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APPasseggio, week end e nuove passeggiate culturali

2Cari Gowalkers,

buon martedì a tutti e benvenuti ai nuovi iscritti.


Come sempre, invitiamo a leggere alcune raccomandazioni destinate a chi cammina con noi:
http://www.appasseggio.it/index.php?it/222/raccomandazioni-per-i-gowalkers

Questo fine settimana abbiamo in programma una passeggiata nella Roma del Caravaggio. Di seguito i dettagli:

Sabato, 31 gennaio 2015, dalle 10,00 alle 13,00
Caravaggio e la Roma del suo tempo: passeggiando tra vicoli e tele
Accompagna: Chiara Morabito

Nei decenni a cavallo fra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 Roma vide realizzarsi le radicali trasformazioni urbanistiche e innovazioni artistiche che i pontefici dell’epoca (Sisto V Peretti primo fra tutti, e poi Paolo V Borghese) le vollero imprimere, con lo scopo tutto controriformistico di restituire alla città il ruolo di capitale del cattolicesimo, mentre in Europa imperversava ancora la “tempesta” della Riforma luterana. Decine di artisti si riversarono nella Città Eterna, pronti a mettere scalpelli, progetti e pennelli al servizio dei potenti mecenati dell’epoca. E Caravaggio, che a Roma soggiornò fra il 1593 circa e il 1606, fu tra questi: proprio durante gli anni romani della sua breve vita (nacque a Milano nel 1571 e morì a Porto Ercole nel 1610) il geniale pittore realizzò alcune fra le sue opere più alte, godendo della protezione dei potenti ma al tempo stesso sovvertendo i canoni artistici dettati dalla Controriforma e dando vita a una nuova forma di realismo in pittura. Passeggiando per i vicoli degli attuali rioni Parione, Eustachio e Campo Marzio, dove Caravaggio si muoveva e viveva conducendo un’esistenza difficile e tormentata, ammireremo le famosissime opere che egli dipinse per le chiese di Santa Maria del Popolo, Sant’Agostino e San Luigi dei Francesi, ripercorreremo vari episodi della sua intensa vita e, parallelamente, ricostruiremo l’atmosfera della Roma della prima età barocca, una Roma popolare e aristocratica al tempo stesso, vivace e violenta, chiedendoci di volta in volta: Caravaggio avrà visto le stesse grandi piazze, le stesse lunghe strade, gli stessi stretti vicoli che vediamo  noi oggi?! La risposta passeggiando!…

Punto di partenza: Piazza del Popolo (di fronte alla chiesa di S. Maria del Popolo)
Punto d’arrivo: Ponte Sant’Angelo
Lunghezza: circa 3 km
Info: 339-3585839
Max 20 persone
Costo: offerta libera

CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/134/modulo-online-per-la-prenotazione-della-passeggiata-roma-al-tempo-di-caravaggio

 

Domenica 1 febbraio 2015, dalle 10,00 alle 13,00
Eco-passeggiata. Street Art nel quartiere Ostiense: un museo a cielo aperto
a cura dell’Associazione culturale Festina Lente

Le iscrizioni a questa passeggiata sono già chiuse per raggiunto numero di partecipanti, ma, pur non partecipando alla passeggiata, sarà possibile vedere lo street artist Diamond all’opera in via Gaspare Gozzi, nell’ambito dell’evento “sOTTOsopra” promosso dall’VIII Municipio, cui anche la nostra associazione aderisce.
Qui il link alla pagina Facebook di sOTTOsopra con la locandina del programma completo dell’evento: https://www.facebook.com/events/1530226620563805/?pnref=story


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Altre informazioni

Da sabato 31 gennaio 2015, presso la sede di Monteverde Living Lab (MOLL), inzierà unlaboratorio gratuito di lettura per bambini dai 5 agli 8 anni, ripetuto ogni sabato mattina dalle 11,00 alle 12,00.
Maggiori informazioni al link seguente:
http://www.monteverdelivinglab.it/index.php?it/91/archivio-eventi/64/leggendo-si-diventa-grandi-letture-per-bambini-dai-5-agli-8-anni

E’ stato avviato lunedì 26 gennaio, sempre presso la sede di Monteverde Living Lab (MOLL) in via Busiri Vici 10, il primo gruppo di conversazione libera in inglese. Speriamo di poter avviare presto anche l’incontro del giovedi. Per chi fosse interessato a partecipare, qui può trovare tutte le informazioni:
http://www.monteverdelivinglab.it/index.php?it/91/archivio-eventi/62/gruppi-di-conversazione-libera-in-inglese-e-francese

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CONTATTI

Progetto APPasseggio
Associazione culturale GoTellGo
www.appasseggio.it
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www.facebook.com/APPasseggio
appasseggio@gmail.com




INVITO > Donne di Carta consiglia

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Mitreo Arte Contemporanea: gli eventi di febbraio 2015

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NEA LIFE




Non servono “Zone Rosse” è la dignità della donna che va tutelata

 

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La Commissione per le Pari Opportunità del Municipio XI ha oggi aderito alla lettera aperta al Sindaco Marino inviata dall’associazione “Rising – Parita’ di genere” con la quale si esprime contrarietà alla creazione di aree di tolleranza della prostituzione (zone rosse) in alcune parti della città. – Lo dichiarano Rossella Coltorti, Giulia Fainella ed Emanuela Mino, Consigliere del Municipio Roma XI.

La prostituzione è una forma di violenza contro le donne e va combattuta anche con l’ausilio di interventi sociali e culturali efficaci. Nessuna amministrazione può esimersi da questo ed è chiaro che il problema va affrontato in maniera coordinata senza lasciar spazio ad iniziative estemporanee e di facciata, senza lasciare da soli i cittadini e le istituzioni locali che più si trovano ad affrontare questi problemi. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e fingere che i problemi sociali che affliggono la nostra Città non esistano. Quello che chiediamo fortemente al Sindaco è che si avviino le procedure al fine di calibrare una giusta proposta che tenga conto di chi il fenomeno lo subisce sulla propria pelle, di tutte quelle persone che sono gettate in mezzo ad una strada, di quegli schiavi, donne e minori soprattutto, vittime di tratta e di violenze.

Non è con la creazione di “zone rosse” che potremo risolvere questa situazione, non è creando enclavi del sesso nelle quali la prostituzione sia legittimata che potremmo ridurre il fenomeno e dare maggiore dignità a chi è costretto. Parimenti non è così che potremmo dire di essere realmente accanto a tutti quei cittadini che oggi chiedono maggiore decoro in quelle strade che, contro legge, sono ostaggio di una pratica che va combattuta con controlli e con mediazione sociale che può giungere anche con l’ausilio e l’implementazione di progetti già esistenti. Solo attraverso un deciso cambio di rotta si può sperare in questo come in altri campi dove il disagio sociale assume diversi aspetti, di poter arrivare ad un risultato che tenga conto di tutti gli attori e che sia realmente frutto di un lavoro che vede oltre la contingenza e mira a tutelare e difendere la salute e la dignità delle donne.

 http://www.emanuelamino.it/2014/11/non-servono-zone-rosse-e-la-dignita-della-donna-che-va-tutelata/2410




Cinema america occupato, oggi sgombrato indetta conferenza stampa

Conferenza Stampa ore 18.00 Piazza San Cosimato.
Invitiamo tutta la cittadinanza ed il mondo cinematografico a partecipare, esporremmo quanto successo oggi e la nostra proposta per il futuro di questo cinema vincolato dai beni culturali.
Parteciperanno alla conferenza Elio Germano, Francesco Bruni e Daniele Vicari.
Toni Servillo, ora a Napoli, fa presente la sua vicinanza all’esperienza di gestione di noi ragazzi, auspicando una forma di gestione futura partecipata del cinema tra territorio, noi e mondo cinematografico.
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Edgar Schein: il primato della cultura organizzativa

organizzazioneProfessore emerito di management alla Sloan School Of Management del Massachusetts Institute of Technology, Edgar Schein (1928-vivente) ha di fatto inventato il concetto di cultura organizzativa. Scrive Schein:

La cultura è importante perché è un insieme di forze potenti, nascoste e spesso inconsce, che determinano il nostro comportamento individuale e collettivo, i modi della percezione, lo schema del pensiero e i valori. La cultura organizzativa in particolare è importante perché gli elementi culturali determinano strategie, obiettivi e modi di agire. I valori e lo schema di pensiero di leader e dirigenti sono in parte determinati dal loro bagaglio culturale e dalle loro esperienze comuni. Se si vuole rendere una organizzazione più efficiente ed efficace, allora si deve comprendere il ruolo giocato dalla cultura nella vita organizzativa.
Potrebbe sembrare una dimensione da studiosi e poco concreta, ma – osserva Schein – che se una persona passa la maggior parte della sua vita facendo un certo lavoro, in una certa organizzazione, assorbe parecchi temi culturali condivisi dagli altri nell’ambiente di lavoro o nell’organizzazione. Pertanto la chiave per capire se esiste o meno una cultura è cercare la presenza di esperienze comuni e di un comune bagaglio culturale.

Vedremo, di qui a poco, che per Schein la cultura di un’organizzazione è “ciò che ella ha assimilato come unità sociale nel corso della sua storia”, ed egli la definisce composta di artefatti, valori e postulati nascosti. La metafora è quella di un frutto di pesca con gli artefatti come buccia, i valori come polpa, e gli assunti di base come nocciolo.

Il concetto di cultura organizzativa
La tesi fondamentale di Schein (1984; 1986) è che l’analisi di un’organizzazione consiste essenzialmente nello studiare la sua cultura. Questo perché la cultura è l’elemento più importante di un’organizzazione, ciò che consente di spiegarne la struttura, le scelte strategiche, il reclutamento e la condotta dei singoli individui. Inoltre siccome la cultura è in larga parte creata e gestita dai leader dell’organizzazione, cultura e leadership possono essere viste come le due facce della stessa medaglia. È possibile, scrive Schein, che l’unico compito realmente importante dei leader consista nel creare e gestire la cultura d’azienda e che di conseguenza l’unico talento che i leader devono possedere sia quello di saper gestire la cultura (1990).

Dal punto di vista delle definizioni formali del concetto, scrive Edgar Schein che:

la cultura organizzativa è l’insieme coerente di assunti fondamentali che un dato gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato imparando ad affrontare i suoi problemi di adattamento esterno e di integrazione interna, e che hanno funzionato abbastanza bene da poter essere considerati validi, e perciò tali da poter essere insegnati ai nuovi membri come il modo corretto di percepire, pensare e sentire in relazione a quei problemi.
Trattasi di una definizione complessa, che sintetizza in poche righe il pensiero di Schein. Tre sono gli aspetti principali della definizione.

Il primo sta nel concetto di cultura inteso come un insieme di assunti fondamentali. Con questa espressione Schein intende affermare che la conoscenza di una cultura organizzativa procede attraverso un’analisi che si sviluppa a diversi livelli di profondità. Al livello più superficiale ci sono gli artefatti, ossia i prodotti immediatamente osservabili di una data organizzazione: la sua architettura, l’arredamento, la tecnologia, ma anche il modo di comportarsi dei suoi membri come il gergo, l’abbigliamento, la mimica, i simboli, i rituali.

Per definizione tutti gli artefatti sono visibili, ma non per questo facilmente decifrabili. Al contrario, proprio l’arte di decifrare il senso degli artefatti costituisce il primo banco di prova di una analisi organizzativa.

Così, ad esempio, che scopi si prefigge una determinata architettura? Favorisce la socialità tra i membri o rispecchia la volontà di mantenere delle barriere gerarchiche? L’abbigliamento delle persone segue le loro libere preferenze, oppure con divise e simboli di grado manifesta l’appartenenza ad una organizzazione? Esistono dei rituali e con quali scopi? Esistono gerghi specialistici, più o meno esclusivi e non comprensibili da persone esterne?

Per Schein l’osservazione attenta degli artefatti è il primo passo dell’analisi organizzativa. Si raccolgono le prime impressioni, si formulano le ipotesi di lavoro, si prepara il terreno per passare a un secondo e più approfondito livello di analisi.

Al secondo livello si trovano quelli che Schein definisce i valori espliciti dell’organizzazione. Siamo nella sfera dei discorsi manifesti e accettati che vengono spesso creati e fatti circolare dalla leadership con l’intento di rafforzare il senso di appartenenza e solidarietà, di individuare i pericoli e i nemici esterni, di chiarire e legittimare le scelte dell’organizzazione, di creare consenso tra i membri. Spetta al ricercatore compiere un’attenta ricognizione di quei discorsi, sia scritti che orali (colloqui, interviste), esaminare la loro evoluzione nel tempo e il grado delle loro corrispondenze con gli artefatti.

Ma la ricerca non finisce qui. Bisogna scendere a un terzo livello ancora più profondo, quello che Schein chiama degli assunti di base. Sono queste le convinzioni profonde e inespresse, date talmente per scontate da non attrarre l’attenzione e di cui spesso i membri non sono nemmeno del tutto consapevoli. Ma è proprio questo il livello più importante per capire l’anima dell’organizzazione, le motivazioni profonde delle azioni dei suoi membri e il modo in cui questi sono stati selezionati e plasmati. Fare emergere gli assunti fondamentali di un’organizzazione è il compito più difficile, ma è qui che si gioca il valore della ricerca, la sua possibilità di andare oltre la banale descrizione di cose che già si sanno.

Schein dà alcune indicazioni su come scoprire questi assunti. Essi riguardano i campi universali dell’esperienza umana, come il rapporto con la natura, la percezione del tempo, la natura dell’uomo, le attività umane e le relazioni tra le persone.

Il rapporto con la natura può essere di dominanza e di sfruttamento, oppure di rispetto e di armonia. Dello scorrere del tempo si può avere una concezione ciclica, di continui ritorni su se stesso (concezione tipica dei mondi rurali e arcaici) oppure si può avere una concezione lineare, di un tempo che non torma indietro. La concezione del tempo può a sua volta essere connessa all’idea di progresso. Quanto alla natura dell’uomo, esistono concezioni pessimiste della natura umana in quanto marchiata dal peccato originale, ed esistono concezioni ottimiste che vedono l’uomo come un essere capace di perfezionarsi indefinitamente. Vi sono infine concezioni democratiche oppure autoritarie dei rapporti umani, di gruppo o individualiste, competitive o solidariste, maschiliste o paritarie tra i sessi. Dall’insieme di questi assunti discende la risposta a domande importanti come: qual è il modo di impostare i rapporti tra essere umani, di distribuire potere e amore? La vita è cooperativa o competitiva? Che cosa è il lavoro e che cosa è il gioco? L’ordine sociale va mantenuto ricorrendo alla gerarchia e al controllo oppure costruendo rapporti basati sulla fiducia, sulla delega di responsabilità e sull’eguaglianza?

Gli assunti di base si possono variamente combinare tra di loro dando luogo a sistemi di convinzioni articolati e complessi. A seconda di tali combinazioni cambia profondamente il modo di lavorare, di comunicare, di valutare il proprio operato e quello degli altri. I sistemi di convinzioni devono però sempre soddisfare il requisito fondamentale della coerenza interna, e questa riguarda tanto la combinazione degli assunti tra di loro quanto il rapporto tra questi ultimi e i livelli dei valori espliciti e degli artefatti. Tale coerenza è importante in quanto contribuisce ad assicurare il coordinamento tra i diversi membri e le diverse unità organizzative.

La formazione di una cultura organizzativa
Ma come si formano gli assunti fondamentali di un’organizzazione? Per Schein la cultura si forma sempre in un gruppo e arriviamo così al secondo punto della definizione che egli dà di cultura. Il gruppo è formato da persone che sono state insieme il tempo sufficiente per avere condiviso problemi significativi, averli affrontati, avere osservato gli effetti delle soluzioni tentate e avere trasmesso quelle soluzioni ai nuovi arrivati. Quanto più il gruppo è omogeneo e stabile con esperienze lunghe e intense, tanto più forte e articolata è la sua cultura. Viceversa, se il gruppo è composto da persone con scarse esperienze comuni e che non hanno mai affrontato insieme problemi difficili, la sua cultura è debole, precaria e poco differenziata. In sintesi, per sviluppare una cultura comune il gruppo deve avere una storia comune.

Tutto ciò equivale a dire che una cultura non è fatta di idee astratte ma di risposte a problemi concreti che occorreva risolvere, inventando o scoprendo soluzioni che poi diventano oggetto di apprendimento da parte dei nuovi membri del gruppo. La validità delle risposte non è data soltanto dalla loro efficacia nel risolvere i problemi pratici, ma anche dal grado in cui riducono l’ansia dei membri. L’ansia nasce in ambienti sconosciuti o ostili, quando non si riesce a percepire un ordine o una coerenza interna. Si spiegano così gli aspetti ritualistici e simbolici sempre presenti in una cultura organizzativa: le danze propiziatorie prima della battuta di caccia in una tribù primitiva, ma anche le ricorrenti cerimonie rituali in una grande impresa moderna tuffata nel vortice della concorrenza.

Schein distingue poi due grandi categorie di problemi: quelli riguardanti l’adattamento del gruppo all’ambiente esterno e quelli riguardanti l’integrazione interna. I problemi del primo tipo riguardano gli obiettivi, le strategie e i mezzi per realizzare gli obiettivi e la valutazione delle prestazioni. Su questi problemi occorre un consenso minimo pena la dissoluzione del gruppo. Ma i problemi possono cambiare man mano che l’organizzazione li affronta e passa a un’altra fase della vita. Schein fa l’esempio di un’azienda che appena fondata si pone il compito di vincere sul mercato tutti gli altri concorrenti, ma in una fase successiva trova conveniente sviluppare una propria nicchia di mercato o addirittura si adatta a diventare un partner senza pretese in un settore oligopolistico pur di sopravvivere.

I problemi di integrazione riguardano invece la capacità del gruppo interno all’organizzazione di funzionare come gruppo. Anche qui c’è un’esigenza di consenso, che riguarda i criteri per includere ed escludere i membri, per distribuire il potere, per sviluppare amicizia, confidenza e affetto, per stabilire premi e punizioni. Soprattutto occorre il consenso sull’ideologia, ovvero sul sistema dei discorsi con cui attribuire significato e ridurre l’ansia dei membri di fronte a eventi inspiegabili o traumatici.

Tutti questi problemi hanno delle specificità che riflettono la storia dell’organizzazione e l’ambiente in cui si opera. Per affrontarli, l’organizzazione sviluppa degli assunti che secondo la definizione data da Schein devono funzionare abbastanza bene da poter essere considerati validi. Quegli assunti formano la cultura dell’organizzazione. È una cultura in formazione perenne, perché è sempre in atto qualche tipo di apprendimento circa il modo di porsi in rapporto con l’ambiente e di gestire gli affari interni. Si crea così una tensione tra l’esigenza di conservare il patrimonio degli assunti formatisi con l’esperienza precedente e l’esigenza di verificarli e adattarli alle nuove esigenze che li sfidano. La tensione tra conservazione e innovazione è presente in ogni cultura organizzativa. Spetta alla leadership gestire quella tensione in modo lungimirante e accorto. Un buon leader sa che la cultura organizzativa non può essere pietrificata in qualcosa di immutabile, né trasformata in modo troppo rapido e disinvolto.

Infine la cultura (ed è questo il terzo aspetto della definizione) non è solo un patrimonio condiviso dai membri già presenti nell’organizzazione, essa richiede di essere trasmessa ai nuovi membri in modo da garantire la sopravvivenza del gruppo. L’operazione è semplice se fatta a persone giovani, non ancora formate. Ma è complicata quando i nuovi membri, soprattutto se introdotti ai livelli alti dell’organizzazione, portano con sé il contributo di idee e valori già acquisiti in altre esperienze. In questi casi è possibile che l’ingresso dei nuovi membri provochi dei cambiamenti nella cultura dell’organizzazione. Si pone allora il problema di studiare i processi di adattamento reciproco tra la cultura preesistente dell’organizzazione e i cambiamenti apportati dai nuovi membri. Schein non dà una risposta preventiva al problema, perché si tratta di dinamiche da studiare empiricamente caso per caso.

Schein ammonisce che non è facile studiare la cultura, data la sua natura pervasiva che permea ogni aspetto dei rapporti umani. Non basta intervistare i fondatori o i leader sui valori e sugli obiettivi dell’organizzazione, perché in questo caso si rimarrebbe solo al livello manifesto. L’analisi deve estendersi:

ai processi di socializzazione dei nuovi membri, ossia a come la cultura organizzativa viene trasmessa, recepita e adattata;
alle risposte date ad eventi critici nella storia delle organizzazioni, e questo perché quelle risposte costituiscono un patrimonio di ricordi che concorrono a formare l’identità collettiva dell’organizzazione;
alle anomalie o ai tratti osservati man mano che la ricerca procede. Una cultura organizzativa può essere meglio messa a fuoco se si esaminano le irregolarità, le devianze e le tensioni latenti che in essa si producono.
Va, infine, tenuto presente che tutti questi elementi vanno ricondotti al modo in cui viene esercitata la leadership: leadership e cultura, ripete Schein, non sono che due aspetti di una stessa realtà, studiando la leadership di un’organizzazione si studia la sua cultura e viceversa.

Conclusioni
Quando all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso prese corpo la proposta di Edgar Schein di dedicare attenzione al tema della cultura organizzativa, nessuno avrebbe mai pensato alla sua rapida diffusione e al fatto che sarebbe stata poi condivisa in tutta la letteratura successiva, tanto da potersi ritenere ormai assodato il fatto che proprio questa cultura rappresenta una variabile strategica di tutte le organizzazioni.

Quale lezione trarre, allora, dal pensiero di Schein? La prima, e più importante, è che un leader che voglia portare al successo un’organizzazione deve necessariamente sviluppare una visione duale: attento alle azioni e decisioni che portano al miglioramento delle performance aziendali e, nello stesso tempo, attento alle implicazioni che tali azioni e decisioni avranno sulla cultura aziendale. Ma di questi due aspetti, forse, l’area su cui i leader attuali dovranno maggiormente concentrare i propri sforzi è il secondo: saper governare il mondo del simbolico per creare consapevolmente una cultura orientata al successo.

Riferimenti bibliografici
Bonazzi G., Come studiare le organizzazioni, il Mulino, 2006.

Bonazzi G., Organizzazioni, in Enciclopedia delle Scienze Sociali – Treccani, 1996.

Bonazzi G., Storia del pensiero organizzativo, Franco Angeli, Milano, 2008.

Cravera A., La guida del Sole 24 Ore ai Classici del Management nell’era della complessità, Gruppo 24 ore, 2012.

D’Amico R. (a cura di), “L’analisi della pubblica amministrazione. Teorie, concetti e metodi, Volume 1 – La pubblica amministrazione e la sua scienza”, Franco Angeli, Milano, 2006.

D’Amico R. (a cura di), Il manager pubblico nell’ente locale. Cultura organizzativa e nuovi contenuti della professionalità del dirigente, Franco Angeli, Milano, 2001.

Fontana F., Il sistema organizzativo aziendale, Franco Angeli, 1999.

Schein E. H., Coming to a New Awareness of Organizational Culture, Sloan Management Review, n. 25, 1984 (trad.it. Verso una nuova consapevolezza della cultura organizzativa, in P. Gagliardi (a cura di), Le imprese come cultura, Isedi, Torino, 1986.

Schein E. H., Culture d’Impresa, Raffaello Cortina Editore, 2000

Schein E. H., Organizational culture and leadership, Jossey-Bass, 1985, (trad. It. Cultura d’azienda e leadership, Guerini e Associati, Milano, 1990.

Strati A., L’approccio simbolico allo studio delle organizzazioni, in Rivista trim. di Scienza dell’Amministrazione, n. 1, 1995.

Giuseppe Pompella

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Più Libri più Liberi, Fiera Nazionale della piccola e media editoria: XII edizione

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Roma. Si è conclusa ieri, 8 dicembre la dodicesima edizione di Più libri, più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria, a Roma, dal 5 Dicembre al palazzo dei Congressi, all’Eur.

 Oltre 54 mila presenze, quest anno alla Fiera del Libro, Più libri più liberi, Parti da un libro, lo slogan che invita a conoscere, ad affrontare una giornata, con un libro in mano, a frequentare le biblioteche, a guardare oltre, a non avere limiti.

Nasce tutto da Più libri più luoghi: l’iniziativa si amplia in più territori abbracciando una comunità intera che non comprende più il solo e medio visitatore al Palazzo dei Congressi ma che coinvolge 3 Municipi (Municipio I, II e XII), 41 editori, 30 librerie, e decine di altri spazi pubblici (la catena alimentare di Eataly, i musei MACRO e MAXXI)

La novità. L’esperienza della piccola e media impresa nazionale abbraccia, quest anno, la presenza di tre editori provenienti dalla Turchia, interessati non solo alla produzione editoriale italiana di fiction ma anche di editoria per ragazzi, arte, storia, architettura e design.

In questo clima festoso ed allegro, la crisi non sembra sentirsi: i lettori si affannano alla ricerca di libri, di titoli esclusivi, o di un titolo appena presentato dall’autore, o forse alla ricerca di un regalo di Natale con uno sconto in più!

Moltissimi gli ospiti presenti, dalle stelle del cinema, gli autori più riconosciuti, ospiti della società civile, dei media e dello spettacolo: nei 3 giorni di Fiera presenti Carolina Crescentini, Massimo Ghini, Giuliano Montaldo, Max Pezzali, Walter Veltroni, Paolo Virzì, Andrea Camilleri, Francesca Comencini, Jean Baptiste Malet, Eric Emmanuel Schmitt, Elena Stancarelli, Sandro Veronesi e ZeroCalcare.

Più libri più grandi. Tanti gli appuntamenti anche per la fiera dei piccoli, organizzata per bambini e ragazzi. L’iniziativa si presenta come un contenitore di eventi con un triplice obiettivo: stimolare i ragazzi a conoscere meglio i libri attraverso il contatto e il confronto con chi li realizza (conoscendo anche le figure professionali quali scrittori, illustratori, tipografi), trasformare la scuola in un luogo del libro; offrire agli insegnanti e agli educatori strumenti di collaborazione e condivisione di conoscenze con il mondo dell’editoria indipendente.

Tra le aziende partecipanti: la Camera di Commercio di Roma, l’Assessorato alla Cultura, le Biblioteche di Roma, il Centro per il libro e la lettura, Atac, ITALIA, Ice Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, la provincia di Roma e la Regione Lazione.

 

Un tuffo nel grande mondo del libro, dove parole come cultura, dialogo e confronto sono alla portata di tutti per un rilancio ed un approccio “dal basso” ad un settore, eterno, che affascina tutti, grandi e piccoli, da secoli. 

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Articolo di Elisa Longo




Premio Fabrizio de Andrè: XII EDIZIONE

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 Al via la XII edizione del Premio Fabrizio de Andrè: poesia, musica e parole si intrecciano per la sempre unica rassegna “Parlare Musica” , un premio per i giovani talenti italiani che si sfidano nelle loro arti. Il premio aspira a ricercare originalità e buon gusto in un settore, per fortuna, non ancora del tutto contaminato dal commerciale, in cui gli artisti in gara possano esprimersi liberamente e senza legami ideologici.
Il fine. Dare visibilità e far entrare a contatto del mondo musicale giovani artisti che, con passione, amore e coraggio affrontano il grande palco e si mettono in gioco.
Organizzato nell’auditorium SGM di Via Portuense, uno spazio dotato di una discreta acustica ma di ottima accoglienza, è diretto dal giornalista Massimo Cotto e da Luisa Melis. Sul palco interviene anche Andrea Rivera.
Ma c’è dell’altro: nella sala attigua all’auditorium Miki Inverno, fedele collezionista, ha realizzato ed espone una mostra antologica sulla produzione di Fabrizio de Andrè.

 

A spolverare le vecchie edizioni, ci hanno pensato Peppe Barra, ospite della prima serata, che ha ricevuto il riconoscimento per la migliore reinterpretazione dell’opera di De Andrè e Alessandra Parisi, vincitrice della scorsa, con Creuza de ma, in chiave del tutto personale.

Ad aprire le “orchestre” Dori Ghezzi e Maurizio Veloccia, presidente del Municipio Roma XI, orgoglioso del premio, che ha promesso che le prossime edizioni saranno previste in piazza, l’omonima, nel quartiere Magliana, in estate.

 

Seconda serata, la finale. “La ballata dell’amore perduto” è l’intro del premio per il pubblico, che, in un commuovente silenzio, ascolta. Poi, sempre sul palco, Massimo Cotto che annuncia le ultime 8 canzoni finaliste. Apprezzabili tutti i brani, che con versatilità affrontano temi complessi ed articolati, attuali, raccontano storie di oggi e della difficoltà storica con cui conviviamo, dai moti dell’animo alle gioie collettive del fare quotidiano. Ci credono perché ci sperano.

Notevoli anche le poesie, lette da Andrea Rivera e da Paola d’Agnese. Il Vincitore “novello poeta” è Alessandro Colpani con “Gli scuri”, sezione poesia: una travolgente storia di un ragazzo ubriaco e delle sue visioni notturne, in una piazza di Bologna.

Alessandro Colpani  legge la sua poesia, vincitrice

Alessandro Colpani legge la sua poesia, vincitrice

 

 

Ospiti d’onore: Emanuele Belloni con Ascolese, Falzone e Pietropaoli e Santadrea e la Camerata Veneziana che hanno omaggiato De Andrè con i loro brani.

Vincitore della sezione musica, come migliore interprete Alessio Bondì con “In funnu ‘u mare”, in dialetto in un misto tra folk e la ballata.

Alessio Bondì

Alessio Bondì

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Maldestro, con “un Operaio” vincitore della XII edizione del premio Fabrizio de Andrè

 

Consegnata la targa da Dori Ghezzi ad Eugenio Finardi, con il quale ha vissuto una lunga fase della sua vita. Un premio alla carriera, quello per l’artista milanese, “per un uomo sempre alla ricerca di un nuovo umanesimo”.
Chiude proprio Eugenio Finardi la rassegna con “Verranno a chiederti del nostro amore” ed altri due brani scritti insieme al suo chitarrista.                                                               

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da sinistra: Massimo Cotto, presentatore del premio, Dori Ghezzi, ed Eugenio Finard 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una serata calda, piena e partecipata, ricca di interventi tra le risate con Andrea Rivera e i suoi monologhi, dai premi di Repubblica.it (sul sito era possibile votare,tramite sondaggi, per la sezione musica), al premio per la poesia.
Un’iniziativa frizzante e malinconica, sentita, in cui il “piccolo” territorio del Municipio XI abbraccia tante altre realtà, tante città e tanti giovani. E cresce con loro.

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Artisti in gara _ 6/12/2013
Alice Clarini, Sabba e gli Incensurabili , Alessio Bondì, Angelica Lubian, Francesco Spaggiari,Secondo Appartamento.
7/12/2013
Cassandra Raffaele,Pietro Verna, Giacomo Lariccia,Fitz Sang,Marco Greco,Maldestro, Una,Riky Anelli.

foto ed articolo: Elisa Longo