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Noi cittadini di serie b, abbandonati dallo Stato

Le periferie romane in Parlamento: “Noi cittadini di serie b, abbandonati dallo Stato”
Una decina di comitati di quartiere sono stati ascoltati a Palazzo San Macuto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città
Abbandono, degrado, criminalità, ma anche problemi di salute e in alcuni casi addirittura assenza dei servizi essenziali come acqua potabile, fognature o illuminazione. Da Tor Bella Monaca a Castelverde, da Borghesiana al Parco degli Acquedotti passando per Corcolle e Don Bosco, i rappresentanti di una decina di comitati di quartiere della periferia romana sono stati invitati e ascoltati questa mattina a Palazzo San Macuto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, presieduta da Andrea Causin (Area popolare-Ncd).

Tema centrale, senza dubbio, la sicurezza: “Troppo spesso siamo rimasti inascoltati in questi decenni – ha detto Riccardo Pulcinelli dell’Anacipe – nell’ultimo anno il numero di reati a Roma è diminuito del 15%, e allora ci domandiamo: perchè la percezione di sicurezza è ancora così bassa? Ci viene il dubbio che i cittadini, tra lentezza giudiziaria e burocrazia, hanno rinunciato a denunciare i reati. Oltretutto parliamo magari di Tor Bella Monaca e San Basilio, dove ci sono caserme e commissariati, e allora nella zona est dove la presenza delle forze dell’ordine è miraggio cosa dobbiamo pensare? In periferia il rapporto numerico forze dell’ordine/cittadini è vergognoso rispetto al centro. Percepiamo lo stato di abbandono in cui le istituzioni, soprattutto il Comune, ci hanno lasciato: enormi quartieri dormitorio dove vengono riversati immigrati e creati campi nomadi, senza mezzi pubblici adeguati, illuminazione a giorni alterni, parchi nel degrado. Zone in cui nascono veri e propri ghetti e zone franche”.

ECCO LE QUATTRO PERIFERIE PIU’ A RISCHIO DI ROMA

Andrea de Carolis, ex assessore della giunta M5S del VI municipio, esponente di Quartieri riuniti in evoluzione, parla di Roma est: “Noi non è che ci sentiamo, noi siamo abbandonati dallo Stato. Siamo ricchi di umanità, abbiamo la massima concentrazione di giovani, siamo pieni di bellezze naturali e archeologiche, da Villa Adriana alla necropoli dell’Osa, eppure siamo tagliati fuori da tutto. Ci siamo opposti all’ecomostro di Rocca Cencia perchè siamo già primi nei dati sulla diffusione del cancro da parte del dipartimento epidemiologico. C’è una condizione di illegalità diffusa, come nell’ex cava dell’Osa o nelle discariche di Lunghezza e Lunghezzina, siamo esposti ai veleni degli inceneritori. Ma noi ci siamo rivoltati contro questa Terra dei fuochi di Roma, ci siamo attrezzati per reagire e abbiamo proposto la creazione del parco nazionale dell’Agro romano: abbiamo avviato l’iter, ma ora vi chiediamo di aiutarci in questo percorso”.

C’è anche Matteo Gasbarri, dell’associazione Tor Più Bella: “Il municipio VI ha il dato di speranza di vita più basso di Roma, è una piazza di spaccio chiusa dove la droga si vende nei pianerottoli, nei palazzi, un caso unico. Solo tra febbraio e luglio 2016 sono state arrestate 200 persone nel raggio di 500 metri e i clan godono di consenso sociale, sostituendosi al welfare statale tramite la ‘retta’ per le persone meno abbienti”. Amedeo Del Vecchio, presidente di Valle Margherita e rappresentante dei consorzi di Valle Borghesiana: “Il toponimo Valle Borghesiana è bloccato per motivi di forma, perchè i lotti non sono di proprietà di chi li occupa ma sono di proprietà di malviventi riconducibili a Mafia Capitale e alla banda della Magliana. Noi non siamo solo abbandonati, ma dobbiamo combattere in prima linea incontrandoci con persone che, durante le riunioni, mettono la pistola sul tavolo”.

Per Francesco Giordano del Consorzio Osa “a Roma ci sono ancora interi quartieri senza acqua potabile a al buio, nonostante ci siano tutti i fondi necessari. Questo fa rabbrividire”. E ancora: Dario Piermarini, dell’Associazione per la rigenerazione di via Flavio Stilicone, ha spiegato che “nel VII municipio, un territorio grande come Bari, il filo conduttore sono la criminalità e il degrado”, mentre al Parco degli Acquedotti, ha raccontato Luciano Di Vico, dell’omonima associazione di volontari, “ci sono occupazioni abusive, spaccio, meretricio, furti e scippi grazie a barriere naturali incolte come arbusti, fusti e canne che diventano facile covo per persone poco rispettabili”. Da segnalare, infine, la proposta di Salvatore Codispoti, presidente dell’Unione borgate: “Proponiamo alla commissione un’assemblea in periferia dove siate voi a venire da noi per raccogliere le testimonianze dirette dei cittadini e rendervi conto con i vostri occhi della situazione che viviamo ogni giorno”.

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