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Dondi (Nomisma): Solo il 15% degli edifici in classe energetica performante

riqualificazione energetica caseAlla presentazione dell’accordo Saie-Sie, focalizzato sul nuovo appuntamento di BolognaFiere dedicato all’impiantistica in edilizia, ha partecipato anche il direttore generale e responsabile del dipartimento Real estate di Nomisma, Luca Dondi (foto), commentando i dati elaborati dall’Istituto sul tema della riqualificazione dell’esistente, come l’opportunità per le imprese per uscire dalla crisi del settore.

“Se prima della crisi era l’offerta a guidare la domanda, ora saranno i bisogni a sostenerla – ha detto Dondi, rifrendosi in particolare alle stime di compravendite di case, che saliranno nel 2015 a quota 470.324 (+16,7% rispetto al 2013) e supereranno le 517.200 nel 2017, pur rimanendo anni luce distanti dalle 800mila unità vendute durante il boom immobiliare –

Il mercato non sarà più lo stesso: sarà infatti caratterizzato da un approccio selettivo, con interventi mirati e di qualità”.

Accanto agli investimenti in nuove costruzioni, i tanti comparti e le filiere di una moderna edilizia sono chiamati ad operazioni di manutenzione straordinaria e riqualificazione energetica, resi necessari da un patrimonio immobiliare energivoro e obsoleto: “solo il 15% circa degli immobili – ha aggiunto Dondi – rientra nelle classi energetiche più efficienti (A, B e C) e ben l’83,6% ha più di vent’anni.

Nel nostro Paese, infatti, il 55,4% delle unità abitative è stato costruito prima del 1971 e richiede una seria strategia di intervento, mentre oltre un quarto (28,2%), risalente al ventennio tra il 1972 e il 1991, necessita di investimenti in efficientamento”.


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“Il mutuo con il trucco s’è mangiato la casa”

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L’accusa di truffa a Hypo Bank non ferma i pignoramenti. Migliaia di famiglie sul lastrico: dobbiamo pagare lo stesso.

Credito facile e a basso costo: sembrava un sogno, poi s’è trasformato in miraggio. Infine è diventato un incubo per decine di migliaia di imprenditori e professionisti e per le loro famiglie. «Ho ottenuto il leasing nel 2004, 640 mila euro per mettere a posto un albergo. La nostra impresa e la nostra vita, vent’anni di rate. Nei primi cinque anni ho rimborsato mezzo milione. Perché oltre alla rata normale, si paga anche l’indicizzazione degli interessi, un’altra fattura che arriva ogni tre mesi. Ne ho ricevute da 10mila euro, non ne sapevo nulla. Come pago?», riassume un imprenditore del Pordenonese diventato cliente di Hypo Alpe Adria Bank.

Il finanziamento veniva presentato come indicizzato all’Euribor – normale, col tasso variabile – e a un’altra valuta, yen o franco svizzero. Il secondo vincolo, spiegavano i funzionari della banca, «vi assicura contro le bizze dell’Euribor». Alla prova dei fatti ha invece aggiunto alle bizze dei tassi l’effetto moltiplicato di quelle dei cambi, trasformando il prestito in una sorta di derivato. «Quando ho firmato il contratto nessuno mi ha spiegato il meccanismo», racconta Elia Menta, consulente di Mongrosso (Asti), 300 mila euro per la casa, le rate imbizzarrite fino a non poter pagare più. La storia di Menta si avvia all’epilogo peggiore: «un’auto già venduta, la casa pignorata. Attendo da un momento all’altro l’ufficiale giudiziario che mi butterà fuori. Siamo sul lastrico, non dormo più, mia moglie è distrutta».

Le accuse dei giudici

Tra Lombardia, Veneto e Piemonte circolano più di 54mila mutui Hypo costruiti così, e la giustizia si è già mossa. Un’indagine nel 2013, cui la banca ha risposto rimuovendo il management e rimborsando moltissimi clienti senza che nessuno glielo avesse ordinato, mossa che somiglia a un’ammissione di colpevolezza. A ottobre, poi, la Procura di Udine ha comunicato di aver indagato sette dirigenti della banca per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Secondo la Guardia di Finanza avevano installato nel sistema informatico un programma che correggeva i conti: le variazioni a favore dei clienti risultavano molto più basse del dovuto, quelle favorevoli alla banca molto più alte. Le manipolazioni, dicono le Fiamme Gialle, hanno fruttato 88 milioni: la cifra che la banca ha restituito. Ma chi non era nell’elenco della Procura non ha visto un centesimo. Walli Bonvicini, presidente di Federitalia, associazione di tutela dei consumatori di Parma, ne difende un centinaio: «Di fronte all’inchiesta bisognerebbe fermare i pignoramenti, chiedere una valutazione a un perito e poi ricalcolare tutto. Qualche giudice lo fa, molti altri no. Migliaia di famiglie non ce la fanno: la rata, gli interessi, l’indicizzazione. Follia».

 «Mi difendo da solo»

Luca Giani, imprenditore, lavora nel milanese. Ha deciso di difendersi da sé: «Io l’indicizzazione per il cambio non la volevo pagare. A un certo punto mi hanno proposto un piano di rientro, ho firmato tre anni di cambiali. Su una rata da settemila euro cinquemila sono di interessi: mi sembra di pagare abbastanza. A marzo scade l’ultima cambiale, dopodiché non pagherò più indicizzazioni. Non posso fallire, dalla sopravvivenza della mia azienda dipende la mia famiglia e quella di sette dipendenti».

 Nel frattempo la banca ha cambiato volto. La capogruppo austriaca è stata messa sotto tutela dal ministero delle finanze di Vienna, la filiale italiana ha la licenza solo per trattare con i clienti già acquisiti e cerca un compratore. Intanto pignoramenti e ingiunzioni vanno avanti. Si sente urgente il bisogno di un magistrato che prenda a prestito il gergo dei suoi avversari abituali e intimi: «Fermi tutti, questa è una rapina». O almeno lo sembra.

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Euribor negativo, banche spiazzate. Cosa cambia per i mutui? Occhio al contratto

Alla fine è accaduto. L’Euribor a 1 mese, a cui sono agganciati molti mutui a tasso variabile stipulati e offerti in Italia (un’altra bella fetta è agganciata all’Euribor a 3 mesi) è sceso sottozero. Ieri questo tasso interbancario (che sintetizza il costo dei prestiti interbancari a 1 mese, anche se si basa su dichiarazioni delle banche e non su reali transazioni) è stato fissato a -0,002%. Briciole in termini numerici ma che ora pongono un importante interrogativo nei confronti delle banche che non erano attrezzate a questa evenienza.

Sì, perché il calcolo della rata di un mutuo a tasso variabile è effettuato di rata in rata (di mese in mese per la maggior parte dei contratti) sommando allo spread (la % fissa stabilita dalla banca a inizio del contratto che rappresenta il guadagno lordo degli istituti su un prestito) il tasso di indicizzazione scelto (il tasso Bce che in questo momento è positivo ed è pari allo 0,05% e per la maggior parte dei casi, Euribor a 1 e 3 mesi).

Dato che l’Euribor a 1 mese è sceso sottozero vorrà dire che tecnicamente il tasso finale dei mutui ad esso ancorati dovrebbe essere dalle prossime rate, seppur di 1 millesimo, inferiore allo spread. La domanda è: dato che il Tan (Tasso annuo nominale) del mutuo variabile è dato dallo somma tra spread ed Euribor, ora che questo indice è diventato negativo, le banche lo sottraranno davvero?

È possibile? «La discesa dell’Euribor sotto lo zero era una eventualità probabilmente considerata poco realistica dalle banche, che adesso stanno valutando se e come gestire la cosa in termini di calcolo del tasso – spiega Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline.it -. Difficile dire ora se davvero qualche banca prevederà una pura somma algebrica tra un indice negativo e uno spread positivo, che in caso di Euribor sotto lo zero porterebbe ad un tasso finale inferiore allo spread previsto da contratto. Una opzione potrebbe essere quella di stabilire che il tasso non potrà scendere sotto il valore dello spread, ma si tratta di ipotesi che potremo verificare con i prossimi aggiornamenti dei contratti di mutuo o dai fogli informativi delle banche».

Certo, questo aggiornamento potrebbe essere fatto per i nuovi mutui, ma sui vecchi mutui le banche sono difatti spiazzate. A questo punto ai mutuatari non resta che porre personalmente il quesito allo sportello del proprio istituto per constatare se è pronto tecnicamente ad effettuare la somma algebrica (e quindi a sottrarre lo spread). In teoria, è sufficiente leggere il proprio contratto di mutuo. Se non è previsto diversamente, un Euribor negativo dovrebbe continuare ad essere sommato algebricamente (quindi sottratto) allo spread per ottenere il tasso finale del mese su cui calcolare la prossima rata.

In un basket di contratti visionati dal Sole 24 Ore non sono stati riscontrati “ombrelli sull’Euribor”, ovvero limiti oltre il quale l’Euribor non possa scendere per il calcolo della rata. Per cui in teoria questi contratti dovrebbero prevedere la sottrazione automatica dell’Euribor (quando negativo) allo spread fisso per ottenere il tasso su cui calcolare la nuova rata.

Lo stesso discorso vale per i mutui in franchi svizzeri concessi ai cittadini italiani (e tanto criticati in questi giorni dopo la decisione della Banca nazionale svizzera di lasciar liberamente rivalutare il franco sull’euro dopo aver bloccato il tasso di cambio per tre anni fino a 1,2, una decisione che costerà cara per i mutuatari italiani che devono rimborsare rate in franchi e percepiscono un reddito in euro). In questi giorni il Libor – il tasso interbancario svizzero utilizzato per indicizzare i mutui variabili elvetici – è sceso sotto 0, molto più pesantemente dell’Euribor. Il Libor a 3 mesi è addirittura sceso a -0,66%.

Al momento, visionando i fogli informativi delle banche italiane che propongono questi mutui in franchi, non si leggono indicazioni accessorie. Il che lascia pensare che anche in questo caso gli istituti siano stati spiazzati dalla rapida discesa sottozero degli indici interbancari e che, allo stesso tempo, non abbiano previsto un tetto sotto cui (a punto la soglia negativa) il tasso interbancario non possa scendere ai fini del calcolo della rata.

Del resto, la logica di un mutuo a tasso variabile, nell’era dei tassi negativi che stiamo vivendo in questo delicato momento di trappola della liquidità e deflazione nell’Eurozona, prevederebbe appunto che i tassi interbancari negativi debbano essere sottratti (cioè sommati algebricamente) allo spread. Occhio quindi a come gestire questa fase in cui molti istituti potrebbero cercare di rinegoziare con il cliente in corsa il contratto, inserendo o praticando difatti quella clausola per essi tutelante che non hanno mai inserito perché non si sarebbero forse mai immaginati di operare in un mondo dove i tassi vanno al contrario.

link: twitter.com/vitolops


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Sfratti: cosa possono fare gli inquilini in difficoltà


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Emergenza sfratti, Lupi: “Sono le Regioni che non distribuiscono soldi ai Comuni”

lupiIl ministro Trasporti e delle infrastrutture interviene a gamba tesa nella vicenda della mancata proroga degli sgomberi e attacca gli enti locali: “Facciano il loro dovere”. Poi anticipa che il governo è disponibile a “recepire proposte per dare una risposta al disagio abitativo, ma indisponibile ad usare strumenti vecchi, obsoleti e che non risolvono il problema”

Maurizio Lupi addossa alle Regioni la colpa del caos sfratti. Il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, nel corso di una audizione davanti alla commissione Ambiente del Senato sulla mancata proroga degli sfratti, che non è stata inserita nel decreto Milleproroghe. “È importante che lo Stato faccia la sua parte stanziando le risorse necessarie ma è importante anche che le regioni facciano il loro dovere, perché, nel 2013, lo Stato ha distribuito 100 milioni per il Fondo affitti ma solo 5 regioni su 20 hanno distribuito a loro volta ai comuni i fondi che lo Stato aveva stanziato per risolvere le emergenze”, ha sostenuto Lupi. Insomma: dopo Confedilizia, che ha accusato i Comuni di “drammatizzare il problema” per avere più soldi, ora è il governo stesso ad attaccare gli enti locali.

“Ribadisco la disponibilità del governo – ha aggiunto Lupi – qualora, in sede di conferenza Stato-regioni, si ritenesse, dati alla mano, che i fondi non siano sufficienti. Noi, con il presidente Renzi, abbiamo detto che le risorse che vengono messe a disposizione devono essere spese, il problema della Pa è la capacità di spesa, questo vuol dire che dobbiamo iniziare ad attuare insieme gli strumenti che ci siamo dati, dopo di che, come nel caso del Fondo affitti, sarà più facile fare la battaglia con la Ragioneria dello Stato per rifinanziare il fondo”. Nel frattempo “cento milioni sono stati già ripartiti tra le regioni, altri 100 saranno ripartiti entro il 22″.

Riferendosi alle circa 2mila famiglie colpite dalla mancata proroga, Lupi ha detto che sono concentrate in poche città, Roma, Napoli e Milano, e da parte dell’esecutivo “c’è massima disponibilità nel confronto con Regioni e Comuni a recepire proposte che vadano nella direzione di dare una risposta al disagio abitativo, ma massima indisponibilità ad usare strumenti vecchi, obsoleti e che non risolvono il problema e ricreano incertezza”.

Lupi ha precisato che “la richiesta di sfratto per finita locazione riguarda l’8% dei casi: nel 2013 le richieste di esecuzione di sfratto presentate sono state 130 mila, gli sfratti eseguiti 32mila. La maggior parte degli sfratti è per morosità“. “La proroga non risolve il problema e crea un effetto indiretto sulle politiche che il governo ha approvato”: la politica fiscale “fatta agevolando il canone concordato ha avuto effetti clamorosi, tra il 2011 e il 2014 gli affitti dati a canone concordato sono stati 200 mila in più”.

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L’opera incompiuta di Roma sono le case popolari: ecco l’elenco del Governo „L’opera incompiuta di Roma sono le case popolari: ecco l’elenco del Governo

case popolariNell’elenco dei progetti non terminati ci sono soprattutto interventi dell’Ater: nuovi alloggi e abbattimento delle barriere architettoniche. Buone notizie però per il 2015: sbloccati circa 40 milioni di euro. Tra le opere da finanziare anche le ‘incompiute’“
Dalla ristrutturazione di un asilo in via Nuvolari a quella di piazza Lorenzo Lotto, passando per il risanamento del Fosso della Patatona al confine tra Roma e Ciampino e dalla ristrutturazione di un presidio Asl in via Catacombe di Generosa. Ma nell’elenco romano dei progetti iscritti all’anagrafe delle Opere Incompiute elaborata dal Governo ci sono soprattutto le case popolari. Non mancano edifici di nuova realizzazione, tanto preziosi per una città in perenne emergenza e con liste d’attesa lunghe dieci anni. Da Garbatella a San Basilio passando per Montesacro, Pietralata e Tor Marancia sono però decine i palazzi che necessiterebbero di lavori di ristrutturazione volti all’abbattimento delle barriere architettoniche finanziati e ma mai portati a termine. In particolare gli ascensori. Con buona pace di quanti, con problemi fisici e di deambulazione, abitano ai piani alti.“
IL QUADROA vincere la classifica delle incompiute è proprio il Lazio con ben 82 opere pubbliche non terminate. Anche se l’elenco è incompleto. E all’appello manca un’opera simbolo delle (grandi) opere incompiute nel nostro paese: la Città dello Sport di Calatrava eletta anche come sede per il convegno istituzionale dal titolo ‘Grandi opere: quale futuro?’ che si è tenuto il 13 gennaio scorso. Per terminare le ‘Vele’ di Calatrava mancano all’appello altri 400 milioni di euro. Dato che altererà di molto l’altro lato della classifica: quella degli importi, dove primeggia il Veneto, facendo schizzare il Lazio con oltre 470 milioni di euro.

CASE POPOLARI OPERA INCOMPIUTATra le opere incompiute nell’elenco regionale e, in particolare a Roma, rientrano tre interventi che fanno capo all’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica del Comune di Roma. Quasi terminato, ma non del tutto (manca un 10%), un recupero edilizio e ristrutturazione di due fabbricati per ottenere 80 alloggi in zona Pietralata, in via Tagliacozzo. Altri 80 appartamenti, con tanto di attività commerciali connesse, erano invece state finanziate a Cesano, nel piano di zona B20, per un totale di poco meno di 10 milioni e 489 mila euro. In questo caso però i lavori sono stati eseguiti solo in minima parte, il 7,84% e per terminarli servono altri 5 milioni e 79 mila euro. I cantieri invece a Tor Vergata non sono mai partiti. Nel piano di zona D qui per il completamento di un edificio di edilizia residenziale pubblica per un totale di 42 alloggi erano stati finanziati 21 milioni e 485 mila euro. All’appello mancano 3 milioni e 289 mila euro.

BARRIERE ARCHITETTONICHENumerosi invece gli edifici dove l’abbattimento delle barriere architettoniche, per lo più ascensori, è rimasto incompiuto. Solo per citare alcuni esempi, nell’elenco sono inseriti 31 edifici tra Pietralata Vecchia, Tiburtino e San Lorenzo dove le opere, dal costo di 3 milioni 225 mila euro sono state realizzate al 40%; 22 palazzi invece sono stati adeguati solo al 29% tra Tor Marancia, Borgo del Trullo, Acilia, Ostia Antica, Laurentino, Spinaceto, Ostia Lido per un costo di 2 milioni 221 mila euro. Lavori fermi al 21% anche a Pietralata  (1 milione e 600 mila euro circa); al 13% per 26 edifici a San Saba, Garbatella, Settechiese, Testaccio e Ostiense (2 milioni e 442 mila euro); 10% per 30 palazzine tra San Basilio, Tor De Cenci, Quarticciolo 30 edifici (2 milioni 719 mila euro) e infine lavori fermi al 4.24% per 22 immobili a Valmelaina, Montesacro (2 milioni 41 mila euro). Perché però opere così importanti, come l’abbattimento delle barriere architettoniche, non sono mai state terminate? Secondo quanto ci hanno potuto spiegare realtà vicine all’inquilinato questi lavori, avviati con una delibera del 2006, la 843, che ha messo in campo un finanziamento per il Lazio, si sono fermati per diversi motivi. L’esempio più frequente riguarda gli ascensori da installare in quei palazzi dove vivono inquilini disabili. In alcuni casi, visto il lunghissimo iter di selezione delle richieste, progettazione e ammodernamento, le condizioni possono essere cambiate nel tempo. Per esempio per il trasferimento del disabile. Fatto che blocca i lavori in quanto finanziati con fondi specifici. Nei casi di palazzi molto vecchi e sottoposti a tutela come Garbatella o San Saba, sono arrivate autorizzazioni negative.

VIA LIBERA AI LAVORIQualcosa però negli ultimi giorni si sta muovendo. Il 30 dicembre del 2014, con delibera 939 alcuni di questi progetti sono partiti. Tor Vergata è stata rifinanziata per un totale di 5 milioni e 700 mila euro. Cesano per un finanziamento totale di poco più di 8 milioni e 600 mila euro. Qui gli edifici indicati sono 110 mentre nell’elenco delle opere incompiute nelle mani del governo erano 80. In campo anche i soldi per terminare l’intervento di via Tagliacozzo, 10 case in tutto, per 861.217 euro. A questo si aggiungono 12 appartamenti a Torrevecchia e 8 a Primavalle.

BILANCIO 2015Diverse novità sono state inserite anche nel bilancio 2015 dell’ente con un “positivo andamento economico” scrive l’Ater in una nota. “Il documento di Budget 2015 prevede investimenti complessivi per 54,9 milioni di euro, di cui 39,9 (20 milioni circa su fondi aziendali e 19 milioni circa da finanziamenti regionali) per lavori di manutenzione straordinaria su alloggi, ascensori, impianti e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Per lavori di completamento di opere incompiute e nuove costruzioni sono stanziati 9.2 milioni”. Ecco gli interventi indicati da Ater: Cesano – avvio completamento fabbricato (110 alloggi); Corviale Contratto di Quartiere II – avvio ristrutturazione e cambio d’uso locali non residenziali 3°, 4° e 5° piano (103 alloggi); Primavalle Contratto di Quartiere II – completamento ricostruzione edificio via Bembo (12 alloggi); Primavalle – recupero piani pilotis di fabbricati esistenti, via Ascalesi (8 alloggi); Quarticciolo – avvio ristrutturazione Lotto VII fabbricati 10 e 11,via Ugento (24 alloggi); Tiburtino – avvio recupero edilizio di due edifici, via Tagliacozzo (10 alloggi); Tor Vergata – avvio completamento fabbricato E (42 alloggi); Torrevecchia Contratto di Quartiere II – demolizione e ricostruzione edificio via Gasparri (12 alloggi).

DISMISSIONIContinua la nota: “Per il 2015, inoltre, è previsto un piano di dismissioni di 503 alloggi che, assommati a locali commerciali e terreni, porterà nelle casse Ater circa 26 milioni di euro”. Continua la nota: “I dati che emergono dal budget preventivo 2015 e, in particolare, il pareggio di bilancio e dei flussi di cassa imposte incluse confermano i risultati positivi già ottenuti lo scorso anno e l’azione di risanamento ed efficientamento dell’Azienda” dichiarano Daniel Modigliani, Commissario straordinario e Claudio Rosi, Direttore generale di Ater Roma. “Il nostro obiettivo è il consolidamento in attivo del bilancio consuntivo e, allo stesso tempo, l’utilizzo di tutte le risorse disponibili per le manutenzioni e i nuovi cantieri, un’inversione di tendenza davvero storica per l’Azienda. Tuttavia, non possiamo non evidenziare, ancora una volta quanto sia necessaria una revisione della fiscalità sull’edilizia residenziale pubblica: basti pensare che, solo per il 2015, Ater affronta un carico fiscale di 28,5 milioni, risorse che potrebbero essere utilizzate per migliorare lo stato degli alloggi e realizzarne di nuovi”.

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Catasto, in Gazzetta il decreto sulle commissioni censuarie

catasto  2Il decreto approvato è solo il primo step della Riforma del Catasto e individua le regole per nomine e funzioni delle commissioni censuarie

Dopo ben 7 mesi dalla prima bozza presentata dal Governo alle commissioni parlamentari, è stato finalmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 9 di ieri 13 gennaio 2015 il Decreto legislativo n. 198 del 17.12.2014 che, in attuazione della Legge delega fiscale (precisamente dell’art. 2, comma 3, lettera a), della Legge n. 23/2014) ridefinisce “composizione, attribuzioni e funzionamento delle commissioni censuarie” provinciali e centrale che dovranno approvare l’attesa riforma del Catasto. Si tratta dell’unico decreto finora approvato per la riforma del catasto. In particolare, tra i 6 membri della commissione censuaria centrale ci saranno due rappresentanti delle Entrate, uno degli enti locali, tre tra professionisti, tecnici, docenti qualificati ed esperti di statistica e di econometria, indicati da Ordini e associazioni di categoria. Il presidente sarà nominato con Dpr, su proposta decreto del ministro dell’Economia e previa deliberazione del Consiglio dei ministri. A livello locale, invece, le nomine dei presidenti delle commissioni e dei membri e del presidente delle sezioni passeranno dal presidente del Tribunale locale. Le commissioni censuarie avevano funzioni importanti anche prima, ma di fatto, a causa del blocco delle nomine, da alcuni anni aveva perso ormai di significato. Ora, invece, le commissioni, che non a caso sono state oggetto del primo dei decreti legislativi torneranno a funzionare. Le nuove regole per nomine e funzioni entreranno in vigore dal 28 gennaio.
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SFRATTI: NIENTE PROROGA BLOCCO PER IL 2015, TORNA L’EMERGENZA CASA

emergenza caseRoma- Niente proroga per il blocco degli sfratti. Ed é braccio di ferro tra Governo, Comuni e associazioni. Quest’anno non ci sarà il ‘tradizionale’ allungamento dei tempi per gli inquilini che si ritrovano con il contratto di affitto scaduto. Un diritto che veniva riconosciuto alle famiglie con determinati limiti di reddito e in difficoltà per avere a carico persone malate o più figli piccoli. Il Milleproroghe, pubblicato da due settimane in Gazzetta Ufficiale, non contiene infatti lo slittamento dei termini per impedire di mettere in strada quelle che per il Sunia, il sindacato degli inquilini, sono circa “30 mila famiglie, in estremo disagio abitativo“. Numeri subito contestati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il quale il 92% dei 140 mila sfratti richiesti è per morosità e non per fine locazione e quest’ultima interessa meno di 3 mila famiglie. D’altronde, dal ministero di via Nomentana si difendono: non c’é stata la proroga anche perché sul fronte affitti sono già operativi due fondi previsti nel decreto casa, con uno stanziamento di 446 milioni di euro: il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione e quello per la morosità incolpevole.
Ma il problema persiste, soprattutto nelle grandi città, perché le risorse previste per il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione sono ripartite tra le varie Regioni e spetta poi ai singoli Comuni attivarsi con la pubblicazione di un bando che indichi i criteri per poter essere ammessi alla garanzia del Fondo, i tempi e le modalitá, senza dimenticare la burocrazia.
Tanto che le tre città a maggiore densità abitativa, Milano, Roma e Napoli, hanno lanciato un appello per richiedere la proroga degli sfratti. Solo Roma ha registrato oltre diecimila sentenze per fine locazione; 4500 a Napoli e 4 mila le sentenze di sfratto a Milano sempre tra il 2008 al 2013. Il 70% di queste famiglie avrebbe i requisiti di reddito e sociali (anziani, minori, portatori di handicap) previste dalla legge per la proroga.
Dall’inizio della crisi, cinque anni fa, sono stati emessi 265 mila sfratti per morosità e 140 mila provvedimenti sono stati eseguiti. Considerando quelli emessi precedentemente, si stima che almeno altri 200 mila nuclei familiari siano coinvolti in provvedimenti di prossima esecuzione. “Dati che – precisa Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil – riguardano solo l’emergenza più visibile: la punta dell’iceberg di un disagio sociale che la crisi fa lievitare, all’interno del quale il disagio abitativo e’ evidentemente una componente fondamentale. Almeno 400 mila famiglie – conclude – hanno bisogno di un’abitazione a costi sostenibili o di forme di sostegno al reddito che risolvano le morosità già presenti e quelle che potranno insorgere in un prossimo futuro. Occorrono azioni immediate, a partire dall’assegnazione degli alloggi disponibili e dall’utilizzo delle risorse stanziate”.
Una risposta, questa del sindacalista, all’intervento sul problema degli sfratti del ministro Maurizio Lupi durante il question time di mercoledì alla Camera: “Il disagio abitativo è un’emergenza che il governo ha posto come grande priorità” ma una proroga degli sfratti avrebbe “un effetto devastante sulla politiche innovative e concrete che il governo ha adottato in questo campo. La Consulta ha sancito per ben due volte che si tratta di uno strumento incostituzionale”. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha aggiunto: “Non è pensabile tornare indietro, con un piccolo provvedimento, nella politica dell’emergenza abitativa”.
Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha inviato una lettera al ministro Maurizio Lupi in difesa della proroga: “In assenza della proroga degli sfratti, la già grave emergenza abitativa generata dalla crisi in atto da diversi anni rischia di acuirsi. Per far fronte a ciò, Ti ribadisco la necessità di inserire la questione in sede di conversione del decreto legge Milleproroghe”. Nella missiva il presidente dell’Anci sottolinea “la crescente preoccupazione dei Comuni, in particolar modo delle grandi Città, per la mancata proroga degli sfratti per finita locazione, in specie a tutela delle persone e delle famiglie in situazione di grave disagio. Pur apprezzando l’attenzione che hai riservato alle tematiche inerenti le emergenze abitative – da ultimo l’istituzione e i riparti del Fondo Affitto e Fondo Morosità incolpevole (annualità 2014) – rimane alto l’allarme, in quanto le risorse appaiono inadeguate ed erogate con procedure non celeri”.

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CONOMIA – SFRATTI: LUPI, ENTRO 22 A REGIONI ALTRI 100MLN FONDO AFFITTI. A COMUNI, PRONTI A DARE MANO SU CASI SPECIFICI

fondi affittoAltri 100mln saranno ripartiti con le Regioni entro il 22 gennaio nell’ ambito del Fondo affitti. Lo ha annunciato il ministro dei trasporti e infrastrutture Maurizio Lupi in audizione alla commissione Ambiente del Senato. “Cento milioni – ha ricordato – sono stati già ripartiti tra le regioni”, e il fondo può essere già utilizzato dai Comuni anche al fine di risolvere alcune situazioni di sfratto. Sulla mancata proroga del blocco, il ministro manda a dire ai comuni che si è pronti a dare una mano su casi specifici: per i 2.000 casi coinvolti Lupi stima che servono circa 10 milioni.

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Casa, cresce il fronte degli assessori “antisfratto”: nuovo appello al governo

antisfrattoDopo Roma, Milano e Napoli, a firmare un nuovo appello al ministro Lupi anche Bologna, Genova, Bari, Reggio Calabria e Palermo. “Nelle nostre città migliaia di famiglie si troveranno senza casa. Le misure previste dal Piano Casa sono insufficienti”

14 gennaio 2015

ROMA – “Non devono essere sottovalutate le dimensioni del dramma sociale che rischia di travolgere migliaia di famiglie. Moltissimi sfratti per finita locazione hanno i requisiti di reddito e di fragilità sociale fin qui tutelati dal blocco degli sfratti. In assenza della proroga, e di misure specificamente dedicate ad affrontarne le conseguenze, nelle grandi aree urbane si acuirà notevolmente la già grave emergenza abitativa generata dalla crisi in atto da diversi anni”. Gli assessori alle politiche sociali e delle politiche abitative tornano alla carica contro al mancata proroga degli sfratti per finita locazione delle fasce più deboli all’interno del decreto mille proroghe e stavolta scrivono direttamente al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.

Se a lanciare per primi l’appello al governo sono stati gli assessori di Roma, Napoli e Milano, stavolta il fronte si allarga raggiungendo complessivamente otto città con gli assessori di Bologna, Genova, Bari, Reggio Calabria e Palerro. A firmare il nuovo appello, oltre a Francesca Danese, assessore alle Politiche sociali, Salute, Casa e Politiche abitative di Roma Capitale, Daniela Benelli, assessore Area Metropolitana, Casa, Demanio del comune di Milano e Alessandro Fucito, assessore al Patrimonio, Demanio, Politiche della casa, Edilizia pubblica del comune di Napoli ci sono anche Riccardo Malagoli, assessore Lavori Pubblici, Politiche abitative e Protezione Civile del comune di Bologna, Emanuela Fracassi, assessore alle Politiche socio sanitarie e della casa del comune di Genova; Vincenzo Brandi, assessore al Patrimonio, Edilizia residenziale pubblica del comune di Bari; Giuseppe Falcomatà sindaco con delega alla Casa del comune di Reggio Calabria e Agnese Ciulla assessore a Cittadinanza Sociale e Interventi Abitativi del comune di Palermo.

“Non è nostra intenzione drammatizzare – spiega la lettera firmata dagli otto assessori -, ma lo stesso Viminale ammette l’incompletezza dei suoi dati, mentre le cifre in nostro possesso dicono che in ognuna delle nostre città diverse centinaia, e persino diverse migliaia di famiglie si troveranno senza casa. Le misure previste dal Piano Casa sono insufficienti a dare risposta celere a questa nuova emergenza. Ci rendiamo disponibili a un incontro urgente per discutere insieme le soluzioni più idonee”.

Dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, viene la disponibilità a discutere su come risolvere i casi interessati dalla mancata proroga del blocco degli sfratti ed anche la conferma che non ci sarà una proroga agli sfratti. Nel corso del question time alla Camera Lupi spiega che “il disagio abitativo è un’emergenza che il governo ha posto come grande priorita”, ma una proroga degli sfratti avrebbe un effetto devastante sulla politiche innovative che il governo ha adottato in questo campo”.

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