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La sfida di Made expo, rigenerare le città dalle periferie

Il salone internazionale dell’architettura e delle costruzioni che si terrà dall’8 all’11 marzo in Fiera Milano con 1.400 espositori punta sulla ripresa del mercato delle costruzioni. Quattro settori specialistici e un progetto per la riqualificazione urbana del futuro
La sfida dei prossimi anni per l’architettura e l’edilizia si chiama “rigenerazione urbana” e parte dalle periferie con l’obbiettivo di ridurre il consumo del suolo e riqualificare aree urbane con fabbricati spesso caratterizzati da scarsa qualità architettonica e costruttiva e spesso privi di requisiti antisismici.

Con attenzione, per quanto riguarda le politiche urbanistiche, alle aree di aggregazione, ai servizi e ai parchi con l’obbiettivo di riqualificare anche il capitale sociale delle periferie. E’ questa la parola d’ordine lanciata alla presentazione di Made expo, fiera internazionale dell’architettura, del design e dell’edilizia che si terra dall’8 all’11 marzo nei padiglioni di Fiera Milano. Un grande hub per il mondo dell’architettura e dell’edilizia.

Dibattito al quale hanno preso parte, oltre al presidente di Made Expo Roberto Snaidero, l’architetto Stefano Boeri, John Foot professore di Storia italiana all’Università di Bristol, Cristina Tajani assessore al Commercio del Comune di Milano, responsabile del progetto Sharing Cities.

“In Europa viviamo sempre di più in città diffuse, disperse e frammentate, i cui tessuti urbani aumentano ogni anno il proprio diametro, pur generando deserti al loro interno, città in cui centro e periferia sono parole dure e difficili da definire. Non perché non ci siano centri o non ci siano periferie, ma perché oggi, per i fenomeni demografici e di immigrazione, per la polivalenza di culture che abitano le nostre comunità urbane, la questione è diventata irriducibile a una semplice opposizione tra centro e periferia – ha spiegato Stefano Boeri -. Si stanno formando anticittà non contrapposte alla città ma che le erode dall’interno distruggendo il fare città”.

“In Italia abbiamo città dove questo tipo di periferia è nel cuore stesso della città: i Quartieri Spagnoli a Napoli così come il centro storico a Genova sono luoghi di sofferenza e di assenza di servizi o come via Gola, a Milano: vicino alla Darsena. Le politiche urbane – ha proseguito l’architetto Boeri – non possono semplicemente essere politiche che riducono le distanze centro-periferia o intervengono localmente per portare servizi. Occorre promuovere condizioni di urbanità, di intensità di scambi e relazioni. Si tratta di creare spazi di aggregazione, di cui le singole comunità possano appropriarsi e che possano gestire e spazi di interazione, dove le diverse comunità possano incontrarsi”.

“Le città e le società occidentali hanno attraversato profondi cambiamenti nell’ultima trentina d’anni. La fabbrica non è più il centro della vita urbana o economica.

– ha esordito il professor John Foot -. Gli immensi spazi che si sono liberati sono stati riempiti con nuovi progetti a destinazione mista, aree residenziali, centri commerciali, zone ricreative, musei, parchi. Questo cambiamento rivoluzionario ha inciso sul funzionamento della città, e quindi sul ruolo dell’architettura e dell’edilizia, oltre che del design. Adesso si lavora tutto il tempo, e la giornata è scandita da internet e dai social media. Non esiste un orario lavorativo: la vita – come l’orario di lavoro – è flessibile. Ritmi, tempi e griglia delle attività urbane non sono più quelli di uno spazio industriale. I luoghi del lavoro e del tempo libero sono mescolati tra loro, non più separati da muri, cancelli e divise da lavoro che fanno vedere a tutti qual è la nostra occupazione. Questi mutamenti sono stati accompagnati e spinti dalla globalizzazione che ha portato l’immigrazione di massa e spostamenti di popolazione in tutto il globo, coinvolgendo persone qualsiasi in cerca di lavoro, ma anche professionisti – architetti, designer, costruttori – che sono chiamati a trasportare altrove le loro capacità di innovazione e le loro competenze, in ambienti e culture diverse”. Per questo, ha spiegato ancora Foot, “dobbiamo andare oltre la retorica della periferia, la rapidità del cambiamento fa sì che la periferia di oggi possa diventare il centro di domani”.

“E’ un cambiamento epocale – ha spiegato l’assessore Cristina Tajani – dove cittadini, amministrazioni e progettisti dovranno collaborare in maniera sempre più stretta per favorire uno sviluppo territoriale attraverso l’ottica dell’innovazione. Essere una Smart City non significa puntare esclusivamente sulla tecnologia quale strumento per migliorare la qualità della vita dei cittadini ma soprattutto favorire la condivisione e l’innovazione. E’ un processo virtuoso che unito alla trasformazione di porzioni di città già urbanizzate come gli ex-scali ferroviari in aree di aggregazione, servizi e parchi urbani, ci proietterà nelle città del futuro. Ed è qui – ha concluso – che la Made expo gioca un ruolo da protagonista grazie alla sua capacità di attrarre innovazione e ricerca proponendo soluzioni e materiali che avranno un ruolo fondamentale in questo processo di trasformazione”.

“Questa edizione di Made expo – ha dice Roberto Snaidero – rappresenterà un fondamentale momento di confronto tra imprese e istituzioni per dare un contributo alla crescita economica e alla trasformazione del nostro Paese e delle nostre città. Grazie a un mix unico di innovazione e competenza la manifestazione presenta e mette a disposizione del mercato gli strumenti indispensabili per portare avanti questo ambizioso progetto. Anche quest’anno Made expo sarà un grande evento esperienziale, un luogo fisico dove scoprire, vedere, conoscere, toccare, decidere. Un grande evento in grado di spingere verso i mercati internazionali e far ripartire quelli nazionali. Grazie ai quattro Saloni tematici specializzati e al palinenseto di iniziative mirate, i visitatori potranno conoscere in anteprima materiali e soluzioni in un momento di inizio ripresa del mercato delle costruzioni che, secondo stime di Ance, nel 2017 registrerà un incremento dell’0,8% degli investimenti in edilizia”.

La fiera, con circa 1.400 espositori offre una visione multi-specializzata su materiali, sistemi costruttivi, serramenti, involucro, finiture e superfici. Quatto i Saloni.

Made costruzioni materiali (padiglioni 6-10) – Presenta soluzioni costruttive e tecnologie innovative, materiali performanti, attrezzature più all’avanguardia per un’edilizia sostenibile e sicura. In scena sistemi costruttivi e strutture in legno (di grande interesse per il boom delle case in legno), laterizio, calcestruzzo e acciaio, materiali, manufatti, prodotti performanti nei settori dell’impermeabilizzazione, isolamento, protezione, risanamento e rinforzo strutturale, colore e pitture, sistemi di misura, prova e controllo, soluzioni per il cantiere e per la sicurezza. Made involucro e serramenti (padiglioni 1-2-3-4) – Rappresenta tutta la filiera in tema di serramenti, tende, sistemi di oscuramento, protezione, involucro edilizio e coperture. Made interni e finiture (padiglioni 5-7) – Propone soluzioni ad alta qualità e prodotti innovativi per pavimenti, rivestimenti, porte, maniglie e accessori, controsoffittature, partizioni interne, pareti attrezzate, scale e finiture. Made software tecnologie e servizi (padiglione 10) – Mette in mostra le ultime novità in ambito software: dalla progettazione e calcolo strutturale alla progettazione architettonica ed ingegneristica, e del Bim. E poi stampanti 3D, realtà aumentata, tecnologie e servizi innovativi funzionali a progettare, costruire e gestire edifici ed ambienti.

Da segnalare infine Carousel for Life, il progetto che FederlegnoArredo ha deciso di lanciare a Made expo generato da una ricerca condotta sull’architettura per l’infanzia, finalizzato a orientare una nuova visione che definisca criteri qualitativi di progettualità e produzione, mettendo i bambini al centro del mondo.

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