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Convegno Casa Uniat Feneal Uil

SINTESI PER LA STAMPA "Riflessioni e proposte per lo sviluppo di una politica per la casa"   26.05.2011 Si è tenuto oggi, a Roma presso il Cinecaffè-Casina delle Rose, il Convegno Nazionale organizzato da Uil, Uniat e Feneal dal titolo " Disagio Abitativo = Disagio Sociale ", una riflessione sulle politiche

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SINTESI PER LA STAMPA

“Riflessioni e proposte per lo sviluppo di una politica per la casa”

 

26.05.2011 Si è tenuto oggi, a Roma presso il Cinecaffè-Casina delle Rose, il Convegno Nazionale organizzato da Uil, Uniat e Feneal dal titolo “Disagio Abitativo = Disagio Sociale“, una riflessione sulle politiche della casa e sulle ricadute sociali causate dal disagio abitativo a cui hanno partecipato esponenti delle università, delle istituzioni, delle associazioni imprenditoriali e delle altre organizzazioni sindacali.

 

I lavori sono stati introdotti dalla relazione del Presidente Uniat Fabrizio Pascucci che ha analizzato le condizioni abitative delle famiglie in Italia, dichiarando come : ‘Di fronte ad una crescente domanda di case ad affitto “sociale”, fino ad oggi rappresentata dalla grande proprietà pubblica (ex IACP) e “dall’affitto temperato” (canone concordato) applicato dagli enti previdenziali, fondazioni e similari, la politica praticata finora è quella delle dismissioni di case  in affitto con queste caratteristiche,  il che ha finito per aggravare la complessa situazione del mercato degli affitti, “restringendolo” ancora di più e facendone  lievitare ulteriormente i costi.’ Ma la questione nodale per il Presidente Uniat è l’assenza di un quadro di insieme nazionale sulla domanda abitativa, ‘non esistono – ha spiegato – piani di intervento regionale che fissino obiettivi, tipologie, risorse e azioni. Non c’è nessuno che riesce a dire quante abitazioni servono e per quali fasce di domanda. In sostanza non si sa qual è la domanda abitativa e quanto pesa la domanda più debole.’

 

Per il Presidente Pascucci, dunque, la “questione abitativa” è tornata a far parlare di sé attraverso quattro declinazioni principali: l’emergenza dei senza casa e degli stranieri, che ha riportato nelle nostre città il problema delle occupazioni e delle baraccopoli; l’emergenza delle fasce più deboli della popolazione residente che affolla i bandi per le graduatorie dei  ‘buoni casa’ e della residua edilizia economica popolare; l’emergenza di una fascia di domanda che vede aumentare il peso dell’affitto sul proprio reddito; e infine una domanda di non proprietari, che si scontra con i picchi troppo alti dei prezzi che l’attuale fase di mercato sta vivendo. La proprietà o meno della casa diventa una componente rilevante dell’acuirsi delle tensioni sociali – ha continuato Pascucci – secondo l’Istat la difficoltà di chi vede peggiorare la propria condizione abitativa riguarda 900.000 famiglie e 2.150.000 persone. Un ulteriore elemento di peggioramento della situazione viene dal fenomeno degli sfratti cresciuto negli ultimi anni in modo preoccupante. Nel 2009 stati emessi 61.484 provvedimenti di sfratto, mentre nel 2008 52.033, si è dunque avuta una crescita del 18,1%. Ma la cosa che colpisce soprattutto è che dei 61.484 sfratti emessi l’83% è per morosità. Altro dato rilevante è che il fondo sociale per l’affitto si è ridotto del 70%, un taglio di 257 milioni di euro. Paradossalmente più passa il tempo e l’emergenza abitativa si aggrava, più le risorse per una politica di sostegno alla domanda debole diminuiscono: dai 366.7 milioni di euro del 2000, passando per i 211 milioni del 2007, siamo passati ai 141,3 del 2010 e ai 110 nel 2011. Inoltre tra il 2001 e il 2008 lo stock edilizio pubblico si è ridotto del 6%, dei 29 milioni di abitazioni esistenti in Italia nel 2009 – ha spigato Pascucci – circa  24 milioni sono abitazioni principali  delle quali 4,2 milioni, il 17,7%,  sono in affitto e di questi poco meno di 1 milione, 23,8%,  sono pubblici.

 

E’ evidente – ha commentato il Presidente – come in questo contesto debbano emergere nuove linee di intervento da parte del soggetto pubblico da mettere in atto nei prossimi anni e che dovranno rispondere a tre emergenz: la salvaguardia di un mercato della casa in affitto per le famiglie a basso reddito (autoctone e extracomunitarie); l’ampliamento di un mercato dell’affitto per le famiglie a reddito medio e medio-basso, che non hanno casa di proprietà, a ‘prezzi’ ragionevoli; l’ampliamento del mercato dell’offerta di alloggi da compravendere a prezzi calmierati rispetto agli eccessi della fase ciclica immobiliare.

Il centro di queste questioni è il tema delle risorse – ha aggiunto Pascucci -, nessun paese in Europa oggi spende così poco per la casa come l’Italia. Secondo i dati Eurostat il nostro Paese spende  per l’housing sociale circa 5 euro per abitante, mentre il Regno Unito  ne spende 369 ed la Francia 203, la Spagna modello mediterraneo,  dove il 90% della popolazione vive in case di proprietà, ne spende 30. E’ necessario allora  avviare una politica abitativa non solo a livello nazionale ma anche locale, che definisca nuove risorse centrali da destinare all’housing sociale nella sua complessità ma con una rinnovata capacità dell’ente locale di fare i conti sul proprio territorio in termini di individuazione e caratterizzazione della domanda abitativa e in termini di risposta attraverso la negoziazione consapevole delle diverse redditività di mercato. C’è bisogno di ripensare a nuovi modelli di intervento sostenibile – ha concluso Pascucci – che puntino alla diversificazione e alla segmentazione dell’offerta, alla qualità del prodotto edilizio e all’attenzione per il risparmio energetico; all’integrazione tra costruzioni, servizi, energia. Pensiamo al welfare dell’abitare che diviene elemento cruciale di inclusione nella nostra società rappresentando la soglia oltre la quale c’è l’emarginazione.’


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