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Cinema america occupato, oggi sgombrato indetta conferenza stampa

Conferenza Stampa ore 18.00 Piazza San Cosimato.
Invitiamo tutta la cittadinanza ed il mondo cinematografico a partecipare, esporremmo quanto successo oggi e la nostra proposta per il futuro di questo cinema vincolato dai beni culturali.
Parteciperanno alla conferenza Elio Germano, Francesco Bruni e Daniele Vicari.
Toni Servillo, ora a Napoli, fa presente la sua vicinanza all’esperienza di gestione di noi ragazzi, auspicando una forma di gestione futura partecipata del cinema tra territorio, noi e mondo cinematografico.
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HIC SUNT LEONES




Apes Revolution, il pianeta delle scimmie (Dawn of the Planet of the Apes)

scimmiedi Matt Reeves. Con Andy SerkisJason ClarkeGary OldmanKeri RussellToby Kebbell  USA 2014

Dopo alcuni anni dalla fuga delle scimmie e dagli scontri con gli umani, a seguito di un virus elaborato nel laboratorio che faceva esperimenti sui primati, l’umanità è stata decimata e un gruppo di superstiti naturalmente immuni vive nelle rovine di San Francisco, sotto la guida del dott. Dreyfus (Oldman). Le scimmie invece hanno fondato una colonia nella vicina foresta di Muir Woods e vivono di caccia e, seguendo i dettami di Cesare (Serkis), rispettano principi di tolleranza (il primo dei comandamenti è “Scimmia non uccide scimmia”). Le due comunità sono in costante reciproco allarme ma un giorno, venuta a mancare l’energia a San Francisco, Dreyfus chiede a Malcom (Clarke) di cercare riattivare la diga che è dentro la foresta. Malcom va con la moglie medico Ellie (Russell), il figlio Alexander (Kobi Smit-McPhee) e un piccolo gruppo di tecnici, tra i quali Carver (Kirk Acevedo) particolarmente ostile alle scimmie ma indispensabile alla missione. Catturati e portati al cospetto di Cesare, gli umani ottengono di poter accedere alla diga; su questa scelta alcune scimmie non sono d’accordo, in particolare il bonobo Koba (Kebbell) che era stato torturato in prigionia e Occhiblù (Nick Turston), il figlio di Cesare, un po’ testa calda. La convivenza sembra andare bene – in particolare Alexander ha fatto amicizia con l’orango maestro di scuola Maurice (Karin Konoval) – ma un movimento brusco del figlio neonato di Cesare fa spaventare Carver che tira fuori una pistola; tutto sembra perduto senonchè Ellie riesce a guarire la moglie di Cesare Cornelia (Judy Geer), in fin di vita per il recente parto difficile. La diga torna in funzione ma la sera dei festeggiamenti Koba, nascosto, spara a Cesare, apparentemente uccidendolo, e con l’accendino di Malcom dà fuoco al villaggio. Gli umani, ritenuti responsabili dell’accaduto, riescono, grazie a Maurice a fuggire e a portare con loro Cesare gravemente ferito ma le scimmie, agli ordini di Koba, assalgono la città ed ha così inizio una sanguinosa guerra. Occhiblù, che era con i ribelli, ritrova il padre che. grazie alle cure di Ellie, è in via di guarigione e con un gruppo di scimmie contrarie al conflitto aiuta Malcom intenzionato ad entrare a San Francisco per cercare di porre fine al conflitto. Dreyfus ha minato tutta la zona nella quale sono accampate le scimmie e Malcom non fa in tempo a fermare la prima, devastante esplosione. Cesare, intanto, si è battuto con Koba e lo ha ucciso ma ormai nulla sembra poter fermare la guerra.

La saga de Il pianeta delle scimmie (nata dal romanzo di Pierre Boulle  del 1963) è cominciata nel 1968 con il film omonimo per la  regia da Franklin J. Shaffner ed ha avuto 4 sequel più una serie TV con attori ed una in animazione; nel 2001 Tim Burton ne ha diretto un discusso remake e nel 2011, con L’alba del pianeta delle scimmie, Robert Wyatt ha dato inizio ad un nuova capitolo , della quale Apes revolution è il sequel. Dal punto di vista narrativo, è rimasto ben poco della serie originale (in parte, è come se si fosse partiti dal terzo film, Fuga dal pianeta delle scimmie, di Don Taylor del ’71 ma il plot è assai diverso). Come spesso succede con prodotti di questa complessità narrativa, è la tecnica a farla da padrona e, mentre nella prima serie le scimmie protagoniste erano Roddy McDowall e Kim Hunter a recitare truccati (così come, fatte salve alcune innovative tecniche, nel remake di Burton facevano Tim Roth ed Helena Bonham Carter) qui impera il motion capture che regala i movimenti e le espressioni di attori a vere scimmie e, questo, dà alla nuova serie una dimensione di scontro tra la scienza, usata anche irragionevolmente dall’uomo,  e la natura, spesso ferocemente ostile. Il passaggio di regia tra Wyatt ed il gotico Reeves (Blood story) accentua con grande efficacia il senso di un cupo, forse  ineludibile, destino di distruzione che è la chiave di seconda lettura di questo bel fantasy.




Io rom romantica – La prima regista rom italiana

 

io romdi Laura Halilovic. Con Marco BocciClaudia Ruza DjordjevicAntun BlazevicDijana PavlovicGiuseppe Gandini  Italia 2014

Gioia (Djordjevic) è una rom diciottenne e vive con la famiglia in una casa popolare a Falchera nella periferia di Torino; il padre Armando ( Blazevic) cerca di combinarle un matrimonio (pe la comunità rom lei è già troppo grande per non essere sposata) ma lei non vuole accettare il destino che la famiglia vorrebbe imporle e rifiuta tutti gli aspiranti fidanzati. Gioia ha un’amica gagè (non-rom), Morena (Sara Savoca) con la quale fa provini e piccole comparsate e sogna di entrare nel mondo del cinema; Morena è innamorata di Alessandro (Bocci), un meccanico trentenne che ha molto viaggiato. Venuta a sapere che Alessandro conosce un regista, lei sabota il furgoncino del padre per incontrare il meccanico ed ottenere un appuntamento con il cineasta Enrico (Gandini), che è un documentarista sfigato ma grazie a lui, Gioia fa qualche lavoretto di set e, soprattutto,  vede Manhattan di Woody Allen e decide che farà la regista come lui e che lo incontrerà. Sua madre Veronica (Pavlovic) la pensa come il marito ma lo convince, anziché cercare di  combinare un matrimonio secondo tradizione, di farla corteggiare dal prossimo candidato come “fanno i gagè”. La scelta cade su Elvis (Simone Coppo), anche lui incompreso dalla famiglia perché vuole fare il musicista e suona con ragazzi non rom. Il primo incontro tra i due non funziona – Gioia si è un po’ innamorata di Alessandro – ma un giorno in cui i due sono ad un matrimonio Elvis la aiuta a scappare (lei ha il suo primo impegno come aiuto–regista di Enrico)  Saputo che Woody Allen è a Roma, lei si fa dare un passaggio da una automobilista (Lorenza Indovina) che la riempie di luoghi comuni sugli “zingari”. Arriva a Roma giusto in tempo per intravedere Allen che si allontana in una macchina. Tornata a casa, trova la famiglia arrabbiata ma, anche grazie alla nonna (Zema Amidovic), tradizionalissima ma intelligente e sensibile, i suoi le lasceranno seguire la sua vocazione.

La Hailovic è una giovane cineasta di origine bosniaca e racconta, quasi fedelmente, la propria storia, come già aveva fatto nel documentario Io, la mia famiglia rom e Woody Allen;per questo suoprimo lungometraggio si è fatta aiutare da due sceneggiatrici di livello, Silvia Ranfagni e Velia Santella, ed ha messo insieme un film di grande piacevolezza, anche grazie alla giovanissima e credibilissima protagonista – ma la parte rom del cast, a partire dalla nonna, è perfetta, assai più efficace degli attori professionisti che vi partecipano. Insomma, una piccola, gradevole sorpresa, nella falsariga anglosassone di East is East e di Sognando Bekham, all’interno della  quasi generale desolazione della programmazione estiva di film italiani.




Videoclip > “IL LAGO CHE COMBATTE” – Assalti frontali & Il Muro del Canto

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Tutte contro lui (The Other Woman)

Tutte-contro-lui-The-Other-Woman-trailer-italiano-clip-e-locandine-della-commedia-con-Cameron-Diaz-3di Nick Cassavetes. Con Cameron DiazLeslie MannKate UptonNikolaj Coster-WaldauNicki Minaj USA 2014

Carly (Diaz) è un avvocato newyorchese di successo ed ha una appassionata  relazione con l’affascinante uomo d’affari Mark (Coster-Waldau); una sera lui disdice all’improvviso la cena organizzata per conoscere il padre lei, Frank (Don Johnson) e  questi ,consumato dongiovanni, le consiglia di andargli a fare una sorpresina erotica. Abbigliata da idraulico sexy, Carly suona alla sua porta e le apre Kate (Mann), la moglie casalinga ed ingenuotta di Mark. Dopo qualche tira e molla le due diventano amiche ma una sera , dopo mesi di astinenza coniugale,  lui le chiede di far l’amore; Kate si precipita in bagno per depilarsi e farsi bella ma lo sente parlare al telefono con un’amante; sicura che questa sia Carly, si precipita da lei  ma insieme scoprono che c’è una terza donna, la giovane e prosperosa Amber (Upton). Le tre decidono di vendicarsi e, dopo qualche scherzaccio con ormoni e lassativi, Carly capisce che Mark sta truffando il suo socio Nick (David Thorton) e che ha creato allo scopo una società con sede alle Bahamas, della quale l’ignara Kate appare amministratore unico. Le ragazze prosciugano i conti di Mike, restituiscono il maltolto a Nick e Kate, assistita da Carlly, entra brillantemente in affari.

Il regista è figlio di John Cassavetes e di Gena Rowlands e fin qui ha fatto film di qualche interesse, vedi Alpha dog, lasciando la sensazione che ci fosse in lui un po’ della creatività di famiglia. Questo film, però, è la cartina di tornasole di un onesto e limitato mestiere: sembra proprio un film buttato lì per sfruttare la popolarità televisiva di Coster-Waldau (Il trono di spade),puntellato di battutine post-femministe, risapute gag goliardiche su cacca e vomito e le solite faccette della Diaz.

 




Le meraviglie

bellucci_alba_alicedi Alice Rohrwacher. Con Maria Alexandra LunguSam LouwyckAlba RohrwacherSabine TimoteoAgnese Graziani. – Italia 2014

Gelsomina (Lungu) è un’adolescente e vive con il padre Wolfgang (Louwyck), la madre Angelica (Rohrwacher),la sorella più piccola Marinella (Graziani), le gemelline Caterina (Eva Morrow) e Luna (Maristella Morrow) eCocò (Timoteo), una ragazza che si è aggregata alla famiglia; loro sono apicultori e fanno un ottimo miele naturale. Wolfango guida il lavoro di tutta la famiglia con un piglio da padre-padrone ma non scevro da brusca affettuosità e Gelsomina vive il trapasso adolescenziale con tutte le contraddizioni tipiche dell’età: è infantilmente gelosa di Marinella ma le fa anche da guida, è in adorazione del padre ma comincia a contestarlo, è sfiorata dai miti televisivi della sua epoca (“Ti pretendo” di Ambra) ,siamo nei primi anni ’90  ma un po’ se ne vergogna. Quando  incontra la divetta di una televisione locale, Milly Catena (Monica Bellucci) che, con un improbabile costume da fatina, pubblicizza un concorso che promette un ricco premio denaro alle meraviglie (cioè i prodotti locali tipici) cerca di convincere il padre a partecipare (la famiglia ha il problema di dover adeguare la struttura della loro attività alle nuove norme, non avendo i soldi per farlo). Wolfango, invece, aderisce al programma SecondLife, un’iniziativa per il recupero attraverso il lavoro di giovani detenuti; arriva, accompagnato da un’assistente sociale (Margerete Tiesel), Martin (Luis Huilca ), un quattordicenne che ha subìto una condanna per piccoli furti, Il ragazzo che non parla mai ma fischia benissimo viene affidato a Gelsomina. La visita alla fattoria di un vecchio amico e compagno di lotte politiche di Wolfgang, Adrian (Andrè Hennike), fa capire che Cocò era stata in passato legata sentimentalmente ad entrambi. Con i primi soldi dell’affidamento di Martin, Wolfgang compra, facendo infuriare Angelica, un cammello (era un desiderio di Gelsomina bambina e lui, inconsciamente spera di tenerla legata all’infanzia con quell’assurdo regalo). La famiglia partecipa al concorso televisivo, non vince ma Gelsomina diventa donna, accolta con affetto da tutti i suoi cari. Il film ha avuto il Gran Premio della Giuria al recente Festival di Cannes e, se è vero che, in genere, questo è un riconoscimento attribuito ad opere considerate fuori dagli schemi, Le meraviglie lo ha certamente meritato. Come nel precedente lungometraggio, Corpo celeste, anche in questo film la Rohrwacher mette al centro della storia il difficile percorso di crescita di un’adolescente ma qui c’è una ben maggiore capacità poetica ed una sicura direzione degli attori (quasi recita anche la Bellucci!). Rimane un che di irrisolto nel dipanarsi di una vicenda un po’ troppo sospesa nel limbo di motivazioni un po’ astratte e di tensioni risolte solo in parte (il cinema, anche quello più autoriale, non sopporta sospensioni). Viene comunque voglia di vedere la regista alle prese con un film meno totalmente personale (e familiare) ma più compiuto: potrebbe sorprenderci come, in passato, ha fatto la Campion (autrice assai amata dalla Rohrwacher).

https://www.youtube.com/watch?v=-AIHVBjHP_Y




Video > Grace di Monaco (Grace of Monaco) – ANCHE LE PRICIPESSE (E LE STAR) PIANGONO

grace-di-monaco-nicole-kidman-460x257di Olivier Dahan. Con Nicole KidmanTim RothFrank LangellaPaz VegaParker Posey. USA, Francia, Belgio, Italia 2014

 Grace Kelly (Kidman), sei anni dopo il matrimonio con Ranieri di Monaco (Roth), è in piena crisi : la vita di corte, scandita dalla presenza della sua scostante segretaria-mastino Madge (Posey), le pesa particolarmente anche perché il principe è assente, concentrato com’è nella difficile trattativa con De Gaulle (Andrè Penvern), che minaccia l’embargo se il Principato non accetterà i condizionamenti economici della Francia. Quando Hitchcock (Roger Ashton-Phillips) la va a trovare per proporle il ruolo di protagonista nel suo prossimo film Marnie, lei, dopo varie titubanze, accetta anche spinta dalla sua amica Maria Callas (Vega). Ranieri si era dichiarato d’accordo purché la notizia non trapelasse durante i suoi difficili negoziati ma qualcuno fa uscire lo scoop e Grace è costretta a rinunciare. Suo unico sostegno è Padre Tucker, il confessore di corte, che la invita ad entrare appieno nel ruolo di principessa; le affianca perciò il conte D’Ailleres (Derek Jacobi), che la istruisce sull’etichetta, le convenzioni e le  ipocrisie di corte. Ranieri, affiancato nei suoi sforzi da Onassis (Robert Lindsay), continua a resistere a De Gaulle ma la situazione sta precipitando. Grace ha intanto scoperto, grazie all’aiuto della dura ma fedele Madge, che nel Palazzo qualcuno sta complottando in combutta con il governo francese: sono sua cognata Antoinette (Geraldine Somerville) ed il di lei marito (Nicholas Farrell). Lei si mette a capo del comitato per la Croce Rossa del Principato e organizza un grande ballo di beneficienza, nel quale, alla presenza di De Gaulle tiene un discorso con il quale  convince gli altri capi di stato presenti – in particolare il Ministro della Difesa americano, McNamara (Philip Delancy) – ad aiutare Monaco.

Dahan aveva già lavorato ad un biopic , La vie en rose sulla Piaf, e Grace di Monaco ne ha gli stessi pregi e gli stessi difetti: buon cast (qui ottimo), belle scenografie, costumi perfetti ma poca anima; alla Grace consegnataci dai rotocalchi il film non aggiunge nulla, anzi si direbbe che il racconto sia frenato da una, in fondo eccessiva (siamo pur sempre in reame un po’ da favola), di scadere nel melò. Fa, comunque, piacere ritrovare Parker Posey, musa del cinema indipendente americano, che qui guarda con disprezzo – forse non solo per ragioni di ruolo – l’hollywoodiana Kelly/Kidman.

 

 




GODZILLA

godzilla-2014-posterdi Gareth Edwards. Con Aaron JohnsonKen WatanabeElizabeth OlsenJuliette BinocheSally Hawkins  USA 2014

 Nel 1999 una centrale nucleare di Tokyo va distrutta per effetto di un inesplicabile terremoto nucleare. Il direttore della centrale, Joe Brody (Bryan Cranston), nell’incidente perde la moglie Sandra (Binoche), non se ne dà pace e spedisce il figlioletto Ford (CJ Adams) in America. 15 anni dopo  Ford (Johnson), esperto di esplosivi dei marines, torna a san Francisco dalla moglie Elle (Olsen), dopo una lunga missione ma una telefonata dal Giappone lo costringe a ripartire: il padre è stato arrestato perché si aggirava nella vecchia centrale chiusa per ragioni di sicurezza. Arrivato a Tokyo, fa rilasciare il padre e si fa convincere da lui ad accompagnarlo nel luogo  del disastro. Qui un’altra scossa di terremoto fa venire alla luce una gigantesca creatura che si allontana in volo. La marina americana di stanza colà è guidata dall’ammiraglio Stenz (David Strathaim) e con lui ci sono lo scienziato giapponese Ishiro Serizawa (Watanabe) e la sua assistente Vivienne Graham (Hawkins), che spiegano ai Brody che quello che hanno visto- e che ha provocato i sismi – è un M.U.T.O. (Organismo massivo non identificato) e che si sta dirigendo verso San Francisco per fecondare la femmina della specie. Entrambe le creature si nutrono di energia nucleare e se dovessero riprodursi la Terra sarebbe distrutta. L’ammiraglio comanda una piccola flotta che va in America ma ecco che dal mare appare il gigantesco Godzilla, che ha captato i segnali dei due M.U.T.O. e va a combatterli. Stenz, contro il parere di Serizawa, ha con sè una potentissima bomba nucleare per distruggere i mostri (lo scienziato teme, però, che l’ordigno rischi di moltiplicare la potenza dei M.U.T.O.). Ford, che vuole raggiungere la moglie ed il figlioletto, si fa arruolare come esperto artificiere . Le navi arrivano a San Francisco appena in tempo per vedere l’accoppiamento delle due creature, con conseguenti disastri e tsunami, e Stenz dà ordine di innescare la bomba ma Godzilla…

Il primo Godzilla (Gippone, 1954) era diretto dal maestro di effetti Ishiro Honda ed era stato  un tale successo in patria che ne fu fatta circolare nel mondo una versione nella quale erano inserite nuove scene con Raymond Burr (il Perry Mason televisivo), per aumentarne la vendibilità. Dopo di allora sono stati prodotti altri 29 sequel, compresi il colossal-flop di Emmerich del ’98 e questo. In molti degli episodi successivi, il perfido tirannosauro dell’esordio diventa una specie di drago buono che combatte contro tartarugone, pterodattili e creature mostruose varie. Si disse allora che Godzilla era una metafora dell’orrore di Hiroshima e qui siamo sulla stessa linea ma, se il film di Emmerich è stato considerato un incidente di percorso, cosa dobbiamo dire di questo? Ha un cast di tutto rispetto, lo sforzo produttivo è evidente ma l’insieme è di tale ingenuità narrativa (Godzilla, per dirne una, uccide i M.U.T.O. sputando fuoco) da far apparire il cartone Disney del ’77 Elliott e il drago invisibile un capolavoro del gotico. Ridateci la geniale cartapesta del grande Ishiro !