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Oasi, labirinti e canyon: a Milano cadono i veli sui padiglioni dell’Expo

Il padiglione della Thailandia

Il padiglione della Thailandia

Via ai lavori, ecco i progetti degli archistar. Tutti i Paesi puntano a realizzare edifici innovativi e sorprendenti. Si passa dai cappelli dei contadini thailandesi al deserto fiorito degli Emirati Arabi. Per la Cina investimenti record, lo spazio più grande alla Germania

È il mondo visto dalla cittadella di Expo. Un primo tour virtuale del sito così come apparirà il 1° maggio del 2015, quando si apriranno i cancelli. E che, adesso, alla vigilia dell’ingresso delle ruspe degli Stati che costruiranno i propri padiglioni, si può percorrere sulla carta dei progetti.

È un’altra gara, quella che è iniziata. I Paesi sono i protagonisti dell’Esposizione universale e saranno le architetture dei loro edifici a tratteggiare l’orizzonte: tutti sono in corsa per realizzare il padiglione più innovativo e sorprendente. Eppure, dice il commissario unico Giuseppe Sala, “la cosa che più stupisce è come le Nazioni abbiano colto in pieno la sfida che avevamo lanciato: non costruzioni monumentali, ma progetti in grado di sviluppare il tema dell’alimentazione”. Disegni tecnologici, con grandi spazi aperti, molti richiami alla natura e materiali sostenibili da smontare al termine dell’evento.

Ad aprire le danze è stata l’Italia, che ha già iniziato a costruire il proprio palazzo ispirato a un albero. La Germania, nei prossimi giorni, farà partire i lavori dei Paesi stranieri. Quello tedesco sarà il padiglione più grande (quasi 5mila metri quadrati e 48 milioni di budget): uno spazio hi-tech con una terrazza verde. Quella che disegnerà Expo, però, è anche una nuova geopolitica. Diplomazia del cibo e potenze economiche che si intrecciano e si fondono. Con due continenti che avranno un peso particolare, Africa e Asia, con i loro giganti. Come la Cina che, con 60 milioni di euro, sarà lo Stato che investirà di più: oltre al padiglione ufficiale, ne sorgeranno altri due di aziende (uno porterà la firma di Daniel Libeskind). Una “sorpresa” è il Nepal. Non è una superpotenza, ma grazie ai privati ha prenotato 2.710 metri quadrati, con un tempio ricoperto da decorazioni in legno ispirate al cibo che trenta famiglie artigiane hanno già iniziato a scolpire.

Chi vuole stupire sono gli Emirati Arabi: il loro padiglione è stato creato da Foster, che ha reinventato un’oasi. Tre piani tra palme e acqua che si raggiungeranno percorrendo un canyon dalle pareti ondulate come le dune del deserto mosse dal vento. Alla fine, la struttura sarà rimontata a Abu Dhabi. Quello che accadrà all’edificio dell’Azerbaijan, tre grandi sfere che seguono i dettami della bioarchitettura. E il paesaggio tipico del deserto è anche quello che riprodurrà l’Oman. Per il “sì” ufficiale degli Usa si attende la visita in Italia di Barack Obama. Ma il progetto c’è già: un grande “granaio” dove gli Stati Uniti mostreranno il loro cibo 2.0.

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