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Pubblico e privato nell’era dei social

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Maura Franchi: “Viviamo costantemente una ragione senza sonno dove non ci disconnettiamo mai”.
Come partecipare nel mondo in cui il privato è pubblico e il pubblico diventa privato? Sempre più dibattuta nella nuova del web e dei social, la questione è stata aperta dalla sociologa Maura Franchi durante ‘Spazio pubblico e spazio privato’, l’incontro del ciclo di conferenze curato da Istituto Gramsci e Istituto di storia contemporanea ‘La democrazia come problema’ alla sala Agnelli della biblioteca Ariostea.

Spazio pubblico e privato diventano oggi, infatti, centrali nelle questioni legate allo stato democratico. L’idea moderna di democrazia assume centralità nello spazio pubblico come luogo in cui si forma e si esprime l’opinione pubblica, dove esercitare il diritto alla partecipazione. Se storicamente il rapporto tra spazio pubblico e privato era segnato da una netta contrapposizione, ora questa delimitazione etica, secondo Maura Franchi, è venuta meno, sgretolandosi in una “società degli individui”. Vi è stato inoltre un ulteriore slittamento di confini con l’avvento diffuso del web, nel quale l’intimità della sfera privata viene meno e lo spazio pubblico diventa luogo narrativo ed emozionale.

Cambia, in questo contesto, il concetto di partecipazione e quindi anche di protesta. Un caso emblematico è il sabotaggio di siti, sottolinea la Franchi, “in cui vediamo emergere nuove possibilità e nuove modalità di esprimere con in web la propria protesta e in cui le forme di feedback sono più rapide”.

Anche il senso della partecipazione a un ideale, a un movimento, o semplicemente a un gruppo di persone con un interesse comune muta con i nuovi mezzi di condivisione social. “C’è un senso dell’appartenenza, ma esso non è stabile o organizzato. Gli stessi sentimenti, le condivisioni, non prevedono alcuna iscrizione. Tutto è molto liquido e mutabile, continuamente dinamico”.

unnamedQuesta erosione del confine tra spazio pubblico e privato non è però provocato dal web, secondo la sociologa. “Viene invece dagli anni ’60, da quando lo spazio pubblico è uno spazio da progettare. Lo spazio pubblico diventa il luogo della rappresentanza e dell’azione collettiva”. Ora però in questo spazio, anche i media vengono “despazializzati, delocalizzati, detemporalizzati. Siamo davanti a tempi senza ritmi e spazi senza confini: viviamo costantemente una ragione senza sonno dove non ci disconnettiamo mai”.

Passa quindi l’idea di una socialità individuale, dove però c’è spazio anche per una dimensione partecipativa e con essa l’idea di agire diretti verso uno scopo. “L’aspetto positivo dei social è il fatto che si possono creare diverse azioni partecipative e dare il via a cause di interesse comune. Piattaforme, sharing economy, scambi della vita quotidiana: tutti questi nuovi mezzi social – conclude – stanno cambiando l’idea stessa di partecipazione”.
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