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Una storia di copertina dalla periferia

napolIl mondo, la cronaca, la storia sembrano andare avanti per contrapposizioni insuperabili: popolo/elitè, centro/periferia, no-tav/sì-tav…ma poi dietro questa semplificazione si scoprono mondi e spazi che rompono questo schema e aprono squarci di libertà e di azione possibile. Oggi ne possiamo prendere ad esempio due. L’iniziativa di Torino di uscire dalla contrapposizione e provare a puntare sulla rinascita di un’intera città, di tutti i suoi ceti produttivi, da una gabbia in cui sembrava essere rinchiusa. Ma c’è n’è un’altra che ci sembra ancora più significativa. A Napoli una storia di riscatto popolare, economica, culturale, legalitaria – una volta diventata una storia di successo – diviene oggetto di speculazione finanziaria di un soggetto religioso istituzionale. Il paradosso che fa di questa storia un simbolo è che il soggetto che ha promosso questa storia di riscatto è anch’esso un soggetto religioso, di base, vicino al suo popolo, oseremmo dire al suo gregge. E cosa c’insegna questa storia? Perchè l’assumiamo a simbolo di un superamento di una contrapposizione (sia tra religione istituzionale e religione popolare che tra centro e periferia)? Perchè la forza che sta rompendo questa contrapposizione è quella, dirompente, dell’opinione pubblica che ha assunto questa storia come sua. Un’opinione pubblica che si è impossessata della potenza dei social e sta mettendo a nudo la tracotanza della curia napoletana con un successo senza precedenti. Una petizione a papa Francesco. Lo scopo è lasciare il frutto del lavoro di una cooperativa sociale giovanile della Sanità, centralissimo rione dell’eterna periferia economica napoletana (altra finta contrapposizione centro/periferia smentita dalla realtà geografico/economica) ai giovani che hanno creato quel lavoro e che quel lavoro quotidianamente svolgono. Un lavoro che non merita di pagare il pizzo ad antistoriche consorterie parassitarie. L’enorme diffusione di questa petizione. Una petizione nata sui social. Una petizione ripresa da tutti i mass media tradizionali (altra finta contrapposizione contraddetta). Una storia che c’insegna – come Torino – che è possibile (quando si ha un messaggio giusto) riprendersi il potere delle piattaforme social. E’ possibile farne battaglia reale per la conquista di un diritto reale quale quello dello sviluppo.