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Da globale a glocale

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Finiti, con la crisi, i peana alla globalizzazione si comincia a fare i conti con il glocale: un mercato interno capace d’interagire col globo ma autonomo e radicato senza tuttavia essere autoreferenziale.
Lo confermano i dati del Fondo Monetario Internazionale che cita la discesa ad agosto delle esportazioni del 5,2% dell’economia matura che più ha puntato sull’export: la Germania.
Se leggiamo questo dato alla luce della crisi Volkswagen motivata dalla spasmodica rincorsa della crescita sui mercati esteri e delle odierne difficoltà della Deutsche Bank fortemente esposta sui paesi emergenti, ci rendiamo conto che un modello di crescita sta crollando.
Infatti “Le maggiori economie mondiali hanno una crescita interna superiore agli scambi con gli altri…A Pechino e Shanghai aumentano…i consumi di servizi: dall’istruzione alla sanità, dalla finanza al turismo…ci scambiamo sempre meno merci fisiche e sempre più servizi online, comunicazione e informazioni…Obama…ha inserito nelle clausole del trattato i diritti sindacali e la protezione dell’ambiente” (1)
“L’unica soluzione è investire nel capitale umano…Chi non ha studiato è fuori dal processo produttivo” (2)
Istruzione, ambiente, sanità sono tutti servizi che fanno lievitare il mercato interno rafforzando l’economia glocale e permettendole di competere nel globale in quell’economia della comunicazione e delle informazioni che muove il mondo.
Far crescere le possibilità dei territori vuol dire allora partire da quella ch’è la vera nostra forza: un serbatotio di tradizioni e di eccellenze cha dalla filiera del food ai beni culturali e ambientali può portare di nuovo sviluppo e occupazione.
Come già nelle passate edizioni nel Forum Corviale 2015 discuteremo e presenteremo progetti su questo.

(1) Federico Rampini “Si è rotta la globalizzazione” Repubblica del 9/10/15

(2) Erik Maskin in “Il rimedio alle diseguaglianze è investire nell’educazione” di Eugenio Occorsio Repubblica del 9/10/15

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