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Non c’è più religione

Triste umorismo in parrocchia

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di Luca Miniero. Con Claudio BisioAlessandro GassmannAngela FinocchiaroNabiha AkkariGiovanni Cacioppo Italia 2016

Nell’isoletta di Porto Buio ad ogni Natale viene allestito un presepe vivente ma l’unico bambino del paese, Lupo (Giuseppe Fiale), è troppo grande e troppo grasso per interpretare Bambin Gesù. Il sindaco Cecco (Bisio) – che è tornato e si è fatto eleggere dopo aver tentato fortuna politica al nord – propone una soluzione: si chieda un bambino alla comunità islamica che vive dall’altra parte dell’isola. Il parroco, Don Mario (Massimo De Lorenzo), la suora, levatrice (finché nascevano bambini) e pizzaiola, Marta (Finocchiaro) e, soprattutto, il panettiere Aldo (Cacioppo) sono contrari: Gesù non può essere incarnato da un bimbo mussulmano. I tentativi di far dimagrire Lupo falliscono e i tre, insieme al sindaco, vanno ad incontrare gli islamici, che sono guidati da Bilal (Gassmann), un loro compaesano, che si è convertito per amore della balla Aida (Akkari) e si è cambiato il nome (tutti lo conoscevano come Mariettto). Tra Marietto, Marta e Cecco, c’è un’evidente acredine: da ragazzi erano amicissimi ma Cecco aveva baciato Marta, di cui Marietto era innamoratissimo. Un po’ per far pagare l’antico torto, un po’ per vendicarsi del razzismo dei paesani e un po’ per trarre profitto dalla situazione, Bilal pone, via via, varie condizioni: il nipote Alì (Mehdi Meskar), che lavora in nero nella pizzeria di Suor Marta, dovrà essere messo in regola, il presepe dovrà seguire alcune regole coraniche (non potrà, ad esempio, esservi San Giuseppe: essere padre di un figlio altrui è un disonore),che fuori dalla mangiatoia  campeggi una palma, che il razzista Aldo prepari anche pane arabo e, visto che il bambino prescelto è il  suo nascituro, ad Aida spetterà il ruolo della Madonna al posto della madre di Lupo, Addolorata (Paola Casella), fino a quel momento Madonna titolare. A queste, poi, si aggiunge la richiesta che tutti i portabuiesi rispettino il ramadan ma Cecco, dopo aver faticosamente convinto gli altri, rompe il digiuno con una pizzetta che aveva sequestrato a Lupo; per riparare, la chiesa dovrà ospitare anche gli oranti mussulmani. Sul piano privato, Cecco e Marietto hanno qualche problema: il primo è in ansia per la figlia, Maddalena (Laura Adriani), che è andata a studiare a Londra, l’altro non riesce a rappacificarsi con la madre (Nunzia Schiano), che, da quando si è convertito, si è chiusa in una casa di riposo e gli manda, per dispetto, pacchi di salumi. I tre vecchi amici, ogni tanto, ritrovano sprazzi dell’antico affetto e le cose sembrano procedere ma una telefonata di Aldo fa arrivare il vescovo (Roberto Herlizka) e il suo segretario (Giovanni Esposito) a supervisionare lo strano presepe; le nuove aperture della Chiesa li inducono, però, a dare il loro placet. A pochi giorni dal Natale, Maddalena torna, è incinta e non vuole dire il nome del padre. Cecco si convince che questi sia Alì e, per ripicca, decide che il suo futuro nipote sarà il bambinello e lo comunica con asprezza a Bilal e ad Aida. Maddalena, però, è buddista e così il presepe subisce nuovi mutamenti: al posto della palma, ci sarà il dio Ganesh, e tutti figuranti saranno vestiti di arancione. Durante la prova generale, Maddalena ha le doglie e Marta, che è accorsa chiamata da Alì, comunica che sarebbe meglio operare un cesareo; l’isola non ha un ospedale e il traghetto è appena partito; la barca degli islamici funge così da sala parto. Nasce, accolto festosamente da tutti, un bambino orientale.

Non c’è più religione sembra essere una sorta di summa di tutti gli errori che il frenetico proliferare di commedie italiane porta con sé; primo fra tutti, l’affannosa ricerca di temi e soluzioni assolutamente e conformisticamente buoniste ma la commedia non è questo; anni fa Moravia scriveva, con un evidente paradosso, che l’umorismo è sempre reazionario: chi vuole cambiare il mondo non ama compiacersi, ridendo, degli errori della società che vuole riformare (con questa scusa, peraltro, i dirigenti P.C.I. querelavano i satirici che osavano criticarli). Se questa affermazione è, appunto, paradossale è però vero un suo corollario: non si può ridere e far ridere se si hanno troppi paletti moralistici e di bon ton. Miniero – e con lui Sandro Petraglia (non proprio uno scrittore buontempone) e il blogger Astutillo Smeriglia – ha buttato giù una sceneggiatura, nella quale il massimo del coraggio sono delle affettuose battute (da sacrestia appunto!) sulla nuova chiesa di papa Francesco e il temine “kebabbari” in bocca al razzista Aldo. Per associazione d’idee, viene in mente il laidissimo, sconvenientissimo, nsublime bancarellaro ebreo, disegnato da Sordi in Fortunella di De Filippo: a nessuno venne in mente di sospettare Eduardo (o Fellini, Flaiano e Pinelli che lo scrissero insieme a lui) di razzismo; sordi era perfetto e tanto bastava! Miniero viene da tre grandi successi, Benvenuti al sud, Benvenuti al nord e Un Boss in salotto, che (a parte la perfetta sceneggiatura di Giù al nord, del quale il primo era un intelligente remake-fotocopia), però, contavano su Siani (che le risate se le porta da casa) e sulla Cortellesi in stato di grazia. Bisio, Finocchiaro e Gassmann sono ottimi attori ma funzionano se gira nel verso giusto il testo; non è un caso che le poche risate arrivino da un geniale comico puro come Cacioppo. Averlo scelto è, già di per sé, un gran merito.

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