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Montagne in biblioteca: mostra fotografica “Montagne di Luce”

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Il motivo che unisce le fotografie di Gianluca Laurentini è una passione antica.

Fin da piccolo mi sono piaciute le montagne, percorrerle, visitarle e fotografarle, ma con il tempo e con la crescita son riuscito a far diventare una passione, un hobby, un vero e proprio lavoro”, racconta.
Il lavoro che Gianluca porta avanti da anni è portato a compimento in questa esposizione “Montagne di Luce” inaugurata il 25 ottobre e visitabile fino all’ 8 di Novembre, presso la Biblioteca Renato Nicolini (ex Corviale).
Il percorso, nato come libero, si snoda in pannelli tematici raggruppati per elementi naturali: le rocce, l’acqua, la terra, il cielo. Qui, le luci e le ombre fanno da protagoniste, facendo scivolare l’occhio in una sorpresa continua.

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Il fotografo racconta come è stata elaborata la fotografia panoramica del Monte Bianco dove, a differenza di altri grandangoli non perdiamo i dettagli: “La differenza è il programma utilizzato per creare la foto. Utilizzando photostich, un programma meraviglioso, ho unito 42 immagini ognuna fotografata con un obiettivo zoom a 150mm circa, in cui i dettagli non si perdono. E’ certamente necessario un cavalletto e bisogna lasciare il 20-30% di margine di sovrapposizione per poi incollare le diverse parti. E’ divertente: è la stessa teoria del puzzle!”

Ad ogni fotografia, quindi, una collocazione tematica legata in base al contenuto ritratto; ma anche un accostamento di frasi, soprattutto di alpinisti e personaggi legati al tema, come Walter Bonatti, autore di molte libri oltre alpinista e guida alpina.  “Al monte Bianco sono sempre ritornato, anche dopo tanti anni, come si torna ad un padre per dialogare con tutto l’affetto e i ricordi che un figlio cerca nei propri genitori” 

E il visitatore, curioso, sogna con la mente e con l’occhio attraverso un viaggio che filtra innumerevoli luci: dalle albe ai tramonti, ai crepuscoli rossicci alla passione di chi ci mette l’obiettivo.

Mostra: Biblioteca Renato Nicolini
V. M. Mazzacurati  76 – Roma

Elisa Longo




Macerie Ascesa e Caduta – le ruins di Corviale

poster macerie  Non c’è un momento in cui l’arte contemporanea non dia spazio alla convivenza di esigenze artistiche e      soggettività del pubblico. In questo tipo di arte, il concetto traina con forza le ambizioni degli artisti, che  veicolano un messaggio ben preciso, ma, indirettamente, è sempre il concetto stesso, il tema sviluppato  nelle varie opere, a produrre una sensazione personale, ogni volta diversa.

 Ne è una prova la mostra Macerie Ascesa e Caduta inaugurata il 18 ottobre, al Mitreo Arte Contemporanea  in cui invitati alle stesse riflessioni provocate dagli artisti ci si imbatte in una visione prospettica della  realtà. Ci si trova di fronte a immagini che evocano le più diverse sfaccettature, i più controversi  immaginari. Ideato, realizzato ed oggi diretto dall’artista Monica Melani, con lo scopo di rimettere al centro della quotidianità di un territorio periferico e controverso, come quello di Corviale, il ruolo socio-culturale dell’arte e degli artisti, lo spazio è concepito, fin dal suo allestimento, come un luogo-opera in continuo divenire. La mostra si articola in un percorso libero, che parte dal tunnel luminoso della galleria, in cui sono disposti i lavori della fine art per poi disarticolarsi in tutte le altre tecniche sviluppate: l’acquerello, l’installazione fisica, le diapositive, i bassorilievi, la video arte.

 

 

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Abbiamo chiesto a spazioallarte, che ne ha curato la realizzazione, di spiegare chi sia Artificio Lab, coloro che espongono.
“Artificio lab è costituito di due artisti, Cristiano Perricone e Maura Perricone che operano una varietà di linguaggi artistici che spaziano dai bassorilievi in terracotta, alla fotografia, all’acquerello, al design in ferro o in vetro. La diversità di materiali e le tecniche che si susseguono nella mostra “Macerie ascesa e caduta” sono la realizzazione di un lavoro di tre anni.” 

 

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A Cristiano Perricone: “Perchè il tema delle macerie, e perchè qui, a Corviale?”

“L’elemento concettuale, di fondamentale importanza, nell’arte contemporanea consiste nell’osservare, e chiunque lo può fare soggettivamente, dove le macerie – ruins – crollano e quindi dove non c’è più speranza. È proprio per questo che le macerie devono far riflettere su una presa di coscienza, coscienza sullo stato attuale, un focus, se vogliamo, sulla società, che deve portare a far ripartire il processo. Si basa sul concetto del panta rei,un modo per innescare un qualcosa che poco prima non c’era. Le nostre macerie, quelle dell’esposizione, sono macerie “artificiali”, create da noi, non di materiale da recupero, lavorate secondo progetti e basi preparatorie preesistenti.
Perchè qui a Corviale? Perchè da anni il Mitreo si batte per legare alle macerie del palazzone, a quello che tutti considerano un progetto vano, un accumulo di errori, un messaggio positivo.”

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Rigenerare e distruzione diventano così un ossimoro inscindibile, dove il medesimo fluire porta ad una fluidità continua. Il fuitore è chiamato a seguirne il percorso godendo di un’esperienza multisensoriale. Nel video, proiettato nella sala grande del Mitreo, possiamo cogliere il continuo movimento, creato dalla sovrapposizione di immagini, in cui è tutto simultaneo.

La mostra sarà visitabile fino al 27 ottobre.

 

Elisa Longo