1

A proposito di Davis. (Inside Llewyn Davis) USA, Francia 2013

di Joel CoenEthan Coen. Con Oscar IsaacCarey MulliganJustin TimberlakeEthan Phillips, Robin Bartlett

Llewyn Davies (Isaac) è un musicista folk che, nei primi anni sessanta, canta, in una cantina del Greenwinch Village , ballate tristi e bellissime; in passato ha avuto una qualche piccola notorietà esibendosi i duo con Mike, un amico che si è suicidato poco dopo l’uscita del loro primo disco; ora vive cantando dove può e dormendo dove capita ( normalmente sul divano di qualche amico) e disturbando le esibizioni che giudica mediocri. Una mattina – dopo essere stato pestato da un tale che si era offeso per le sue contestazioni – si sveglia nel salotto di Mitch ( Philips) e Lilian ( Bartlett), due intellettuali alternativi che lo ospitano spesso; i padroni di casa sono usciti e lui è costretto a portarsi dietro il loro gatto. Va a casa di Jim (Timberlake) e Jean ( Mulligan) , suoi amici musicisti ma lei lo tratta malissimo : è incinta ed è sicura che il figlio sia suo. Llewyn per pagarle l’’aborto incide un brano piuttosto commerciale con Jim e Al ( Adam Driver) e si fa pagare 200 dollari , rinunciando alle royaltes (il disco , sapremo, sarà un piccolo successo). Al gli procura un passaggio a Chicago con Roland Turner (John Goodman) , un jazzista storpio ed aggressivo, e Johnny Five (Garrett Hedlund), suo “valletto” – così lo presenta Roland – taciturno poeta beat. A Chicago va a Bud Grossman (F.Murray Abraham) , il quale , dopo aver ascoltato un suo brano , gli dice che la sua musica non farà soldi e gli propone di entrare in una band; lui rifiuta (vuole cantare le sue cose) e torna a New York deciso a smettere con la musica e ad imbarcarsi (la sua è una famiglia di pescatori) ma ha perso il brevetto di marinaio e torna ed esibirsi nel solito locale ,gestito da Pappi Corsicato-sic– (Max Casella) e ,mentre esce dal bar per il solito pestaggio, vediamo un giovanissimo Bob Dylan muovere i primi passi di un successo, che Davies non potrà nemmeno sfiorare.

I Cohen compongono , in un dolente seppiato, una delle migliori tra le loro ballate dedicate ad uno sfigato (“A serious man”, “L’uomo che non c’era”). Qui si sono ispirati al cantante-compositore Dave Van Ronk , ridandoci le atmosfere dl Village di quegli anni con una perfezione lirica coinvolgente come uno scritto di Jack Kerouac . Anzi, potremmo dire che è il primo, vero film kerouachiano della storia del cinema, visto che i due tratti da suoi libri (“La nostra vita comincia di notte” del 1961 e “On the road” del 2012) sono stati banali trasposizioni del testo senza anima . Il film ha avuto a Cannes il Premio Speciale della Giuria:




Divergent

di Neil Burger. Con Shailene WoodleyTheo JamesAshley JuddMaggie QKate Winslet.  USA 2014

A Chicago in un futuro dopoguerra la società è divisa in classi precise , ciascuna delle quali ha un compito preciso: i Candidi, sempre sinceri, amministrano la giustizia, i Pacifici coltivano serenamente i campi, gli Eruditi sono custodi di ogni sapere, gli Abneganti, rigidi e morali, aiutano il prossimo in difficoltà e governano la città, gli Intrepidi, coraggiosi fino all’incoscienza, mantengono l’ordine, ci sono poi gli Esclusi, paria che vivono ai margini. Beatrice Prior (Woodely),sedicenne, è una Abnegante e vive con la madre Nathalie (Judd), il padre Andrew (Tony Goldwyn), vice- Primo Ministro, ed il fratello Caleb (Ansel Elgort); i due ragazzi sono in età per sottoporsi al test che dirà cosa è loro più congeniale per la scelta definitiva della di appartenenza che dovranno fare di lì a poco. Tori (Maggie Q) l’Intrepida che sottopone Beatrice al test, le rivela, spaventata, che lei risulta una Divergente ( categoria ritenuta pericolosissima perché libera ed aperta a tutte le possibilità); la fa perciò uscire di nascosto ed altera il risultato del test, dichiarandola di tendenza Abnegante. Il giorno della scelta, però, Caleb sceglie gli Eruditi e Beatrice gli Intrepidi. La ragazza – che ha scelto di chiamarsi Tris- si trova così nel campo di addestramento delle reclute, affidata al duro ma umano Quattro (James) e vessata dal brutale Eric (Jai Courtney).Le prove sono dure e chi non le supera verrà relegato tra gli Esclusi, senza nessuna possibilità di tornare in famiglia. Intanto, gli Eruditi, guidati da Jeanine Matthews (Winslet), stanno preparando un golpe per sostituirsi agli Abneganti nel Governo e accusano Marcus Eaton (Ray Stevens), il capo del governo, di aver fatto fuggire il figlio Tobias a furia di maltrattamenti. Tris ha stretto amicizia con Christina (Zoè Kravitz) ed insieme riescono a superare le prove di ammissione, mentre lei ha iniziato una relazione con Quattro che gli rivela di essere Tobias . Prima di partire in missione viene però iniettato a tutti gli Intrepidi un siero che li dovrebbe rendere sempre reperibili .La mattina successiva, però, Tris vede che tutti i suoi compagni, tranne Quattro, sono come in trance e capisce che il siero è stato messo a punto dagli Eruditi per usarli contro gli Abneganti. Durante una retata contro questi ultimi, Quattro è catturato da Jeanine e Tris viene salvata dalla madre, che però cade sotto i colpi degli Intrepidi. Tris, con il padre, il fratello   e Marcus va nel fortilizio degli Intrepidi, libera Quattro e costringe Jeanine ad annullare il programma che condizionava le reclute.

Dopo “Hunger games”, ecco un’altra trilogia di racconti del futuribile di grande successo tra gli adolescenti che passa al grande schermo. Se i film con Jennifer Lawrence erano un po’ verbosi ma sorretti da un gran cast e da scenografie spettacolari, “Divergent” è solo una pedissequa riproposizione del racconto di Veronica Roth, senza nessuna rielaborazione fantasiosamente cinematografica. Gli elementi ci sarebbero ma Neil Burger (in teoria il regista giusto, visto che aveva diretto “The illusionist” e “Limitless”) non ha voli di fantasia e spreca in ruoli a due dimensioni la talentuosa Winslet e la stessa Woodley, reduce dal successo tv de “La vita segreta di una teen-ager americana.




American Hustle – L’apparenza inganna

Un film di David O. Russell. Con Christian BaleAmy AdamsBradley CooperJeremy RennerJennifer Lawrence.

Irving Rosenfeld (Bale) , siamo negli anni ’70, è un truffatore che , con la compagna Sydney Prosser, alias lady Esther (Adams), si fa pagare 5.000 dollari da gente in difficoltà finanziarie , promettendo fantomatiche erogazioni finanziarie . Un giorno si presenta da loro Richie Di Maso (Cooper) che ,però, dopo aver consegnato l’assegno pattuito si rivela essere un agente FB.I. e li incastra ; in cambio della libertà i due dovranno aiutarlo a smascherare altri truffatori ; i due accettano ma , nel corso delle operazioni, si imbattono in Carmine Polito (Renner), un politico del Jersey che ha il sogno di aprire un casinò per rendere grande la comunità da lui amministrata . Cooper, nevrotico e represso da una madre castrante, è disposto a tutto pur di avere un momento di grandezza , trasformando una normale operazione di polizia in una sorta di Mani Pulite americana mentre Irving e Sydney sono spaventati delle conseguenze ; lo stesso superiore diretto di Cooper, Stoddard (Louis C.K.) , è preoccupato della piega che sta prendendo l’iniziativa ma, preso da un delirio di onnipotenza (quanti nostri p.m. ci ricorda?), l’agente Di Maso prima gli fracassa un telefono in faccia , poi si fa autorizzare dal capo di entrambi (Alessandro Nivola) ad andare avanti. Irving diventa amico di Carmine e, per cementare l’amicizia i due escono con le rispettive mogli : Dolly Polito (Elisabeth Rohm) e Rosalyn (Lawrence), la vera moglie di Irving, alcolizzata, imprevedibile e infantilmente maligna. I quattro si presentano con un finto sceicco finanziatore (Louis Pena) – che in realtà è messicano e sa pochissime parole in arabo – all’appuntamento decisivo ma qui si trovano di fronte Victor Telleggio (Robert De Niro), potente e ferocissimo boss della mafia che chiede una garanzia di 10 milioni di dollari. Intanto Rosalyn si è messa con un mafioso, Pete Musane(Jack Huston), al quale spiffera un po’ troppo . Tutto sembra perduto ma…

Russell . dopo i notevoli “The Fighter” e “Il lato positivo”, mette sullo schermo la sceneggiatura di Eric Warren Singer , tratta dalle cronache della “operazione Abscam”, con la quale l’F.B.I , negli anni ’70 arrestò alcuni politici corrotti. Il contesto , però, è tutto russelliano : i protagonisti sono gli stessi dei due suoi film precedenti – Bale e Adams in “Fighter”, Cooper e Lawrence ne “Il lato positivo” – e il racconto di piccola gente, alle prese una missione resa impervia dalle mille ,crudeli imprevedibilità del lato umano , è il nocciolo della poetica del regista .Qui , però, non tutto funziona ; gli attori sono bravissimi, scenografie, ambientazioni ,costumi, trucco e parrucco sono perfetti ma il racconto è un po’ inceppato. La sceneggiatura originale era rimasta a lungo nei cassetti ed è stata riesumata a furor di critica ma forse poteva rimanervi tranquillamente .Detto questo , magari avessimo noi la capacità ed il coraggio di un’operazione così sincera ed anticonformista !




Un fidanzato per mia moglie

di Davide Marengo. Con Paolo KessisogluGeppi CucciariLuca BizzarriDino AbbresciaFrancesco Villa Italia 2014

Camilla (Cucciari), speaker di una radio locale sarda, sta per sposare Simone (Kessisoglu), venditore d’auto milanese. Per calmare l’ansia per il matrimonio e per il trasferimento a Milano, fuma uno spinello con le amiche e le va a fuoco l’abito; forse è stato un presagio perché la vediamo, annoiata ed infelice nella casa matrimoniale, mentre il povero Simone non ne può più del suo umore costantemente pessimo. I suoi amici Carlo (Abbrescia) – titolare della concessionaria nella quale lui lavora e infaticabile puttaniere – ed Ernesto (“Franz” Villa) e Gianluca (Alessandro “Ale” Besentini) – consolidata coppia gay- lo spingono a separarsi ma lui non è ha il coraggio. Dopo l’ennesima sparata di Camilla (ha insultato tutti gli ospiti del party di compleanno di Carlo), si fa convincere a servirsi del mitico play-boy Falco (Bizzarri), che gli dovrà sedurgli la moglie. Lei, però, non si muove quasi più da casa (mentre Falco ha bisogno di spazi di manovra) e Simone deve pagare Andrea (Corrado Fortuna) il titolare di una radio, perché la assuma come intrattenitrice. Camilla, dopo un’iniziale incomprensione, si appassiona al nuovo lavoro e la radio ha un buon seguito di ascoltatori; anche con Falco le cose sembrano procedere: i due si vedono e lei non è indifferente all’esperto corteggiamento del play-boy. Simone, però, si sta ingelosendo e la situazione precipita.

Il nostro cinema, resosi conto che solo le commedie possono avere qualche esito di botteghino, si è buttato a capofitto nel genere; per maggior sicurezza, talvolta adatta grandi successi stranieri (vedi Benvenuti al sud, Una famiglia perfetta, Fuga di cervelli). Questo film è, appunto, il remake del blockbuster argentino del 2008 Un novio para mi mujer ma l’operazione non si può dire riuscita: mancano spunti di vero divertimento e anche là dove potrebbero essercene, le occasioni vanno sprecate: ad esempio, Camilla in radio tiene una rubrica su ciò che le dà fastidio – occasione da manuale di originalità e cattiveria per una comica – e lei enuncia banalità quali: ”Non sopporto chi non paga le tasse o chi non vota perché dice che sono tutti uguali” (alla faccia dell’anticonformismo!). Marengo viene dall’interessante Notturno bus e fa buona televisione di mestiere (Boris 3, Il commissario Manara). Ha tempo per rifarsi. La Cucciari , invece, continua a sembrare un bel pò sopravvalutata (forse dovrebbe tentare di mettere la sua maschera un po’ rabbiosa in un ruolo drammatico).




Locke

di Steven Knight. Con Tom HardyRuth WilsonOlivia ColmanAndrew ScottBen Daniels  USA, Gran Bretagna 2013

Autostrada Birmingham-Londra, notte. Un uomo, Locke (Hardy), è alla guida della sua BMW. Dalle prime telefonate con il suo capo, Gareth (Ben Daniels/Roberto Draghetti) e con il capo-operaio Donal (Andrew Scott/Alessandro Quarta) apprendiamo che lui è uno stimatissimo manager dell’edilizia e che, all’alba, avrebbe dovuto sovrintendere alla più ingente colata di cemento armato che mai si sia effettuata. Alla moglie Katrina (Ruth Wilson/Marina Guadagno) ed ai figli, Eddie (Tom Howard/Alex PolidorI) e Sean (Bill Milner/Manuel Meli), comunica che quella sera non tornerà a casa; la moglie è confusa ed i ragazzi delusi (lo aspettavano per vedere insieme un partita in tv). Dalle telefonate con Bethan (Olivia Colman/Selvaggia Quattrini), una non più giovane impiegata dell’impresa nella quale lui lavora, sappiamo che lei è incinta di lui e che sta per partorire; qualche mese prima, a seguito di un party aziendale, lui e lei, ubriachi, hanno fatto l’amore e Bethan, senza dirgli nulla, aveva deciso di tenere il bambino; quella sera, però, sola e spaventata in ospedale lo ha chiamato rivelandogli la verità. Lui è figlio di un uomo che, dopo aver ingravidato la madre, è fuggito. Locke non glie lo ha mai perdonato ed ora non vuole comportarsi allo stesso modo, anche se non ha nessun afflato affettivo verso la lagnosa Bethan. Questa scelta estrema gli sta, però, facendo perdere il prezioso lavoro e la famiglia amatissima ma…

Knight è un ottimo sceneggiatore (Piccoli affari sporchi di Stephen Frears, La promessa dell’assassino di David Cronenberg) e nel 2013 ha diretto i suoi due primi film (questo e l’interessante Redemption – Le identità nascoste con Jason Stratman) . Locke, presentato fuori concorso a Venezia, è stato subito accolto come un piccolo capolavoro. E lo è : la scommessa di reggere un film con un solo attore in scena (degli altri sentiamo solo le voci – è il motivo per il quale ho voluto citarne anche i doppiatori italiani), per di più sempre ripreso nell’abitacolo della macchina il regista la ha vinta in pieno. Una cosa del genere la aveva già fatta Spielberg con il suo splendido film d’esordio Duel , in cui però il thrilling era assicurato dalla gara mortale con un minaccioso camion assassino; Knight riesce a tenere sempre altissima la tensione con una sorta di melò etico e lo fa grazie alla bravura di Hardy (ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno era il cattivissimo Bane) e ad una sceneggiatura miracolosamente perfetta. La qualità della scrittura (fondamentale per al riuscita di qualunque film) fa venire alla mente un altra fortunatissima opera seconda, Memento, che ha fatto conoscere a ed apprezzare Christopher Nolan.




La Bella e la Bestia. La belle & la bête.

di Christophe Gans. Con Vincent CasselLéa SeydouxAndré DussollierEduardo NoriegaMyriam Charleins. Francia, Germania 2014

Un mercante (Dussolier) , proprietario di tre navi mercantili, vive nella Francia del primo ‘800 con sei figli, tre femmine – Belle (Seydoux), Anne (Audrey Lami) e Anne (Sara Giraudeau) – e tre maschi –Jean-Baptiste (Jonathan Demulger), Maxime (Nicolas Gob) e Tristan (Louka Melliava). Una tempesta li riduce in rovina , il loro bel palazzo viene sequestrato e loro debbono andare a vivere in una casetta di campagna. Ne soffrono tutti tranne la coraggiosa Belle che è contenta di coltivare l’orto e di quella vita semplice. Una delle navi viene ritrovata con tutte le sue merci preziose ed il mercante, felice, chiede alle figlie cosa vogliano di regalo ; le due vanitose chiedono vestite e gioielli e Belle solo una rosa. Giunto in città il padre scopre che i suoi creditori gli hanno sequestrato tutto e che il figlio Maxime ha debiti con Perducas (Noriega) , un criminale che lo minaccia di morte. Fuggito nella notte si ritrova in un castello , in un angolo del quale sono magicamente ammassati i doni preziosi richiesti dalle sue due figlie maggiori ma quando stacca una bellissima rosa per la terza gli appare la Bestia (Cassel) che gli intima di tornare il giorno dopo , pena l’uccisione di tutta la famiglia. Belle si presenta al castello al posto del padre, sicura di essere uccisa. La Bestia la tiene invece prigioniera , facendole trovare bei vestiti e cenando con lei ogni sera. Un incantesimo fa sognare alla ragazza la storia del suo ospite: lui era un principe cacciatore, ossessionato da una cerva d’oro che non riusciva a catturare; sua moglie (Yvonne Catterfeld) si fa promettere che smetterà di inseguire l’animale ma un giorno lui riesce ad ucciderla e scopre che sotto le sembianze la cerva c’era la sua amata principessa, che era una Ninfa ; il padre di lei, inferocito, lo tramuta in mostro. Dopo un po Belle ottiene di tornare a casa per un giorno ma due suoi fratelli, inseguiti da Perducas , le rubano il cavallo e vanno verso il castello per rubarne le ricchezze. Il bandito, con la zingara Astrid (Charleins) ed una banda di accoliti ,li costringe ad indicargli la strada del castello. La Bestia fa strage dei briganti ma muore , trafitto dal dardo che aveva ucciso la cerva magica; una lacrima d’amore di Belle lo salverà , ridandogli le sembianze umane (in realtà, come in una famosa gag di “Helzapoppin’”, Cassel fa più impressione al naturale che truccato da Bestia).

Come tutte le favole famose, “La bella e la bestia” , è apparsa più volte nella tradizione narrativa : è uno dei “Racconti di Mamma Oca” di Perrault , ripresa da M.me de Villenueve e poi editata da Beaumont, ma una storia simile era già ne “L’asino d’oro” di Apuleio e ,con il titolo “Il serpente”, la troviamo ne “Lo cunto de li cunti” di Basile. Ha avuto, tra film con attori e cartoni animati, almeno 5 trasposizioni cinematografiche (due delle quali, il film di Cocteau del ’45 ed il cartoon del ’91 , sono capolavori) . La fortuna del racconto sta, probabilmente, nella perfezione con cui è vagheggiata una metafora sull’iniziazione femminile ( e sul matrimonio di convenienza per secoli imposto alle fanciulle). Gans fa, invece, di Belle una eroina anticonformista e ribelle, accentuando i toni gotici del racconto (non a caso: lui aveva diretto “Il patto dei lupi” e l’horror “Silent hill”). Non è un granchè ma alle giovanissime piace.
 




 Whiplash

batteristadi Damien Chazelle. Con Miles TellerJ. K. SimmonsMelissa BenoistPaul ReiserAustin Stowell USA 2014

Andrew Neimann (Teller) è un ragazzo solo: vive con il padre Jim (Reiser), un professore di liceo con irrisolte velleità di scrittore (la madre li ha lasciati quando lui era piccolo) e con lui va al cine-club a vedere vecchi film europei, per il resto non ha amici e studia la batteria (sua unica e quasi maniacale passione) presso il miglior Conservatorio di New York; è al primo anno e nella band del suo corso fa il voltaspartiti al titolare Ryan (Stowell). Un giorno il professor Fletcher (Simmons), una leggenda del jazz, lo convoca per un audizione e lo mette a voltare gli spartiti al batterista Carl Tanner (Nate Lang); poco dopo insulta sanguinosamente e caccia il trombonista Metz (C.J. Vana), reo di non aver capito le stonature di un suo compagno. Andrew – che nel frattempo ha trovato il coraggio di invitare la ragazza che vende i popcorn al cine-club  Nicole (Benoist) – morde il freno e, quando la band dell’Istituto si esibisce, approfittando di una propria distrazione (ha perso lo spartito di Carl che non sa suonare a memoria), convince Fletcher a farlo esibire. Il concerto va bene e lui ha guadagnato il ruolo di titolare. Ora è sicuro di sè e una sera a cena con il padre e gli zii (Chris Mulkey e Suanne Spoke), racconta dei propri successi e tratta con superiorità i cugini (Charlie Ian e Jayson Blair), fieri dei propri  risultati sportivi a scuola. Fletcher pretende da lui sempre di più, tanto che il ragazzo ha le mani ferite per il tanto provare ossessivamente, e lui lascia Nicole, con la quale si era fidanzato, per timore che possa distrarlo dalla musica. Un giorno Fletcher, dopo aver commemorato in classe un brillante ex—allievo morto per un incidente (sapremo poi che si è suicidato), prova con la  band Caravan ma, scontento di Andrew, lo mette in competizione con Carl e Tanner. Alla fine lui ce la fa, dopo ore di sofferenza ed avendo riempito la batteria di sangue. Arriva il giorno di una nuova esibizione fuori città ma al pullman sul quale viaggia Andrew si buca una ruota, lui affitta una macchina e arriva con un lieve ritardo e senza le bacchette (le ha dimenticate in agenzia); Fletcher, che lo aveva già sostituito, accetta di aspettare che torni ma, nella fretta, Andrew viene investito da un camion; pur ferito esce dai rottami e prende, all’ultimo secondo, il proprio posto allo strumento; è troppo malridotto e suona male e, quando Fletcher si scusa con il pubblico e lo caccia, gli si avventa addosso. Espulso dalla scuola, mette via la batteria e si fa convincere dal padre ad affidare all’avvocato Rachel (April Grace) una denuncia anonima per maltrattamenti nei confronti dell’insegnante. Qualche tempo dopo, avendo visto in un bar di una jam-session con Fletcher entra e , quando sta per uscire, il musicista lo chiama e lo invita a bere qualcosa; gli racconta di aver perso il lavoro al Conservatorio per via di una denuncia anonima ma di aver sempre cercato tra i suoi allievi un nuovo Charlie Parker, sapendo di doverli tormentare per tirar fuor da qualcuno di loro il genio musicale; alla fine della conversazione, lo invita ad entrare nell’orchestra jazz che ha appena formato. Andrew accetta e telefona a Nicole per invitarla al concerto nella speranza di recuperare il rapporto ma lei gli comunica di avere un nuovo fidanzato. La sera del concerto, Fletcher gli dice di sapere che la denuncia era partita da lui e apre la performance con un brano inedito, del quale Andrew non nemmeno lo spartito. Alla fine della penosa performance si alza per andarsene, accolto dal padre ma, di scatto, torna indietro e suona Caravan (è il secondo brano in programma), in maniera perfetta, infischiandosi della direzione di Fletcher e chiudendo, esausto e sanguinante, con un assolo fuori programma. Lo sguardo di odio che lui e il jazzista si erano scambiati si trasmuta, ora, in intesa tra  due musicisti che si sono riconosciuti.

Chazelle ha appena trent’anni  e con questo secondo film (il primo, Guy e Madeleine on Park Beach, era un bianco e nero sempre di ambiente jazzistico), ha trionfato a Sundance, vincendo sia il Premio della Critica che quello del Pubblico; ora ha varie nomination all’Oscar, in particolare quella allo strepitoso J.K. Simmons quale attore non protagonista e si sta affermando  nel mondo come un grande film sul jazz (al pari di Bird di Eastwood e ‘Round midnight di Tavernier); d’altronde la creatività musicale e la sofferenza che comporta devono essere un’ossessione del regista che ha anche scritto la sceneggiatura de Il ricatto, storia di un pianista nevrotico che deve tenere un concerto sotto il tiro di un  killer paranoico .La scelta dei brani è poi significativa, oltre al complesso Caravan di Duke Ellington, Whiplash di Hank Levy, che dà il titolo al film, è considerato il pezzo che dà il via al jazz-rock, cioè la commistione tra tradizione e pop, così come questo film è il tentativo, riuscito, di far entrare il be-bop nel cinema direttamente come sangue e tecnica senza la scorciatoia della biografia di qualche grande.

 




Cinquanta sfumature di grigio (Fifty Shades of Grey)

cinquantadi Sam Taylor-Johnson. Con Jamie DornanDakota JohnsonLuke GrimesVictor RasukJennifer Ehle. USA 2015.

Anastasia (Johnson) è una laureanda in Letteratura Inglese ed, un giorno, la sua coinquilina Kate (Eloise Mumford), che ha preso l’influenza, le chiede di andare al suo posto ad intervistare il giovane tycoon Christian Grey (Dornan); l’uomo si rivela affascinante e gentilissimo e lei ne è colpita; qualche giorno dopo lui si presenta nel negozio di ferramenta nel quale lei lavora e le compra della corda e degli altri legacci e poche ore dopo manda il suo autista Taylor (Max Martini) a prenderla all’uscita dal lavoro per portarla a cena e nel locale spiega alla ragazza che è preso di lei ma che non può continuare a vederla a causa delle proprie inclinazioni. Il giorno dopo lei si vede recapitare in regalo delle prime copie costosissime dei romanzi di Thomas Hardy, il suo scrittore preferito. La sera con Kate e con Josè (Rasuk), un suo amico innamorato segretamente di lei, va a ballare, si sbronza e, ubriaca, telefona a Christian; lui la va prendere, accompagnato dal fratellastro Elliot (Grimes) e, dopo averle detto che meriterebbe una sculacciata, la porta via. L’indomani mattina lei si sveglia svestita nel suo letto ma lui le dice  che hanno solo dormito e le chiede di mettersi con lui, solo però dopo aver sottoscritto un contratto che le sottopone. Tornata a casa, trova Kate che fa l’amore con Elliot e comincia a leggere il contratto; questo prevede una serie di clausole che partono dai rispettivi ruoli: quello di Dominatore per lui e quello di Sottomessa per lei. Lei, dopo lunghe esitazioni, lo incontra e, come per una vera trattativa di affari, discute punto per punto l’accordo, escludendone alcuni eccessi, come le penetrazioni estreme. Con l’elicottero di lui (che intanto le aveva fatto costosi regali, quali un computer ed un’ automobile) vanno nella sua villa a Seattle e cui lui le mostra la stanza dei giochi: una camera rossa piena di fruste, cinghie, corde e manette e la camera dove lei dormirà (da sola: lui non dorme con le donne con cui ha fatto sesso) durante i week end. Quando lei gli rivela di essere vergine, lui la porta subito nel proprio letto e ci fa l’amore con grande partecipazione. Il loro rapporto va avanti e solo quando lei si dichiarerà pronta andranno nella stanza dei giochi. Un paio di week end dopo lei ha voglia di andare a trovare la madre, Carla (Ehle) e, poco dopo, a sorpresa lui la raggiunge; lei è un po’ irritata dell’intrusione e lui, per la prima volta, delicatamente la sculaccia. Tornati a Seattle, lei gli chiede di andare nella sala rossa, dove lui, usando la corda che aveva comprato da lei, la lega, la benda e, blandamente, la frusta. Lui, poco dopo, le confessa di aver avuto una prima infanzia terribile, a causa della madre drogata e di essere stato successivamente adottato dai Grey. Anastasia sopporta sempre meno quel rapporto così poco intimo nella quotidianità e, per capire meglio l’animo di lui, gli chiede di sottoporla ad una vera punizione; lui la denuda e le dà sei violente cinghiate; quando però, eccitato, cerca di abbracciarla, lei si ritrae insultandolo. Quella sera stessa, gli ridà i suoi regali e decide di andarsene ma, quando l’ascensore sta per chiudersi…

E.L. James aveva inizialmente messo mano ad una serie dal titolo Masters of the Universe, che era basata sui fan di Twilight ma, avendola infarcita di scene di sesso, la ha trasformata nella trilogia 50 sfumature e questo spiega l’impianto di base del racconto: Christian, come Edward Cullen, ha una tara che lo porta ad allontanare da sé la pur amata Anastasia/Bell. Questo nel film è rimasto ma l’operazione produttiva – per altro perfettamente riuscita da punto di vista commerciale – è stata quella di puntare sul glamour piuttosto che sul sesso ( che avrebbe comportato divieti, allontanando il prezioso pubblico dei tennager), diluendo ed annacquando le scene di BDSM (bondage, dominazione, sadismo e masochismo) e lasciando intatti irimandi alla Cenerentola soft-porno che caratterizzala storia ed i suoi due protagonisti: povera e risoluta lei, ricco e potente lui. La regista, peraltro, è una video artista- sopportabilmente trasgressiva ed amata dai salotti bene – ed a ha diretto con il nome di Sam Taylor Wood il film Nowhere boy, sulla giovinezza di John Lennon (ha poi cambiato nome quando ne ha sposato il giovanissimo protagonista, Aaron Taylor Johnson). Dakota Johnson è figlia di Melanie Griffith e di Don Johnson e Dornan, che si era fatto notare nel serial The fall, è stato il boy friend di Keira Knightley e così si completa il cerchio modaiolo. Non c’è molto altro da dire su quella che non è altro che una furba e accattivante confezione dentro la quale non c’è altro che sfavillio di un’improbabile ricchezza (Christian lavora pochissimo)  ed una quasi totale assenza di erotismo (perfino il prudente Secretary, più o meno sullo stesso argomento, era più sexi), anche se un paio di commenti a labbrucci serrati di nostri moralistelli a tariffa ideologica ci farebbe venir voglia di difenderne  l’onesta operazione di marketing…

 




Pride

Pride-lg

di Matthew Warchus. Con Bill NighyImelda StauntonDominic WestPaddy ConsidineGeorge MacKay  Gran Bretagna 2014

Nel 1984 il ventenne Joe (McKay) partecipa al suo primo Gay Pride – è spaventato perché la legge inglese riconosceva maturità sessuale agli etero diciottenni ma per gli omosessuali bisognava aspettare i 21 anni. Dopo la manifestazione va con i nuovi amici nella libreria di Gethin (Andrew Scott), dove Mark (Ben Schnetzer), giovane attivista, propone di fondare la LGSM (Lesbian an Gays Support the Miners) e di aprire una sottoscrizione a favore dei minatori in lotta contro le scelte economiche del governo Tatcher. I ragazzi si mobilitano e raccolgono una bella sommetta ma ogni tentativo di contattare le Unions va a vuoto (il pregiudizio omofobo era ancora forte, specialmente tra le classi operarie),  finché non raggiungono telefonicamente il paesino di Dulais, nel sud del Galles dove Gwen (Menna Trussler), un’anziana membro del locale comitato di lotta, accetta la loro offerta; gli altri membri del comitato discutono animatamente, alla fine Dai ( Considine), Hefina (Staunton), Sian (Jessica Gunning) e Cliff (Bill Nighy) votano a  favore dell’aiuto del  LGSM, mentre la cognata di quest’ultimo, Maureen (Lisa Palfrey), indignata lascia il comitato. Dai va ad incontrare i ragazzi per ringraziarli ma, a sorpresa, questi gli annunciano che alcuni di loro andranno a Dulais. Un gruppetto parte, quindi, con un pulmino – una decina, tra cui Mark ,Joe , Steph (Faye Marsay) e il compagno di Gethin (assente perché, gallese a sua volta, è ancora shockato dal bullismo dei suoi compagni d’infanzia) ,l’attore Jonathan (West) – e l’accoglienza è molto imbarazzata; Mark fa un discorso un po’ inopportuno e i giovani minatori sono chiaramente risentiti ma i membri del comitato sono gentili ed accoglienti. Qualche tempo dopo i ragazzi tornano con altri soldi – e stavolta Gethin è con loro – e la sera al pub Jonathan rompe il ghiaccio trascinando la ballo le ragazze (e dopo un po’ anche i maschi) al ritmo di Shame ,shame, shame di Shirley & Company. L’integrazione è quasi raggiunta ma Maureen manda la notizia ad un giornale conservatore e i minatori, sbeffeggiati dai compagni, sono  costretti a chiedere a Mark e agli altri di andarsene. Quest’ultimo, arrivato a Londra, non si dà per vinto e decide di usare l’articolo che li definiva “pervertiti” in positivo ed organizza il Pits and perverts concert , serata di beneficenza alla quale gruppi famosi, come i Bronksi Beat, danno la loro adesione. I membri del comitato di Dulais raggiungono la manifestazione, che raccoglie un mucchio di soldi ma, al loro ritorno, apprendono che, con un colpo di mano guidato da Maureen, il sindacato ha deciso di rompere i rapporti con la LGSM. Poco dopo – la linea della Tatcher contro i minatori ha intanto vinto in Gran Bretagna – nel successivo Gay Pride, i nostri amici sono isolati anche dalle organizzazioni omosessuali che non vogliono dare caratterizzazioni politiche al movimento ma l’arrivo dei minatori del Galles con i loro striscioni li farà finire alla testa della sfilata.

Matthew Warchus è un ottimo autore e regista teatrale e nel 1999 ha esordito al cinema con Inganni pericolosi, adattamento non memorabile di un testo minore di Sam Shepard. Pride è tutta un’altra storia e si inserisce autorevolmente nel filone britannico del dramedy (dramma con toni di commedia) inglese basato sulle lotte operaie (Full monty, Grazie, signora Tactcher, Billy Elliot, We want sex). Il film è basato su di una storia vera e riesce nel miracolo di coniugare un racconto impegnato e drammatico con toni leggeri e accattivanti; certo, gli attori, tutti eccezionali, aiutano non poco ma la scrittura di Stephen Beresford e la regia compongono un quadro di bell’impatto .Abbiamo nelle orecchie i commenti di nostri critici che lo hanno trovato furbo e poco politically correct e questo conferma e rafforza il nostro giudizio positivo.

 




Una donna per amica

di Giovanni Veronesi. Con Fabio De LuigiLaetitia CastaValentina LodoviniAdriano GianniniValeria Solarino Italia 2014

Una-Donna-per-Amica-Giovanni-Veronesi-586x390Francesco (De Luigi) è un avvocato milanese trapiantato in Puglia ed è cameratescamente amico di Claudia (Casta) , una veterinaria italo-francese . Lui è metodico ed impegnato – è anche consigliere comunale per una lista ecologica, insieme a Lia (Lodovini)  – lei è imprevedibile e casinista ; lui assiste Cecilia (Geppi Cucciari) una Lorena Bobbitt sarda che ha evirato il marito infedele e vuole essere assolta per provocazione grave da parte di lui; lei si precipita in elicottero a salvare una testuggine ferita, conosce la guardia ecologica Giovanni (Giannini) e se ne innamora; lui ancora frequenta come amico l’ex moglie Elga (Monica Scattini), che gestisce uno stabilimento sulla spiaggia; lei ha un rapporto complesso con la sorellastra Anna (Solarino), che è costretta a vivere in una comunità per una condanna per droga.  Ovviamente, lui è innamorato perso di lei ma, nonostante Elga e ad Anna glie lo facciano notare , lo nega anche a se stesso. Claudia sposa Giovanni dopo un brevissimo fidanzamento e a lui , che ha celebrato le nozze , viene un afonia psicosomatica che rischia di compromettere ulteriormente la difesa di Cecilia. Francesco si mette con Lia ma , quando decidono di convivere, lei ha un incidente e si rompe una gamba e da lui si catapulta Claudia in completa crisi matrimoniale. La storia con Lia finisce e Francesco , che ha appena avuto la forza di accettare  il proprio amore per Claudia, la sorprende a letto con Luca (Flavio Montrucchio), un suo vecchio flirt. Il finale ha, poi, una sua sorprendente anomalia .

Veronesi, dopo un lungo sodalizio con De Laurentis , è al suo secondo film (dopo “L’ultima ruota del carro”) con la Fandango. Come il precedente, anche questo ha dei limiti evidenti : gli eventi,  ad esempio, si affastellano affannosamente e soffre paradossalmente di  un cast troppo ricco, ogni ruolo è ricoperto da un mini-divo, con il risultato che ognuno deve avere un proprio siparietto ed il racconto si frastaglia pericolosamente, con troppi inserti semi-cabarettistici : De Luigi fa, come sempre, l’imbranato, la Cucciari la femminaccia incazzosa, la Scattini la signora un po’ snob, c’è anche Virginia Raffaele che ripropone la gag della ragazza che si mangia le parole. Un po’ meglio alcuni inserti regionali (filmcommision oblige): a buffa Cinzia Marseglia, il bravo Vito Signorile nel piccolo ruolo di  un giudice ed una portiera che parla un irresistibile gramelot salentino.