento saranno proiettati su una facciata della piazza i lavori del workshop Draw Your SanBa curato da WorkIn Project

SABATO 28 FEBBRAIO Dalle 19.00 alle 24.00

Ore 19.00 Dj set SWEAT DROP meets Rome Zoo Djs
Ore 21.00 Live set FUNKALLISTO
Ore 22.30 Dj set DJ Stile
Presentazione della grande opera d’arte pubblica di HITNES sulle 6 facciate della piazza.




SANBA FINO AL 28 FEBBRAIO STUDENTI E STREET ARTIST RIVITALIZZANO SAN BASILIO A RITMO DI MUSICA

Quando l’arte diventa strumento di promozione culturale e riqualificazione sociale, uscendo dalle stanze dei musei per appartenere a tutti, si chiama arte pubblica. E quando l’arte pubblica contemporanea incontra San Basilio, quartiere della periferia Nord Est di Roma, si chiama SanBa.

Il progetto sembra prendere alla lettera le parole e gli auspici dell’architetto Renzo Piano che da tempo si spende in favore della rivitalizzazione di quelle che chiama “le città del futuro”, le periferie urbane.

SanBa è il progetto artistico nato dall’idea del team creativo di WALLS guidato dal curatore Simone Pallotta che si occupa da anni di Arte Pubblica contemporanea; la manifestazione è realizzata con il sostegno di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e Turismo – Dipartimento Cultura – Servizio Spettacoli ed Eventi e con la collaborazione di Zetèma, Centro Culturale Aldo Fabrizi e Ater.

Alla sua seconda edizione – dopo il grande successo dello scorso anno – quest’anno torna a San Basilio durante il mese di gennaio, fino al 28 febbraio per consolidare il rapporto con i cittadini e il cambiamento culturale in atto. L’obiettivo è di rendere San Basilio un centro di produzione di arte e cultura partecipate attraverso laboratori rivolti agli studenti del quartiere, spettacoli di intrattenimento e opere d’arte permanenti che restituiscono agli abitanti porzioni di territorio in disuso come spazi dalla forte identità artistica.

Il luogo di elezione di SanBa 2015 sarà l’area verde tra via Corinaldo, via Loreto, via Arcevia e via Treia. Una piazza dove promuovere l’aggregazione e stimolare l’autonoma produzione culturale, punto d’incontro strategico tra i Lotti Ater 10 e 13, l’Istituto Comprensivo Statale “Mahatma Gandhi” e il Centro Culturale “Aldo Fabrizi”, partner già di SanBa 2014.

La prima fase del progetto, durante il mese di gennaio, punta all’interazione con il territorio attraverso il coinvolgimento dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Statale “Mahatma Gandhi” nel laboratorio Draw Your SanBa, una proposta di partecipazione interattiva alla trasformazione del quartiere.
L’Associazione Culturale WorkIn Project, realtà attiva nell’educare i bambini all’arte contemporanea, terrà un laboratorio di alfabetizzazione artistica durante il quale i giovani abitanti potranno immaginare di intervenire in prima persona sul loro territorio attraverso la realizzazione di opere di street art. Un esercizio d’immaginazione creativa utile a una nuova percezione del sé nel proprio territorio. Tutte le opere saranno proiettate su 1 facciata della piazza domenica 8 febbraio durante il primo appuntamento di SANBA con lo spettacolo e il groove di Sweat Drops, che insieme alle realtà musicali con le quali collabora da anni riscalderà anche la serata conclusiva di SanBa.

La seconda fase prevede una vera e propria performance di Arte Pubblica affidata da Walls e dai cittadini al muralista di fama internazionale HITNES.
L’artista, selezionato per la sua capacità di leggere il contesto nel quale va ad operare, avrà il compito di realizzare sulle 6 facciate selezionate un’imponente opera di arte pubblica che diventerà parte dell’estetica della piazza. Proprio per il ruolo centrale che avrà a San Basilio, l’opera sarà il risultato di una serie di incontri con gli abitanti per introiettare l’atmosfera e le voci del quartiere, entrando in contatto con le problematiche e i desideri di un’area così peculiare per restituirle un progetto consapevole e site-specific.

Sarà compito del team creativo di WALLS lavorare verso una soluzione condivisa che sia accettata dai cittadini ma che al contempo non limiti la libertà espressiva dell’artista.

L’imponente opera d’arte sarà presentata al pubblico la sera del 28 febbraio durante una grande festa, dove arte e spettacolo faranno incontrare i diversi agenti presenti sul territorio: i cittadini, grandi e piccoli, si ritroveranno nel quartiere spinti da nuovi stimoli; le associazioni culturali già presenti allargheranno il loro bacino di utenza consolidando il network che gli permette di studiare un’offerta culturale appropriata; e le Istituzioni troveranno un ponte per comprendere le potenzialità e mancanze dei quartieri la cui voce è più debole.

L’arte, pubblica e partecipata, è il collante di questo processo che il team di Walls mira a mettere in atto nelle periferie di tutta la città, e non solo.

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