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Intervista a Paola Cortellesi e al regista Riccardo Milani

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” Scusate se esisto” (commento sul film, di una ragazza che dopo l’esperienza all’estero torna in Italia….) domenica 31 Maggio cinema italiaUK al cinema Genesis) un film di Riccardo Milani con Paola Cortellesi Raoul Bova, e altri straordinari attori, come Ennio fantastichini, Lunetta Savino, Cesare Bocci.
E’ la storia di una ragazza architetto, Serena Bruno, interpretata magistralmete da Paola Cortellesi, che dopo la laurea fugge all’estero, a Londra.
E gia’ qui’, le persone che vedono il film, e sono a Londra rimangono attratte, rapite da una sorta di curiosita’, perche’ in quella ragazza in fuga c’e’ una parte di noi immigrati, proprio a Londra.

“Scusate se Esisto” é stata la prima sceneggiatura scritta da te, qual’é il messaggio piú importante che volevi trasmettere?
Paola Cortellesi:
La cosa che mi premeva di più era l’aspetto della discriminazione sul lavoro delle donne che non è una cosa che riguarda solo il nostro paese.
Parliamo anche di “cervelli in ritorno”, e interpreto il ruolo di questo architetta Serena Bruno, un nome molto comune in Italia il fatto che il cognome possa sembrare anche un nome, per questo motivo però Arch. Serena Bruno viene sembre scambiato per Archittetto Bruno Serena, si da sempre per scontato sia un uomo.
Il prologo di questa storia di una donna che riesce ad avere grandi possibilità, che è iper preparata, che fa master all’estero, che lavora qui a Londra (dove abbiamo girato a King’s Cross in un cantiere) e sta benissimo… poi però decide di tornare, tra lo stupore generale che vede tutti basiti.
Ci siamo anche documentati, anche persone che si sono arricchite nella Silicon Valley poi decidono di tornare, noi non sappiamo perchè, ma gli Italiani vogliono tornare.
Comunque Serena Bruno vuole tornare, ma il suo paese non la ama come lei ama lui, perchè si ritrova a fare cose con mansioni decisamente degradanti rispetto alla sua preparazione, viene sempre scambiata per un uomo sui progetti e dunque alla fine decide di fingersi l’assistente di se stessa, perchè quando dice che è l’assistente del Dott. Bruno Serena le danno subito credito e dunque lei va avanti così, ottiene il lavoro e inizia un progetto di ristrutturazione di un quartiere di Roma che si chiama Corviale.
Il corviale è un quartiere molto degradato di Roma, è stato complicato girare in questo quartiere?
Riccardo Milani:
Le difficoltà sono state minime, noi abbiamo lavorato molto prima di girare il film durante la preparazione del film, anche nella ricerca delle persone a cui fare interpretare quei piccoli ruoli di cui il film è costellato. C’è la signora che abita al quarto piano, i ragazzi che rubano il motorino, tutte le persone che la protagonista incontra a Corviale, sono persone di Corviale.
Noi siamo andati al Corviale con l’intenzione di raccontare un esempio di architettura importante che nasce negli anni ’70. Quando siamo andati a Tokyo a presentare il film, il pubblico è rimasto impressionato dalla bellezza di Corviale, un edificio lungo 1 km, un esempio di architettura quasi unico, che ha avuto tuttavia subito dopo la sua costruzione un percorso di degrado immediato.
Come altri esempi architettonici della città, il Corviale è un quadro di come un progetto architettonico che nasce con ambizioni altissime diventa, per altri motivi, un luogo di degrado.
Secondo te nella vita bisogna interpretare un ruolo per avere successo?
Paola Cortellesi:
Si, questo film parla proprio di questo, in questo film tutti interpretano qualcun altro.
Il personaggio di Raul Bova, nella storia è un uomo assolutamente desiderabile per la nostra protagonista, ma non condivide i suoi stessi orientamenti sessuali. Ma lui deve fingere qualcosa per non deludere suo figlio.
In ufficio dove lei lavora, poi si viene a scoprire che ognuno dei professionisti che lavora li dentro, finge qualcosa, chi per un motivo o chi per un altro, insomma in questo film tutti fingono di essere qualcun altro.
Io penso che questo è il cuore del film, l’esigenza che ognuno di noi ha di interpretare un ruolo per compiacere gli altri, piuttosto che essere orgogliosi e fieri della propria identità.
Hai mai detto nella tua vita ad un certo punto “Scusate se esisto”?
Come no, l’ho detto e ci ho scritto una sceneggiatura proprio per questo motivo.
Questo film è nato da esperienze anche autobiografiche, ma sarebbe stato strano parlare di un mestiere come il mio, perchè non si sanno molte cose (tutti pensano che questo sia un mestiere dove si va alle feste, non si fa niente, non si sa la fatica, le ore di teatro, etc)
Io non posso lamentarmi, ciò nonostante lavoro da tanti anni come autrice televisiva e quando mi sono trovata a lavorare in tavoli, chiamata a farlo, con altri autori maschi, comunque ho dovuto faticare a farmi ascoltare, nonostante fossi stata chiamata a farlo.
Ed essere spesso l’unica donna, ho fatto una riflessione, a volte devi un pò “scimmiottare”, cioè non voglio scimmiottare gli uomini, io voglio essere me stessa, non voglio prendere un piglio maschile per farmi rispettare.
Insomma ci sono delle discriminazioni palesi e dei “sottili non detti” che ti feriscono ed è il motivo per cui abbiamo scritto questo film.
Qui a Londra c’e molta immigrazione. Secondo te ha piu coraggio chi rimane in Italia, chi viene qui, o chi ritorna in Italia?
Il coraggio è sia quello di cambiare, e quindi di partire e lasciare ciò che si ha.
Dall’altra è coraggiosissimo anche tornare, perchè tornare è cercare di cambiare le cose nel proprio paese, un paese come il nostro, in crisi da 30 anni.

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