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Radio impegno

La radio di chi di notte custodisce.
Sta nascendo a Roma, al Corviale grazie ad associazioni e cittadini che non sono disposti a tenere la bocca chiusa.
“Vince solo chi custodisce”. È il motto di Calciosociale, una società sportiva dilettantistica presente a Roma dal 2005, con l’obiettivo di trasformare il gioco del calcio da sport competitivo a palestra di vita, arricchendolo con attività sociali per ragazzi e famiglie. E da anni lo fa in uno dei quartieri più a rischio della capitale, il Corviale, regno di clan criminali e degrado urbano. Un monopolio che nel 2014 Massimo Vallati (presidente di Calcio Sociale) insieme ad altri giovani hanno voluto strappare alla malavita consegnando al quartiere il “Campo dei Miracoli”, una struttura eco-sostenibile diventata luogo di incontro, gioco e socializzazione per gli abitanti della zona. Nella notte tra il 12 e il 13 Novembre 2015 il centro subisce un atto intimidatorio e una parte di esso va in fiamme. Consapevoli della solidarietà di cittadini e istituzioni, Massimo e gli altri volontari del centro decidono di investire le loro forze su un nuovo progetto. Mettere in piedi una web-radio notturna che trasmetterà programmi di informazione e intrattenimento, in diretta dal Campo dei Miracoli, coinvolgendo associazioni, cooperative, onlus e diverse realtà della capitale. Radio Impegno nascerà per dire al Corviale e a Roma che anche di notte c’è chi costruisce e custodisce.
Corviale
L’incendio doloso al Campo dei miracoli di Corviale

Cos’è cambiato dopo l’attentato?
«Una settimana dopo l’incendio abbiamo voluto organizzare una fiaccolata di solidarietà, invitando tutti coloro a cui stavano a cuore i valori della legalità e del rispetto dei luoghi comuni. In quell’occasione abbiamo preso consapevolezza che sono in tanti a sostenerci. Padri, mamme, bambini di Corviale e degli altri municipi di Roma, associazioni, autorità e semplici cittadini hanno rotto quel muro di omertà che da troppi anni regnava all’interno del quartiere».

E l’idea di Radio Impegno, com’è nata?
«La fiaccolata è stata un segnale talmente forte, che invece di darla vinta ai mafiosi facendo un passo indietro faremo tre passi in avanti. Metteremo in piedi una web-radio notturna per dire a chi vuole distruggere che noi invece, di notte, vogliamo costruire. E lo faremo con i valori della legalità, del senso civico e della solidarietà».
Radio Impegno nasce al Corviale per “custodire” le notti, ma anche i giorni
Radio Impegno nasce al Corviale per “custodire” le notti, ma anche i giorni

Chi farà parte di Radio Impegno?
«L’idea è quella di costruire un grande movimento cittadino di contro-informazione che denunci tutto ciò che non va in questa città, ma allo stesso tempo faccia emergere il coraggio di uomini e donne che vogliono cambiare le sorti di Roma. Il prossimo 21 Gennaio al “Campo dei Miracoli” avremo un incontro organizzativo a cui potranno prendere parte tutti, con maggior attenzione alle associazioni che operano sul territorio romano: da quelle culturali a quelle sportive, dalle cooperative sociali a quelle rivolte all’infanzia. Ogni associazione prenderà in carico una notte di trasmissione (dalle 00.00 alle 07.00) decidendo i contenuti e i programmi del palinsesto, sia di informazione sia di intrattenimento. Creeremo anche delle rubriche comuni all’interno delle quali affronteremo dei temi da sollecitare all’opinione pubblica. Ci auguriamo di coinvolgere almeno 60-70 associazioni così da poter affidare ad ogni realtà un massimo di 5-6 notti l’anno».

Calcio Sociale è presente al Corviale dal 2005. Che contributo avete dato al quartiere?
«Grazie al supporto della regione Lazio abbiamo accettato la sfida di riprenderci un quartiere per troppo tempo gestito dalle associazioni criminali. Il “Campo dei Miracoli” che nel 2014 abbiamo consegnato alle famiglie di Corviale è diventato il simbolo del riscatto di questa zona, un posto dove far crescere i propri figli in modo sano. Un polmone verde eco-sostenibile in mezzo al cemento delle abitazioni abusive, per far attività sportiva ma anche sociale. Ci sono accanto le istituzioni e le forze dell’ordine: tra tutte, in modo particolare, il Prefetto di Roma, che si è impegnato a condurre una delle notti radiofoniche».
Campo dei Miracoli è una struttura ecosostenibile
Campo dei Miracoli è una struttura ecosostenibile

A chi ha tentato di ostacolarvi nel vostro progetto, cosa rispondete?
«Se volevano tenerci la bocca chiusa distruggendo un progetto messo in piedi con tanta fatica, hanno ottenuto l’effetto contrario. Non solo ci riprenderemo il quartiere di notte, ma saremo in tanti a denunciare, a parlare e a guardare quello che succede attorno al Corviale e in tutta Roma».

Se vuoi prendere parte a Radio Impegno – come associazione o come privato – puoi inviare una mail a segreteria@calciosociale.it o telefonare ai numeri 3402627939 – 0665198597. Il Campo dei Miracoli – centro sportivo Valentina Venanzi – si trova a Roma in Via Poggio Verde 455.

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Le radio sfidano Apple: chi vince conquista milioni di smartphone

radioIN USA DUE NUOVI SERVIZI, TRA CUI I-TUNES, CREANO PALINSESTI AUTOMATICI BASATI SU ALGORITMI SU MISURA PER OGNI UTENTE. LE EMITTENTI RISPONDONO CON IL SISTEMA DIGITALE DAB+ CHE ASSICURA PIÙ QUALITÀ DI SUONO E NON BRUCIA BANDA COME LO STREAMING
Non l’hanno uccisa 60 anni di tv e non la ucciderà nemmeno Internet. Ma la “cara vecchia radio” sta affrontando un passaggio difficile. Nel mondo e anche in Italia. Nel mercato nordamericano, che da solo fa il 53% dei circa 34 miliardi di dollari di ricavi pubblicitari globali attratti dal più antico dei media elettronici, da due mesi è stato lanciato i-Tunes Radio e in poche settimane ha raccolto 20 milioni di utenti. non si tratta di utenti unici, va bene, e 9 su dieci continuano a ascoltare radio sui loro iPhone anche attraverso Spotify e Pandora, ma l’arrivo di Apple è un segnale importante e imprime un’accelerazione al mercato in una direzione che mette a rischio il core business stesso della radiofonia. Il lavoro di una stazione radio, come chiamiamo ancora per abitudine le emittenti, consiste nella produzione di contenuti audio in forma di palinsesti. Che poi questi palinsesti viaggino sulle tradizionali onde radio terrestri, onde medie, Fm o nel nuovo standard digitale Dab, oppure via satellite o via Internet non importa, da questo punto di vista. E’ un business che non è stato finora neanche intaccato in modo particolare da Spotify. La piattaforma svedese è infatti un social network a pagamento per distribuire musica. Si paga un canone mensile sui 10 dollari oppure vi si accede gratis ma con la presenza di pubblicità e con un sostanziale limite di file scaricabili. E comunque è solo musica. Anche i-Tunes radio per ora è solo musica, ma non è un social
network. Come un altro servizio Internet americano, Pandora, invia agli utenti non la lista delle canzoni che piacciono ai loro amici su Facebook, come Spotify, ma la musica che piace a ogni singolo utente. Questo almeno secondo i calcoli di un algoritmo che analizza gusti, scelte e abitudini di ognuno. Fin qui, ancora, nulla di nuovo: è una nicchia. Pandora ha il 7% di quota d’ascolto negli Usa. Nei primi sei mesi 2013 ha fatturato 233 milioni di dollari, tutti in pubblicità e con una crescita del 46%, ma ancora perde molti soldi. Ma il punto è che invece Apple ha promesso che non si limiterà alla musica e che presto aggiungerà anche le news, le previsioni del tempo e i talk i programmi di intrattenimento. Che non produrrà ma pescherà dalla Rete un po’ come Google News è fatto con le notizie dei media tradizionali. In questo modo ognuno avrà la sua “stazione radio” personalizzata automaticamente dall’algoritmo di Apple. Il massimo del risparmio di tempo perché il sistema scarta automaticamente ciò che ognuno di noi scarterebbe di persona o piuttosto una specie di Truman Show radiofonico? La partita è appena iniziata e l’esito non è affatto scontato in favore dei nuovi servizi (così come Google News non ha fagocitato i giornali online) ma per il mercato radiofonico è comunque il segnale che è ora di darsi una mossa. Perché è in forte ritardo sulla digitalizzazione, soprattutto in Europa. Negli Usa, che hanno il vantaggio di essere un unico mercato da 300 milioni di utenti la radio non è certo un mercato residuale. Due gruppi si dividono la fetta più grande del mercato. Uno è Clear Channel, una syndacation di distribuzione e gestione della pubblicità che raccoglie 840 stazioni radio Usa e altre 140 tra Australia e Nuova Zelanda, con un fatturato annuo di 1,5 miliardi di dollari. Clear Channel ha creato un nuovo marchio per Internet, si chiama i-Heart Radio e riunisce sul web ben 1500 stazioni radiofoniche, le versioni online di quelle via etere più un numero imprecisato di radio native online, che esistono cioè solo su Internet. Diverso invece l’approccio al mercato di Sirius Xm, che è una vera e propria pay radio. Si riceve unicamente da satellite e si rivolge soprattutto al pubblico di chi ascolta la radio in auto. Sirius ha 25 milioni di abbonati che pagano un canone tra i 14 e i 18 dollari al mese, a seconda della presenza o meno di spot (o un pacchetto annuo da 199 dollari) per un fatturato che nei primi 9 mesi del 2013 ha raggiunto i 2,8 miliardi di dollari. Le dimensioni e i risultati di Sirius Xm dicono che la vera sfida nella radio è la mobilità. Non solo perché la radio si ascolta prevalentemente in macchina (anche in Italia) ma soprattutto perché anche i giovani che ascoltano la radio via Internet lo fanno sempre più spesso in mobilità. E questo significa una cosa ben precisa: che la nuova frontiera del business radiofonico – ed è una frontiera globale, che vale su tutti i mercati, dalle Americhe, all’Europa, all’Asia – è una sola. Ossia come mettere la radio dentro gli smartphone (e in misura minore nelle tavolette). Visto dall’Italia il problema è stavolta uguale al resto d’Europa. «Oggi in Italia la penetrazione degli smart device è al 50%, vuol dire che la metà degli utenti può già potenzialmente ascoltare programmi radio in streaming attraverso le app del telefono. Nel 2017 arriverà al 95%», spiega Andrea Samaja, Consulting, partner di Pwc (Pricewaterhouse Coopers), che ha appena pubblicato le sue previsioni sul mercato globale di Entertainment & Media fino al 2017. Si tratta, per ora, di un utilizzo sporadico. Anche perché lo streaming radio, consuma parecchia banda e quindi gli utenti la usano con parsimonia. La soluzione sarebbe ovviamente quella di trasformare gli smartphone in radio. E possibilmente in radio digitale Dab+ che consentirebbe al settore, che è ancora analogico, di digitalizzarsi più in fretta. Gli operatori cellulari però non ne vogliono sapere perché sarebbe traffico sottratto alle loro reti. Esiste, per esempio, una versione del Samsung Galaxy 4 dotato di ricevitore Dab, ma è solo sul mercato coreano. Senza digitale la partita è problematica. La programmazione delle radio attuali e la loro distribuzione attraverso il caos delle frequenze Fm non sono sufficienti a riconquistare il pubblico giovanile e il rischio è di regalarlo tutto ai nuovi servizi Internet. «Il digitale può fare la differenza. Può ad esempio dare due driver nuovi per questa generazione, ossia il suono di qualità e l’arricchimento dei contenuti da offrire – aggiunge Samaja – ma finora le imprese radiofoniche hanno esitato ad investire sul digitale a causa di una doppia incertezza: sullo standard tecnologico e sui sistemi di misurazione degli ascolti». Se il settore riuscirà a risolvere questi due problemi, la sfida con Internet sarebbe tutt’altro che perduta.
Stefano Carli
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