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Marchini a Corviale: non scorderò le periferie

Una festa per raccontare «la sua Roma da sindaco». Così il candidato Alfio Marchini spiega la ricetta per far funzionare la città. «In caso di vittoria darò vita a un assessorato unico Urbanistica e mobilità. E’ una follia avere autobus con gli impianti di aria condizionata rotta: ora con il caldo i viaggiatori faranno una sauna. E’ mai possibile che un disabile o un anziano che prende la metro a Termini per passare dalla A alla B non possa riuscire a farlo da solo?». Progetti e iniziative che il candidato sindaco ha ben chiari. Come l’Imu. «Sulla prima casa questa imposta va tolta: so esattamente anche come recuperare i soldi. Voglio capire invece da Alemanno come lo fa: sono cinque anni che ha promesso di tutto e ha disilluso tutte le promesse che ha fatto. Ora sotto campagna elettorale continua a fare promesse non sostenibili se non mi spiega con quali fondi».

E a proposito di risorse Marchini lancia un appello agli altri candidati: «Che si uniscano a me per chiedere qual è il bilancio di previsione del 2013. Dato che oggi non sono il sindaco, voglio sapere ad oggi la foto qual è. Voglio sapere, tra entrate e uscite, come ad esempio si pagano gli stipendi dei 50.000 dipendenti pubblici. Roma paga qualcosa come due miliardi di euro di stipendi l’anno. Sono cose serie, 50.000 famiglie, noi rischiamo che arriveremo a settembre che diremo mancano i soldi. Lo trovo ingiusto, immorale e irrispettoso». (Il Messaggero Cronaca di Roma)




Viaggio nella periferia

viaggio a corviale




5 stelle al calcio sociale




Ignazio Marino si fa interrogare

Domenica 5 ore 10 presso presso il Calcio Sociale Via Poggio Verde 455 Corviale il coordinamento CorvialeDomani incontra il candidato Sindaco Ignazio MarinoLe associazione porrano specifiche domande riguardanti la riqualificazione del Quadrante di Corviale in modo da entrare nel merito degli impegni che il futuro Sindaco vorrà assumersi.



I palazzi sono centrali geo-termiche e i grattacieli sembrano fattorie

LA CINA resta la super-potenza più inquinante del pianeta, ma gli sforzi per trasformarsi nella locomotiva mondiale della green-economy sono imponenti e Pechino promette che entro dieci anni sarà un esempio di sviluppo eco-compatibile. Pannelli solari, fotovoltaico, centrali eoliche ed auto elettriche sono già da primato. Nel pieno dell’ urbanizzazione si muove anche l’ edilizia e le nuove città cinesi, per sostenibilità, sono già nel futuro. L’ esempio più impressionante è Chengdu, capoluogo del Sichuan, dove i più grandi architetti e ingegneri internazionali collaborano ad un maxi-esperimento di quartieri popolari verdi. L’ edilizia pubblica, per dare un alloggio ai contadini strappati dalle campagne, si è ispirata agli insediamenti più energeticamente avanzati di Giappone, Nuova Zelanda e Canada. I nuovi palazzi sono centrali geo-termiche e tramite la bio-massa producono elettricità anche per le industrie. Di forma piramidale, ospitano ad ogni piano un parco comune e giardini privati pensili, per combattere con l’ ossigeno lo smog generato dal traffico. Ogni famiglia dispone di un orto sopraelevato, dotato di irrigazione a goccia. I cinesi del futuro vivranno in grattacieli-fattoria, con mercato agricolo di condominio: urbanizzati, ma conla possibilità di conservare l’ anima contadina.

G: Visetti, repubblica, 18/4/13




Cuochi, scrittori, idraulici ecco la banca online per prestare un’ ora di talento

È cominciato tutto con una vecchia agendina Moleskine appesa nell’ atrio di un condominio di Bellinzona. La signora Luisa aveva acquistato un nuovo televisore ma aveva bisogno di qualcuno che l’ aiutasse a sintonizzare i canali e ha lasciato il suo messaggio. Il signor Giulio l’ ha letto ed ha suonato alla porta della signora Luisa. In un’ ora di lavoro la nuova tv era sintonizzata. Come restituire quell’ ora perduta? La signora Luisa sapeva cucinare ottime torte alla frutta. In un’ altra oretta di lavoro ne ha preparate due per il signor Giulio. Cortesia? Scambio? Solidarietà? Tutte e tre, ma anche qualcosa di più che appartiene alla tradizione svizzera e che si chiama “banca del tempo”. Accadeva già nel passato: ognuno metteva a disposizione della società un po’ della sua settimana. L’ agendina di condominio ha dato un codice a questa tradizione. Internet ha dilatato all’ infinito la rete di rapporti. I social network hanno costruito la comunità che ora si chiama “Time Republik”, la repubblica del tempo. Karim Varini, 40 anni, di Lugano, laurea alla Bocconi, moglie italiana di Rovigo, consulente e analista di finanza, è il suo inventore e fondatore. L’ idea arriva, guardando un giorno alla tv un servizio sulla banca del tempo e la storia dell’ agendina di quel condominio di Bellinzona. Così, Karim insieme al suo amico Gabriele Donati, 38 anni, di Lugano, grafico, ma soprattutto jazzista professionista residente a New York danno vita al progetto: tre ingegneri softwaristi di Padova ne costruiscono il modello matematico, che portano a Massimo Marchiori, l’ inventore dell’ algoritmo di Google, il quale trasforma il concetto di banca del tempo contenuta in quella vecchia Moleskine nel motore di Time Republik. In due mesi ha raccolto duemila utenti in continua espansione sulla rete. Dal canton Ticino a macchia d’ olio, il network si è allargato nella vecchia Europa ed ha attraversato l’ Atlantico. A New York, per esempio, John Julian, “motivator-personal trainer”, racconta di essere arrivato a lavorare nel campo del fitness attraverso un percorso personale e corporale compiuto per liberarsi dall’ obesità. Questo è ora il suo lavoro ma anche il talento che mette a disposizione degli altri. «Time Republik è un luogo in cui le persone lavorano insieme per ottenere cose di cui hanno bisogno. In questo c’ è l’ anima di New York». Ana Adlerstein, giovane avvocato per i diritti umani, fund raisingper l’ istruzione scolastica dell’ isola keniota di Mfangano, cercava un esperto blogger che l’ aiutasse. Un amico di San Francisco le ha suggerito Time Republik perché «abbatte le barriere tra gli esseri umani e garantisce un modo sano di connettersi con gli altri». Varini ci spiega che hanno individuato 250 talenti, suddivisi in 12categorie. Tra cui: designer, artisti, compositori, scultori, attori, musicisti, blogger, scrittori, pr, fotografi, baby sitter, badanti, infermieri, tecnici di computer, programmatori, stylist, sommelier, chef, traduttori, architetti, storici,psicologi, ingegneri, university tutor, istruttori di guida, elettricisti, idraulici, dog sitter, collezionisti, dj, wedding planner, guardie del corpo, insegnanti di yoga e tai chi, guide turistiche, assicuratori, autisti… L’ unità di scambio è “l’ ora”: più ore accumulo e più potranno essere utilizzate per chiedere nuovi favori ad altri iscritti. Oltre al metro di valutazione sul piano professionale, ampio spazio è dato al profilo umano: gentile, educato,comprensivo, paziente… Più riconoscimenti professionali e umani ottengo, più è facile essere richiesti. «Noi siamo convinti che ognuno abbia il suo talento e molto spesso non corrisponde all’ impiego ufficiale». Time Republik offre la possibilità di esprimere quel talento inespresso. Ma attenzione: non stiamo in un sito di perditempo e nemmeno di condivisione di hobby. Varini e i suoi soci (una quarantina) sono molto più ambiziosi. Cita Seneca: “Il tempo è la risorsa più scarsa che abbiamo”. Il tempo è, anche, una moneta di scambio. Io do un’ ora a te e tu mi restituisci un’ ora del tuo tempo. Come la signora Luisa e il signor Giulio. In questa costruenda repubblica del tempo ognuno ha anche la sua valutazione costituita dall’ apprezzamento che gli altri fanno del modo in cui ha messo a disposizione il suo tempo e l’ ha impiegato. Ognuno ha il suo profilo, “non autoreferenziato”, dice Varini, perché costituito dalgiudizio degli altri. Attendibile? «Sì perché la gente non è stupida. Io sto al computer (allora un Commondore 64) da quando ho 7 anni e so come funziona: in rete i giudizi falsi ed esagerati durano poco». L’ ambizione è quella di formare una vera e propria «repubblica digitale meritocratica» e diventare il principale social network globale dedicato a questa metodologia relazionale tra utenti. Time Republik racconta una delle tante evoluzioni dei social network, ma è anche di più. È segno di questi tempi di crisi: la propensione delle persone ad associarsi e ad auto organizzarsi si accelera mentre aumenta in modo esponenziale l’ insofferenza generale per il modo in cui sono distribuite le risorse. Varini dice che la maggior parte dei contatti in Europa viene da Grecia e Spagna, dove l’ occupazione giovanile è ai minimi. In questa Time Republik virtuale c’ è tanto delle nostre repubbliche per nulla virtuali, ma nemmeno virtuose

F. Bolino, Repubblica, 22/4/13




Roma, le promesse infinite per il quartiere di Corviale: “Pronta class action”

“Il Fatto Quotidiano” del 20 Settembre 2012

di Eduardo Di Blasi

I soldi per la riqualificazione ci sono dal 2004, ma non si usano. I 21 milioni di euro di fondi pubblici sono infatti bloccati. “Soldi che ci spettano, per riportare legalità e vivibilità nel ‘serpentone’” dichiarano gli inquilini che intanto si preparano per una battaglia legale contro lo Stato.

C’è il rumore di una fresatrice. Qualcuno, al quarto piano, sta edificando un muro di mattoni lasciando lo spazio regolare per una finestra. In via di Poggio Verde, a Roma, è una giornata di sole e non si vedono in giro esponenti politici di un qualche peso. Le elezioni, nella Capitale e in Regione, sono ancora sufficientemente lontane da una campagna elettorale.

Corviale, si chiama così il palazzone di un chilometro che ci sovrasta. L’hanno finito di cementare qui nel 1982. Edilizia residenziale pubblica: per gli amanti del guinness, il condominio più lungo d’Europa.

Simbolo prima dell’utopia urbana (il palazzo autosufficiente lontano da tutto), e subito dopo della periferia degradata e irredimibile, da trent’anni il palazzone viene descritto come bisognoso di un qualche aiuto che poi, puntualmente, non arriva. Così lo stabile è mal tenuto: basta vedere i citofoni vandalizzati, le lamiere a protezione delle scale che sono crollate in più punti, ma non vengono sostituite “perché altrimenti dovremmo cambiarle a tutti i lotti”, o le cabine elettriche degli ascensori, con le serrature delle porte divelte: “Qui si allacciano abusivamente alla corrente”, spiega Angelo Scamponi, esponente del Cic (il Comitato inquilini di Corviale, attivo in loco dagli anni ‘80) indicando un cavo di colore bianco che arriva da chissà dove ed entra in quel quadro elettrico.

Immaginato quarant’anni fa dall’architetto Mario Fiorentino come porta sud-est della città (sulla Portuense, arrivando da Fiumicino, l’immobile incombe sopra una collina verdeggiante), il Serpentone è un pensiero a metà tra le case di ringhiera e il panino imbottito. Tra gli appartamenti dei primi e degli ultimi piani, il progettista aveva infatti immaginato un boulevard composto di sale riunioni da mille posti (in teoria servivano per le assemblee di condominio), negozi e servizi che correvano per l’intera struttura chilometrica saltando per i piani terzo, quarto e quinto, a seconda del lotto.

È proprio questa zona di mezzo, occupata da non aventi titolo ormai da trent’anni, l’enorme problema dell’intero stabile: case improvvisate tra i corridoi, condutture improbabili, c’è anche un circolo del Pdl che esprime una consigliera municipale, Ida D’Orazi (un tempo c’era anche una sezione del Pds, tramutata poi in quattro appartamenti).

Attorno, però, cresce un quartiere con spazi di aggregazione importanti e standard urbani di tutto rispetto: la biblioteca comunale è colma di studenti, attorno al Mitreo di Arte Contemporaneagestito da Monica Melani, girano ogni settimana 5-600 persone impegnate a imparare musica, danza, pittura. Un numero simile di persone affolla un campo da rugby in ottimo stato. Anche il Municipio, il XV, una decina di anni fa, ha deciso di spostare qui sotto la sede del proprio consiglio, l’anagrafe e i vigili urbani. C’è anche una cavea sotto i cui spalti corre un mercato che si anima per il farmer market di sabato e domenica.

È qui, che durante l’ultima campagna elettorale, Gianni Alemanno pronunciò le parole del riscatto di Roma e di Corviale: spiegò che c’erano 21 milioni a disposizione per la riqualificazione del palazzo messi lì dalla giunta Storace. Sono passati più di quattro anni, al governo della Regione barcolla la Polverini, e quei soldi sono ancora lì, non spesi. Adesso infatti il nuovo verbo è abbattere e ricostruire. E non è un problema se non ci sono i soldi né per la prima operazione, né per la seconda , né, tantomeno per alloggiare i seimila inquilini (un paese di medie dimensioni), nel mentre, ciò avverrebbe.

Pino Galeota, che è stato consigliere comunale a Roma quando c’erano i Ds e ora è animatore del coordinamento “CorvialeDomani” accompagnandoci in un tour del quartiere spiega: “La politica qui si è sentita in colpa”. E per questo, fuori dal palazzo ingovernabile, ha collocato servizi di peso e lasciato spazio al volontariato. Giusto sotto il Serpentone oggi le ruspe sono in azione per ripristinare una palestra e dei campi di calcio che verranno poi gestiti dal CalcioSociale altra meritevole iniziativa di volontariato attiva nel quartiere. Ci hanno messo dei soldi la Provincia di Roma e la Fondazione Vodafone. Anche Francesco Totti è arrivato a benedire l’iniziativa. Il progetto di riqualificazione è partito, ma mancano ancora mesi e soldi perché arrivi a compimento.

Non è del resto l’unico progetto in difficoltà. L’architetto Guendalina Salimei, del T Studio, nel 2009 aveva vinto il concorso per riqualificare la terra di mezzo: il progetto prevedeva la riconversione degli spazi centrali dello stabile in appartamenti per le famiglie. C’era stato il censimento degli inquilini (molti, nei trent’anni, sia abusivi che aventi diritto, avevano affittato a nero o rivenduto il proprio appartamento per 10, 15, 30mila euro), c’erano le risorse (i soldi riannunciati da Alemanno in campagna elettorale), una quarantina di occupanti, addirittura, si era fatta montare il contatore dell’elettricità.

Poi tutto, come sempre, si è fermato. Il nuovo assessore alla Casa della Regione Lazio, l’esponente de La Destra Teodoro Buontempo, ha infatti preso tempo, convinto che l’intero stabile debba essere abbattuto e ricostruito in forme più gradevoli. In attesa di questo sogno irrealizzabile tutto è fermo.

Lo ammette anche il presidente dell’Ater, Bruno Prestagiovanni, esponente del Pdl: “Se la Regione mi dice di soprassedere, io non posso procedere”. Prestagiovanni ha le mani legate anche sulla questione degli occupanti: “Crede che per noi non sia un problema avere 120 famiglie che non pagano nulla? Ma che posso fare? Dovrebbero essere i vigili e la magistratura a intervenire”. O forse la politica. Ma nel palazzone di Corviale, la politica arriva solo sotto elezioni. Poi lascia fare. Quando spieghiamo al presidente Ater che nello stabile che l’ente dovrebbe gestire stanno edificando mura abusive in pieno giorno, quasi scrolla le spalle: “Ci sono arrivate segnalazioni. Dovrebbero intervenire i vigili”. Facile, ribattiamo, sono proprio lì sotto. E lui: “Diciamo che non sono dei marines”. Ancora una volta si lascia fare.

Un tempo gli inquilini del palazzone si vergognavano di rivelare dove abitassero. Il nome Corviale era scambiato in quello più delicato di “Casetta Mattei”. Ora i cittadini di Corviale sono consapevoli dei propri diritti e preparano una class action contro lo Stato che dopo aver deliberato in loro favore, li ha poi abbandonati. Flavia Perina (Fli) ha pronta un’interrogazione parlamentare. Attenti al Serpentone.

Video di Irene Buscemi ed Eduardo Di Blasi




Corviale e quei 23 mln congelati. Croppi: “Pezzo di tutta la città”

da Il Romanista del 26/07/2012

di Alessio Nisi

Ben 23 milioni di euro giù stanziati nel 2003, fermi da anni. L’incuria e il degrado avanzano. Corviale non può più aspettare. Si sono succedute molte amministrazioni, con una costante: il Serprentone resta abbandonato a se stesso. Ben 8 mila persone, tanti i residenti lungo il chilometro del grattacielo orizzontale più lungo del mondo, aspettano interventi concreti di risanamento della struttura. A partire dal quarto piano, dove sono numerosi gli alloggi occupati e urgenti le misure sulla rete elettrica e il riscaldamento. Per riportare l’attenzione sulla questione del palazzone ancora sospeso nel suo eterno limbo ieri il Comitato Inquilini Corviale, Corviale Domani, e il Comitato di Quartiere Magliana – Arvalia hanno organizzato un incontro dal titolo provocatorio: “Abbattete Corviale”. Già, perché, tra quelle risorse stanziate e tanti progetti di recupero, c’è anche chi continuare a coltivare il “sogno” di buttare giù il Serpentone. «Siate coerenti con Bontempo» ha chiesto al sindaco Alemanno e alla presidente di Regione Polverini, Pino Galeota, portavoce di Corviale Domani e del progetto di riqualificazione del Serpentone. «Abbattete Corviale che non può sgretolarsi perché non vi assumete, dopo trent’anni, le vostre responsabilità. Ci sono 23 milioni di euro che da dieci anni giacciono inutilizzati nei vostri bilanci e solo grazie all’Ater non sono stati ripresi dal Ministero delle Infrastrutture. In questo momento di crisi – ha aggiunto sempre Pino Galeota di Corviale Domani – dove i soldi non ci sono, ci sorprende il silenzio dell’Associazione Costruttori Edili Romani, che avremmo voluto vedere accanto a noi». Galeota ha ricordato che Corviale era stato riconosciuto come quadrante a vocazione olimpica. E ha lanciato un Forum al Ministero dei Beni Culturali il 30 ottobre in cui «vogliamo aprire una discussione pubblica e non elettorale su come si riqualifica una periferia».

Presente all’incontro anche Umberto Croppi, già assessore alla Cultura del Comune che ha ricordato la sua presenza alle iniziative sul territorio di Corviale e la sua rinnovata collaborazione. L’ex assessore ha ricordato che «il degrado ormai raggiunge anche aree centrali della città e non solo periferiche. Corviale – ha aggiunto – è un pezzo integrante della nostra vita di cittadini. Non è solo un simbolo, ma anche un’opportunità». Insomma Croppi invita ad andare «oltre la riqualificazione doverosa, che possono coinvolgere la immagine della città».




“Sbloccate i fondi per Corviale”

dal quotidiano Cinque Giorni del 26/07/2012

“Abbattete Corviale”, questo il provocatorio titolo della conferenza stampa organizzata ieri mattina presso l’Acquario Romano dal Comitato Inquilini Corviale (C.I.C), il coordinamento Corviale Domani ed il Comitato di quartiere Magliana – Arvalia. La motivazione? Sempre la stessa: riportare l’attenzione sui 42 milioni di euro ancora bloccati, stanziati per la riqualificazione del quartiere. «L’agonia e la lotta di chi abita il palazzo va avanti da trent’anni, da quando ci hanno assegnato gli alloggi – ha dichiarato nel suo intervento Angelo Scamponi, vicepresidente del C.I.C – Quei soldi ci sono e ci spettano, per riportare legalità e vivibilità. Sono sicuro – ha concluso – che con la verticalizzazione del palazzo, Corviale potrebbe diventare il “fiore all’occhiello” delle periferie». Volontà di non piangersi addosso sottolineata anche dalle paroledi Pino Galeota del coordinamento Corviale Domani: «Alemanno ha iniziato la sua campagna elettorale da qui, facendo grandi promesse, ma a distanza di 4 anni nulla è cambiato. Oggi noi comunità di Corviale ci stiamo di fatto sostituendo alle istituzioni immobili». Molti I “sostenitori” presenti in sala del progetto Corviale, alcuni dei quali protagonisti di brevi interventi: Monica Melani del Mitreo (moderatrice della conferenza), il presidente dell’Inu Lazio Daniel Modigliani, Giovanni Quarzo della Commissione Lavori Pubblici di Roma Capitale, il Presidente dell’Ilca Pino Lo Mastro, l’ex assessore alla Culura Umberto Croppi, Gianni Ciotti del Silp. A conclusione della conferenza stampa, Galeota ha sottolineato come il Coordinamento Corviale Domani sia uno dei firmatari di un protocollo di intesa con il Ministero dei Beni Culturali, l’Università La Sapienza ed I Municipi XV e XVI, che produrrà un importante appuntamento: un Forum previsto per il prossimo 30 ottobre.

M.D.P

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Un “Kilometro” di vita sociale

di Claudio Marinicola

Piante rampicanti, ficus, felci, corridoi che sembrano interni di un vivaio. E poi spazi comuni ben curati, persone che senza conoscerti incontrandoti per le scale ti dicono buongiorno e buonasera. Corviale, 9° piano. Il punto più alto del «Kilometro», lo sterminato blocco di cemento edificato 35 anni fa accanto alla Portuense, tra le riserve naturali della Tenuta dei Massimi e della Valle dei Casali. Salendo ancora due rampe di scale si raggiungono le terrazze, una pista d’ atterraggio e decollo, un affaccio unico sulla campagna romana. Visto da fuori, Corviale è un posto da cui scappare il più velocemente possibile. Da dentro, per chi ci abita, invece è un luogo dell’ anima. «Vengono a vederlo da tutto il mondo: studenti, architetti, ingegneri. E quando salgono quassù non credono ai loro occhi. I giapponesi cominciano a fotografare e non la smettono più: impazziscono letteralmente», racconta Angelo Scamponi, vice presidente dell’ associazione inquilini, che ci fa da Cicerone. Se l’ Empire State Building è il punto di riferimento verticale del vecchio skyline newyorkese, questo immenso transatlantico ancorato alla terra è il cruciverba orizzontale di Roma: 6500 abitanti (più di un terzo del quartiere), 1205 appartamenti regolari, più 120 nuclei sanati. Non c’ è studio sulle periferie che possa prescindere da questo sgorbio urbanistico che qui chiamano Serpentone. Follia ideologica allo stato puro, architettura ispirata a Le Courbusier. Il punto più estremo segna la fine della città. «Venga, si accomodi pure, le faccio vedere – ci fa strada Armando De Persio, che abita quasi al confine di questo emisfero – pago circa 200 euro al mese di canone che diventano poco meno di 300 con riscaldamento e spese varie. Ma quando apro la finestra davanti ai miei occhi c’ è solo campagna. Lo sguardo respira. D’ estate si sta freschi, d’ inverno non fa freddo. Non cambierei questo posto facilmente». Cento metri quadrati. Tanti per una casa popolare. Il signor Armando ci vive con la moglie e la figlia. Faceva il cuoco da Vanni, ora è in pensione. Il suo appartamento è ben curato. Alle pareti la foto di nipoti, cugini e zii. «Il professionista sarei io ma a casa cucina mia moglie. Domenica scorsa ha fatto le lasagne, oggi abbiamo già preparato e surgelato i cannelloni per la prossima. A tavola saremo almeno in 15». Come è lontana da queste atmosfere casalinghe e ospitali la Corviale simbolo del degrado. L’ essenza del brutto, il fallimento dell’ utopia architettonica. Sua la colpa (di Corviale) se il Ponentino non soffia su Roma. Sua la colpa se il progettista (l’ architetto Fiorentino) si suicidò. Leggenda metropolitana cui pure si è creduto per anni. «Se soltanto venissero a sistemarci le facciate… basterebbe un po’ di manutenzione», sospira Giovanna Proietti. Mentre Anna Onofri, anche lei inquilina del «Kilometro» si lamenta «per gli ascensori che si rompono continuamente». Tanto che lei, non più giovanissima, per protestare qualche tempo fa arrivò a occupare insieme ad altri la sede dell’ Ater di via lungotevere Tor di Nona. Il punto debole del gigantesco palazzo è sempre stato il quarto piano: il boulevard. Secondo il progetto originario avrebbero dovuto starci i negozi ma non furono mai aperti. Oggi sono appartamenti veri e propri abitati da inquilini che hanno chiesto e ottenuto la sanatoria. Tra gli occupanti, non più abusivi, rientrano anche i preti della «Fraternità dell’ incarnazione», una comunità che ha il suo quartier generale in un’ ala del piano. «Potete entrare ma senza fotografare», si raccomanda un religioso, mostrandoci la terrazza dove gli ospiti pranzano quando le giornate sono belle e radiose. Una piccola città nella città. Sedi di associazioni, di partiti, chiese. Sarà per questo senso di colpa che l’ accompagna, che il quadrante di Corviale pullula di vita sociale. Arte, cultura, sport, tempo libero. Il cuore rimane la biblioteca comunale di via Mazzacurati. Il pomeriggio si riempie di studenti universitari. Nel rilevamento di due anni fa furono censiti 54 giacimenti culturali e sportivi. Un campo da rugby, una piscina comunale che funziona anche d’ estate grazie al tetto apribile, 4 palestre, due centri sportivi. Tanto che il quartiere è stato proposto e riconosciuto idoneo per gli allenamenti delle paraolimpiadi dei Giochi del 2020. Criminalità e delinquenza sono in media con le altre zone «neutre». Si spaccia e le siringhe spuntano come altrove. Cinque linee di autobus collegano il quartiere con il resto della città: 98, 889, 786,785, 775. Si fa presto, insomma, a dire «abbattiamo il mostro». «Basterebbe – sostiene Pino Galeota, ex consigliere comunale e oggi coordinatore di Corviale Domani utilizzare i 23 milioni di euro messi a disposizione da diverse istituzioni per riqualificare il Serpentone. Il progetto è già pronto, aspettiamo la gara». Da qualche settimana un «laboratorio urbano» ha avuto l’ idea di organizzare visite notturne. L’ iniziativa si chiama Corviale by night. Carlo e Alessio, due fans del quartiere, fanno conoscere ai visitatori i segreti del Serpentone. I biglietti vanno a ruba. Un’ altra follia. Cose che capitano a Corviale.

Pensare che i cittadini di Corviale un giorno avrebbero potuto amare il «mostro» era quasi impensabile. Affezionarsi all’ alveare umano? Macché, impossibile. Eppure è così. E c’ è chi ha fatto anche di più: Monica Melani ha trasformato il ventre del Serpentone in uno spazio artistico: il Mitreo. É stato ricavato sotto i locali che ospita il consiglio del XV municipio. Per realizzarlo c’ è voluta tutta la sua cocciutaggine. Spiega Monica: «Sembrava un’ impresa irrealizzabile, realizzare un centro di arte contemporanea in un territorio considerato periferia. Quando sono andata a presentare questa idea mi hanno preso per pazza». Ho vissuto l’ emarginazione dell’ artista continua Monica, splendida cinquantenne . Il mio sogno è sempre stato dare a chi lo merita la possibilità di esprimersi. Grazie ai fondi della legge Bersani, nel 2007 Monica riuscì ad aggiudicarsi un bando per lo sviluppo delle imprese per le periferie. Sembrava fatta e invece i problemi sono cominciati proprio in quel momento. «Per poter usufruire dei finanziamenti, 98 mila euro, serviva un investimento iniziale. Ho bussato a varie porte, stavo quasi per rinunciare lei ammette entravo nelle banche e uscivo che piangevo. Se alla fine ce l’ ho fatta è solo grazie alla fiducia di alcuni imprenditori locali, del centro commerciale di zona e a un prestito di mio fratello. Ma è stata dura. Ricordo il giorno in cui per la prima volta feci vedere i locali a mia madre: non c’ era nulla. Lei mi disse: ma sei matta?». Il resto è una storia a lieto fine. Monica lasciò il suo posto di impiegata in una società privata e iniziò a occuparsi a tempo pieno del «suo» Mitreo. E sua madre oggi è una delle frequentatrici più assidue. Dopo il primo finanziamento ne è arrivato un secondo anche se non è bastato a installare il riscaldamento. Il Mitreo è un piccolo gioiello di 900 metri quadrati. Gli allestimenti li ha curati Roberto Cianfrone, lo scenografo di «Ballando con le stelle». Un po’ alla volta e a furia di sacrifici è venuto tutto il resto. «Lo vede quel bancone? Un amico mi ha telefonato per dirmi che un bar lo stava portando via, se trovavo un furgone per trasportarlo avrei potuto prenderlo, ma dovevo fare in fretta. Le finestre danno sugli uffici interni dei vigili urbani. Ogni tanto qualche agente passa e saluta. Alcuni ragazzi stanno smontando e portando via le opere esposte per l’ ultima mostra, altri arrivano per la prossima. Arte contemporanea ma la vena ruota a 360 gradi. Dai presepi allestiti da Michele alla scuola di pittura energetica. E fuori c’ è lui che apprezza. Il «mostro».

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un kilometro di vita sociale