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Mai così vicini (And So It Goes)

di Rob Reiner. Con Michael DouglasDiane KeatonSterling JerinsFrances SternhagenAndy Karl USA 2014

Oren Little è un abilissimo agente immobiliare e da quando ha perso la moglie ha deciso di vendere la propria villa ed è andato a vivere in un modesto condominio di sua proprietà. Il lutto ne ha inasprito il non facile carattere ed i suoi vicini, Kile (Austin Lysy) e Kate (Annie Parisse), Reggie (Albert Jones) e Kennedy (Ya Ya DaCosta) e Leah (Keaton) ne sono esasperati. Un giorno gli si presenta il figlio Luke (Scott Shepherd) ex-tossicodipendente che deve scontare una condanna di qualche mese e gli affida la figlia decenne Sarah (Sterling Jenis). Orel, che aveva rotto i rapporti con il figlio, cerca di evitare l’arrivo della nipote ma non può far nulla: la ragazzina arriva e Leah, intenerita, comincia ad occuparsene; lei, vedova a sua volta, è un ex-attrice che fa la crooner nei locali della zona. Orel, che la era andata a sentire si impone come suo manager al posto del pianista Artie (Rob Reiner) che fino a qual momento aveva trovato modeste scritture. La vendita della villa, nonostante gli sforzi di Ted (Karl) – venditore alle sue dipendenze e figlio della spigolosa Claire (Sternhagen), sua storica assistente e unica amica rimastagli – perché Orel è inconsciamente restio a separarsene, tanto da chiederne un prezzo fuori mercato. Orel e Leah si innamorano, Sarah conquista il nonno – che aveva inizialmente anche tentato di rifilarla alla strafatta madre naturale Rita (Meryl Williams) – , grazie ad un ottimo avvocato ingaggiato dal padre, Luke esce di prigione e una coppia di messicani, Mario (Luis Augusto Figueroa) e Serlna (Paloma Guzman) acquista la villa ma Orel non andrà via dal condominio.

Rob Reiner è un grande artigiano, ha spaziato dalla commedia (Harry ti presento Sally), al dramma giudiziario (Codice d’onore), al melò (Il presidente) sino al thriller (Misery non deve morire) ed ogni volta ha composto film di perfetta fattura. Qui ritorna ad un genere, quello della commedia sulla terza età, che lui stesso aveva iniziato con Non è mai troppo tardi (con Jack Nicholson e Morgan Freeman allegri malati terminali), usando la penna di Mark Andrus, a sua volta sceneggiatore del senile Qualcosa è cambiato. Douglas e la Keaton sono usati al meglio (per non parlare della travolgente Sternahagen) ed il film fila piacevole, commovente e scontato quanto serve per rassicurare un pubblico che vuole certezze e che con Reiner le ottiene al massimo livello.