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Ortofiorito

GIOVEDI 19 MARZO ore 10

Presso la sala video della
BIBLIOTECA “RENATO NICOLINI” a CORVIALE
Via Marino Mazzacurati, 76

Presentazione del Progetto

O R T O F I O R I T O
sui tetti di Corviale
Coloriamo il grigio del Serpentone

INTERVERRANNO:

Maurizio Veloccia – Presidente Municipio XI
Domenica Alfonzo Miani – Politiche Sociali – Multiculturalità Municipio XI
Mimmo Buccoliero – Presidente Cooperativa Acquario 85
Carlo De Angelis – Responsabile Forum regionale Agricoltura sociale
Claudio Scintu – Formatore, Orto Botanico di Roma
Maria Claudia Costantini – Fondazione Risorsa Donna
Pino Galeota – Presidente Associazione Corviale Domani
Giorgio Boldini – Presidente Assoc. Italiana Verde Pensile AIVEP

Quando partiranno le attività

Il laboratorio formativo per la gestione operativa di orti urbani e di agricoltura sociale

Il Primo incontro sarà il 3 aprile 2015. Mentre i successivi si terranno il mercoledì e il venerdi dalle 16,00 alle 18,00 e a seguire…
Inoltre gli orari per la realizzazione delle attività pratiche saranno concordate con i partecipanti

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Laboratorio formativo per l’avvio di una attività di auto impiego o imprenditoriale collettiva

Le attività partiranno il 24 aprile 2015
Si terranno il giovedì dalle 16,00 alle 19,00

Tutte le attività si svolgeranno presso la sede della Cooperativa Acquario ’85 a Corviale, Via Ettore Ferrari n.104 (passaggio di L. Tabacchi)
Come iscriversi?

Per partecipare alle attività gratuite del progetto basta telefonare al numero telefonico 06 6591008
Oppure inviare una e-mail a: acquabuc@tiscali.it

Chi siamo?

Assessorato alle Politiche Sociali- e Multiculturalità del Municipio XI: è l’Assessorato che si occupa dei bisogni sociali dei cittadini, di tutti i cittadini delle famiglie e soprattutto delle fascie con fragilità sociale ed economica, dei minori, degli immigrati, delle nuove povertà.

Cooperativa Acquario 85: presente sul territorio di Corviale fin dal 1987, riunisce un gruppo di psicologi, psicoterapeuti e operatori del sociale, svolgendo una azione di prevenzione, recupero, e reinserimento sociale

Fondazione Risorsa Donna: è una organizzazione non profit che svolge attività al livello nazionale e internazionale a favore dell’inclusione sociale ed economica delle donne.

Per informazioni: Cooperativa Acquario 85, Via Ettore Ferrari n.104, 00148 Roma
Tel. 06 6591008 – HYPERLINK “mailto:acquabuc@tiscali.it” acquabuc@tiscali.it
ORTO FIORITO
sui tetti di Corviale
Coloriamo il grigio del Serpentone

“Progetto realizzato con il contributo
della Regione Lazio”.

Il progetto

Presentato dal Municipio XI e realizzato in collaborazione con la Cooperativa Acquario 85 e Fondazione Risorsa Donna nell’ambito del bando promosso dalla Regione Lazio “Bene in Comune” e sarà realizzato nell’area territoriale di Nuovo Corviale.
Il progetto è rivolto ai cittadini di Corviale e del Municipio XI con particolare attenzione alle persone con fragilità sociale, promuovendo ed incrementando nei confronti di tutti, una azione di stimolo alla partecipazione alla vita sociale ed economica, valorizzandone le competenze e le esperienze.
Il progetto prevede la realizzazione di laboratori e incontri pubblici nonché una attività di sperimentazione.
Le attività

Laboratorio formativo per la gestione operativa di orti urbani e di agricoltura sociale
Il laboratorio permetterà ai partecipanti l’acquisizione di competenze in campo agricolo, botanico, l’allestimento di giardini e la manutenzione di spazi a verde pubblico. Nell’ambito del corso teorico-pratico si darà avvio all’allestimento e manutenzione di aree diverde pubblico, di un orto sociale e di una terrazza a verde fiorito su un tetto di Corviale.
A conclusione del laboratorio verrà rilasciato un attestato di partecipazione al corso teorico-pratico
Laboratorio formativo per l’avvio di una attività di auto impiego o imprenditoriale collettiva
Saranno organizzati 2 laboratori formativi della durata di 20 ore ciascuno volti all’avvio di impresa. Le attività formative riguarderanno aspetti finanziari e gestionali e sono finalizzate ad accrescere le competenze su questioni economico-operativo-finanziarie.
A conclusione dei laboratori verrà rilasciato un attestato di partecipazione
Percorso di accompagnamento per la nascita di iniziative imprenditoriali
L’accompagnamento prevede incontri di tipo collettivo in cui un tutor svolgerà un ruolo di facilitatore per sostenere tutti quei passaggi necessari per poter avviare una attività autonoma.
Il tutoraggio permetterà di accedere ai progetti di microcredito attivi sul territorio della Provincia di Roma (sia pubblici che privati).
Iniziative pubbliche rivolte ai cittadini del territorio del XI Municipio sui temi della cittadinanza attiva e in particolare in tema di orti urbani:
Gli incontri saranno realizzati sia a Corviale, sia anche in altre zone del Municipio, in modo da coinvolgere il maggior numero di cittadini.
Nel corso degli incontri saranno affrontati temi quali: la gestione degli orti urbani come occasione di gestione della “cosa pubblica”; l’agricoltura sociale; la manutenzione del verde; l’alimentazione sana; uso, riuso e riciclaggio dei materiali; sviluppo sostenibile; stimolazione e riconoscimento del senso civico; la promozione di azioni di cittadinanza attiva.




PARROCCHIETTA: DOVE I RAPPORTI SI COLTIVANO CON I CAVOLI

A Roma, grazie al progetto Amarcord, 17 orti urbani producono verdura biologica, ma anche amicizia, cura del territorio e salute.

Quando tutto ebbe inizio, dodici anni fa, l’orto non era neppure tornato di moda. La moglie del presidente degli Stati Uniti, Michelle Obama, non aveva ancora sdoganato la moda di coltivare broccoli e zucchine da sé, possibilmente vicino casa e rigorosamente col metodo dell’agricoltura biologica. Eppure, già a quell’epoca, l’associazione di volontariato Parrocchietta delle Gocce aveva compreso quanto possa essere rivoluzionario piantare un orto su un territorio strappato all’incuria e al degrado. Un’intuizione che questa organizzazione, figlia di un attivo quanto battagliero comitato di quartiere, ha trasformato col tempo in una parte essenziale della sua mission. Tanto che un anno fa, con il progetto Amarcord, ha fatto nascere 17 orti urbani, coltivati da pensionati e persone uscite prematuramente dal mercato del lavoro. Che insieme alle verdure di stagione hanno imparato i semi per una nuova e più fruttuosa vita.

Contro il degrado e contro la crisi
Siamo a Roma, nell’omonimo quartiere Parrocchietta, un pugno di case tra Via del Trullo e Viale Newton, nell’attuale XI Municipio (ex XV). «L’esperienza degli orti è cominciata nel 2003, quando l’associazione era stata fondata da poco, l’orticultura era considerata un’attività estremamente di nicchia e noi eravamo visti come un gruppo di stravaganti – ricorda il presidente Paolo Lugni –. All’epoca andavamo nelle scuole elementari, dove le attività di manutenzione delle strutture erano già allora piuttosto carenti, proponendo di recuperare gli spazi abbandonati per farne degli orti che i ragazzi avrebbero gestito insieme ai nonni». La creazione dell’orto andava, infatti, a coronare quello che era già l’impegno a riqualificare gli spazi lasciati al degrado proprio dell’associazione, che oggi conta una sessantina di volontari attivi a cui si aggiungono altrettanti associati che beneficiano delle varie attività ricreative.

«All’inizio gli orti rappresentavano soprattutto un modo per coltivare i rapporti intergenerazionali – riflette il presidente –. Ma poi con l’arrivo della crisi tutto è cambiato». E gli orti sono diventati meta non solo di anziani in pensione, ma anche di cassaintegrati e di persone uscite dal mercato del lavoro prima del tempo, che nel quartiere non trovavano altra chance se non il gioco delle carte al centro anziani. «I nostri non sono soltanto degli orti urbani dove gli “ortisti” lavorano ciascuno il proprio pezzo di terra – prosegue –. Perché i nostri “ortolani volontari”, oltre a prendersi cura del proprio appezzamento di terreno, si occupano anche della manutenzione degli spazi circostanti, accessibili all’intera popolazione residente. Che qui può seguire corsi di compostaggio, coltivare i fiori che poi verranno piantati nelle aiuole del quartiere o semplicemente partecipare a momenti di convivialità».

I raccolti della solidarietà
Gli orti sorgono su un terreno di pertinenza di un asilo nido, prima lasciato in disuso: circa 1.200 metri quadrati situati nella Valle dei Casali, cui dopo un po’ se ne sono aggiunti altri 800 di proprietà di un privato confinante, che ha concesso l’area in comodato d’uso gratuito all’associazione in cambio della buona manutenzione del terreno. Attualmente gli ortolani volontari sono 15, tra cui due donne, hanno un’età compresa tra i 60 e i 78 anni e nella loro vita lavorativa occupavano la posizione di impiegati, artigiani, operai non qualificati. Ma oltre agli appezzamenti personali, c’è anche un orto affidato a una cooperativa sociale che si occupa di persone con disabilità e un altro coltivato in comune e destinato a chi, nel quartiere, non riesce a sbarcare il lunario.
Le attività che ruotano attorno agli orti creano socialità
«Il “raccolto della solidarietà” viene portato nella sede dell’associazione dove poi viene consegnato alle persone in difficoltà economica – spiega Lugni –. Di solito è il presidente del centro anziani a segnalarle. Noi prepariamo delle buste, che si arricchiscono sempre dei prodotti provenienti dagli orti dei volontari». E si tratta di prodotti non solo a chilometro zero, ma anche rigorosamente biologici che gli “ortolani” hanno imparato a coltivare anche grazie al supporto di tecnici che hanno messo a disposizione le loro competenze. Un lavoro e una cura quotidiana che ha determinato un notevole beneficio personale, in termini di salute fisica e psichica. Con risultati tangibili e sotto gli occhi di tutti: «Abbiamo visto tornare il sorriso sul volto di gente indurita dalla vita – conclude il presidente –. Alcuni sono dimagriti e altri hanno diminuito l’uso dei farmaci, ma soprattutto tutti sono diventati amici e hanno trovato spazi di aggregazione, rompendo l’isolamento in cui si cade con la fine del lavoro».

Coltivando, insieme a patate, broccoli e zucchine, una nuova vita di relazione e di cura del territorio.

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Frutta urbana

Preservare gli alberi da frutta in ambito urbano, nelle proprietà pubbliche e private;
Aumentare il numero di alberi da frutta nella proprietà pubblica, privata e nelle scuole;
Documentare una parte del patrimonio botanico della città grazie alla mappatura e all’identificazione degli alberi da frutta lungo le strade, nei parchi, nei giardini pubblici e privati;
Sviluppare attività di cura e potatura degli alberi da frutta e ridurre l’impatto di malattie e parassiti utilizzando metodi biologici;
Aumentare la quantità di frutta raccolta a beneficio della comunità, sviluppando e promuovendo delle azioni collettive;
Distribuire gratuitamente la frutta raccolta sviluppando collegamenti tra chi ha la frutta e chi ne ha bisogno;
Creare comunità, rinforzando le connessioni tra le persone e organizzando interventi ed eventi collettivi sulla cura, la raccolta e la conservazione della frutta;
Creare occupazione durante i periodi di raccolta e distribuzione della frutta e affidando la manutenzione ordinaria e straordinaria dei frutteti a figure professionali che coordinino il lavoro dei volontari.

Reintrodurre nel suo ambito d’elezione una delle tessere di paesaggio periurbano più tipico del bacino del Mediterraneo: il frutteto promiscuo.
Reintrodurre i valori ecologici, di cui i frutteti sono portatori (servizi ecosistemici, aumento della complessità di specie e di habitat, nonché della resilienza dell’ecosistema urbano).
Reintrodurre i valori culturali di cui i frutteti sono portatori (saperi agronomici, botanici, gastronomici, di educazione alimentare e di condivisione)
Creare di una rete di frutteti urbani integrando quelli nuovi e quelli preesistenti, mappandone gli elementi a tutte le varie scale, in tutte le configurazioni spaziali e le fasi storiche per creare un pomarium urbano diffuso,
Diffondere e salvaguardare l’ampia biodiversità del nostro territorio, recuperare frutti e sapori antichi, creare di nuove aree verdi a bassa manutenzione, ma con un importante ruolo nell’ecosistema urbano.
Proporre alle scuole e a chi fosse interessato una didattica nuova, ricca di storia, tradizioni e cultura.
Sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sicurezza alimentare e sulla riduzione dell’impatto ambientale negativo legato alla produzione convenzionale della frutta.

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La carta dei giardini urbani condivisi

La diversità botanica, sociale, culturale è un valore importante da difendere e una risorsa per l’arricchimento del vivere urbano. Così come per la natura, anche la società e la cultura si evolvono da sempre in una dinamica continua, riflettendo esigenze, sinergie, esperienze sempre diverse. Di conseguenza anche l’identità dei luoghi è legata a processi evolutivi in divenire e quindi a un cambiamento continuo.

Nel 2001, l’UNESCO ha ampliato il concetto di sviluppo sostenibile indicando che “la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura […] È una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale”. (art 1 e 3 della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, UNESCO, 2001).

Attraverso la valorizzazione della diversità, si può creare una nuova cultura del giardino insieme a un nuovo linguaggio per la convivenza civile e l’abitare. Crediamo quindi nell’importanza del rispetto di tutte le culture per rinforzare la condivisione e la partecipazione degli spazi pubblici della città.

Promuovere i valori della biodiversità e quindi dell’eterogeneità ambientale, favorisce una maggiore eterogeneità sociale: in un sistema multiculturale, come quello in cui viviamo, è fondamentale trovare metodi e tecniche per parlare a tutto il mondo.

Una nuova tipologia di giardino deve potersi esprimere in maniera irregolare, in costante evoluzione, in modo non ripetitivo, per diventare un vero e proprio laboratoro socio-culturale di sperimentazione e qualità. Lontano dalla ricercatezza e dal conformismo del giardino pubblico tradizionale o dalla maglia fissa e geometrica degli orti urbani comunali.

Nel giardino multietnico, fondato sulla comunicazione e sull’appartenenza, è importante lasciare spazio alla creatività e all’inventiva che si modellano sullo spirito dei luoghi e su chi li abita. Nella precarietà e nella marginalità si esprimono una libertà creativa assoluta e una ricchezza di valori sperimentali, non contaminati e non convenzionali, che sono un’inesauribile fonte di risorse e di soluzioni tecniche ed estetiche.

È importante difendere questi valori per migliorare l’ambiente, per le generazioni presenti e future, attraverso idee e progetti innovativi, punto di partenza per pensare e ri-pensare alla sostenibilità sociale e ambientale della città.
Nuovi giardini devono poter creare una rete di connessioni urbane per inserire la natura in città e con l’obiettivo di far crescere la città in sintonia con questi obiettivi.

Per questi motivi anche Linaria è un’organizzazione in costruzione permanente e in continua evoluzione. Non vuole offrire solo i risultati compiuti di una ricerca o di un progetto, ma indicare possibili terreni di indagine e nuovi strumenti che siano conformi a un oggetto, il giardino, il paesaggio, la città, in costante divenire.

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Orti, bici e libri: così nasce la rete sociale delle periferie

Critical MAS è il progetto che mette insieme associazioni cittadine, Comune e gruppi spontanei per aumentare la coesione sociale in tre quartieri intorno alla città. Rinascono spazi e spuntano nuove iniziative.

C’è chi coltiva la verdura all’ombra dei palazzi di periferia e chi “accompagna” i nuovi residenti delle case popolari a inserirsi nel quartiere, ci sono gli incontri con i sapori della cucina nordafricana e quelli con i formaggi artigianali dei Gruppi d’Acquisto Solidali. E ancora – in cantiere – una biblioteca di quartiere e una ciclofficina popolare. Nella periferia di Gallarate cresce la rete solidale e comunitaria, il progetto si chiama Critical MAS, con una sigla che fa riferimento alle iniziali dei tre dalle quartieri interessati: partendo da un consistente finanziamento di Fondazione Cariplo, da un anno e mezzo le associazioni locali hanno avviato le diverse iniziative di coesione sociale in tre rioni intorno al centro di Gallarate.

Arnate è un quartiere cresciuto negli anni intorno ad una frazione dalla forte identità, è il rione dove per certi versi più facile è individuare spazi da condividere, luoghi dove fare socialità (la rete comprende anche l’associazione arnatese Buon Vicinato). La villa comunale di via Marco Polo da ex sede di Circoscrizione comunale è divenuto uno degli spazi più frizzanti animati da Critical MAS. In via Marco Polo si ritrova da due anni e mezzo Gaspensa, il gruppo di acquisto solidale che ogni due settimane vede i partecipanti “smistare” in cassette di legno la frutta e la verdura biologica che arrivano da produttori locali e d’Italia. La rete ha consentito di aiutare a crescere l’esperienza anche in altre zone della città: «Gaspensa ha accompagnato la nascita di GasAuser, che oggi ha una ventina di famiglie aderenti» spiega Cristina Rizzelli di Aislo (una delle realtà che promuovono Critical MAS). «I due gruppi fanno anche acquisti insieme, ad esempio quelli di olio e formaggi».

Ad Arnate la Fondazione Exodus sta seguendo l’utilizzo del campo di via Forze Armate, spazio comunale che è frequentato spontaneamente dai residenti della zona (anche dai bambini) e dai ragazzi del gruppo Ultimi Mohicani. Le associazioni di Critical MAS hanno anche promosso l’evento al canile cittadino lo scorso 13 settembre, in collaborazione con l’associazione Apar: i ragazzi della cooperativa Naturart hanno realizzato un murale per ravvivare questo spazio in estrema periferia e il gruppo spontaneo Gallarate Pedala – nato nell’ultimo anno – ha promosso una ” gita di scoperta” dal centro di Gallarate.

«La rete tra le associazioni sta funzionando bene, si sta ampliando e dà maggior valore a tutte le forze presenti in città e aumentando le occasioni di socialità» commenta Cinzia Colombo, assessore alla partecipazione. «I numeri sono in crescita, sono attività che servono a valorizzare forze che già erano presenti. E abbiamo in cantiere anche nuove iniziative frutto anche di suggerimenti da cittadini e associazioni coinvolte». Non solo un progetto “chiuso”, ma un insieme di attività in evoluzione: così nella villa di via Marco Polo stanno germogliando altre due esperienze. È quasi ai nastri di partenza la “biblioteca di quartiere”: «Non si tratta di una vera biblioteca, quanto di uno spazio per la promozione della lettura, che sarà animato da volontari». I primi incontri hanno portato a formare una prima dotazione di libri, mentre dentro al festival Filosofarti 2015 sarà promosso un incontro. L’altro progetto è quello della Ciclofficina Popolare, un’esperienza che un gruppo di ciclisti ha iniziato ad avviare e che troverà “casa” appunto in via Marco Polo, animando gli spazi in altri momenti della settimana (l’edificio era già usato ad esempio dalla Corale Arnatese, realtà associativa molto legata al rione).

Nel quartiere di Madonna in Campagna Critical MAS è soprattutto orti urbani: qualche decina di “coltivatori”, «un gruppo forte e molto unito» dice Stefania Vanetti referente per Fondazione Exodus. Nel gruppo ci sono molti anziani e pensionati del quartiere, ma anche giovani famiglie e alcuni dei “gasisti”, cioè dei partecipanti ai Gruppi d’Acquisto Solidale. «La funzione di coesione sociale – spiega ancora Rizzelli di Aislo – in questo caso sta funzionando davvero bene, il 28 di settembre c’è stata la festa Verde Salvia, organizzata dagli stessi ortisti, ha partecipato anche l’agronomo Antonio Mazzarella che ha fornito consigli per l’orticoltura anche per altre persone interessate, ad esempio per chi vuole fare gli “orti in balcone”». Gli orti urbani sono stati anche al centro di polemiche politiche e di qualche attrito con i “vicini di casa” che abitano i palazzi vicini: situazioni viste anche in altre realtà con orti urbani che si tenta di superare man mano con attenzione ad alcuni nodi problematici, come la gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata.

La zona di Madonna in Campagna ha anche una grande concentrazione di case popolari ed è qui che Fondazione Exodus – capofila del progetto Critical MAS – ha attivato uno sportello di mediazione sociale, aperto al giovedì in via Allende (nel mezzo di una zona di case popolari e in cooperativa. «Uno spazio che è anche in rete con servizi sociali, punto di raccolta di informazioni e bisogni che vengono trasmessi ad associazioni o Comune» spiega ancora Stefania Vanetti. Exodus sta avviando anche un servizio di accompagnamento per i nuovi assegnatari di alloggio popolari, che aiuta a districarsi tra documenti e burocrazia ma che passa anche dall’introduzione tra i vicini di casa e dalle eventuale mediazione linguistica, per stranieri. Alcune associazioni di stranieri hanno promosso (negli spazi dell’oratorio) feste solidali, dove la condivisione parte dai piatti cucinati secondo le tante tradizioni diverse. Il quartiere ha visto anche una festa multietnica solidale, promossa dall’associazione Yad Fi Yad, e la riapertura di una sede locale Auser.

Più lenta è la crescita degli interventi di Critical MAS a Sciarè, quartiere che ancora oggi è povero di spazi comuni di aggregazione e ritrovo. Exodus ha promosso l’uso dello spazio Girandola in via Olona-Vigorelli, aperto alle associazioni di rione ma anche al Summer Camp Exodus. C’è poi il parchetto di via Bergamo: uno spazio comunale mai pienamente recuperato, che lo scorso 25 ottobre ha ospitato una castagnata. Stefania Vanetti non nasconde qualche difficoltà: «Da molti via Bergamo è considerata solo un luogo di passaggio, più che una zona da frequentare. In primavera partiremo con la riqualificazione del verde e riallaccio dell’acqua». È la nuova sfida di Critical Mas per il 2015, tra spazi comuni da far rivivere e socialità.

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Idee innovative per le città del futuro

Case e orti urbani galleggianti, immobili ricavati da vecchi granai abbandonati o in micro spazi urbani inutilizzati, funghi hi-tech per il compostaggio in città. Queste le proposte vincitrici del concorso di idee ‘Cities of Our Future’

La crescente urbanizzazione impone di ridisegnare le città in un’ottica di sostenibilità, intelligenza e vivibilità. E per farlo servono nuove tecnologie, ma sopratutto idee che le rendano applicabili. Idee che non necessariamente devono essere grandi e rivoluzionarie ma possono anche essere semplici soluzioni ad alcune problematiche e piccole innovazioni che innalzino la qualità della vita degli abitanti.

E’ partito da queste considerazioni il concorso di idee ‘Cities for Our Time’, bandito dal magazine Metropolis, che ha recentemente annunciato i vincitori. Ai partecipanti è stato chiesto di presentare una proposta concreta e site specific che potesse rispondere ad almeno una delle ‘questioni urbane’ che dovranno essere necessariamente affrontate nei prossimi anni: dai cambiamenti climatici alla domanda abitativa, dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale a un miglioramento della mobilità urbana.
Non è stato posto un limite che potremmo definire ‘di grandezza’, alle soluzioni (si poteva andare da semplici gadget a idee per riprogettare un intero nucleo urbano) ma l’importante è che fossero realizzabili e appositamente pensate per una specifica area o struttura.

Giuria ‘social’ e giuria critica
Le proposte sono state pubblicate su una pagina web dedicata e votate da una giuria ‘popolare’, attraverso il canale Facebook, e da una ‘critica’, composta da professionisti, studenti e esperti del settore. Quelle ‘idonee’ sono state raccolte e pubblicate in un libro acquistabile online e intitolato “Cities for Our Time Fall 2014 Competition Entries”, mentre i vincitori sono stati ‘sponsorizzati’ via web.

Vediamo le proposte che hanno conquistato il podio- sia per i critici che per la giuria popolare- e che potrebbero essere destinate a cambiare il volto delle nostre città future.
NIMITZ GARDENS di James Ferello, studente alla University of Cincinnati
1° posto giuria critica
2° posto giuria popolare

gardens

Siamo nella baia di San Diego, dove Ferello ha progettato una sorta di giardino pubblico galleggiante. L’area, accessibile a chiunque, dovrebbe essere utilizzata non soltanto come parco dove passeggiare, fare sport e via dicendo, ma sopratutto come orto pubblico, dove ciascun cittadino possa coltivare frutta e ortaggi. Per l’irrigazione del ‘giardino galleggiante’ si utilizzerebbe naturalmente l’acqua marina sottostante che, grazie a un mega impianto depurativo, verrebbe filtrata e sanificata.

FLOATING SUBURBIA: ANTICIPATING CLIMATE CHANGE di Michael Kaufman, studente University of Cincinnati

1° posto giuria popolare

suburbia

La proposta di Kaufman vuole essere una soluzione ai cambiamenti climatici ed è appositamente pensata per la città di Houston, in Texas. Una città che conta una popolazione di oltre 6,3 mln e che è vicinissima al Golfo del Messico e quindi subirà gli effetti di un’innalzamento dei livelli dell’acqua. Per risolvere questo problema sono state immaginate delle case galleggianti, o meglio un sistema che renda galleggianti gli edifici esistenti. La ‘trasformazione’ dovrà essere graduale e dovrebbe portare, da qui fino al 2080, una vera e propria elevazione delle abitazioni. La novità però non è solo questa, ma anche nell’aver pensato un sistema strutturale alla base degli edifici totalmente sostenibile ed economico perché realizzato con gli scarti di vecchie bottiglie di plastica.
360 LIVING SILOS di Elaine Gallagher Adams, AIA, Raquel Alves, Megan Hopton, Al-Sharif Khaled, Najah Wallabi, Chen Zhao, professori e studenti al Savannah College of Art and Design (SCAD)

2° posto giuria critica

silos
Quante strutture dismesse e inutilizzate potrebbero essere recuperate per scopi abitativi? Risponde a questa domanda la proposta di trasformare tutti i silos non più utilizzati per il deposito e lo stoccaggio di grano in condomini eco sostenibili ed efficienti. E anche belli, a dir il vero. La particolare forma cilindrica consentirebbe di progettare degli appartamenti perfetti da un punto di vista di orientamento, perché, avendo a disposizione uno spazio di 360°, potrebbe essere possibile pensare per ogni stanza la giusta posizione. Con un conseguente risparmio anche in termini di consumi energetici. A ‘completare l’opera’ almeno due piccoli giardini interni per piano, perché se si costruisce green, il verde vero non può mancare.
URBANIZING SETBACKS di Zoltan J. Racz e Nathan Korrki

3° posto giuria critica

urbanizing
E’ vero che le periferie vanno rigenerate e riqualificate, ma molte delle persone che lavorano in città preferirebbero vivere vicino al posto di lavoro, se solo potessero permetterselo. Senza poi considerare che il pendolarismo quotidiano è dannoso anche per la città perché si traduce in tanto traffico e inquinamento. Come coniugare, quindi, basso impatto ambientale con sostenibilità economica? Sfruttando tutti quegli spazi inutilizzati, che potrebbero essere usati per realizzare dei micro condomini. Questa la proposta di Racz e Korrki, che hanno immaginato nella downtown di Phoenix, in Arizona, un piccolo complesso edilizio con 18 micro-abitazioni, spazi di co-working, e un supermercato, da realizzarsi su un terreno in disuso davanti a un parcheggio. La struttura, va da sé, è altamente sostenibile: ha pannelli solari in copertura, impianti efficienti e pavimentazioni in legno riciclato.

WASTE TO BEAUTY, FUNGI COMPOSTING GARBAGE di Erica Anderson, studente alla University of Cincinnati

3° posto giuria popolare

composting

Segue la scia dei solar e wind tree la proposta di Anderson di realizzare dei mini ‘funghi’ per il compostaggio dei rifiuti organici che siano anche piacevoli da vedere. La soluzione è stata specificatamente pensata per la città di Chicago, in modo da consentire al singolo cittadino ma sopratutto ai gestori di bar e ristoranti di smaltire i propri rifiuti personalmente e in modo più semplice e immediato. Compostaggio, ma non solo. I funghi sono infatti pensati per essere energeticamente indipendenti, grazie alla ‘raccolta’ di sole ed acqua; hanno una funzione ‘educativa’ perché la base trasparente permette ai passanti di capire il funzionamento del sistema e fungono anche da illuminazione notturna, perché i ‘rami’ hanno un fluido fosforescente.

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Ha iniziato con questi contenitori, 60 giorni dopo ha lasciato a bocca aperta tutti i vicini di casa!

Stanco del suo noioso prato verde il proprietario di questa casa ha pensato: “Tutta questa fatica per un praticello verde e monotono? Si sarà anche carino e ordinato, ma non mi dà nessuna soddisfazione.”
Ispirato ed in vena creativa questo ragazzo ha deciso di dare una svolta “epocale” al suo giardino…via il pratino all’inglese! 

Sei curioso di sapere quello che ha combinato? Guarda le immagini qua sotto.

Tutto è iniziato con questi contenitori in legno…

orto casa 1

Compost (o terriccio) gentilmente offerto dal comune, perché non approfittarne?

orto casa 2

I semi iniziano a germogliare, ed ecco i primi supporti per favorire la crescita..

orto casa 3

Come creare un impianto d’irrigazione? Work in progress…

orto casa 4

orto casa 5

orto casa 6

orto casa 7

La rucola è la prima a spuntare…

orto casa 8

Secondi classificati: gli spinaci…

orto casa 9

Ed ecco le barbabietole a portare un pò di colore…

orto casa 10

Una bella prospettiva dei ravanelli che spuntano…

orto casa 11

Immancabili carote, impossibile farne a meno…

orto casa 12

Piselli…

orto casa 13

Ha raccolto talmente tanto, che il ragazzo ha dovuto regalare (volentieri) alcuni dei suoi ortaggi…

orto casa 14

 Guarda che belli questi cipollotti…

orto casa 15

Il verde di questi fagioli è magnifico…

orto casa 16

 Conosci i tomatillos? Eccoli qua…

orto casa 17

Cetrioli, anche loro immancabili…

orto casa 18

Primo piano di un bel peperone…

orto casa 19

Un pomodoro già maturo, e gli atri a seguire…

orto casa 20

Lo spettacolo dei fiori di zucca…

orto casa 21

Come potevano mancare i fiori? 

orto casa 22

orto casa 23

orto casa 24

I blocchi in cemento sono perfetti per coltivarci le erbe aromatiche…

orto casa 25

Rifatti gli occhi con questo!

orto casa 26

Uno sguardo al giardino del vicino…non c’è confronto!

orto casa 27

Che dici, secondo te questo vicino di casa prenderà spunto dall’ingegnosa e creativa porta accanto?

orto casa 28

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Dall’area cani al parco sotto casa: ora si adottano gli spazi pubblici

parchi

Il Comune istituzionalizza il faidate contro il degrado delle zone verdi. E i giardini diventano orti urbani

Anziché adottare un cane, specie se ce l’avete già, da oggi in poi potrete adottare un’intera “area cani”. Sì, avete capito bene: quelle spianate solitamente recintate, situate all’interno dei parchi, che servono per portare a spasso, far correre e defecare i vostri amici a quattro zampe. Se però non avete un cane ma il pollice verde sì, non disperate: potete sempre chiedere in affidamento uno dei tanti giardini di proprietà comunale, ormai quasi tutti in stato di abbandono, per trasformarli in orti urbani coltivati a zucchine e pomodori, o in oasi lussureggianti di gerbere e rose.

È l’ultima frontiera tracciata dal Campidoglio per coniugare la tutela del verde pubblico con le ristrettezze di un bilancio che a stento riesce a garantire i servizi essenziali: visto che sempre più spesso sono i cittadini a farsi carico, in modo del tutto spontaneo, della pulizia dei prati sotto casa, perché non istituzionalizzare il faidate? Ed ecco che l’assessore all’Ambiente Estella Marino ha messo a punto due diverse delibere, che verranno esaminate oggi in giunta. La prima detta le linee guida per l’adozione di una delle 150 “aree cani” distribuite sul territorio romano. Nobili le motivazioni, sebbene scritte in perfetto burocratese: “Detti spazi, ove non adeguatamente mantenuti, contribuiscono significativamente alla dequotazione degli standard qualitativi, anche solo “percepiti”, con riferimento alla manutenzione del verde cittadino da parte della cittadinanza”. Ancora: “Nel corso degli ultimi esercizi finanziari, le risorse economiche stanziate in bilancio per la cura e la manutenzione del verde hanno subito una cospicua contrazione”.

Da qui l’idea di incentivare il “partenariato sociale pubblico-privato”, dando seguito “alla più volte manifestata volontà dei cittadini di affiancare Roma Capitale in iniziative” di questo tipo. Semplice lo schema individuato: il soggetto che adotta (persona fisica, organismi, enti, associazioni o comitati) si impegna mediante un apposito atto a manutenere e/o eventualmente custodire un’area cani cittadina “per un periodo di tempo determinato” e secondo precisi standard “fissati unilateralmente” dall’amministrazione, “senza oneri finanziari a carico” di quest’ultima. Chi lo fa dovrà perciò garantire “la pulizia, il decoro e gli arredi nel rispetto delle vigenti norme igienicosanitarie”.

Più o meno la stessa ratio che sottende l’innovativo Regolamento per l’affidamento in comodato d’uso gratuito delle aree verdi comunali “compatibili con la destinazione a orti/giardini urbani”. Tredici articoli con tanto di “disciplinare di conduzione e manutenzione” per trasformare gli spazi abbandonati in prati coltivati a ortaggi, fiori e frutta. A prenderli in carico potranno essere associazioni e gruppi no profit, oppure persone singole (il cui lotto non potrà però superare i 60 metri quadrati) a patto di produrre solo quanto serve a se stessi e ai propri collaboratori. Ma ci saranno anche gli orti condivisi (coltivati collettivamente a scopo sociale) e quelli didattici (da destinare alle scuole). Tanti gli obblighi da rispettare, elencati nella convenzione da firmare, e un divieto grande così: escludere l’utilizzo di sementi ogm, cioè geneticamente modificat




“Consumabile la frutta cresciuta in città, è meno inquinata di quella industriale”, le analisi di Frutta Urbana

ortiSul sito del programma “Frutta Urbana” le prime analisi chimiche effettuate sulla frutta di due diverse zone di Roma che potrebbero essere paragonate probabilmente ad altre aree urbane. I risultati dicono che “la frutta urbana non è pericolosa e può essere consumata senza rischi per la salute”

LA FRUTTA IN CITTÀ È INQUINATA?

Esperti e ricercatori, tra cui Johnathan Leake, del Dipartimento di Animal & Plant Sciences all’Università di Sheffield, affermano che la frutta cresciuta in città è meno inquinata rispetto a quella cresciuta in modo industriale, poiché non è trattata chimicamente con fertilizzanti o pesticidi e non subisce tutti quei trattamenti successivi alla raccolta, per la maturazione e la conservazione. Inoltre le particelle inquinanti che si depositano sulle piante possono essere facilmente rimosse con un lavaggio accurato e non si accumulano all’interno dei frutti.

Per quanto riguarda la contaminazione dei suoli con metalli pesanti, questa non ha alcun impatto sulla qualità della frutta; contrariamente alle verdure, la frutta non è mai a contatto diretto con il suolo e non rischia di essere contaminata da eventuali sostanze nocive presenti nella terra. Anzi, la frutta che cresce nei centri urbani viaggia poco o nulla per arrivare al consumatore e non richiede i lunghi trasporti e gli stessi intensivi processi di elaborazione e imballo di quella industriale. In conclusione quindi la frutta urbana non è pericolosa e può essere consumata senza rischi per la salute, anzi contribuisce a ridurre l’inquinamento di aria e acqua relazionati alla produzione e al trasporto convenzionale dei prodotti freschi.


LE ANALISI CHIMICHE REALIZZATE

La Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Roma – Area V Certificazione di Prodotto – Laboratorio Chimico Merceologico ha realizzato le analisi chimiche sulla frutta che abbiamo raccolto. Nel corso di un anno faremo fare le analisi di tutta la frutta che raccogliamo. I risultati sono ottimi!!!

ARANCE AMARE raccolte in Via del Porto Fluviale e quindi molto esposte all’inquinamento veicolare: vedi analisi PDF

PRUGNE raccolte in Via del Vaticano, lato sala Nervi, con poco traffico veicolare: vedi analisi PDF

da ecodellecitta.it

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Il suono dei tulipani

Ci sono diversi modi con i quali raccontare il cambiamento sociale. Comune-info ha scelto una periferia, un gruppo di bizzarri giardinieri e una indisciplinata streetband. Il racconto di cosa hanno combinato è in questo reportage.

Corviale, Roma. È domenica 7 ottobre e sono da poco passate le tre del pomeriggio. Un’auto rallenta in via Poggio del Verde, la strada che circonda il Serpentone di palazzi più noto di Roma. Dal finestrino una voce timidamente chiede dov’è il giardino dei tulipani. Il passaparola on line e i volantini attaccati ai pali della luce nel quartiere hanno dunque funzionato. Del resto oggi non è un giorno qualsiasi, ma l’International Tulip Guerrilla Gardening Day.

I tulipani sono semplici da piantare e non vogliono troppe cure, hanno fatto sapere i Giardinieri sovversivi, il gruppo di guerrilla gardening promotore della giornata di festa. Per questo potranno crescere spontaneamente e fiorire la prossima primavera. L’appuntamento è sotto il ponte pedonale a metà del Serpentone, «con bulbi di tulipani e palette». C’è anche la Titubanda. Si sente e si vede.

Il cielo è grigio come i palazzoni di questa periferia. Ma un lampo di musica e fiori sta per colorare improvvisamente il quartiere. Cominciano quelli della Titubanda: hanno quasi quindici anni alle spalle di presenza vagante e autogestita nelle strade di Roma, fuori da ogni logica di profitto. In fondo oggi si sentono a loro agio e alla loro passione festaiola è difficile resistere. Lo dimostra la passeggiata nel serpentone fino alle scalinate di un anfiteatro che qui hanno visto utilizzare solo un’estate, per qualche giorno, alcuni anni fa. La maggior parte dei citofoni dei palazzi sono rotti oppure senza nome. La vita dei los de abajo è la storia dei senza nome. Per far sapere della festa, non potendo citofonare, meglio un po’ di musica. Qualcuno si affaccia dal balcone attirato dalle note di questa stravagante fanfara, una mamma con la figlia in braccio comincia a muoversi lentamente dietro la finestra al ritmo della musica, alcuni bambini strillano e salutano dietro i panni stesi.

La signora Maria dice di aver letto il volantino. Una cosa del genere, lei che vive a Corviale da diciannove anni con due figli, non l’aveva mai vista. «I ragazzi sono sempre in casa, qui non c’è mai nulla da fare». Aldo invece ha un’eta indefinibile e passa molto tempo in strada. Dice di aver suonato con i Pink Floyd e con i Genesis, ma che ora si esibisce solo in un centro commerciale. Adora la musica. È cresciuto a Corviale e vive da solo con la madre anziana, il cui unico pensiero oggi è chi si prenderà cura di Aldo e della sua disabilità tra qualche anno. Ma oggi per fortuna c’è una strana festa a cui pensare e Aldo è proprio contento di seguire giardinieri e musicanti.

Marco invece ha undici anni, un pallone tra i piedi e una maglietta giallorossa troppo stretta per il suo pancione. Oggi è piuttosto contento per tre buone ragioni: si è potuto svegliare tardi, non ha mai visto una banda suonare a Corviale, la sua Roma ha vinto due a zero. Quando la passeggiata della Titubanda si conclude arrivano le zappe, i rastrelli e le palette. I vasi con i tulipani e altri fiori da seminare sono state regalati da alcuni vivai e dai cittadini di NoPup, con i quali Giardinieri sovversivi hanno promosso il giorno prima un’iniziativa in viale Leonardo Da Vinci (contro il Piano urbano parcheggi approvato dal Comune). Un’economia del dono che fa molto bene alla città e poco al suo Pil. Intanto, diversi infilano i guanti, si comincia. Tra loro c’è anche Elvira che ha dodici anni e non ha mai avuto tra le mani una zappa. L’afferra, sorride e un po’ impacciata guarda la nonna mentre inizia a scavare.

Giardinieri sovversivi è composto da uno zoccolo duro di circa venti persone. Lo scorso anno, in occasione della giornata nazionale di guerrilla gardening promossa insieme a Badili badola di Torino, Roma ha visto altre persone munirsi di rastrelli, come alcuni gruppi di studenti di architettura e altri già impegnati con gli orti urbani. Emulazione e contagio sono i modi con i quali in tutto il mondo si moltiplicano esperienze di questo tipo. L’obiettivo non è solo recuperare spazi di verde ma, prima di tutto, ricomporre legami sociali, pensare e sperimentare una città diversa.

A Roma i primi appuntamenti sono nati due anni fa, l’ultima domenica del mese. Era la Critical gardening. Il desiderio di formarsi un po’ con i saperi della botanica ha convinto i giardinieri a programmare meno azioni ma più curate, creative e in periferia: a Tor Bella Monaca, ad esempio, con i ragazzi del Cubo libro, e a Tor Pignattara, sotto l’acquedotto Alessandrino. Oppure al Pigneto, dove quelli del Forte Fanfulla hanno portato avanti nel tempo quanto cominciato da Giardinieri sovversivi, prendendosi cura di alcune aiuole, mentre i promotori di Fermento di terra hanno avviato un orto urbano. Come dire, la crepa aperta con rastrelli e bulbi ha generato in poco tempo un circuito virtuoso di relazioni sociali e di cura del territorio.

«A Corviale abbiamo scelto di seminare in un pezzo di prato accanto al parchetto giochi – dice Vanessa – Per i bambini e i loro nonni sarà più facile difendere e curare questo piccolo giardino. E lasceremo qualche cartello per raccontare chi e perché ha piantato questi fiori». Sulle panchine del parchetto, cioè due altalene e uno scivolo, sono seduti alcuni anziani. Anna ascolta la Titubanda e commenta: «Mai vista una cosa del genere. Neanche la parrocchia fa più qualcosa. Perfino la processione ora ha smesso di passare sotto i palazzi». Una ragazza intanto legge Apocalypse Baby di Virginie Despentes, noir on the road tutto al femminile ambientato tra le adolescenti e lo squallore di alcuni sobborghi della periferia parigina.

«Chi non ha una zappa a disposizione può sempre ballare oppure bere un bicchiere di vino rosso», dice una ragazza della Titubanda durante una sosta. «Una volta zappando abbiamo trovato un cellulare», racconta Mario, maglietta nera con il pugno verde disegnato sopra la scritta Giardinieri sovversivi. Isabella invece scatta qualche foto. Alcuni cani sdraiati, tra cui Petra, giardiniera sovversiva a quattro zampe, sembrano apprezzare la musica e la compagnia.

Sulla piccola staccionata di protezione del giardino, un paio di scritte colorate avvertono: «Tulipani», «I fiori non si rubano». A carponi, rovistando nella terra, i giardinieri, diversi per età e sensibilità culturali, si lasciano alle spalle il ritmo convulso della quotidianità moderna, il grigio delle periferie. Hanno trovato il tempo per conversare tra loro. Scrive Richard Reynolds, considerato uno dei promotori del movimento internazionale della guerrilla gardening: «Scavare l’uno accanto all’altro, mettere una pianta in un vaso, discutere la posizione dei fiori, condividere la scarsità delle cazzuole, sono compiti ordinari di giardinaggio che diventano occasioni di conversazione. E ragioni per ricomporre legami con le persone e con i luoghi in cui viviamo…». Giardini e relazioni diverse crescono lentamente insieme, lontano dalle logiche di mercato, perfino in periferia. Germogli di una città diversa.

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