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“Rose celesti” di Alessandro Cives

Una scatola di ricordi e fotografie che, tirate fuori, una ad una, mandando avanti traccia dopo traccia, evocano sorrisi e tenerezza. Rose celesti è il primo album solista di un cantautore e artista a tutto tondo romanoAlessandro Cives.

L’album tematico, autoprodotto nel 2008 e riedito nel  dalla casa discografica Terresommerse, è magmatico: una lava densa di significati nascosti tra gli accordi, tra arrangiamenti semplici e irruenti al tempo stesso.

I testi, malinconici, a volte onirici, sono l’accompagno di un artista che ha sempre la testa tra le nuvole, e che per nulla al mondo scenderebbe tra noi tutti, /gli altri/ a spiegarci le meraviglie del suo pianeta, del suo mondo.

I brani narrano piccoli e grandi sentimenti, drammi quotidiani e incontri tra giovani, raccontano sensazioni. Ma è solo un’impressione! Dietro c’è molto di più e questo è l’enigma-Cives, la figura e l’emblema di un personaggio, di una persona e di un artista che va oltre l’apparenza.

Un disco che va scoperto oltre le note e oltre le prime impressioni, un album che non si accontenta di un primo ascolto, ma che rimane evocativo anche quando si sanno tutti i testi a memoria. Ad un primo impatto non risulta un album facile perché può risultare sgradevole, acerbo.

Nel caffè di Andy ha un bel sound, un ritmo incalzante con motivi alti e bassi, modulati dalla voce. È una traccia vintage: ricorda molti oggetti degli anni Settanta – Ottanta, dagli “autobus verdi” (cit. film “Fantozzi”) ai telefoni a gettoni, dalle nevicate abbondanti a Roma e le scuole chiuse. Il lessico mirabolante, stroboscopico, ricorda un giro alle montagne russe tanto che  “sembra di stare in una giostra”, una storia che non è una storia, parole che ricordano di soppiatto i testi dei Subsonica.

Il folk che fuoriesce dalla traccia Di qui recupera un amore per la bella musica anni Sessanta e Settanta, dal folk dylaniano all’armonica di Lennon. Dolcissima anche l’immagine che ci facciamo del protagonista nella quarta storia in cui “Jennifer era già sposata”: Amori che vanno e vengono amori che distraggono e concentrano. Scopriamo in Alessandro una grande forza di spirito e di volontà, una passione che non si accontenta di fare pubblico ed audience, ma che varca le possibilità della sua stessa vita.

Ancora più malinconica, con un tono più dimesso e con una chitarra che vuole gracchiare sulle corde dell’affetto, è la traccia Il guardaroba di Arlette, in cui la protagonista “dici scusa e intanto tu preparata sei/non per me”. Relazioni improbabili, o semplicemente finite. Qui, la sua voce si fa suadente, provocatoria, un dialogo a bassa voce per ricordare, o rimpiangere?, un dubbio: “Ora che cos’hai deciso di fare di me io/ non lo so. (..) E metti il trucco forte, dolce e deciso per/ scordarti di me”.
Melody
 è una strimpellata al mare: lo si sente dalle onde di sottofondo, cornice di una ballata de andreiana, solitaria e armonica. L’incipit ricorda l’accordo iniziale di “Quattro cani” di Francesco De Gregori.

Passi, emozioni sottili, tra azioni banali, quotidiane e cose non importanti che sono la cornice di un fondo perduto, di un barile ricco di petrolio. Non c’è solo Cives in questo album ma c’è tutta la sua cultura musicale, che non sempre viene ripresa negli arrangiamenti, anzi, quasi mai, perché come mi ha detto una sera “Io so quello che voglio, so cosa voglio che si senta nel disco”. Echi.

Alessandro è un ragazzo che ci crede ancora, in un mondo migliore, in un futuro compatibile, e che ha bisogno di crederci nelle sue idee: “le mie idee erano solo idee/e ora guardale”. Un ragazzo che forse ha sofferto nella sua vita e che però ha trovato la via giusta. Ma non siamo qui a fare di questo piccolo capolavoro un’analisi freudiana. “Io passo di qui, non vedi che io/ non mi fermo mai”.

Enigma e sentimento, passione e piccole storie ma alla fine dell’album, ancora dobbiamo capire cosa sono le rose celesti, binomio che in ogni testo viene ripreso. E forse non lo capiremo mai.

 

Arrangiamenti di Alessandro Cives e Libero Volpe.
Registrazione: maggio/ottobre 2008. Mastering: novembre 2008
Prodotto da Fabio Furnari Edizioni Terre Sommerse

 

 

Written by Elisa Longo

Photo by Lilly Vigna

 

Oubliette -

LINK ALL’ARTICOLO

http://oubliettemagazine.com/2014/08/26/rose-celesti-di-alessandro-cives-uno-sguardo-malinconico-ed-onirico/




Viaggio nella cultura zen: intervista a Alessandro Cives, cantautore creativo romano

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Alessandro Cives, come ti definiresti? Dal punto di vista umano, culturale e musicale?

“Una persona molto curiosa e fantasiosa, per avere curiosità ci vuole fantasia secondo me, dal punto di vista umano un ingenuo e dal punto di vista musicale un semplice creatore di storie, quindi un cantautore.”

Da quando fai musica?

“Dal 2001, da quando ho ritenuto di essere in grado di scrivere canzoni autoriali, autonomamente. Ho cominciato nel 1995/6, le prime volte che accordavo qualcosa, che mettevo le dita sulle corde. Usavo una chitarra classica, ma il motivo per il quale ho cominciato non mi fa molto onore: non avevo un interesse sulla musica, volevo fare colpo su una ragazza! È andata a finire che con la ragazza non ci sono mai stato, e con la musica ci vivo tutti i giorni!”

“Era il 2007, quando suonavo nei Linea B, band da me fondata e da altri affondata. Non dimenticherò mai questo progetto. Oggi sono molto diverso da allora, migliore? peggiore? boh…”

Elisa Longo, giornalista, e Alessandro Cives

Alessandro Cives e Elisa Longo durante l’intervista

Alessandro, mi spieghi che cosa sono i giardini zen ?

“Nascono nei paesi dell’estremo Oriente: Cina, Giappone, Corea, Vietnam,e sono legati alla cultura e alla filosofia Zen, buddista. Sono giardini non coltivati, sono fatti di sola sabbia e possono essere molto grandi! Si trovano anche nei monasteri  buddisti, grandi quanto dei giardini normali, fatti di sabbia e di sassi; con un rastrello viene curato dal monaco adibito a questa cura.
In Italia la cultura zen non c’è, o meglio, non è accolta come in quelle terre.
L’oggetto “giardino zen” è importato artificiosamente, come giocattolo occidentale, per il pubblico europeo. Quindi, nell’Occidente, ha perso di valore, mentre dove è nato continua ad avere una forte simbologia. Noi importiamo tutto e, importando, rendiamo tutto prodotto, giocattolo e cosa da poco. Consumismo.
A fine anni 90, inizio 2000, c’è stato un boom di vendita di questo tipo di prodotti etnici e anche misteriosi, comunque fuori dal quadro dell’oggettistica comune, italiana ed europea. A me è sempre piaciuta l’idea di un giardino zen, anche se non mi lego alla cultura buddista. Essendo un creativo, mi piace rastrellare questo piccolo quadratino di sabbia!
Si possono creare forme geometriche disegni, puoi inventarti un mondo! È un modo per uscire dalla quotidianità, spesso grigia e noiosa.”

Alessandro Cives, classe '77, è un cantautore romano che vive in zona Casilina, a Roma.

Alessandro Cives, classe ’77, è un cantautore romano che vive in zona Casilina, a Roma.

E dimmi, che funzione hanno?

“Liberano la mente dai pensieri, e hanno la funzione di alleggerimento dell’anima. Il giardino toglie la pesantezza delle preoccupazioni.
La mia canzone che si chiama, appunto, ”Giardino zen” è un elogio a questo prodotto occidentalizzato, molto più piccolo perchè ne ho uno anche io e mi diverto a immaginare, a sognarci, a disegnare, a creare.
– Mi sento quasi un piccolo re di un piccolo mondo fatto di sabbia – cita il suo brano.La canzone parla del mio giardino zen dove io amo creare, disegnare, considerare che in un giardino zen, amo anche immaginare che ci si possa atterrare con un piccolo aeroplano in miniatura  e che tutto questo possa benissimo sostituire la televisione.
La canzone è stata scritta nel 2008, finita di registrare nel 2009 e pubblicata nel 2010.”

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Profilo personale Alessandro Cives:
https://www.facebook.com/alescives?fref=ts

Alessandro, dove hai suonato di recente?

“Ho suonato in vari locali di Roma, dal Pigneto a San Lorenzo, alla Locanda Atlantide, alle Mura e anche in altre città, come Milano. Faccio musica da cantautore, ma a volte sono accompagnato da un bassista e batterista.”

 

Intervista Elisa Longo




Letterpress? NO! BETTERpress!

Un piccolo posto. Un’ex macelleria. Uno spazio di ricerca e produzione artistica.

borse di stoffa stampate in loco

borse di stoffa stampate in loco

 

 

BetterPress, che ha inaugurato lo scorso 15 Febbraio, è un laboratorio di stampa a caratteri mobili, calcografia, xilografia e rilegatura classica nato dalla collaborazione di tre giovani artiste: Francesca Colonia, Giorgia Pilozzi e Giulia Nicolai.
Il fulcro del loro progetto, mi racconta Francesca Colonia,  ruota attorno all’idea di restituire valore a un “fare arte” che si sta progressivamente modificando, non solo per recuperare una dimensione estetica fondata sulla manualità, accorciando cosí la distanza fra arte e artigianato, ma anche con il proposito di riaffermare l’utilizzo di tecniche tradizionali rielaborandole in chiave contemporanea. L’intenzione è quella di valorizzare procedimenti, strumenti e metodologie antiche che aggiungano pregio ed efficacia al messaggio di comunicazione visiva e al manufatto artistico.

 

 

 

Caratteri

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“Perchè questo nome: Betterpress?”
Mi risponde Giorgia Pilozzi : “E’ stato un happy accident: da un po’ di tempo cercavamo un nome adatto, un nome che esprimesse il carattere particolare di questo luogo e del nostro progetto… poi, durante una ricerca su internet abbiamo letto “Betterpress” invece di “Letterpress” perché il monitor era sporco di inchiostro… ci è sembrato perfetto!

 

 

 

 

 

 

 

 

“Da dove vengono queste macchine?

“Abbiamo recuperato questi torchi tipografici (e la maggior parte dei caratteri mobili) principalmente nel Lazio e a Roma. Sono macchinari rari e antichi, la Maniglia tipografica tipo Boston, ad esempio, è di fine ottocento. Il Korrex e il Saroglia 70×100 sono più recenti. Il più delle volte non è stato semplice il trasporto date le loro dimensioni, ma la cosa più sorprendente che ci ha fatto quasi dimenticare le difficoltà sono state le persone, incontrare tipografi storici che insieme alle loro macchine ci hanno dato anche un po’ della loro storia”

Ingranditore e Pressa per la rilegatura

Ingranditore e Pressa per la rilegatura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Betterpress ha in programma tre appuntamenti per tre venerdì consecutivi: 21 e 28 febbraio e 7 marzo. Tre OpenStudio gratuiti in cui è offerta una presentazione delle diverse tecniche di stampa a caratteri mobili (Letterpress),  di incisione e di rilegatura. Successivamente seminari, incontri, workshops e mostre su letterpress, calcografia, tipografia, grafica e rilegatura.

 

Articolo e fotografie: Elisa Longo

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