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Song ‘e Napule

Song-e-Napuledi Marco ManettiAntonio Manetti. Con Alessandro RojaGiampaolo MorelliSerena RossiPaolo SassanelliCarlo Buccirosso  Italia 2013

 Paco Stillo (Roja) è un pianista jazz e  campa di sogni e piccole esibizioni. Raccomandato dalla madre, dopo un colloquio disastroso con il Questore Vitali (Buccirosso) viene assunto in Polizia ed assegnato all’archivio giudiziario. Qui il durissimo commissario Cammarota ,che da tempo è sulle tracce dell’imprendibile killer Serracane ( di lui non si conosce nemmeno il volto),  venuto a conoscenza del talento musicale di Paco, lo costringe ad entrare nella band del cantante neo-melodico Lollo Love (Morelli), che è stato ingaggiato per  il matrimonio della figlia del camorrista Scornaienco (Franco Ricciardi), al quale sarà presente anche Serracane. Paco, con il nome d’arte di Pino Dinamite viene scritturato da Lollo e, dopo un primo impatto difficile con un genere musicale ed un mondo che detesta, impara ad apprezzare la sincerità e l’ingenuità di Lollo, ne diventa amico e, soprattutto, si innamora, ricambiato, della sorella di lui Marianna (Rossi). Un piccolo corriere della camorra, Sanguinella (Antonio Pennarella), che lo ha riconosciuto, mette in pericolo la sua copertura ma Cammarota lo costringe a proseguire nel piano e il povero Paco/Pino, in collegamento con l’agente Giulietta (Juliet Esey Joseph), va con la band al ricevimento di Scornienco (detto Mazza di Ferro dallo strumento con cui punisce chi sgarra). Qui conosce un gentile invitato, Ciro (Peppe Serillo) e scopre che è proprio lui il feroce Serracane. Inseguimento, fuga, lieto fine coloratissimo.

I Manetti bros. e Luciano Martino (scomparso poco meno di un anno fa) avevano già fatto altri due film insieme (L’arrivo di Wang e Paura3D) e la loro collaborazione era assai efficace: pur diversissimi, li univa l’amore per il cinema di genere e per le sfide di budget ed i Manetti avevano (come altri – ed io sono tra questi) un laico culto per la cinematografia di Martino. Questo film è però il migliore dei tre (direi, anche, il migliore dei due interessantissimi registi): divertente, irridente e tenero, con cast di perfetta resa, pare già destinato ad essere un piccolo cult. E’ bello che l’ultima fatica del Produttore Gentiluomo (come lo chiamava una esauriente biografia a lui dedicata), portata a termine in condizioni di salute già precarie, sia una così riuscita  rivisitazione del genere poliziottesco – che Martino aveva frequentato con successo- arricchita dall’ironia che era  il segno più riconoscibile della sua  intelligenza.

 




Video > FUORISTRADA: appuntamento il 20 aprile al Nuovo cinema Aquila di Roma alle ore 21,15

fuoristrada

Parteciperanno regista, staff e ospiti d’onore le straordinarie Beatrice Dadiloveanu e Marianna Della Pelle

Vincitore della menzione speciale nella sezione Prospettive Doc Italia all’ultimo Festival di Roma e candidato al Nastro d’argento per il miglior documentario, Fuoristrada continua la corsa con pneumatici da cross al botteghino del Pigneto.

Regia e sceneggiatura di Elisa Amoruso, musiche Ratchev & Carratello, fotografia Giorgio

il primo red carpet di Elisa Amoruso

Il primo red carpet di Elisa Amoruso

Horn e Martina Cocco, montaggio Chiara Griziotti, scenografia Roberta Iaci, Italia 2013.

Pino/Beatrice è meccanico, campione di rally, transessuale. Nel suo percorso di trasformazione, incontra Marianna, una donna rumena che fa da badante a sua madre, se ne innamora e decide di sposarla. Marianna lo accetta così com’è, con la sua diversità e fragilità, tanto che vanno a nozze tutte e due vestite da sposa. Pino/Beatrice è  moglie e marito di Marianna ma anche padre per suo figlio, parte fondamentale della loro unione. Fuoristrada è la storia di un amore che unisce una famiglia non convenzionale, in un Paese spesso troppo convenzionale.

 intervista alla regista 

 




Un matrimonio da favola

solfrizzi-torna-in-puglia-per-presentare-un-matrimonio-da-favola--1397651636-media (1)di Carlo Vanzina. Con Ricky MemphisAdriano GianniniEmilio SolfrizziGiorgio PasottiStefania Rocca  Italia 2014

Daniele (Memphis) sta per sposarsi a Zurigo con Barbara (Andrea Osvart), la figlia del  banchiere con il quale lui lavora; invita i suoi, un tempo inseparabili,  ex compagni di liceo, un po’ per nostalgia, un po’ per avere accanto qualche viso amico – i futuri suoceri (Teco Celio e Pia Engleberth) lo detestano – ma parecchio anche per godersi la loro invidia: da ragazzo lui era lo sfigato del gruppo ed ora è l’unico ad avercela fatta. Gli altri, infatti, non se la passano un granchè bene : Luca (Giannini), impenitente donnaiolo fa la guida turistica al Colosseo, Alessandro (Pasotti) è diventato ufficiale dei parà per volere del padre generale e deve nascondere la propria omosessualità e la convivenza  con Roberto (Luca Angeletti), Luciana (Rocca), già promettente calciatrice, ha dovuto interrompere la carriera per un incidente ed ha sposato il petulante assicuratore Fabio (Riccardo Rossi), Giovanni (Solfrizzi), che sognava di diventare un mago della finanza, ha un negozio di pellami, è spostato  con la feroce avvocato divorzista Paola (Paola Minaccioni) ed ha una relazione con la commessa Sara (Ilaria Spada), con la quale decide di andare a Zurigo. Gli altri due invitati di Daniele sono la madre (Roberta Fiorentini) e lo zio Remo (Max Tortora), di professione ladro. Arrivati a Zurigo ai nostri succede di tutto : Luca, senza sapere chi lei sia, va a letto con Barbara, Paola raggiunge, imprevista, Giovanni che deve confessare a Sara di essere sposato e la deposita dal recalcitrante Alessandro, il quale – oltre ad essere raggiunto dal gelosissimo Roberto – deve difendersi dalla serrata corte di Luciana, da sempre innamorata di lui. Anche Daniele ha il suo daffare a tentare di dirozzare madre e zio e ad impedire che questi rubi un preziosissimo dipinto nella casa dei suoceri. Un infausto addio al celibato in un bordello farà precipitare la situazione: Daniele viene casualmente a sapere di Giovanni e Barbara, Alessandro, ubriaco, finisce con il far l’amore con Luciana. Il giorno dopo saltano le nozze ma anche gli altri matrimoni.

I Vanzina, come sappiamo, sono molto intermittenti: alternano film carini a opere tirate un po’ via; questo (come il recente “Mai stati uniti”) è decisamente del primo tipo: ben scritto, divertente, girato con accuratezza ma soprattutto con un cast oliatissimo e qui vale la pena di ricordare una delle figure professionali poco riconosciute(spesso le produzioni ritengono, a torto ,di non averne bisogno)    – ma preziose- nel mestiere di cinema : quella del casting. Barbara Giordani, che ha questo ruolo nel film, è da sempre al fianco dei Vanzina ed è parte importante della spesso  ottima confezione delle loro opere.




Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel)

the-grand-budapest-hotel-lobby-boy-1024x762di Wes Anderson. Con Ralph FiennesF. Murray AbrahamMathieu AmalricAdrien BrodyWillem Dafoe   USA 2014

Uno scrittore (Tom Wilkinson) che ha avuto gran  fama grazie al romanzo “Grand Hotel Budapest”, racconta di aver semplicemente raccontato quanto gli era stato narrato, quando da giovane (Jude Law) era sceso, nel 1968,in quello che era stato il più bell’albergo dello stato di Zubrowka, ormai lasciato in stato di semi-abbandono dal regime comunista. Lì conosce Mustafà (Murray Abraham), il vecchio proprietario dell’hotel, che gli racconta la storia : nel 1932 l’albergo e la sua elegantissima clientela erano affidati alle cure di Gustave (Finnies), consierge raffinato ed espertissimo ed appassionato consolatore di anziane clienti. Gustave prende sotto la sua tutela il giovanissimo fattorino Zero (Tony Revolori) e, quando la sua più cara amante, l’ottantaquattrenne Madam D. (Tilda Swinton),  muore, lo porta con se nel castello nel quale la nobildonna aveva vissuto. Qui l’avvocato Kovacs (Jeff Goldblum), nel leggere il testamento, rivela che a Gustave spetterebbe il  prezioso dipinto “Ragazzo con mela”. Il  figlio di Mdam D, Dmitri (Brody), va su tutte le furie e si prepara a scatenare il feroce Jopling (Dafoe) contro di lui. Con l’aiuto del maggiordomo Serge (Amalric) e della cameriera Teodora (Lea Seydoux), Gustave e Zero riescono a scappare con il quadro. Gustave però viene arrestato dal capo della Polizia, Henckels (Edward Norton)  con l’accusa di aver ucciso la nobildonna. Zero, che si è fidanzato con la giovane pasticcera Agatha (Souarise Ronan), gli fa arrivare dentro delle torte gli attrezzi per scavare con i quali, Gustave, insieme al galeotto Ludwig (Harvey Keitel)  potrà evadere. Zero e Gustave si precipitano sulle tracce di Serge, che è fuggito dal castello. Anche Jopling lo sta cercando ed ha già ucciso Kovacs e la sorella zoppa (Giselda Volodi) di Serge. Aiutati da Ivan (Bill Murray), adepto della Confraternita delle Chiavi ( setta che raccoglie tutti i consierge dei grandi alberghi), i due arrivano nel convento nel quale il maggiordomo si è rifugiato giusto in tempo – prima che questi venga ucciso da Jopling – per apprendere che la nobildonna aveva destinato, qualora fosse stata assassinata dal crudele Dmitri,, ogni suo avere, compreso l’Hotel, a Gustave. Zero uccide il killer ma, tornati al Budapest, lo trovano occupato dai nazisti, tra i quali c’è anche Dmitri. Dopo una selvaggia sparatoria, Gustave riesce a convincere Henckles della propria innocenza e, divenuto ricchissimo, lascia la cura dell’hotel a Zero (che altri non è che Mustafà), che ha sposato Agatha e si fa aiutare del nuovo consierge Chuck (Owen Wilson).

Wes Anderson ha sempre fatto film molto snob con cast di grandissimo livello, alcuni – come Bill Murray e Owen Wilson – sono presenze costanti nelle sue opere ma mai ha raggiunto questo livello di presenze di così tanti superdivi. Se si aggiungono a questi l’ottima capacità tecnica di regia e di scrittura dell’autore, le fantastiche scenografie di Anna Pinnock, i rutilanti costumi di Milena Cannonero, la dichiarata ispirazione dallo scrittore austriaco Stephen Zweig (in particolare dall’ultimo romanzo, “Estasi di libertà”) ed un budget di tutto rispetto (produce lo stesso Anderson) dovremmo assistere ad un capolavoro. Invece no : è il solito Anderson (“I Tenebaum”, “Moonrise Kingdom”), con il consueto, insopportabile, birignao radical-chic, inutilmente sfarzoso, irritante come le risatine che, nei salotti, sottolineano la vuotezza di signore impegnatissime, che ritengono divertentissimo far sapere a tutti come si tengano costantemente aggiornate su “The Newyorker”.




Nymphomaniac – Volume 1

Lmanyadi Lars von Trier. Con Charlotte GainsbourgStellan SkarsgårdStacy MartinShia LaBeoufChristian Slater Danimarca 2013

Seligman (Skarsgard), di sera trova una ragazza, Joe (Gainsburg), svenuta ed insanguinata nel suo cortile; la porta a casa, la rifocilla e alle sue domande, lei risponde raccontando la propria vita: suo padre (Slater) era un medico e la ricopriva di affetto, raccontandole storie di alberi, mentre la madre (Connie Nielsen) era dura ed assente. La decenne Joe (Ananya Berg) stringe una grande amicizia con B. (Sophie Kasten), una sua coetanea sempre pronta ad inventare giochi fantasiosi e trasgressivi. Cresciuta, Joe (Stacy Martin) va dal giovane Jerome (LaBeouf) per perdere la verginità e lui la accontenta brutalmente. B. (Sophie Kennedy Clark) la sfida ad una gara a chi tra loro due si farà più viaggiatori sconosciuti in un breve viaggio in treno. Le due ragazze, insieme ad altre loro amiche, si giurano di non fare mai  sesso più di una volta con lo stesso uomo ma B., innamoratasi, rompe il patto e spiega alla delusa Joe che “L’amore è l’ingrediente segreto del sesso”. Joe invece continua a collezionare amanti. Un giorno, in cerca di lavoro, si presenta in una tipografia e, pur assolutamente inesperta, viene assunta; in realtà, l’azienda è momentaneamente gestita da Jerome che l’ha riconosciuta e le chiede subito di far l’amore su di un montacarichi, Joe rifiuta ma, in qualche modo, si innamora di lui, che, invece, non fa più avances. Jerome si sposa e lascia la tipografia e Joe, perso il lavoro, riprende la frenetica attività sessuale di sempre. Un giorno, solo per liberarsene perché sta per arrivare un altro, dice a uno di loro, H. (Hugo Speer), che lo lascia perché lui non abbandonerà mai la famiglia; dopo pochi minuti H. ritorna, comunicandole che ha appena lasciato la moglie (Uma Thurman); quest’ultima si presenta con i loro tre bambini e fa una tremenda scenata all’esterrefatta Joe. Il padre di Joe muore e lei , che lo ha accudito con amore pur accoppiandosi con chi le capita del personale ospedaliero per alleviare l’angoscia, sente in pieno la propria solitudine. Un giorno rincontra per caso Jerome e inizia con lui una vera relazione d’amore ma, perché la sua vita sessuale sia completa, alterna il sesso amoroso con Jerome, con quello infantile con il tenero F.(Nicolas Bro) e quello animalesco con il ferino G. (Chistian Gade Bjerrum).

“Nymphomaniac” è la terza parte della cosiddetta trilogia della depressione (gli atri due sono “Antichrist” e “Melancholia”) ed è diviso in due volumi (il secondo uscirà da noi il 24 aprile), della durata complessiva di circa 5 ore ma per ora ne sta uscendo una versione ridotta di circa 4 ore – sono stati tolti parecchi particolari di sesso esplicito ma non solo .Von Trier è sempre un autore controverso: ha creato ed imposto il dogma (un insieme di regole per un cinema essenziale e pauperistico) ed è il primo a disattenderlo, si è fatto cacciare da Cannes per dichiarazioni apparentemente filo-naziste ( ma in questo film fa dire a Seligman: “Sono anti-sionista , che non vuole affatto dire anti-semita!”), ha accettato che “Nymphomaniac” fosse circondato da un alone di morbosità ma – pur avendo tutte le scene di sesso che necessitano al racconto – in realtà ha composto l’opera più meravigliosamente disperata della trilogia (Joe dice “La vita è un’attesa di avere il permesso di morire”). E’ vero, inoltre, che, parallelamente al dogma, von Trier aveva dichiarato il suo interesse per una nuova pornografia ma considerare questo film, in qualche modo, apparentato con quel genere è come definire “Melancholia” un film di fantascienza (il titolo è il nome di un pianeta che sta per schiantarsi sulla Terra ma il significato è, ovviamente, tutt’altro). Non date retta a detrattori privi di libertà intellettuale, “Nimohomaniac” è un gran film , pari alle cose migliori del regista,  quali “Le onde del destino” e “Dancing in the dark”.

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Video > Ti ricordi di me?

TiRicordiDiMedi Rolando Ravello. Con Ambra AngioliniEdoardo LeoPaolo CalabresiSusy LaudePia Engleberth   Italia 2014

 Roberto (Leo) fa lavori saltuari, scrive strampalate favole con protagonisti barboni, immigrati e cassintegrati,  vive in casa dell’amico poliziotto Francesco (Calabresi), sposato con Valeria (Laude) ed è cleptomane ; Bea (Angiolini) è una maestra, convive con l’industriale Amedeo (Ennio Fantastichini) ed è narcolettica con tendenza ,di fronte ad emozioni troppo intense, all’amnesia. Entrambi vanno in cura da una psicologa, la dottoressa Grimaldi (Engelberth). Un giorno si incontrano sul portone dell’analista e Roberto, vedendo Bea attraversare  la strada passando compulsivamente su ogni striscia bianca (come, del resto, fa anche lui), decide che lei è la donna della sua vita e, da quel momento, la corteggia ininterrottamente, regalandole gli strani oggetti che gli capita di rubare.  Bea non ne vuole sapere e Francesco – terrorizzato all’idea che la moglie, una volta libera la stanza, gli chieda di avere un figlio- tenta continuamente di disilluderlo. Alla fine ,però, Bea si scioglie , i due diventano amici e si aiutano  a superare le rispettive nevrosi, finchè ( complici  lo choc di Bea che trova Amedeo a letto con un’altra e la pubblicazione delle favole di Roberto) non si mettono insieme. Nasce il piccolo Ruben (Manuel Pischedda) e i tre vivono felici e teneramente nevrotici. Un giorno, però, lei vede Amedeo , ha una forte amnesia e va a vivere, dimentica della vita precedente, con lui in Svizzera. Roberto, aiutato da Francesco e Valeria (che si sono separati.. ma chissa?)ne trova il recapito e va da lei…

Ravello ha esordito nella regia cinematografica con “Tutti contro tutti”, tratto dal lavoro teatrale “Agostino”, che lui aveva portato in scena , qui prende la commedia di Massimiliano Bruno (suo co-sceneggiatore nel primo film) e, con l’ausilio di Paolo Genovese, di Edoardo Falcone e dello stesso Leo, la trasferisce sullo schermo. Le due operazioni hanno almeno un punto in comune:  per “Agostino”, Ravello era solo in scena e dava voce a tutti i personaggi, così come Ambra Angiolini e Edoardo Leo erano accompagnati solamente da sgabelli che rappresentavano le varie situazioni; ovviamente al cinema i vari personaggi prendono corpo.  Entrambe le riduzioni sono, certamente, garbate (Ravello e attento e sensibile) ma un po’ affaticate. Niente da dire, nel caso di “Ti ricordi di me?”, sul cast – se non che è un po’ troppo una compagnia di giro – ma l’esilità, ancorchè piacevole, del soggetto rende i novanta film un po’  eccesivi per la storiellina con, talora,  rischi di pretestuosità.




Captain America – The Winter Soldier

americadi Anthony RussoJoe Russo. Con Chris EvansSebastian StanScarlett JohanssonSamuel L. JacksonAnthony Mackie.  USA 2014

Steve Rogers (Evans) combatte, come Capitan America, i nemici dell’America agli ordini di Nick Fury (Jakson), il capo dello S.H.I.E.L.D. ed ha al suo fianco Natasha Romanoff (Johansson), la temibile Vedova Nera. Fury, che in accordo con il capo dei servizi segreti americani Alexander Pierce (Robert Refdord) sta lavorando al progetto di piattaforme satellitari potentissime, si accorge che qualcuno sta sabotando i file criptati che portano al progetto e che solo lui e Pierce possono attivare; in accordo con quest’ultimo ottiene un rinvio della messa in opera delle piattaforme per poter indagare sulle misteriose interferenze ma cade sotto i colpi di Winter Soldier (Stan), il potente superuomo che milita nel commando guidato da Brock Rumlow (Frank Gallo). Steve e Natasha vedono Fury morire sotto i loro occhi all’ospedale nel quale era stato ricoverato e loro stessi sono aggrediti da Brock e dai suoi; si salvano anche grazie all’aiuto  di un’infermiera (Emily Van Camp), vicina di casa di Steve ed in realtà agente 13 dello S.H.I.E.L.D.. Aiutati da Sam Wilson/Falcon (Mackie), scoprono che in un rifugio segreto opera il complesso sistema operativo, messo a punto dallo scienziato della nazista Hydra, Zola (Toby Jones), che può mettere chi se  ne avvalga in condizione di governare il mondo attraverso i nuovi armamenti. Scopriamo così che dietro il complotto c’è proprio Pierce, che grazie all’aiuto di un politico corrotto, il sen. Stern (Corry Shandling), ha fatto ripartire il progetto e si prepara a distruggere intere città per ricattare il mondo e che il Soldato d’Inverno altri non è che Bucky Barnes , il vecchio amico di Steve, dato per morto che i nazisti avevano programmato come una perfetta macchina da combattimento ed ibernato. I tre supereroi, aiutati dalle agenti 13 e Maria Hill (Cobie Smulders), sconfiggeranno Pierce, saranno però costretti a distruggere lo S.H.I.E.L.D. , che il redivivo Fury dovrà ricostruire.

I superoi della Marvel sono da qualche anno un’ appuntamento fisso sugli schermi e, quasi sempre garanzia di grandi numeri negli incassi; le caratteristiche principali dei personaggi creati da Stan Lee sono, da un lato, la  loro parziale fragilità dei e, dall’altro, la chiave ironica dei loro commenti. Il film le accentua entrambe,  non a caso la regia è stata affidata ai fratelli Russo, specialisti in comedy  e il granitico superoe scudato, dichiara il disagio di combattere in un mondo nel quale  i nemici non sono così facilmente identificabili come, ai tempi, i nazisti o i comunisti. A palpabile  dimostrazione di questo assunto il ruolo del cattivo è affidato all’ex Condor, Robert Redford. Il film è comunque divertente, anche se , dopo “The avengers”, tutti i film Marvel, anche se fatti benissimo, rischiano di apparire pallide copie.

 




Amici come noi

Amici-come-Noi-Pio-e-Amedeo-5di Enrico Lando. Con Pio D’AntiniAmedeo GriecoAlessandra MastronardiMaria Di Biase.  Italia 2014

 Pio (D’Antini) e Amedeo (Grieco) sono due amici e a Foggia gestiscono una strampalata impresa di pompe funebri ; Amedeo è un solitario Peter Pan che si è pure messo nelle mani degli strozzini, mentre Pio sta per sposarsi con l’assennata Rosa (Mastronardi), la cui unica debolezza sono le canzoni dei Modà. Durante la festa d’addio al celibato Pio scopre un video porno, la cui protagonista sembra essere proprio Rosa (ha sulla base della schiena un tatuaggio inconfondibile). Distrutto, rompe il fidanzamento e, con la Cadillac rosa che la famiglia di lei aveva affittato per la cerimonia, scappa a Roma con Amedeo. Questi ha nella capitale uno zio, Ettore (Massimo Popolizio), stravagante e ricchissimo che stravede per il suo pappagallo. Amedeo , che sperava di ottenere dei soldi dal parente , di fronte al suo rifiuto, decide di rapire la bestiola insieme a Pio; inavvertitamente i due pasticcioni uccidono il volatile ma lo zio, commosso dal loro (finto) dolore promette ad Amedeo di intervenire sul suo amico Galliani per farlo ingaggiare  dal Milan. I due vanno a Milano ma Pio scopre che una barista, Laura ( Mariela Garriga), ex fiamma di Amedeo, ha un tatuaggio identico a quello di Rosa. Nel frattempo Rosa viene convinta dall’amica Marika (Di Biase) a fare con lei il viaggio ad Amsterdam che doveva essere la meta della sua luna di miele. Amedeo, dopo aver confessato a Pio che il video era stata una sua idea perchè temeva di  perdere l’unico amico  che gli era rimasto, gli dice di  aver saputo che Rosa è ad Amsterdam e lo convince a partire con lui per ritrovarla. Nella capitale olandese Pio, dopo un incidente con un pusher (Mohamed Zouaoui) – ha mangiato i suoi peyote credendoli champignon – chiarisce tutto con Rosa. A Foggia si celebreranno doppie nozze, Pio con Rosa e Amedeo con Laura, rallegrate dalla musica dal vivo dei Modà.

Pietro Valsecchi continua, dopo Zalone e I soliti idioti, a mettere a segno progetti intelligentemente commerciali, sfruttando al meglio i talenti comici televisivi emergenti. Qui recluta ancora Lando, il regista dei due “Soliti idioti” , fa comporre una canzoncina-tormentone, Fugge, fugge da Foggia, da Zalone ma, soprattutto costruisce sui due mini,mini-divi de Le iene, una storiella banale e un bel po’ scontata ma in grado di far risaltare al meglio le loro – soprattutto di Amedeo- caratteristiche comiche. Completa  il quadro la Di Biase che, senza il marito e partner Corrado Nuzzo, sta costruendosi un personaggio di Melissa McCarthy nostrana.