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Change The Change, 30-31 luglio 2021: Corviale esempio europeo di rigenerazione urbana – video cronaca (ita/eng)

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Il 30 e il 31 luglio Corviale Domani ha guidato attraverso il quadrante Corviale di Roma gli esponenti di tre importanti associazioni europee (Hesed Sofia dalla Bulgaria, Action Sinergy dalla Grecia e Weltgewandt dalla Germania) con le quali collabora nel progetto Change The Change, dedicato alla comunicazione e alla formazione nel campo del cambiamento climatico e finanziato dall’Unione Europea. L’obiettivo della visita era quello di mostrare il lavoro di Rigenerare Corviale, il piano con il quale Corviale Domani in collaborazione con la Regione Lazio intende ristrutturare, ammodernare e ravvivare l’intero quartiere.
Il quadrante soffre di una situazione di degrado sia sul piano edilizio che su quello culturale, che finisce purtroppo per provocare anche occasioni per la criminalità. Come spiega Pasquale Liguori, uno dei consulenti di “Rigenerare Corviale”: «Il progetto originale prevedeva idee molto significative per i servizi. Questa parte non è però mai stata applicata, e gli spazi ad essa adibiti sono perciò stati oggetto di occupazioni abusive. Ciò ha tolto agli abitanti ogni possibilità di usare il proprio tempo nel quartiere per qualcosa che non fosse semplicemente dormire o tornare a casa dal lavoro, per chi il lavoro ce l’ha. Escludere possibilità sociali, culturali e in generale di dialogo ha finito per portare a Corviale il disagio e renderlo oggetto di stigma».
Durante la visita è stato possibile vedere alcuni di questi spazi, perlopiù abbandonati o male utilizzati.
Anche dal punto di vista culturale esistono situazioni critiche, come per esempio quella relativa all’anfiteatro all’aperto situato in uno dei cortili interni, in disuso da almeno 5 anni. E i pochi servizi attivati rischiano di chiudere: è il caso del centro Mitreo, dal 2007 gestito dall’artista Monica Melani.
Il Mitreo ha ospitato da allora 137 esposizioni e 600 eventi, molti dei quali gratuiti, e organizzato moltissimi corsi in tutti i campi artistici, culturali e ginnici (danza, yoga teatro, disegno, lezioni di lingue e altro ancora) anche in collaborazione con varie associazioni, enti e singoli professionisti. Ma ora il municipio XI ha sospeso la convenzione in corso e tutto questo lavoro rischia di andare perduto. «Il Mitreo vuole rimettere a centro della rigenerazione di Corviale il ruolo degli artisti. Purtroppo, nonostante il nostro rispetto di tutti i controlli e le richieste fatteci dalle istituzioni, ci hanno chiesto di abbandonare l’edificio a partire dal 31 luglio 2021, dopo un’iniziale proroga che ci ha concesso la sindaca. Sia lei che l’assessorato hanno mostrato interesse per quanto fatto finora al Mitreo, perciò spero di potermi sedere a un tavolo insieme ad altri esponenti della comunità per capire cosa fare; nessuno più di noi può sapere cosa è giusto per il nostro territorio rispetto le politiche culturali».

Grazie a Rigenerare Corviale in altri casi si sta intervenendo con decisione per rimettere in sesto il quartiere. Ad esempio è in corso d’opera la ristrutturazione del quarto piano, il cosiddetto “chilometro verde”, con effetti che sono già visibili: molti appartamenti sono infatti stati consegnati ai residenti. Ma molti altri sono gli obiettivi da raggiungere. «Oltre alla stecca del quarto piano, dove hanno già trovato posto 100 famiglie aventi diritto, si stanno riammodernando gli spazi comuni dove si trovano un anfiteatro e altri ambienti per momenti di convivialità. Il percorso è ancora lungo per arrivare a rigenerare questo posto insieme agli abitanti. Si sta cercando di trovare una sistemazione per tutti e tutte senza sfrattare nessuno; solo chi non ha diritto e ha i mezzi economici per permettersi altra abitazione potrebbe essere allontanato, mentre chi pur non essendo in regola si trova in una situazione di fragilità sarà assistito con un nuovo appartamento, qui o in altra zona». Così Adriano Sias, uno dei promotori di “Rigenerare Corviale”.

Gli ospiti delle due giornate sono responsabili di associazioni impegnate in settori particolari nell’ambito sociale: Hesed Sofia si impegna nell’integrazione delle famiglie Rom, Action Sinergy di educazione a tutti i livelli e Weltgewandt di formazione sociale, politica ed economica.
Kostas Diamantis di Action Sinergy è rimasto molto colpito dai progetti di efficientamento energetico e da quelli riguardanti i giardini urbani. Ancora di più ha gradito il metodo di partecipazione dal basso che Rigenerare Corviale porta avanti: «Sono idee che potremmo provare a trasferire anche nelle periferie greche dove svolgiamo i nostri progetti». La collega Anastasia Balaska ha espresso altrettanto gradimento: «Ho notato con piacere che sono in atto molte attività che tengono uniti gli abitanti del quartiere, oltre a quelle dedicate all’ambiente; il cinema all’aperto, per esempio».
Anche Sophie Bickhardt, coordinatrice di Weltgewandt, ha apprezzato la visita: «Mi piace molto l’idea di imparare qualcosa in posti autentici come questo. Stiamo cercando di capire perché alcuni progetti in questo quartiere non hanno funzionato e troviamo molto interessante quanto si sta facendo con Rigenerare Corviale». Anche Ulrike Schuhose, collaboratrice della stessa organizzazione, ha gradito «lo spirito collaborativo con cui si stanno portando avanti le attività di Rigenerare Corviale».

Presente anche un rappresentante delle istituzioni: Riccardo Sbordoni, facente parte della segreteria dell’assessore alle Politiche Abitative, Urbanistica e Ciclo dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani. «Per noi Corviale è una priorità. Rispetto alle amministrazioni del passato abbiamo stanziato molte risorse e stiamo coinvolgendo le associazioni che vivono in prima persona il “Serpentone” di Corviale. Vogliamo che i cittadini di questo luogo non si sentano più cittadini di serie B; Corviale deve diventare simbolo di riscatto anche per altre periferie romane, italiane ed europee».
Non si può che essere d’accordo: Corviale ha la storica possibilità di rappresentare un esempio di rigenerazione dal degrado.

di Christian Dalenz

Si ringraziano per l’organizzazione della visita Pasquale Liguori, Aisling Pallotta e Riccardo Sbordoni

Corviale ad Atene (Αθήνα) “Change the Change”




Continua, a Corviale, la Pasqua delle periferie

Continuano i segnali di rinascita di questa Pasqua delle periferie: Francesco, il papa de “la realtà si capisce meglio dalla periferia” viene a Corviale, alla Parrocchia di San Paolo della Croce domenica 16 aprile alle ore 16.

Qualche giorno fa il TAR ha dato torto ai ricorrenti che rischiavano di bloccare l’inizio dei lavori di riqualificazione del Palazzone. Lavori che ora possono avere inizio a cominciare dalla liberazione delle parti dell’edificio che devono diventare cantiere di riqualificazione. L’attuazione di questa delicata fase, senza cui non si possono cominciare i lavori, è già in atto con tutte le accortezze necessarie.




Corviale, un passo avanti verso la riqualificazione del Serpentone

Il 2017 si conclude con una firma importante. E’ quella messa in calce al primo stralcio del Concorso Internazionale “Rigenerare Corviale”. Vinto nel 2015 dallo studio di progettazione dell’Architetto Laura Peretti, il progetto prevede una totale rivistazione degli spazi comuni del corpo principale. Obiettivo, puntare ad una nuova e migliore qualità urbana e ad una migliore vivibilità.

Una maggiore permeabilità

“Oggi Corviale si presenta come un edificio enorme e scollegato con il resto della città e del paesaggio circostante ” ha spiegato l’architetto Laura Peretti, vincitrice del concorso “per fare un esempio, conta appena di 5 ingressi dislocati su una lunghezza di circa un chilometro”. Il progetto premiato, moltiplica i punti di accesso, portandoli a 27.  Il Serpentone sarà così “molto più permeabile” e questo gli consentirà di riconnettersi con quella parte ci città e di campagna in modo molto più  naturale”. Ci saranno così degli spazi pubblici continui, cosa che rappresenta uno degli elementi di forza del progetto. Ed una grande piazza che aiuterà nell’opera di ricucitura del tessuto urbano e paesaggistico. “Gli spazi saranno distribuiti in maniera diversa, per recuperare un principio di gradualità“. Ed anche per uscire da un certo anonimato, da una forma di disorientamento che si avverte arrivando direttamente davanti al Serpentone.

Un processo partecipativo

Il progetto, come formulato dallo StudioInsito di Peretti, piace. “Noi ce ne siamo sempre dichiarati soddisfatti, innanzitutto per il metodo partecipativo con cui è stato eseguito” ha spiegato il presidente di Corviale Domani Pino Galeota. La sua associazione, insieme ad altre realtà territoriali, è stata coinvolta in una serie di incontri propedutici che si sono svolti alla presenza di Modigliani e Rosi, relativamente l’ex Commissario e l’ex Direttore Generale di Ater. “Il progetto che ha vinto – imponendosi su altri 44 – ne è stata la conseguenza diretta” ha sottolineato il cittadino.

Il sostegno istituzionale

Per trasformare il lavoro finora svolto, in qualcosa di realmente concreto, occorre iniziare e poi completare i lavori. E per farlo bisogna trovare i fondi per finanziare i successivi stralci funzionali visto che mancano ancora 14 milioni sui 25 previsti dal progetto di riqualificazione. Per ora li ha messi tutti la Regione Lazio. “L’opera non interessa però soltanto  l’Ater che ne è proprietaria o chi lì vi abita  –  ha osservato Peretti – ritengo infatti  che la riqualificazione di Corviale sia d’interesse cittadino. E quindi, penso che si tratti d’ una tematica in cui debba mettere la testa anche il Comune”. E possibilmente, oltre la testa, anche un po’ di euro. Altrimenti l’accattivamente progetto di rigenerazione urbanistica, resterà incompleto. Ed al Serpentone sarà negata la possibilità di evolversi, cambiando finalmente pelle.

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Corviale adesso può rinascere

L’Ater proprietaria dell’immobile ha affidato il lavoro allo studio di Laura Peretti, vincitrice di un concorso internazionale. La Regione impegnata per 12 milioni

Il Corviale, sulla via Portuense, è stato sempre sinonimo di degrado abitativo. Ed essendo un palazzone lungo un chilometro, è stato sempre sinonimo di degrado urbano. Eppure il progetto di Mario Fiorentino & C., degli anni Settanta, esprimeva degnamente la modernità dell’epoca. Da quando nel decennio successivo l’immenso edificio venne okkupato e abitato, si iniziò subito a parlare di «riqualificazione». Interventi episodici e limitati hanno cercato di evitare il peggio, ma Corvialone è rimasto malato. Venerdì, però, è successo qualcosa che fa bene sperare. L’Ater, proprietaria dell’immobile, ha affidato formalmente allo studio di Laura Peretti –vincitrice di un concorso internazionale – l’incarico di fare il progetto definitivo per un intervento organico di risanamento, basato su una maggiore articolazione dell’opera da rendere inoltre più «permeabile» al contesto urbano.

La Regione impegna 12 milioni e così, dopo due anni di fermo dal concorso, riparte il piano di riqualificazione di un elemento emblematico della periferia romana. In estate sarà avviato il progetto esecutivo e forse entro il 2018 si aprirà il cantiere. Conforta l’esistenza di idee concrete riguardanti il restauro del IV piano e la sistemazione degli spazi comuni interni, oltre che la prevista apertura di una stazione di polizia sul posto. Restano alcuni problemi: come sgomberare gli abusivi? Il Comune integrerà il finanziamento? E l’Ater farà la sua parte per continuare il risanamento di Corviale? Non vediamo l’ora di cominciare a chiamarlo «Il Rinascente».

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Forse il Corviale è a una svolta

Il controverso mega complesso realizzato negli anni 70 nella periferia romana verrà riqualificato. Firma il progetto StudioInsito, che ha vinto il concorso

I romani lo chiamano il Serpentone e non lo hanno mai digerito, da quando fu realizzato negli anni Settanta (su progetto di un team coordinato da Mario Fiorentino). Ma ora il mega complesso di ispirazione lecorbuseriana lungo un chilometro, sulla via Portuense, potrebbe essere a una svolta: per la sua riqualificazione la Regione Lazio ha messo a disposizione oltre sette milioni di euro, una prima parte dei 15 che occorrerebbero per realizzare al completo il nuovo progetto organico di restauro.

Lo studio romano di Laura Peretti, StudioInsito, ha vinto il concorso internazionale indetto dalla Regione e dall’Ater, superando 44 partecipanti di vari Paesi. La proposta di riqualificazione dell’edificio, tra i più grandi d’Europa (1200 appartamenti), si basa sul principio di “creare differenze in un ambito indifferenziato”.
Corviale

Si tratta, cioè, di eliminare per quanto possibile la straniante omologazione delle abitazioni ammassate in un unico corpo di fabbrica, sviluppando settori “personalizzati” in cui gli abitanti (oltre 5mila) possano riconoscersi. Il progetto di Peretti & C. elimina la strada ai piedi del falansterio e ne crea una simile più distante dall’edificio, con collegamenti specifici a diversi settori.

Una passerella coperta pedonale consente di raggiungere ciascuno dei 27 corpi scala, mentre oggi le entrate sono cinque. È così eliminato l’uso obbligato dei lunghi corridoi ai piani.
I marciapiedi e i collegamenti pedonali esistenti al Corviale e i nuovi ingressi introdotti da StudioInsito

Al centro di Corviale nasce una piazza che ospita negozi, un centro culturale e vari servizi. Questo nuovo spazio aggregante “sfora” dalla facciata al retro, verso la campagna, con un grande varco che risolve un dislivello di sei metri. Sono previste sculture (ieratici cavalli colorati) di Mimmo Paladino. In sostanza, anche ricorrendo a una nuova illuminazione interna ed esterna, StudioInsito cerca di ridurre l’alienazione del sito con ambiti più ristretti, più simili ad autonomi edifici abitativi. Da diversi anni Corviale ha registrato interventi migliorativi molto limitati: il nuovo progetto affronta il restauro in modo globale. Rispondendo al bando governativo per assegnare 500 milioni alle periferie, il Comune di Roma ha chiesto per il Serpentone solo due milioni, mancando l’occasione di un intervento decisivo.

Crediti progetto
Capogruppo
arch. Laura Peretti

Progettisti
arch. Giulia Fortunato
arch. Giuseppe Di Costanzo
arch. Andrea Amelio
arch. Erik Ingvert

Consulenti
arch. Silvia Milesi (strategie urbane)
Maestro Mimmo Paladino (artista)
arch. Carlotta de Bevilacqua (lighting)
ing. Paola Caputo (sostenibilità)
ing. Marco Bonomi (sostenibilità)
ing. Andrea Cinuzzi (strutture)
arch. Mara Filippi (paesaggio)
dott. Irene Ranaldi (sociologa)

Collaboratori
arch. Leonardo Ricci
arch. Nicola Fiorillo
dott. Laura Pessoni

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Resoconto incontro in Prefettura sui lavori a Corviale

La Prefettura con questo report mette un punto fermo ufficiale sugli impegni che le Istituzioni (Ater, Regione e Comune) si sono assunte.
Un dato importante che impegna tutti a dare seguito alle dichiarazioni riportate passando quindi dalle parole ai fatti.

PREFETTURA RESOCONTO 8 APRILE 2016




Corviale, pubblicato bando per 100 alloggi

Continua il processo di riqualificazione del palazzo di Corviale, dopo la ristrutturazione dei corpi scala e gli interventi di manutenzione straordinaria, arriva da parte del Dipartimento Politiche Abitative l’ok al bando che pone le basi per sanare la questione ultra decennale delle occupazioni abusive dei piani centrali dell’edificio: il tutto avviene con un progetto innovativo e tenendo conto delle esigenze di chi ha veramente bisogno. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI. Il bando è un passo importante perché permette a 98 famiglie, aventi i requisiti e che attualmente occupano parte dei 3,4,5 piani in locali pensati originariamente per ospitare piccole attività artigianali e botteghe, di fare domanda ed intraprendere un percorso di regolarizzazione; ma non solo, una volta accertati gli aventi diritto potranno partire i lavori, già finanziati, di ristrutturazione dei livelli interessati Questi prevedono la creazione dentro la struttura di abitazioni temporanee all’interno delle quale alloggeranno le famiglie nel tempo utile per realizzare l’appartamento loro regolarmente assegnato. Pertanto, la pubblicazione da parte del Dipartimento di questo bando e la graduatoria degli aventi diritto che seguirà, è un passaggio indispensabile per avviare questo processo di riqualificazione che dopo anni è stato sbloccato, grazie al grande lavoro di pressione fatto dal Municipio e l’impegno che si è tramutato in fatti concreti e fondi spendibili del Comune e dalla Regione. Il termine ultimo per presentare la domanda è il 31 Luglio 2016.

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Tutti parlano di periferie ma nessuno le conosce e fa qualcosa per conoscerle

Per la prima volta il Ministero dei Beni Culturali ha creato una Direzione Generale delle Periferie.

Quello che nelle intenzioni del ministro Franceschini doveva essere lo strumento della volontà politica più volte espressa dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi di investire nelle periferie, non ha finora prodotto quasi nulla. È quello che viene fuori dalla risposta del Governo all’interrogazione parlamentare della deputata Celeste Costantino di Sinistra Ecologia e Libertà. La deputata critica soprattutto il mancato ascolto delle realtà periferiche da parte di questa Direzione Generale.

Noi di Corviale Domani possiamo testimoniare che:

1) pur avendo in precedenza sottoscritto un protocollo d’intesa sulla rigenerazione di Corviale col Ministero dei Beni Culturali;
2) pur avendo dato vita per perseguire quest’obiettivo a un partenariato pubblico/privato col Ministero, con la Regione Lazio, con Roma Capitale, con l’ATER, con le tre Università di Roma e con quella del Molise ed altri soggetti (vedi allegato);
3) pur avendo svolto insieme a questo tavolo d’intesa anni di lavori, iniziative e studi per rendere possibile questa rigenerazione;
4) pur essendo riusciti tutti insieme ad ottenere un finanziamento dalla Regione Lazio che ha reso possibile un concorso internazionale su tale progetto, iniziativa che da anni non si riusciva a realizzare in Italia;
5) pur avendo avuto buon fine il concorso con la scelta del vincitore;
6) pur avendo sempre invitato la nuova Direzione Generale a partecipare alle iniziative susseguenti il buon fine del concorso;

nonostante tutto ciò premesso non abbiamo mai avuto alcuna partecipazione della Direzione Generale delle Periferie se non una burocratica e sintetica lettera di diniego che non spiegava i motivi di questo negarsi.

Non si capisce come una neonata, poco conosciuta e scarsamente attiva Direzione Generale possa prescindere dal partecipare attivamente all’unico programma di rigenerazione urbana di una periferia in atto in Italia attraverso la qualificata formula del concorso internazionale.

Si allega l’interrogazione della deputata Celeste Costantino di Sinistra Ecologia e Libertà, la risposta del Governo e le controdeduzioni della deputata.

CELESTE COSTANTINO

Signor Presidente, con decreto del Presidente del Consiglio dei 171, è stato emanato il regolamento di ministri 29 agosto 2014, n. organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance, con entrata in vigore del provvedimento al 10 dicembre 2014. Il decreto, all’articolo 16, istituisce la direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane». Il Ministro Franceschini ha dichiarato in varie occasioni pubbliche che dopo aver vinto nel secolo scorso la grande sfida dei centri storici delle nostre città, le periferie sono la grande sfida di questo secolo: «siamo chiamati a riqualificare i luoghi in cui vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione del Paese e in questo l’arte contemporanea può essere determinante»; «rivitalizzare le periferie attraverso l’azione dei giovani e del mondo dell’associazionismo è iniziativa positiva, che va proprio nella direzione dello sforzo che deve intraprendere il Paese per recuperare il forte ritardo nel sostegno e nella valorizzazione del contemporaneo. Un’azione che può e deve essere legata, come i progetti presentati oggi, alla riqualificazione delle periferie delle nostre città». «Per questo» dice sempre il Ministro Franceschini – nel riformare il Ministero ho fortemente voluto una nuova direzione generale per l’arte e l’architettura contemporanea e le periferie urbane che a breve varerà un bando di 3 milioni di euro per cofinanziare progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie». Il Touring Club, insieme al Ministro Franceschini, hanno rilasciato dichiarazioni per la rivalutazione del «Patrimonio Periferia», affermando che oggi è necessario iniziare a rivalutare le periferie, luoghi «in cui si può sperimentare e osare di più che nei centri storici anche a livello architettonico. Queste aree, sempre più abitate, dovrebbero diventare sempre più vivibili e amabili». Allora le domande sono: qual è il bilancio che trae il Ministro Franceschini dall’attività della direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane» ad oltre un anno dalla sua costituzione; quali programmi sono stati realizzati, quali iniziative e attività sono state intraprese, quali incontri sono stati svolti con i cittadini, gli operatori culturali e sociali ed i cittadini operanti o residenti nelle periferie urbane del nostro Paese; come e dove sono state investite le risorse della suddetta direzione generale; quali sono le informazioni sullo stato attuale dell’avanzamento dei progetti di riqualificazione e se esiste ad oggi un coordinamento e una regia comune.

PRESIDENTE

La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo

Signor Presidente, a tal proposito io seguirò le tracce offerte dall’onorevole Costantino, unitamente anche agli altri colleghi interpellanti. Per quanto riguarda i programmi, sono stati elaborati due progetti a livello europeo nell’ambito del PON Programma operativo nazionale «Cultura e sviluppo 2014-2020»: un progetto nella regione Calabria, Progetto di animazione economico-culturale del sistema museale calabrese, che propone l’attivazione di residenze e studi per artisti, architetti, designer e curatori, e un progetto nella regione Campania per la realizzazione del polo regionale sul contemporaneo denominato «Contemporary Hub» a Napoli. A livello nazionale sono stati finanziati attraverso il Piano per l’arte contemporanea 2015 il progetto di Torino «Porte aperte», un concorso per giovani artisti per la riqualificazione delle periferie attraverso interventi artistici, e il progetto di Matera »Nuovi committenti«, interventi di mediazione culturale tra enti e comunità locali e artistiche. Sono state poi svolte le attività finalizzate alla definizione degli obiettivi del DPCM per il Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree degradate, previsto dalla legge di stabilità del 2015, ed è stato quindi predisposto lo schema del DPCM 15 ottobre 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 ottobre 2015, di approvazione del bando per la presentazione di proposte per la predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate.
Nell’ambito del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, si è proceduto alla ideazione del progetto per la costruzione della piazza del bene comune, un avamposto nei quartieri di periferia urbana particolarmente degradata, costituito da piccoli interventi finalizzati a fornire servizi ai cittadini, da realizzarsi, però, in uno spazio pubblico.
Passo ora a quelle che sono state le attività. Innanzitutto, vi è la quindicesima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia 2016 Padiglione Italia. Su istruttoria della direzione generale in parola, il Ministro nomina lo studio TAM associati. Il tema della mostra è «periferie e sviluppo delle città». Il titolo della proposta selezionata è «Taking care – progettare per il bene comune» e sarà presentata, con maggiori dettagli, nel corso di una prossima conferenza stampa. Poi vi sono tre workshop di formazione, in collaborazione con le università di Reggio Calabria, Catania/Siracusa, Alghero, Roma, Milano/Mantova e Padova, sul tema dell’architettura sociale, con svolgimento presso l’aria periferica del parco tecnologico di Vega, sito a Marghera. Ancora, la mostra di Roma il cui titolo è «Alla ricerca di una città normale. Il ruolo dei quartieri di iniziativa pubblica nell’espansione urbana negli ultimi cinquant’anni in Italia»: una selezione di quartieri periferici di edilizia residenziale d’iniziativa pubblica, realizzati dagli anni Settanta ad oggi, con l’obiettivo di evidenziare i focus per una corretta riqualificazione urbana delle periferie. Le ricerche sono state effettuate in collaborazione con le università di Roma, Napoli e Torino. Poi segnalo il concorso del Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori. Le istanze scaturite dalla mostra formeranno oggetto di successivi concorsi per giovani architetti under 35, d’intesa con il Consiglio nazionale stesso. I progetti realizzati dai vincitori saranno, quindi, donati ai rispettivi comuni interessati. Segnalo, poi, un numero speciale della rivista di geopolitica Limes, finalizzato alla realizzazione di un progetto dedicato alle periferie, con contributi scientifici di autori nazionali e internazionali, con la redazione di una mappa geografica delle periferie italiane. Seguiranno tre presentazioni pubbliche a Venezia, a Roma e a Siracusa, accompagnate dall’allestimento di carte geopolitiche.
Proseguo con quelle che sono le iniziative. »Arte alla luce« è un progetto sviluppato con Save the children e realizzato nelle periferie di Bari, Marina di Gioiosa Ionica e Palermo, nei «punti luce» dell’associazione e in strutture socio-educative aperte in varie regioni per contrastare la povertà educativa. Il progetto promuove l’arte contemporanea tra i giovani quale fattore determinante per lo sviluppo armonioso dell’individuo. Con il convincimento diretto di artisti affermati, il primo laboratorio si è svolto a Palermo a Zisa e nel quartiere dello Zen 2, sotto la guida dell’artista Domenico Mangano. Il secondo si è svolto a Bari nel quartiere Libertà, con l’artista Massimo Grimaldi. E il prossimo si svolgerà nella Locride a Gioiosa Jonica, con l’artista Adrian Paci. Si prevede di estendere il progetto a tutti i 16 »punti luce« di Save the children. «Sperimento l’arte! Musei e artisti nelle scuole» è un’altra iniziativa legata alla convenzione tra il Ministero dei beni culturali – Direzione generale arte e architettura contemporanea, Ministero dell’istruzione e Associazione dei musei d’arte contemporanea italiana per la diffusione e l’educazione alle arti contemporanee negli istituti scolastici italiani situate nelle aree periferiche.
Per quanto riguarda gli incontri, tutti gli incontri hanno seguito il modello bottom up, in linea con i principi della sussidiarietà orizzontale. In appuntamenti dedicati ai temi delle periferie sono state recepite, a livello nazionale, le istanze rappresentate dalle principali associazioni attive in campo di cultura, salute, sport, ambiente e cultura della legalità; ciò nonostante alla DGAAP siano stati assegnati obiettivi strategici da attuare all’intero territorio nazionale attraverso il network relazionale fra gli attori sociali.
Interventi partecipativi a livello locale, in attuazione degli indirizzi che sono stati dettati, sono di competenza degli istituti periferici, di concerto con gli enti locali, ai quali attiene specificatamente l’iniziativa pianificatorio-urbanistico-paesaggistico-sociale.
Passiamo adesso quelle che sono, invece, le risorse. Le risorse impiegate per i programmi, le attività e le iniziative sopra evidenziati sono quelle previste negli ordinari capitoli di bilancio e relativi piani gestionali del Ministero ed assegnate alla Direzione generale. Per quanto concerne il bando di 3 milioni di euro per cofinanziare i progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie, richiamato nell’atto, preciso che si tratta del decreto interministeriale MIT/MiBAC del 12 novembre 2015, la cui procedura di programmazione e in itinere e vicina alla conclusione.
Ricordo, infine, che il coordinamento delle attività sopra riferite è affidato al direttore generale della Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane sulla base di quanto 171 del 2014, recante disposto dall’articolo 16, comma 2, del DPCM n. regolamento di organizzazione del Ministero.
In conclusione, sembra lecito affermare che, nei dieci mesi di effettiva attività, la nuova Direzione generale ha compiuto o avviato attività sicuramente apprezzabili per quantità e qualità.

PRESIDENTE

L’onorevole Costantino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CELESTE COSTANTINO

Grazie, Presidente. Io sono parzialmente soddisfatta. Non ho un’esperienza di lungo corso in questo Parlamento, però in questi due anni e mezzo ho capito che, a volte, gli strumenti come interpellanza e come l’interrogazione hanno più il fine di cercare di trovare avallo ad una tesi piuttosto che rivolgere delle domande reali e concrete. Io penso che stamattina, con questa interpellanza, ho dato l’opportunità al Ministero della cultura di poter raccontare quello che è stato fatto. Però, questo fa parte dell’insoddisfazione che io registro nel porre queste domande. Infatti, è un po’ strano, anche rispetto a dei progetti lodevoli che si stanno portando avanti – ho sentito nella sua risposta, sottosegretario, anche dei riferimenti alla Calabria, quindi sono veramente molto contenta, come, immagino, anche lei, che ci sia questa particolare attenzione –, che sia praticamente impossibile riuscire a trovare queste informazioni. Io ho presentato questa interpellanza perché l’hanno sollecitata esattamente associazioni, comitati, cittadini che avevano guardato con favore questo atto, questo decreto adottato dal Ministero della cultura e che immediatamente avevano voglia di impegnarsi, di mettersi a disposizione e di portare avanti anche delle proposte fattive su come poter realizzare alcuni di quei progetti che sono stati elencati da lei qui oggi. Penso ai comitati che si sono creati negli anni e che ad oggi hanno svolto un’attività veramente straordinaria. Parlo della città di Roma: a Corviale, come a Torpignattara, come a Corcolle, con l’esperienza e il lavoro fatto sul territorio oggi potrebbero veramente proporre dei progetti molto interessanti, che vanno esattamente nella direzione che ha espresso il Ministro Franceschini.
Però, si registra un’incapacità di interlocuzione e anche una mancanza di comunicazione e di informazioni rispetto al lavoro che è stato fatto fino adesso e anche del dettaglio di come sono stati spesi i soldi. Infatti, rispetto a tutto l’elenco che è stato fatto sui 3 milioni ancora, per sua stessa ammissione, si è in corso d’opera e quindi non abbiamo ancora contezza, a più di un anno, di come verranno spesi questi soldi.
Anche riguardo ai progetti che ha elencato prima, di ricerca, e delle mostre che sono state realizzate non c’è il dettaglio economico di come sono stati spesi questi soldi e a quanto ammonta appunto la spesa relativa a questi progetti che sono in corso.
Aggiungo anche – ed era una delle domande che venivano poste nell’interpellanza – che viene richiesta la presenza di un coordinamento e di una regia comune su questi progetti. A chi bisogna rivolgersi? Bisogna arrivare al punto di presentare un’interpellanza o un’interrogazione per avere dei riferimenti? Bisogna sempre avere il filtro parlamentare affinché questi cittadini, questi comitati e queste associazioni possano attingere a delle informazioni e avere dei dati precisi? Io penso che questo sia un errore, tanto più se – come lei ci ha detto stamattina – delle cose buone si sono provate a fare e ci sono sicuramente delle dinamiche che vanno perfezionate, ma che vanno probabilmente nella giusta direzione.
Quindi, io la ringrazio per questa comunicazione che manca totalmente e quindi le consegno il silenzio che c’è su questa serie di progetti che sono stati presentati dal Ministero, ma la invito al più presto – ed è questa la parte di grande insoddisfazione nella sua risposta – a fornire i dettagli economici su come sono stati spesi fino ad ora questi soldi e sui 3 milioni di euro che sono esattamente al centro del decreto che io cito all’interno dell’interpellanza, come verranno spesi, in quale città e quali sono i contatti, la regia comune e il coordinamento che si vuole mettere in campo tra il Ministero e le associazioni.




La grande ricucitura

Rigenerare Corviale – Look beyond the present è il titolo del concorso internazionale bandito dall’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma e finanziato dalla Regione Lazio, sottoscrivendo un protocollo d’intesa con l’Ordine degli architetti di Roma. Corviale, situato nell’undicesimo Municipio della Capitale, è un complesso residenziale di proprietà pubblica, progettato all’inizio degli anni Settanta da una squadra guidata dall’architetto Mario Fiorentino.

Una città lineare, che si estende per circa un chilometro, le cui prime abitazioni vennero assegnate nel decennio successivo alla progettazione e attualmente conta oltre seimila abitanti con una quota parte di occupazioni considerate abusive. Complessivamente si calcolano 1202 appartamenti e si prevede di ricavare 103 nuovi alloggi al quarto dei nove piani della struttura, originariamente destinato ai servizi.

Lo scorso dicembre l’architetta Laura Peretti, con lo Studio Insito che dirige, si è aggiudicata con un premio di centomila euro il bando, che richiedeva proposte per modificare il sistema degli spazi comuni del corpo principale del complesso edilizio, al fine di ottenere una nuova qualità urbana e spaziale. L’intento dichiarato è di assicurare una migliore vivibilità e sicurezza per gli abitanti di un luogo a lungo trascurato dalle istituzioni, alienato dall’altra città. La disponibilità di risorse per una prima fase di lavori è stata stanziata ed è pari a 7.2 milioni di euro. Il completamento dell’iter progettuale (fase preliminare, definitiva ed esecutiva) è previsto entro un anno e mezzo. Nell’ipotesi di Peretti saranno necessari circa sei anni per la concretizzazione di tutti gli interventi studiati. Il costo totale dell’opera di rammendo, di ricucitura topografica e valorizzazione dovrebbe attestarsi attorno ai venti milioni di euro.

Il progetto non riguarda gli alloggi, ma la viabilità e il recupero delle aree verdi; ripensa le connessioni urbane dell’edificio, le sue coperture introducendo criteri di efficienza energetica e avrà un contributo artistico di Mimmo Paladino. Il 7 settembre è stato effettuato il primo sopralluogo nell’area, per poi elaborare il disegno concettuale entro il termine dato del 18 novembre. La giuria internazionale, che ha valutato 45 progetti, ha premiato il gruppo Peretti con questa motivazione: «Affronta meglio i temi richiesti dal concorso, perché esprime la capacità di controllare alle varie scale la complessità, a livello paesaggistico, urbano, della circolazione interna all’edificio e dello spazio pubblico». La riqualificazione di Corviale è stata definita «la prima e più significativa sperimentazione di rigenerazione urbana delle periferie romane».

Peretti, qual è stata la sua esperienza di Corviale prima di approcciare il progetto?

«Molti anni fa da studentessa. Ci sono tornata, da abitante di Roma, perché insegnavo alla Cornell University e ci portavo i miei studenti. L’ho scoperto decisamente di più nel recente contatto diretto che all’epoca degli studi. Quando l’Ater ha bandito il concorso, prima di effettuare il sopralluogo collettivo, ero poco convinta. Poi sono venuta via con l’impressione opposta».

Quali sensazioni le destano la struttura, la sua storia e i suoi dolori?

«Lo percepivo come un edificio un po’ eroico per questa grande volontà di salvare l’agro romano. Era molto visibile l’intenzione dell’architetto di creare una diga architettonica ed è stata una cosa molto importante. È stato uno dei pochi momenti nella storia dell’architettura italiana in cui, al di fuori della dittatura, abbiamo avuto il compimento di un pensiero politico espresso e reso realtà. Stando a lungo lontana dalla città non ho vissuto il carico di sofferenza sociale concentratosi nell’area. Oggi ho trovato Corviale un luogo non degradato socialmente, con risorse vitali, che ha problemi comuni ad altre zone. C’è una storia di questo edificio che appartiene sicuramente al suo entrare nella città e diventare un pezzo di città vero. C’è una questione demografica, come nel resto del paese. L’invecchiamento può produrre un ripiegamento. Corviale è stato la risoluzione di un problema abitativo e sicuramente ne ha creati degli altri. È successo perfino a un edificio molto più semplice da gestire come l’Unité d’Habitation di Marsiglia. Ha patito un periodo di abbandono fortissimo e adesso ha il comitato degli inquilini; ed è motivo di orgoglio di tutta la gente che abita lì tenerlo nelle condizioni in cui venne progettato».

Perché tuttora anche a livello internazionale questo edificio attira simile attenzione?

«Dovremmo fare una mostra dal titolo Corviale e i suoi fratelli. Questa dimensione che a noi sembra gigantesca non è assolutamente una cosa incredibile: Vienna rossa, Mosca, la Francia stessa; ci sono tantissimi esempi di edifici con dimensioni addirittura più grandi di Corviale. È così famoso, intanto perché è un gran pezzo di architettura, al di là di tutti i difetti evidenziabili. Come per altri edifici di architetti è stato capito dopo molto tempo, come succede quando gli edifici non sono così sbagliati. Ci sono ovviamente degli errori, ma in un pezzo di città nuova è un po’ difficile non commetterne. È un’architettura fatta da un architetto molto bravo, ma è stata costruita un po’ fuori tempo massimo. La costruzione di Corviale è stata come un rigurgito di un’ideologia che era ormai alla fine. Altre utopie architettoniche di quel tipo in altri luoghi in Europa non sono state condotte a termine. È diventato l’icona di un periodo, la sua solidificazione, la rappresentazione non solo ideale. A Roma esistono altri chilometri».

Ritiene che la creatura di Fiorentino fosse già nata male e in che modo si cura dopo un lungo abbandono?

«Non è nato rotto, ma ideologicamente forzato. Penso che abbiamo rivelato alcune potenzialità di Corviale. Abbiamo lavorato su Corviale come struttura urbana e non edificio. Il concorso chiedeva, senza toccare le case, di mettere a posto quello che non funziona: il rapporto con la città e quello con il suolo, l’attacco a terra. Essendo un edificio costruito in maniera molto razionale con un sistema strutturale ripetitivo, non ha dunque un’articolazione strutturale tale per cui non si possa metterci le mani. Si pensava che l’edificio dovesse essere completamente autonomo, dovesse essere una città di per sé e che si esaurisse in sé e per sé».

Come definirebbe il vostro disegno d’intervento: rammendo, ricucitura topografica, rigenerazione urbana?

«È talmente un grande rammendo che è la ricucitura di un crinale tra città e campagna. La definizione più corretta credo sia una ricucitura topografica innanzitutto: riuscire a ritrovare l’identità del luogo quasi prima dell’insediamento. Qui il rapporto tra suolo ed edificio non è in armonia. Mi auguro che venga fatto, perché è vitale per Roma, per Corviale. Stiamo parlando comunque di un paese, perché settemila persone rappresentano un paese. Stiamo dando a persone che ora hanno solo un’abitazione dei servizi per i quali pagano le tasse. Un grosso progetto di rigenerazione è una grande opportunità per Roma. Oggi tutto quello che è vuoto, viene occupato, vige la legge del più forte. Lo spazio per la sopravvivenza è una cosa, quello per vivere un’altra».

Ha già sentito Renzo Piano?

«Sposo in pieno l’idea del rammendo fra parti di città che sono strappate. Il nostro mestiere è dover rispondere alla domanda: come facciamo la città? E oggi che la città c’è, non c’è bisogno di costruire inutilmente, soprattutto nelle periferie che spesso sono state costruite senza un pensiero organico. Detesto l’idea dell’archistar che arriva, fa il suo oggetto e poi se ne va. Costruire la città vera non significa cementificare; costruire una città vuol dire creare rapporti fra le parti. Utilizzare quello che abbiamo già e renderlo urbano nel senso della civitas, renderli luoghi. Visto che Corviale è un pezzo di periferia molto cospicua spero mi capiterà l’opportunità di parlarne con Piano».

In che cosa consiste la prima fase dei lavori?

«La road map significa seguire il principio di realtà dei finanziamenti. I primi interventi puntano alla razionalizzazione di tutti i corpi scala, perché c’è una situazione di disordine assurda, di astrusità e rigidità dei percorsi con cui oggi il residente deve fare i conti. Sulla percorribilità verticale attualmente non ci si può contare. Per ogni corpo scala ci sarà un nuovo ascensore a norma e un atrio di accesso. L’accesso al proprio appartamento è uno degli aspetti più importanti, ognuno desidera avere una sorta di percorso personalizzato e questo al Corviale non è consentito. Abbiamo allora provato a ricompartimentare questo chilometro di edificio in senso individuale, modificando la strada che corre parallela all’edificato e che impedisce un accesso personalizzato e la realizzazione di piazze o sistemi di variazione. Abbiamo interpretato il fondamentale criterio della permeabilità, richiesto dal bando di concorso, come la necessità di mettere a sistema questa situazione, restituendo senso individuale all’accesso all’appartamento. Riconsiderare la connessione urbana dal piano terra e il piano garage. Fare il primo spostamento della strada, via Poggio Verde, in modo di poter cominciare la piazza. La strada deve diventare un generatore di spazio. Riassumendo: riportare a terra gli ingressi, fare gli atri, le scale e la piazza. Poi andranno concretizzati criteri di efficienza energetica, copertura con pannelli solari, un piano di illuminazione, giardini pensili».

Ci spiega che cosa intende per piazza?

«La piazza è stata posizionata in corrispondenza del salto di quota, laddove c’era il punto più difficile da risolvere, il punto di discontinuità massima. Abbiamo pensato che è esattamente lì il punto in cui sia necessario intervenire in maniera importante, anche perché è il punto che potenzialmente può attaccare di più Corviale alla città. Questa piazza gradonata risolve lentamente tutto il salto di quota con delle scale, ma anche delle rampe, e rompe la linearità dell’edificio. È possibile per tutti percorrere la piazza in lunghezza, ci sembrava un’esigenza fondamentale, vitale. La piazza è un cuore. Oggi Corviale purtroppo è un corpo dove scorrono dentro delle lunghe arterie, ma non c’è il luogo dove questo pulsa».

Nella definizione di Fiorentino Corviale costituiva la testa di ponte tra campagna e città. Come dargli il respiro di un ambiente molto interessante tra la Riserva naturale della tenuta dei Massimi e la Valle dei Casali?

«L’idea della diga per la campagna, di questo limite invalicabile al costruito, era talmente ossessiva nella testa di Fiorentino che si è dimenticato di quello che c’era al di là. L’ha concepita in una maniera talmente ideologica che la campagna non esiste più a Corviale. La si vede solo dagli ultimi piani. Abbiamo progettato di riaprire un varco importante. Dove sorgerà la piazza ci sarà un passaggio che permette un’apertura cospicua, passando sotto Corviale e aprendosi verso la campagna in corrispondenza del teatro, dove prevediamo la demolizione di un edificio che sta lì. Vorremmo riuscire a far respirare di nuovo l’aria della campagna a questo edificio. Questa idea l’abbiamo portata anche davanti con lo spostamento della strada, che non sarà più rettilinea assecondando il verde. Anzi uno dei fondamentali su cui abbiamo lavorato è infatti la compenetrazione forte fra il basamento verde, sul quale Corviale poggia. E che non sia più un basamento fatto di asfalto. Adesso è semplicemente un’aiuola molto lunga, ma non è un verde che si possa utilizzare, non è uno spazio».

I servizi che immaginate produrranno occupazione? Il lavoro resta l’urgenza sociale.

«”Qui non abbiamo bisogno di spazi nuovi, ma soprattutto di spazi gestiti”, mi hanno detto. Sono previsti edifici di servizio come atelier, centro di ricerca agricolo, laboratori e negozi distribuiti in vari punti e anche una quota di orti urbani. La gestione sarà altrettanto importante. Non serve a niente realizzare un bellissimo luogo, se poi viene abbandonato, se non c’è una struttura di gestione organizzata e pensata prima. Questo non sta all’architettura, tuttavia certamente anche il problema della gestione va posto all’amministrazione. Abbiamo pensato a servizi di prossimità per stimolare un’occupazione per la gente che abita lì. È vero che nel passato la gestione dell’Ater è stata in molti frangenti uno sfacelo, però Corviale non è semplice e nel momento in cui diventa veramente la casa deve essere curata. Uno dei grandi difetti di Corviale è la gestione impersonale. Non abbiamo la pretesa irrealistica di risolvere tutto, ma di attivare, coinvolgere i cittadini».

A quanto ammontano i costi?

«Il concorso richiedeva i dettagli del preventivo di spesa, dunque che cosa s’intende fare con i 7.2 milioni di euro a disposizione per il primo intervento articolato su tutto l’edificio».

assonotturna

(Figura 2. Assonometria notturna)

I fondi sono stati già stanziati?

«Sì».

Perché gli abitanti dovrebbero fidarsi? Non mancano loro ragioni storicizzate per lo scetticismo.

«Nutro fiducia, perché ho trovato seria la modalità in cui sono stati preparati i documenti del concorso con domande molto chiare. Ho pensato che questo potesse essere un concorso pulito ed è quello che è successo. Ho fiducia, perché da quando ho vinto il concorso tutte le persone a cui ne parlo, o mi domandano, hanno una fascinazione per questo edificio. Non mi ero mai resa conto che ci fosse questa affezione, che tocca anche le persone che ci abitano. Abbiamo già coinvolto Andrea Segre per un piccolo documentario, per raccogliere fin dall’inizio le voci e la storia di questo percorso».

Avete aperto un confronto con chi vive il luogo, ascoltato le loro necessità? Il senso di identità è radicato.

«So che la maggior parte degli abitanti di Corviale sono appunto sfiduciati, perché si sono sentiti abbandonati. Da architetta quello che posso fare è avere una grande attenzione nell’ascolto delle esigenze di tutti. È ovvio che nelle decisioni che saranno prese non tutti saranno contenti, però attivare un rapporto positivo con gli abitanti è fondamentale per come concepisco l’architettura. La qualità del concorso sta anche nella previsione della compartecipazione. Le domande poste dal concorso derivavano da una fase di ascolto. Ho cominciato, anche se non ho ancora firmato l’incarico ufficiale, per la seconda parte del progetto, perché penso che sia dirimente».

Che cosa si aspetta dalla politica?

«Il concorso è stato bandito da Ater e la Regione Lazio si è molto esposta. Il Presidente Zingaretti è andato a Corviale, si è impegnato, ha detto e so che ha un’attenzione particolare per il posto. Non posso che sperare che la politica mantenga quanto promesso. Sappiamo che in Italia non è molto comune, però Roma vive un momento particolare e bisogna ripartire. L’auspicio è che il processo continui come è cominciato. Il fatto che ci sia già uno stanziamento è una cosa molto buona. Ci vuole un controllo importante sulla costruzione. Tutti gli enti hanno l’obbligo della gara d’appalto. Il problema della gara è che sia pulita. Finora è stata una gara pulita, perché io non sono nemmeno di Roma. Non sono una persona che doveva vincere. Il progetto è stato votato da una giuria internazionale con sei voti favorevoli su sette con un bel distacco sul secondo. La politica può sorvegliare che le gare continuino a essere fatte in maniera pulita. Secondo me gli abitanti di Corviale possono fare qualcosa. Sono molti e contano elettoralmente. Gli abitanti di Corviale con tutte le proprie molteplici differenze dovrebbero cercare di formare una voce compatta».

Quali saranno i tempi presumibili per la realizzazione?

«È molto difficile stabilirli ora. Il concorso è la fase preliminare. Dovremmo firmare entro sei mesi il progetto definitivo, che serve per le concezioni edilizie, poche in questo progetto, e poi c’è la fase esecutiva. Dal definitivo all’esecutivo c’è un tempo che riguarda anche degli stanziamenti, la burocrazia, la conferenza dei servizi per spostare la strada, la volontà politica di chiudere questo progetto e condurlo in porto. Di lavoro nostro come architetti c’è almeno un anno e mezzo. Complessivamente prevedo sei, sette anni».

È una previsione ottimistica?

«Se la vedo bene, sì».

“A cento anni di distanza dal 1870 è ancora la stessa – dalla periferia al centro – la vera legge urbanistica di Roma: il massimo profitto attraverso ogni possibile rendita parassitaria”, scriveva Italo Insolera. In un quadro di emergenza abitativa, qual è il futuro delle case popolari?

«Affrontiamo una crescita commercialmente quasi incontrollabile per cui la città è diventata un mercato e questo è un fenomeno duro da cambiare. La pianificazione corre dietro a quello che avviene, cercando di tappare le falle. Non è nuovo nella storia di Roma, sì. Il patrimonio edilizio parassita non è denaro messo all’interno dell’economia che quindi crea movimento e risolve urgenze. Resta nelle tasche di chi ha la rendita. Ho lavorato molto sul tema delle case popolari. Recuperare una dimensione sociale del nostro lavoro credo sia una condizione di necessità. Il futuro delle case popolari? Cresce la percentuale dei sempre più poveri. Le case popolari sono tornate e torneranno a essere richieste; è inevitabile in una società sempre più diseguale. I costi sociali di non affrontare questi problemi sono altissimi. Oggi abbiamo degli strumenti di previsione di queste dinamiche molto più accurati rispetto a quelli di venti o trenta anni fa. Anche cinicamente, per una questione elettorale, ai governi conviene fare i conti prima per non pagare le conseguenze dopo».

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Una boccata d’ossigeno per Corviale

Al via il restyling del piano basso del Serpentone. Vince il progetto «Respiro» presentato dall’architetto Peretti. Nasceranno parco e piazza.
Si dice che la speranza è l’ultima a morire. Corviale da ieri ha trovato il suo Respiro. Anche se solo un pezzo. È stato decretato il vincitore del bando dell’Ater per il Concorso Internazionale di Progettazione «Rigenerare Corviale», promosso e finanziato dalla Regione Lazio con la consulenza scientifica e l’assistenza dell’Area Concorsi dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia. 9,5 milioni di euro lo stanziamento in essere per la realizzazione. 45 progetti pervenuti e quattro giorni di lavoro intenso con una giuria internazionale ha individuato i sei progetti più meritevoli. A sbaragliare è stato quello coordinato da Laura Peretti dello Studio Insito, architetta di origine vicentina trapiantata nella Capitale, che ha chiamato il suo lavoro proprio così: «ll Respiro di Corviale» «perché questo è un quartiere che non respira», ha spiegato, tenendoci a ringraziare gli organizzatori. Medaglia d’argento al progetto coordinato da Abdr architetti associati, che affronta il tema della riconnessione dell’edificio inteso come elemento autonomo inserito nel tessuto urbano. Terzo posto a quello coordinato dall’architetto Juha Samuli Miettinen. I riconoscimenti sono stati assegnati nel corso dell’incontro stampa all’Acquario Romano di piazza Fanti alla presenza di Fabio Refrigeri, assessore regionale alle Infrastrutture, Politiche abitative e Ambiente, Giovanni Tamburino e Claudio Rosi, commissario straordinario e direttore dell’Ater Roma. Il progetto interessa la modifica del piano terra, senza toccare le abitazioni. Per adesso il famoso quarto piano, che secondo il progetto originario doveva essere il centro pulsante di Corviale, pieno di negozi, rimane, dunque, ancora nelle mani degli abusivi che ne hanno preso possesso nel tempo, con gli ascensori periodicamente distrutti e tutto il degrado che negli anni le pagine di cronaca hanno raccontato senza fine.

Corviale, il Serpentone dei romani; per tutti l’emblema del malessere sociale della Capitale sulla via Portuense nella periferia sud-ovest della città, alveare umano lungo un chilometro tra incuria e storie disagiate su uno sfondo di acciaio, pannelli di cemento armato e pareti vetrate, con i servizi mai finiti. Storia nota. Nacque sul filo dell’avanguardia: lo progettò la squadra diretta dall’architetto Mario Fiorentino nel 1972 per conto dell’allora Iacp, nove piani, 6 lotti per oltre 6.000 persone, più di 120 famiglie. E si è trasformato in un ghetto che oggi fa oltre 5 mila abitanti. Per molti, da tempo immemore, il simbolo della depressione capitolina, tanto da far lanciare la proposta all’allora assessore regionale alla Casa Teodoro Buontempo:«Demoliamolo e ricostruiamo un quartiere a misura d’uomo».

A breve, il piano terra, avrà un volto nuovo. Peretti ha immaginato una grande piazza che, interrompendo la linearità seriale dell’edificio, ricostruisce un pezzo di città con un sistema chiaro di relazioni degli spazi pubblici e della circolazione e nuovi servizi, con un centro della biodiversità che sarà il cuore civile dell’impianto. Cambiando l’asse di arrivo: la strada non più parallela e rigida, si entra attraverso un parco; ad ogni gruppo di abitazioni sono associati corpi scala, atri per produrre avvicinamento, puntando alla riconnessione del suolo dell’Agro romano. «Si è chiesto al mondo dell’Architettura di trasformare Corviale da città fortificata a complesso permeabile e accogliente, riversando al suo interno funzioni nuove, tutte le attività piccole e grandi che possono rendere il luogo vitale giorno e notte. Con questo Concorso il progetto di recupero e riqualificazione di Corviale diventa la prima sperimentazione, e senza dubbio la più significativa e complessa, di rigenerazione urbana delle periferie romane», ha sottolineato l’architetto Paola Rossi, Coordinatrice Area Concorsi dell’OARPPC.

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