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Contro Mafia capitale per una nuova idea di sviluppo

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La manifestazione contro le mafie indetta dal PD romano il prossimo 3 settembre, nella piazza dove si svolse il funerale del capo clan Casamonica, sarà la prima risposta popolare della città allo scandalo emerso con l’inchiesta “Mondo di mezzo” o, meglio nota”, “Mafia Capitale”.

In verità, c’erano state in primavera le vivaci e genuine iniziative del movimento della società civile “Spiazziamoli”, a cui avevano aderito anche diversi circoli di partiti. Ma quelle iniziative non hanno mai trovato un riscontro nelle istituzioni. La richiesta di svolgere una seduta pubblica dell’Assemblea Capitolina per discutere in modo organico di “Mafia Capitale” non è stata mai presa seriamente in considerazione.

C’è, dunque, il rischio che la manifestazione del 3 settembre possa essere interpretata effettivamente come una delle 120 giornate di Sodoma di cui parla il marchese de Sade nella sua opera più famosa o Pier Paolo Pasolini nel suo film “Salò″. Evidenziai questo pericolo in un articolo del 13 aprile scorso dal titolo “Le 120 giornate di Sodoma Capitale ovvero la scuola dell’antimafia“.

Cos’è cambiato da allora? È cambiato l’atteggiamento del governo e del principale partito del paese, i quali hanno finalmente preso coscienza che Roma non è soltanto una delle metropoli italiane ma la Capitale. E stanno fornendo un contributo effettivo, pur tra difficoltà e contraddizioni, all’amministrazione capitolina perché svolga, contestualmente, la necessaria opera di risanamento e l’indispensabile azione di governo della città.

Va pertanto incoraggiata con convinzione una partecipazione larga dei cittadini di Roma, senza bandiere e senza accampare paternità o primogeniture, all’iniziativa di giovedì. Essa deve servire ad aprire finalmente un dibattito pubblico nella città su cosa sono le mafie a Roma, come queste s’annidano non solo nelle pieghe di istituzioni, partiti, imprese, professioni e società civile a livello locale ma anche nei livelli centrali presenti nella Capitale, e quali sono i rimedi per debellare questa terribile piaga sociale che infetta ogni cosa e ogni spazio della nostra comunità.

Partecipiamo, dunque, compatti il 3 settembre all’iniziativa indetta dal Pd per assumere un impegno comune. Ovviamente contro le mafie. Ma soprattutto rivolgendoci a noi stessi e alle nostre coscienze, alle associazioni, ai partiti, alle istituzioni perché insieme cambiamo la nostra mentalità e la nostra cultura. Dev’essere innanzitutto un percorso di autoapprendimento collettivo per creare le condizioni dello sviluppo in tutte le sue declinazioni in una realtà complessa come quella della Capitale d’Italia.




Dopo il funerale Casamonica: Libera e Scout alla chiesa Don Bosco

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Domenica 23 agosto gli scout dell’Agesci di Roma 118, insieme a   Libera, hanno partecipato in divisa alla Messa nella loro parrocchia, la chiesa Don Bosco, la stessa   dove pochi giorni fa si è celebrato il funerale di un esponente della famiglia Casamonica, con pioggia di petali di rosa dal cielo e   colonna sonora del film “Il Padrino” suonata in piazza dalla banda.   Più che un funerale, una manifestazione di orgoglio mafioso, in un momento in cui Roma e le sue istituzioni traballano per le inchieste di   Mafia  Capitale. E mentre si moltiplicano le   dichiarazioni sdegnate – ma chi sono e cosa fanno i Casamonica si sa da tempo – e si palleggiano le responsabilità, gli scout e i ragazzi di Libera hanno voluto dare subito un segnale, riprendendosi la “loro” chiesa, per  cancellare,  con la loro  presenza e la loro testimonianza,  l’eco di  quel circo agghiacciante che non avremmo mai pensato di vedere nella capitale d’Italia. Pubblichiamo il comunicato del gruppo Agesci  Roma 118, con  alcune riflessioni su quanto è accaduto e una selezione di materiali giornalistici per ricostruire i tanti aspetti della vicenda. Vicenda che, per noi di Spiazziamoli, aggiunge  un ulteriore motivo per rinnovare il nostro impegno contro tutte le mafie  a Roma.

Quello che si è tenuto giovedì scorso al quartiere Tuscolano di Roma è uno spettacolo inusuale nella Capitale, ma non in altre parti d’Italia, dove lo sfarzo kitsch del rituale funebre per dare un segnale di potenza del “clan” a cui appartiene il defunto va in scena da sempre. In questo caso un segnale doppiamente inquietante, proprio perchè per la prima volta avviene a Roma  una esibizione esplicita,  da parte di  una famiglia  nota per il traffico di droga e varie attività criminali (1), che smentisce definitivamente  le teorie di chi sostiene che  nella Capitale la mafia non esiste (tra cui l’ex Prefetto Pecoraro (2).  E dopo un fatto del genere, nessuno può più girarsi dall’altra parte. Le istituzioni devono accertare le responsabilità e fare chiarezza fino in fondo davanti  ai cittadini su come è stato possibile che un elicottero abbia sorvolato il cielo romano senza autorizzazione, che dei vigili urbani non abbiamo verificato i permessi e fermato una manifestazione che ha bloccato un’intera piazza (3) e che   la pubblica sicurezza locale non abbia segnalato  quello che stava per avvenire (polizia e carabinieri sono dislocati sul territorio non solo per intervenire ma anche per prevenire). Quanto al sacerdote, la questione riguarda la Chiesa e i suoi fedeli, ma è poco credibile che tutto ciò sia avvenuto “a sua insaputa”, dato che qualcuno avrà pure dato le chiavi ai parenti per attaccare i giganteschi striscioni con il defunto  sulla facciata della  chiesa. Confidiamo che i chiarimenti sulle responsabilità istituzionali vengano forniti dal Prefetto Gabrielli non solo al ministro dell’ Interno Angelino Alfano (una relazione è stata consegnata oggi)   ma anche ai cittadini, così come le risultanze della riunione del  comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica dedicato alla vicenda, convocata domani  lunedì 24 agosto (4). Ma non possiamo più girarci dall’altra parte neppure noi cittadini. Senza una reazione forte della società civile, un impegno quotidiano nelle comunità, una vigilanza nei territori,  il rischio della definitiva vittoria della legge del più forte è molto concreto. E troppi di quelli  che adesso gridano allo scandalo usano una circostanza così allarmante solo per i propri interessi politici, per assegnare colpe ai propri avversari o ai propri concorrenti interni, puntando sul “tanto peggio, tanto meglio” (5). Per uscire dal pantano in cui la nostra città sembra sprofondare sempre di più servono trasparenza e verità. E impegno. La Mafia si combatte con i cittadini. E  anche con gli scout.

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Comunicato diffuso dalla Comunità Capi del Gruppo Agesci Roma 118, che condividiamo.

La Comunità Capi del gruppo AGESCI RM118 sente la necessità, in quanto comunità di educatori e di cattolici, di prendere le distanze da quanto accaduto ieri sul sagrato della basilica di San Giovanni Bosco, sede del gruppo, che è stato la celebrazione di uno stile di vita che rifiutiamo categoricamente.
Siamo soci adulti di una delle Associazioni fondatrici di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, e già da tempo come Gruppo abbiamo, con diversi strumenti, rinnovato il nostro impegno nell’educare i nostri ragazzi alla legalità e alla buona cittadinanza.
Dall’anno 2000 prestiamo il nostro servizio accettando le sfide educative che questo territorio difficile, pieno di contraddizioni e di rischi, spesso ci impone; ciò è stato fatto con il sostegno delle famiglie, che ci hanno affidato i loro ragazzi proprio con lo scopo di renderli buoni cittadini e buoni cristiani, come auspicato dal nostro fondatore Baden Powell e dallo stesso Don Bosco.
Non possiamo che ribadire, prima di tutto a loro e poi a tutti coloro che ci sono intorno, il nostro sostegno a chi lotta contro le mafie e contro una mentalità mafiosa ed omertosa.
Per questo domenica 23 agosto alle 11 saremo a Messa in basilica in uniforme, ed invitiamo ad essere presenti tutti coloro, scout e non, che vogliono dare un segnale forte di presenza e di presidio, per dire a voce alta che questo territorio è nostro, e che nessuna carrozza e nessun elicottero ci faranno venir meno dall’impegno di educare i ragazzi ai valori associativi.
La Comunità Capi del RM118

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(1) Si veda l’articolo di Cinquequotidiano del e le inchieste di

(2)Il tempo 01/08/2013 06:03 Pecoraro: non esiste la mafia di Roma

(3) Due anni fa come Carteinregola abbiamo partecipato a  un’iniziativa/conferenza stampa di Mobilitiamoci in Piazzale Flaminio per presentare un documento sulla mobilità.  Eravamo una ventina  di persone, che non davano fastidio a nessuno, non occupavano suolo pubblico, non ostacolavano il traffico. Ma sono subito arrivati due solerti vigili che hanno interrotto il discorso dell’oratore per controllare che avessimo tutte le autorizzazioni necessarie – che avevamo. Un controllo minuzioso durato almeno un quarto d’ora, documenti e tutto. C’è da chiedersi  se i vigili urbani abbiano applicato lo stesso rigore per il funerale Casamonica. Perchè delle due l’una: o i Casamonica avevano  i permessi, e allora sarebbe interessante sapere chi ha autorizzato i vigili urbani – stipendiati dai cittadini per lavorare per la collettività – a svolgere un servizio privato, o i permessi non c’erano, e allora i vigili presenti avrebbero dovuto intervenire per bloccare la manifestazione.

(4) Promemoria da Roma Pulita! a proposito delle “parole in libertà” che circolano sul web sulle responsabilità della celebrazione della cerimonia funebre: 1) il permesso di sorvolo degli elicotteri  non lo concede il Comune;  2) della pubblica sicurezza non si occupano il sindaco e il Comune ma  il Prefetto e il Questore;  3) Autorizzare o meno il funerale in una chiesa cattolica, compete esclusivamente alle istituzioni religiose. Aggiungiamo: concedere il permesso a un figlio sottoposto a misure cautelari  di presenziare al funerale del padre non vuol dire essere a conoscenza della manifestazione pubblica organizzata per l’occasione.

MATERIALI

Repubblica video Il funerale di Vittorio Casamonica: le note del Padrino e un tiro a sei cavalli

Petali di rose da un elicottero e carrozza nera con fregi in oro hanno accompagnato il membro del clan nell’ultimo viaggio di Vittorio Casamonica. Numerose auto cariche di corone di fiori hanno preceduto la carrozza funebre, tirata da sei cavalli neri. All’entrata della bara nella chiesa di Don Bosco, nel quartiere Tuscolano, una banda ha suonato il tema del “Padrino”. All’uscita del feretro, tra gli applausi, hanno risuonato le note di altri film (“2001: Odissea nello spazio”, “Laguna blu”) e “My way”. In molti hanno sostenuto la bara, alzandola al cielo. Alcuni striscioni sono stati affissi alla chiesa. Uno riportava la scritta: “Vittorio hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso”. Al termine del funerale, da un elicottero sono stati liberati petali di rose rosse sulla folla

Casamonica, Don Ciotti: “Atto di arroganza, mafia e Vangelo incompatibili”

“La Chiesa deve riflettere perché questi personaggi la stanno usando”. Don Ciotti, presidente dell’associazione Libera, commenta lo sfarzo dei funerali di Vittorio Casamonica, capo del clan romano, ricordando le parole di papa Francesco sull’incompatibilità tra chi compie atti violenti e il Vangelo. E ricorda i funerali di Piergiorgio Welby Intervista di Claudia Accogli

 

Il fatto quotidiano 20 agosto 2015 Casamonica, parroco e Curia non si sono accorti di nulla. Smentiti da Mina Welby: “Manifesti del ‘Re di Roma’ c’erano già prima del funerale” “Ero passata proprio oggi davanti alla chiesa e avevo visto quei cartelli, con un signore definito Re di Roma: sembrava il Papa, con quel vestito bianco. Non avevo capito che si trattasse di Casamonica, altrimenti mi sarei irritata”, dice la moglie di Piergiorgio, cui la stessa chiesa fu negata dopo l’eutanasia. Un racconto che smentisce la versione del parroco: “I manifesti li ho intravisti alla fine e poco dopo, quando il feretro ha lasciato il piazzale”

La Repubblica 20 agosto 2015 Dalla banda della Magliana agli intrecci con Mafia Capitale, ecco chi è il Casamonica “re di Roma” Di etnia sinti, arrivato nella capitale negli anni ’70, Vittorio Casamonica era uno degli esponenti più influenti della famiglia che ha avuto nei quartieri Tuscolano e Anagnina le sue basi di lancio. Negli anni la famiglia è stata al centro di indagini della magistratura e sequestri di beni, con accuse che vanno dal racket e all’usura. E un legame stretto con Enrico Nicoletti di LORENZO D’ALBERGO

 Affari italiani Venerdì, 21 agosto 2015 -La banda suona per i Casamonica. Un Carabiniere dirige il ‘padrino’A suonare al funerale del capo di uno dei clan malavitosi più importanti del Lazio musicisti diretti da un maestro arruolato sin dal 1979 nell’Arma dei Carabinieri

Video Repubblica: Casamonica: i simboli dello sfarzo del clan Arredamenti in stile barocco, statue ricoperte d’oro e ville di lusso del valore di milioni di euro. Sono i beni appartenuti ai Casamonica e sequestrati nel corso di questi ultimi anni dalle forze dell’Ordine

Ignazio Marino La mafia a Roma esiste, come in Italia e in molti altri Paesi. http://www.ignaziomarino.it/mafia-a-roma-ora-meno-soli-in-questa-battaglia/

Repubblica 22 agosto 2015 Una parrocchia da commissariare di Roberto Saviano  

(da Eddyburg) Tutto vero, tutto giusto.  Parole condivisibili, gioielli in un mare di chiacchiere. Ma un risvolto rivelatore d’una situazione drammatica: per combattere l’antistato non si fa ricorso alla laicità della politica e all’autorità di chi abbiamo eletto, ma alla religione e all’autorità del papa. La Repubblica, 22 agosto 2015

Cinquequotidiano 22 agosto 2015 Roma, dopo 30 anni la politica “scopre” i Casamonica Una lunga lista di arresti non ha impedito negli anni la crescita della grande famiglia di Sinti

 

Republica 23 agosto 2015 Ai Casamonica 40 case del Comune. Campidoglio: “Verifiche a tappeto, dobbiamo reagire” Esposito promette: “Entro 15 giorni controlli sugli affitti dati a tutti gli appartenenti alla famiglia” di GABRIELE ISMANCasamonica: Sabella, case Comune? Monitoraggio già partito(ANSA) – ROMA, 23 AGO – “Il monitoraggio sulle case assegnate dal Comune è partito già un pezzo e stiamo lavorando per individuare con il supporto della polizia locale chi ci sta dentro, se ha titolo per rimanerci e se ci sono state delle cessioni di fatto, non autorizzate. Non è una cosa tanto facile perché il patrimonio di Roma è immenso e per troppi anni nessuno si è curato di fare le dovute verifiche. Come abbiamo sempre fatto, chi risulta senza titolo verrà mandato via”. Lo dice
l’assessore alla Legalità di Roma Alfonso Sabella interpellato sui circa 40 immobili del Comune che sarebbero in mano ai Casamonica, secondo quanto riporta oggi il ‘Corriere della sera’. (ANSA).

 

Fonte : carteinregola.it apri l’articolo originale



Contro le mafie far nascere bene, ora, Roma Capitale Metropolitana

Sabato 7 marzo 2015, per iniziativa di CoProNEL, ci siamo incontrati a Boville in una delle 50 PIAZZE METROPOLITANE di “SPIAZZIAMOLI” PER LA DEMOCRAZIA E CONTRO LE MAFIE e abbiamo discusso il tema di come far nascere bene, ora, Roma Capitale Metropolitana.

Abbiamo condiviso una convinzione profonda: le Mafie Capitali hanno gioco facile ad infiltrarsi nel tessuto civile, economico, politico ed istituzionale di Roma perché le nostre Comunità non hanno una governance adeguata al ruolo che la Costituzione attribuisce ad esse.

La Città Metropolitana in funzione dal primo gennaio ha uno Statuto che, di fatto, conferma l’assetto della vecchia Provincia. Si tratta di una vera e propria operazione gattopardesca che risponde esclusivamente alla logica di lasciare le cose come stanno e di non rompere gli equilibri di potere consolidati. Si può ben dire che le mafie questo chiedevano e sono state accontentate.

L’importante e storica occasione dello Statuto “costituente” è stata sprecata. Si sono violate chiare disposizioni costituzionali e legislative. In particolare:
• all’articolo 27 (autonomia e identità locale; sovranità e partecipazione popolare; decentramento ed uguaglianza; autonomia statutaria, funzionale, finanziaria e tributaria);
• agli articoli 2, 28 e 31 (sottrazione allo Stato del potere ordinamentale di definire il perimetro capitolino e metropolitano; stravolgimento dell’ impianto federalista e paritario fra gli enti territoriali costituenti la Repubblica; limitazione/impedimento del potere di Roma Capitale di ripartire il proprio territorio in Zone Omogenee con autonomia amministrativa che lede le potenzialità dei Municipi di evolvere verso l’ autonomia comunale);
• all’articolo 41 (non prevedendovi come l’Iniziativa Popolare debba essere garantita nello Statuto mediante: il rapporto di 1 a 1000 fra firme ed abitanti; iter e tempi certi di decisione dal deposito – entro 3 mesi inizio esame; entro 9 mesi approvazione/bocciatura finale; in mancanza, entro 12 mesi Referendum approvativo – );
• all’articolo 46 (ove, prevedendovi organi e procedure “doppie” rispetto a ciò che già è definito dalla legge – in materia di trasferimenti di funzioni e risorse nonché di mobilità del personale, il monitoraggio e le decisioni avvengono in apposita “sessione” della Conferenza Stato-Regioni-Autonomie Locali -, si ingenerano confusione, paralisi e ritardi che pongono a rischio la funzionalità dei servizi e la salvaguardia dei posti di lavoro);
• all’articolo 47 (ove rimanda di almeno 4 anni ciò che si può fare ora per l’autonomia dei Municipi).

Muovendo da queste prime indicazioni fondamentali di correzione dello Statuto e dopo aver raccolto ulteriori proposte migliorative, ci impegniamo a presentare a breve una proposta organica di revisione statutaria, a completamento dello schema che il CoProNEL ha inviato il 29 novembre 2014 alla Commissione Statuto del Consiglio Metropolitano. Verificheremo così se risponde ad uno spirito di sincerità la previsione dell’articolo 50 che impegna la Commissione statutaria a monitorare l’attuazione delle norme e a proporre al Consiglio le necessarie modifiche. Se, invece, le proposte di modifica non saranno recepite, ci vedremo costretti a rivolgerci al Governo che – dal 30 giugno 2015 – potrà esercitare i poteri sostitutivi, nei casi di violazioni e/o inadempienze degli organi delle Città Metropolitane.

Abbiamo inoltre condiviso una netta valutazione: l’attuale assetto istituzionale di Roma è inefficiente, inadeguato e farraginoso. Esso va smontato e rimontato mediante un percorso costituente che veda la rete della società civile mobilitata nelle iniziative di SPIAZZIAMOLI attivamente partecipe nel processo da avviare e nelle scelte da compiere.

Abbiamo infine convenuto di proporre TRE TAPPE per raggiungere l’obiettivo di dotare Roma di una governance adeguata al ruolo di una vera Capitale Europea.

La PRIMA TAPPA dovrà essere la capacità di autogoverno dei Municipi a cui l’Assemblea capitolina deve garantire la piena autonomia amministrativa, creando le condizioni perché si trasformino in veri e propri Comuni: nell’immediato con l’adozione, da parte dell’ Assemblea capitolina, della delibera per la individuazione delle Zone Omogenee dotandole di autonomia amministrativa ( da far coincidere con gli attuali Municipi), sulla base della proposta che il CoProNEL ha inviato in Campidoglio sin dal 16 dicembre 2014 e che, in quella sede, ha illustrato nel corso della conferenza stampa del 23 dicembre successivo.

La SECONDA TAPPA dovrà condurre ad un “patto federativo” tra i futuri Comuni interni all’attuale perimetro di Roma e i Comuni e le Comunità che interagiscono con essi da diversi versanti (abitativi, occupazionali, infrastrutturali, ambientali, ecc.) e che devono affrontare i medesimi problemi risolvibili solo in una dimensione di “area vasta”. I Comuni della ex Provincia di Roma che non vorranno far parte di questa aggregazione potranno costituire volontariamente Unioni di Comuni e/o stringere intese istituzionali con il costituendo ente Roma Capitale Metropolitana.

La TERZA TAPPA dovrà portare al riconoscimento -da parte del Parlamento – della nuova aggregazione istituzionale con la definizione – mediante una legge ad hoc – dell’ordinamento di Roma Capitale Metropolitana; il quale, ovviamente, potrà prevedere anche l’attribuzione dei poteri e delle competenze regionali.

Facciamo appello a tutte le forze vive e responsabili di Roma e delle Comunità limitrofe affinché su questa proposta aperta si apra un ampio dibattito politico e culturale. L’assetto delle istituzioni è questione che interessa ciascuno di noi perché incide profondamente nelle nostre vite.

Essendo decisivo come e con chi condividerne il percorso, ci rivolgiamo, in particolare, alle Comunità municipali – ai rispettivi organi istituzionali e a movimenti/associazioni di base – affinché, organizzando incontri/assemblee/riunioni consiliari ed approvando ordini del giorni, facciano maturare il processo costituente dal basso.

Auspichiamo che le realtà promotrici di SPIAZZIAMOLI ne siano i principali artefici quale forza decisiva dal basso per conquistare la fondamentale sponda istituzionale di “Roma Capitale Metropolitana”, ai fini della lotta per la legalità da vivere quotidianamente.

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#Spiazziamoli all’ Università Roma Tre

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La gravità e la diffusione dei fatti messi in luce dall’indagine “Mondo di mezzo” della Procura di Roma, rendono urgente una reazione civile e sociale diffusa nella città e nei luoghi della formazione.
Da questa idea nasce “SPIAZZIAMOLI”, una rete di associazioni che scelgono di contrastare le mafie in modo autentico che nella giornata del 6 e del 7 marzo mettono in campo 50 iniziative sul tema di Mafia Capitale all’interno della città di Roma.

Noi studenti e studentesse di Link Roma Tre abbiamo deciso di aderire a SPIAZZIAMOLI perché crediamo sia necessario parlare di contrasto alle mafie anche nelle Università,
perché crediamo che l’informazione e la formazione sul tema rappresentino il primo necessario passo verso un’azione comune, perché la mafia uccide il territorio, accentua le diseguaglianze, saccheggia le nostre risorse e rompere il silenzio sulle mafie significa aprire una discussione pubblica sul futuro di questa città, promuovere la trasparenza nelle amministrazioni locali, promuovere i diritti sociali e civili come antidoto al ricatto dei clan, valorizzare le buone pratiche, per costruire una nuova stagione di impegno profondo, che coinvolga i territori e lavori sui diritti e la partecipazione.
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Per approfondire la tematica, capirne le dinamiche, i protagonisti, e capire come si affronta un fenomeno di tale complessità ne parliamo con

– Lirio Abbate – Giornalista de L’Espresso

– Celeste Costantino – ex portavoce di “Associazione antimafie daSud”

– Marco Genovese – Referente di “Libera.Associazioni,nomi,numeri contro le mafie”

– Prof. Eligio Resta – Filosifa del Diritto, Roma Tre
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L’incontro si terrà

il 6 Marzo alle ore 9.30
in Aula 7
nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre




“Così demoliremo via dei Fori imperiali”

Dopo il parere del tavolo degli esperti l’assessore Caudo pronto a abbattere la strada del Ventennio

Qual è il piano del Campidoglio, assessore Caudo?
“Nel disegno urbano, i Fori devono diventare un’area aperta, proprio come afferma l’ex soprintendente La Regina, da vivere prima ancora come cittadini che come turisti. Si deve consentire di realizzare singoli interventi ma dentro un quadro unitario e, infine, si deve stabilire una modalità di coordinamento tra tutti i soggetti interessati, in primis lo Stato e Roma Capitale”.

Ma il Campidoglio è per lo smantellamento della via e la riunificazione degli antichi Fori?
“Certamente. La commissione di esperti ha rimesso in discussione il vincolo monumentale su via dei Fori Imperiali, anche se sulla rimozione della strada mantiene una posizione contraddittoria e restituisce posizioni diverse. Per noi la rimozione dello stradone tra piazza Venezia e largo Corrado Ricci per liberare e dare continuità ai Fori Imperiali non può e non deve più continuare ad essere un tabù. Chiunque, dopo aver visto la bellissima ricostruzione virtuale del Foro di Augusto di Piero Angela, ha maturato la convinzione che non può esserci un nastro di asfalto sopra i Fori. Ed è quanto prevedeva già il Progetto di Leonardo Benevolo e di Francesco Scoppola nel 1988, bisogna ripartire da lì”.

Dunque la via è questa?
“La Commissione scrive che l’area archeologica “va resa più frequentabile e più vissuta dai cittadini, anche solo per la lettura di un giornale o di un libro, per una chiacchierata o per una semplice passeggiata o per il normale attraversamento, accompagnando i bambini a scuola o con le buste della spesa, valorizzando i tracciati esistenti”. E io sottoscrivo in pieno questa tesi, come quella per cui bisogna “evitare ogni forma di separatezza tra la città moderna di Roma, con i suoi bisogni e i suoi problemi, e quella antica””.

Ora serve un progetto definitivo.
“I prossimi mesi, come chiede il sindaco Marino, ci vedranno impegnati a mettere a frutto questo lavoro e ad aggiornare il piano urbanistico complessivo del Progetto Fori, lo faremo e lo discuteremo con il ministero Beni culturali. Bisogna avere il coraggio di un progetto unitario di grande respiro. Sul Colosseo e sulla proposta di ricostruire l’arena non ho elementi per potermi esprimere, mi fido di quanto ha detto La Regina e mi richiamo alla sua prudenza nel valutare le modalità con cui si possono portare avanti interventi in complessi monumentali così delicati. Oltre, ovviamente, all’opportunità di farli”.

Veniamo allo smantellamento di via dei Fori.
“Bisogna rimuovere via dei Fori imperiali fino a largo Corrado Ricci. Un progetto che sono convinto riuscirà a dare ancora corpo alle diverse stratificazioni che l’area ha avuto, compresa quella degli anni ’30, ma che sceglie di ricostituire l’integrità degli spazi dei Fori, assicurando la continuità fra Mercati Traianei, Foro di Traiano, Foro di Augusto, Foro di Nerva, fino al Foro della Pace voluto da Vespasiano. Un progetto che accetta la sfida dell’innovazione e della sperimentazione per disegnare i percorsi, anche a quote archeologiche, tra piazza Venezia e largo Corrado Ricci”.

E poi?
“Bisogna ripristinare le trasversali tra l’area archeologica e la città moderna che gli è cresciuta sopra e intorno. Ad esempio quella che, da piazza Monti, alla Suburra, attraverso via Baccina arriva al Foro di Augusto, lo attraversa e passando dietro il Campidoglio e dopo aver intersecato la via Sacra procede verso il Velabro, il tempio di Vesta e quindi il Tevere e si prolunga fin verso il basamento dell’Aventino con la risalita fino al giardino degli Aranci, per altro da poco ultimata. Una passeggiata unica al mondo, una esperienza urbana senza pari che restituirebbe un senso di cittadinanza a chiunque l’attraversi”.

Come si trasformerà piazza del Colosseo?
“Con la sistemazione di uno spazio pedonale che restituisca il rapporto con le preesistenze archeologiche ridando dignità ad esempio alla Meta sudans dalla quale si misuravano tutte le distanze ai tempi dell’antica Roma. Una sistemazione che superi l’attuale aiuola che “arreda” la piazza, che risolva l’uscita dalla stazione metro Colosseo e indirizzi i flussi pedonali verso l’inizio della via Sacra e, oltre l’arco di Costantino, verso l’ingresso al Palatino”.

E via dei Cerchi?
“Sarà pedonalizzata e si aprirà un accesso al Palatino. Palazzo Rivaldi sarà temporaneamente centro servizi e spazio espositivo in attesa della realizzazione della stazione della Metro C che potrà ospitarne uno più funzionale. Mentre a piazza Venezia, venuto meno il collegamento stradale con via dei Fori Imperiali, si può superare l’attuale sistemazione a rotatoria, che la fa sembrare uno spartitraffico. Ora, dopo i lavori della commissione, possiamo dare corpo al Progetto Fori come previsto dal Prg del 2008 e dare vita all’area archeologica più importante del mondo che sarà il cuore vivo e pulsante di una città millennaria ora estesa su un territorio metropolitano di cui sarà possibile comprendere e apprezzare la modernità e declinarla al futuro”.

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