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L’Internet of Things sbarca a Milano

Nasce a Milano il primo gruppo di lavoro per “The things network (TTN)”, con l’obiettivo di realizzare una rete wireless per l’internet delle cose urbana per lo sviluppo di servizi smart.
Una rete wireless per l’internet delle cose urbana. Dopo l’esperienza di altre città europee nasce anche a Milano il primo gruppo di lavoro per “The things network (TTN)”. Il modello scelto per sviluppare la piattaforma IoT cittadina è quello del crowdsourcing, quindi aperto a soggetti pubblici, organizzazioni di cittadini e aziende, che metteranno a servizio di tencici e ricercatori i propri flussi di dati per ricavare informazioni utili allo sviluppo di servizi rivolti ai cittadini e per facilitare la creazione di servizi IoT per il tessuto imprenditoriale del territorio.

Gli usi
La rete IoT sarà realizzata utilizzando il sistema Lo.Ra. WAN (Long Range WAN), quale tecnologia radio di accesso. Fra i possibili utilizzi si va dal monitoraggio della qualità dell’aria, ai sensori per favorire una mobilità intelligente (smart mobility), dal monitoraggio di aree soggette ad allagamenti (soluzioni di resilienza) al controllo energetico degli stabili comunali (smart buildings), dalla gestione intelligente della pubblica illuminazione (smart lighting) al monitoraggio delle infrastrutture critiche.

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Un altro social possibile

Se per Freud il retaggio del passato costruisce incrostazioni falde e trabocchetti nell’inconscio, l’odierno tecno-inconscio collettivo si nutre della nostra libidine esibizionistica e voyeuristica.
Ma noi che sappiamo che il tecnico è politico vogliamo destrutturare un modello in cui moltitudini condividono pensieri foto video da cui ristrettissime élite estraggono valore tenendolo tutto per sé.
La teoria base del plusvalore c’insegna che bisogna costruire nuovi modelli di estrazione di valore perché i produttori di senso si riapproprino del frutto della propria creatività.
E’ come se qualcuno avesse messo a disposizione del genio di Van Gogh tele pennelli e colori e in cambio divenisse in automatico possessore e gestore delle sue opere.
Il cambio di paradigma necessita della riappropriazione dei mezzi di produzione da parte di utenti/produttori.
Ora che internet esce dalle nuvole ed entra nelle cose la produzione di informazioni produrrà direttamente oggetti d’uso.
Il salto sarà quindi da consumo ad uso: altro che condivisione.

stampante 3 D che costruisce case

stampante 3 D che costruisce case




Internet delle cose, un mercato da 1700 mld di dollari al 2019

Business Insider: l’Internet of Things diverrà in 4 anni il più grande mercato al mondo, grazie agli usi governativi e domestici (smart home). La sfida è migliorare la sicurezza dei device

Da diversi anni a questa parte innovazione fa rima con interconnessione. E il futuro andrà sempre più in questa direzione. Il mercato del cosiddetto ‘Internet of Things’ (IoT) sta crescendo in modo esponenziale, trainato dallo sviluppo tecnologico ma sopratutto da una sempre maggiore consapevolezza, di consumatori e aziende, dei vantaggi ottenibili dalla connettività diffusa.
Secondo un recente report di BI Intelligence, servizio di ricerca di Business Insider, l’Internet delle cose sarà il più grande mercato al mondo, il cui valore entro il 2019 sarà più del doppio di quello generato da smartphone, pc, tablet, automobili connesse e tecnologie indossabili. Parliamo di un valore di circa 1700 mld di dollari, che includerà  hardware, software, costi di installazione, servizi di gestione.

La smart home farà da traino al mercato IoT

Il numero degli oggetti connessi venduti sarà di 6,7 miliardi nel 2019 con un tasso annuo di crescita del 61%. Le entrate generate dalla vendita dell’hardware sarà pari ad appena l’8% delle entrate totali generate dall’IoT. A guidare lo sviluppo della tecnologia sarà il settore del business, che attualmente detiene una quota di mercato del 46%, ma nei prossimi anni cresceranno notevolmente gli utilizzi in campo governativo (destinato entro il 2019 a diventare il mercato leader, quello con più dispositivi connessi) e domestico, dove lo scenario di smart home diventa di anno in anno sempre più reale.

Il problema della sicurezza
Se i vantaggi più evidenti dello sviluppo dell’IoT sono legati all’efficienza, alla facilità di utilizzo dei dispositivi e a un abbattimento dei costi, i maggiori limiti sono legati alla sicurezza (leggi). Perché ‘mettere in rete’ alcuni dati personali e sensibili significa anche renderli vulnerabili ad attacchi esterni.
L’industria sta infatti concentrando i propri sforzi, conclude lo studio, su due fronti: quello del miglioramento della sicurezza dei device e quello di una maggiore standardizzazione e compatibilità dei sistemi.

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L’ Internet delle cose non è così lontana dalle nostre case

stampantiL’essere umano non è più l’unico elemento pensante del sistema

Oggigiorno la distanza tra le aziende e le persone si è notevolmente ridotta grazie alla diffusione di smarthphone e tablets che fungono da supporto ai nuovi media, quali i social o altre forme di comunicazione diretta. La tecnologia è driver di sviluppo in questo passaggio culturale. Si considerino i motori di ricerca per l’identificazione di luoghi di villeggiatura o di ratings di ristoranti o di locali: a scopo di esempio possiamo citare Expedia, Trivago, Tripadvisor, ma, di fatto, ciò che è fondamentale sottolineare è che l’informazione è ormai ovunque accessibile, sempre aggiornata, sempre condivisa.

Stiamo vivendo un fenomeno culturale che riguarda solo la comunicazione? Forse no. In Germania SAP ha recentemente iniziato una collaborazione con Volkswagen per sviluppare una piattaforma di tecnologia automobilistica intelligente: i dati di viabilità o i parcheggi liberi saranno disponibili nei database SAP e saranno comunicati all’auto intelligente. Negli States aziende come Google, Microsoft o Apple stanno lottando per imporre i propri sistemi operative nelle vetture di nuova generazione;è difficile ipotizzare che tale scontro si limiti al favorire la connettività tra i cellulari e le auto: in uno scenario non lontano a venire, i veicoli potranno parlare ad altre macchine scambiandosi in real-time informazioni sullo status del traffico, su problematiche di parcheggio e altro. Google, Microsoft o Apple non saranno più, nel futuro, aziende digital, ma saranno considerabili anche come partner delle case automobilistiche. Il mondo digitale, quindi, è già compenetrato con il mondo reale. Stiamo entrando nell’era in cui le macchine parlano alle macchine (M2M, machine to machine) e nell’era dell’Internet of Things (Internet delle cose): l’essere umano non è più l’unico elemento pensante del sistema.

Tutti gli oggetti, inevitabilmente, dovranno essere non solo valutati in base alle caratteristiche fisiche del prodotto, ma dovranno essere soppesati anche per le caratteristiche “intellettive” del prodotto stesso, intendo con ciò la sua capacità di essere interconnesso in un sistema, la possibilità di utilizzare diversi protocolli in base alle necessità del caso.

Sono interessati a questa rivoluzione i prodotti della gestione degli accessi? Credo che questa domanda sottintenda un secondo interrogativo, con una facile risposta: «Tu, consumatore, sei interessato a sapere se il cancello della tua abitazione è aperto o chiuso quando non sei in casa? Saresti interessato a sapere in anticipo se l’automatismo installato funziona correttamente? Non ti farebbe comodo sapere tempestivamente se qualcosa non funziona e se è necessario un check-up tecnico?». In uno scenario ormai prossimo il cancello e il portone del garage di casa, le tapparelle, il portoncino di ingresso così come le porte automatiche dei nostri uffici, le barriere che bloccano le aree di parcheggio saranno tutti oggetti di una rete interattiva che sarà in grado di coordinare operazioni, dare informazioni ed in definitiva, offrire un livello di servizio non ottenibile con prodotti tradizionali. Un’invasione di territorio nei confronti di aziende storicamente radicate nel campo della domotica? No, una naturale evoluzione: siamo nell’era dell’Automation Sapiens.

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What is the Internet of Things?

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Ever wondered what people mean when they talk about the ‘Internet of things’? The future of the digital world will explode with interconnectivity putting you at the heart of everything that’s done online. Scary for the privicists, not so bad for anyone else! Will Roebuck explains…

The ‘Internet of Things’ is real, already here and is revolutionising the way we live.

The Internet of Things is the capability to connect everything with anything, everywhere using the Internet. So, your fridge can reorder food to be delivered through your online shopping account. Livestock feeding systems can replenish themselves and give animals just the right amount of food they require to keep them tip top healthy. Smart cars can drive themselves using satellite navigation. And the long-term sick can be monitored at home rather than having to stay in hospital, thus giving them more independence.

All by superfast connections to the Internet. It’s a brave new world!

The Internet already has 10 billion ‘things’ connected to it, including computers, portables and smart phones. Before the end of the next Parliament in 2020 this figure will rise to over 50 billion, all linked and controlled by embedded and attached sensors and actuators. Current estimates suggest that 95% of all data ever created in the history of the world happened in the last two years. It won’t be too long before that statistic changes to two minutes.

The ‘Internet of Things’

The Internet of Things is the next evolutionary step in a world relying more upon digital technologies to find solutions that deal with the social and economic challenges which lie ahead. The Internet of Things is the third wave of the mass Internet revolution following the invention of the world wide web in the 1990s and then Internet connectivity extended to mobiles enabled by European GSM in the early 2000s.

Make no mistake. The scale of interconnectivity will transform and disrupt current political, social, legal, economic and commercial business models over the next decades. Traditional eco-political cycles will end, many will fail to keep up with the exponential changes. But fresh opportunities and innovation will continue to drive economic growth, leading to more and better jobs, and a more sustainable economy.

The Internet of Things is capable of providing bottom up consumer/citizen engagement and imposing top down surveillance and control. But, the latter will be very different from what we have been used to. Governments and traditional media can no longer get away with only giving the public carefully-chosen information, as demonstrated with the Edward Snowden and Julian Assange sagas. Mass consumerism means that we can now all build our own trusted networks online through social media – which hides nothing. And the massive scale of current data collection and usage will make the issues around data protection and ownership of digital identities even more sensitive and complex. No-one trusts governments with databases rich with content about individual citizens. That’s one of the reasons why the UK government is setting up an ID Assurance Scheme without them. Security, reliability and resilience issues will become more acute with greater dependence on interconnected critical national infrastructure focused on communications and energy.

It’s a lot to take in. The UK has global leadership in some Internet of Things areas, for example chip design and creative applications. Technology needs to be neutral. Decisions upon how we are able to control our lives better, or enable others to control them for us may be better made from market forces and not politicians or regulators.

Leadership

Whatever happens, British leadership is essential to driving the economic and social strategies affecting the Internet of Things. We still need to grow our economy, create new jobs for new industries, and keep unnecessary public expenditure down whilst delivering better public services. It’s not just government leadership we require. Business people and top managers in public sector roles must all play their part, put their heads above the parapet, make tough decisions and drive through innovation and change. Entrepreneurs also need support to take their creative ideas to market and achieve their long-terms ambitions and goals.

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