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Villaold vs Barbarians De Noantri

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Tutti possono avvicinarsi al rugby

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Inaugurazione della Club House del Villa Pamphili Rugby

Comunicato inaugurazione 2Il 20 Giugno alle 17.00 presso lo Stadio del Rugby di Corviale, impianto gestito dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Arvalia Villa Pamphily Rugby Rugby,  in occasione dell’apertura del torneo Corviale Sevens che si terrà il 20 e 21 Giugno,s’inaugurerà la Club House del Villa Pamphili Rugby, realizzata grazie all’intervento delle Regione Lazio, con un incontro, una festa sul tema integrazione sociale e rugby. 

L’inaugurazione è appoggiata e patrocinata dalla presidenza del Coni e vedrà partecipare Eugenio Patanè, presidente del Consiglio Regionale, rappresentanti della Fir e tanti ospiti dello spettacolo amanti del rugby e impegnati nel sociale fra cui, Federico Costantini, Chef Rubio, Antonio Raimondi per Dmax, Roberto Ciufoli e molti altri.
La serata è un occasione per festeggiare e sostenere il Villa Pamphili Rugby e il suo Presidente Salvatore Gallo, che insieme ai cuoi collaboratori, è riuscito a portare il rugby, le sue regole, la sua etica, in un mondo dove i ragazzi preferiscono dedicarsi a sport più vantaggiosi se non alla criminalità.  Salvatore e i suoi collaboratori hanno realizzato tanti progetti di intervento sociale nel quartiere, con i ragazzi rom, con le ragazze delle case famiglia e oggi la loro squadra maggiore senza sponsor, senza aiuti è arrivata ad un passo dal passaggio in serie B.
L’incontro del 20 Giugno prossimo è un modo di portare alla luce il lavoro sociale e sportivo del Villa Pamphili Rugby in una realtà difficile come quella della periferia romana del Nuovo Corviale, e di aiutare l’associazione durante le due giornate di torneo di rugby a 7 attraverso una riffa nel quale si potranno vincere maglie, palloni, zaini e gadget forniti dalla Nazionale Italiana di rugby. Attraverso l’aiuto di ospiti d’eccezione l’Associazione Sportiva spera di raccogliere fondi per terminare i lavori per la palestra e continuare questo splendido lavoro. 
Birra Peroni, birra ufficiale della Nazionale Italiana rugbysarà presente con la sua birra alla serata d’inaugurazione, devolvendo l’incasso al Villa Pamphili Rugby. La storia di Peroni parte da molto lontano, è densa di tradizione e qualità, alla conquista di svariate “mete”. E quella della palla ovale, appunto, è una passione che batte nel “cuore” di Peroni da anni, perché, quando si parla di passione e valori, è impossibile non parlare di rugby. Per questi motivi, Birra Peroni, non poteva tirasi indietro davanti ad una iniziativa così importante.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.villarugby.com 

 

 




Il vero rugby è “mini”

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Domenica 16 marzo, mentre l’Itarugby ancora si leccava le ferite per uno dei peggiori 6 Nazioni della storia, il rugby vero, quello delle levatacce all’alba, delle trasferte in provincia, dei terzi tempi con quaranta persone intorno al pentolone pieno di pasta al sugo e salsicce, era già in azione: vivo, vegeto e sorridente.

 

Un esempio? eccolo: 350 (dico trecentocinquanta!!) bambini fra i 4 e i 10 anni, un fiume di genitori, allenatori, accompagnatori, dirigenti hanno invaso il quartiere romano di Corviale per la quarta edizione del torneo Carla Negri, organizzato dall’Arvalia Villa Pamphili per commemorare la sua grande “capitana” prematuramente scomparsa.

 

Le squadre sono venute, oltre che da Roma, anche da Piacenza, Terni, L’Aquila, Benevento, Prato, portandosi dietro dei bambini che in campo sembravano avere in bocca il ciuccio anziché il paradenti.

 

Le classifiche? sì, ci sono state, e te le riporto in calce, ma non credo siano fondamentali. Fondamentale è stato lo spirito che ha animato la giornata e che, fuori da ogni retorica, può essere definito davvero sportivo. Genitori che a bordo campo incitavano i propri figli e poi si giravano verso altri papà e mamme per fare i complimenti ai ragazzi delle squadre avversarie. Mamme che si scambiavano consigli su come organizzarsi per gli accompagnamenti dei figli agli allenamenti (l’ho sempre sostenuto: lo sport italiano va avanti, soprattutto nelle grandi città, grazie alle mamme che si sobbarcano tutti gli accompagnamenti, anche con grande creatività e senso dell’organizzazione).

 

Senza voler fare polemiche da bar, vorrei semplicemente richiamare l’attenzione dei dirigenti federali sulla vitalità del movimento di base, che andrebbe supportato, incoraggiato, aiutato. Magari evitando di polverizzare soldi per iniziative territoriali federali, ma puntando sulla valorizzazione delle società che sul territorio già operano da anni, conoscono bene i problemi e hanno anche le soluzioni. Mancano spesso di organizzazione, di cultura manageriale, di modelli di sviluppo, e anche di soldi: tutti elementi di cui la federazione dispone e che potrebbe ripartire in maniera nuova e diversa dal passato. Tanto, peggio di così, a livello alto, è difficile che possa andare.
Queste sono le classifiche finali del torneo Carla Negri, divise per categoria:
Under 10: 1° ex aequo Gispy Prato e Primavera blu. A seguire, in ordine di classifica: L’aquila, Villa Pamphili bianco, Villa Pamphili verde, Lyons Piacenza, URC, CUS Roma, Primavera gialla, Benevento.

 

Under 8 : 1° Prato. A seguire, in ordine di classifica: Primavera, Villa Pamphili bianco, URC, Villa Pamphili verde, L’Aquila, Lyons piacenza, CUS Roma, Terni, Benevento.

 

Under 6: Tutte prime!! In ordine alfabetico: CUS Roma, Prato, Primavera, URC, Villa Pamphili bianco, Villa Pamphili verde.

 

Paolo Cerino

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Rugby nel cuore dalle isole Fiji

I mari del sud

I mari del sud

Mosese Tavutunawailala, per gli amici Mojee, è un bel ragazzo di 27 anni delle Fiji, dal cognome impronunciabile e dal sorriso disarmante. Gioca come centro della squadra di rugby di Arvalia di Corviale periferia popolare di Roma e la sua storia e il suo arrivo in Italia hanno il sapore della magia che si respira in una commedia romantica. Cosa ti ha spinto a lasciare le isole Fiji per venire in Italia? Giocavo in una squadra importante ma mi ero infortunato e così passavo il tempo della convalescenza in spiaggia. Un giorno ho incontrato una ragazza italiana, di Roma, che lavorava in Australia e che si era presa qualche giorno di vacanza da passare alle Fiji. È stato un colpo di fulmine, non ci siamo più lasciati. Lei non solo non è più tornata in Australia, ma neanche in Italia ed io ho passato tutta la convalescenza con lei, sono guarito ed ho ripreso a giocare. Federica, così si chiama, ha così deciso di rimanere con me alle Fiji, abbiamo cominciato a convivere e dopo quattro mesi ci siamo sposati. E poi cosa vi ha fatto cambiare idea e trasferire in Italia? E come è stato l’impatto da un paradiso terrestre al caos di Roma? Dopo circa sei mesi la famiglia di Federica ha avuto dei problemi che hanno reso necessaria la sua presenza in Italia. Per me non ci sono stati tanti problemi, il mio unico pensiero era: “Ma in Italia si gioca a rugby?” Ho chiesto, molto preoccupato, alla mamma di Federica. Perché sapevo che c’era una nazionale di rugby, ma sapevo anche che non c’era e non c’è una vera e propria tradizione rugbistica come nel mio Paese. Noi giochiamo a rugby e non a pallone. Noi abbiamo il rugby nel sangue. I bambini nelle strade con qualsiasi oggetto s’inventano una partita di rugby, in più c’è tutta una filosofia legata alle nostre danze di guerrieri che hanno significato di rispetto dell’avversario che sapevo non esistere in Italia. Eppure, nonostante l’Italia non fosse la patria del rugby, sei arrivato lo stesso qui. Sì, l’amore per mia moglie mi ha fatto superare ogni paura e diffidenza. E poi comunque quando siamo arrivati nel 2008, ho cominciato subito a cercare lavoro e a fare provini in alcune squadre del nord, dove c’è più tradizione nel rugby. Ho anche giocato in una squadra di serie A, però purtroppo ho avuto grandi difficoltà, perché nonostante fossi sposato con una italiana, per la federazione continuavo ad essere straniero e quindi ad avere problemi di tesseramento, di regole e così via. Cosa ti ha portato poi a Roma? Per prima cosa sono nate le nostre bellissime gemelle e così, visto che Federica aveva una casa vicino Corviale e aveva anche maggiori possibilità di trovare lavoro, siamo rientrati a Roma. All’inizio non è stato per niente facile. Roma è una città caotica, molto lontana dal mio mondo. È enorme e in più nel quartiere ci sono state anche delle insofferenze, mi chiamavano negro, e anche se sono stati episodi sporadici mi hanno comunque fatto pensare e preoccupare, anche per le mie figlie. L’incontro con la squadra di rugby Arvalia di Corviale come è avvenuto? Un giorno ero per strada e giocavo a rugby con una palla improvvisata. Si è fermato un ragazzo che fa parte della squadra maggiore dell’Arvalia e mi ha chiesto se volevo andare con lui presso il campo che si trova proprio sotto Corviale. È stato anche lì un colpo di fulmine. Ho incontrato persone meravigliose, che attraverso il rugby cercano di aiutare tanti ragazzi ad uscire da situazioni difficili, questo è un quartiere ad alto livello di disagio e loro credono in questo sport e mi hanno dato una nuova chance. Fai parte della squadra maggiore, per cui immagino che tu sia la loro stella. In fondo deve essere entusiasmante trasmettere ai ragazzi il senso di squadra, l’etica del rugby, e anche la velocità, le dritte di questo sport che voi avete nel sangue. Diciamo di sì. Cerco di trasmettere loro le regole che fanno grande questo sport, il senso di sacrificio, cosa non facile nei giovani di oggi e in un quartiere così, ma anche le furbizie atletiche, i passaggi in velocità, che per la verità gli italiani non hanno proprio nel loro dna. E poi i fondatori di Corviale Salvatore Gallo, Fabio Di Giovannantonio, mi hanno anche dato la possibilità quella di lavorare come barman nella zona ristoro del circolo, incrementare così le mie entrate. In pratica ho trovato una nuova famiglia. Ma insegni loro anche la danza maori, quella che per esempio fa sempre la nazionale delle Fiji quando gioca le sue partite? Assolutamente no! La danza guerriera fa parte della nostra tradizione, non è un gioco, è insita in noi e nel nostro concetto di rispetto dell’avversario, del nemico. Le tue bambine hanno difficoltà a scuola a farsi chiamare per cognome, è lunghissimo. Anch’io pensavo, e invece tutti i loro compagni lo dicono in un soffio come una filastrocca. Tavutunawailala.

Antonella Matranga
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il rugby a Corviale non ha eta