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SuperOrtoPiù, sul tetto un orto urbano pensile di 750 metri quadrati

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Progettato da Pistoletto, rimarrà funzionante fino a Expo2015. Ospiterà anche una piccola risaia

In un quartiere della città un tempo sede di grandi industrie, come la Ansaldo, oggi si cerca di costruire in modo diverso e di lasciare spazio al verde e all’agricoltura. Anche se l’orto e il prato si ricavano sul tetto di un palazzo. Succede a Milano, nel distretto del design di via Tortona, dove l’installazione ‘SuperOrtoPiù’ dimostra come un nuovo modo di progettare e costruire può portare l’agricoltura in città. ‘SuperOrtoPiù’ è un grande orto urbano pensile di 750 metri quadrati, progettato dall’artista Michelangelo Pistoletto, e realizzato sul tetto di uno dei palazzi di Superstudio Più. L’installazione, presentata in occasione degli eventi del Fuorisalone (dall’8 al 13 aprile a Milano), rimarrà funzionante da aprile a giugno 2014 e in maniera permanete nel periodo di Expo 2015, che ha come tema proprio ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’. La terrazza per il momento ospita un prato e una parte di orto ma si evolverà nei prossimi mesi arrivando ad ospitare una piccola risaia.

“Il design e l’architettura devono riportare gli orti nelle città – ha spiegato il curatore del progetto,Fortunato D’Amico – per ora questa nostra installazione può sembrare una provocazione ma credo sia anche una realtà, e un’esigenza, che cresce sempre più nelle città”. La prova di questa voglia di verde e di agricoltura nelle città, secondo i curatori del progetto, sta proprio nell’esplosione del fenomeno degli orti urbani. “In città come Torino o Milano – ha detto D’Amico – sono nate tante realtà di cittadini che si occupano degli orti urbani. Tutto questo porta a pensare che c’è bisogno di una nuova politica di progettazione perchè cambierà il mondo di vivere, di mangiare e gli spazi cittadini dovranno essere adeguati”. ‘ Alla base del progetto di questo orto cittadino in quota non ci sono solo idee ma anche praticità e tecnologia, perché è un particolare sistema multistrato a garantire la salute di orto, prato e risaia. “Si tratta di un sistema per avere coperture di verde anche in luoghi come questo – ha spiegato Marco Castellazzi di Harpo Group che si occupa di sistemi verdi pensili – funziona con un supporto multistrato che impermeabile e con copertura anti radice che unisce strati di drenaggio, areazione e accumulo idrico”. All’interno dell’installazione ‘SuperOrtoPiù’ c’è spazio anche per l’abitare sostenibile con il prototipo delle case in legno e paglia di ‘Nova Civitas’. Nel corso della settimana del Fuorisalone i visitatori potranno vedere realizzata la casa ‘work in progess’, dai lavori iniziali fino alla struttura ultimata.

Michela Nana (ANSA) 

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Oasi, labirinti e canyon: a Milano cadono i veli sui padiglioni dell’Expo

Il padiglione della Thailandia

Il padiglione della Thailandia

Via ai lavori, ecco i progetti degli archistar. Tutti i Paesi puntano a realizzare edifici innovativi e sorprendenti. Si passa dai cappelli dei contadini thailandesi al deserto fiorito degli Emirati Arabi. Per la Cina investimenti record, lo spazio più grande alla Germania

È il mondo visto dalla cittadella di Expo. Un primo tour virtuale del sito così come apparirà il 1° maggio del 2015, quando si apriranno i cancelli. E che, adesso, alla vigilia dell’ingresso delle ruspe degli Stati che costruiranno i propri padiglioni, si può percorrere sulla carta dei progetti.

È un’altra gara, quella che è iniziata. I Paesi sono i protagonisti dell’Esposizione universale e saranno le architetture dei loro edifici a tratteggiare l’orizzonte: tutti sono in corsa per realizzare il padiglione più innovativo e sorprendente. Eppure, dice il commissario unico Giuseppe Sala, “la cosa che più stupisce è come le Nazioni abbiano colto in pieno la sfida che avevamo lanciato: non costruzioni monumentali, ma progetti in grado di sviluppare il tema dell’alimentazione”. Disegni tecnologici, con grandi spazi aperti, molti richiami alla natura e materiali sostenibili da smontare al termine dell’evento.

Ad aprire le danze è stata l’Italia, che ha già iniziato a costruire il proprio palazzo ispirato a un albero. La Germania, nei prossimi giorni, farà partire i lavori dei Paesi stranieri. Quello tedesco sarà il padiglione più grande (quasi 5mila metri quadrati e 48 milioni di budget): uno spazio hi-tech con una terrazza verde. Quella che disegnerà Expo, però, è anche una nuova geopolitica. Diplomazia del cibo e potenze economiche che si intrecciano e si fondono. Con due continenti che avranno un peso particolare, Africa e Asia, con i loro giganti. Come la Cina che, con 60 milioni di euro, sarà lo Stato che investirà di più: oltre al padiglione ufficiale, ne sorgeranno altri due di aziende (uno porterà la firma di Daniel Libeskind). Una “sorpresa” è il Nepal. Non è una superpotenza, ma grazie ai privati ha prenotato 2.710 metri quadrati, con un tempio ricoperto da decorazioni in legno ispirate al cibo che trenta famiglie artigiane hanno già iniziato a scolpire.

Chi vuole stupire sono gli Emirati Arabi: il loro padiglione è stato creato da Foster, che ha reinventato un’oasi. Tre piani tra palme e acqua che si raggiungeranno percorrendo un canyon dalle pareti ondulate come le dune del deserto mosse dal vento. Alla fine, la struttura sarà rimontata a Abu Dhabi. Quello che accadrà all’edificio dell’Azerbaijan, tre grandi sfere che seguono i dettami della bioarchitettura. E il paesaggio tipico del deserto è anche quello che riprodurrà l’Oman. Per il “sì” ufficiale degli Usa si attende la visita in Italia di Barack Obama. Ma il progetto c’è già: un grande “granaio” dove gli Stati Uniti mostreranno il loro cibo 2.0.

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Realizzata presso il Campus universitario di Savona la prima microrete energetica intelligente

microreteSi tratta del primo esempio di microrete energetica intelligente in Italia: è la Smart Polygeneration Microgrid (SPM), progettata dall’Università di Genova e sviluppata da Siemens.

Realizzata presso il Campus universitario di Savona, è stata inaugurata oggi alla presenza delle più importanti istituzioni locali, di rappresentanti del MIUR, dell’Ateneo di Genova e del top management di Siemens.

Laboratorio per testare la città intelligente

La microgrid di Savona rappresenta un laboratorio per sperimentare la smart city, in futuro replicabile su più ampia scala. È “smart” perché in grado di gestire in modo efficiente l’energia prodotta al suo interno, bilanciando generazione e carichi con conseguenti risparmi economici e riducendo l’impatto ambientale dal punto di vista delle emissioni di CO2.

Autonomia quasi completa per consumi elettrici e riscaldamento

Paragonabile a un quartiere cittadino con funzioni urbanistiche differenziate, il Campus è ora quasi completamente autonomo per consumi elettrici e riscaldamento. Questo risultato è ottenuto grazie al collegamento di diversi impianti di generazione, rinnovabili e ad alta efficienza, governati da un software centrale, per una capacità complessiva di 250 kW elettrici e 300 kW termici.

“Dal 2011 investiamo nelle tecnologie per lo sviluppo delle smart grid, tassello fondamentale per costruire la città del futuro. Il lavoro portato avanti negli ultimi anni dal team di ingegneri di Milano ci ha permesso di maturare esperienze e know-how importanti. Per questo la nostra casa madre ha deciso che fosse proprio l’Italia il centro di competenza mondiale sullo sviluppo di soluzioni per la gestione dell’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici”, spiega Federico Golla, Presidente e Amministratore delegato di Siemens Italia. “Una gestione dell’energia intelligente è il presupposto per mettere al sicuro la nostra rete nazionale, ridurre gli sprechi e in ultima analisi abbassare i costi della bolletta”.

Sala di controllo e piattaforma DEMS

Il cuore della microrete di Savona è la sala di controllo situata sempre all’interno del Campus. Da qui è possibile supervisionare l’intero sistema e garantirne la gestione intelligente, seguendo strategie operative ideate e validate con successo dall’Università di Genova.

La piattaforma di energy management DEMS (Decentralized Energy Management System) sviluppata da Siemens permette di prevedere i consumi globali, la generazione da fonte rinnovabile e di effettuare la pianificazione dell’esercizio, controllando in tempo reale le unità di generazione tradizionali presenti in campo ed ottimizzando i cicli di carica e scarica dei sistemi di accumulo per valorizzare al meglio la produzione da fonte rinnovabile.

Vantaggi ambientali ed economici

All’impatto positivo sull’ambiente dovuto alla riduzione complessiva delle emissioni di CO2, stimabile in 120 tonnellate/anno, si uniscono vantaggi anche dal punto di vista economico. Prima di tutto per quanto riguarda la gestione corrente, in quanto, grazie all’energia elettrica e termica autoprodotte, è possibile ridurre considerevolmente i prelievi di elettricità dalla rete esterna e il consumo di gas nelle caldaie tradizionali per il riscaldamento degli ambienti.

Risparmi che potranno essere impiegati dall’Università di Genova per il finanziamento di integrazioni tecnologiche ed impiantistiche ed in generale per ulteriori attività di ricerca sperimentale e dimostrativa.

Le componenti

Le componenti della micro rete si snodano all’interno del polo universitario. Nello specifico, vi sono tre microturbine a gas ad alta efficienza, un chiller ad assorbimento per la produzione contemporanea di elettricità, calore per il riscaldamento in inverno ed energia frigorifera per il raffrescamento in estate; una rete di teleriscaldamento; due colonnine di ricarica, due veicoli elettrici e due biciclette elettriche; tre parabole per la produzione di energia da solare a concentrazione un impianto solare fotovoltaico; quattro quadri elettrici collegati tra loro ad anello; un sistema di accumulo elettrochimico in grado di bilanciare generazione e carichi e, senecessario, compensare gli sbilanciamenti dovuti alla variabilità della generazione da fonte rinnovabile; una dorsale di comunicazione basata su unità di raccolta dati, collocate nei quadri principali.

Progetto Energia 2020

“Con l’inaugurazione della nostra rete energetica intelligente si completa il primo tassello del progetto ‘Energia 2020’, un intervento ambizioso dell’Università degli Studi di Genova nell’ambito delle direttive comunitarie sull’energia sostenibile, che prevede la realizzazione presso il Campus di Savona oltre che della Smart Polygeneration Microgrid, di uno smart building completamente eco-sostenibile ed automatizzato e di una serie di interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti, con l’obiettivo di disporre di una struttura universitaria all’avanguardia dal lato del risparmio energetico e del comfort lavorativo”, spiega Federico Delfino, Responsabile Scientifico per l’Università degli Studi Genova del progetto Smart Polygeneration Microgrid.

“Nel corso del prossimo biennio 2014-15 – continua Delfino – contiamo di rafforzare la collaborazione virtuosa università-impresa con Siemens, per consolidare presso il nostro polo ciò che è ormai diventato un importante centro di competenza nel settore delle smart grids e della smart energy, con possibili ricadute formative per i nostri studenti”.

“Metteremo a frutto le esperienze di Savona nella sperimentazione di questa microgrid, e quanto stiamo già facendo in altre città come Torino, Milano e Genova, come partner del progetto Smart city, per sviluppare iniziative future – prima fra tutte Expo 2015”, conclude Golla.

http://www.casaeclima.com/ar_17139_ACADEMY-Energia-Ambiente-microgrid-smart-city-siemens-Inaugurata-a-Savona-la-Smart-Polygeneration-Microgrid-SPM.html




Montagne in biblioteca: mostra fotografica “Montagne di Luce”

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Il motivo che unisce le fotografie di Gianluca Laurentini è una passione antica.

Fin da piccolo mi sono piaciute le montagne, percorrerle, visitarle e fotografarle, ma con il tempo e con la crescita son riuscito a far diventare una passione, un hobby, un vero e proprio lavoro”, racconta.
Il lavoro che Gianluca porta avanti da anni è portato a compimento in questa esposizione “Montagne di Luce” inaugurata il 25 ottobre e visitabile fino all’ 8 di Novembre, presso la Biblioteca Renato Nicolini (ex Corviale).
Il percorso, nato come libero, si snoda in pannelli tematici raggruppati per elementi naturali: le rocce, l’acqua, la terra, il cielo. Qui, le luci e le ombre fanno da protagoniste, facendo scivolare l’occhio in una sorpresa continua.

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Il fotografo racconta come è stata elaborata la fotografia panoramica del Monte Bianco dove, a differenza di altri grandangoli non perdiamo i dettagli: “La differenza è il programma utilizzato per creare la foto. Utilizzando photostich, un programma meraviglioso, ho unito 42 immagini ognuna fotografata con un obiettivo zoom a 150mm circa, in cui i dettagli non si perdono. E’ certamente necessario un cavalletto e bisogna lasciare il 20-30% di margine di sovrapposizione per poi incollare le diverse parti. E’ divertente: è la stessa teoria del puzzle!”

Ad ogni fotografia, quindi, una collocazione tematica legata in base al contenuto ritratto; ma anche un accostamento di frasi, soprattutto di alpinisti e personaggi legati al tema, come Walter Bonatti, autore di molte libri oltre alpinista e guida alpina.  “Al monte Bianco sono sempre ritornato, anche dopo tanti anni, come si torna ad un padre per dialogare con tutto l’affetto e i ricordi che un figlio cerca nei propri genitori” 

E il visitatore, curioso, sogna con la mente e con l’occhio attraverso un viaggio che filtra innumerevoli luci: dalle albe ai tramonti, ai crepuscoli rossicci alla passione di chi ci mette l’obiettivo.

Mostra: Biblioteca Renato Nicolini
V. M. Mazzacurati  76 – Roma

Elisa Longo




Macerie Ascesa e Caduta – le ruins di Corviale

poster macerie  Non c’è un momento in cui l’arte contemporanea non dia spazio alla convivenza di esigenze artistiche e      soggettività del pubblico. In questo tipo di arte, il concetto traina con forza le ambizioni degli artisti, che  veicolano un messaggio ben preciso, ma, indirettamente, è sempre il concetto stesso, il tema sviluppato  nelle varie opere, a produrre una sensazione personale, ogni volta diversa.

 Ne è una prova la mostra Macerie Ascesa e Caduta inaugurata il 18 ottobre, al Mitreo Arte Contemporanea  in cui invitati alle stesse riflessioni provocate dagli artisti ci si imbatte in una visione prospettica della  realtà. Ci si trova di fronte a immagini che evocano le più diverse sfaccettature, i più controversi  immaginari. Ideato, realizzato ed oggi diretto dall’artista Monica Melani, con lo scopo di rimettere al centro della quotidianità di un territorio periferico e controverso, come quello di Corviale, il ruolo socio-culturale dell’arte e degli artisti, lo spazio è concepito, fin dal suo allestimento, come un luogo-opera in continuo divenire. La mostra si articola in un percorso libero, che parte dal tunnel luminoso della galleria, in cui sono disposti i lavori della fine art per poi disarticolarsi in tutte le altre tecniche sviluppate: l’acquerello, l’installazione fisica, le diapositive, i bassorilievi, la video arte.

 

 

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Abbiamo chiesto a spazioallarte, che ne ha curato la realizzazione, di spiegare chi sia Artificio Lab, coloro che espongono.
“Artificio lab è costituito di due artisti, Cristiano Perricone e Maura Perricone che operano una varietà di linguaggi artistici che spaziano dai bassorilievi in terracotta, alla fotografia, all’acquerello, al design in ferro o in vetro. La diversità di materiali e le tecniche che si susseguono nella mostra “Macerie ascesa e caduta” sono la realizzazione di un lavoro di tre anni.” 

 

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A Cristiano Perricone: “Perchè il tema delle macerie, e perchè qui, a Corviale?”

“L’elemento concettuale, di fondamentale importanza, nell’arte contemporanea consiste nell’osservare, e chiunque lo può fare soggettivamente, dove le macerie – ruins – crollano e quindi dove non c’è più speranza. È proprio per questo che le macerie devono far riflettere su una presa di coscienza, coscienza sullo stato attuale, un focus, se vogliamo, sulla società, che deve portare a far ripartire il processo. Si basa sul concetto del panta rei,un modo per innescare un qualcosa che poco prima non c’era. Le nostre macerie, quelle dell’esposizione, sono macerie “artificiali”, create da noi, non di materiale da recupero, lavorate secondo progetti e basi preparatorie preesistenti.
Perchè qui a Corviale? Perchè da anni il Mitreo si batte per legare alle macerie del palazzone, a quello che tutti considerano un progetto vano, un accumulo di errori, un messaggio positivo.”

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Rigenerare e distruzione diventano così un ossimoro inscindibile, dove il medesimo fluire porta ad una fluidità continua. Il fuitore è chiamato a seguirne il percorso godendo di un’esperienza multisensoriale. Nel video, proiettato nella sala grande del Mitreo, possiamo cogliere il continuo movimento, creato dalla sovrapposizione di immagini, in cui è tutto simultaneo.

La mostra sarà visitabile fino al 27 ottobre.

 

Elisa Longo

 




“MACERIE, ascesa e caduta”: invito all’inaugurazione della Mostra

poster macerie

Locandina dell’evento

Il Mitreo Arte Contemporanea ospiterà dal 19 al 27 ottobre
la mostra “MACERIE, Ascesa e Caduta” curata da Spazioallarte

Siete invitati oggi alle 18.30 a prender parte al vernissage della mostra
presso il Mitreo Arte Contemporanea in Via Mazzacurati 61 – 63, Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=acL7YKQ4GKA&feature=share&list=UUFyjgK_h8_9UjHvwhmy0mOA